Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Lacus Clyne    12/07/2020    4 recensioni
Una notte d'inverno. La città che non dorme mai.
Un'ombra oscura al di là della strada, qualcosa di rosso. Rosso il sangue della piccola Daisy.
Kate Hastings si ritrova suo malgrado testimone di un efferato omicidio.
E la sua vita cambia per sempre, nel momento in cui la sua strada incrocia quella di Alexander Graham, detective capo del V Dipartimento, che ha giurato di catturare il Mago a qualunque costo.
Fino a che punto l'essere umano può spingersi per ottenere ciò che vuole? Dove ha inizio il male?
Per Kate, una sola consapevolezza: "Quella notte maledetta in cui la mia vita cambiò per sempre, compresi finalmente cosa fare di essa. Per la piccola Daisy. Per chi resta. Per sopravvivere al dolore."
Attenzione: Dark Circus è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera! Ecco la prima parte del secondo capitolo. In genere i capitoli sono molto lunghi, pertanto, li dividerò per agevolare la lettura. Tra primo e secondo c'è un timeskip e Kate è finalmente approdata in Dipartimento. In più, nuovi personaggi in arrivo. Spero di poter leggere qualche opinione in merito alla storia. Buona lettura!



II ◊

 

 

 

 

 

 

Il primo giorno di lavoro è qualcosa di sacro. Sancisce un momento fondamentale nella vita. Via le incertezze. Da quel momento in poi scenderai a patti con quello che comunemente si definisce “senso di responsabilità” e per questo motivo, non dovrai avere esitazioni d’alcun tipo. O almeno, quelle erano state le parole di mio padre quando gli avevo annunciato che avrei preso servizio due giorni più tardi. Controllai ancora una volta il mio badge nuovo di zecca, recante i miei dati personali e professionali:

 

 

Dott.ssa Katherine Hastings

V Dipartimento

Data di nascita: 21/05/1994

Residente a: Boston

Professione: Psicologa

ID: 788-5D-00091

 

 

 

Presi un bel respiro, ripensando all’in bocca al lupo di Lucy, che mi aveva calorosamente raccomandato di spaccare il mondo, e di Trevor, che causa conferenza di lavoro, si trovava a New York, e che un po’ più realista, mi aveva ricordato di fare attenzione. D’altro canto, tra noi due era quello che aveva preso peggio la mia decisione di entrare in Polizia. Nonostante l’avessi rassicurato sul fatto che il mio lavoro sarebbe stato d’ufficio, fondamentalmente, il fatto che potessi avere a che fare ancora una volta con un mondo da cui aveva cercato di tenermi lontana, era di per sé una grande preoccupazione. Dopo la notte in cui Daisy Ross fu uccisa, rimasi in allerta nell’attesa della notizia della cattura del suo assassino. Ma quella notizia non arrivò mai. E decisa più che mai a fare giustizia, una volta conseguita la specializzazione in Psicologia Criminale, scelsi la strada dell’investigazione. Trevor si era opposto, inizialmente, considerando la mia indole ostinata e consapevole dei rischi che sarebbero derivati dalla mia scelta, che pensò bene di elencarmi al culmine di una discussione conclusasi con un “Va’ al diavolo” da parte della sottoscritta e un “Se prendi quella strada sarai tu ad andarci per prima” da parte sua e una settimana di muso lungo per entrambi. Alla fine, comunque, avevo deciso per me, e così, dopo studio e apprendistato, ero giunta davanti alla vecchia centrale in mattoni del V Dipartimento, pronta ad affrontare il mio primo giorno di lavoro.

