Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: cassiana    12/07/2020    13 recensioni
Brenda ragazza brillante e un poco goffa deve per forza andare a quella premiazione a York. Ce la porterà un amico del fratello. Quel che Brenda non immagina è che Malcom sia così tremendamente sexy e sfrontato.
Se quel giorno non ci fosse stato uno sciopero dei treni forse non avrebbero mai incrociato i propri destini. Ma la vita come una strada ha bivi, incroci e biforcazioni anche molto distanti tra loro. Chissà se Brenda e Malcom torneranno a camminare insieme.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


IX. And no one ever told me that love would hurt so much And pain is so close to pleasure
Queen  - One year of love  


 
- Questo colore è orribile su di me, ma a te sta una favola!

Becky si guardò critica allo specchio del camerino, mentre comparava la stessa camicetta malva su di lei e Brenda. Erano da Harrods a fare compere, più che altro a trascorrere la mattinata insieme. Era uno dei loro passatempi preferiti da quando erano ragazze quello di andare nell'enorme grande magazzino e scambiarsi gli outfit, curiosare tra i nuovi cosmetici e annusare le boccette di profumo fino a farsi venire il mal di testa. Brenda si osservò a sua volta allo specchio, non le dispiaceva il sopra, ma la gonna era abbastanza discutibile così stretta e con quel volant messo in diagonale.
 
- Agli stilisti questa cosa dei fronzoli sta sfuggendo decisamente di mano.

Becky fece una risatina, sbottonandosi la camicia e provando una maglia verde.
 
- Ma insomma, alla fine com'è andata ieri?
- Bene.

Rispose con un mezzo sorriso Brenda, litigando con la gonna e rimettendosi i jeans.
 
- Bene. Solo? Tu non me la racconti giusta Bibi, con quella faccetta lì!

Anche Becky si rivestì col suo abito di lana rosso corallo guardando l'amica scettica.
 
- Offrimi una tazza di the e ti racconto tutto.
- Allora andiamo che sono curiosa! Ma prima aspetta, voglio provare una nuova montatura degli occhiali.
- Sei in vena di cambiamenti?
- No, è che devo rifare le lenti, mi sa che queste non vanno più bene: mi fanno venire la nausea.

Dopo aver provato qualche montatura, tutte molto simili tra loro, tanto che Brenda chiese all'amica che se le provava a fare, finalmente salirono al quarto piano a ristorarsi nella sala da the interna. Si affacciarono sull'enorme salone decorato con colonne che s'ispiravano alle architetture neoclassiche, statue di bronzo di pavoni e chimere e un enorme bancone in marmo rosa. Brenda aveva sempre trovato quel lusso così appariscente da rasentare il kitsch. Ma il the e i dolci erano ottimi. Becky ordinò anche una  fetta di torta al rabarbaro, giustificandosi con l'amica:
 
- Questo periodo ho una fame terribile, sicuramente è il cambio di stagione. Allora vi siete baciati o no?

Brenda bevve un sorso di the.
 
- Mmm.. si - un sorriso le allungò le labbra - Molto e a lungo.
- Lo sapevo! E' bravo? Ah sono così contenta per te. Ma dalla tua fronte aggrottata capisco che c'è un ma.
- No, è che mi ha detto che mi avrebbe chiamata oggi, ma ancora non l'ha fatto. Lo so che la giornata non è finita, che magari ha da fare, ma se si fosse pentito? Se avessimo corso troppo? Lo cercherei io, ma non voglio essere appiccicosa e..
- Bibi, calma. Respira. Avete corso troppo? Dieci anni ci avete messo, volevi andare più lenta ancora? E poi perché pentito, ho visto come ti guardava alla partita - ammucchiò un bel po' di panna su un pezzo di torta - ed è cotto di te!

Offrì a Brenda il cucchiaino ricolmo di dolce. Brenda si strinse nelle spalle, sapeva che l'amica aveva ragione, ma aveva paura a pensare a quel sentimento. Che gli piacesse e anche parecchio l'aveva capito anche lei. Dove questo li avrebbe portati non lo sapeva. Inghiottì il boccone mentre Becky le diceva:
 
- Vivitela come viene, ti meriti di avere qualcuno accanto che ti faccia brillare gli occhi. Guardati lì: t'illumini appena nomini il suo nome!

