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Autore: IrideNotturna    13/07/2020    1 recensioni
Fuggire da una relazione tossica non sempre é facile. Avere il coraggio di prendere la propria vita nuovamente in mano ed essere Liberi da qualsiasi paura e angoscia, quello é altrettanto complesso e talvolta impossibile. Nella vita si verificano una moltitudine di ostacoli e sta a noi decidere come superarli e, in ogni caso, ne si accettano le conseguenze che esse siano positive o negative.
Celestia deve fuggire dalla sua vita, decidendo cosí di rifugiarsi nelle stelle; brillanti e silenziose, che pur essendo lontanissime ci tengono compragnia con la loro minuscola presenza. Non saranno le uniche ad attenderla, in quella spiaggia bagnata dal mare nella calda e lunga notte del 10 Agosto.
(Questa storia ha partecipato al contest "La notte delle stelle" del sito italiano Podcastory.it)
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUGGIRE VERSO LE STELLE

 
 
La vita è piena di ostacoli.
Talvolta butti.
Talvolta pesanti.
Ti mette davanti a delle scelte che sei o sarai obbligata a fare e, non sempre, quella scelta servirà a migliorare la tua situazione. Se ormai sei già all´interno di un uragano, devi imparare a domarlo per poterne uscire o finirai risucchiata, per essere spedito in un luogo a te estraneo. È dura portarsi un macigno sulle spalle e non tutti riescono ad arrivare in cima; ma, la cosa più importante, è il risultato finale. Lassù, il panorama che si presenterà ai vostri occhi, sarà un bellissimo sogno.

Guardava allo specchio la sua esile e minuta figura piena di lividi. Non sul viso. Doveva apparire bene agli occhi degli altri. Una bellissima “coppia modello” dicevano tutti. Ma era stufa, e quel giorno, era arrivata al limite massimo. Doveva agire ora e in fretta. Il coraggio poteva svanire da un momento all´altro e lui apparire davanti a lei e farle passare le pene dell´inferno. Prendere tutto quello che le capitava sotto mano e filarsela via all´istante. Doveva agire, e doveva farlo in maniera veloce e fulminea. Per un frangente di secondo si fermò a guardare la meravigliosa creatura che da pochi mesi aveva dato alla luce e…

