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Autore: miss yu    07/07/2020    2 recensioni
[Stucky | AU Omegaverse | Slash | Fluff primi capitoli | Angst senza badare a spese | H/C | No mpreg]
In un mondo in cui lo stato di diritto, deciso e gestito dagli Alpha che detengono tutte le posizioni di potere, considera gli Omega quasi alla stregua di animali domestici, Steve riceve un regalo che, anche se lui non lo sa ancora, cambierà per sempre il suo modo di pensare e di amare.
La storia penso sia comprensibile anche a chi non ha molta familiarità con questo AU o addirittura a chi non ne sa nulla.
Dal testo:
"Senta facciamo così, le dò qualche giorno di tempo, ci dorma sopra,
vada a vedere qualche altro posto, parli con qualcuno che può consigliarla,
tanto Bucky non va da nessuna parte,
come avrà capito non c’è la fila per acquistarlo.”
Genere: Angst, Omegaverse, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 7: The Blackout.


E’ una giornata di inizio novembre, soffia un’aria fredda che fa cadere le ultime foglie rosse dagli alberi e Bucky, alzando il bavero del giaccone per ripararsi dal vento, esce dall’ufficio della fondazione di Pepper “Help For Omega”, dove lavora quasi a tempo pieno da qualche mese insieme a Wanda. Steve gli ha telefonato poco prima dicendogli che avrebbe fatto tardi in ufficio e poi si sarebbe fermato al Red Dragon per una rimpatriata con i vecchi amici; ultimamente succede con più frequenza che non rientri a cena: spesso per il lavoro che lo trattiene fino a tardi, a volte perché deve uscire con Peggy o con gli “Howling Commandos “ come si chiamano tra loro scherzosamente. Bucky è in attesa perché non sa che altro fare, è in attesa che Steve decida che posto dargli nella sua vita futura, ma l’attesa sta diventando snervante e lui si sente sempre più il passeggero di una nave che sta per affondare senza poter neppure lanciare un SOS, perché la persona che potrebbe raccogliere il suo segnale d’aiuto è la stessa che sta mandando a fondo l’imbarcazione. Ormai si sta avvicinando il loro primo anniversario ma non ha proprio idea di come e se lo festeggeranno, visto che gli sembra che sempre di più Steve si stia allontanando da lui.
Cammina per le strade che si stanno svuotando e sceglie di fermarsi in un pub per mangiare qualcosa, poi terminato di cenare decide di fare una scappata in un negozio di articoli sportivi per cercare una T-shirt da regalare a Steve, che possa sostituire quella ormai vecchia e stinta che si mette sempre per correre. Non sa se Steve ricambierà il regalo e non gli interessa, sa invece ciò che prova per lui: qualcosa che non ha mai provato per nessun altro, che gli sembra troppo sdolcinato e melenso chiamare amore, che va oltre qualsiasi legame abbia mai stretto con il calore, che gli fa persino sopportare che Steve stia cercando qualcosa che lui non può dargli. E’difficile accettare che il rapporto tra loro due non sarà mai paritario, ma di fatto è questo che Bucky deve ammettere, perché Steve anche se lo ha sempre trattato con affetto, si è dimostrato tollerante di fronte ai suoi disagi e gli ha permesso di lavorare e studiare, è sempre un Alpha e lui sempre e solo un Omega e questo nessuno lo potrà mai cambiare.
Entra nel negozio, saluta Nick il proprietario con cui a volte si trovano insieme a correre e comincia a dare un’occhiata alla merce, quando una voce alle sue spalle lo blocca.
“Ehi Bucky non sapevo che ti piacesse fare compere.”
Il cuore comincia a battergli furiosamente, ma si impone di controllarsi e di voltarsi senza fretta.
“Rumlow sei già uscito di galera?” riesce a rispondere mantenendo con sforzo la voce ferma.
“Da pochi mesi e tu come te la passi?”
“Bene, ora devo andare” ed esce fingendo calma, anche se in realtà l’istinto lo spingerebbe a correre senza fermarsi fino a casa.
Rumlow lo tallona: “ Ehi che maniere, non ho ancora finito.”
