CAPITOLO
19
SENZA
LASCIARE INDIETRO NESSUNO
Quando
finalmente ritornò la calma, Saori si ritrovò
seduta sul letto con la testa di
Seiya, assopitosi, in grembo, e ne accarezzava distrattamente i capelli
mentre
gli altri discutevano a bassa voce del testamento che avevano appena
finito di
leggere ed erano passati a decifrare altri documenti che Saori aveva
portato
con sé.
"Una
cosa è certa." gemette Nachi mentre consultava con
espressione esasperata
un dizionario che aveva chiesto in prestito a Jean: "Nessuno di noi
sarebbe in grado di gestire tutto questo, non da soli perlomeno."
concluse
mentre decifrava righe e righe di difficili espressioni economiche,
tracce per
la gestione della Fondazione alla morte di Mitsumasa Kido,
"Ojo-… Saori,
come hai fatto a non impazzire? È troppo per una persona
sola."
Lei
sorrise gentile: "Ovviamente non ho fatto tutto da sola. Tuttavia,
essendo
mia l'ultima parola, ho dovuto studiare molto." ammise.
"Ti
fa quasi rimpiangere gli anni dell'addestramento." borbottò
Ichi, seduto
sul tappeto con la schiena contro il letto: "Sono riuscito a leggere
soltanto la metà di questi kanji, gli altri sono
impossibili! Mai visti in vita
mia!"
"Questo
perché non sai leggere, dì la verità."
"Ah,
perché tu li hai riconosciuti tutti, vero, Hyoga?"
"Ma
io sono in parte russo, tu sei giapponese purosangue."
"Buoni,
bambini." Geki alzò la testa dal plico di fogli che stava
leggendo con
aria divertita: "Che svegliate il pargolo."
"Chi,
Seiya? Non lo tirano giù dal letto manco le cannonate." Jabu
si sporse
verso Shiryu di fronte a lui per chiedergli come si leggesse un
carattere:
"Anche se tra un po' dovremmo svegliarlo, in effetti… In
fondo, abbiamo
dormito tutto il pomeriggio e dovrebbe mangiare qualcosa e prendere le
medicine. E anche Ikki." disse quest'ultimo prima di rispondere al
fratello.
Saori
annuì: "Credo che Makishima-sensei abbia chiesto a
Satsuki-san di passare
con la cena per tutti, l'ho sentito anche dire che ha una sorpresa per
noi."
L'attenzione
generale si concentrò sulla ragazza: "Che tipo di sorpresa?"
chiese
Ban, sinceramente curioso.
"Non
ne ho idea, non sono rimasta ad origliare, non sarebbe
stato… consono. Ma ormai
è quasi ora del giro di visite, quindi penso che ce lo
comunicherà
personalmente."
In quel momento,
all'improvviso, qualcuno
bussò alla porta e simultaneamente le teste di tutti i
presenti meno Seiya si
voltarono verso di essa: "Avanti." disse Saori.
La
prima cosa che videro fu il carrello, e solo dopo Satsuki che lo
spingeva,
seguita dalla familiare sagoma del dottor Makishima, il quale li
salutò con un
sorriso caldo: "Buonasera ragazzi, avete passato un buon pomeriggio,
spero."
Con
un cenno del capo, la giovane tycoon salutò il medico:
"Quando sono arrivata,
stavano dormendo. E non hanno pranzato."
"Mi
è stato riferito. Ed è per questo che ho
richiesto una consegna speciale. E ho
anche un regalo di compleanno per Seiya, benchè un po' in
ritardo." disse
l'uomo con una busta in mano.
Intanto
che Satsuki distribuiva le ciotole di ramen fumanti - "Regalo di
Mitsuki-san della caffetteria", aveva detto l'infermiera con un sorriso
–
Saori si chinò su Seiya per scuoterlo e svegliarlo: "Seiya?
È ora di
cena." sussurrò all'orecchio del coetaneo, "E
Makishima-sensei ha un
regalo per te."
Infastidito,
sulle prime Seiya si limitò a grugnire e a ignorare i
richiami, ma Saori
insistette e ben presto il ragazzo fu costretto a sollevare una
palpebra e a
osservarla insonnolito: "Sono sveglio… Sono
sveglio…" borbottò lui
prima di mettersi seduto con un po' di aiuto.
"Ben
svegliato, Kido-kun, dormito bene?" chiese il medico con aria gentile.
"Come
un sasso… E ho fame. Cosa c'è per cena?" Seiya
annusò l'aria come un
cucciolo affamato.
"Ramen,
Mitsuki-san li ha fatti per voi." Satsuki passò a Seiya la
sua ciotola e
un paio di bacchette usa-e-getta sopra un vassoio: "Attento, che sono
caldi."