Brenda sorrise all'amica, grata.
 
- Dai, non voglio monopolizzare la conversazione. Raccontami del tuo prossimo viaggio!
- Credo che non viaggerò più molto per un po'. No, non preoccuparti! Sto solo cambiando lavoro!

Becky raccontò all'amica che si era stancata degli squali dell’economia, si la borsa e le manovre di alta finanza erano eccitanti e le interessavano ancora, ma aveva anche bisogno di nuovi stimoli. Era da un po' che ci pensava così aveva iniziato a guardarsi intorno. Le era davvero piaciuto coordinare la sponsorizzazione alla squadra degli Effra Eagles e aveva fatto richiesta come fundraiser manager a una grande associazione no profit e stava aspettando una risposta.
 
-  Non puoi capire, c'è in ballo una montagna di soldi, veramente più di quanti ne potresti mai immaginare. Allora ho pensato che sarebbe bello poterli utilizzare per qualcosa che sia utile davvero.
- Mi sembra quasi di sentir parlare Richard, che ti abbia convinto?

Brenda approvava la scelta dell'amica, aveva notato che anche lei aveva bisogno di un cambiamento e poi si era addolcita negli ultimi tempi.
 
- Non convinto, mia piccola ingenua amica - le rispose Becky - semmai questo è il dispetto supremo. Ora non avrà più armi per attaccarmi e avrò vinto io.

Un cameriere passò a portare via loro i piattini e depositò un'altra teiera d'argento sheffield colma di acqua bollente. Brenda aspettò che se ne fosse andato per attaccare:
 
-  E il premio sarebbe? Senti, non sono cieca. Lo so che questi anni vi siete girati intorno, pensi non mi sia accorta che domenica facevate gli stupidi tutto il tempo?

Becky giocherellava con le molliche sulla tovaglia, sembrava incerta e raramente Brenda l'aveva vista così.
 
- Ti dico solo questa cosa, poi non ne parliamo più. Rick è stato il mio primo.

Brenda quasi si strozzò col the:
 
- Il primo cosa? Oooh...ma quando, che avete fatto? No, non dirmelo!

Si mise le mani sulle orecchie, mentre Becky scoppiava a ridere.
 
- Tu stavi uscendo con Arthur a quei tempi: ti ricordi giocavamo sempre a quello stupido gioco della bottiglia? Un giorno dopo avermi accompagnato a casa mi sfidò a baciarlo mentre eravamo soli. E le cose ci sono un attimo sfuggite di mano.

Brenda guardava l'amica con la bocca aperta in una O perfetta, lo sapeva che nascondevano qualcosa! Ma che durasse da così tanto tempo...
 
- Ma poi non siete mai stati insieme...o si?
- Ti avevo detto che non ti avrei raccontato altro.

Le disse Becky alzandosi dal tavolo e mettendosi il cappotto.
 
- Ma...

Brenda la imitò litigando con la sciarpa e la borsa. Quando riuscì a vestirsi Becky l'aspettava alla cassa con la carta di credito in mano. Nel tentativo di pagare la sua metà Brenda lasciò perdere per il momento il discorso, ma ci sarebbe tornata.
 
- Io vado: sto facendo tardi per il lavoro. E non ti preoccupare Bibi, sono sicura che ti chiamerà!

