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Autore: Rota    13/07/2020    1 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*13. Petali – Alcuni pensieri inopportuni*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 14: Capitolo 13]









 
 

 
 
-Cocchiere, veloce come il vento!
L’uomo barbuto lo guarda un po’ sgomento, dall’alto della sua postazione.
Spia con la coda dell’occhio la persona in divisa, preoccupato di aver appena ricevuto denaro per infrangere la legge proprio davanti a qualcuno del genere.
-Non potrei andare più veloce del limite…
Leo sembra come al solito non porsi neanche il problema di cosa sia bene o cosa sia giusto fare.
Con un gran sorriso, prende altri soldi dal borsello di Arashi e glieli porge.
-Ti pago io la multa! Vai tranquillo!
La Knights gli fa il favore di intervenire: recupera il proprio denaro dalle mani ansiose dell’uomo e, con grazia e raffinatezza, le porge al cocchiere in questione, decisamente tranquillizzato dai suoi modi di fare.
-Vada più veloce possibile.
L’uomo barbuto quindi annuisce e preso il denaro li invita a entrare nell’abitacolo della sua carrozza.
Leo quasi ci salta dentro, seguito dall’altra.
La carrozza parte e si mantiene piuttosto veloce: un paio di colpi di frusta e i cavalli che la trascinano vanno spediti al galoppo, percorrendo le lunghe vie cittadine.
Notando come Leo si attacchi allo spioncino di vetro con il viso, Arashi esterna i propri dubbi.
-Come mai hai tanta fretta?
-Ho un brutto presentimento. Bruttissimo! Non posso perdere un solo secondo!
-Sai, tutta la prassi del tatuaggio richiederà diverse ore. Tempo durante il quale lo Studio Shi Valkyrie sarà vuoto.
Ma anche a quelle parole, l’ansia di Leo non si scioglie affatto.
La Knights trattiene un sospiro, che sarebbe deleterio per la situazione, e invece si obbliga a sorridere.
-Cerchiamo di essere là in fretta!
Leo si gira solo qualche secondo, per ricambiare al suo sorriso.
A quel punto, Arashi lascia andare un piccolo sbuffo di rassegnazione, perché nonostante lo stia ancora negando, ha cominciato a provare lei stessa una certa preoccupazione.
-Oggi doveva finire tutto, e invece…
-Ma finirà tutto! Ben prima della nuova alba, stai tranquilla Naru!
Arashi getta gli occhi al cielo.
La carrozza sfreccia davvero come richiesto, superando il centro e poi la periferia, immettendosi in quella parte del territorio cittadino fatta per lo più di prati e alberi. Si vede avvicinarsi sempre di più il casolare della funivia, dove il versante dolce della collina sale in alto. Una volta che i due passeggeri sono scesi, il cocchiere può tornare alla sua strada senza più dover assecondare scelte bizzarre.
Il primo istinto di Leo è quello ovviamente di andare all’entrata del casolare, ma Arashi sembra avere un’altra soluzione.
-Beh, ora dovremmo-
-Questa cosa ci impiega troppo tempo. C’è un magazzino?
Leo le lancia uno sguardo dubbioso, ma la porta sul retro del casolare, dove sono disposte in ordine una sopra l’altra le gabbie di riserva della funivia.
-Intendi questo?
-Va benissimo.
Quando si avvicina e vi sale in piedi, Leo capisce cosa intenda fare.
Si siede accanto a lei e le tiene le gambe strette in un abbraccio. Arashi lo guarda dritto negli occhi.
-Tienici ancorati alla gabbia. Rischiamo di volare via, cadere e farci parecchio male.
-Intendi che possiamo morire?
-Beh, io di sicuro non sopravvivo a un volo di venti metri.
A quel punto Leo serra di più la presa, cercando in qualche modo di reggersi anche allo schienale della gabbia. Sa cosa succederà ora, anche se non lo vede.
Arashi posiziona le braccia lungo i fianchi, inizialmente. Il suo tatuaggio comincia a brillare partendo dalla punta delle dita ricoperte dal piccolo guanto scuro, poi scorrendo tutta la lunghezza delle braccia lasciate nude dalla divisa.
Le sue braccia quindi si alzano incrociandosi sopra la sua testa e poi si muovono, creando mulinelli immaginari nell’aria. Quando si sporge in avanti per inclinare un poco la gabbia, l’aria al suo comando si insinua sotto la struttura di metallo e riesce a sollevarla, sempre più in alto.