Quando varcai la soglia, imponendo al mio cuore ballerino di starsene al suo posto, fui investita dai ricordi della notte in cui mi ci recai per la prima volta. Quattro scrivanie piene di fascicoli, alcune con effetti personali, foto per la maggiore, di agenti che avevano famiglia, librerie a muro e attaccapanni, al piano basso. Poi sette scalini e un piano rialzato. Sulla destra, la scrivania estremamente personalizzata di Jackson Norton. Salutai i tre agenti in servizio in quel momento. Un uomo di circa quarant’anni, dallo sguardo curioso, Daniel Jones. Una donna a occhio e croce non ancora nella trentina, capelli color rame, mossi e raccolti in un alto chignon laterale, Alexis Williams. Un’altra donna, più grande, all’incirca sui trentadue o trentatré anni, lunghi capelli di un nero brillante e occhi ambrati dalle ciglia ben messe in evidenza da un generoso strato di mascara, che si voltò verso di me con un sorrisetto divertito sulle labbra carminio. A giudicare dal fatto che non indossava un’uniforme, ma camicia beige e pantalone nero, non era una degli operativi.

– Tu sei? – chiese, agitando il foglio che aveva tra le mani come fosse un ventaglio. Feci per presentarmi, ma fui interrotta.

– Kate! –

Mi voltai di colpo verso la voce familiare e incredibilmente su di giri, proveniente dal piano sopraelevato, sorridendo nel riconoscere Jace. Era trascorso poco più di un anno da quando l’avevo conosciuto e non era affatto cambiato, fatto salvo che per un modo di vestire un po’ meno da ragazzino e più adatto alla sua età, tra gilet e pantaloni neri con la piega. Per il resto, era sempre il solito.

– Jace Norton! – esclamai, felice. Jace scese di corsa fermandosi a un passo da me, con aria incuriosita.

– Ma tu guarda! Quindi sei tu la nuova strizzacervelli… chi l’avrebbe mai detto! Ora che ci penso, avevo letto il tuo nome, ma non lo associavo al cognome… sai, ho una buona memoria fotografica, ma non sono bravo a ricordare nomi e cognomi. Allora, sei ancora fidanzata? – disse, tutto d’un fiato.

Quel ragazzo era davvero divertente. Ed era quello che mi ci voleva per stemperare la tensione. Annuii, picchettando le dita sul suo braccio.

– E tu sei ancora single. –

– Ahimè. Non mi vuole nessuno. Nemmeno Alexis, renditi conto. Sono condannato a passare la mia vita solo, confinato davanti a un PC, sottopagato e soprattutto, alle dipendenze di quello schiavista mascherato da bel tenebroso. – riprese, per poi voltarsi verso la donna a cui stavo per presentarmi poco prima. – Dici che lei può compiere il miracolo? – domandò. La donna si mise a ridere, poi ci raggiunse. Era piuttosto alta, anche escludendo i tacchi. Deglutii nel sentire il suo sguardo addosso, così cercai di sviare il discorso.

– Il bel tenebroso schiavista sarebbe il detective Wheeler, vero? – chiesi. Entrambi si scambiarono uno sguardo dubbioso, mentre Jones e Alexis ridacchiarono sotto ai baffi. Perfetto, avevo ufficialmente cominciato a inanellare figuracce. La donna mi posò la mano, curatissima e fresca di manicure, sopra la spalla, poi si voltò verso il palchetto.

– Alexander! Sembra che Maximilian rimanga più impresso di te. –

Raggelai, sollevando lo sguardo verso il palchetto. Alexander Graham, mani appoggiate alla balaustra di legno, maglione a collo alto grigio scuro, pantalone nero ed espressione perennemente compassata, ci stava osservando. Non riuscivo a descrivere le sensazioni che provavo in quel momento. Solitamente non ero tipo da provare particolare soggezione. Non che riuscissi a eluderla, certo, ma ero piuttosto brava a rigirare le situazioni in mio favore se volevo. Ma Graham sembrava quel tipo di persona capace di scrutarti nell’anima con un solo sguardo. Anzi, no. In quel momento era quel tipo di persona capace di farti sentire un’idiota anche solo con uno sguardo. Il che non era decisamente una bella cosa. Ero rimasta piuttosto colpita la notte in cui l’avevo visto per la prima volta. Aveva l’aria di un uomo più grande dell’età effettiva, fissato col lavoro e i suoi metodi non erano esattamente ortodossi, tanto che, ricordai, era stato estromesso dall’indagine in corso per insubordinazione. Era piuttosto strano immaginarlo sbroccare, dal momento che non sembrava affatto il tipo di persona che lasciava trasparire le proprie emozioni.