Bilanciando
sulle ginocchia il vassoio e la ciotola piena di brodo, il Saint di
Pegasus
attese che anche Saori ricevesse la propria porzione,
dopodichè osservò con
curiosità la busta che il dottore aveva in mano e che gli
stava porgendo:
"Buon compleanno in ritardo, Kido-kun. Puoi aprirla, se vuoi."
Il
foglio all'interno era bianco e piegato su sé stesso ma,
quando venne dispiegato,
la prima cosa che il ragazzo vide fu il logo della Fondazione e della
Clinica,
poi un fitto muro di kanji ma quello che davvero attirò la
sua attenzione fu il
titolo del documento che aveva tra le mani.
Dimissione.
Per
un attimo, a Seiya mancò il respiro mentre la sua mente
registrava la parola ma
non la concepiva del tutto.
Saori
sbirciò il foglio e sul suo viso apparve un'espressione
sorpresa, che incuriosì
ulteriormente gli altri fratelli presenti: "Che succede?" chiese
Shiryu, in procinto di alzarsi in piedi e verificare di persona; Seiya
però,
nonostante le orecchie che gli fischiavano e le lacrime che,
traditrici, si
affollavano ai suoi occhi, alzò la testa con un sorriso
dipinto sul volto.
"Sono
stato dimesso…" annunciò con un filo di voce.
Una
bomba sarebbe stata meno rumorosa.
In
un istante, la stanza si riempì di grida, voci esultanti che
si coprivano l'un
l'altra e lacrime, questa volta di gioia e sollievo, che nessuno si
preoccupava
di nascondere davvero.
"Quando?!"
chiese subito Jabu.
"Domani…
Da domani posso tornare a casa…"
"Bisognerà
avvertire Seika-neesan."
"Ci
penserò io quando chiamerò Tatsumi, Ichi."
"Vorrei
chiamarla io per dirglielo, Saori…"
"Dopo
cena, Kido-kun, Satsuki-kun ti accompagnerà alla reception
così potrai
telefonarle e darle la bella notizia di persona. E ovviamente, anche
Kido
Ikki-kun potrà tornare a casa con voi, a patto che per un
po' eviti di litigare
con qualcuno di più grosso e cattivo di lui.
Facciamo… Per i prossimi dieci
anni, d'accordo?"
Shun
si sporse per abbracciare il fratello maggiore seduto accanto a lui,
incurante
della ciotola ormai vuota, che cadde a terra con un tonfo.
Mentre
Satsuki, con espressione commossa, fermava Jabu con una mano per
impedirgli di
chinarsi ad aiutarla, Shun strinse con tutte le sue forze Ikki, in un
abbraccio
di cui entrambi sapevano di aver bisogno ma che avevano troppo a lungo
rimandato.
In
una piacevole tranquillità, rotta di quando in quando dai
singhiozzi di Shun e
dalle risate basse e nervose degli altri – Makishima-sensei
si era congedato
subito per proseguire il proprio giro di visite serale -, Shiryu
aiutò Seiya a
non rovesciarsi addosso il brodo intanto che finiva di mangiare mentre
Geki e
Ban, con la collaborazione di Jabu e Nachi, si erano attivati per
sistemare vestiti,
libri, disegni e quant'altro avesse preso residenza in quella stanza
negli
ultimi ormai otto mesi.
Otto
mesi.
Incredibile
come il tempo fosse passato rapido, nella noia di giorni tutti uguali
in attesa
di un qualsivoglia cenno di vita da parte di Seiya – Jabu,
ripensando a quanto
avevano passato, non riuscì a non lanciare uno sguardo di
sfuggita
all'indirizzo del fratello minore, avvolto in un pigiama ancora troppo
grande
per lui -, incredibile la mole di segreti e rivelazioni di cui erano
stati
messi al corrente.
In
otto mesi, avevano toccato con mano la più profonda
disperazione e la gioia più
grande.
Avevano
rischiato di perdere un fratello ma ne avevano guadagnati altri.
Avevano
una sorella, due se si contava anche Seika-san.
Avevano
una famiglia.
Potevano
ancora vivere una vita piena.
Tuttavia,
un'ombra rabbuiò i pensieri di Jabu, il quale –
dopo essersi assicurato
silenziosamente che Seiya stesse bene e che stesse mangiando senza
alcuna
preoccupazione – rivolse un'occhiata preoccupata prima a
Shiryu e poi a Hyoga.