“Io sì, lasciami in pace.”
L’uomo lo trattiene per un braccio e l’impulso di Bucky è quello di sbatterlo contro il muro ma riesce a controllarsi anche se a fatica, Brock Rumlow è un Alpha e se lo attaccasse finirebbe dalla parte del torto.
“Che vuoi?”
“Il signor Pierce vorrebbe parlarti.”
Bucky a quel nome sente un brivido gelido scorrergli lungo la schiena: “A me non interessa parlare con lui.”
“Immaginava che lo avresti detto, in ogni caso ti aspetta domani alle sei al parco vicino alla fontana, in caso contrario Steve Rogers riceverà una telefonata in cui Pierce gli racconterà la tua storia.”
“Steve sa tutto, non c’è bisogno di raccontargli niente” bluffa.
“Sei sicuro? Sa anche del Soldato d’inverno, di quello che faceva? Gli hai raccontato anche questo?”
Bucky trattiene il respiro.
“Forse non gli hai detto proprio tutto no? Pensaci, se domani non ci sei, Steve Rogers scoprirà come si divertiva il Soldato d’inverno.”
“Non mi divertivo, ero obbligato, lo sai benissimo.”
“Dicono tutti così, buona serata Bucky” e se ne va com’è venuto, silenziosamente e senza dare nell’occhio, lasciando Bucky fermo in mezzo alla strada, travolto da paura, rabbia, orrore.
Quando torna a casa ringrazia Dio che Steve non ci sia, sicuro che che in caso contrario non sarebbe riuscito a nascondergli la disperazione che minaccia di sopraffarlo.
Cerca di calmarsi e di ragionare scartando il primo impulso puerile e inutile di raccogliere un po’ di roba e di fuggire lontano facendo sparire le sue tracce, sicuro com’è che Pierce lo ritroverebbe ovunque.
Alexander Pierce è l’Alpha a cui i suoi genitori lo hanno venduto a quindici anni: un ricco proprietario terriero del Sud, in apparenza un uomo elegante e dai modi forbiti, in realtà un uomo avido e sadico che gestiva una buona fetta del traffico di scommesse, legato agli incontri di lotta clandestini tra Omega. Appena acquistato, dopo aver stretto il legame durante il suo primo calore, Pierce lo aveva affidato a Brock Rumlow, un ex militare dei corpi speciali, con il compito di allenarlo per gli incontri di lotta.
Era stato un bravo allievo, aveva imparato bene e in fretta grazie al suo istinto aggressivo ben sviluppato e alla rabbia che gli impediva di sentire la paura.
All’inizio era stato usato per gli incontri di lotta tra ragazzi e ne era sempre uscito vincitore, finchè, cresciuto, Pierce lo aveva promosso sul campo, introducendolo in un giro di incontri molto più proibiti e segreti a cui partecipavano solo i membri affiliati al club esclusivo Hydra. In questi incontri la violenza diventava estrema e mentre i contendenti cercavano di uccidersi a vicenda, il pubblico contava i soldi delle scommesse e più ancora gli organizzatori, che si arricchivano ulteriormente con il business dei video venduti nel Deep Web.
Da quel momento gli allenamenti a cui tutti i giorni lo sottoponeva Rumlow erano diventati se possibili ancora più estenuanti, fatti di botte, di violenze, di privazioni quando si rifiutava di ubbidire, quando non era sufficientemente bravo a imparare le mosse per uccidere o quando non era capace di maneggiare con destrezza il coltello, l’unica arma consentita.
Ricorda quando al suo primo combattimento aveva deciso che era meglio farsi ammazzare che diventare un assassino e come poi, di fronte ad un Omega che sembrava non fosse intenzionato a usargli la stessa cortesia, il suo istinto di sopravvivenza avesse avuto il sopravvento, facendogli vincere l’incontro. Quel giorno si era reso conto che l’unica cosa importante era riuscire a salvare la pelle, anche se per farlo qualcun’altro doveva lasciarci la sua.
Era diventato una leggenda, non era più Bucky ma nell’ambiente era diventato il Soldato d’inverno.