A gran velocità, la gabbia e i suoi passeggeri salgono tutto il pendio della collina dei Valkyrie.
 

 
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Art by Nico

 

Con il ditale, mescola il composto con attenzione, in modo da renderlo appena più liquido e amalgamato.
Una volta fatto questo, lo appoggia sul carrellino degli strumenti e immerge la punta acuminata della spina nel vasetto dell’inchiostro. Alza quindi il braccio stanco, portando la mano al petto dell’uomo per incidere un altro tratto.
Tiene la pelle il più piatta possibile, in modo da facilitare il processo. Entrambe le mani dell’altro Shi sono ai lati dell’Origine destra, stanno posizionando al meglio i propri lunghi aghi nella sua carne attraverso i quali riesce a esercitare la propria capacità: le increspature dei tratti, e quelle violente mutazioni nate dalla corruzione del tatuaggio e del qi, si riallineano lentamente secondo il suo preciso comando. Shu dà un solo sguardo sfuggente al tatuaggio brillante di Kanata, sul dorso destro; le sue palpebre sono così pesanti.
Sembra tutto ancora sospeso, come le braccia di Madara nell’aria. I suoi piedi toccano terra, perché i due uomini davanti a lui non facciano troppa fatica, ma nessuna delle catene che lo tengono ben fermo è stata allentata o un qualche sigillo sciolto.
Continua a soffiare con ringhi bassi, occhi socchiusi e il volto bagnato di sudore.
Shu percepisce i moti del suo cuore a ogni battito. Benché la sua mano sia ancora fasciata dal guanto, percepisce perfettamente il calore di quel corpo in agonia – percepisce persino i Poteri scorrere sottopelle, striscianti come ombre e insidiosi come il peggiore dei veleni.
Si scontrano e si incontrano, si fondono e si repellono, si sciolgono e si ricompongono. Seguono i lunghi tratti del legame che Shu ha portato in basso, verso il punto del Chakra, e in mezzo al petto, al punto della loro vera armonia. Un cammino che passa anche sopra il cuore stesso, sede di buona parte del qi più puro.
L’aria è pesante. Non sono solo i due Shi a respirare con difficoltà: anche le guardie presenti, vestite di rosso e bianco, seppur composte cominciano ad accusare segni di fatica. Il Potere emesso direttamente da quel corpo sulla via della corruzione si è ridotto notevolmente, ma ha lasciato la propria traccia indissolubile in tutti quei giorni. Persino le pareti si sono un poco inclinate, il pavimento si è affossato in qualche punto.
Madara chiama qualcuno a bassa voce, come se arrivasse da un sogno lontano. Kanata alza subito lo sguardo a lui, nel tentativo di captare qualcosa che sia poco più di un borbottio contrariato. Non riesce a ricavarne però nulla.
Quando Shu alza di nuovo il braccio, ne passa la manica della camicia sulla fronte, in modo da asciugarsi parte del sudore. Riguarda lo schema del tatuaggio che sta componendo e ne segue i lineamenti da principio a fine, così da avere chiari tutti i dettagli. È così luminoso, sprigiona la propria volontà.
L’uomo libera un pensiero qualunque.
-Forse era meglio aggiungere della corteccia, all’inchiostro…
Lo dice a bassa voce, persino Kanata fa fatica a sentirlo – non si ripete, sbatte gli occhi e la sua spina è di nuovo pronta ad affossarsi nella pelle di Madara.
Basta un attimo.
Quel lui, quello Shu che percepisce distintamente il Potere di Madara e ne subisce le conseguenze, riemerge dalla sua coscienza indebolita e ne scavalca le barriere fragili. La mano di quel corpo trema mezzo istante, e la spina si conficca: una curva verso il basso, piegata di qualche grado verso destra.
Il Potere reagisce subito al comando impartito e tutto si illumina di una luce biancastra, candida come una perla. Madara urla con una voce che non è sua e tutto esplode.
Le catene che lo tengono legato si spezzano e si dissolvono nel vuoto, così come i sigilli. I due Shi vengono scaraventati lontano e se Kanata ha la fortuna di atterrare addosso a qualcuno, Shu sbatte con la schiena contro il muro e perde immediatamente i sensi.
Madara urla, urla ancora. L’aria carica del suo stesso Potere diventa come elettricità frizzante, fa male al solo respirare. Quindi, non è più Uomo, ma solo energia pura.
 
 
Atterrando in velocità, la gabbia di metallo striscia per diversi metri nel terreno prima di fermarsi, falciando buona parte delle piccole piante dell’orto dietro lo Studio.
