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Autore: PRISHILLA    13/07/2020    1 recensioni
L'età li separa, e Trunks che è un uomo adulto lo sa bene che è un amore impossibile, un sentimento che non dovrebbe avere ragione di esistere, e i sensi di colpa lo attanagliano al punto da fargli prendere una decisione drastica.
Ma è davvero una colpa amare qualcuno? E' immaturo o folle amare quella amica che senza fatica si è fatta strada nella sua vita e nel suo cuore, creandovi una tana dalla quale farla uscire, scacciarla, era impossibile?
Questa fic è dedicata a tutte le persone che amano qualcuno con enormi differenze di età, o ancora a quelli che non accettano le differenze d'età, sperando che vivendo il contesto dall'interno possiate intenerirvi un pò comprendendo che in amore (quando è sincero) ci sono forze contro cui neanche un potente saiyan può combattere.
(i personaggi ovviamente non sono i miei ma sono grata esistano!!!)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 



Tutti si voltarono a guardare Trunks, “accetta”, aveva detto a suo padre, con quel tono di voce pacato che gli era proprio.

Pan gli sorrise felice all'idea che la stesse aiutando. Guardando suo padre vide che sorrideva anche lui. O forse rideva di lui dall'interno. Almeno questa era l'impressione che gli aveva dato.

-Va bene.-

Si voltarono tutti verso Vegeta che in meno di un secondo aveva ribaltato la situazione, cambiando quell'idea che pareva ferrea fino a un attimo prima, rimescolato le carte in tavole.
 

-Come va bene?- gli uscì spontaneo chiedere.

-Cos'è? Non è quello che vuoi?- gli rispose invece lui con un ghigno dipinto sul viso.

-Beh si... cioè no...- si corresse chiudendo gli occhi per poi riaprirli guardando il cielo riflettendo. -Non proprio... ma è quello che vuole Pan e allora...-

-E allora è quello che vuoi anche tu.- concluse per lui suo padre facendolo arrossire e sentire debole come non mai, nudo davanti a quegli sguardi che curiosi lo fissavano straniti da tutta quella faccenda. Solo Pan non faceva che sorridere allegra, felice di aver vinto la battaglia.

-Sempre pronto a prendere le parti di mia nipote tu eh?- lo canzonò Goten arrivandogli da dietro appoggiandosi con un braccio alla sua spalla.

-Ma che dici?-

-E' più che naturale che sia così in realtà...- Bra gli arrivò dall'altra parte fermandosi ad un passo da lui. -Dopo che per un anno interno non hanno potuto fare affidamento su nient'altro che loro tre...- esitò un attimo prima di proseguire. -Adesso loro due...- e guardò prima lui e poi Pan con un sorriso debole e complice prima di riprendere invigorita tornando a guardare Goten ancora appoggiato alla sua spalla. -Era ovvio che si legassero così tanto.- concluse, e in qualche modo le fu grato. Per una volta tanto aveva parlato bene.

-Già.- confermò Pan guardandolo negli occhi con innocenza.

Lui si limitò a sorriderle appena lasciando per se i suoi pensieri mentre si specchiava in quelle iridi scure che parevano brillare sotto la luce del lampione lì sulla terrazza, incurante di cosa gli altri stessero facendo o pensando.

-Allora iniziamo domani mattina all'alba.- disse Vegeta serio interrompendo quel momento.

-Che cosa?- domandarono all'unisono.

-Ma papà è troppo presto.- protestò Trunks. Per lui era una prassi normale, ma per lei forse era un'esagerazione. Non voleva la stremasse.

-Non protestare!- lo zittì. -Si fa a modo mio o non se ne fa niente.- concluse fiero e indispettito.

-Per me va bene.- sorrise lei all'uomo che adesso poteva chiamare sensei. E lo fece, facendolo arrossire. -Meglio che vada allora...- rifletté poi staccandosi da lui allontanandosi di un passo fermandosi di colpo alla voce di Bulma.

-Resta piuttosto.- tutti guardarono sua madre. -Se vai via dovrai alzarti ancora prima per fare la strada fin qui, se sei già sul posto recupererai in sonno.- le fece un occhiolino e Pan sorrise accettando di buon grado.

Poi parve riflettere ancora come scossa da un pensiero importante e il sorriso scomparve dal suo bel viso -Ma non ho le mie robe.- si diede un'occhiata. -Non posso... e non voglio... combattere così.- spiegò con una faccia disgustata che fece ridere forte tutti.

-Le tue robe sono state già lavate, e per domandi potrai usare una delle tute di allenamento di Bra dell'anno scorso.- le spiegò la donna.

-Le troverai intatte.- le spiegò Vegeta per nulla contento della cosa. -Forse impolverate.- aggiunse. -Bulma, lava anche quella per domani...- la donna ridacchiò battendo la mano contro il suo braccio a mo di rimprovero.

-Io non sono una guerriera.- gli ricordò la ragazza con indifferenza mentre Goten rideva del fatto che infondo anche lui potendo preferiva di gran lunga uscire a divertirsi che combattere.

-Non so davvero come facciate.- aggiunse Pan che invece viveva per l'adrenalina delle battaglie. -Se io non potessi più combattere mi sentirei persa.- ammise e Trunks poté giurare di aver visto suo padre guardarla con un'espressione soddisfatta, emanando una sorta di aura di tacito orgoglio, mista all'invidia verso “Kakarot” nell'aver avuto un'erede tanto valida.

-Questo perché non sei mai voluta venire a fare shopping con me... oppure ti ricrederesti.- Bra era convinta della cosa mentre gesticolava con una mano per rendere il concetto più autentico.

-E non lo farò mai...- Pan ridacchiò spaventata al solo pensiero di andare girando con Bra tra negozi.