Lungo la strada che conduce a Rivabella, Leon emette dei leggeri lamenti per far capire a sua madre di non andare veloce e guidare più lentamente. Celestia, proprio quella sera, aveva finalmente preso coraggio e lasciato quello che osava definirsi ´Uomo´; ma tutto era fuorché tale. Un vero e proprio aguzzino: la teneva segregata in casa privandole ogni cosa tra cui amici, parenti, lavoro e libertà. Già, libertà. Una parola potentissima, spesso usata in maniera errata; ma è una delle più belle parole che una persona possa dirti. Celestia era una ragazza di soli 26 anni che aveva deciso di vivere la sua vita accanto ad un uomo per lei giusto, pacato e perfetto. Le faceva tanti regali, andavano spesso a cena fuori, facevano tutto quello che c´era di bello per apparire come coppia perfetta agli occhi degli altri. Nel privato, la gioia si trasformava in odio, infelicità e gelido terrore: le faceva notare quello che non andava e di far le sue mansioni da donna; la obbligava a indossare abiti non troppo scollati e il trucco era un tabù in quella dimora; doveva occuparsi della casa in tutto e per tutto, mentre lui doveva lavorare per garantire l´economia e rilassarsi come piú gli aggradava nel dopo. Di uscire con le amiche le era stato consentito fino a quando non scoprì che vi erano degli uomini in quella comitiva. Fece passare a tutto il gruppo guai seri e la povera ragazza fu allontanata drasticamente e ogni contatto con loro si interruppe all´istante. Il punto più brutto, fu proprio che non poteva essere accusato dagli altri perché non vi erano prove contro di lui. La chiave risiedeva in Celestia, che peró aveva una paura tremenda di quell´essere.
Quando scoprì di essere incinta di quel mostro che a poco a poco aveva iniziato ad alzarle le mani addosso e a forzarla nel fare le cose che non voleva fare, le crollò il mondo addosso. Intorno a lei vedeva nero e il futuro roseo che aveva immaginato fu dissolto nel nulla. Non chiedeva il matrimonio perfetto, ne quello che si leggono nelle fiabe. Non aveva mai atteso il principe azzurro in sella al suo bellissimo cavallo bianco, né Regni di pura armonia. No, niente di tutto ciò. Voleva solo quell´amore che nella sua vita non aveva mai ricevuto; l´amore che una figlia non riceveva da sua madre, troppo occupata a vantarsi con le altre per pensare ai suoi reali bisogni, troppo concentrata in quelle lunghe conversazioni intrise di invidia e gelosia per capire che Celestia aveva bisogno di aiuto. Un padre di gran lunga più assente della madre, che aveva solo il lavoro come suo unico interesse. Finché il denaro circolava, poteva stare tranquillo sulle sorti della sua famiglia. Forse, però, era meglio così. Almeno di danni ne aveva fatti pochi. Per sfuggire a tutto questo, si era rifugiata in un posto ancora peggio che l´aveva fatta cadere definitivamente nella sfera dell´oblio scuro e nero. Una vita fatta di menzogne e bugie, una vita in cui le veniva negato quel poco di amore che chiedeva senza mai pretenderlo. Ma non poteva arrendersi. Doveva lottare per lei e, soprattutto, per suo figlio.
Si dice che bisogna avere un caos dentro per partorire una stella e, proprio in quella notte, decise di prendere il suo bambino e fuggire via da quella vita per andare a trovare quel mare stellato chiamata serata del cielo piangente. Magari, avrebbe trovato la sua stella appena nata. Non poteva permettere che facesse del male a una creatura innocente pur essendo concepito in un atto di non amore. Il piccoletto dormiva nella sua navicella legato saldamente al sedile del passeggero, mentre fiumi di macchine scorrevano dinnanzi a lei ignari della tempesta che si portava dietro. Ormai aveva anche rallentato; non stava scappando più da nessuno e non poteva essere inseguita. Dove sarebbe andata ora? Ma la risposta lei la teneva stretta con se e svoltò verso un piccolo boschetto che dava sulla spiaggia.
Nel periodo di Agosto, il caldo si fa sentire anche nella più profonda delle nottate tanto che indossò il vestito più semplice lungo fino alle ginocchia che avesse, smanicato, di color lilla con perline intorno alle maniche. La brezza marina le colpì le narici come aria pura di libertà e spensieratezza, mentre fermava la sua auto nel parcheggio accanto a quelle delle altre persone. Non la stava aspettando nessuno, eppure sapeva già di trovare quel poco di conforto che le serviva per non sotterrarsi. Leon oramai in un sonno profondo, non sembrò svegliarlo nemmeno la pungente aria che gli colpiva il delicato e candido viso; mentre sua madre lo trasportava sulla riva del mare. Le calme onde battevano sulla sabbia bagnandola tranquillamente emettendo un flebile rumore pacato. Alcune persone avevano già montato le tende e avevano acceso il maestoso fuoco in preparazione di una grande grigliata tra amici.
Celestia trovò un ritaglio su di un piccolo scoglio piatto abbastanza isolato che le permetteva anche di sedersi e immergere i piedi nudi nell´acqua. Posò delicatamente la navicella del suo bambino accanto a lei, si tolse le scarpe, e ogni problema sembrava essere cessato, almeno per il momento. Persino le risate alle sue spalle sembravano essere sparite, restando sola insieme a coloro che la osservavano dall´alto: le stelle. Silenziose e luminose, si dice che portino grandi consigli nei cuori irrequieti delle persone bisognose di aiuto. Elevate alla massima distanza e irraggiungibili fisicamente, chiuse gli occhi e vi si teletrasportó con la mente, l´arma più potente che abbiamo e, spesso inutilizzata. Navigare con la fantasia allevia ogni tipo di dolore e tutti noi possiamo usarla, il problema sorge quando non abbiamo più tempo per farlo. Spesso, la povera ragazza si era rivolta alle stelle in cerca di aiuto e, seppur nel loro silenzio, erano corse in suo aiuto nel proseguire e ad andare avanti. Ma in quella specifica serata, aveva bisogno più di un semplice consiglio. Non aveva ancora mollato, era li seduta a osservare quei silenziosi puntini splendenti assieme a suo figlio che dormiva beato. Dopo avergli sistemato meglio la coperta per non fargli prendere ulteriore freddo, fermò il suo sguardo nell´infinito mare e cercò di scorgere qualcosa in più del semplice buio.
Anni addietro, Celestia aveva un grande punto di riferimento. Tutti i bambini avevano un proprio supereroe che veneravano e volevano imitare e, anche lei, aveva la sua eroina sognando, in maniera costante, di diventare come lei un giorno: sua nonna. Amava molto quando le leggeva le storie, ed era molto brava a crearne di nuove. Aveva la mania di aiutare tutti coloro ne avessero bisogno e non l´avevano mai sentita lamentarsi di qualcosa seppur aveva mille cose a cui pensare. Era colei che sapeva mantenere unita la famiglia e a portare una fantastica armonia tra tutti, come un grosso pilastro che sorregge l´intera struttura; ma, se questo cade, crolla tutto l´edificio. E così fu, quando ella morì, Celestia ebbe la sua prima rovinosa caduta e tutta la sua famiglia si sgretolò dinnanzi ai suoi stessi occhi. L´avidità e la lussuria erano i secondi nomi dei suoi parenti e mentre buttavano odio su chiunque, lei si allontanava sempre di più fino ad essere completamente fuori. L´unico dono che ebbe ricevuto, le era caro e di vitale importanza: quello stesso scoglio su cui lei ora era seduta. Ci andavano spesso e, in particolare, di notte dove potevano ammirare quella distesa di stelle. Le aveva insegnato a riconoscere le varie costellazioni, e quando superò l´esame del diploma, le comprò una stella che si chiamata Altair facente parte della costellazione dell´aquila.