Bucky ha ancora stampato nella memoria le lotte e i periodi di convalescenza per riprendersi dalle ferite, dai lividi, dalle ossa rotte e i momenti del calore in cui tutta la sua rabbia e la sua aggressività si trasformavano in desiderio e libido e l’unica cosa che voleva era essere scopato e come Pierce lo accontentava facendosi pagare profumatamente da Alpha che si sarebbero vantati di aver scopato il Soldato d’inverno e di essere ancora vivi.
Si mette a letto e quando Steve arriva finge di dormire, sa che l’unica opzione è quella di andare all’appuntamento perché non può permettersi che venga a sapere tutta la verità, non in questo momento quando già sta meditando di sposarsi con Peggy: venire a conoscenza di quello che ha commesso nel passato sarebbe troppo da sopportare anche per lui, che pure lo ha raccattato dal Ricovero, che gli ha dato fiducia, che gli ha offerto l’opportunità di diventare una persona migliore, ma che mai potrebbe accettare di tenere accanto a sé un assasino di professione.

Pierce arriva accompagnato dal suo scagnozzo Rumlow e per Bucky è un deja vu così potente che gli provoca una vertigine, l’uomo è come se lo ricordava, solo un po’ invecchiato, sempre elegante, affascinante, dal sorriso accativante e dai modi educati.
“Ragazzo mio sei in splendida forma, il tuo Alpha ti tratta bene.”
“Dimmi in fretta cosa vuoi da me e chiudiamola qui.” ringhia Bucky di rimando.
“Mi è dispiaciuto rinunciare a te quando sono stato condannato, mi sono fatto sei anni di prigione.”
“Solo?”
“Sono parecchi credimi e…”
“Non mi interessa la tua storia, vedi di arrivare al punto.”
“Il punto è che io e Brock stiamo lavorando per riorganizzare il nostro giro di affari, per fare rinascere l’Hydra, quindi abbiamo bisogno di te, tu eri il migliore lo sai, devi tornare a combattere, tu sei diverso da tutti gli altri Omega, a te piace combattere ma soprattutto vincere, io ti conosco bene, ti conosco meglio di te stesso.”
Bycky rimane esterefatto, una proposta del genere gli sembra completamente senza senso, come se allora avesse avuto la possibilità di scegliere, come se fosse stato un socio in affari.
“Tu credi davvero che io abbia voglia di tornare ad essere carne da macello, uccidere e rischiare di essere ucciso? Per cosa poi? Per fare arricchire te e Rumlow? Per far divertire i tuoi amici sadici e pervertiti? Tu mi hai obbligato a fare quello che ho fatto, ma non lo potrai più fare, telefona pure a Steve e raccontagli tutto quello che vuoi, non ho intenzione di avere a che fare più nulla con te. Se Steve non mi vorrà più, non fa niente, meglio andare alle Fabbriche che ritornare a combattere.”
“Bucky..Bucky…mi dispiace sentirti parlare così, ti sei rammollito, comunque non telefonerò al tuo padroncino e non ti obbligherò a seguirmi, sarai tu a farlo senza nessuna costrizione.”
“Ah sì?”
“Ricordi il dottor Zola? Che domanda certo che lo ricordi! Sai che cosa stava studiando quando sei stato per tre anni una sua cavia? Tecniche ipnotiche di condizionamento profondo! Era arrivato ad un buonissimo risultato unendo ipnosi e farmaci. Quando l’ho contattato appena uscito di prigione sperando di trovarti ancora da lui, mi ha raccontato che aveva raggiunto un livello veramente ottimo ma che aveva dovuto interrompere i suoi esperimenti perché considerati pericolosi dal governo. L’ho ingaggiato io, potrà continuare il suo lavoro, ma nel frattempo per convincerti a collaborare mi ha dato questo.”
Tira fuori di tasca un quadernino rosso.
“Sai cos’è?”
Bucky scuote la testa, anche se da qualche parte del suo cervello c’è fissata l’immagine del Dottor Zola che legge qualcosa proprio da quel quaderno aperto.
“Bene ora vedrai.”
Pierce apre la prima pagina e comincia a leggere.
