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Autore: Felpie    12/07/2020    3 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Perdono si quel che è fatto è fatto io però chiedo
Scusa regalami un sorriso io ti porgo una
Rosa su questa amicizia nuova pace si
Posa perdono
Con questa gioia che mi stringe il cuore
A quattro cinque giorni da Natale
Un misto tra incanto e dolore
Ripenso a quando ho fatto io del male
E di persone ce ne sono tante
Buoni pretesti sempre troppo pochi
(Tiziano Ferro - Perdono)


 
“E che cosa hai fatto dopo?”

“Che altro potevo fare? Gli ho detto che mi aveva fatto prendere un colpo e l’ho buttata sul “mi hai fatto rovinare la cena”. Non potevo certo dirgli che pensavo fosse davvero bello”

“Quindi pensi che sia davvero bello?”

A queste parole, Merlino fulmina con lo sguardo Lancillotto. Hanno appena finito le lezioni e stanno aspettando l’arrivo degli altri tre ragazzi per andare a bere qualcosa insieme prima di cena e il moro è esploso ad un semplice “come va”: doveva raccontare a qualcuno quello che gli era successo il giorno prima.
Non che fosse successo niente, come continua a ripetersi, ma non è da persone normali e razionali far cadere la cena solo perché il coinquilino ha deciso di bersi una birra mezzo nudo.

“Non penso che sia bel… non è questo il problema!” esclama Merlino, sentendo già le guance scaldarsi.

“E allora qual è? Veramente, fare la parte di Gwen in questo momento è davvero difficile”

“Il problema è che ho appena fatto in tempo a dirgli che i gay non saltano addosso ad ogni maschio che respira e già mi sento il latte alle ginocchia solo perché quel somaro gira senza maglietta in casa. In casa sua” specifica Merlino “E per il fatto che io sono fidanzato da tre anni”

“Sono assolutamente convinto che Gwen o Freya in questo momento ti sarebbero molto più utili di me, lo sai, vero?”

“Non posso dirlo a loro! Quindi tu dovrai mantenere il mio segreto, come hai tenuto per te il fatto che ero gay quando ancora nessuno lo sapeva”

“Esattamente, qual è il segreto che dovrei mantenere?” Lancillotto sta davvero faticando a star dietro ai pensieri dell’amico, che è talmente agitato che non smette di gesticolare.

“Che per un attimo, ma solo per un attimo, ho pensato che Artù sia un bel ragazzo e mi sono temporaneamente dimenticato di essere fidanzato” Merlino è così agitato che non si accorge nemmeno di risultare assolutamente incomprensibile al povero Lancillotto, che sta cercando di fare del suo meglio.

“Sì, ma, oggettivamente parlando, Artù è davvero un bel ragazzo. Non mi sembra un segreto poi così grande…”

“Non devi dirlo a nessuno, Lancillotto. A nessuno, capito? Gwen mi psicanalizzerebbe all’istante e Gwaine e Freya insulterebbero Will e mi direbbero di lasciarlo per Artù”

“E non pensi che potrebbe essere forse…?”

“La scelta giusta? No, non lo è. Punto primo, Artù non è gay. E poi è una scelta totalmente sbagliata, come lanciarsi da un burrone senza paracadute, sperando di non farsi troppo male spiaccicandosi al suolo. È una scelta assolutamente da non fare. Sistemerò le cose con Will, ormai ci conosciamo da troppo perché io non sappia come fare”

“Stai parlando di…?” mormora l’amico, un po' a disagio – dopotutto, tra loro, di quelle cose non ne parlano mai.

“NO! Ma cosa hai capito… no, no, semplicemente so cosa piace a Will e posso trovare un modo per farmi perdonare”

“Ma perdonare di cosa, esattamente? Di aver sbavato mezzo secondo dietro ad Artù nudo?”

“Per non essere stato presente nell’ultimo periodo e per non avergli fatto sentire il mio affetto. Probabilmente è per questo che ha dato di matto alla tua festa e che non facciamo altro che litigare” o almeno, è quello che la mente di Merlino è riuscita a trovare come giustificazione per il comportamento del ragazzo nell’ultimo periodo. Anche quella mattina era stato strano, augurandogli buongiorno come non faceva da mesi… era evidente che stava provando a riavvicinarsi e Merlino doveva mettercela tutta per ricambiare la cosa e fargli sentire la sua vicinanza.

