Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: C_Totoro    13/07/2020    5 recensioni
Bellatrix è innamorata di Voldemort, lo ama profondamente e per il suo Signore farebbe qualsiasi cosa. Ma Voldemort ricambia il sentimento?
Una one-shot in cui Bellatrix ragiona sul suo rapporto con il Signore Oscuro dopo un allenamento particolarmente intenso e dopo che Voldemort le ha assegnato un compito di vitale importanza.
- “E’ sempre stato così” pensò Bellatrix allontanandosi dal fuoco e sedendosi sgraziatamente sulla poltrona. Il Signore Oscuro non amava. Quante volte gliel’aveva ripetuto?
“L’amore non esiste o, nel caso esista, non è altro che una debolezza”.
Era stato uno dei suoi primi insegnamenti.
“Andiamo a letto insieme, non crederti ci sia altro da parte mia. Se ti basta questo va bene, non aspettarti nulla di più, Bellatrix” le ripeteva quando Bella tentava di aprirgli il suo cuore dopo che erano stati insieme. Non era la prima volta che Bellatrix sentiva che amare e provare piacere non erano la stessa cosa. -
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

QUELLA SOLITUDINE IMMENSA DI AMARTI SOLO IO

Il soggiorno era vuoto, una leggera brezza entrava dalla portafinestra spalancata facendo sollevare i fogli sul tavolo fino a quando, una folata più forte, non li fece rovinare per terra dove si sparpagliarono in un confuso mosaico. Proprio in quel momento un’alta figura nera si materializzò nel salotto con un sonoro schiocco e, con l’apparire di quella, nel camino si accese un fuoco scoppiettante. La donna lanciò una lunga occhiata ai fogli per terra poi, con un lento ma deciso gesto della bacchetta, li fece levitare e quelli, ormai riordinati, si andarono a posare di nuovo sul tavolo.

La donna si tolse il cappuccio con la mano che ancora impugnava la bacchetta e una cascata di lucidi capelli neri le ricadde sulle spalle. Il petto le si abbassava ritmicamente, come se avesse corso per entrare in quella casa invece che essersi semplicemente materializzata lì. Le linee del suo viso erano tirate, le sopracciglia corrugate e le sue labbra unite in una linea sottile. Rimase ferma al centro della stanza per qualche istante fissando il fuoco, come in tralice. Poi chiuse gli occhi dalle palpebre pesanti di scatto come se la visione del fuoco le risultasse insopportabile o come se dovesse concentrarsi meglio per riuscire a sbrogliare il filo dei suoi pensieri.

 

Sapevo che non saresti stata una delusione” le disse Voldemort guardandola rialzarsi in piedi dopo un allenamento particolarmente impegnativo. Non era solito elargire complimenti e quindi Bellatrix alzò lo sguardo sorpresa mentre un lieve rossore iniziava a imporporarle le gote. “Sapevo saresti stata un’allieva perfetta, che saresti diventata la mia strega oscura sin dalla prima volta che ho posato lo sguardo su di te” continuò Voldemort facendo scivolare la bacchetta tra le lunghe dita, sembrava stare parlando più a sé stesso che non a lei. “Non mi sbaglio mai” concluse con un sorriso serafico incatenando i suoi occhi a quelli di Bella. Lei gli sorrise di rimando nonostante Bellatrix fosse consapevole che quelle parole, più che essere di lode per lei, erano una lode per sé stesso. Ma Bellatrix ormai ci era abituata: era quasi un anno che il Marchio Nero svettava sul suo braccio sinistro, un anno e mezzo che era l’allieva prediletta – l’unica allieva, a dirla tutta – del Signore Oscuro e quindi aveva imparato a conoscerlo in modi che gli altri Mangiamorte potevano solo sognarsi. Bellatrix era profondamente consapevole che non avrebbe mai ricevuto una lode più esplicita di quella che le era appena stata fatta, il Signore Oscuro non era munifico di elogi e questi venivano dati solo nel momento in cui Voldemort poteva ricondurre parte di quelli a sé stesso. In altre parole, se Bellatrix era all’altezza dei suoi compiti, era più merito di Voldemort che non di Bellatrix: chi è che l’aveva scovata? Chi è che aveva intuito il suo potenziale e i suoi poteri? E chi, infine, la stava addestrando? Il Signore Oscuro.

Bellatrix si alzò in piedi instabilmente, ancora vagamente scossa dagli incantesimi a cui Voldemort l’aveva sottoposta.