-Brava, scappa finché sei in tempo.-

Pan Guardò Vegeta che aveva appena parlato e rise forte quando notò che quel pover'uomo pareva non avere altra scelta che seguire sua figlia in quegli spostamenti. Una sorta di resa d'amore, perché in realtà Bra non aveva altri mezzi che quello per costringerlo.

L'occhiataccia che sua figlia infatti gli lanciò fu da manuale, Vegeta sussultò senza neanche il bisogno di guardarla, sentendo il suo sguardo di ghiaccio su di sé.

Questo invece fece ridere tutti.

-Ti allenerai con noi domani?- Gli domandò Pan.

Avrebbe voluto risponderle di si ma... -No. Assolutamente no.- Vegeta aveva preso la parola freddando quel tentativo. -Ci sarebbe solo d'intralcio.- lo guardò con uno sguardo tale da pietrificare chiunque, ma lui lo conosceva bene quello sguardo e non ne ebbe paura.

Non replicò, aveva ragione lui, gli avrebbe sicuramente impedito di usare i suoi mezzi d'insegnamento su di lei, facendo arrabbiare entrambi.

-Ha ragione lui... meglio che io non sia presente.- confermò guardando Pan che lo fissava con uno sguardo incuriosito.

-Va bene.- gli disse solamente facendo spallucce.

Trunks sapeva che glielo avrebbe chiesto. C'era stato un tempo in cui non faceva un passo senza chiedergli di accompagnarla o di essere presente. Non poteva fare a meno della sua presenza da quando erano tornati dallo spazio, pareva quasi aver sviluppato una sorta di dipendenza verso si lui.

E a quanto pareva le cose non erano cambiate, vecchie abitudini dure a morire.

Ricordò di quella volta qualche anno prima, erano ritornati da poco e la faccenda di baby era stata messa a tacere per sempre, Pan era assidua frequentatrice della casa all'epoca. Diceva che non riusciva più a far nulla senza di lui e glielo diceva con una naturalezza che lo lasciava ogni volta sconvolto e disarmato.

Quel giorno era al telefono con Goten che gli aveva proposto un'uscita con una ragazza. -No grazie Goten, ho troppo da fare, non riuscirei a trovarne il tempo.- lo liquidò subito.

Non ne aveva nessuna voglia in realtà, uscire con le amiche di Goten per lui voleva dire solo annoiarsi mentre ascoltava i loro discorsi sconclusionati e aspettare ore e ore che tornassero dal bagno per “incipriarsi il naso”. Cosa diamine volesse dire incipriarsi il naso poi era un mistero!

Chiuse la telefonata finendo la sua colazione chiacchierando con i suoi del più e del meno quando un'altra telefonata lo trovò coinvolto.

Sorrise allo schermo questa volta. -Pan piccola come va?- le domandò allegro, e già da lì iniziò a sentire gli sguardi dei suoi pressanti su di sé. Ma li ignorò troppo preso dalla telefonata. -Certo che puoi passare... no... no, non ho niente di meglio da fare.- le assicurò sorridendo al telefono come se lei lo potesse vedere.

Chiuso il telefono notò i loro sguardi, ma non disse nulla e loro non domandarono nulla.

Pan d'altra parte gli diede appena il tempo di riportare la sua attenzione sulla colazione che se la ritrovò in casa come una furia facendolo sobbalzare a alzare in piedi facendo cadere la sedia per terra mentre se la ritrovava stretta al collo piagnucolante che urlava il suo nome.

-Che succede- le domandò stranito ma sempre sorridendo. Sapeva che non doveva essere nulla di che, era l'adolescenza che faceva brutti scherzi sulla sua fragilità.

-Non ne posso più.- gli disse staccandosi da lui. -Non voglio più continuare così...-

Trunks si accigliò... che diamine aveva tutto un tratto?

-I miei non li sopporto!- esplose facendo sobbalzare tutti i presenti, compreso suo padre che però non volle darlo a vedere. -Non vogliono che combatta, mi stanno alle calcagna, non mi lasciano respirare!- esplose ancora sfogando quella rabbia che teneva repressa nello stomaco. -Quella storia della “signorina” poi...- emise qualcosa di simile ad un ruggito, la vide stringere i denti nervosamente. -Io non sono una signorina son una saiyan!- affermò sicura di se, e Trunks credette che fu proprio quello il momento in cui suo padre iniziò a vederla in modo diverso. -Dovete darmi un navicella... Devo andarmene prima di diventare pazza.- esclamò staccandosi da lui con i pugni stretti guardandolo minaccioso.

-Ma dai, calmati adesso su...-

-Calmarmi Trunks!- urlò. -Io non ce la faccio più! Io sono una saiyan, ho bisogno dell'adrenalina, dell'avventura, delle battaglie... ho bisogno di sentirmi viva...- e sapeva che era sincera, perché la conosceva bene e sapeva che tutto quello che diceva non era che la descrizione di quello che era. -Non sono una brava bambina, non sono la figlia prediletta, non sono lo studente modello... non sarò mai come mi vogliono loro...- continuò mentre gli occhi le si facevano più lucidi. -Non voglio neanche esserlo... io ho bisogno di sentirmi “io”... questa non sono “io”.- scuoteva forte la testa. -Mi manca il nonno!- urlò in fine sull'orlo del pianto.

-Pan...- l'afferrò per le spalle e le sorrise. La capiva, ma scappare non era una soluzione. Doveva parlarle. -Andiamo.- e così fece portandola fuori per restare solo con lei.

Intanto Vegeta e Bulma continuavano a guardarli un po' straniti.

-Non aveva detto che aveva troppo da fare per uscire?- domandò lui alla moglie che ridacchiò.

-Certo, per uscire con altre ragazze che non siano “lei”.- gli disse indicando il punto in cui sul balcone erano seduti sulla ringhiera in pietra e parlavano spintonandosi e punzecchiandosi finché a Pan tornò il sorriso.