I due passeggeri aspettano che sia completamente ferma prima di scendere. Leo ride ad alta voce, mentre si dirige di gran fretta verso l’entrata dello Studio Shi.
-Beh, bel volo! Non facevo una cosa del genere da diverso tempo!
Arashi gli rivolge una smorfia, riprendendo fiato lentamente.
-Fuori dalle mura di Yumenosaki non hai mai volato?
-Fuori di qui i Poteri non sono certo così comuni! La minoranza della minoranza!
La porta si lascia aprire da quelle mani amiche.
L’uomo basso recupera una lampada a olio da uno scaffale e l’accende con un cerino – un’aureola di luce opaca illumina l’atrio mentre Arashi sospira.
-Ebbene, cosa dobbiamo-
Leo non le lascia neanche finire la frase: è già dall’altra parte dello Studio, superato l’arco a sinistra. Un poco titubante, la Knights lo segue, fino a quando non si ferma davanti alla grande teca di vetro, con un sorriso grande quanto tutta la faccia.
-Forza, Mademoiselle! Muoviti!
Nessuna risposta.
Arashi lo guarda alquanto sbigottita, senza capire cosa stia facendo. L’uomo dai capelli lunghi si agita un poco davanti alla teca, muovendo la lampada all’altezza degli occhi della bambola a grandezza umana. Vede il riflesso di lei e si volta nella sua direzione, sembra cogliere qualcosa.
Parla ancora con la bambola inanimata.
-Non temere, Naru è nostra amica! Non fare la timida!
Si agita ancora, si muove sui propri piedi, fa qualche passo avanti e indietro come se stesse tentando di catturare l’attenzione di qualcuno.
Sbuffa persino.
-Devo chiederlo per favore? Va bene: per favore, Mademoiselle, muoviti! Risorgi!
Arashi si avvicina a lui adagio, con calma circospetta e pazienza veramente al proprio limite.
-Sei sicuro di quello che stai facendo?
-Shu ha parlato di Mademoiselle! Abbiamo questo unico indizio per risolvere il mistero!
-Lo Shi Itsuki in quel momento non mi sembrava in grado di intendere e di volere, sinceramente.
-Ah, questo è vero. Ma ti posso assicurare che non ha detto cazzate! Anche io l’ho vista!
Lo guarda male, sforzandosi di non insultarlo.
Il tono della sua voce non è così morbido come al solito, ma certo non arriva a essere spigoloso. Cerca di non chiudersi in difensiva.
-Anche tu hai visto… cosa?
-Ho visto lei muoversi!
Leo ha gli occhi spalancati, verdissimi.
Arashi fa davvero fatica a non sospirare, nel freddo di quella stanza in penombra.
-Sono abbastanza sicura che un oggetto senza tatuaggio non sia in grado-
Il vetro della teca vibra, quando c’è uno spostamento d’aria: la bambola alza il braccio e muove la testa piena di boccoli biondi, indirizzandola nella sua direzione. La Knights quindi si paralizza dalla sorpresa.
Leo sorride piuttosto trionfale.
-Che ti avevo detto?
Prima che possa dire altro, la spilla al petto di Arashi comincia a illuminarsi pian piano, diventando sempre più calda. Quello è il segnale di richiamo all’azione per tutte le forze dell’ordine.
L’espressione sul viso della giovane si fa ancora più preoccupata.
-Comandante…
Leo non riesce a dirle nulla, perché diviso tra un senso di colpa molto simile al suo e invece l’urgenza di risolvere l’enigma che lo sta affliggendo. Questa ambiguità lo rallenta, tanto che per qualche secondo non dice né fa assolutamente nulla.
Poi, nella sua testa, sente una voce gentile.
-Ah, temo di avvertire un’alta attività demoniaca contraria.
Ormai non si stupisce affatto di quello che sta accadendo.
Si rivolge alla bambola che gli ha appena parlato, rispondendo a quello che ha detto – senza capire a cosa si stia riferendo nello specifico.
-Attività demoniaca contraria? Cosa significa?
Arashi sbatte le palpebre confusa, allontanandosi un poco.
Gira la testa più volte verso la vetrata grande dello Studio, i suoi passi e il suo corpo si direzionano entrambi verso quella direzione. Cresce un poco l’esasperazione nella sua voce, a ogni parola in più.
-Stai parlando con me?
-Non la senti?
-Sentire cosa?
Leo non risponde e questo spazientisce molto lei.