“Vola alto sempre sopra di te, non si stancherà mai di indicarti la strada” diceva.

Se li ricordava molto bene quegli insegnamenti. Ma se potesse vederla ora, si sarebbe vergognata molto di cosa era diventata. Calde lacrime cominciarono a bagnarle le guance ripensando al suo percorso fatto fino a quel momento. Non era una donna che si piangeva addosso, ne aveva mai chiesto aiuto a nessuno per giungere fino a li, ma, proprio in quel momento, avrebbe voluto un abbraccio, una parola, una compagnia. Lui però le aveva tolto tutto oltre alla libertà: le mancava terribilmente andare a prendere un caffè con la sua migliore amica nel bar al centro della città, le mancava frequentare le lezioni universitarie che fu costretta ad abbandonare perché vi erano ´troppi occhi che guardavano´. Sua nonna le ripeteva sempre e spesso:

“Gli uomini ragionano spesso senza il cervello e tendono a fare azioni troppo avventate. Quando litigo con tuo nonno, vado sempre a fare una passeggiata nei boschi, ma mi porto anche lui dietro. La maggior parte delle volte, rimaniamo in silenzio senza degnarci di un solo sguardo. Poi però la natura ci fa parlare e ricominciamo il dialogo attraverso i suoi magnifici paesaggi”.