Becky la baciò sulla guancia e s'infilò in un taxi prima che Brenda riuscisse a riprendere il discorso su lei e Richard. Scosse la testa e si diresse verso la fermata della metro: aveva tanto da rimuginare. Invece la giornata era passata e Brenda non aveva avuto nessuna notizia da Malcom.
    Il pomeriggio seguente era arrivata in radio accompagnata da una sorta d'inquietudine che non sapeva spiegarsi. Certo si sentiva un pochino delusa, non voleva pensare che Malcom fosse stato così superficiale da averla voluta solo assaggiare e lasciarla perdere. Non le sembrava fosse da lui, non si sarebbe confessato altrimenti. Lasciò cadere la borsa sulla scrivania e accese il pc. Sicuramente se ancora non l'aveva chiamata aveva i suoi ottimi motivi, solo Brenda non riusciva a immaginare quali fossero. Tambureggiò con le dita in attesa che lo schermo s'illuminasse. Voleva dargli il beneficio del dubbio e fidarsi di lui. Già una volta si era lambiccata immaginando i motivi più scorretti per cui Malcom non si fosse fatto più sentire dieci anni prima. Non voleva fare lo stesso errore. Brenda aprì la directory su cui conservava gli abbozzi degli articoli e si mise a leggere l’ultimo che aveva iniziato a scrivere. Dopo la quinta volta che scriveva e cancellava sbuffò rumorosamente: non era proprio a fuoco quel giorno. Mentre picchiettava una matita contro i denti le venne un'idea. Avrebbe chiamato Ramsay, gli avrebbe chiesto qualcosa, tipo se poteva citare la fiaccolata anti illegalità e senza parere avrebbe chiesto notizie di Malcom. Sorrise, le sembrava un'ottima idea. Iniziò a rovistare nella borsa in cerca del bigliettino dell'Effra Center. Era sicura di averlo messo lì. Rovesciò il contenuto sulla scrivania continuando a ravanare. Accidenti al suo disordine! Si raccolse i capelli puntandoli con la matita e rimise a posto le cose buttandole a caso nella borsa. Ora era in piedi e si mordicchiava il labbro inferiore, gli occhi si fermarono sul telefono. Ma certo! Avrebbe chiesto il numero al servizio informazioni. Si tolse uno dei grossi orecchini a clip e iniziò a ruotare il disco del telefono per fare il numero. Era lì, con la cornetta tra orecchio e spalla in attesa di poter parlare con l'operatrice, che sentì un vociare concitato provenire dal corridoio. Aggrottò le sopracciglia e col telefono in mano si diresse verso la porta, districò la prolunga dalla sedia e si affacciò sul corridoio per capire cosa stesse accadendo. Con sua sorpresa Terry stava discutendo con Rhonda, la centralinista. Appena la vide puntò dritta su di lei. Brenda mise giù la cornetta e si trovò faccia faccia con una Terry trafelata.
 
- Finalmente, riesco a trovarti! Puoi dire a questa signora che devo parlare con te con urgenza?

Brenda fece un cenno alla ragazza del centralino confermando le parole di Terry.
 
- Vieni dentro - le disse con il telefono ancora in mano - che succede?
- Non c'è tempo. Posa quel coso e vieni con me!
- Senti, aspetta un attimo. Mi stai facendo preoccupare. E' successo qualche altra cosa al centro?
- Ma quella tizia del centralino non ti ha detto niente?

Terry si era messa le mani nei capelli che quel giorno portava legati in una coda laterale. Con la gonna di jeans sopra i fuseaux neri corti al polpaccio, gli stivaletti e il toppino di pizzo sembrava quasi una sosia di Madonna. L'agitazione della ragazza aveva contagiato anche Brenda:
 
- E' successo qualcosa a Malcom?
- L'hanno aggredito.
- Dove, quando? Dov'è adesso?

Le domande si affastellavano mentre le due donne percorrevano a passo veloce il corridoio. Brenda lasciò un appunto per i collaboratori e poi scappò via con Terry.
 
- Ieri ti abbiamo cercato qui in radio per avvertirti. Ho detto al tizio del centralino di lasciarti detto che era importante. Non ti hanno detto niente?

Brenda fece due conti: il giorno prima lei non c'era perchè era il suo giorno libero e al centralino c'era Rocco, non era molto affidabile e probabile che non avesse neanche preso l'appunto. Mise da parte queste considerazioni e si concentrò su Malcom. Da quanto le stava dicendo Terry era stato aggredito proprio la sera che era stato a casa sua. Le si strinse il cuore.
 
- Non sapevamo il numero di casa tua e Malcom quando si è svegliato ha fatto un casino perchè voleva assolutamente avvertirti.

Proseguì Terry guidandola verso una moto.
 
- Andiamo con quella?
- Certo, faremo prima. Dai, monta!