-Ora, la spilla sta mandando il segnale. E anche piuttosto forte. Temo di dover-
-Naru, per favore! Aspetta un attimo!
-Cosa dovrei aspettare?
-Mademoiselle, diglielo!
Arashi per istinto guarda nella direzione della bambola, forse anche davvero convinta dalle parole di lui. D’altronde, di oggetti magici capaci di muoversi ne è piena la città – non si aspetta davvero altro che non le braccia rigide muoversi, quell’inquietante maschera di ceramica fissarla.
Sembra anche sul punto di dire qualcosa, quando ogni parola le muore in gola e i suoi occhi perdono il contatto con la realtà. Poi lo guarda stralunata.
-Questa voce è sua?
Da queste sue parole, l’uomo intuisce che Mademoiselle sia in grado di parlare solo a una persona alla volta.
Leo scuote la testa, infastidito da tutto quel suo timore.
-Di chi altri può essere?
Un’ombra di puro sgomento oscura tutto il volto della Knights che si ritrae d’istinto, un passo alla volta.
Sul punto di estrarre la propria arma, arrischia una domanda flebile.
-Comandante, cos’è questa bambola?
Si blocca di nuovo, forse perché è la stessa Mademoiselle a parlarle ancora.
Pian piano, il braccio si rilassa lungo il fianco e ogni intenzione distruttiva viene tranquillizzata.
Così come ha fatto Leo, anche Arashi riferisce quello che le viene detto.
-Dice di essere qui da molto tempo, a protezione degli Shi Valkyrie.
Guarda Leo, che risponde con un certo sorriso strano alle sue parole.
-Questo Studio è stato fondato 500 anni fa, a quanto dice la tradizione…
-Ha sempre vissuto qui, in questa teca. Ha cambiato aspetto qualche volta, ma è sempre rimasta qui. Penso che qualcuno le abbia cambiato il vestito, di certo lo Shi ne sarebbe stato in grado.
Poi, l’ex Comandante dei Knights torna a guardare la bambola, ancora ferma dietro la barriera di vetro trasparente. Vuole assolutamente capire.
-Mademoiselle, cosa intendi per attività demoniaca contraria?
Lei sembra attendere un attimo; indirizza il proprio pensiero all’uomo basso, rispondendo direttamente alla sua domanda molto precisa.
-Attività di corruzione del qi e dello spirito, molto concentrata. In un unico nucleo originale.
Corruzione del qi. Corruzione del qi molto concentrata. Sono altre parole per esprimere un concetto che lui conosce bene, così come anche il nucleo originale è intuitivo: si tratta del corpo umano, nelle sue tre componenti.
Leo fatica a ingoiare saliva, la gola gli si è seccata all’improvviso, ma vuole avere assolutamente una conferma.
-Intendi dire che-
Un boato forte lo interrompe.
Arashi corre allora verso la grande finestra dello Studio. Nel buio appena accennato della sera, è facile vedere quella spirale di fuoco che si arrotola verso il cielo e come un drago urla all’indirizzo delle nuvole, poi a qualcosa di più piccolo, che salta sulla terra ferma. Kuro Kiryuu è entrato in azione.
Arashi si porta una mano al petto, toccandosi la spilla caldissima.
-Da quella parte della città c’è la Prigione Bianca.
Il terrore negli occhi di Leo si fa uguale al terrore di lei, a quel punto.
-Mama…
L’uomo dai capelli lunghi decide in fretta cosa fare.
Non può certo lasciare quel posto senza aver risolto nulla, benché la situazione sia degenerata a quel punto – lui sa benissimo di cosa potenzialmente sono capaci entrambi i Poteri di Madara.
Mentre Arashi rimane paralizzata nella propria postazione, lui torna a interrogare la bambola.
-Mademoiselle, cosa hai detto a Shu?
-Shu?
-Shu Itsuki! Quell’uomo alto e magro con i capelli rosa!
-Oshi-san sta vivendo una situazione di instabile fragilità, dovuta all’attività demoniaca contraria situata nella sua mano.
-La sua mano? Intendi quella tatuata del segno dello Shi?
-L’altra, quella che è stata corrotta da un segno sbagliato.
C’è un silenzio teso, che allarma molto la Knights alla vetrata.
-Quale mano, Comandante?
L’altro uomo si muove poco, a disagio.
-Shu-
Si interrompe, perché cerca parole adatte per non dire troppo, né troppo poco.
Si arrende all’evidenza che deve confessare un segreto, socchiude gli occhi e parla veloce nell’illusione che così la cosa possa diventare meno grave.