Se fosse così semplice con tutti gli uomini, ora non starebbe li a rimirar le stelle. Anche Leon aveva aperto i suoi piccoli occhietti da furbetto e osservava in silenzio quei piccoli puntini sparsi per il cielo blu. Non emetteva alcun mugolio, abbracciandosi ancora più stretto alla sua copertina verde morbida e delicata che aveva sempre con se. Ma quali pensieri poteva avere un bimbo di soli 4 mesi? Beh, ovviamente vedere sua mamma così triste gli metteva il malumore e Celestia non poteva fare nulla per alleviare questo dolore sentendosi impotente dinnanzi a questo grande e possente macigno.
Osservò le stelle per ore, cercando di rilassarsi il più possibile. Allattò il suo magnifico bambino sotto di esse e lo cullò cantandogli la sua dolce ninna nanna. In sottofondo udiva le risate, l´allegria e la spensieratezza dei ragazzi che si godevano la più bella delle serate in compagnia degli amici più cari. Per un momento provava invidia nei loro confronti. Non erano minimamente preoccupati di niente, sfogando tutti i loro problemi in canti e balli ridendo e scherzando tra di loro, mentre lei stava subendo l´inferno. Durò poco, in quanto l´invidia si trasformò in ammirazione e gioia nei loro confronti. Forse, doveva cambiare se stessa ed essere più menefreghista, andare a divertirsi ogni tanto non le avrebbe fatto male. Era sola, ma in giro nella sua città vi erano molte altre persone altrettanto sole che erano alla ricerca della giusta persona con la quale passare il proprio tempo libero. Ogni persona ha la propria storia da raccontare e, forse, Celestia poteva buttare fuori la parte nascosta di se aprendosi di più e cacciare tutta la negatività che covava dentro da anni.
Continuava a mantenere il suo sguardo vuoto verso il cielo buio tenendo i piedi nella fredda acqua; quando sentì, alle sue spalle, una voce femminile che chiamava il suo nome. Agata, una sua vecchia amica delle superiori, la salutava con molto entusiasmo rendendo molto evidente la sua felicità nel vederla. Indossava un costume da bagno intero coi colori del fuoco: rosso arancione e giallo. Teneva legati i lunghi capelli in uno chignon e notava tutta la semplicità in lei. Era una delle cose che apprezzava del mare, truccarsi non serve praticamente a nulla, e molte persone tendono a essere totalmente naturali. Agata in realtà non aveva bisogno di truccarsi per sembrare bella agli occhi della gente, già aveva un fisico pressoché perfetto, cosa che lei non aveva dal post gravidanza; o meglio, cosí gli aveva fatto credere il suo ex ´Uomo´. Era piena di smagliature sia sulla pancia, sia sulle gambe; da quello che leggeva e sentiva i suoi seni a breve sarebbero diventati molli, privi di forma e sostanza e la sua linea era già compromessa. Si sentiva un´estranea all´interno del suo stesso corpo sentendosi inadatta.

“Celestia, è da tanto che non ci vediamo. Come stai?”

Ancora quella domanda.
Normalmente la si fa tutti i giorni a tutte le persone che incontriamo nostre conoscenti o amici e, per molti, versi la risposta sarà sempre la stessa

“Tutto bene, e te?”

Nessuno sa però cosa ci sia dietro quel ´Bene´. Mentre ti logori dentro, cerchi un discorso sensato per saziare la mostruosa curiosità di chi non ti ha mai calcolato per mezzo secondo durante l´intera tua esistenza. Però tu hai bisogno anche solo di un piccolo abbraccio e quella riservatezza coriacea che ti sollevi su tutto il tuo corpo crolla istantaneamente.

“A me va tutto bene. È da un bel po’ di tempo che non ti vedo in giro e pensavo ti fossi trasferita. Appena sei entrata nella spiaggia ti ho riconosciuta ma non credevo fossi te. Poi ho riconosciuto il tatuaggio che porti dietro la schiena e allora ho confermato subito la mia teoria. Se sei sola puoi unirti a noi senza problemi, è brutto stare soli in una giornata come questa!”.

Sarebbe stata entusiasta nei suoi tempi d´oro da ragazza giovane e spensierata, ma il piccolo “Bhu” le ricordò di avere una grossa responsabilità che gravava sulle sue spalle.

“Vorrei ma…”

“Oddio Celestia! Non sapevo che avessi un figlio! È un vero amore ed è dolcissimo. Mia sorella e la mia migliore amica impazziranno nel vederlo!”