Vi ringrazio per avermi dato questa possibilità, Mio Signore” rispose Bellatrix con voce roca “Tutti i miei progressi li devo solo e unicamente a voi” aggiunse con un tono più suadente, ben sapendo quali punti toccare per ingraziarselo.

 

Bellatrix si strinse leggermente nelle spalle, quasi a voler farsi scivolare il ricordo di ciò che era successo qualche minuto prima.

Si era presa una folgorante e poderosa cotta per il Signore Oscuro praticamente da subito. Non era mai stata una molto dedita alla politica ma quando, due anni prima, l’aveva visto entrare nel salone di Villa Malfoy per un comizio se n’era subito infatuata. Come un colpo di fulmine, per così dire. Si ricordava ogni istante di quei momenti. Il Signore Oscuro che entrava con andatura decisa, la veste nera dagli orli argentati che frusciava, il modo in cui aveva preso parola di fronte a centinaia di persone catalizzando l’attenzione di tutti su di lui come la luce che attrae gli insetti. Bellatrix ricordava che, quando Voldemort prese parola, si stava portando il bicchiere di vino elfico alla bocca, Andromeda e Narcissa accanto a lei che sghignazzavano per chissà cosa, ma tutto – tutto – era scomparso quando vide Voldemort. Neanche il tempo di comprendere chi fosse: era già sua. A quel punto, non le era rimasto che presentarsi a lui e Voldemort aveva fatto il resto: come un serpente aveva stretto le sue spire intorno a lei, l’aveva stritolata, avvelenata di lui… ma Bellatrix non era mai stata più consenziente di così. Anzi, era entusiasta di questa unione – inizialmente solo ed esclusivamente politica e magica, poi…

 

Bellatrix si avvicinò titubante a Voldemort. Non era mai banale capirne lo stato d’animo: non sapeva mai cosa volesse. Quando però vide che Voldemort non si allontanava e non voltava il viso poggiò le sue labbra su quelle di lui e subito sentì la lingua del Signore Oscuro farsi spazio nella sua bocca. Le due lingue si toccavano in qualcosa che risultava essere un misto tra una battaglia e una danza, Bellatrix gli artigliò il bavero della veste tentando di portarlo il più possibile vicino a sé. Le piaceva così tanto. Lo amava come non aveva mai amato nessuno e ogni volta che si univano si sentiva nascere in petto un sentimento che non sapeva come descrivere, ogni bacio, ogni unione, andava a impiantare radici sempre più profonde. Bellatrix aveva una famiglia. Aveva genitori e sorelle, aveva anche un marito, a dirla tutta. Al contrario del Signore Oscuro non era sola. Eppure non poteva fare a meno di individuare in lui la sua famiglia, la sua ragione d’essere. Era lui a darle certezze, ad averle dato uno scopo. Ma per lui? Per lui, lei cos’era? Cosa rappresentava? Cosa provava?

 

“E’ sempre stato così” pensò Bellatrix allontanandosi dal fuoco e sedendosi sgraziatamente sulla poltrona. Il Signore Oscuro non amava. Quante volte gliel’aveva ripetuto?

“L’amore non esiste o, nel caso esista, non è altro che una debolezza”.

Era stato uno dei suoi primi insegnamenti.

“Andiamo a letto insieme, non crederti ci sia altro da parte mia. Se ti basta questo va bene, non aspettarti nulla di più, Bellatrix” le ripeteva quando Bella tentava di aprirgli il suo cuore dopo che avevano fatto l’amore. Non era la prima volta che Bellatrix sentiva che amare e provare piacere non erano la stessa cosa.

Bellatrix lasciava quella casa con il cuore dilaniato. Dilaniato dal voler donare il suo amore e dalla consapevolezza che quell’amore non era voluto, compreso, neanche contemplato. “Eppure se lo prende”, pensava Bellatrix mordendosi le labbra. “L’amore non esiste, è una debolezza… eppure si lascia amare” e quando si lasciava andare a questi pensieri era felice che, da subito, avesse imparato a essere una perfetta occlumante.

Voldemort non le diceva mai niente, non si era mai sbilanciato su quella loro bizzarra relazione: sembrava non importargli. Che Bellatrix fosse sempre disponibile per lui o meno… era immune a qualsiasi cosa, menefreghista fino al midollo. C’erano stati – rari – momenti in cui Bella avrebbe voluto riportare la relazione sul piano “normale”: il piano di padrone e servitore. Nonostante l’amore prorompente che provava, nonostante la volontà di amarlo.