 

-Allora è deciso, resti qui.- Bra guardò l'amica e sorrise divertita della cosa.

Trunks fu riportato al presente, sorrideva, ma dentro provava un turbinio di emozioni contrastanti per nulla piacevoli. Non aveva nessuna voglia di attraversare ancora una volta quel calvario che aveva passato allontanandosi da lei la prima volta.

E adesso si sentiva esattamente così...

Trascorrere tutto quel tempo con lei, avere la possibilità di guardarla e anche di toccarla era stato l'inferno, ma anche il paradiso. Tutto quello che aveva creduto di essere riuscito ad accantonare riemerse dal profondo senza lasciargli scampo, tutto con un solo sguardo.

Pan sorrideva felice di aver ottenuto quello che voleva, di restare lì con loro, di aver vinto la battaglia.

Non poteva immaginare che in quel momento era lui che stava combattendo una battaglia, era lui quello in guerra e lei era il suo avversario più temibile.

-Ehi Trunks.- si sentì chiamare. La guardò aspettando di sapere cosa avrebbe detto. -Che ne dici se facciamo quella cosa... quella che ci piaceva tanto fare quando eravamo sulla navicella?- sorrideva radiosa mentre gli proponeva quello che alle orecchie di tutti era parsa una proposta indecente.

-Quale “cosa” Trunks?- gli domandò Goten staccandosi da lui solo per sferrargli una bella gomitata nello sterno mentre lo guardava con quell'aria da pervertito “so tutto io” mentre lui emetteva un suono gutturale all'impatto con il suo gomito e si piegava leggermente indebolito per quella proposta fattagli da Pan che davvero non si sarebbe aspettato di ricevere.

Si voltò poi verso Goten accigliato.

-Oh, forse non si può dire pubblicamente?- dedusse l'altro senza una vera ragione.

-Goten!- urlò sollevando un pugno pronto a colpirlo accorgendosi solo in quel momento degli sguardi dei presenti che lo fissavano, chi stranito, chi accigliato, chi decisamente innervosito.

Avvampò agitando immediatamente le mani davanti a se cercando in tutti i modi di discolparsi da quegli sguardi accusatori che guardavano solo lui.

Certo che guardavano lui. Lei allora era solo una ragazzina, e lui un ventottenne, era lui quello che doveva mostrarsi maturo dei due, era lui quello che doveva capre i suoi limiti e allontanarsi da lei.

-Non è come pensate!- urlò infine notando quegli sguardi insistenti e avvertendo l'aura di Gohan accrescere in modo smisurata. Mancava poco che non si trasformasse...

-E allora com'è?- domandò l'uomo con una voce sommessa che pareva arrivare direttamente dai meandri più oscuri dell'inferno.

Trunks deglutì mentre riprendeva la sua compostezza, sicuro di non essere in torto, almeno a quel giro...

-Guardavamo le stelle dal lucernario della navicella papà.- affermò Pan togliendolo dai pasticci guardando suo padre in modo piuttosto ironico incrociando le braccia al petto. Forse non era la sua prima scenata di gelosia.

Trunks si ritrovò a pensare a quale altra occasione aveva potuto vedere Gohan arrabbiato per la gelosia nei confronti di sua figlia, non volendosi dare una reale risposta.

-Facevamo una sorta di gioco.- ammise portando una mano dietro la nuca. Non capiva perché doveva tutte quelle spiegazioni a quella gente, anche se erano al sua famiglia e i suoi amici più cari, la sua vita privata doveva restare privata. Poi guardò Pan. Lei non era la sua vita privata, lei era la piccola di tutti i presenti, nonostante il tempo fosse passato non c'era nessuno lì che non avrebbe dato un braccio per proteggerla. -Non essendoci nuvole davamo le forme più disparate alle stelle.- concluse sentendo ancora gli occhi di tutti addosso, ma questa volta era diverso, non lo guardavano più un pervertito... -Che volete?- domandò a quelle facce stralunate. -Non avete mai giocato al gioco “diamo le forme alle nuvole”?- domandò come fosse una cosa naturalissima. I presenti convennero che, certo, ci avevano giocato un po' tutti.

-Già.- Pan ridacchio ricordando quei momenti. -Non era sempre facile essere così lontani da casa, dalla Terra, e allora Trunks inventò questa cosa per tenere su il morale e distrarci dalla pesantezza del viaggio.- spiegò. Trunks notò con molto piacere e sollievo che aveva evitato di aggiungere, come anche lui aveva fatto, che per guardare le stelle erano soliti accoccolarsi l'uno all'altra sul divanetto di quella piccola stanzetta, paragonabile ad una sorta di mansarda. -Anche nonno Goku si univa a noi di tanto in tanto.- aggiunse con voce più dolce.

-Capisco.- disse Gohan tornando in se, ma prendendo a guardarlo con uno sguardo più mesto del solito.

-Allora? Lo facciamo?- gli domandò ancora sorridendo nell'attesa di quella risposta che lei sapeva benissimo sarebbe stata positiva.

Annuì.

Debole...

-Anche se non credo sarà come nello spazio...- le fece notare.

-Non importa.- gli sorrise lei.

Trunks la guardò ancora un attimo. La sua piccola guerriera sembrava decisamente cambiata. C'erano momenti in cui lo guardava e gli sembrava più dolce, meno spavalda, più accomodante. Questi atteggiamenti che in passato non aveva affatto.

Quando tutti ebbero lasciato la casa rimasero davvero soli per quella che pareva essere la prima volta durante tutto l'arco della giornata.

Bra si era congedata dicendo che non avrebbe rinunciato al suo sonno di bellezza per nulla al mondo, rifiutando il loro invito a raggiungerli, e suo padre li aveva avvertiti di non fare tardi perché gli allenamenti sarebbero iniziati all'alba come aveva preannunciato.