-Shu ha il marchio dello Shi corrotto. Ho visto che è stato separato in due parti, che stanno sui due dorsi delle mani sinistra e destra.
Il ricordo va a quella notte, quando lo Shi si era addormentato tra le sue braccia pacificamente. Era stata un’azione codarda e vigliacca, perché aveva scoperto cose senza che l’altro glielo avesse permesso, ma anche di fronte all’evidenza mai avrebbe pensato che potesse essere l’origine di un tale disastro.
Gli Shi sono un ordine privilegiato di persone dall’immensa influenza, Leo conosce tutto il percorso di formazione che devono affrontare. Sono derubati della loro identità peculiare, mutilati nel loro corpo, offrono in sacrificio il loro qi e il loro futuro, tutto in nome della salvezza di qualche uomo mortale.
E poi, si trattava di Shu: quale maggior debolezza per lui, Leo, se non la stessa debolezza dell’altro.
La tensione si alza di nuovo tra i due Knights.
Arashi sembra incredula, sull’orlo della vera rabbia.
-Quando lo hai scoperto?
-Quell’unica volta che l’ho visto dormire, e quando ho visto muoversi Mademoiselle per la prima volta.
-Perché non lo hai detto subito?
Anche Leo, d’istinto, scatta sulla difensiva.
-Pensi sia scemo? So benissimo cosa sarebbe successo, se lo avessi detto! Lo avrebbero recluso, chiuso l’attività dello Studio fino a nuovo ordine! E poi, chi avrebbe concluso il tatuaggio di Mama?
-Se è stata colpa tua questa degenerazione, io-
Mademoiselle si intromette ancora tra loro due, parlando alla Knights.
Leo questa volta comincia a cedere all’impazienza.
-Ha detto qualcosa?
-Ha detto che c’è un altro, dentro lo Shi Itsuki. Un concentrato di cosiddetto qi contrario, che ogni tanto muove la sua mano e si palesa. Come se fosse una sorta di parassita.
-Un demone?
Entrambi, molto preoccupati dell’eventuale risposta, guardano la bambola che rimane come sempre immobile; altri boati arrivano dall’esterno, lontano: la città ha cominciato ad andare in fiamme.
Arashi comunica la risposta che le è stata data.
-Il suo spirito ha generato corruzione del qi e questa non è stata rilasciata né esorcizzata. È rimasta nel suo corpo e ha continuato a fare danni.
-Ma come è nato, tutto questo?
Mademoiselle ora preferisce parlare direttamente con lui, perché la Knights pare essersi un poco placata. La bambola intuisce i moti dell’animo molto meglio di qualsiasi essere umano.
E Leo capisce subito perché non possa dire certe cose ad Arashi.
-Quello che è successo tre anni fa ha gettato le basi. Poi, nel tempo, non c’è stato nulla a contrastarlo. Mancava quel qualcosa che sapesse tenere saldo il legame tra le sue tre componenti.
-Quel qualcosa?
Mademoiselle forse sta sorridendo, benché la sua espressione rimanga immobile.
Leo accoglie la sua risposta con speranza e paura, allo stesso tempo.
-Eri tu, Leo Tsukinaga Leo. Mancavi tu, e la sua corruzione ha potuto dilagare nel suo spirito. Ha tentato di dominarla, così come ha dominato e superato i suoi sentimenti di astio, ma non è riuscito a fermare quel che stava accadendo dentro di lui.
Leo smette per qualche istante di respirare, perché talmente violenti sono i suoi sentimenti in quel momento. Deve sforzarsi a non cadere a terra e a urlare in maniera isterica, o cominciare a ridere.
Decide di trattenere tutto per sé e non lasciare andare nulla: anche questo è un modo, per lui, di dimostrare il proprio amore, perché teme che se lascerà andare ancora quello che lo lega a Shu, di qualsiasi natura esso sia, non potrà più dire di amarlo davvero. È il suo atto di possessione.
Ma non rimane fermo a lungo, sopraffatto da quella notizia. Il suo cuore torna a battere e la sua mente ad agire, benché abbia bisogno ancora di una piccola spinta.
-Come posso aiutarlo?
-Penso tu lo sappia già.
Sì, lo sa già.
Si volta all’improvviso e va verso un determinato cassetto, incastrato nel grande armadio che c’è in fondo alla stanza. Arashi lo guarda perplessa e preoccupata, perché ha assistito al suo lungo silenzio senza aver parole di spiegazione.
-Comandante?