Mentre sfrecciavano nel traffico Brenda era attraversata da mille preoccupazioni. Innanzitutto Malcom: se si era svegliato voleva dire che era vivo e se aveva avuto abbastanza fiato per protestare forse non era grave. Questo era confortante. Si stringeva a Terry cercando nel contempo di levarsi i capelli dagli occhi, quando non li chiudeva proprio, terrorizzata. Non sapeva se Terry fosse davvero così spericolata o se avesse destinato quel trattamento a lei. Più volte aveva sentito un clacson risuonare nervoso, avevano superato un autobus in partenza e l'autista aveva gridato loro cose irripetibili, forse avevano anche bruciato qualche semaforo. Brenda non voleva sapere. Finalmente erano arrivate all'ospedale san Thomas dove era ricoverato Malcom. Mentre incatenava la moto Terry raccontò a Brenda quel poco che sapeva lei stessa. Era davvero ironico che tra tutte le persone del centro avessero deciso di mandare proprio lei ad avvertire la ragazza di Malcom, pensò Terry con una punta di amarezza. Brenda fremeva mangiandosi una pellicina. Il suo istinto sarebbe stato quello di correre dentro e cercare la stanza di Malcom come una pazza. Forse era un bene che Terry se la prendesse comoda. La ragazza invece stava cercando di farsi coraggio:
 
- Non so bene come stanno andando le cose tra di voi. So che lui ci tiene a te, come avrei voluto che tenesse a me. E sei un'idiota se non lo capisci. Perciò se tu lo deludi o gli fai del male in qualsiasi modo io ti vengo a cercare.

Brenda avrebbe voluto replicare ma il tono di Terry era così accorato che provò una punta di pena per lei, per un attimo le sembrò  come se le avesse rubato qualcosa. Si dibatteva tra il senso di colpa, la preoccupazione, l'incertezza e fu sorpresa quando Terry la prese per mano e la condusse verso l'entrata del pronto soccorso. Quando furono al desk delle informazioni fu nuovamente Terry a prendere la parola mentre Brenda era come ammutolita dall'ansia e dai mille pensieri che le vorticavano nella mente.
 
 - Bene. Quarto piano, reparto di medicina generale, stanza 223.

Erano davanti al pannello delle indicazioni cercando di venire a capo tra le varie informazioni. Come tutti gli ospedali anche il San Thomas era una sorta di labirinto in cui la metà del tempo la si trascorreva cercando il piano e il reparto giusti, come una specie di caccia al tesoro dove il premio spesso era una visita frettolosa con un medico il più delle volte troppo esausto. Ogni reparto era contrassegnato da un colore diverso. Quello di medicina generale era giallo. Mentre le ragazze cercavano di raccapezzarsi seguendo come novelle pollicine le frecce gialle che apparentemente indicavano la direzione giusta, infermiere e tirocinanti sfrecciavano loro accanto diretti verso urgenze che conoscevano soltanto loro. Finalmente dopo aver sbagliato padiglione, fatto due volte su e giù con l'ascensore, cambiato una decina di volte corridoio Brenda e Terry arrivarono al reparto giusto. Il linoleum sbiadito per terra scricchiolava ad ogni passo, lungo la parete ormai grigiastra correva un maniglione verdognolo. Un capannello di persone aspettava davanti a una porta a doppio battente chiusa dato che non era ancora l'orario di visita. Brenda riconobbe Ramsay e Jamal. L’uomo più anziano andò loro incontro scusandosi con Brenda per non averla potuta avvertire prima e le raccontò cosa sapeva dell'aggressione:
 
- Potrebbe essere stata una spedizione punitiva. Per fortuna sembra che siano stati disturbati e non hanno fatto in tempo ad accanirsi troppo. Ma ecco, sta uscendo il dottore.

Si assieparono intorno all'uomo dal camice bianco, alto e brizzolato con un sorriso bonario che sembrava mettere tranquillità. Si vedeva che era stanco, aveva gli occhi cerchiati di scuro ma rispose gentilmente a tutte le domande:
 
- Gli ho dato sei settimane di prognosi. Più che altro si tratta di ecchimosi ed ematomi estesi, soprattutto nella fascia lombare e toracica, fra qualche giorno vedremo se ha riportato delle incrinature alle costole. Gli abbiamo fatto le lastre e ha riportato una frattura a due dita della mano sinistra. Ha ricevuto anche un brutto colpo alla milza, ma per fortuna non c'è stenosi. Gli hanno dato una bella ripassata, povero ragazzo. Gli abbiamo somministrato per il momento una terapia a base di antinfiammatori e antibiotici, ma rifiuta di prendere alcun tipo di antidolorifico.