Unicorn
non era un ragazzo stupido, anzi, e in quei lunghi mesi di convivenza -
prima
quasi forzata e poi piacevole nella sua familiarità
– aveva osservato con
attenzione i ragazzi più grandi e non aveva avuto
difficoltà a riconoscerne,
nei volti, il rammarico e il dolore.
Dolore
per la sorte di Seiya, certo, ma anche dolore per qualcosa di
più profondo e
non era difficile immaginare di cosa si trattasse: sapeva quanto
Dragoon e
Cygnus… quanto i suoi fratelli fossero legati ai loro
Maestri, forse le persone
più simili a una figura paterna che avessero mai conosciuto.
Nella
loro vita come comandanti dei soldati semplici del Santuario, Jabu e
gli altri
avevano sentito numerose storie sui Gold Saints e tutti erano concordi
su una
cosa: quando si trattava dei loro allievi, Camus e Dohko potevano
smuovere mari
e monti per loro.
Diamine,
Camus aveva anche deciso di congelare per l'eternità il suo
allievo allo scopo
di proteggerlo dalla morte di una guerra intestina tra Guerrieri di
Athena!
Seppur
con un briciolo di invidia, Jabu aveva ammirato quel sacrificio e aveva
provato
sincero dispiacere quando aveva saputo che Camus di Aquarius era perito
per
mano di Hyoga stesso.
E
quando Saori, all'indomani del loro ritorno in Giappone dopo aver
affrontato
Hades in terra e nell'Elisio, aveva raccontato ai Bronze rimasti in
Grecia
quanto era accaduto nel Regno d'Oltretomba, Jabu era rimasto di sasso.
Dohko,
Camus, perfino Death Mask e Aphrodite, di cui aveva soltanto sentito
parlare, e
Aldebaran…
Tutti
i Gold Saint erano morti, sacrificatisi per permettere a Seiya e agli
altri di
avanzare.
Non
osava immaginare il dolore di Shiryu e Hyoga nel rendersi conto di aver
perso quelli
che per loro erano come dei padri.
Ed
era felice che i suoi fratelli fossero tornati, che Athena avesse fatto
del suo
meglio per riportarglieli e permettergli di poter avere un rapporto con
loro;
tuttavia, non nascondeva che avrebbe voluto di più, anche
solo per poter vedere
Shiryu e Hyoga sorridere davvero e non vederli con quel peso sullo
spirito.
"Ehi,
bell'addormentato. Hai intenzione di mettere via quel paio di calzini
puzzolenti e venire qui oppure preferisci che ti lasciamo solo con
loro? "
Il
tono scherzoso di Ichi e la sua mano sulla propria spalla riscossero
Jabu dai
suoi pensieri all'improvviso, facendolo sobbalzare per lo stupore;
voltatosi di
scatto, Unicorn vide l'espressione perplessa del fratello maggiore con
la mano
a mezz'aria: "Hai visto un fantasma? Sei pallido come un morto." disse
Hydra con tono interrogativo.
La
stanza era silenziosa e fu in quel momento che Jabu si accorse che
mancava metà
di loro: "Seiya è andato a telefonare a Seika-san e gli
altri l'hanno
seguito." disse Saori, seduta sul letto sfatto mentre Geki, accanto a
lei,
faceva cenno a Jabu di raggiungerli, "Dobbiamo parlare di una cosa
importante e per il momento non voglio che nessun altro ci senta."
Curioso,
Unicorn seguì Ichi e si sedette accanto a lui:
"C'è un ultimo segreto di
cui vi devo mettere al corrente, e per la prima volta non so davvero
come dirvi
una cosa del genere senza turbarvi." ammise Saori con lo sguardo tenuto
basso.
"Dobbiamo
preoccuparci?" chiese Nachi: "È stata una giornata pesante e
se è
successo qualcosa di grave…"
"No,
no, anzi. Si tratta di una bella notizia. Non c'è altro modo
per dirvelo se non
così, ragazzi. Sono vivi."
Nella
stanza cadde il silenzio, un silenzio perplesso e pieno di domande.
"Cosa
vuol dire che 'Sono vivi'?" chiese Ban dubbioso.
Jabu
annuì, non capiva cosa intendesse Saori con quelle parole
criptiche.
Ichi,
tuttavia, era sbiancato e, rizzatosi in piedi, guardò Saori
con gli occhi
sbarrati: "S-Stai parlando… Stai parlando dei Gold Saint?"
Saori,
con la malinconia sul viso, annuì, senza dire nulla.
Il
cuore di Unicorn ebbe un tuffo mentre le lacrime gli invadevano gli
occhi e
scattò in piedi imitando Ichi: "È-È
vero? Tutti? S-Saori, Hyoga e Shiryu…
Hyoga e Shiryu devono saperlo!"
