Words:
196
Contesto:
post-canon
Disclaimer:
i personaggi non mi appartengono.
DON'T LET GO, EVEN IF IT MAKES ME BLEED
{ Ferita }
Napoleon giace supino, non parla, non sorride, la sua è una maschera in frantumi che prova a nascondere con un braccio sugli occhi e le labbra strette, una bianca cerniera di carne per impedirsi di urlare, mentre Illya ha le mani premute sulla sua gamba, ciascuna ai due lati del ginocchio, dove la ferita è un Picasso grottesco di ossa, sangue e terra, e vuole accertarsi che non venga mossa più di quanto non lo sia già stata, ma poi sente un gemito, basso, quasi impercettibile, e allora sposta una mano, una sola, per afferrare quella che Napoleon stringe a pugno al suo fianco; ne districa la presa, si insinua dentro di essa e poi lascia che le dita affondino nella sua carne, che traggano tutto il sangue necessario, che si aggrappino a lui, alla sua presenza e a quel poco di conforto che può dargli. «Ho visto di peggio, Cowboy» cerca di sdrammatizzare e il suo è un tentativo patetico – non è mai stato lui quello bravo con le parole – ma Napoleon sbuffa una risata spezzata: un breve respiro di sollievo nel dolore dove Illya, lo sa, non gli permetterà mai di perdersi.