“[Zilanie]” la prima parola a Bucky suona strana, non sa neppure in che lingua sia, ma nello stesso tempo è qualcosa che forse dovrebbe conoscere; fa per andarsene, non ha più niente da dire a Pierce, ma l’uomo legge la seconda parola.
“[Rzavyj]” la seconda parola è come un pugno nello stomaco che lo fa rimanere senza fiato, preda di un terrore legato a ricordi rimasti sepolti nel suo subconscio.
“[Simnatsat]” la terza parola è come una paralisi, non riesce a muovere nessun muscolo del corpo, come se il cervello si sia disconesso dai comandi motori.
“[Rassvet]” la quarta parola gli offusca i pensieri, non riesce a pensare chiaramente come se nella sua testa sia calata una nebbia pesante.
“[Pec]” la quinta parola comincia a cancellargli i ricordi più recenti.
“[Devjit]” la sesta parola gli cancella quelli più lontani.
“[Dabrasirdecnyj]” la settima parola elimina ogni volontà.
“[Vozrascenije na rodinu]” l’ottava scava nella sua anima fino a cancellare tutte le emozioni.
“[Adin]” la nona lo lascia completamente vuoto, un recipiente pronto per essere riempito.
“[Gruzavoj vagon]” alla decima Bucky scompare.
“Bentornato Soldato!” dice Pierce con un ghigno stampato in faccia.
“Pronto ad obbidire.” risponde lui con una voce che non è più la sua, ma quella di un automa.
“Segui Rumlow, fra poco sarai di nuovo a casa.”

^^^^^^^^^^^^


Quella sera quando Steve torna a casa immagina di trovare Bucky sul piede di guerra, quando lo ha chiamato al telefono prima delle sei infatti la sua voce non gli ha fatto presagire niente di buono, una voce sottile e incrinata tanto che a Steve è venuto naturale chiedergli cosa fosse successo, ma per tutta risposta si è sentito chiudere la cominicazione senza avere il tempo di aggiungere nulla.
La casa invece è buia e silenziosa, entra in camera da letto e trova il letto vuoto, Bucky non è ancora rientrato ed è molto strano.
La prima cosa che pensa è che gli abbia voluto fare un dispetto decidendo di rientrare più tardi del solito per ripagarlo dei suoi ritardi e delle sue uscite con Peggy .
Quando però lo chiama al telefono trovandolo spento comincia ad allarmarsi, le ore passano lente senza che lui si faccia sentire e Steve pensa che se veramente Bucky ha voluto fargli una stupida ripicca e magari è in giro a zonzo aspettando che sia abbastanza tardi per farlo stare in ansia, non la passerà liscia. Quando però passano le due, Steve non pensa più a quale punizione infliggergli ma che l’unica cosa che conta è che non gli sia capitato nulla di brutto e che torni presto.
Comincia a telefonare a tutti gli ospedali, poi alle centrali di polizia, poi senza saper più a chi telefonare aspetta il mattino per andare alla più vicina stazione di polizia e denunciarne la scomparsa.
L’agente in servizio prende nota con aria assonnata.
“E’ un po’ presto per preoccuparsi, a volte gli Omega scappano, ma non si preoccupi li ritroviamo abbastanza in fretta, senza soldi e senza documenti non possono andare chissà dove, non le pare? Vedrà che fra poco tornerà a cuccia da solo, con la coda tra le gambe.”
Steve reprime la voglia di scaraventare l’agente giù dalla finestra e se ne va.
Telefona a Tony Stark raccontandogli tutto, sperando che Pepper possa sapere qualcosa in più e Tony lo invita a casa per parlare con calma.
Quando arriva Pepper lo abbraccia per rassicurarlo e rassicurarsi.
“Avanti Steve vieni, siediti, ti faccio un caffè, hai mangiato qualcosa?”
“Non voglio niente grazie, non so cosa pensare, ho telefonato agli ospedali, ai distretti di polizia, ho fatto la denuncia, non so più che fare, il telefono è staccato, è uscito ieri per venire al lavoro e non è più rientrato, non manca niente della sua roba, solo le cose che aveva con sè al mattino.”