Innalzarono una sorta di tenda da campeggio nel giardino sottostante la balconata, spegnendo tutte le luci della villa per creare l'atmosfera da “spazio infinito”, ritrovandosi immersi in un buio pesto, illuminato solo dalle stelle che brillavano allegre in cielo, e per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo.

Trunks si sedette per terra e sollevando lo sguardo ammirò quel cielo stellato che senza luna riusciva a far emergere ancor meglio la luce di quelle miriadi di stelle che lo illuminavano.

Quando lei gli si sedette accanto quella sensazione di essere ancora nella navicella tornò a farsi sentire. Era come se il tempo tra di loro fosse immobile, come se non trascorresse.

-E' meraviglioso.- esclamò Pan quasi senza fiato.

Lui dovette convenire con lei. -Si è bello.-

-Solo bello Trunks?- gli domandò guardandolo nell'oscurità. -Non c'è nulla di più meraviglioso dello spazio infinito... è da lì che veniamo...- sussurrò con voce rotta dall'emozione.

E ancora quella sensazione che in Pan ci fosse un saiyan in trappola si fece largo sotto la sua pelle. Forse lei neanche si rendeva conto di quanto fosse legata alle sue origini, ma per lui la cosa era palpabile.

-Ti appartiene... è una cosa che nessuno potrà toglierti mai Pan.- le disse dolcemente sentendola ridacchiare mentre sussurrava un “lo so” sottovoce.

Trunks si sdraiò portando le mani dietro la testa per ammirare meglio quello spettacolo e iniziare il loro gioco, che però sulla Terra, come aveva previsto, era diverso perché...

-Con le costellazioni già esistenti la cosa si fa più difficile.- disse lei esponendo ad alta voce i suoi pensieri.

-Già...- aggiunse lui solamente, prima di avvertire il dolce peso della testa di Pan sul suo braccio piegato. Sobbalzò, ma lei non disse nulla.

Il suo corpo era vicino al proprio e voltando il capo i suoi capelli gli stuzzicarono il naso.

Chiuse gli occhi inspirando piano a fondo quella che era la sua essenza, quell'odore così tanto famigliare da togliergli il respiro già di per se tremolante. Quell'odore tanto famigliare che gli sapeva di casa, di sicurezza...

-Un uccello.-disse lei d'improvviso interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Trunks guardò il cielo. Rise. -Ma dove lo vedi un uccello?-

-E' proprio lì.- gli rispose sicura puntando il dito in alto indicando quella forma che vedeva solo lei.-E sforzati... è lì.- lo ammonì.

Trunks si sforzò ma non lo vide. Lei era sempre stata più brava di lui a quel gioco.

Pan si voltò verso di lui che abbassando lo sguardo si ritrovò difronte a due occhioni neri che lo fissavano in quell'oscurità accigliati. Lo sapeva che era accigliata, non aveva bisogno di vederla per saperlo. Ma riusciva a vedere quella fluorescenza che gli occhi assumevano al buio, illuminati dal chiarore delle stelle, e le sorrise come faceva sempre quando vedeva cose che lui non decifrava.

-Ma dai Trunks è proprio lì!- s'innervosì sporgendosi un po' più su di lui, facendo pressione sul suo petto con la mano per sorreggersi, allungando ancora il braccio a puntare quel qualcosa che vedeva solo lei. -Segui il mio dito.- gli disse nonostante in quell'oscurità non si vedesse molto anche se gli occhi si stavano abituando piano piano al buio.

Non lo fece.

Lei voltata verso il cielo non vide che Trunks non guardava più le stelle, ma guardava lei.

Il suo profilo che nell'oscurità riusciva comunque a dargli i brividi, e quel corpo, così diverso da come lo ricordava, premuto sul suo gli aveva messo la pelle d'oca. Sentiva chiaramente i peli delle braccia elettrizzati, ringraziò l'oscurità che nascondeva quelle emozioni a lei, ma anche a se stesso.

-Lo vedi?- gli domandò con quella vocina esasperata, con la stessa tonalità che usava quando erano sulla navicella e quella stessa scena si ripeteva più e più volte.

-Si lo vedo.- mentì.

Ridacchiò con quella sua risatina allegra e cristallina e tornò al suo posto sul suo braccio soddisfatta.

In realtà era stato lui ad inventare quel gioco, sì, ma lui non aveva mai visto nulla in cielo, non era come le nuvole a cui si potevano dare delle forme, le stelle erano più difficili da unire tra loro in forme sensate. Certo sapeva che esistessero le costellazioni, quindi la cosa era possibile, solo che lui faticava a vederle...

Pan pareva riuscirci divinamente, la sua attrazione per lo spazio si denotava anche da quello, in astronomia era sempre stata piuttosto ferrata, quel richiamo alle origini forte in lei.

Ma lui? Aveva visto di rado qualcosa lassù, lo faceva solo per vederla sorridere.

Il più delle volte aveva inventato oggetti curiosi e disparati solo per farla ridere di gusto, per sentire il suono di quella risata che risuonava nella sua testa costantemente.

-Un aeroplano.- la voce neutra e l'attesa della sua esplosione che non tardò ad arrivare.

-Non ci credo dove?!- si sporse, si voltò, si concentrò ma non lo vide. E allora lui insistette trattenendo le risa.

-E' lì come puoi non vederlo?- e lei scalpitò, si lamentò e in fine si arrabbiò, ma non lo trovò. -E' lì ti dico.- dentro rideva come un forsennato di lei, di quella genuinità che era stata la sua fine...

-Ma dai Trunks non lo vedo.- piagnucolò come era solita fare.

-Guarda lì allora.- disse puntando un punto qualunque sogghignando. -Un gelato.-

-Che?!- disse lei portandosi a sedere, voltandosi poi verso di lui.