Con
una carezza del proprio Cosmo Divino, Athena calmò il
coetaneo sconvolto che
tremava davanti a lei: "Jabu, respira e ascoltami, per favore.
È
importante che ascoltiate tutti perché ho bisogno del vostro
aiuto."
La
ragazza gli tese la mano e lui, seppur goffamente, gliela strinse e si
lasciò
condurre fino al letto, dove venne fatto sedere intanto che Athena
continuava a
tenere la sua mano stretta nella propria; inspirò
profondamente e raccolse le
idee prima di rimettersi a parlare, conscia dell'attenzione dei
presenti su di
sé: "Quando eravate già partiti dalla Grecia per
tornare qui in Giappone con
Seiya, ho approfittato della confusione che regnava al Santuario per
ritirarmi
nel naos. Sapevo che, se mi fossi confidata con qualcuno, mi avrebbero
fermata.".
Athena
si prese un attimo per prendere fiato e osservò le
espressioni sbalordite dei
suoi ragazzi, consapevole che quello che stava per rivelare li avrebbe
sconvolti ancora di più.
"Ho
esploso il Cosmo, ho pensato che… che se fossi riuscita a
riportarne indietro
anche solo uno…"
Ban
sgranò gli occhi e la interruppe: "Così presto?!
Saori, avevate appena
finito di combattere Hades, eri appena stata liberata dal'Urna, avresti
potuto
non sopravvivere!".
Lei
annuì: "Dovevo fare qualcosa. Avevo portato a casa Seiya ma
anche loro
meritavano una possibilità di vivere."
Goffamente,
Jabu le poggiò una mano sul braccio: «Q-Quanti
sono tornati? Saori, ho visto
Hyoga fingere che andasse tutto bene, e così Shiryu, ma
erano davvero legati ai
loro maestri." mormorò lui.
"Lo
so, ed è stato difficile non dire nulla. Ma non sapevo se
sarebbero riusciti a
riprendersi. Ho pregato, ho pregato le vie del Cosmo ogni notte e ogni
giorno,
ho influsso in loro ogni stilla di energia che avevo… No,
non avreste potuto
aiutarmi," li prevenne lei mentre Geki apriva la bocca per esternare il
proprio disappunto: "Se ci fosse stata anche le minima
possibilità, ve
l'avrei chiesto. Ma perfino con il Cosmo Divino mi sono trovata in
difficoltà,
ho consumato gran parte di esso e solo da pochissimo sono riuscita a
recuperare
quel tanto di energia bastante per poterlo richiamare. Sto bene,
ragazzi, di
questo non dovete preoccuparvi. E lo stesso vale i Gold Saint, li ho
riportati
indietro tutti e mi è stato comunicato da poco che si sono
svegliati tutti,
anche Aiolos, l'ultimo che mancava."
"Come
possiamo aiutarti?" chiese Geki con espressione decisa.
"Saori
sorrise stanca prima di guardare l'orologio che portava al polso,
nascosto
sotto la manica del tailleur: "È il momento che questa
famiglia riceva una
bella sorpresa. Prima di venire qui dall'ufficio, ho chiamato
l'aeroporto
privato della Fondazione e ho fatto preparare il jet. Se partiamo entro
un'ora,
possiamo arrivare ad Atene in nottata e in un paio di giorni essere di
ritorno.
Pensavo di chiedere a chi se la sentiva di viaggiare di venire con noi
in
Giappone e trascorrere un po' di tempo alla villa."
"Vorresti
che venissimo tutti per accompagnarti?" chiese Ichi.
Saori
scosse la testa: "All'inizio sì, ma non avevo messo in conto
che
Makishima-sensei avrebbe potuto dimettere Seiya così presto.
Se partissimo
tutti all'improvviso, potrebbero avere dei sospetti e perciò
addio
sorpresa."
"Se
uno di noi partisse con te non ci sarebbero problemi, ti abbiamo
aiutata spesso
con faccende della Fondazione e nessuno sospetterebbe nulla. La scelta
migliore
sarebbe Jabu, ma…"
"Io
vorrei restare qui con Seiya…" ammise Unicorn.
Athena
alzò la mano per posarla sulla spalla di Jabu: "Lo
immaginavo, per questo
non te l'ho chiesto subito. Ed è bello vedere che vuoi
stargli vicino, visti
anche i vostri trascorsi." sorrise lei.
Imbarazzato, Jabu distolse
lo sguardo: "In
passato le cose erano diverse."
"Allora
Nachi."
Ban
indicò il fratello che osservava pensieroso fuori dalla
finestra: "Dopo
Jabu, è quello che ti ha accompagnata più spesso
e nessuno farà troppe
domande."
