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Autore: Tristan_and_Isolde    08/07/2020    0 recensioni
[Il quartiere]
"Le lacrime bagnano le carte di questa lettera che Giorgio mi ha spedito. Parole cariche di sentimento spese per il nulla, perché tu, amico mio, non avrai più modo di riflettere il tuo sguardo carico della tua natura nel mio."
Un'immensa sofferenza annienta i ragazzi del Quartiere e anche Valerio, che è ad Arezzo per la leva militare, ne è coinvolto.
Un messaggio di dolore per un amico che non c'è più.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Le lacrime bagnano le carte di questa lettera che Giorgio mi ha spedito. Parole cariche di sentimento spese per il nulla, perché tu, amico mio, non avrai più modo di riflettere il tuo sguardo carico della tua natura nel mio. Tu, figlio di una vittima di quella guerra antica che chissà chi ricorda, tu vittima di una madre devastata, tu animo ribelle, tu vita sempre pronta a vivere, sempre pronto a sfidare il cielo e la terra. Bestiale e ricco di sentimento non eri in grado di fermarti dinnanzi a nulla fino a che non ci avessi ben sbattuto la testa contro e rotto le nocche delle mani. I tuoi occhi chiari, puri e impuri, specchio della tua anima fragile, sono un ricordo che mi fa sprofondare il cuore. Tu, che possedevi una forza inestinguibile, un desiderio di fare che nessuno tra noi aveva in cuore, irascibile, pericoloso, terrificante eri tu, un anice-nemico, un ragazzo da amare ma anche da temere. Tu, proprio tu, mi hai lasciato.

Quello che facesti a Marisa presso la grotta ancora giovane è la dimostrazione di cosa eri, delle tue elucubrazioni di ragazzo dall’infanzia bruciata, consumata dall’odio verso una madre poco attenta, che per ricavare qualche denaro si vendeva, credendo che il suo bambino non sapesse nulla. Fosti molto duro con lei e delle volte, sentendoti sfuriate su di lei, caddi nel pensiero che avessi ragione. Sentivo che stavi soffrendo le sue mancanze e senza che dicessi mai una parole avvertivo in te un desiderio più grande: avresti voluto avere tuo padre al tuo fianco, avresti voluto che le sue braccia forti ti sollevassero, ti mostrassero le vette del mondo, i desideri più alti, ti proteggessero dalla paura che sorgeva nelle fredde notti d’inverno di quella casa di tre stanze piena di spifferi. Allo stesso modo io avrei voluto le carezza di una madre, gli sguardi dolci che non potevo avere da nessun altro, per questo ti capito, ti supportavo e ti amavo. 

L’unica creatura in grado di farti cedere era Olga: avevi obblighi solo verso tua sorella, sentivi il dovere morboso di preservarla da tutto e da tutti, perché era stato tuo padre, anche se eri molto piccolo, a dirti di farlo. Odiavi tua madre, odiavi la trascuratezza che usava su di voi, odiavi che fosse Olga, così piccola a doversi occupare della caso. Odiavi tutto questo, non perché eri irriconoscente, ma perché soffrivi, perché infondo il tuo cuore era malleabile. 

Sotto tutta quella cattiveria, sotto quello sguardo di faina, di lupo e avvoltoio, sotto tutta la grossa coltre di odio che provavi costantemente eri buono. Rammento ancora con una fitta durissima al cuore quello che mi dicesti quella sera: volevi che tenessi la luce spenta per non sentirti in soggezione da me, dal mio viso di amico, dalla mia immagine di fratello, perché ti sembrava che potessi leggere troppo bene i tuoi sentimenti. Sapevi che sapevo benissimo tutto di te, di quello che avevi fatto, lo sapevi, ma ti volevi costringere a dirmelo, volevi espiare finalmente la tua colpa per tua decisione personale. Era come quando da bambini, consapevoli di aver fatto qualcosa di sbagliato, si lasciava che gli altri ci riempissero di cazzotti con alle spalle un muro mal intonacato o su una panchina in piazza di Santa Croce o sul terreno di ciottoli polveroso. Quanto vorrei averti qui di fianco a me di nuovo, anche solo per provare la strana soggezione che mi incutevi, solo per scambiare uno sguardo con te, per leggere la tua anima e permetterti di leggere la mia. Vorrei che fossi qui per darti un cazzotto come quando eravamo piccoli, come quando mi burlavi per ragioni a me sconosciute. Vorrei starti accanto come la sera della tua rivelazione, come quelle domeniche in casa di Maria e Giorgio, come tutte le serate passate da ragazzi per le strade del nostro Quartiere. Tutto non sarà più lo stesso senza di te, non vivrò più con la stessa vitalità di prima, non mi appoggerò allo stipite della finestra con una sigaretta tra le dita come prima, non tenderò più l’orecchio agli schiamazzi come prima, non guarderò più la strada che percorrevamo insieme come prima. Niente sarà più come prima senza la tua figura snella che attraversa la strada, senza il tuo viso chiaro che riflette il sole nella piazza Santa Croce, senza la tua risata fragorosa e gracchiante a qualche stupida battuta di Arrigo, senza il tuo sguardo vacillante di qua e di là lungo il lungarno. Nulla sarà più come prima. Mi mancherai tutti i giorni della mia vita, amico mio e ti ricorderò nel silenzio del mio cuore fino a quando non mi sarà possibile tornare al tuo fianco.

L'AUTORE AL LETTORE: Questo è un piccolo omaggio che ho voluto fare a uno dei personaggi a me più cari dell'opera e al suo autore, Vasco Pratolini. Tengo a precisare che tutti personaggi appartengono alla loro opera e al loro autore, il sopraccitato Pratolini, io ho solo inventato il testo. Tristan_and_Isolde
   
 
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