-Ma si, un cono gelato.- aggiunse per rendere la cosa più divertente.

Pan guardò quell'immensità con decisione in cerca di quello che la fantasia di Trunks riusciva ad inventare alle sue spalle. -Ma dov'è?- domandò lei piano, più a se stessa che a lui che adesso faticava davvero a trattenersi dal riderle in faccia.

Si schiarì la voce. -Da lì non lo puoi vedere.- si maledì per quello che aveva appena detto. Si maledì doppiamente quando lei dandogli ascolto tornò ad appoggiarsi su di lui. Sapeva benissimo che era sbagliato, sapeva che non andava bene, ma sapeva anche che quelle sensazioni, le emozioni che provava con lei, non riusciva a trovarle in nessun'altra. -E' lì.- continuò per interrompere quel silenzio assordante.

-Non lo vedo Trunks.-

-Ma come?- la canzonò. Se solo avesse saputo si sarebbe infuriata, gli avrebbe fatto una scenata, e la cosa lo avrebbe divertito un mondo. -E' lì... un bel cono gelato... al cioccolato.- aggiunse.

-Come piace a me!- esclamò lei allegra ridendo dell'unica cosa che sapeva per certo essere una pura invenzione.

Trunks lo sapeva bene che era il suo gusto preferito, certo non lo aveva dimenticato.

-E lì c'è un unicorno...- disse mentre lei ancora rideva per il gelato sentendole fermare le risa per cercare il cavallo alato. -Questa volta è azzurro... ma credo abbia delle sfumature sul rosa...- cercava di rimanere serio e aspettava la sua reazione.

Dapprima lei parve cercarlo davvero agitando a testa a destra e a sinistra sul suo braccio, poi quando udì del colore ridacchiò sollevando lo sguardo ancora su di lui ma non disse ancora nulla.

-E guarda lì!- esclamò lui questa volta con finta meraviglia. -Quello è orologio a cucù...-

-Trunks!- gli disse con un tono bonariamente ammonitore.

-Davvero... non lo vedi il pendolo?- insistette.

-Trunks!- lo richiamò ancora, ma rideva la piccola Pan oramai voltata su un fianco appoggiata al suo petto.

-Ma si...- sorrise. -Non stai neanche guardando.- la rimproverò ridendo adesso che lei si era impuntata con le mani su di lui e lo guardava con uno sguardo fintamente imbronciato. Quella volta non riuscì a trattenersi e rise di gusto, forte finalmente libero di farlo. -Che c'è?- le chiese come fosse davvero stupito della sua reazione.

-Trunks!- urlò lei sistemandosi più comodamente con gli avambracci sul suo petto e le mani sulle sue spalle per non cadere. -Mi stai prendendo in giro!- affermò con rimprovero.

-Chi, io?- le domandò con il tono più sinceramente sbigottito che avesse potuto riesumare dal suo repertorio.

-Si tu!- ma non era mai stato un bravo bugiardo e lei lo sapeva benissimo. Iniziò a colpirlo tirandogli dei finti pugni così deboli che scansarli fu un gioco da ragazzi. A volte si lasciava colpire per il gusto di farle notare quanto più forte fosse di lei.

Rise di quel loro giochetto amichevole che finiva bene o male sempre in qualche bisticcio. E lo ammetteva, lo aveva sempre fatto apposta a farla arrabbiare, perché per lui la sua piccola Pan agitata e nervosa era uno spettacolo semplicemente bellissimo.

-Sei un cretino Trunks! Un perfetto idiota! Non prendermi in giro!- gli urlava.

Ma come poteva non farlo, era parte delle gioie della sua vita, gioie di cui si era precluso da due anni a quella parte.

Le afferrò il polso impedendole di continuare a “picchiarlo” e si accorse subito di quanta poca resistenza ci avesse messo nel tentare di liberarsi da quella morsa. Si era piuttosto lasciata afferrare, forse sperando che lo facesse.

La cotta che Pan aveva nei suoi confronti era cosa nota a tutti, forse solo lei non sapeva che tutti ne erano a conoscenza, proprio tutti anche lui...

Era stata proprio quella la ragione del suo allontanamento da lei.

Non poteva.

-Non prendermi in giro!- gli urlò ancora sul viso.

-Non lo sto facendo.- non lo aveva mai fatto, non lo avrebbe mai fatto... Il fiato improvvisamente corto fece uscire quelle parole leggermente strozzate. Diede la colpa al peso che gli stava mettendo sullo sterno con il suo corpo.

Il braccio di Pan si fece più molle sotto la sua presa, come se si fosse del tutto arresa lasciando che la sua mano levata a mezz'aria scivolasse lentamente nella sua, e lui la lasciò fare.

Quando incrociò le sue dita con le proprie avvertì il braccio debole e fu costretto ad abbassarlo ma lei non mollò la presa neanche allora.

Gli mancò un battito quando la udì ridacchiare a labbra serrate, forse per l'imbarazzo. Si augurò vivamente che non avvertisse il suo cuore pulsare velocemente nel petto mentre lei si faceva più vicina.

Avvertì il tocco delicato delle sue dita sulla fronte mentre gli scostava qualche ciocca ribelle accarezzando lentamente quei fili lilla, con una cura e un'attenzione particolare, che lui sapeva benissimo lei riservava solo a lui.

Le dita dell'altra mano ancora intrecciate, quel dolce peso nella sua mano.

Era così vicina da poter sentire il suono dei suoi respiri irregolari, quel calore così confortevole da annebbiargli i sensi e stuzzicargli la pelle. La voglia scalpitante di lasciarla fare, di lasciare che si avvicinasse, che ponesse fine alla distanza che li separava, a quella tortura che durava da troppo tempo.

Avrebbe potuto dare a lei la colpa di tutto, giustificare se stesso affermando saldamente che era stata lei a volerlo, a baciarlo.

