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Autore: MissOphelia    10/07/2020    0 recensioni
Questa è una raccolta su alcuni personaggi della storia Omnia Mutantur.
Si tratta di capitoli in cui raccontiamo momenti della loro storia, precedenti, contemporanei o successivi alla narrazione principale. Se non avete ancora letto Omnia Mutantur, correte sul nostro profilo!
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley Jr, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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HELEN JANE

Hogwarts, Gennaio 2019

«Permesso» sentiva il cuore in gola e il fiato venirle meno. «Scusatemi».
Correva, scansando gli studenti che popolavano il corridoio principale. Urtó la spalla di una ragazza Corvonero che le riservó uno sguardo infastidito.
«Perdonami» le urló, mentre continuava a farsi spazio, svoltando poco dopo in direzione delle scale. Era in ritardo per la prima riunione con i membri del Club di Astronomia, che aveva iniziato a frequentare quell'anno, il quinto per lei, decisivo in quanto avrebbe dovuto affrontare i G.U.F.O, nonchè la sua prima vera prova della vita.
Saliva affannosamente, saltando due gradini alla volta, ma proprio quando stava per arrivare alla fine di quella rampa, le scale iniziarono a cambiare posizione. Helen si aggrappò al passamano in pietra, ringraziando Merlino che non fosse precipitata, aveva sempre paura, eppure non capiva come fosse possibile.
«Per la barba di Silente, proprio ora no!» imprecó, continuando a salire quando sembró tutto stabillizzarsi. Quel movimento aveva cambiato l'assetto delle rampe ed ora si trovava in un corridoio che le sembrava appartenere al sesto piano. Non ci era mai stata, non era un luogo a lei familiare. Giunse davanti ad una porta sulla quale era affissa una targa su cui era scritto:

'Corridoio degli eroi'

Helen spinse la porta che si aprì cigolando, afferrò la sua bacchetta in legno di faggio e pronunciò un Lumos a causa della poca luminosità della stanza, proveniente solo da alcune fiaccole ancorate alle pareti, costernate a loro volta da un gran numero di cornici. I quadri che tappezzavano i muri in pietra, erano alcuni vuoti, nei quali era possibile osservare un semplice paesaggio di sfondo, in altri, invece, scorse delle figure, muoversi. Non riusciva a capire dove fosse finita, perchè corridoio degli eroi? Chi erano quelle persone?
Si avvicinò ad uno di quei ritratti: questo raffigurava un uomo con un volto pieno di cicatrici e una donna, con una capigliatura davvero particolare, di un rosa acceso. Lesse in basso a destra, mentre i due si voltarono a guardarla. Si sentiva davvero osservata, dal momento che non fossero i soli a puntare lo sguardo nella sua direzione.

'Remus Lupin e Nymphadora Tonks'

