Trigger warning:
fluff. Tanto,
troppo fluff.
Leggete a vostro rischio e pericolo.
Vischio
per due
«Attento!»
Draco si ferma
di colpo, quasi spaventato
dall’esclamazione improvvisa. Lentamente, volta di lato la
testa giusto in
tempo per vedere una ragazza dagli scarmigliati capelli biondi fermarsi
a pochi
passi da lui. Sa bene chi è – Luna
Lovegood. Non è certo del come o del
perché, ma da ormai due mesi siede al suo tavolo e lavora
con lui a ogni
lezione di Pozioni. Non odia la sua presenza,
lezione dopo lezione si è
accorto anzi di apprezzarla, ma perché
mai si sia materializzata al suo
fianco per bloccarlo in mezzo a un corridoio vuoto gli sfugge. La
confusione
deve leggerglisi in volto, ipotizza, perché lei gli sorride
e accenna verso un
punto poco sopra le loro teste, appena un passo più in
là. Draco segue il suo sguardo
e, notando sotto cosa è quasi passato
con Luna Lovegood al suo fianco,
avvampa.
«Nel
vischio ci sono i nargilli»
afferma Luna, come se fosse la sentenza più normale del
mondo.
Draco passa lo
sguardo dalla
pianta alla ragazza, cercando di trovare in quella situazione un senso
che,
decide infine, non c’è.
Incerto su cosa dire, è di nuovo lei a prendere
l’iniziativa. L’osserva stupito sfilarsi
l’assurda collana di tappi che porta
sempre al collo, ma a renderlo realmente incredulo è il
fatto che gliela porga.
«È
un portafortuna, serve a
tenere lontani i nargilli» gli spiega. «Spero ti
piaccia anche senza un ordinario
pacchetto verde e argento. Buon Natale, Draco!» esclama poi,
sorridente, senza
smettere di porgergli il ciondolo.
Draco lo prende
in automatico,
stordito dal regalo imprevisto. Lui non le ha preso
niente. Non fa in
tempo a mormorare una giustificazione, però, che Luna lo
saluta e gli dà le
spalle, sparendo in pochi secondi dalla sua vista.
Non sa se tenga
lontani i
nargilli, ma indossare la collana di Luna – rigorosamente
nascosta sotto la
veste, sottratta a ogni sguardo – lo fa sentire
leggero come non gli
accadeva da tempo. Non è sicuro di meritarlo – probabilmente
no – ma non
gli importa.
Se sguardi
ostili e il marchio
sul braccio gli rammenteranno sempre gli errori del passato,
l’assurdo
accessorio attorno al suo collo gli ricorda che
c’è chi non si ferma ai suoi
peccati – chi sceglie di guardare oltre.
È più di quanto avesse osato
sperare quando ha raccolto briciole di coraggio per tornare a Hogwarts
a
ripetere il settimo anno.
Il giorno prima
del rientro,
Draco si rende conto di essere tranquillo, quasi contento
– c’è un
sorriso che vorrebbe rivedere.
◊
Un ballo.
La McGranitt ha
deciso di festeggiare
il primo anno dalla sconfitta di Voldemort con un ballo.
In mezzo al
lungo tavolo pieno
di Serpeverde più piccoli – la maggior parte dei
suoi coetanei ha preferito non
tornare – Draco avverte la gola seccarsi d’un
tratto. Vuole invitare Luna Lovegood.
Negli ultimi
mesi – che ha
l’impressione siano volati – si
sono avvicinati molto, iniziando a
studiare insieme anche nelle ore libere. Sono amici,
su questo non ha
dubbi – ma accetterebbe di andare con lui al Ballo del Fiore?
Non ne è certo.
Non sa neanche, si rende conto, se ballare le piaccia.
Tasta il
portafortuna sotto l’uniforme.
La inviterà – deve solo decidere come.
«Verresti
al Ballo del Fiore con me?»
Non era
questo il piano – non lo era affatto.
Sono seduti a
gambe incrociate
all’ombra di un pioppo, dove si sono dati appuntamento per
ripassare insieme
Trasfigurazione. Solo che nella sua mente c’era –
c’è – tutt’altro.
Un invito a un
ballo non è un
passo enorme, logicamente parlando – Luna non
è logica, o lo è in un
modo diverso dal suo. Si è perso a osservarla cercando di
immaginare come
avrebbe reagito alla sua richiesta, ma poi le parole sono venute fuori
da sole.
Ora simula un
sorriso perfetto,
sostenendo lo sguardo sorpreso della ragazza, e visualizza a mente i
possibili
scenari.
È la
prima volta che si agita
tanto per una questione in fondo banale, ma
l’amicizia di Luna è un bene
inaspettato e la paura di inserirvi un’ombra incalza
spietata. Ha sempre
rovinato tutto, Draco – le
seconde opportunità non sono infinite.