Ma...

-Pan.- un filo di voce a malapena percettibile alle sue orecchie, un soffio uscito con disperazione. -E' piuttosto tardi...- la vide fermarsi di colpo, come scossa dalla rinnovata consapevolezza delle sue azioni, ripresasi da quell'intorpidimento che aveva avvolto entrambi. -Dovremmo dormire o non riuscirai ad essere in forma per gli allenamenti di domani con mio padre...-

Vigliacco.

Lei sorrise annuendo impercettibilmente su quello sfondo stellato che le piaceva tanto.

Non gli disse nulla, non rispose, si limitò ad accucciarsi contro il suo fianco, la testa sul suo petto, accoccolata come era solita fare quando erano sulla navicella e non riusciva a dormire la notte sgattaiolando dal suo letto per rifugiarsi in quello di lui.

E l'aveva sempre lasciata fare, le aveva sempre accordato tutto ciò che voleva.

-Buonanotte Trunks.-

-Buonanotte piccola.- le disse sentendola stringere maggiormente la sua mano che non aveva voluto lasciare, le loro dita adesso intrecciate sul suo petto accanto al suo viso.

Ricordava perfettamente la prima volta in cui se l'era ritrovata nel letto.

Dormiva e un movimento sospetto lo destò. Si voltò e con prontezza allungò un braccio afferrando per il collo quell'intruso, con uno sguardo assassino pronto a difendersi da un attacco, a difendere la sua compagnia.

Ricordava le sue mani strette sulla sua gola. “Trunks”, quel nome strozzato uscitole dalle labbra e il suo sguardo impaurito.

La lasciò andare immediatamente chiedendole mille volte scusa mentre lei prendeva a tossicchiare.

-Che diamine credevi di fare?!- le domandò una volta assicuratosi che si fosse ripresa. Era infuriato e non glielo nascose.

-Io...- tentennava, balbettava... -Io...- non aveva nulla della piccola Pan che conosceva, quella impavida combina guai che era durante il giorno.

-Avanti.- insistette a braccia conserte con sguardo accigliato e severo.

-Posso dormire con te?- gli domandò con un filo di voce lasciandolo di stucco.

Si ritrovò ad arrossire, grato anche allora a quell'oscurità che rendeva le sue emozioni nascoste allo sguardo.

-Perché?- le domandò di getto incapace di formulare una risposta sensata nella sua mente, incapace di comprendere perché non le avesse semplicemente detto di no.

Ricordava benissimo che all'epoca erano ancora ai ferri corti. Litigavano ogni giorno e lui insisteva perché tornassero indietro a prendere Goten lasciando lei. Lei allora si offendeva e correva su, in quella sorta di stanza mansardata e piangeva disperata.

-Perché...- si morse il labbro indecisa. -Niente lascia stare.- disse tentando di allontanarsi, ma per qualche strano istinto finì con l'afferrarla e riportarla a sedere sul letto dove la guardò e le pose ancora quella domanda di cui voleva davvero una risposta. -Ho avuto un incubo...- gli disse solamente.

L'aveva lasciato spiazzato. Spinto da uno strano moto di tenerezza si ritrovò a sorridere di lei facendole spazio su quel materasso che in realtà era sufficiente solo per una persona.

Lei non gli lasciò il tempo di risponderle che recependo il messaggio nascosto in quel gesto s'infilò sotto le coperte al suo fianco.

Trovare una posizione decente fu imbarazzante quella volta. Si giravano e voltavano cercando di entrare in due in quello spazio minuscolo senza necessariamente toccarsi. Quando capirono che era un'impresa impossibile rimasero semplicemente distesi di lato schiena contro schiena.

Un movimento gli fece capire che si era voltata, e si voltò a sua volta per vedere se avesse bisogno d'altro ritrovandosi occhi negli occhi.

Arrossì mentre lei sorridendo imbarazzata gli dava la buonanotte chiudendo gli occhi addormentandosi quasi istantaneamente.

Non le rispose, non c'era bisogno di farlo, dormiva già.

Trascorse tutta la notte guardandola dormire al suo fianco serena come non l'aveva mai vista prima. Mugugnava nel sonno, a volta parlava anche dicendo cose sconnesse facendolo ridere al punto in cui si copriva la bocca voltandosi poi per vedere se Goku si fosse svegliato sentendolo ridacchiare.

In quel momento qualcosa in lui cambiò. Pan non era più solo la figlia di Gohan, la piccola di casa Son.

Era la “sua” piccola.

Come quella notte ve ne furono altre, quasi tutte in realtà. Meno imbarazzanti a mano a mano che il tempo passava e la confidenza cresceva.

Le scuse che trovava poi divennero banali, fino al punto in cui non si curava più neanche di trovarne, e alla sua domanda “che ci fai nel mio letto?” rispondeva semplicemente con un “dormi Trunks ho sonno non mi va di chiacchierare.”.

Dal canto suo, lui non la minacciava più di rimandarla al mittente come fosse un pacco postale. Non le urlava più contro sgridandola per un nonnulla.

Erano diventati amici, si era sviluppata una bona dose di affetto reciproco e di tenerezza. Pan era adesso la compagna di quel trio assurdo, la sua confidente e lui di lei, era la sua piccola da proteggere, da coccolare, da rincuorare.

Si rese conto troppo tardi di essersi lasciato così tanto andare con lei al punto da non vederla più come una ragazzina. Adesso quando la guardava vedeva solo Pan. E la cosa inizialmente lo terrorizzò.

Trascorse settimane intere colpevolizzandosi di quei sentimenti nati così senza un vero motivo. Si guardava allo specchio e si sentiva sporco.

Era poco più che una bambina e lui...

E lui..?