“Merlino… tu sei stato presente per Will nell’ultimo periodo. Tu sei sempre presente per lui, è lui che non è contento di come sei tu e che vorrebbe che lo venerassi come lui venera te”

“Sono sicuro che queste vacanze di Natale ci serviranno per sistemare il nostro rapporto e ripartire l’anno prossimo più carichi che mai”

“Dovresti davvero concentrarti su anatomia, Merlino, e smetterla di pensare sciocchezze simili”

Il moro guarda l’amico, prima di sbuffare, un po' divertito “Quando fai la Gwen della situazione sei davvero insopportabile, Lancillotto. E ti prego, parliamo di qualsiasi cosa ma non di anatomia… ne parlo già a sufficienza con me stesso, senza bisogno del tuo aiuto. Tra un po' ne esco matto”

L’altro scoppia a ridere “Tu sei davvero incontentabile, Merlino”

E questa conversazione – per quanto sia stata più un monologo che un vero e proprio dialogo – aiuta parecchio Merlino, perlomeno nel decidere come comportarsi nei giorni successivi e con l’avvicinarsi delle vacanze: si è ripromesso di ricucire quel rapporto lacerato con il fidanzato, quindi si mette d’impegno per concentrarsi sulle due cose importanti della sua vita in quel momento, Will e l’anatomia.

E sì, si sente contento quando Will dimostra di apprezzare le sue sorprese sul lavoro e i suoi messaggi la mattina, con baci dolci e carezze affettuose, ma ogni tanto, mentre Artù gli legge il giornale o quando guardano un film, Merlino si ritrova a chiedere come sarebbe baciare lui, scuotendo la testa un attimo dopo e maledicendosi per simili pensieri. E gli fa piacere che il fidanzato lo vada a prendere a lezione e che facciano lunghe passeggiate, ma quando Artù torna a casa e gli porta le caramelle non si accorge nemmeno del sorriso che gli va da un orecchio all’altro.

Ed è convinto di crollare appena uscito dall’esame di anatomia, totalmente confuso e incapace di dare un giudizio su come sia andato, ma il suo coinquilino è lì ad aspettarlo con la moto – Will è ancora al lavoro – e gli dice che vuole portarlo a festeggiare al pub. E lui ci prova davvero a dire che non ha voglia di festeggiare perché non sa minimamente se l’ha passato o no, ma Artù non vuole sentire ragioni e, senza nemmeno accorgersene, Merlino si ritrova davanti ad un boccale di birra e alla faccia sorridente di Parsifal.

Vengono raggiunti anche da Morgana e Leon, che finalmente il moro riesce a conoscere: è un ragazzo simpatico e ride di continuo insieme ad Artù. Ma la morsa allo stomaco che Merlino sente mentre li vede scherzare insieme viene rapidamente archiviata come “ansia post-esame” e il ragazzo fa ostinatamente finta di nulla.

E il fatto che, a causa di una tormenta di neve, non può tornare a casa sua per le vacanze di Natale, non gli pesa poi così tanto come aveva immaginato: certo, non potrà vedere la madre o lo zio Gaius fino ad anno nuovo, probabilmente, ma passerà il suo primo Natale a casa con Artù – con Will, Merlino, lo passerai con Will che rimarrà qui perché bloccato al lavoro – e la cosa non gli dà più così tanto fastidio.

Che Artù sarebbe rimasto lo sa per certo e già da un bel po', perché il padre ancora non gli ha perdonato questa sua voglia di indipendenza e il lavoro come segretario. Nemmeno l’idea del figlio futuro avvocato l’ha smosso, perché è convinto che mollerà dopo poco perché troppo impegnativo o solo per fare un’altra sciocca ribellione. E quindi il biondo si è rifiutato di tornare a casa per le vacanze di Natale, preferendo rimanere a casa sua, dove ha appunto iniziato a costruire la sua indipendenza.

“Che cosa vuoi mangiare per Natale?” gli domanda Merlino, mentre fa la lista della spesa.

“Tu che mangi di solito?”

“Io?” chiede stupito il moro “Carne e patate in gran quantità”

“Allora va bene quello” Artù ha una voce stranamente poco allegra e il coinquilino si domanda se ci sia qualcosa che non va; così si alza dal tavolo e lo raggiunge sul divano.

“Va tutto bene?”

Il biondo annuisce.

“Sei sicuro? Puoi dirmelo se qualcosa ti turba” mormora Merlino senza staccargli gli occhi di dosso “Vorresti passare il Natale con la tua famiglia, vero?”

Artù non risponde.

“Guarda che è una cosa perfettamente comprensibile, eh” aggiunge quindi il moro “Solo perché sei in lite con tuo padre non vuol dire che non ti debba mancare molto”

“A te non manca la tua famiglia? Non ne parli mai”

Merlino si trattiene dal fargli notare che nemmeno lui parla molto della sua, se non per dire che suo padre è un gran tiranno, e si limita a scrollare le spalle “Mi manca, certo. E anche se è parecchio tempo che non vivo a casa mia ne sento la mancanza ogni giorno. Ma ormai sono innamorato di questa vita e non tornerei nella mia cittadina”

“Da quanto vivi lontano da casa?”