“L’unica cosa che so è che Bucky in questi ultimi tempi era preoccupato” mormora Pepper, “Per te e quella tua amica, ne ha parlato con me e Wanda.”
“Lo so, ne abbiamo parlato anche noi, pensi che c’entri questa storia con la sua scomparsa?”
“Non so, aveva paura che ti saresti sposato e che il vostro rapporto sarebbe cambiato, aveva paura che tu non lo volessi più.”
“Che sciocchezze, come può aver pensato una cosa del genere?”
“Dopo tutto quello che ha passato, Bucky è molto fragile, cerca di mostrarsi sicuro di sè ma non ha nessuna sicurezza, l’unica che ha è la relazione con te e si è sentito minacciato anche in questa.”
“Tu dici che può aver fatto qualche sciocchezza? Pensi che sia scappato?”
“Non può essere scappato, non ha nessun posto dove andare, non ha preso niente con sè, nè vestiti nè soldi, uno non scappa portandosi dietro qualche spiccio e il computer da lavoro.”
“E allora? Cosa può essergli successo? Oh Dio… Pensate che possa... Che Bucky possa aver deciso di farla finita?”
Pepper impallidisce.
“Senti Steve questa è l’ultima opzione che prenderemo in considerazione, ora cerchiamo di verificare tutte le altre ipotesi possibili”, interviene pragmatico Tony, “Chiamo Natasha, lei è la migliore, se c’è qualcuno che può trovare indizi di Bucky quella è lei. Tu torna a casa, non si sa mai, magari sta per tornare e ha perso le chiavi e il telefono, o qualcuno glieli ha rubati, dai Steve torna a casa e riposati, non hai dormito niente, non servi a nessuno in questo stato, fra un po’ ti mando Natasha.”

^^^^^^^^^^^^


Bucky cerca di aprire faticosamente gli occhi, si sente senza forze e con nella testa un brusio infernale che rischia di farlo impazzire.
Si guarda attorno con cautela, si trova in una stanza sdraiato su di un lettino di ospedale, legato con delle cinghie ai polsi e una flebo nella vena di un braccio.
Cerca di raccimolare i suoi pensieri, è complicato visto che la testa è completamente vuota.
Ha sete, la gola e le labbra secche e si sente la febbre.
Un rumore lo fa voltare ed entra un infermiere che gli cambia la flebo poi esce, poco dopo entrano due uomini che rimangono ad osservarlo sorridendo.
Lo assale un conato di vomito.
“Finalmente sveglio, pensavo che non ti riprendessi più, ora ragazzo ti spiego quello che succederà, ascoltami bene perché non intendo ripetermi. Il dottor Zola ha creato un condizionamento nel tuo cervello che viene attivato da alcune parole scritte in questo quadernetto, quando qualcuno le pronuncia tu diventi una marionetta nelle sue mani ti è chiaro il concetto? Ricordi cosa è successo al parco qualche giorno fa?”
Bucky cerca di concentrarsi su quello che sta dicendo quell’uomo, finchè tutto comincia a tornargli in mente.
“Sei in buona forma fisica, ma sono anni che non combatti più, è necessario che ti alleni e duramente se vuoi ritornare ad essere quello che eri un tempo e soprattutto se vuoi restare vivo; i tuoi avversari non avranno nessuna pietà di te, quindi da domani Rumlow tornerà come ai vecchi tempi ad allenarti; il primo incontro è fissato fra due mesi e mi aspetto che per quella data tu sia pronto.”
“Non so cosa mi hai fatto, ma non mi potrai costringere a combattere, non sono più quello di prima, non accetterò di essere il tuo burattino, non mi farai tornare ad essere chi non voglio” mormora Bucky cercando di dare più forza di quella che sente alle sue parole.
“Belle parole ragazzo, mi stai commuovendo, quello che però non ti è ancora chiaro è che io posso farti fare quello che voglio senza nessun problema, non ti sei chiesto come sei finito qui? Non ti abbiamo costretto, ti ho solo ordinato di seguirci senza opporre resistenza e tu lo hai fatto come un bravo bambino, quando vorrò che tu combatta basterà che io te lo ordini. Il dottor Zola sta studiando un nuovo farmaco che renda la tua “attivazione”, come la chiama lui più stabile e duratura, adesso dura solo qualche ora poi svanisce, ma speriamo di fare meglio.”