Era lo scapolo d'oro ventottenne vice presidente della Capsule Corporation. Era lo scapolo più ambito del paese. Poteva avere tutte le donne che voleva. Goten gli organizzava incontri al buio con ragazze diverse ogni settimana, ed erano tutte molto belle, ma lui si sentiva sempre impacciato, a volte annoiato dalle loro risatine squillanti, divertite da ogni cosa dicesse, come se non si rendesse conto di essere invece a malapena ascoltato.

Quelle donne non avevano nessuna voglia di conoscerlo, nessun vero interesse nel sapere chi fosse Trunks Brief, volevano solo arrivare a conquistarlo per “sistemarsi”.

Ma non era quello che voleva lui.

Lui voleva qualcuno che lo capisse, che lo ascoltasse, che conoscesse tutto di lui, che lo vedesse semplicemente come Trunks.

Qualcuno che lo mandasse a quel paese, che si scontrasse con lui, che non amasse compiacerlo solo per tenerlo contendo. Una donna forte, combattiva...

E voleva la tenerezza, l'affetto, la dolcezza.

Qualcuno che lo amasse, davvero, senza una vera ragione per farlo.

E poi era arrivata lei.

La piccola di ben quattordici anni, si era insinuata nel suo letto, letteralmente, e poi nella sua mente, nel suo cuore, sotto la pelle come un fuoco che bruciava e lasciava cicatrici nascoste che solo lui poteva vedere, sentire.

Era genuina, sincera, allegra, piena di vita. Era forte e combattiva, grintosa e spavalda a livelli paragonabili solo a suo padre, il grande principe dei saiyan.

Lo faceva ridere, e sorridere. Gli metteva allegria. Sentiva una morsa al cuore ogni volta in cui era triste, non poteva soffrire di vederla piangere.

Era successo, e basta...

La evitò per due settimane intere, e non fu affatto facile considerando che vivevano in una navicella, fino a quella notte in cui se la ritrovò ancora nel letto, senza chiedergli il permesso come fino a quel punto era solita fare, infilandosi sotto le coperte abbracciandolo da dietro stringendosi contro la sua schiena, tenendosi stretta alla sua canottiera con la mano con cui lo avvolgeva.

Quel singhiozzare sommesso fu per lui intollerabile.

Si voltò e l'abbraccio cullandola finché non ebbe smesso di piangere, di versare lacrime per lui, che si sentiva un mostro.

Le carezzò i capelli per tutto il tempo che ci volle, finché la sentì prendere un bel respiro e tornare a rilassarsi.

-Perché mi eviti?- gli domandò a bruciapelo.

Per qualche attimo aveva sperato di vederla addormentarsi per evitare quelle chiacchiere obbligatorie dopo il suo cambio improvviso di comportamento.

-Non ti evito.- le mentì senza lasciarla, continuando ad accarezzare quella schiena sentendola rabbrividire al suo tocco. -Ho solo avuto da fare... con la manutenzione della navicella e... con.. altro.- inventò qualcosa così in fretta che sperò vivamente se la bevesse per non doverle dare altre spiegazioni.

Quando la sentì annuire sul suo petto capì che andava tutto bene. -Ma non farlo più.- aggiunse facendogli capire che in realtà non se l'era bevuta, ma aveva volutamente fatto finta di crederci per far cadere il discorso, ammonendolo poi con severità.

La sentì accoccolarsi meglio contro il suo petto, riempendo ogni spazio tra di loro, tirando di quando in quando su con il naso finché non si fu addormentata.

Non lo credette affatto, ma ad ogni modo le fu grato di aver fatto cadere il doscorso.

Il silenzio della stanza era assordante, interrotto solo dal russare sommesso di Goku.

La fissò per un po' nella penombra, scendendo sul cuscino per arrivare al suo livello e averla proprio difronte.

Era bella la sua piccola Pan che dormiva finalmente serena al suo fianco. Il nasino ancora arrossato e le labbra che leggermente dischiuse erano ancora umide dal pianto.

Fu una tentazione troppo grande a cui resistere, e in fine lo aveva fatto, approfittando dell'oscurità, della sua momentanea incoscienza e della solitudine, sfiorò le sue labbra con le proprie, un tocco appena percettibile, delicato, carico di angoscia e paura per il suo possibile risveglio improvviso, di sensi di colpa, di dolore e di rabbia verso se stesso.

Come avrebbe potuto giustificare la cosa se si fosse svegliata?

Ma lei non si svegliò. Ne quella volta ne tutte le altre che seguirono...

Furono innumerevoli i baci che Trunks le aveva rubato nel sonno, diventando man mano meno fugaci quando si rese conto di quanto di fosse pesante il sonno della sua piccola, che aveva preso anche questo da suo nono Goku. Neanche le cannonate sarebbero riuscite a svegliarli.

Ed era così che riusciva a mettere pace nella sua anima malata d'amore, a mettere a tacere il suo istinto, quella forza che lo spingeva verso di lei inesorabilmente.

Ma con Pan non era solo quello, non era quello che voleva da lei, non bramava il suo corpo come poteva fare con quello di una donna più matura. Lui voleva Pan, per tutto ciò che era, per tutto ciò che oramai rappresentava per lui.

Avrebbe aspettato tutta la vita restandole silenziosamente accanto, aspettando i suoi tempi, i suoi segnali, rispettando le sue esigenze e la sua persona.

No, non voleva il suo corpo, o quanto meno non solo quello, non in quel momento, c'era tempo per certe cose. Quello che lui voleva era la possibilità di restarle accanto, ti tenerla stretta a se quando dormiva beata, di cullarla e proteggerla da ogni sorta di pericolo.

Voleva godere della sua risata cristallina, dei suoi sorrisi, di quei bronci che gli facevano girare la testa, della sua purezza di spirito e di quella ingenuità firmata “Son” che solo quella famiglia possedeva e che a lui piaceva tanto.