"Noi
resteremo qui e terremo il fortino. Faremo in modo che Seiya sia ancora
intero
al vostro ritorno. E anche la Villa." intervenne Ichi.
"Vi
ringrazio, ragazzi." disse lei sollevata prima di tirare fuori dalla
tasca
un telefono cellulare: "Chiamo Tatsumi e gli chiedo di preparare una
borsa
al volo per entrambi e di farla portare all'aeroporto, saremo pronti a
partire
entro un'ora."
"Dove
devi andare, Saori?"
Seduto
sulla carrozzina spinta da Shun, Seiya fece capolino dalla porta con
espressione dubbiosa; anche Shiryu alle loro spalle sembrava perplesso
e così
Hyoga e Shun. Ikki non sembrava esprimere alcun sentimento ma i suoi
occhi
parlavano per lui.
"C'è
stato un piccolo contrattempo con alcuni partner commerciali in Europa
e
Tatsumi non riesce a risolvere il problema per me, quindi devo partire
per la
Francia questa notte stessa. Nachi è stato così
gentile da accettare di
accompagnarmi."
Mentre
Geki si faceva avanti per aiutare Seiya a rimettersi a letto,
quest'ultimo
osservava Saori con attenzione; infine spostò il proprio
sguardo su Jabu con un
sospiro: "Non sei tu che di solito la accompagni?"
Con
una scrollata di spalle, Jabu si mise le mani in tasca e gli rivolse un
sogghigno: "Non stavolta, preferisco restare qui e infastidirti il
più
possibile.".
"Lo
so che domani verrai dimesso, e mi dispiace non esserci per questo
momento così
importante." Saori si sedette sul materasso e guardò Seiya
negli occhi:
"Ma abbiamo i nostri doveri. Io devo andare e risolvere questo problema
e
tu hai il dovere di andare a casa e riposarti per velocizzare la tua
guarigione
definitiva. Non volevi andare in campeggio in primavera?"
"Mi
sembra così strano lasciare questo posto…" ammise
Pegasus con un filo di
voce: "È stata la mia casa per così tanto tempo
che non riesco a credere
di uscire di qui."
Shiryu,
accanto al letto, lo abbracciò stringendolo con un braccio:
"Verremo a
trovare Meiko-san e gli altri, però la tua casa è
un'altra, lo sai,
otouto."
"Sì,
lo so. È che dopo tutti questi mesi… dopo tutti
questi anni, mi sembra così
incredibile l'idea di tornare alla Villa e di trovarci qualcuno ad
aspettarmi.
È una novità per me."
Sinceramente
incerto su cosa rispondere, Shiryu si prese qualche istante per
riflettere
sulle parole del fratello, un altro tassello che andava ad aggiungere
domande
al già ricco mosaico di dubbi e incertezze che avrebbero
dovuto affrontare in
futuro.
"Non
avrai tempo per stare a rimuginarci su." intervenne Hyoga: "Hai
sentito Seika e Miho, i bambini verranno a trovarti presto e ti aspetta
un
lungo periodo di convalescenza pacifica, vedrai che ti ci abituerai in
fretta.".
"E
poi, ricorda che ti ronzeremo intorno come mosche, non avrai un attimo
di
respiro con Jabu in circolazione." sogghignò Ichi
guadagnandosi una
gomitata nel costato da parte dell'interessato.
Intanto
che Saori parlava al telefono in un angolo della stanza per lasciare
istruzioni
sia sul trasporto verso l'aeroporto sia sull'orario in cui Tatsumi
sarebbe
dovuto passare a prendere i ragazzi il giorno dopo, Shun aveva
coinvolto Ikki
nella raccolta dei vestiti rimasti in giro mentre Geki ripiegava le
coperte
ormai non più necessarie. In pochi minuti, la stanza era
tornata ad essere in
ordine e tutto era stato impacchettato e preparato per la dimissione.
Quando
Athena chiuse la comunicazione, trovò Nachi ad aspettarla
sulla porta: "Satsuki-san
ha detto che è arrivata una macchina per noi." disse Wolf
con già indosso
il cappotto, "Dobbiamo andare."
Lei
annuì prima di spostarsi di nuovo accanto al letto e
abbracciare Seiya:
"Torneremo presto, non ti accorgerai neppure della nostra assenza."
Tra
le braccia della sua Dea… di sua sorella, Seiya
sospirò e ricambiò la stretta:
"Fate attenzione, ricordatevi che abbiamo un campeggio ad Hakone in
programma."
"Non
avevamo detto che Hakone era da vecchietti?"
"Tu
l'avevi detto, Ichi, non io. Ad Hakone ci sono i bagni termali."