Quando Pierce e Zola escono, Bucky non può far altro che urlare: la sua rabbia, la sua impotenza, la sua disperazione, ma già sa che non servirà a nulla, sa che niente potrebbe servire. Pensa che solo pochi giorni prima Peggy Carter era il suo nemico peggiore ed ora invece si trova catapultato in quell’orrore che lo ha allevato per tutta la sua oscura adolescenza. Se anni prima è riuscito a sopravvivere grazie alla sua rabbia contro i genitori che lo avevano venduto come merce avariata, contro chi lo considerava un animale da esibire, contro chi lo allenava per renderlo sempre meno umano e più feroce, ora dopo aver vissuto un anno ad assaporare come può essere una vita normale, non pensa di poter più resistere, perché non c’è più rabbia dentro di lui ma solo rassegnazione e annichilimento che non sono di nessun aiuto in un combattimento mortale.
Il pensiero corre a Steve che sicuramente lo cercherà ma altrettanto sicuramente non riuscirà a trovarlo, a Steve che dovrà arrendersi agli eventi, che lo dimenticherà, che ricomincerà una vita senza di lui, che potrà sposare Peggy senza nessuna remora e che riuscirà a costruirsi una vita felice in cui lui non avrà nessuno spazio, se non come un ricordo sempre più labile.
I giorni passano e Bucky si trova di nuovo scaraventato tra gli allenamenti di Rumlow che diventano sempre più duri, facendolo ritornare nella sua cella pieno di lividi, ammaccature e ferite e gli esperimenti di Zola, che cerca di rendere più stabile e duraturo il condizionamento e anche se cerca a tutti i costi di tenere stretti i ricordi della sua vita con Steve, in quell’inferno diventa sempre più difficile anche solo ricordare.

A gennaio è pronto ad affrontare il suo primo incontro ma Bucky pensa che questa volta non sarà sufficiente il suo istinto a tenerlo in vita perché non gli interessa più campare in quella maniera, perché ha provato a vivere da uomo e non se la sente più di passare il resto dei suoi anni come un cane da combattimento tenuto in gabbia, aizzato e addestrato ad essere sempre più feroce, ad azzannare e mordere come riflesso condizionato, ma non ha tenuto conto del piano di Pierce a cui non interessano i suoi sensi di colpa o la sua disperazione, ma a cui serve solo il suo corpo e la sua tecnica di combattimento da manovrare a suo piacimento.
Quando lo chiama qualche istante prima di scendere nell’arena e pronuncia le parole, Bucky non sente più nulla, solo freddo e vuoto e le parole di Pierce che lo riempiono e diventano imperativi categorici a cui non è pensabile disubbidire.
“Bentornato soldato” lo saluta Pierce.
“Pronto ad obbedire.”
“Vai ed uccidi il tuo avversario, questa è la tua missione.”
E Bucky entra nell’arena vestito di pelle nera e con una maschera che gli lascia scoperti solo gli occhi da lupo in gabbia e uccide.
Ormai ha perso il conto dei giorni e dei mesi, conta il tempo sulle sue ferite che si rimarginano, sui punti di sutura che vengono tolti, sui lividi che impallidiscono.
Non conta i combattimenti, non è lui che combatte ma il Soldato d’inverno, lui invece è quello che si sveglia con la testa vuota e in compagnia del dolore ed ogni volta che Pierce usa il condizionamento pezzi della sua vita diventano sempre più fumosi fino a svanire.
Dimentica Pepper e il lavoro, dimentica i suoi sogni di studiare legge, dimentica momenti della vita con Steve, dimentica anche Steve e alla fine dimentica anche che è esistito un altro se stesso di nome Bucky: sa solo di essere il Soldato d’inverno, sa di doversi allenare duramente per essere sempre il migliore e combattere ancora meglio per restare vivo, non perché gli importi qualcosa della sua vita, ma per ubbidire all’ordine del suo padrone di portare a termine la missione.
  
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