– Lo sta fissando… – sussurrò Jace, costringendomi a riprenderlo.

– Niente affatto! S-Salve, detective Graham. Sono Katherine Hastings e da oggi prendo servizio. – dissi, sperando di risultare convincente. Dannazione, dovevo farmi prendere dall’emozione proprio in quel momento? Graham assentì.

– Benvenuta. Come vedi siamo alle strette, per cui dovrai arrangiarti a dividere un ufficio. –

Annuii, mentre Jace si sfregò le mani con aria compiaciuta.

– Stai con m--

– Con me. Tu hai bisogno di compagnia, io di qualcuno che lavori. Vieni, Hastings. – riprese Graham, stroncando il povero Jace che si ritrovò ben presto a rivolgergli muso e occhiataccia. Gli detti una pacca sulla spalla. – Devo preoccuparmi? – chiesi. Jace mi guardò di nuovo, poi sospirò.

– Katie, se riesci a sopportarlo anche solo una giornata, sappi che avrai tutta la mia simpatia. – disse, convinto.

– Pensavo di avercela già. – borbottai, nel congedarmi per raggiungere Graham, che mi aspettava nell’ufficio, mentre Jace e la donna ancora senza nome tornavano a parlottare. Alle mie spalle, puntualizzai mentalmente.

Quando fui da Graham, ritrovando in quell’ufficio la stessa essenzialità di un anno prima, con l’esclusione, stavolta di un paio di piante da sala vicino al divanetto in pelle e delle sedie nere lucide, al posto delle vecchie in ferro. Tolsi il mio Woolrich Lafayette blu scuro, tenendolo tra le braccia, in attesa. Graham raggruppò i fascicoli sulla sua scrivania, liberandola.

– Si sta spostando? Perché se è così non ce n’è bisogno… –

Graham inarcò il sopracciglio. – Sto facendo un po’ d’ordine. Dovevo sistemare queste pratiche, ma non ho avuto ancora il tempo di farlo. – rispose.

Sbuffai, pensando che era già la seconda volta che fraintendevo le sue intenzioni. E per fortuna che dovevo essere in grado di capire i pensieri della gente.

– Ha bisogno d’aiuto? – domandai.

Senza farsi troppi problemi, Graham si affacciò nuovamente alla porta.

– Jace. Porta qui una scrivania e quando hai finito, cataloga questi fascicoli. – ordinò.

Schiavista. Deglutii nuovamente, quando si voltò verso a guardarmi. In lontananza, i mugugni di protesta di Jace mi fecero capire che doveva esserci abituato. Graham mi passò un documento. Posai il cappotto sul divanetto e lo raccolsi.

– Devo catalogarlo? – domandai, perplessa, suscitandone altrettanta perplessità.

– No, Hastings. È il tuo primo caso. Ho bisogno di un profilo. – rispose.

Rimasi qualche istante a riflettere sulle parole che Jace mi aveva rivolto pochi istanti prima. Sopportare Graham. Il punto non era tanto se fossi io in grado di sopportare Graham, ma quanto sarei stata in grado di sopportare la mia incapacità di comprendere quell’uomo.

– Hastings? –

Stampai in faccia il sorriso più cordiale che avevo in quel momento, per quanto possibile e annuii.

– Provvedo immediatamente. –

Graham annuì di rimando, per poi tornare alla sua scrivania, mentre io, prendendo posto sul divanetto, mi accinsi alla lettura del fascicolo. In quel momento, la donna di cui ancora non conoscevo il nome, fece capolino, agitando la mano a mezz’aria. Mi sorrise divertita, augurandomi un in bocca al lupo senza voce, poi si rivolse a Graham.