“Tanto lui non vuole” si diceva in quei momenti “Lui il mio amore non lo vuole”.

Non era stato Voldemort il primo a provarci con lei. Non lo avrebbe mai fatto, immune com’era ai piaceri degli esseri umani. Non diceva mai nulla, non faceva mai nulla: si abbandonava a lei in silenzio, si lasciava baciare ma non baciava.

Distacco e indifferenza.

Non che non fosse passionale… Bellatrix si strinse le tempie con le dita. Era un uomo così contraddittorio.

 

Ho deciso di premiarti, Bella” le disse Voldemort appena le loro labbra si staccarono. “Credo di averti formata a sufficienza, credo tu ormai sia pronta per uno dei compiti più importanti…” le sibilò spostandole una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Bellatrix sentì il suo cuore pompare più velocemente, nonostante tutto, non desiderava altro che poter servire il suo padrone, non desiderava altro che potergli essere utile, renderlo… felice…

Voldemort si allontanò da lei di qualche passo e, dal nulla, fece comparire una piccola coppa dorata sulla quale svettava lo stemma di Tassorosso.

Prendila” le ordinò a bassa voce, allungando la coppa verso di lei. Bellatrix l’afferrò e un lungo brivido le si propagò dalla mano che stringeva il metallo a tutto il corpo. La superficie non era fredda, allora perché quel brivido? Le bastò mezzo secondo per comprendere che quella coppa, nonostante fosse inequivocabilmente di Tassorosso, fosse un artefatto oscuro molto potente. Ma cosa di preciso? Se la portò all’altezza del viso per analizzarla meglio. Qualcosa palpitava al suo interno…

Mio Signore, cos’è?” gli domandò curiosa. Si sentiva attratta da quella coppa, avrebbe voluto portarsela al petto e stringerla fino a divenire una sola cosa con lei.

Cos’è non ti riguarda” la redarguì subito lui con voce dura e stentorea. “Ti basti sapere che è un oggetto per me molto prezioso. Uno dei più preziosi che ho… e lo sto dando a te”. Il cuore di Bellatrix fece una capriola. Una parte di lei sapeva che quelle parole non erano altro che uno specchietto per le allodole, un modo per confonderla, per stringerla sempre di più a sé… non era così cieca. Ma un’altra parte di lei – quell’altra parte, quella stupida, cieca, innamorata – vedeva solo un tentativo di farle capire che, a modo suo, anche lui teneva a lei… a modo suo, forse, ma non poteva essere tutto falso… era solo il modo suo d’amare.

Devi rinchiudere questa coppa nella tua camera blindata alla Gringott. Lì sarà ben protetta, no?” le domandò retoricamente, poi senza aspettare risposta “Non voglio tu ne faccia parola con nessuno. Neanche con Rodolphus”.

 

Bellatrix tirò fuori dalla tasca della veste la Coppa di Tassorosso. L’avrebbe portata alla Gringott subito ma prima… prima voleva rimanere sola con quella per qualche istante. Ne era così affascinata, sembrava quasi essere una parte di lui, in qualche bizzarro modo quella coppa era il Signore Oscuro e il Signore Oscuro era quella coppa. Com’era possibile?

Se la strinse forte sul seno come tante volte avrebbe voluto fare con il Signore Oscuro e come altrettante volte non aveva mai avuto il coraggio di fare. In qualche modo assurdo ebbe la sensazione di stare abbracciando Voldemort, non lo stava toccando, eppure quello era inequivocabilmente lui, il suo Signore. Bellatrix sentì gli occhi inumidirsi, si sentiva piena di lui senza essere con lui. L’amava così tanto che il cuore avrebbe potuto scoppiarle… ogni tanto provava una frustrazione indicibile. Non era possibile amare così tanto qualcuno, perché continuava ad amare una persona che neanche credeva nell’amore?