Il suo cuore sembrò perdere per una frazione di secondo la velocità. Aveva già sentito quei nomi, sua madre ne aveva parlato: Tonks l'aveva aiutata nel suo percorso da auror, ed entrambi l'avevano accudita per un periodo della guerra, durante la quale avevano perso la vita, insieme a sua zia. Sgranò gli occhi: sua zia, la guerra, il corridoio degli eroi! Si guardò freneticamente attorno in preda all'euforia, poi si rivolse a Lupin e Tonks che ancora la fissavano.
«Sono la figlia di Adeline» disse repentinamente. «Adeline Parker, ve la ricordate?»
Entrambi annuirono e le sorrisero.
«Non potete parlare?» chiese poi. Scossero la testa, dopo Lupin tirò fuori dal taschino della giacca quella che le parve essere una Cioccorana, che mangiò poco dopo. Helen rimase per un attimo con lo sguardo incollato a quella scena: era incredibile quanto sembrassero delle persone vive, reali, solo intrappolate all'interno di una cornice. 
Li salutò educatamente, cominciando una veloce ricerca: non sapeva dove guardare, ma era sicura fosse lì, sua zia Helen doveva essere in quel posto, lo avrebbe giurato.
Percorse qualche passo prima di trovare il suo nome, ma il quadro era vuoto. Lesse e rilesse piú volte; sentiva brividi percorrerle la schiena e gli arti.
Sapeva che fosse stata una donna straordinaria, una strega intraprendente e carismatica, tanto amata da suo padre Jacob e sua madre Adeline, per non parlare di quello che lei adorava chiamare 'zio' Charlie. Aveva sempre avuto un occhio di riguardo per la piccola Helen Jane, la riempiva di regali e sorprese; somigliava davvero così tanto a sua zia? Effettivamente dalle poche foto che aveva visto e dalle descrizioni, doveva avere davvero molte cose in comune: era bionda, occhi azzurri e labbra rosee. 
Alzó gli occhi sulla cornice ancora vuota.
«Helen» sussurró «Zia Helen».
Per un attimo pensó che nessuno sarebbe giunto, poi una figura sembró avvicinarsi, percorrendo il sentiero dipinto all'interno del ritratto. Helen Jane sentiva gli occhi bruciarle, mentre cercava di trattenere le lacrime, non potendo credere a quel che stava vedendo: era davvero lei, era sua zia, la strega che più avrebbe voluto conoscere, che aveva imparato a stimare; lei aveva perso la vita affinché tutto quello di cui oggi poteva godere, fosse salvo. Hogwarts, l'intero mondo magico era scampato alla distruzione, grazie al sacrificio di tutte quelle persone. Sua zia era lì, immobile e la guardava, quasi aspettando una sua reazione. Era davvero bellissima e cosí simile a lei, per poco non le sembrava di vedersi riflessa in uno specchio, se non fosse stato solo per la lunghezza dei suoi capelli, che aveva da poco tagliato, infatti le arrivavano alle spalle. Una piccola goccia salata le solcó il viso e lei l'asciugó con un dito.
«Zia sei tu? Sei proprio tu?» la voce le uscì rauca, aveva la bocca pastosa. Con un movimento lento appoggió la propria mano sul ritratto, sperando che questa potesse attraversarlo per riuscire a toccarla, ma ció non accadde. La ragazza imitó Helen Jane, come a far congiungere le due mani, separate da un qualcosa di invisibile, uno schermo sottile che divideva la vita dalla morte.
«Sono la figlia di Jacob», pronunciava le parole sempre più a fatica. «Tuo fratello».
La vide portarsi l'altra mano alla bocca, sgranando gli occhi, dai quali, poco dopo, sgorgarono lacrime che sembravano dipinte, come tutto il resto.
Helen Jane non riuscì più a trattenersi, iniziando a singhiozzare, proferendo frasi sconnesse, accasciandosi poco dopo a terra.
«Non ci credo, non è reale»
Le gambe le tremavano. Non aveva mai conosciuto la sorella di suo padre, la stessa per cui ancora piangeva la notte; per cui ogni 2 Maggio si assentava, come rilegato in un limbo temporale, probabilmente rifugiandosi nei ricordi che aveva con lei; per cui Charlie Weasley ancora soffriva, al pari di sua madre, che l'aveva sempre descritta come una parte di lei, della sua vita, che era sfumata via troppo presto.