"Per
qaundo saremo tornati, mi aspetto che abbiate fatto una lista di posti
da
visitare da vedere insieme. Ora dobbiamo davvero andare, ragazzi."
Saori
si alzò in piedi e scansionò con lo sguardo la
stanza: "Ci vediamo tra un
paio di giorni.".
"Vi
aspetteremo a casa."
§§§
Quando
atterrarono all'aeroporto privato Kido-Solo vicino ad Atene - dopo aver
fatto
scalo a Doha, in Qatar – era tarda notte; soffiava un vento
freddo, anche se
non gelido come a Tokyo, e una macchina li aspettava sulla pista di
atterraggio
con un uomo, senza alcun dubbio europeo, in piedi accanto al mezzo.
Lui
li salutò con un cenno del capo e un goffo inchino quando
furono scesi dalla
scaletta e si affrettò a farli salire a bordo prima di
ricevere dalle mani
dell'assistente di volo le borse da viaggio dei due passeggeri.
Doveva
aver già ricevuto le sue istruzioni perché non
chiese loro niente e partì
subito dopo aver caricato a bordo i loro bagagli; rintronato per il
lungo
viaggio in aereo, Nachi fissava fuori dal finestrino con espressione
stralunata
e senza capire bene la strada che stavano percorrendo.
Saori,
seduta accanto a lui, si stringeva nel pesante cappotto che copriva il
lungo
vestito bianco nella quale si era cambiata durante il volo, immersa nei
propri
pensieri.
Quando
infine l'automezzo si fermò in una piana sassosa e
apparentemente deserta,
l'autista si voltò verso di loro con espressione
interrogativa, come a chiedere
se fossero sicuri del luogo indicatogli.
Athena
gli rivolse un cenno del capo e un sorriso prima di scendere dall'auto,
seguita
da Nachi.
Nella
notte illuminata dalla luce della luna piena, il Saint di Wolf poteva
distinguere la familiare sagoma in lontananza delle montagne che
circondavano
il Santuario e un groppo in gola per poco non gli impedì di
respirare mentre il
Cosmo Divino di Athena sembrava trarre forza dalla vicinanza della
Terra Santa.
"Mi
hanno detto di venirvi a prendere domattina in questo esatto punto."
l'uomo si era rivolto a loro in un giapponese un po' stentato: "Ne
siete
certi?"
Saori,
con in mano il proprio scettro che Nachi le aveva tirato fuori dal
bagagliaio,
annuì: "Ci vediamo qui domani mattina, quasi sicuramente
avremo degli
ospiti." aveva risposto lei in greco.
Sorpreso,
l'uomo rispose in fretta – questa volta in greco - che
sì, si sarebbe trovato
lì fin dalle prime ore del mattino e che li avrebbe
aspettati e poi, dopo aver
augurato loro buona notte, salì di nuovo in macchina prima
di allontanarsi a
fari accesi nella notte.
Con
lo scettro stretto in pugno che emanava una debole luce dorata, la
quale
sembrava pulsare all'unisono con il suo respiro, Saori tese la mano
libera
verso Nachi e afferrò quella del ragazzo più
grande prima di avviarsi sul
sentiero sabbioso e costellato di rocce.
Insieme,
i due ragazzi camminarono nella notte, in silenzio: non c'era bisogno
di
parlare, sapevano benissimo dove andare e come muoversi, come se un
richiamo
atavico li stesse attirando; e se Saori gli sembrava più
alta, più regale, più…
divina, Nachi non disse nulla, contento di seguirne le orme mentre la
voce delle
stelle premeva perché rispondesse all'unico imperativo che
aveva sempre mosso
lui e i suoi fratelli anche quando erano stati fin troppo immaturi per
ascoltarlo con pienezza.
Proteggere
Athena.
Difenderla.
Esserne
lo scudo.
A
un certo punto della marcia, tuttavia, Saori si fermò e,
alla luce della luna e
del Cosmo divino, Nachi la vide sorridere prima di pronunciare un'unica
parola:
"Eccolo."
Wolf
ebbe appena il tempo di puntare lo sguardo nella stessa direzione prima
di
vedere la notte letteralmente aprirsi davanti ai loro occhi e, dalla
stessa,
uscire una figura con un lungo mantello sulle spalle, dai lunghi
capelli color
dell'erba di primavera che ondeggiavano al vento.
I
penetranti occhi viola dell'uomo erano sereni e pieni di vita, ben
diversi da
quelli che ricordava dall'ultima volta che li aveva visti.
"Athena,
è così bello vederla." disse l'uomo, chinando il
capo in segno di
rispetto.
"Lo
stesso vale per me, Shion. E sono lieta di vederti finalmente in piedi."