“Da quando ho iniziato il liceo” racconta il moro “Ho vinto una borsa di studio per stare in un dormitorio studentesco e quindi sono sempre tornato a casa poche volte, a Natale e nell’estate. Ultimamente le visite si stanno riducendo davvero parecchio, però”

“Perché?”

“Perché la mia vita è qui” spiega paziente Merlino “Perché ho i miei amici, la mia casa e la mia università. Ma uno si costruisce la sua vita con calma, non puoi pretendere di andartene da un giorno all’altro da casa tua e non sentirne la mancanza”

“Dici che dovrei tornare per Natale?”

“Dico che è una cosa che devi decidere tu, io non posso sapere come ti senti a riguardo. Però aggiungo che sei fortunato e che puoi tornare a casa anche all’ultimo momento, senza particolari preavvisi o viaggi da prenotare, quindi hai tutto il tempo di deciderlo”

Artù incastra lo sguardo negli occhi di Merlino e lo guarda profondamente, immerso in chissà quali pensieri; il moro, però, non si sente a disagio, nonostante la vicinanza e nonostante l’intensità dello sguardo di Artù. Si sofferma invece a pensare che ha davvero degli occhi ammalianti: tutto in Artù lo è, dal sorriso quando è stanco allo sguardo furbo di quando ha combinato qualcosa e non lo vuole dire.

“Sai che c’è?” esclama dopo un po', con un tono decisamente diverso dal precedente “Non ci torno a casa, rimango qui con il mio coinquilino che senza di me non sopravvivrebbe un giorno”

Merlino sorride “Guarda che sei tu che non sai cucinare, asino”

“Sì, ma tu senza di me non ti sai divertire” e il moro non può ribattere a questa cosa perché è vero che da quando c’è Artù in casa lui si diverte molto di più. Più di quanto si divertiva con Lancillotto – nonostante lui sia il suo migliore amico e adori stare in sua compagnia – più di quanto si diverte con Freya quando è ubriaca, più di quanto si divertirebbe probabilmente con chiunque. E il continuo punzecchiarsi ed insultarsi per poi tornare seri un attimo dopo non fa che migliorare questo rapporto che stanno formando e che ha un che di unico.

“Tralascio dal commentare quella che forse è la più grande idiozia uscita dalla tua bocca e ne approfitto per chiederti nuovamente cosa vuoi da mangiare a Natale” sbuffa Merlino, ma in realtà il suo cuore sta sorridendo. Può un cuore sorridere? Il ragazzo non lo sa, ma non saprebbe nemmeno come altro descrivere quella sensazione.

“Potremmo sbizzarrirci!” dichiara il biondo, con un luccichio negli occhi che fa rabbrividire il coinquilino “Potremmo chiamare Gwaine e Leon, Freya, Lancillotto, Parsifal e Gwen! E anche Will, ovviamente”

“Non facevi prima a dire chiamare tutti?” ridacchia Merlino “E che cosa dovremmo mangiare?”

“Quello che cucinerai tu, ovviamente”

“Quindi devo mettermi a lavorare il giorno di Natale, in pratica”

“Ti aiuterei io, ovviamente” ora anche il sorriso di Artù è inquietante e Merlino è davvero spaventato all’idea di vederlo anche solo avvicinarsi ai fornelli, ma il pensiero di un Natale così allegro lo fa divertire.

“Basta che non diamo fuoco a casa…”

“Macché! Oppure possiamo passarlo solo io e te” cambia di nuovo idea Artù “Ed invitare gli altri solo per un giorno nelle vacanze”

“Vedo che hai le idee chiare” ridacchia il moro.

“Mi verranno più chiare con l’avvicinarsi del giorno, non preoccuparti” esclama il coinquilino, prima di abbassare un po' la voce “Però sarebbe un… costruirci le nostre tradizioni natalizie, ecco”

Merlino lo guarda “Lo sai che una tradizione è tale solo se viene fatta più volte, vero?”

E quando il biondo scrolla le spalle e risponde semplicemente “vorrà dire che passeremo più Natali insieme”, il giovane medico sente un’altra morsa allo stomaco – l’ennesima, in compagnia di Artù – a cui questa volta non sa proprio dare un nome.

Ma, per la miseria, non la dovrebbe sentire. Anche se è una cosa così piacevole, anche se lo fa sentire così bene, non dovrebbe provare una sensazione del genere con Artù, il suo coinquilino, l’asino reale, l’idiota a tempo perso. Dovrebbe provarlo per Will, il suo ragazzo. Merlino ha urgente bisogno di provarla con lui, prima che il suo cervello combini picche con quadri e ottenga un bel casino ed un mal di testa da manuale.

Non sa come, quindi, ma si ritrova sulla bicicletta e di certo ha superato il supermercato dove va a fare la spesa di solito e la strada è fastidiosamente simile a quella per andare al bar dove lavora Will; le sue gambe si stanno muovendo da sole e la mente di Merlino registra dove si trova solo quando è partito da parecchio. E allora tanto vale andare fino in fondo e salutare il suo ragazzo, o avrà preso un freddo cane in bicicletta per nulla.