Quando Leo torna, vede tra le sue mani il vecchio Shakuhachi che era stato in suo possesso. Si stupisce che sia rotto, ma finalmente comprende come mai si sia presentato una settimana prima a Yumenosaki con un flauto completamente diverso.
Leo apre la teca di vetro. Mademoiselle si muove piano – ogni azione è seguita da uno stridio basso, molto tenue, di ceramica strofinata.
Leo se la carica in braccio ed entrambi guardano Arashi.
-Naru, devi portarci da Shu.
La Knights non dice nulla, sulle prime. Le sue braccia sono ancora doloranti per lo sforzo sopportato prima, quando non avrebbe potuto prevedere che avrebbe dovuta scendere in battaglia. L’idea di far volare di nuovo qualcosa, per un così lungo tragitto, non la lascia molto serena.
Si adeguano a un compromesso.
-Ti porto in città, ma non posso da lui. I Knights hanno bisogno di me.
Di più non può fare, Leo lo sa.
Quindi l’uomo dai capelli lunghi annuisce con forza e con la bambola tra le braccia la segue veloce all’esterno.
 
 
Il fuoco – il suo fuoco – bruciava.
Sembra urlare, perfettamente vivo e capace di intendere, strilla una rabbia che lui accumula accumula e accumula, un dolore profondo che poi scaturisce dalle viscere del suo corpo e viene sputato in fiamme rosse e gialle. È il suo stesso spirito, che si libra nell’aria e consuma tutto.
Lo chiamano certe volte il Drago dell’Akatsuki, perché il tatuaggio che gli è stato inciso sulla gola gli dona poteri simili a una creatura per nulla umana.
Qualcuno dice di averlo visto camminare nel fuoco senza scottarsi la pelle. Qualcuno dice, persino, che quando è circondato dalle sue stesse fiamme pare avere l’inferno negli occhi.
La verità è che Kuro Kiryuu ha liberato solo quattro volte quella bestia assassina e nessuno di quelli che hanno assistito è rimasto vivo o abbastanza crudo da poterne parlare ancora.
Trattiene il respiro e avanza deciso, le gambe agili che schivano tutto ciò che l’altro gli lancia addosso. Non sapeva fosse tanto veloce, ma si è adeguato in fretta: un lampione sventurato vola veloce sopra la sua testa, quando lui si accuccia all’improvviso e tocca il pavimento in pietra della lunga strada cittadina.
Esce fumo dal suo naso, la gola gli vibra, pelle tesa quando il tatuaggio brilla. Apre appena le labbra e la scia di fiamme si alza dal suo viso, come da un caminetto sul punto di esplodere; poi si alza ancora, ingrossa il vortice rosso e giallo che è sulla sua testa.
Nuovo ordine: il drago scende in picchiata e si arrotola attorno al fuggitivo, che con un balzo incredibile si fa di lato e con il suo braccio forte distrugge metà di un muro di cinta, utilizzandolo come scudo. Il drago di fuoco si ritira, continuando a stare in movimento, e si arrotola a mulinello sopra la testa del suo padrone.
Kuro avanza ancora, ormai vicinissimo a Madara. Quello lo riconosce come proprio nemico, il muro che ha tra le mani si sgretola come sabbia, non può che strillare.
Kuro si blocca e si ripara con le braccia quando sente il Potere di lui colpirlo appieno – la mente vacilla e la testa si fa pesante. Indietreggia, ruggisce e riprende sé stesso, almeno poco prima di vedere Madara caricare un pugno verso di lui.
Non ha tempo di respirare il fuoco, scansa a malapena il colpo alla spalla, talmente forte che riesce comunque a fargli perdere l’equilibrio di lato. Rotola a terra sulla pietra dura, si rialza con la gola piena di fiamme e respira di nuovo.
Altro fuoco, altro bruciore.
Sente la gente attorno a sé che continua a gridare dall’orrore, eco lontane che riescono persino a superare la barriera del fumo di cui si è accerchiato e con cui ha tentato di imprigionare Madara. Ma quello scappa ancora, salta su palazzi ed edifici, utilizzando la forza d’urto dei colpi del suo braccio che come molle lo scaraventano da una parte all’altra.
Kuro lo insegue, seguito a propria volta dal suo drago di fuoco.
Vede a malapena quel passante sventurato dietro l’angolo di un vicolo, tatuaggio attorno all’occhio, il terrore nello sguardo. Ignorato da Madara, pensa davvero di aver scampato il pericolo e che la sua fuga improvvisata lo porterà in salvo. Tempo un istante e la sua anima si perde, viene letteralmente sollevata dal suo corpo e il tatuaggio brilla, senza più il vincolo della coscienza o il limite del qi.