Non voleva crederci, non voleva accettare il fatto che quella figura all'interno del quadro non fosse realmente lei, ma solo una rappresenzazione che si muoveva ed interagiva con la piccola serpeverde per mezzo della magia. 
Un tocco sulla spalla la fece sobbalzare. Si voltó di scatto, trovandosi faccia a faccia con Fred Weasley, l'amico di Alastor, nonché figlio di George Weasley, altro sopravvissuto alla guerra.
«Avevo sentito piangere» spiegó lui, facendo dei passi indietro. «Pensavo fosse Nick Quasi Senza Testa che frignava perché non fosse stato accettato di nuovo per la caccia invernale dei Cavalieri Senza Testa».
«Che ci fai qui tu?» Helen pronunció con foga quella frase, sorpresa, ma allo stesso tempo quasi infastidita dalla sua presenza e dal fatto che l'avesse vista in un momento di debolezza.
«Helen Jane Clark» sbuffó lui. «Avevo dimenticato quanto fossi nota per la tua simpatia» concluse ironico, accennando un sorriso, a cui lei rispose con una smorfia. Distolse l'attenzione dal ragazzo, rivolgendola nuovamente a sua zia, la quale era ferma lì ad osservare la scena.
«Che posto è questo?» chiese poco dopo, continuando a dare le spalle al rosso.
«Avevo dimenticato anche la tua poca perspicacia» sghignazzó il ragazzo. Helen avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia, ma si trattenne, troppo scossa da tutto ció che le stava accadendo.
«Puoi rispondermi per favore?»
«Il corridoio dei caduti in guerra» rispose allora lui.
«Questo lo avevo capito» disse, voltandosi nuovamente. «Ma perchè?» insistette, guardandolo fisso negli occhi
«E che ne so io» fece spallucce. «Chiedilo alla McGrannit» aggiunse beffardo.
Si giró nuovamente, poggiando la mano sul quadro.
«Chiedile qualcosa» disse, affiancandosi a lei.
«Non saprei cosa» ammise, ricambiando il sorriso che la zia le stava rivolgendo.
«Domandale se le piacciono le Api Frizzole» suggerì il rosso, ridendo sotto i baffi.
Helen non rispose, non ne sarebbe valsa la pena perdere tempo a discutere con quella testa bacata di Fred Weasley. Caló un silenzio così assordante; le mille domande che avrebbe voluto porle, le mille cose che avrebbe voluto sapere, i mille pensieri, tutto le ronzava in testa come uno sciame d'api, sentiva le orecchie esploderle. 
Sua zia Helen era lí immobile, non faceva nulla, semplicemente le sorrideva. Si sforzava di convincersi del fatto che non fosse reale, non era realmente con lei in quel momento, quell'ammasso di pittura non era davvero la donna che avrebbe voluto incontrare, abbracciare, con cui avrebbe dovuto discutere, farsi consigliare, che avrebbe voluto guardare negli occhi, tempestare di domande.
«Ti ha fatto male?» la voce sembrava ogni volta trovare un ostacolo in gola che le impedisse di fuoriuscire. «Quando sei morta, ti ha fatto male? Hai sofferto?» 
Gli occhi lucidi, le si inondarono di lacrime. La bionda scosse la testa. Sentiva lo sguardo di Fred Weasley su di lei, ed Helen Jane si compiacque del fatto che per la prima volta avesse avuto la brillante idea di starsene zitto. Non si spiegava il perché di quei sentimenti contrastanti nei confronti del rosso; li aveva e basta, nonostante tutta la scuola adorasse lui e le sue bravate.
«Come conosci questo posto?» questa volta si rivolse proprio al ragazzo, che se ne stava in piedi di fianco a lei.
«Anch'io ho uno zio che è morto in guerra, di cui ho il nome» si mosse pochi passi in avanti, fermandosi di fronte ad un'altra cornice.
«Ciao zio Fred» esclamò. Helen rivolse uno sguardo alla figura bionda nel quadro, che continuava a fissarla, accostandosi al rosso. Vide un altro ritratto che, questa volta, raffigurava un ragazzo quasi del tutto identico a Fred; era incredibile quanto somigliassero ai rispettivi zii, sembrava essere uno scherzo del destino.
Il gemello pareva davvero felice di vedere il nipote, sorrideva entusiasta, evidentemente non era la prima volta che si incontravano.