Parcheggia la bici, ripetendosi che si sentirà meglio una volta che avrà visto Will e disperso quei dannati dubbi – che ormai lo stanno assalendo sempre più spesso, ma a cui preferisce non fare caso – e apre la porta del locale. Lo incuriosisce un po' il fatto che lui non sia lì, visto che è sempre dietro al bancone, ma saluta educatamente il capo e gli chiede dove sia; l’uomo gli fa cenno di andare sul retro.

“Magari è in pausa” pensa il moro, avviandosi verso la piccola porta di legno vecchio che conduce ad un piccolo cortile esterno.

Sente la voce di Will prima ancora di abbassare la maniglia, una risata che è da molto che non sente più, non così sguaiata e piena di vita comunque. E il sorriso che si ritrova davanti, quando varca la soglia lo spiazza all’istante, perché è rivolto ad un ragazzo che non conosce e che ora sta baciando Will – il suo ragazzo – dolcemente e senza farsi troppi problemi.

Come reagire ad una situazione del genere Merlino sicuramente non lo sa. Non ne ha proprio la minima idea e non sa nemmeno quale processo biologico sia quello che gli sta prendendo a pugni lo stomaco, perché è davvero quella la sensazione che prova, ma non si ricorda di averlo letto in nessuno libro di medicina. Si accorge che sta ancora stringendo tra le mani la maniglia solo perché avrebbe davvero voglia di tirargli contro qualcosa, la prima cosa a portata di mano, solo per dire “Ehi, sono qui, sono il tuo ragazzo, ti ricordi?”

E in quel momento si maledice davvero per aver pensato ad Artù in qualsiasi senso vagamente romantico, perché se Will l’avesse saputo probabilmente si sarebbe sentito come lui in quel momento. Artù… lo vorrebbe tanto vicino a lui, in questo momento. Vorrebbe un suo abbraccio. Non che si siano mai abbracciati, in realtà, più pacche sulle spalle e cose simili, ma se lo immagina come qualcosa di caldo, protettivo e molto, molto confortevole.

Chissà se Will avverte questa forte presenza di Artù – pur non essendo fisicamente lì – perché proprio in quel momento si stacca dal ragazzo, come se avesse sentito un rumore – o avesse avvertito una presenza – e i suoi occhi si spalancano quando incrociano quelli del fidanzato.

Merlino, dal canto suo, è grato a quella piccola maniglia che lo sta sorreggendo o è sicuro che sarebbe finito a terra, lungo e disteso, senza possibilità che le ginocchia lo reggessero.

“Merlino…” mormora Will, avvicinandosi di un passo. E Merlino in risposta cosa fa? Chiude di scatto la porta, come se quel semplice pezzo di legno tra loro potesse sistemare tutto e farlo tornare indietro nel tempo, come se fosse stato solo un monito del futuro di una cosa ancora non successa. Come se potesse fermare Will dal raggiungerlo, una stupida porta senza nemmeno la chiave.

E l’unica cosa che riesce a fare in quel momento è girarsi di botto, correre fuori dal locale sotto lo sguardo confuso del proprietario e andare a slegare la bici dal palo in tutta fretta. Vuole solo andarsene da lì e mettere quanta più distanza possibile da quello stupido locale.






Spazio autrice persona amante dei cliché ehilà
Ehm, ehm... ehilà? C'è ancora qualcuno? Spero vivamente di sì. Non vorrei aver perso i miei venticinque lettori manzoniani con un semplice capitolo. Lo so, è una cosa crudele, un grandissimo cliché e Merlino non se lo meritava per nulla. Ma io amo i cliché (vi prego, ditemi che qualcuno li ama come me) e quei due hanno davvero bisogno di qualcosa che li separi o nessuno prenderà mai l'iniziativa. E sì, Merlino non se lo meritava, ma preferisco considerarla come una debolezza di Will piuttosto che qualcosa nato dalla cattiveria (spero di non aver perso tutti i fan di Will in un colpo). Non vuole far soffrire Merlino, ma è evidente che nessuno dei due ce la fa più e lui è stato il primo a cedere.
Ma la buona notizia è che almeno ora Merlino ha la strada spianata per Artù! (No, non è vero, non gliela renderò così facile, ma il super coinquilino saprà davvero esser incredibile, senza essere supereroe).
Non avevo mai provato a scrivere una scena del genere, spero non sia stata troppo banale o scritta in maniera penosa. Fatemi sapere che ne pensate!
Nel prossimo episodio vedremo un battaglione schierato al fianco di Merlino, ognuno a modo suo :)
A presto,
Felpie

 
   
 
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