Così anche quell’altra donna rifugiatasi dietro una carrozza, così anche la vecchia che tenta di serrare la porta di casa sua.
Yumenosaki ha una delle popolazioni di Toccati più alte tra tutte le città del Mondo, dopotutto, per colpa di quelle maledette Notti delle Piogge di Poteri.
Kuro si tocca il petto, all’altezza dell’anello di sua madre. Rimanere lucido è la sola vera arma che è in suo possesso, contro un mostro del genere. Stringe il piccolo pezzo di metallo e ne sente il calore: ancora per un po’, può usare quel Potere senza essere bruciato a propria volta.
Magara ruggisce, strappando e sollevando un pezzo del pavimento stradale.
Ruggisce e urla anche lui allora, il fumo che gli esce da naso e orecchie. Non può, non può davvero permettersi di essere sconfitto.
 
 
L’aria veloce fa socchiudere gli occhi e tira indietro mantelli e capelli.
La bambola è stata incastrata di traverso, in modo che non possa scivolare tra le sbarre di ferro. Leo tiene Arashi per il busto, chiudendo la propria presa allo schienale della gabbia.
Sotto di loro, il vuoto: il vortice della Knights li spinge in avanti a gran velocità, superando metri e metri di terreno in pochi istanti appena.
Si vedono bene le stelle, a quell’altezza, e lo spicchio di Luna che emerge dalle nuvole grigie.
Arashi non deve neanche urlare troppo, perché sono talmente vicini che ogni parola fa vibrare il suo corpo nel suono preciso delle sue parole.
-Cos’è successo, quella notte?
Leo sorride, perché già immaginava una domanda del genere.
La donna bionda non riesce davvero a lasciare sole le persone; coglie ogni attimo per intensificare i rapporti, renderli più veri e sinceri e profondi, conoscendo intenzioni e sentimenti. Anche se la sua testa si sta preparando per una lotta, il suo cuore è sempre con lui.
Per questa gentilezza, Leo non le mente.
-È uscita da sola dalla teca e si è messa a lavorare, come lavora di solito Shu. Ha preso la ciotola dei semi e ha cominciato a pestarli con il mattarello.
-Non hai pensato che ci fosse qualcosa di strano dopo che hai visto le mani dello Shi?
-Strano di sicuro, Naru. Ma lei non mi sembrava così pericolosa con quel mattarello in mano!
Arashi si lascia scappare uno sbuffo divertito. Così anche Leo ride di gusto, liberando la propria risata nell’aria di Yumenosaki. Irriverente, scaramantica, sconsacrante.
Torna poi serio, quando la gabbia ballonzola e il corpo di Arashi sembra inclinarsi un poco in avanti – ma tanto stretto tra le sue braccia non può scappare da nessuna parte.
Sente il suo cuore veloce, sotto sforzo. Sospira.
-Ve lo avrei detto, prima di indossare di nuovo la divisa. Anzi, avrei risolto questo mistero, prima di tornare a essere un Knights.
Ma Arashi ha già capito ed è per quello che si è così arrabbiata.
Muove un braccio un poco più a sinistra, e tutta la gabbia va verso la direzione della Prigione Bianca, ormai rotta a metà e rovinata a terra tra macerie e detriti. Lei è calma.
-Per non coinvolgere anche noi.
Leo scuote la testa in segno di assenso. Sorride un poco, cerca di mascherare l’imbarazzo di essere stato capito così facilmente, e poi fa persino una faccia buffa.
-Che figura avrei fatto, se come prima cosa da Comandante dei Knights fosse stata quella di violare la legge?
-Beh, la prima volta non è che sia andata molto meglio.
Quella volta è Arashi a sorridere, tirando un poco i muscoli del viso contratto dallo sforzo.
Leo sbuffa e sbuffa di nuovo, al ricordo dei tempi che furono e di quella fontana bellissima che qualche anno addietro si trovava davanti al Palazzo degli Akatsuki, prima che la facesse scoppiare in mille pezzi.
Sbuffa ancora, Arashi ride apertamente.
-C’è differenza tra questo e il disturbo della quiete pubblica!
-Non hai mai amato essere discreto, mio Comandante. E per quanto spericolato tu sia, sai sempre bene che noi siamo disposti a seguirti e a difenderti. Lo abbiamo già fatto quando sei tornato in città, dopo tutto quel tempo.