Li salutò mentre parenti e amici degli altri degenti si accalcavano attorno a lui per avere informazioni. Malcom li aspettava semiseduto sul letto. Aveva il viso stanco e sofferente, un labbro spaccato e gli aloni scuri sotto gli occhi contrastavano col pallore del volto. Un cerotto a farfalla teneva insieme un angolo del sopracciglio destro. Indossava il camicino dell'ospedale e aveva una flebo attaccata al braccio. Una steccatura teneva fermi il medio e l'anulare della mano sinistra appoggiata mollemente sulle coperte. Si rianimò un pochino quando vide i suoi amici entrare nella stanza. Si assieparono intorno a lui chiedendo notizie. Nella stanza con lui c'era un ragazzo che aveva avuto un incidente con la moto e aveva una gamba in trazione.
 
- Quegli stronzi mi hanno già rovinato due giacche - esordì sarcastico - Mi avete portato qualcosa da mangiare? Ho una fame terribile!

Jamal con un sorrisetto diabolico estrasse dalla giacca un kebab ben incartato su cui Malcom si avventò vorace.
 
- Grande. Se non fossi già il mio vice ti promuoverei! Sei andato da Best, l'hai visto? Gli hai riempito le ciotole di croccantini e acqua? Povera bestiola.
- Sembri una mamma chioccia - rispose Jamal - non l'ho visto il tuo gatto, però gli ho riempito le ciotole
- Dobbiamo avvertire qualcuno dei tuoi?

Gli chiese Ramsay.
 
- Mia sorella, dopo vi do il numero - rispose Malcom con la bocca piena- ma per carità non ditele che sto in ospedale o mia madre scenderà in picchiata, lei si tipo chioccia. Mi viene l'ansia al solo pensarci.

Ramsay prese nota. Terry gli lisciò la coperta e gli raccontò un aneddoto simpatico per farlo ridere. Si vedeva che si sforzava di sembrare amichevole. Brenda invece se ne stava in disparte. Fecero ancora qualche chiacchiera, poi l'uomo più anziano scambiò un'occhiata con Malcom:
 
- Bene - disse - è proprio il momento di andare.

Vide Terry titubare e la prese per le spalle. Mentre la portava fuori dalla stanza le stava dicendo:
 
- Ho questa idea bellissima, ma per l'organizzazione serviresti tu. Senti cosa intendo fare...

Jamal diede una stretta delicata alla spalla di Malcom e salutò seguendo i due che erano appena usciti. Anche i famigliari dell'altro ragazzo se ne stavano andando. Il ragazzo si voltò su un fianco cercando di dormire.
 
- Non me lo dai un bacio?

Sussurrò Malcom a Brenda quando furono soli. Lei si chinò e delicatamente strofinò le labbra su quelle di Malcom cercando di non fargli male, ma lui la trattenne per la nuca:
 
- Dai, non sono di vetro.

E la baciò con più foga. Brenda sentì il sapore ferroso del sangue e si staccò mentre lui faceva una smorfia di dolore.
 
- No, ma sei un testone. Guarda come ti hanno conciato.

Si sedette accanto al letto e lui le cercò la mano con la mano sana.
 
- Non è la prima volta che mi succede. L'ultima volta ci ho perso anche due denti.

Cercò di scherzare lui.
 
- Ha detto il dottore che non vuoi prendere gli antidolorifici.
- Non mi servono.
- Non è vero: si vede che stai soffrendo, Mal.
- Non la prendo quella robaccia. Piuttosto l'agopuntura, i fiori di Bach, quello che volete, ma quelli no.

Brenda vide la paura affacciarsi negli occhi di Malcom e cercò di rassicurarlo:
 
- Non credo che i dosaggi sarebbero gli stessi di allora.
- E se ci ricascassi? No, non voglio rischiare.