Come se avessero avuto tanto tempo di cui discutere di questo. Non erano grandi amiche ai tempi delle scuole, figurarsi ora. Invece Leon era felice che gli venissero dedicate delle attenzioni. Il bello dell´essere neonati era proprio questo: il non conoscere, il non capire ed essere amico di tutti.
Dal momento che il piccoletto era sveglio, accettò. Non che le dispiacesse, ma aveva perso il conto di quanto tempo era stata separata socialmente dalle persone. Non ricordava nemmeno come ci si doveva approcciare, ne come iniziare un discorso. Ripensando a ciò, si accorse che era veramente triste quella situazione: Agata continuava a parlare ma la ascoltava superficialmente dal momento che la sua mente era focalizzata sul grande fuoco posto sulla sabbia in mezzo a tre tende che stavano issate e, soprattutto, ai quattro ragazzi e alle due ragazze che grigliavano ridendo in compagnia. La sua parte coscienziosa le diceva di prendere suo figlio e andarsene. Ma aveva un posto dove tornare? No, certo che no. Soluzioni non vi erano.
La sabbia era soffice e morbida; i piccoli granellini le solleticavano la parte superiore del piede mentre cadevano e si riunivano agli altri. In quel momento, lei si sentiva come quei piccoli granelli. Si stava per ricongiungere alla vita sociale e, la sua fortuna, fu trovare volti familiari su cui aggrapparsi. La vita nelle scuole superiori, fu di gran lunga migliore rispetto a quello che passò durante il corso delle scuole medie. Li, aveva trovato compagni e compagne veramente eccellenti ed erano una classe molto unita e organizzata in particolare aveva avuto un ottimo rapporto con Richard; ma il loro rapporto era andato in frantumi proprio a causa del suo aguzzino. Era un ragazzo abile nel saper fare tutti i lavori di casa, dal cambiare una lampadina a saper montare mobili. Di tanto in tanto, lo si vedeva in palestra almeno 3 volte a settimana per un ora per poi andare a trovare la sua amica Celestia. Non avevano mai avuto una relazione, ma è anche vero che si consideravano più che normali amici. La loro era un rapporto strano ma perfettamente in grado di supportarsi e aiutarsi a vicenda. Molti infatti li avevano scambiati per una coppia nei tempi passati. Il motivo per cui non avevano mai esteso il loro legame fu proprio per paura. Paura di rompere quel bellissimo rapporto che si era creato. Paura infondata, dal momento che si erano comunque allontanati.
Poi si voltò e lo vide. Ritornando al presente, su quella spiaggia, in quel determinato giorno, Richard era li, a pochi passi da lei e solo quando anche lui si accorse di lei, capì di non stare sognando proprio per la sua espressione di immenso stupore. I loro sguardi si attaccarono all´istante e nessuno dei due osava cedere. Erano caduti entrambi in trappola, una di quelle che ti costringe a passare la maggior parte del tempo col tuo nuovo coinquilino finché non si trova una via di fuga. Ma li, quella via non esisteva: c´erano solo loro e il nulla. Tutto sembrava essere annullato, la loro vita, le loro amicizie e i loro umori. Rivederlo li, le metteva allegria, ma valeva lo stesso anche per lui? Celestia aveva perso la cognizione del tempo nel fissando quel ragazzo ormai diventato uomo. Non si accorse nemmeno che Richard si era avvicinato e le stava asciugando le calde lacrime che le solcavano le guance prendendole poi, il volto tra le sue calde mani. Senza parole, rimase a fissarlo con sguardo inebetito e fu proprio lui a iniziare il discorso

“Mi fa strano vederti qui. Come stai?”

Ancora quella domanda. 
Era quasi stanca di sentirselo chiedere.

“Non si vede? Diciamo che potrei stare meglio”

“Hai ragione. Ho fatto una domanda sciocca. Se tu sei qui deduco che…”
“Si. Ma non voglio parlarne”
“Invece credo che dovresti. E poi me lo devi. Quell´idiota non mi aveva lasciato nemmeno il tempo di salutarti quel giorno che mi ha sbattuto fuori di casa”

Dritto al punto come sempre il caro Richard. Lui sa come ottenere quello che vuole e sa come fare per far sentire meglio Celestia. Non era arrabbiato e nemmeno deluso; bensì sollevato. Sapeva con quale tipologia di essere aveva a che fare la ragazza ma, se avesse provato a fare qualcosa, avrebbe di sicuro peggiorato le cose. Sapeva come stava dal lavoro che lei faceva e, una sua collega, gli faceva sapere quello che accadeva. Purtroppo quando lei si era “licenziata” e aveva cambiato città e perso tutte le tracce. Però, come dicono in molti, non si possono dividere due anime che si appartengono. Lei gli presentò suo figlio Leon, che aveva molta voglia di conoscere i nuovi volti che gli si erano avvicinati; mentre sua madre ricominciava a dialogare e a conoscere meglio i presenti. Agata era rimasta sempre la solita ragazza allegra e gioiosa mentre Iosy, sua sorella, manteneva sempre quella riservatezza permettendo solo a pochi di penetrare. Emily, sua amica universitaria, era una grande amante dei libri e avevano avuto modo di parlare in maniera approfondita di ogni tipologia su quel determinato argomento. Le tre ragazze erano venute con i loro rispettivi ragazzi Oliver, Jonas e Benjamin; mentre Richard era l´unico a non avere una relazione e fu invitato dal ragazzo di Agata, suo migliore amico. Mangiarono e si divertirono cantando canzoni e giocando col piccolo Leon che era sempre al centro delle attenzioni.