«Vengo spesso a salutare zio Fred, mi sta aiutando in una cosa» spiegò, tirando fuori dalla tasca della divisa una pergamena ripiegata.
«Cos'è? Un altro dei tuoi stupidi scherzi?» gli chiese, allungando leggermente il collo per cogliere qualche interessante dettaglio. Non negava di essere una persona piuttosto curiosa.
«E anche oggi Helen Jane Clark hai mangiato pane e simpatia per pranzo?» la punzecchió divertito.
Le fece cenno di avvicinarsi.
«Questa» mise la punta della bacchetta sul foglio. «È la nuova versione della Mappa del Malandrino» spiegó poi.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» pronunció e la mappa inizió a prendere forma, rivelando quella che riconobbe come la pianta di Hogwarts.
«Questa mappa è oro: puoi vedere chiunque tu voglia in quale angolo o stanza del castello sia e poi...» alzó lo sguardo dalla pergamena, posandolo su di lei. I loro occhi di incontrarono e per la prima volta Helen Jane notó quanta vitalità inondasse quelli di Fred, di un nero intenso; non li aveva mai visti così da vicino. Si sentì arrossita.
«Poi?» chiese lei, abbasando il capo nuovamente sulla mappa.
«Sono segnati tutti i passaggi segreti di Hogwarts e zio Fred mi sta aiutando a scoprirli, anche quelli creati da lui e papà durante il loro periodo qui» spiegó, assumendo un'aria compiaciuta.
«Perchè dici 'nuova versione'?» 
«Perchè ne esisteva un'altra che papà e zio Fred diedero ad Harry Potter anni fa, poi non si è più saputo nulla, evidentemente è andata perduta o distrutta durante la guerra» ribattè, con un tono piú serio di quel che gli si potesse attribuire. «E quindi io voglio ricostruirla e lo faccio con zio Fred, perchè papà non ha voluto aiutarmi, immagino gli faccia male rimembrare gli anni di Hogwarts, quando zio era ancora...insomma, vivo. Ci soffre tanto» aggiunse poi ed Helen avrebbe potuto dire di aver visto una vena di malinconia nei suoi occhi, che parve scomparire subito, lasciando spazio al suo solito sorrisino. «Ma non mi sono dato per vinto!» concluse, riponendo nuovamente la sua bacchetta sulla pergamena.
«Fatto il misfatto!»
Pronunció quelle parole e il foglio ritornó bianco, immacolato.
Fred gli si avvicinó, con la solita espressione burlesca stampata in volto, che ormai lo caratterizzava.
«Tua zia e tua madre erano come sorelle per mio padre e zio Fred» la guardó dritta negli occhi. «Le somigli tantissimo».
«A chi?»
«A tua zia» rispose con un tono ovvio. «Era davvero una strega bellissima».
Caló un silenzio tra di loro ed Helen sentí le proprie orecchie fischiare.
«Stai forse dicendo che io sono una strega bellissima?» lo beffeggió lei, nell'intento di smorzare l'imbarazzo che sembrava starsi impadronendo di lei.
«Questo lo stai dicendo tu, Helen Jane Clark, non io» rispose lui, incurvando le labbra.
Un altro assordante silenzio si fece spazio tra di loro, poi ad Helen venne in mente una cosa: il club di Astronomia!
«Oh no no no!» si agitó, guardandosi freneticamente intorno. Fred inarcó un sopracciglio.
«Ma che ti prende?»
«Sono in ritardo, il club di Astronomia, dovevo essere lì» 
Si avvicinó al quadro della zia, salutandola con un sorriso, promettendole di ritornare con più calma, non si voltó indietro a salutare Fred, ma sentì urlargli un "Ci becchiamo in giro" proprio mentre lei varcava la porta d'accesso al Corridoio degli Eroi.
Se avesse dovuto descrivere quella giornata, l'avrebbe sicuramente definita: piena.
Piena di emozioni, di sorprese, di malinconia, di novità. Per la prima volta aveva conversato quasi civilmente con Fred Weasley e non era stato neanche poi tanto male; questa cosa la sconvolse non poco. Per la prima si era commossa davanti ad un ritratto di sua zia. Voleva sapere di più su di lei, anzi, doveva e avrebbe fatto di tutto per onorare la memoria di quella valorosa strega di cui portava il nome.

 

   
 
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