Lei gli carezzò la fronte, poteva capirlo. Dopo tutto quello che aveva passato, non era un capriccio il suo.
 
- Vediamo, possiamo chiedere ai medici di non darti oppioidi. Gli hai detto che sei…
- Un ex tossico? Si.

Rimasero per un momento in silenzio. Brenda non riusciva a staccare gli occhi da lui.
 
- Scusa se non sono riuscito ad avvertirti subito. Quando mi sono risvegliato sono riuscito a malapena a chiedere aiuto e poi nella concitazione del momento ho pensato che fosse meglio chiamare Ramsay. Ma gli ho detto che ti dovevano avvertire subito.
 - Ma scherzi? Anzi mi dispiace di non essere venuta immediatamente. Non l'ho saputo fino ad oggi pomeriggio.
- Avrai pensato che sono il solito stronzo.
- No, ho già fatto questo errore una volta e non voglio farlo mai più con te. Mi fido di te Mal, mi fiderò sempre.

Malcom ammorbidì il viso in un sorriso, anche se la ferita al labbro gli tirava, le strinse un po' la mano:
 
- Vieni qui, vieni da me.

Lei lo abbracciò dolcemente e si baciarono con molta più delicatezza di prima. Gli assistenti ospedalieri stavano iniziando a distribuire la cena, segno che gli ospiti dei degenti dovevano andarsene. Con ultimo bacio leggero Brenda salutò Malcom e gli promise che sarebbe tornata il giorno dopo.
    I giorni in ospedale trascorrevano lenti e Malcom non era un bravo paziente, odiava l'albero delle flebo, smaniava per potersi alzare e fare tutto da solo e imprecava contro la steccatura alle dita. Gli avevano portato riviste e libri che lui lasciava perdere dopo averli sfogliati un po', aveva il suo walkman con le cassette registrate dai ragazzi, ma la loro musica non gli piaceva molto; per fortuna c'era la radio, ma anche lì aveva il solito vizio di cambiare canale ogni poco e finiva per stancarsi anche di quella. La verità era che si annoiava a morte. Così passava la maggior parte del tempo sonnecchiando e pensando. Pensava al campionato di calcio e alle strategie da riferire a Jamal, che ora aveva preso in mano l'allenamento degli Eagles. Sapeva che avrebbe fatto un buon lavoro. Pensava ai suoi aggressori, sapeva che erano i Sixtysix, probabilmente gli stessi che aveva allontanato da Allen. Anzi era sicuro che almeno uno di loro fosse tra quelli che l'avevano aggredito. Ne aveva riconosciuto l'alito, qualcosa di speziato e medicamentoso. Cercava di capire che spezia fosse, ma non riusciva a riconoscerla. Pensava a Brenda, a quanto fosse dolce la sua bocca, a quanto gli piacesse trascorrere il suo tempo con lei, anche se l'ospedale non era certo il luogo ideale. Il momento migliore della sua giornata era quando lo venivano a trovare: Jeanette e LaRue lo riempivano di coccole e manicaretti deliziosi, Jamal e Ramsay lo aggiornavano sulle notizie di cronaca e sul calcio. Le indagini sembravano ferme: gli inquirenti sapevano benissimo che erano stati i SixtySix, ma la banda si era chiusa a ostrica e ovviamente non c’erano elementi per collocarne qualcuno sulla scena dell'aggressione, a parte la parola di Malcom. Ogni tanto veniva a trovarlo anche qualcuno dei suoi ragazzi, magari saltando la scuola, cosa per cui lui li rimproverava, ma di cui era segretamente contento. Soprattutto aspettava con ansia l'arrivo di Brenda. Quelle settimane trascorse in ospedale avevano in qualche modo cementato la loro relazione, parlavano di tutto dalle minuzie quotidiane ai grandi temi. Si prendeva cura di lui: lo aiutava a farsi la barba, gli sistemava i cuscini dietro la schiena, lo accompagnava alla macchinetta degli snack, prendendolo anche un po' in giro perchè mangiando sempre sarebbe uscito dall'ospedale con chissà quanti chili in più. Ridevano molto insieme e Malcom pensava che nonostante le ferite, il luogo, il dolore quello fosse uno dei periodi migliori della sua vita. Quel pomeriggio lei gli stava spalmando sul torace una crema contro gli ematomi. Malcom aveva la maglietta tirata su e la pomata aveva un odore pungente. Brenda era delicata e concentrata sul suo petto per evitare di fargli troppo male.
 