"Tutto
grazie a lei. E questo ragazzo deve essere uno dei suoi Bronze, esatto?
Ricordo
di averlo già incontrato…"
Quasi
soverchiato dall'emozione, Nachi abbassò la testa: "Esatto,
Nachi del
Lupo, nobile Shion. Ci siamo incontrati, in passato… Ero
comandante dei soldati
durante l'ultima…"
"L'ultima
invasione. Sì, ora ricordo. Sono sicuro di non aver torto un
capello a voi
giovani comandanti, ma i miei ricordi sono ancora un po' confusi,
perciò mi
scuso per qualsiasi danno io possa avervi arrecato." Shion si
inginocchiò
davanti ad Athena e a Nachi a capo chino.
"No,
no! Stiamo bene, Nobile Shion." Il ragazzo agitò le mani per
sottolineare
le proprie parole: "Le uniche ferite di quei giorni sono quelle che
abbiamo subito per mano di Thanatos quando abbiamo cercato di
proteggere
Seika-neesan."
All'espressione
interrogativa di Shion, intervenne Saori: "Seika-san è la
sorella maggiore
di Seiya, è stata trovata da Marin che viveva nel villaggio
di Rodorio.
Thanatos ha cercato di ucciderla per colpire Seiya e i ragazzi l'hanno
protetta, con l'aiuto di Marin e Shaina."
Alla
menzione del Saint di Pegasus, Nachi vide Shion rabbuiarsi per un
attimo:
"A tal proposito, mia Dea…"
Nachi
ebbe per un istante l'impressione che la temperatura attorno a loro si
fosse
abbassata.
"Cosa
vuoi dirmi?" Saori si inginocchiò a propria volta e
allungò le mani per
stringere quelle di Shion.
"Vi
siamo grati per averci riportati in vita, mia Dea, io e i miei compagni
non
abbiamo nulla da recriminare. Ma abbiamo riflettuto a lungo e ci
chiedevamo se
non fosse stata una scelta azzardata."
"Cosa
intendi?"
"Noi
riponiamo in voi una fede totale e non dubitabile, ma la nostra
vita… Abbiamo
avuto fin troppe possibilità, io e Dohko, abbiamo vissuto a
lungo e avremmo
sacrificato mille volte i nostri spiriti se ciò avesse
potuto riportare
indietro almeno uno dei ragazzi…"
Nachi
trasalì, consapevole del momento delicatissimo che stavano
per vivere.
"Io
vi chiedo perdono Shion. Vi chiedo perdono con tutta me stessa per non
avervi
detto nulla subito, per avervi tenuto all'oscuro di tutto."
Il
guerriero dinanzi a lei strabuzzò gli occhi ma non
riuscì a dire nulla.
"Devo
parlare urgentemente con tutti. Sono nel Tempio?"
"Siamo
ancora tutti nella Prima Infermeria… Sebbene io sia stato il
primo a svegliarmi
in estate, gli altri hanno cominciato a riprendersi soltato il mese
scorso e
Aphrodite e Death Mask ancora non possono alzarsi da letto senza aiuto."
"Ma
possono parlare?"
"il
vostro arrivo non può che portare conforto. Venite, vi
accompagno io."
Nachi
venne fatto avvicinare ai due ancora a terra e, in un lampo di luce
violetta,
la notte sparì e venne sostituita dalle pareti cosparse di
torce della
Tredicesima Casa.
Incerto,
il ragazzo mosse un passo in avanti e sentì la dura pietra
sotto i propri
piedi.
"Non
hai mai viaggiato così, figliolo?" Shion aveva slacciato il
mantello e se
l'era drappeggiato su un braccio, mostrando la tunica bianca che
indossava
sotto di esso, con i ricami che Nachi ricordava fossero le insegne del
Gran
Sacerdote di Athena.
Wolf
scosse la testa.
"Ti
lascia un po' confuso le prime volte, sii paziente. Seguitemi, da
questa
parte."
Il
ragazzo aveva vaghi ricordi del posto perché non era un
posto che frequentava
abitualmente anche quando era comandante dei soldati e
perciò seguì docilmente
Saori e Shion, i quali sembravano sapere perfettamente dove andare.
Passarono
attraverso corridoi pattugliati da soldati – qualcuno lo
riconobbe e lo salutò
con rispetto – fino a che non si fermarono davanti a una
porta nell'ala est
dell'edificio, enorme benchè non ai livelli della sala del
Trono da cui poi si
accedeva al naos.
La
stessa era sorvegliata da altre due guardie, le quali si affrettarono a
cedere
il passo nel riconoscere i due ospiti del Gran Sacerdote.