La gabbia volta ancora, manca per poco un uccello in fuga.
Le prime abitazioni basse sono già cominciate, tetti poco spioventi e i caminetti accesi diventano un percorso a ostacoli su cui la Knights deve stare attenta. Muove le braccia con grazia, i petali di ciliegio dipinti sulla sua pelle sprigionano la stessa luce delle stelle; il suo vortice cattura anche il fumo nero, una massa scura si ammassa sotto di loro. Sembra scorrervi persino la tempesta, in saette luminose e velocissime.
Prima di arrivare a destinazione, Arashi ha altre domande per lui: se non vuole altri pensieri durante la battaglia, ha bisogno di sapere ancora qualcosa.
-Cosa farai per salvarlo?
-Suonerò una canzone, e lo farò ballare.
-Tutto qui? Non è un po’ poco? E specialmente, non lo hai già fatto?
-C’è una canzone che non gli suono da tre anni, e che è stata molto importante per noi. L’ha sempre ballata da solo-
Leo sorride contro di lei, sicuro delle proprie parole.
-Ma forse questa volta, se la ballasse con qualcuno potrebbe essere ancora più felice.
Lancia uno sguardo a Mademoiselle, immobile e silenziosa, e sorride con maggior forza. Sull’orlo letterale dell’abisso, la sua città in fiamme e davvero nessuna reale prospettiva di passare la notte ancora vivo, Leo Tsukinaga è sinceramente certo di aver trovato una soluzione a tutto. Perché proprio in un momento come quello, la sua mente è capace di concentrarsi su quell’unico obiettivo prefissato e ignorare tutto il resto.
Superano l’anfiteatro cittadino con un fischio sordo, il rumore di lotta scomposta è sempre più reale, così come l’odore di bruciato.
-E dici che questo lo salverà? Che salverà tutti noi?
L’ex Comandante si limita a ridere forte, colmo di un entusiasmo particolare. Quella è adrenalina.
Arashi sospira appena, trattenendo a stento una considerazione.
-Un po’ assurda, come cosa. 
Poi giù in picchiata, perché ormai le sue spalle non riescono più a sostenere quel peso ingente.
Si immergono in quel caos assurdo: sono dunque arrivati gli ultimi due eroi mancanti e Yumenosaki li accoglie con il boato dell’ennesimo scoppio.



















Note Autrice: Aggiornamento del lunedì!
Questo pure è un bel capitolo pregno, ma di spiegazioni! La figura di Mademoiselle era già stata introdotta, ma spero sia stata una sorpresa per tutti voi vedere effettivamente che ruolo ha nell'economia della storia *meheheheheheheh* Lei è un personaggio che mi piace sfruttare tantissimo nelle situazioni più disparate, qui l'ho un po' slegata dalla canonica seconda personalità di Shu, ma mi piaceva comunque la resa che le ho dato! Spero sia lo stesso per voi!
In ogni caso, altre mazzate per il nostro Leo, come se non ce ne fossero state abbastanza - un po' di mazzate anche a Shu stavolta, e in senso letterale. Se in questo capitolo abbiamo ancora una volta tanto parlato, lassù sulla collina dei Valkyrie, dall'altro lato abbiamo anche molta azione, perché quel che tutti (.) temeva è successo: Madara è "scoppiato" , ha perso il controllo su se stesso e i propri poteri, ed è diventato una bomba semovente in pratica. Due poteri forti in un corpo che non ha più coscienza, non è per nulla male direi.
Also, ho dato un po' di spazio anche al potere di Kuro! Associarlo al fuoco è sempre naturale, mi piace un sacco pure! La differenza con Madara spero sia evidente, perché per quanto entrambi siano FORTI, Kuro rimane sempre pienamente cosciente e completamente vigile! Penso che questo esprima ancora meglio il mero concetto di "potenza", che non è per nulla caotica per quanto mi riguarda.
L'Art di Arashi è sempre di Nico, che mi aveva disegnato anche il piccolo Mika! Ho inserito anche il suo account di Instagram, dove pubblica tutte le sue fanart belle, andate a darci un'occhiata (L)
Per questo capitolo, i Muse, che sono un'altra band assolutamente fondamentale per me. Sono poetici, potenti ed espressivi, in tutte le loro canzoni!
Ok, direi che possiamo concludere qua! Come al solito, grazie di aver letto, ci vediamo alla prossima!
Baciozzini (L) 
   
 
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