– Lex, hai un secondo per me? –

A guardarli, pensai che dovessero essere coetanei. E per giunta, dovevo riconoscere che sembravano belli insieme. Considerando poi che lei lo chiamava per diminutivo, dovevano avere trascorsi di qualche tipo.

– Veloce, Selina. –

Selina. Quel nome mi ricordò immediatamente Cat Woman. Trattenni una risatina pensando a quando avrei raccontato a Trevor, grande fan della trilogia di Nolan, che avevo conosciuto una donna con il nome della gatta ladra.

– Ho l’esito che mi avevi chiesto. –

Graham alzò gli occhi verso Selina. Improvvisamente, in quello sguardo vidi la stessa scintilla che avevo scorto tre anni prima. Il cuore mi batté più forte.

– Penso possa essere il Mago. –

Il Mago. Rabbrividii al sol sentirlo. Graham mi lanciò un’occhiata veloce, per poi guardare nuovamente Selina.

– Ma è confidenziale. Non fare di testa tua stavolta. E tratta bene la nostra nuova ragazza. – disse, cambiando tono nel rivolgersi a me, che concentrata com’ero su quella rivelazione, mi sentii a disagio. Ci lasciò nel vedere Jace, aiutato da Jones, pronto a far entrare la mia nuova scrivania. Incrociai gli occhi di Graham e mi resi conto di cosa intendesse Trevor quando mi diceva di fare attenzione. Doveva averlo intuito molto prima di me. Ad avere a che fare con l’inferno, prima o poi ci si finisce dentro. E doveva essere proprio quello che era accaduto ad Alexander Graham.

Trascorsi buona parte della mattina immersa nello studio del caso che Graham mi aveva affidato. Niente di particolarmente speciale, considerando il materiale che avevano raccolto. Un rapinatore seriale abile nella fuga, al punto da averla fatta franca in almeno cinque occasioni. Prendeva di mira piccole botteghe nella circoscrizione di pertinenza del V Dipartimento perlopiù, caratterizzate dall’assenza di sistemi di sorveglianza video. A giudicare dalla padronanza di movimento, doveva essere un residente della zona e considerando il fatto che i furti erano di entità modesta, avevo ipotizzato che fosse più interessato a mettere da parte un gruzzoletto, forse per procurarsi qualcos’altro. Però era troppo attento alla pianificazione per fare abuso d’alcool o di droghe.

Mentre prendevo appunti, Jace ci comunicò la presenza di tafferugli studenteschi degenerati a pochi isolati da noi. Immaginai che per qualcosa del genere non ci sarebbe stato bisogno di intervenire, ma Graham, sollevando gli occhi dal laptop, fu di diverso avviso.

– Mocciosi perdigiorno. Non sanno nemmeno protestare senza spaccarsi la testa. – borbottò, lasciando perdere la sua momentanea occupazione per richiamare la squadra. Mi alzai quando lo vidi passare. – Non c’è bisogno che venga anche tu. Piuttosto, hai finito con quel profilo? – domandò, indossando un pesante trench nero.

– Non ancora. Ho bisogno di qualche altro elemento. – risposi. Non che morissi dalla voglia di vedere un’orda di studenti intenti a fare casino, evento al quale peraltro avevo assistito in occasione di una festa finita male durante il mio primo anno di università, ma dovevo ammettere che ero curiosa di vedere il signor schiavista mascherato da bel tenebroso alle prese con quei ragazzi. Purtroppo, il capo aveva sentenziato e a fargli compagnia sarebbero stati soltanto Alexis e Jones.

Quando furono andati via, ne approfittai per raggiungere Jace, impegnato a catalogare al pc le pratiche, così come gli era stato ordinato da Graham.

– Schiavista, eh? Io ci avrei aggiunto anche esaurito. – dissi, osservando il pc. Jace ridacchiò sotto ai baffi, apprestandosi a concludere.