Una
volta aperta la porta, la stanza che si trovarono davanti era
illuminata da
lanterne e lampade cosparse un po' ovunque per terra e sulle pareti, a
circondare i numerosi letti che riempivano l'ambiente.
L'infermeria
era tranquilla ma Nachi si sentì ugualmente nervoso nel
riconoscere i volti
segnati dei guerrieri lì ricoverati, cupi e pieni di
rammarico.
Nessuno
di loro sembrò essersi accorto della porta che si apriva,
tranne uno.
Mu,
quello più vicino, aveva alzato la testa non appena la porta
si era aperta e
rivolse loro uno sguardo sorpreso che si tramutò subito in
un debole sorriso
mentre cercava di mettersi seduto.
In
un attimo, Saori gli fu accanto, cingendogli i fianchi con le braccia
per
aiutarlo.
"Athena…
Siamo felici di vederla…" mormorò lui con le
lacrime agli occhi.
Le
sue parole si propagarono per la stanza con rapidità di una
freccia, quei
compagni che in passato si erano puntati i coltelli alla gola ora si
aiutavano
vicendevolmente ad alzarsi: Nachi riconobbe Aiolos che si sporgeva dal
proprio
letto per aiutare Saga, vide Aldebaran che teneva in piedi Aiolia,
Shura che cercava
di mettere seduti Death Mask e Aphrodite…
"Athena,
quando siete arrivata?" chiese subito Sagittarius con aria esausta.
"Proprio
adesso. Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi, la vostra
salute ha la priorità
Siamo venuti fin qui per potervi parlare, ora che finalmente siete
sulla via
della guarigione. E soprattutto," Saori esaminò con aria
addolorata i
guerrieri lì riuniti che si facevano forza vicendevolmente
per stare in piedi o
quantomeno coscienti: "Per chiedervi scusa di avervi ingannati, di
avervi
tenuti all'oscuro di alcune informazioni importanti.".
I
presenti sembravano scossi ma restarono in silenzio.
"In
questi lunghi mesi di convalescenza, vi ho ingannati. Non me ne
vogliare, sono
mortificata per la sofferenza che senza dubbio dovete aver provato ma
le
motivazioni erano soltanto dettate dalla preoccupazione per le vostre
condizioni. Temevo che, se vi foste stato rivelato, al risveglio,
quanto sto
per dirvi, vi sareste agitati e avreste messo in gioco la vostra salute
per
poterli rivedere. E questo non potevo permetterlo, volevo che steste
bene e che
poteste rivedervi in salute. Allo stesso modo, non ho detto nulla a chi
di
dovere perché fino all'ultimo non sapevo se foste
sopravvissuti tutti,
nonostante i miei sforzi. E non volevo addolorare nessuno.".
Un'espressione
di spasmodica attesa apparve sui visi di alcuni presenti, a Saori si
strinse il
cuore nel riconoscere la speranza sui visi di Camus e Dohko.
Jabu
aveva ragione.
«Athena,
forse abbiamo compreso ma confermate i nostri sospetti, ve ne
preghiamo."
"I
ragazzi sono vivi. Sono vivi e sulla via della guarigione.
C'è voluto del tempo
ma non si sono lasciati vincere dalla morte. Anche Seiya è
vivo e sta
bene."
Il
brusio si fece più forte.
Nachi
sussultò.
Poi
Saori chinò il capo: "Sono mortificata e vi domando perdono."
"Quando
possiamo vederli?"
Camus
era pallido ma determinato mentre si avvicinava ad Athena: "Mia Dea,
vorrei partire per poter incontrare Hyoga."
La
ragazza sorrise e annuì, sollevata: "Siamo venuti fin qui
apposta per
vedere chi fosse in grado di viaggiare e, se lo desidera, accompagnarlo
fino in
Giappone. Ovviamente, quando anche Seiya potrà viaggiare,
torneremo in
visita."
"Se
le cose stanno così, allora credo che sia meglio lasciare
che i Maestri siano i
primi a partire. E anche Aiolos." disse Shion pensieroso, voltandosi
verso
Sagittarius: "Sappiamo che vorresti finalmente poter incontrare il tuo
successore e non c'è occasione migliore di questa."
"Bisogna
far chiamare anche Marin." intervenne Aiolia con gli occhi lucidi.
"La
farò cercare in modo che per domattina ci attenda qui
fuori." Shion non
perse tempo e si lanciò subito nell'organizzazione.
E
mentre voci e lacrime si mischiavano alle risate e al sollievo che
sembrava
illuminare la stanza, Nachi si appoggiò alla parete
più vicina e chiuse gli
occhi per un attimo.
La
guerra era davvero finita.