“Ma mi ha dato questa coppa” si disse annuendo “Sì, mi ha dato uno degli oggetti più preziosi che ha. Si lascia avvicinare da me come non fa con nessun altro… e non provasse nulla non perderebbe proprio tempo con me, no?” si domandò auto-consolandosi. “Quale sarebbe il senso di passare il suo tempo con me, il senso di fare sesso con me, se anche lui non mi…”

 

 

Bellatrix continuava ad accarezzare il profilo di Voldemort con lo sguardo, non riusciva a trovare il coraggio di allungare la mano e sentire la sua pelle fredda sotto il suo palmo della mano. Le lenzuola gli coprivano il petto pallido e i suoi occhi striati di rosso erano intenti a leggere un libro di Magia Oscura. Capitava di rado rimanessero a letto dopo aver fatto sesso, di solito a Voldemort piaceva rivestirsi e riprendere la sua routine da dove l’aveva lasciata, incurante di lei e di quello che c’era stato. Ma ogni tanto, invece, forse la pigrizia prendeva il sopravvento perché invece rimaneva disteso a letto accanto a lei, anche se non le prestava poi molta attenzione… in quei momenti nella testa di Bellatrix iniziavano ad affollarsi domande, pensieri, dubbi. Tuttavia la bocca le si seccava e la lingua le si incollava al palato: non riusciva a trovare il coraggio, non riusciva a trovare la forza di fargli domande. Forse perché, tutto sommato, la risposta a quelle domande già le aveva ma tra un dubbio e una certezza ci passava il mondo. Finché non domandava esplicitamente poteva sempre esserci uno spiraglio di speranza, chiedere comportava essere pronti ad accettare una risposta e lei non sapeva se ne era in grado, se sarebbe stata in grado di sopportare la certezza di quella solitudine immensa di amare solo lei. Avrebbe poi cambiato qualcosa? Anche avendone la certezza, i suoi sentimenti in qualche modo sarebbero cambiati? O avrebbero continuato ad auto-alimentarsi grazie a quelle poche – ma così preziose! - attenzioni che il Signore Oscuro continuava a darle? Continuava a darle solo ed esclusivamente a lei, doveva pur voler dire qualcosa. Non poteva credere che l’amore che riversava su di lui andasse a finire in un infinito baratro di nulla.

 

Bellatrix si staccò dalla coppa e la ripose nella tasca interna della veste con cura. Doveva smetterla di flagellarsi così, non aveva senso continuare a rimuginare sul Signore Oscuro, su ciò che le dava e non le dava. Alla fine, poi, neanche aveva importanza. Non avrebbe mai smesso di amarlo, di servirlo, di renderlo fiero. Era lei, Bellatrix Lestrange, la sua migliore luogotenete e avrebbe fatto qualsiasi cosa il Signore Oscuro le avrebbe chiesto.

Bellatrix abbozzò un sorriso triste prima di smaterializzarsi con un sonoro schiocco a Diagon Alley per portare a termine l’ordine del suo padrone. Quello che si aspettava dal Signore Oscuro non si sarebbe mai realizzato. Eppure non poteva smettere di amarlo, né oggi, né domani, né mai. La speranza di essere per lui qualcosa le faceva ardere dentro un fuoco, la manteneva in vita, le dava la passione necessaria a essere sanguinaria, feroce, ineluttabile nelle missioni. Proprio come il mare e il cielo si congiungono nella linea dell’orizzonte, così anche il sogno e la realtà finiscono certamente per confondersi a una distanza infinita[1]. Chissà che il modo suo d’amare non fosse effettivamente amore e mai avrebbe avuto certezza della solitudine immensa di amare solo lei.

 

Il modo tuo d’amare

è lasciare che io t’ami.

Il sì con cui ti abbandoni

è il silenzio. I tuoi baci

sono offrirmi le labbra

perché io le baci.

Mai parole e abbracci

mi diranno che esistevi

e mi hai amato: mai.

Me lo dicono fogli bianchi,

mappe, telefoni, presagi;

tu, no.

E sto abbracciato a te

senza chiederti nulla, per timore

che non sia vero

che tu vivi e mi ami.

E sto abbracciato a te

senza guardare e senza toccarti.

Non debba mai scoprire

con domande, con carezze

quella solitudine immensa

d’amarti solo io.

(Pedro Salinas)

 

[1] E’ una citazione da uno dei romanzi di Mishima Yukio, mi sono segnata l’autore ma non ricordo il romanzo preciso.

----------------------------------------------------------------------------------------------------

Ciao a tutti! Avevo detto che sarei stata lontana dalla Bellamort e invece eccomi qua con la mia prima os… anche se, tutto sommato, non so quanto questa possa essere considerata una Bellamort. Non so neanche quanto possano essere considerati IC tutti questi patemi che si fa Bellatrix: probabilmente molto poco. Avevo bisogno di sfogare i miei, di patemi, e la povera Bella ci è finita in mezzo ^^’

Niente, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima,

Clo

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: C_Totoro