Sul
volto di Luna si forma un sorriso. «Certo,
volentieri!» esclama allegra. «Come
amica?» aggiunge però quasi subito, colta da un
dubbio.
Il
respiro di Draco torna regolare, ma il sorriso gli si congela sul volto.
«Se
vuoi,» inizia, «come amica va bene,
immagino». Davvero ha sperato in qualcosa
di più?
Luna lo
studia. «Oh, non volevi andare da amici» deduce
infine. «Non sono mai stata
invitata come più di un’amica» dichiara,
inclinando la testa.
«Sei
andata a un ballo con un amico?» chiede, inarcando un
sopracciglio. In effetti non
si sarebbe stupito se avesse detto di non essere mai andata, ma la
precisazione
l’ha incuriosito.
«Non
era
proprio un ballo» precisa lei, sognante. «Sono
andata alla festa di Lumacorno
con Harry».
Draco
scaccia in fretta il pensiero che Potter sia arrivato prima di lui, non
è
così si dice. Potter non è
lì, ora, né è con Luna. «Ti
piacerebbe, allora?»
domanda, desiderando riportare il discorso al punto e rinnegare
spiacevoli
svolte.
Lei lo fissa.
«Sì, penso di sì» conclude,
lentamente. «Mi piace ballare».
Incerto sul come
interpretare
l’ultima affermazione, Draco china lo sguardo e si ricorda
perché sono lì. «Vuoi
ancora studiare Trasfigurazione?» domanda –
sarà strano concentrarsi sulla
materia ora, ma non pensa di voler discorrere ancora di balli,
amici e
Potter.
«Oh,
sì» accetta Luna, portando
a sua volta lo sguardo sul volume che l’ha impegnata prima
dell’arrivo di
Draco.
Non tornano a
parlare del ballo,
quel pomeriggio, ma rientrando nella Sala Comune dei Serpeverde Draco
realizza
di sentirsi un peso in meno. La mano gli corre al portafortuna
– mentre raggiunge
i dormitori si dice che funziona.
◊
Draco si studia
allo specchio: è
perfetto, forse troppo.
Recupera un
cofanetto smeraldo
dalla scrivania; lascia esitare per qualche secondo la mano
sull’ormai
familiare collana di tappi ma infine la ritira, decidendosi a uscire
nel
corridoio affollato.
Luna lo aspetta
in cortile, un
vestito viola pieno di petali di stoffa. Ha acconciato i capelli in una
treccia, decorata con un fiore che riprende il viola
dell’abito. È… strano,
ma sta benissimo.
Vede alcuni
studenti additarla e
ridere, ma li ignora e la raggiunge.
«Non
sembri un fiore!» esclama
lei, salutandolo. «Vuoi che ti presti alcuni
petali?»
Draco
scuote la testa ridendo, prima di porgerle il braccio e guidarla
all’interno.
Luna ha
un modo tutto suo di ballare, uno stile che nessuno si è mai
preoccupato di
insegnare all’erede dei Malfoy. È difficile da
seguire, ma ci riesce – intuire
i suoi passi gli impedisce di pensare ad altro, e Draco è
grato per questo.
Non
c’è
nessun altro nella Sala gremita di ballerini, non per lui: solo Luna e
la sua
danza. Ne è stregato; non sa quanto tempo sia passato,
quando si fermano. Lei
vuole bere, lui – recuperati due calici – propone
di spostarsi all’esterno. Luna
accetta con un sorriso e si avvia per prima, Draco accelera il passo per
raggiungerla.
Camminano
in silenzio per un po’. Non è spiacevole
né strano: è giusto.
Draco fa
spaziare lo sguardo sull’ambiente circostante in cerca del
posto ideale per
concludere la serata, ma tutto sembra così… ordinario.
O così crede,
finché la sua attenzione non viene attirata dal ramo basso
di un albero poco
distante, o meglio, da qualcosa lì sopra. Un sorriso gli
illumina il volto: è perfetto.
Devia dal sentiero, verso il pioppo, presto imitato dalla ragazza.
Luna tende una
mano verso di lui,
la agita accanto al suo orecchio – come per scacciare un
insetto. «Un gorgosprizzo»
risponde alla sua domanda inespressa. «Sei agitato,
Draco?» chiede poi,
sorridendogli. «È stata una bella
serata» aggiunge ancora, davanti al suo
silenzio.
«Sì,
lo è stata» afferma
finalmente. Deglutisce. «Ho una cosa per te»
annuncia, portando la mano alla
tasca. «Un… regalo di Natale in ritardo».
Luna ride.
«Festeggiamo Natale a
maggio? Mi piace, è una bella idea!»
Anche Draco
accenna un sorriso. Natale
a maggio… si è fatto contagiare da lei?
Se l’ha fatto, probabilmente è un
bene. Non resiste, però: «Anche per
quest’albero è già Natale», le
fa notare.