- Mi dispiace che devi fare l'infermiera con me, non sei obbligata a farlo.
- Voglio farlo Mal.

Sollevò appena gli occhi per guardarlo in viso, Malcom si guardò il petto e sospirò:
 
- Guarda qui, con tutta questa pelle verde e blu sembro uno di quei uomini pesce…
- I tritoni intendi...E il tridente dov'è?

Malcom sollevò appena il bacino e strizzò un occhio:
 
- Non mi provocare.
- Che scemo che sei!

Brenda lo guardò fisso e fece scivolare la mano fin sotto l'ombelico, lui trasalì e le bloccò il polso:
 
- Attenta.

Sussurrò con la voce arrochita, ma Brenda si chinò a baciarlo sulle labbra:
 
- Non vedo l'ora che esci di qui - mormorò facendogli a sua volta l'occhiolino - devo andare ora.

Si salutarono con un ultimo bacio e Malcom sospirò nel vedere la sua schiena allontanarsi.
 
- Hey, sei proprio fortunato ad avere una ragazza così!

Gli disse il compagno di stanza.
 
- Ci credi che non so neanche se stiamo insieme?
- Beh, amico o sei cieco o sei stupido: si vede da lontano che è pazza di te!

Malcom si mise più comodo sul letto, sorridendo. Mentre percorreva il corridoio Brenda sorrideva tra sè. Era incredula di come fossero evolute così in fretta le cose tra lei e Malcom. Avevano raggiunto quel grado di intimità che si poteva notare in coppie molto più longeve e a dire la verità non sapeva neanche se fossero davvero una coppia. Era dispiaciuta che Malcom fosse sofferente, rinchiuso in ospedale, ma intuiva che questo avesse dato loro modo di avvicinarsi ancora di più. Malcom era smanioso, ostinato e sfacciato, ma sapeva anche essere dolce e premuroso. Era ferma davanti l'ascensore e quando si aprirono le porte un ragazzo quasi ruzzolò fuori scontrandosi con lei. Appena la riconobbe fece marcia indietro cercando di squagliarsela. Brenda lo bloccò:
 
- Aspetta, io ti conosco. Sei Allen vero?

Il ragazzino non rispose e fece spallucce.
 
- Mi sembra di non averti ancora visto da Malcom.
- Il Mister sta bene?
- Si, ma perchè non vai a chiederglielo di persona? So che sarebbe molto felice di vederti.
- Non credo.

Aveva sussurrato Allen con il viso contrito. Brenda lo guidò verso una delle sedie agganciate al muro:
 
- Sediamoci un attimo, ti va?

Il ragazzino si fece quasi trascinare e si mise seduto in punta di sedia, nervoso, pronto a scappare via.
 
- Perchè credi che Malcom non voglia vederti, pensi che sia arrabbiato con te?

Allen annuì:
 
- E' tutta colpa mia.

Brenda strinse le labbra, in qualche modo infuriata per quella situazione:
 
- Non è colpa tua Allen. Tu sei una vittima esattamente come Malcom. La colpa è di quei delinquenti che vi hanno messo le mani addosso. Hai capito bene? La colpa non è mai della vittima, non colpevolizzarti per una cosa che è al di fuori del tuo controllo.

Allen si mordicchiò un labbro incerto:
 
- Davvero pensi che il Mister non sarà arrabbiato con me?
- Ma certo! Va da lui.

Un sorriso timido si fece largo sul viso di Allen, si vedeva che non vedeva l'ora di andare a trovare Malcom, si alzarono in piedi.
 
- Và!