– Benvenuta a bordo, Kate. Eh sì, è decisamente un esaurito. – mi fece eco, archiviando il file creato e voltandosi verso di me. Il sorriso divertito sul suo volto era decisamente l’ideale in quel momento. Avevo davvero bisogno di rilassarmi per qualche momento prima di riprendere il filo del discorso.

– Raccontami di questo posto. Della squadra… ora che ci penso, non ho visto il detective Wheeler. Non è di turno oggi? – chiesi, stiracchiandomi, non senza aver notato un momentaneo tremolio tra le sue sopracciglia seminascoste dalla frangia.

– A dire il vero, Wheeler non è più dei nostri. – rispose, con una leggera nota di biasimo. Immaginai di dover star zitta, ma in realtà, considerando i trascorsi burrascosi tra lui e Graham, la faccenda mi incuriosiva.

– Non mi dire, lui e Graham non andavano d’accordo. E questo l’avevo capito. –

Jace fece spallucce. – Sei davvero sicura di voler sapere tutto? Perché una volta ascoltato quello che avrò da dirti, non potrai più tornare indietro. – disse, incupendosi tutto d’un tratto.

Deglutii. – Detto così sembra che tu abbia intenzione di raccontare un horror scabroso. –

– Non sto scherzando. Quel che è accaduto tra quei due è una faccenda seria. Drammatica per certi versi. Di sicuro, neanch’io potrei scherzare su una cosa del genere. –

Il fatto che il suo tono fosse assolutamente fermo e compunto, completamente diverso dal modo in cui la nostra conversazione era cominciata, mi fece intendere che fosse sincero. Mi avvicinai, annuendo. – Ti ascolto. Raccontami tutto. –

Jace strinse gli occhi. Sentivo l’ansia dell’attesa mista alla curiosità. Che diavolo poteva essere successo? Forse il caso a cui stavano dietro aveva la sua parte di importanza. Magari avevano avuto talmente tanti scontri che non potevano più lavorare insieme. Attesi ancora. Jace prese un sospiro, poi mi scoccò le dita sulla fronte, recuperando in un attimo l’aria giocosa e scoppiando a ridere. – Accidenti, Kate! Sei davvero una credulona, eh? –

Avvampai, punta nell’orgoglio. – N-Non ho detto niente! – mi giustificai di rimando mentre il mio stupido collega continuava a sghignazzare.

– No, ma il tuo atteggiamento era quello di chi si sarebbe bevuto qualunque cosa. Quindi ho preferito non insistere. –

Affilai lo sguardo, rendendomi conto che aveva ragione. – Ti hanno mai detto che potresti darti alla recitazione, Jace Norton? –

Smise di ridere, ma mi fece l’occhiolino. – Tesoro, avrei potuto fare mille cose nella mia vita, ma ho deciso di fare quella più strana. E comunque non è male. –

Scossi la testa, pensando a quanto fosse strano quel ragazzo. – Torno al mio profilo. Non vorrei mai che qualcuno pensasse che ho battuto la fiacca. – annunciai, tornando verso l’ufficio.

Jace sorrise, poi mi richiamò. – Ah, Katie. Comunque siamo una squadra di matti, ma ci vogliamo bene. Non dirlo al capo, però, non gli piace sentirsi parte di un gruppo. E in ogni caso, è meglio se eviti di nominare Wheeler in sua presenza. Diventa di pessimo umore. –

– Più di quanto lo sia di solito? – Sospirai, perplessa. – Neanche gli avesse rubato la ragazza. – borbottai.

A giudicare dall’espressione sorpresa, stavolta dovevo averci preso. – Gli ha rubato la ragazza? Davvero? –

Capii di aver ragione quando si voltò dandomi le spalle e sollevando le braccia. – Io non ho detto niente, eh? E comunque, fuochino. La prossima volta ti do un altro indizio, detective. –

Feci spallucce. – Tirchio. – lo apostrofai, tornando al mio lavoro, più curiosa che mai.

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Lacus Clyne