Luna alza lo
sguardo e si blocca
stupita, quasi allarmata alla vista del parassita
tra i rami del pioppo.
«I
nargilli…!» esclama, muovendo
un passo indietro. «Nel vischio…»
inizia, ma Draco non la lascia finire.
«Sotto
il vischio ci si bacia,
Luna» dice, attirandola a sé. È la
prima volta che la chiama per nome, almeno a
voce, e ne gusta il suono. Vuole azzerare lo spazio
tra loro, ma il
dubbio che lei non lo voglia lo ferma. Lo vuoi? Non
esprime la
domanda, ma cerca comunque la risposta nel suo sguardo.
Non fa in tempo
a trovarla;
Luna lo anticipa. È un bacio impacciato, dev’essere
il primo per lei, più
uno sfioramento di labbra, ma Draco non lo cambierebbe di una virgola.
Quando si
separano, le guance di Luna gli
sembrano più colorate del solito. «Quindi è
così un bacio» mormora,
riflessiva.
Draco non riesce
a trattenere
una risata. La ragazza davanti a lui è buffa,
oltre che incredibilmente bella.
«Mi offro per futuri esperimenti al riguardo»
dichiara, facendo ridere anche
lei.
Poi Luna prende
l’iniziativa,
afferrandogli le mani per guidarlo in un nuovo, strano ballo sotto le
stelle.
Alla fine si siedono, esausti, ai piedi del pioppo.
«Spero
che i nargilli non rubino
il tuo regalo» gli dice, osservando pensosa il vischio sopra
di loro.
«Non
lo faranno».
«Hai
la mia collana?» domanda
lei, osservandolo con curiosità.
Draco scuote la
testa. «Ho
pensato che stasera non mi servisse, un portafortuna».
Luna lo
sorprende: gli sorride.
«Allora…»
riprende Draco, accaldato
ma non per il ballo, recuperando il cofanetto
smeraldo. Lo apre e le
porge il suo contenuto, un ciondolo a forma di lepre
d’argento.
Lei lo accetta,
sollevandolo
alla luce della luna. «È molto bella»
commenta sognante. «Grazie».
Lui ricambia il
sorriso. «Buon Natale,
Luna».
NdA
Sapevate che il
vischio è un
sempreverde e un semiparassita? Scoprirlo mi ha notevolmente
semplificato le
cose nello scrivere questa OS!
Questa storia
è nata
essenzialmente sull’idea, che mi ha fulminata tempo fa, dello
scambio “Nel
vischio ci sono i nargilli”/”Sotto il vischio ci si
bacia”, combinata (non
benissimo per la verità) con il pacchetto (segreto) di un
contest. Dal
pacchetto ho preso l’elemento fluff e il
portafortuna.
Volevo del fluff
e l’ho scritto,
in pratica. Tra l’altro, mi rendo conto che il
“mio” Draco sia distante da
quello dei libri – deve esserlo,
perché la guerra l’ha sicuramente
cambiato. Io me lo immagino a fare i conti con le convinzioni di una
vita fatte
a pezzi dai traumi degli ultimi due anni, convinzioni che rinnega (come
sembra
suggerire anche il fatto che sposi Astoria,
“deludendo” Lucius e Narcissa con la
decisione di non crescere Scorpius con le loro idee, stando a
Pottermore).
Il fatto che
torni a Hogwarts a
concludere gli studi è ovviamente una mia licenza,
così come – inutile dirlo –
l’amicizia (e non solo) con Luna. Nella mia testa
quell’anno si ritrovano
entrambi piuttosto soli, perché Harry, Ron e Neville (e
chissà quanti altri)
accettano l’offerta di diventare Auror a seguito della
battaglia di Hogwarts.
{Neville non lo rimarrà a lungo, ma comunque accetta.} Ginny
entra in una
squadra di Quidditch, quindi mi sembra credibile che non torni per i
M.A.G.O.
(Lasciatemici credere, dai!)
Questa storia
è praticamente il
lieto fine negato a “Degna di te”. È
stato strano e sì, complicato –
soprattutto l’ultima scena mi ha messa in
difficoltà – scrivere una Druna
puramente fluff [Luna romantica AAAAAA], ma sono felice di averci
provato. Gli
altri progetti al riguardo sono ben più angst/malinconici,
quindi mi farò
perdonare (?). Non è che sia convintissima del risultato,
soprattutto la fine
non mi fa propriamente impazzire, ma pazienza. La pubblico che se
aspetto un
secondo di più (l’ho sul pc da almeno due mesi,
credo) impazzisco seriamente.
Direi che ho
sproloquiato
abbastanza. Grazie per aver letto, spero che questa coppia stralunata
(crediti a Maqry per questa denominazione che
è troppo giusta per loro)
possa piacervi almeno la metà di quanto piace a me ♥
Un bacio,
Mari!