Lo spronò Brenda sorridendo a sua volta e aspettò che il ragazzo si muovesse, lui si girò un paio di volte e lei lo esortò con un gesto. Allen le fece per un'ultima volta l'ok con la mano sorridendo, poi allungò il passo e non si voltò più.
Erano trascorsi dieci giorni e Malcom non ne poteva più: gli avevano cambiato la terapia e quei nuovi farmaci gli davano molta sonnolenza. O forse era la noia, non lo sapeva. Sentì un ticchettio di scarpe e dal passo riconobbe Brenda che infatti entrò poco dopo, il cappotto ancora umido della pioggia che era caduta tutto il giorno. Si chinò a baciarlo:
 
- Mi ha detto la caposala che fra un paio di giorni ti dimettono! Credo che non ne possano più di te!
- Era ora, secondo me mi stanno sedando di nascosto, mi sento tutto intontito.

Si lamentò lui con un sorriso flebile. Lei gli si sedette accanto, tenendogli la mano sana e gli raccontò le ultime novità cittadine. Malcom, che quel giorno non era in vena, si lamentò ancora un po’,  in particolare del cibo che gli davano:
 
- Scommetto che Jeanette e LaRue ti stanno rimpizzando di nascosto. 
- Per fortuna: loro sono le mie fatine buone.
- Pensavo di essere io la tua fatina!
- Tu sei il mio angelo.

Rispose Malcom con voce assonnata chiudendo gli occhi. Brenda lo osservò mentre riposava:  con i capelli appiccicati, le splendide labbra riarse, le ciglia tremule che ombreggiavano il viso, le sembrò davvero un angelo. Un bellissimo angelo caduto. Si era preoccupata da morire quei giorni e non riusciva a smettere di guardarlo. Fu in quell'istante che la consapevolezza la trafisse come una lama di luce. Non era semplicemente infatuata di quell'uomo. Voleva vederlo invecchiare, crescere i suoi bambini, andare a vedere tutte le sue partite, voleva persino parlare di calcio con lui, anche tutte le sere se voleva. Aveva quasi rischiato di perderlo per capire che ne era innamorata. Lui sorrise nel sonno, quasi parte di quella luce avesse colpito anche lui. Un'infermiera mise dentro la testa e toccandosi l'orologio le fece capire che era ora di andare. Brenda a malincuore lasciò il capezzale di Malcom. Ma una gioia inesplicabile le riempiva il cuore. Era innamorata, ora sapeva davvero cosa si provasse e il cuore quasi le esplose di felicità. Non poteva aspettare oltre così si diresse verso uno dei telefoni a gettoni dell’androne dell’ospedale e compose un numero che sapeva bene.
Il telefono squillò nella casa silenziosa. I due amanti si riscossero a fatica:
 
- Dio, ma che ore sono?
- Sono appena le 6 del pomeriggio. Fammi rispondere.

Becky si districò dal corpo di Richard, che si appoggiò al gomito per osservarla.
 
- Pronto. Bibi! E' successo qualcosa a te o Malcom?
- No no, Malcom sta bene e anche io. Ma qualcosa è successo!
- Ma chi è?
- Zitto, è tua sorella

Rispose Becky coprendo la cornetta con una mano. Richard si era avvicinato e le stava baciando il collo.
 
- Ma ti ho disturbato. C'è qualcuno con te?
- No, no - Becky cercò di scrollarsi di dosso l'uomo - che dici. Che succede, perché mi hai chiamato?
- Perchè ho capito Bibi. Ho capito che sono perdutamente, profondamente, perfettamente innamorata! E dovevo dirlo a qualcuno o sarei esplosa dalla felicità.

Becky allargò le labbra in un sorriso, mentre alzava gli occhi verso l’alto. Con una mano cercava di tenere a bada l’uomo che le stava accarezzando una coscia.
 
- Brenda ma è magnifico! Sono tanto contenta per te; dove sei, ancora in ospedale? Va a casa adesso. Ci sentiamo domani, si. Ti voglio bene Bibi!

Mise giù il telefono con una risatina mista a un sospiro. Richard la guardò interrogativo:
 
- Allora che voleva?
- Tua sorella si è accorta di essere innamorata.
- Finalmente! Era rimasta l'unica a non averlo ancora capito. E ora vieni qua...non abbiamo ancora finito io e te!

L'attirò di nuovo sul letto, mentre Becky rideva.


 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: cassiana