Quando Celestia terminò di nutrire il suo piccolo e lo ebbe messo nel lettino a dormire, venne il momento di rimanere in disparte con Richard e parlare.

“Forse hai ragione. Dovrei sfogarmi con qualcuno”
“Vai dunque. Cosa ti è successo?” 

... perse molto tempo nel guardare quel prezioso angelo li, immobile nella sua culla mentre dormiva. Si chiedeva come una bellissima creatura fosse stata concepita da un mostro per padre e uno zerbino per madre; ma quella non era assolutamente la vita che voleva far vedere a suo figlio. Era forte e determinata ad andarsene. Prese una valigia di piccole dimensioni e ci inserì dentro vestiti e roba varia; ma non per lei. A Celestia bastava solo quello che indossava. Se proprio era necessario, aveva del denaro con se e sarebbe dovuto bastare per il massimo di un mese. No, erano tutte cose che sarebbero servite a Leon una volta via per chissà dove. Ma, appena lo prese in braccio, sentì le chiavi nella toppa della porta che giravano. Il panico aleggiò nel suo cuore ed era sicura che questa volta non se la sarebbe passata bene. La finestra, era la sua unica salvezza. Fu una vera fortuna vivere al pianterreno ma sperava anche che Leon non si svegliasse per il solo fatto di essere sballottolato da una parte all´altra. La navicella era già posizionata e legata in macchina. Prese le chiavi e un marsupio per contenere il piccoletto. Lanciò la valigia nella lunga siepe e, scalò quella piccola grata del balcone. Correndo, correndo sempre piú veloce.

Richard rimase senza parole mentre lei descriveva in maniera sempre più dettagliata non solo quella sera, ma anche quando si furono salutati per l´ultima volta. Le minacce, la violenza, la possessione. La libertà negata per il solo piacere di un pazzo che doveva in qualche modo sentirsi superiore. Però lei era qui, che narrava la sua vita piangendo e singhiozzando e chissà per quanto tempo avrebbe voluto farlo con qualcuno. Non riuscendo più a sopportare il suo dolore, le prese delicatamente il volto e le diede un breve bacio sulle labbra. Non voleva interromperla, ma sapeva che le era necessario e, quando si allontanò, la ragazza non gliene diede tempo e trasformò quel bacio in vera e pura passione, con più urgenza di stare insieme e completare quello che mai, avevano unificato in passato.

“Puoi stare da me fin quanto tempo tu voglia Celestia. Ti aiuterò a spianare la tua strada e a ricostruire ciò che è stato distrutto. Non avere paura, tu non sei mai sola.”

Le propose Richard abbracciandola su quello scoglio a rimirar le stelle, che, silenziose, li guardavano mentre il caos spariva da quella dolce fanciulla, lasciando posto alla quiete e al desiderio di poter ricominciare a vivere serenamente in una nuova vita che le si prosperava davanti ai suoi occhi.

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Angolo autrice
Sono usciti i risultati del contest di Podcastory.it e, nonostante non sia arrivata prima, sono comunque soddisfatta del mio lavoro svolto e di aver partecipato in quello che per me é stato il primissimo contest letterario. Volevo fare i miei piú sinceri e sentiti ringraziamenti alla mia migliore amica 
Ladyhawke83 che mi ha consigliato alcune correzioni e alcune frasi che stonavano (spero che vadano bene adesso xD) ringrazio anche Lupoide , Angelika EcateC  che hanno avuto la santa pazienza di sottrarre il loro tempo per leggere e recensire in anteprima la storia che non smetteró mai di ringraziare e un fortissimo GRAZIE va a Martina (attualmente non conosco la sua piattaforma di scrittura ne il suo nick autrice) che mi ha lasciato una delle piú belle recensioni che abbia mai ricevuto in vita mia. Mi ha fatto capire molte cose che ho migliorato e che alcune le utilizzeró per contest futuri.
Grazie a chiunque lasci una recensione e non abbiate paura di dire quello che pensate, mi aiuterebbero tantissimo nei prossimi contest <3
Vostra
Iride Notturna
   
 
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