Secondo Finale:
La mia vita è molto più interessante, nella mia testa
Caterina ansimò un'ultima volta profondamente, inarcò la schiena, il suo corpo si tese per un lungo istante nell'estasi del piacere.
Poi si rilassò e, senza troppi preamboli, smontò da sopra Dante.
Il letto emise un cigolio quando la ragazza scese. A piedi nudi raggiunse l'interruttore alla parete e accese la luce con un sonoro click.
Per un po'luiguardò il suo corpo nudo e sudato mentre lei si rivestiva.
I suoi lunghi capelli grigi, i suoi vestiti di un grigio un po'più scuro e la sua pelle. La sua pelle morbida...
...e grigia.
Una volta non era così. Fino a poche settimane prima la sua pelle aveva avuto un altro colore. Non si ricordava bene quale.
Che colore si ottiene mischiando il bianco ed il rosso? Il biasso?
Ben presto il suo sguardo scivolò verso la finestra.
Il cielo era grigio, la visibilità era scarsa e in sottofondo si sentiva il rumore sommesso dello scroscio della pioggia.
- Io vado a casa - Disse Caterina, completamente vestita. - Ci vediamo settimana prossima? -
Dante annuì.
- Dovresti chiamare Violetta. Ti avrà lasciato 10 messaggi.-
Il ragazzo Spostò lo sguardo sulla segreteria telefonica.
Sentì il tonfo della porta di casa che la ragazza si era chiusa alle spalle.
Lui si avvicinò alla segreteria telefonica e schiacciò il tasto play.
Sentì Violetta che diceva, con voce allegra e infantile.-Prendiamo la pizza stasera, coniglietto?- E poi una risatina.
Dante si girò su un fianco, mostrando la schiena alla lampada e guardò verso la parete grigia.
Mosse una mano, ma sulla parete opposta non si muoveva niente.
Da quando prendeva le pasticche, la sua ombra era sparita.
Tutte le ombre erano sparite.
Si alzò dal letto.
Rabbrividì, quando i suoi piedi toccarono le mattonelle fredde.
Percorse il corridoio grigio della sua casa grigia.
Non c'era altro rumore che lo scrosciare sommesso della pioggia e il cik ciak dei suoi passi.
Aprì lo sportello dell'armadietto e prese un barattolo.
Con un movimento del pollice, fece saltare il tappo che cadde sul pavimento.
Si rovesciò in mano il barattolo e prese una manciata di pasticche.
Incontrò il proprio sguardo nello specchio, poi aprì la mano e le lasciò cadere tutte nel lavandino.
Le pasticche iniziarono a rotolare seguendo una traiettoria a spirale e, alla fine, sparirono nello scarico.
Poi si rilassò e, senza troppi preamboli, smontò da sopra Dante.
Il letto emise un cigolio quando la ragazza scese. A piedi nudi raggiunse l'interruttore alla parete e accese la luce con un sonoro click.
Per un po'luiguardò il suo corpo nudo e sudato mentre lei si rivestiva.
I suoi lunghi capelli grigi, i suoi vestiti di un grigio un po'più scuro e la sua pelle. La sua pelle morbida...
...e grigia.
Una volta non era così. Fino a poche settimane prima la sua pelle aveva avuto un altro colore. Non si ricordava bene quale.
Che colore si ottiene mischiando il bianco ed il rosso? Il biasso?
Ben presto il suo sguardo scivolò verso la finestra.
Il cielo era grigio, la visibilità era scarsa e in sottofondo si sentiva il rumore sommesso dello scroscio della pioggia.
- Io vado a casa - Disse Caterina, completamente vestita. - Ci vediamo settimana prossima? -
Dante annuì.
- Dovresti chiamare Violetta. Ti avrà lasciato 10 messaggi.-
Il ragazzo Spostò lo sguardo sulla segreteria telefonica.
Sentì il tonfo della porta di casa che la ragazza si era chiusa alle spalle.
Lui si avvicinò alla segreteria telefonica e schiacciò il tasto play.
Sentì Violetta che diceva, con voce allegra e infantile.-Prendiamo la pizza stasera, coniglietto?- E poi una risatina.
Dante si girò su un fianco, mostrando la schiena alla lampada e guardò verso la parete grigia.
Mosse una mano, ma sulla parete opposta non si muoveva niente.
Da quando prendeva le pasticche, la sua ombra era sparita.
Tutte le ombre erano sparite.
Si alzò dal letto.
Rabbrividì, quando i suoi piedi toccarono le mattonelle fredde.
Percorse il corridoio grigio della sua casa grigia.
Non c'era altro rumore che lo scrosciare sommesso della pioggia e il cik ciak dei suoi passi.
Aprì lo sportello dell'armadietto e prese un barattolo.
Con un movimento del pollice, fece saltare il tappo che cadde sul pavimento.
Si rovesciò in mano il barattolo e prese una manciata di pasticche.
Incontrò il proprio sguardo nello specchio, poi aprì la mano e le lasciò cadere tutte nel lavandino.
Le pasticche iniziarono a rotolare seguendo una traiettoria a spirale e, alla fine, sparirono nello scarico.