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Autore: Restart    12/07/2020    0 recensioni
Caterina vive il suo grande amore con Stefano. Lo sa, è certa che passerà il resto della sua vita al suo fianco. Ma lui se ne va troppo presto. Caterina si sente affondare in una spirale di dolore che rischia di risucchiarla completamente, se non fosse per l'aiuto di Andrea. Insieme cercheranno di affrontare la vita dopo la perdita di Stefano.
Secondo capitolo della serie "Per le vie di Firenze". Trovate la prima parte sul mio profilo.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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15 dicembre 2015
Caterina stava fissando un punto indefinito davanti a sé. Gli occhi erano spenti, stanchi, stanchissimi per la solita litania che Maria, sua suocera, attaccava un giorno sì e l’altro pure. Ormai era una forma che si era consolidata, ma che Caterina non reggeva più. Per l’ennesima volta ringraziò Stefano per averla tenuta il più lontano possibile da lui e dalla famiglia che avevano costruito insieme. Alza gli occhi al cielo per pochi secondi. Stè, aiutami, pensò mentre lei blaterava a proposito di una recensione su una rivista che aveva letto. Il libro di Stefano, il terzo e ultimo, era uscito da due settimane e ancora Maria non si era data pace. Non se la sarebbe mai data, pensò Caterina. Quello che aveva fatto il figlio era troppo riprovevole. Troppo, per una famiglia come la loro.
«Sei una zoccola, una malafemmina: non hai saputo proteggere mio figlio, che hai fatto in questi anni, eh? Oltre che a traviarlo, siamo chiari. Mio figlio non è stato più lo stesso. Me l’hai rovinato». A quel punto Caterina si sentì in dovere di ribattere. «Maria, Stefano era un uomo adulto e capace di intendere e di volere. Le ha volute lui quelle pagine, lui ha voluto pubblicare quel libro»
«Ma che vai dicendo? Lui non può volere niente, sei tu che vuoi sciupare la memoria di Stefano, zoccola!». Caterina non ce la faceva più. Se l’era sentito ripetere centinaia di volte, eppure quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Basta Maria, basta. Sono stanca delle tue chiamate, stanca delle tue minacce. Vieni qui, confrontati con me, se hai il coraggio. Non telefonarmi più» chiuse la chiamata prima che l’altra potesse dire una parola. Si sentiva sfinita. Spezzata. Non ce la faceva più a combattere quella battaglia, non ce la faceva più a sentire quella voce tarlarla ogni giorno. Le faceva mettere in dubbio tutta la sua vita, il suo matrimonio, suo figlio, il suo amore per Stefano e tutto quello che lui le aveva fatto promettere, in primis quel libro per cui lei andava così fiera. Anche Stefano ne era molto orgoglioso, ne era sicura.
Le sue amiche la raggiunsero quando cercava di ricacciare dentro le lacrime di sfinimento. Non poteva cedere. Quel giorno era solo per Mia, per il suo abito, per il suo matrimonio. Lei non poteva cedere. «Tutto bene Cate?» lei accennò un mezzo sorriso e propose di continuare, di raggiungere il negozio.
Si lasciò inebriare da quel poco di spumante che si era fatta versare, dal bianco che la circondava e facendole venire in mente quel vestitino svolazzante che era stato il suo vestito da sposa. Le fece venire in mente quel giorno troppo caldo di settembre, quel municipio senza condizionatore, la felicità incontrollabile. Le venne in mente lo sguardo che le riservava Stefano: brillante, luminoso, pieno d’amore. Si rese conto che quello sguardo Stefano non l’aveva mai abbandonato. Mai. Caterina al ricordo di quel giorno divenne improvvisamente più felice, più leggera.
*
Un rumore gracchiante interruppe la conversazione con Viola. Prese il cellulare: Andrea. Il suo cuore improvvisamente sprofondò: aveva paura di quello che avrebbe potuto dirle. Aspettò qualche secondo prima di rispondere. Uscì fuori, col cellulare stretto al petto e i muscoli tesi talmente tanto da rendere i suoi movimenti meccanici, finti.
«Caterì, sto arrivando a Firenze. Incontriamoci subito» la voce profonda dell’uomo non aspettò che lei dicesse qualcosa. Era sferzante, tagliente, come una lama.
«Proprio ora?» il suo tono tradì la tensione che scorreva in lei. Sapeva che lui a Firenze non poteva significare niente di buono.
«Non posso aspettare» la voce di Andrea si era addolcita, capendo che la sua precedente uscita era stata a gamba tesa. Caterina non chiese altro. Inventò una scusa per le sue amiche e si allontanò a grandi passi.
   
 
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