Trunks guardò ancora il cielo carico di stelle che aveva rievocato in lui tutti quei ricordi, quei momenti meravigliosi, ormai appartenenti al passato.

L'avvertì sciogliere la presa dalle sue dita e si mosse impercettibilmente nel sonno rotolando di lato. Trunks allungò il braccio stendendolo e lei vi finì sopra supina senza svegliarsi.

Sorrise.

Non la guardava dormire da anni ormai.

Rotolò anche lui su un fianco per guardarla meglio.

Aveva preso una decisione un paio d'anni prima. Aveva deciso di troncare i loro rapporti in modo da lasciarla crescere in pace.

Voleva che vivesse una vita normale, che facesse l'adolescente, che trovasse qualcuno più vicino alla sua età magari, qualcuno con cui sarebbe stato possibile vivere un rapporto normale...

Gli era costato tanto, ma aveva dovuto farlo.

Aveva deciso di proteggerla, e questo voleva dire anche da se stesso.

Sapeva benissimo di averla fatta soffrire. Sapeva che si era sottoposta a quegli allenamento estenuanti solo per distrarsi, per sfogare la rabbia e la frustrazione.

E lui sapeva che se Goten gli avesse detto che Pan si vedeva con qualcuno il suo cuore sarebbe andato in frantumi, come un bicchiere di cristallo dopo l'impatto con il suolo. Ma era tutto necessario.

Non era successo, Pan non era uscita con nessuno di rilevante. Chiedeva di lei a quello che era da sempre il suo migliore amico, e lui gli dava tutte le informazioni possibili senza mai domandargli il perché di quell'interesse, e fino a quella sera aveva creduto che fosse perché sapeva quanto erano legati, ma adesso aveva il sospetto che Goten fosse a conoscenza di tutto il resto...

Non lo avrebbe sorpreso, lo conosceva bene infondo, erano amici da tutta la vita.

Anche lui non era più stato con una ragazza dal loro ritorno. Goten cercava di organizzargli incontri e appuntamenti, ma lui rifiutava categoricamente. Non voleva prendere in giro nessuno e tanto meno se stesso. Non voleva illudere nessuno.

Lui era preso da altro, da un'altra...

Anche se non poteva averla, non poteva neanche ignorare i suoi sentimenti, quel vincolo inscindibile che lo legava a lei. E non voleva nessun altra che lei, preferendo la solitudine alla menzogna.

Attese e sperò che la distanza facesse il resto.

Non fu così.

Non bastò averla lontana dagli occhi per cancellarla dal cuore. Era oramai una costante nella sua vita e ci sarebbero volute vite prima di riuscire a dimenticare quello che senza fare assolutamente nulla lei gli aveva fatto provare.

E anche in quel momento le cose non erano diverse. Quei sentimenti che non si erano mai assopiti lo avevano colpito come un pugno nello stomaco solo rivedendola ancora.

Si avvicinò al suo viso lentamente come attratto da una forza calamitante impossibile da fermare.

Lo fece ancora.

Le sue labbra si posarono su quelle di lei, delicatamente, godendo della loro morbidezza, del loro calore, del suo profumo che gli riempiva le narici mentre il cuore gli martellava nel petto e il fiato iniziava a divenire sempre più corto.

L'avvertì dischiudere maggiormente le labbra trasalendo al pensiero che fosse sveglia. Si staccò da lei guardandola, ma no, dormiva beata. Forse quella era stata una reazione incondizionata a quella presenza su di sé.

Lo fece ancora unendo le sue labbra a quelle di lei, baciandola teneramente, afferrando il labbro inferiore leccandolo appena, avvertendo quell'eccitazione che non avvertiva così forte da tempo salirgli fino alla gola facendogli emettere un suono gutturale un po' rauco.

Si fermò trafelato, affannato come se avesse appena terminato un allenamento con suo padre.

Decise che poteva bastare, o non avrebbe retto la pressione.

Si separò da lei di malavoglia prendendo a seguire i contorni del suo viso, di quei lineamenti che conosceva tanto bene e che in quel momento gli parevano diversi.

Era cresciuta, non era più la sua piccola.

Era la sua piccola donna adesso, e se in passato i suoi istinti si erano limitati a volerla proteggere e coccolare, adesso qualcosa era cambiato.

Il suo corpo gli provocava desiderio, e questa volta era carnale. Baciare le sue labbra non gli aveva dato solo quella sensazione di farfalle allo stomaco e un moto di calda tenerezza che si propagava nel petto come in passato, questa volta il calore si era spinto più in basso risvegliando i suoi sensi, ricordandogli che era un uomo e che quella per lui era la sua donna.

Le accarezzò la fronte scostando la frangia, accarezzando i suoi capelli corvini, sentendosi disperato all'idea di cosa gli stesse succedendo, di cosa stesse provando, di cosa avrebbero detto gli altri se avessero saputo, di cosa avrebbero pensato di lui.

Gohan lo avrebbe di sicuro ammazzato, rifletté mentre un sorriso amaro gli si dipingeva sul viso.

Si addormentò così, con la fronte sulla sua e una mano sulla sua spalla in una sorta di abbraccio protettivo.

 

 

 

Ciao a tutti ^.^

Eccoci alla fine del terzo capitolo. Non so voi, ma a me sta piacendo la storia, l'ho scritta così di getto che quando sono andata a rileggere per sistemare qualcosina sono rimasta stupita di quanto sia carina nella sua piccolezza (me la canto da sola, lo so XD)
Grazie a tutti quelli che perdono qualche minuto del loro tempo per leggere e per recensire, spero di avervi lasciato con un pò di calore nel cuore con questo capitolo.
Un bacione a tutti alla prossima, e non dimenticate che i vostri commenti fanno sempre piacere!!!
Ciao!!^.^

  
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