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Autore: Dragon mother    13/07/2020    1 recensioni
Il Natale, per Isabella è il periodo più magico dell'anno e questo in particolare, le lascerà un regalo inaspettato. Dal prologo -..per chi, per un motivo o un altro, è costretto a vivere per strada.
Ma si sa che l’amore e la magia che avvolgono questo giorno, possono rendere possibile ogni storia.
E questa è la nostra storia.-
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, James | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera ragazze, devo chiedervi scusa per l’immenso ritardo ma ho passato un fine settimana di relax con mio marito a festeggiare il nostro anniversario di matrimonio.
Così l’aggiornamento è slittato ad oggi.
In questo capitolo abbiamo una svolta e capiremo alcune cose su Alice. Buona lettura. Un bacio.
 
 
 
Bella
 
Alice mi ha piacevolmente stupita, col suo comportamento è stata in grado di lasciarmi senza parole.
Sono felice che anche lei stia provando ad avvicinarsi ad Edward.
E’ un bravo ragazzo, sfortunato nella vita ma con tanta voglia di rimettersi in gioco.
 
E’ proprio quando ognuno raggiunge la propria camera, che io mi intruffolo in quella di Alice: mi deve quantomeno una spiegazione a ciò che ho visto solo qualche ora prima.
“Sono contenta che sei qui Alice, mi sei mancata” le dico sincera.
Mi guarda dubbiosa, non crede forse che sia così?
“Perché mi guardi così? Credi di non essermi mancata?” le chiedo incuriosita dalla sua espressione.
“Ma dai Bella sei seria, con quel pezzo di ragazzo in casa hai avuto il tempo di pensare a me, davvero?” chiede puntandomi un dito contro.
Ma questa è Alice? Che ne è stato della mia Alice?
“Alice, sei sicura di stare bene?” le chiedo allungando una mano alla sua fronte.
Ha capito il senso della mia domanda e una sua spiegazione non tarda ad arrivare.
“Bella, so che il mio comportamento ti sembrerà strano, non ti sembro più io e ad essere sincera neanche io mi sembro più io” mi dice abbassando lo sguardo.
Mi sta facendo preoccupare.
“Alice, vuoi spiegarmi per favore, è successo qualcosa?” le chiedo afferrandole una mano.
“No tranquilla, non preoccuparti, non è successo niente di grave, ho solo parlato con mia madre, ho respirato ancora l’aria di casa, quella casa in cui sono cresciuta e ho vissuto per così tanti anni. Mi ha raccontato cose delle quali non mi aveva mai neanche accennato. E’ stato molto impegnativo, molto pesante per me starla a sentire ma il suo racconto mi ha aiutata tanto a capire perché mi ha cresciuta così, inculcandomi idee e punti di vista che tu non hai mai condiviso. All’inizio non volevo crederle, stupita e incredula alle sue parole, messa davanti a quella storia così strana ma allo stesso tempo reale.”
L’ascolto, rapita dalle sue parole e i dubbi su cosa le abbia raccontato sua madre crescono minuto dopo minuto.
Conosco abbastanza bene la signora Cullen ed è per questo che mai avrei pensato potesse avere degli scheletri nell’armadio.
“So che ti stai facendo mille domande e hai nella testa tanti dubbi, proprio come quando mia madre ha sganciato la bomba”
Ok, mi sta facendo preoccupare: cosa mai le avrà potuto dire di tanto sconvolgente?
Prende fiato o forse coraggio, prima di ricominciare a parlare.
“Ho finalmente scoperto il perché dei comportamenti di mia madre, perché è così categorica sul non mischiarsi con chi non è del nostro ceto sociale, alla nostra altezza.
Mi ha raccontato quando da ragazza si era follemente innamorata di un ragazzo del paese; si piacevano a vicenda e quando la voce del loro amore giunse ai miei nonni, le proibirono categoricamente di rivederlo.
Era uno scandalo abbassarsi a frequentare gente poco abbiente.
Mia madre non ne volle sapere, loro continuarono a frequentarsi finchè un giorno mia madre scoprì di essere incinta.
All’inizio si tenne la notizia per sé ma quando non potè più restare in silenzio, fu costretta a raccontare tutto ai genitori.
Sarebbe stato un doppio scandalo e per nascondere tutto, i miei nonni trovarono una soluzione drastica.
Da lì mi disse che iniziò la sua agonia: venne allontanata dal paese con la scusa di una scuola prestigiosa all’estero ma passò gli altri mesi della gravidanza rinchiusa in un convento di suore dove alcuni mesi dopo partorì.
Vide il suo bambino appena nato una sola volta e poi le fu strappato dalle braccia.
Da allora non ha più avuto sue notizie.
Si è chiusa nel suo dolore e si è ripromessa che non avrebbe più avuto a che fare con persone estranee al suo ceto sociale.
Mi disse che il padre del bambino fu il suo unico grande amore e che neanche mio padre riuscì a farglielo dimenticare completamente.
Anche di quell’uomo perse le tracce e quando solo pochi anni dopo sposò mio padre e nacqui io, ogni sua speranza anche solo di rivederlo svanì nel nulla.
Mi disse che ne soffrì da morire: in un colpo perse il suo amore e poi il suo bambino”
Conclude il suo racconto mentre una lacrima solca il suo pallido viso.
Posso solo immaginare quanto abbia sofferto nell’apprendere quella notizia e mi domando come mai sua madre abbia atteso così tanto per dirle tutto.
L’abbraccio forte, cercando di consolarla; si lascia andare tra le mie braccia e si fa cullare.
“Tesoro mi dispiace tanto, avrà sofferto molto anche lei, costretta a comportarsi così. Ha dovuto lasciarlo, l’ha tenuto con sé solo pochi minuti” le dico cercando di consolarla.
“Già..” borbotta tra le lacrime.
“Ma non ti ha saputo dire altro tua madre, non sa chi si è preso cura di lui da quel giorno, dove possa essere oggi?” le chiedo cercando di capire come poterla aiutare.
“L’unica cosa che ha saputo prima di ritornare a casa con i miei nonni è che le suore di quel convento si sarebbero prese cura di lui fino a quando qualcuno lo avesse adottato. Poi mi ha detto che quando lo ha lasciato, sconvolta dalle lacrime e uscendo dal convento, ha urlato alle suore il nome del suo grande amore: sperava che loro sentendo la sua richiesta, lo avrebbero chiamato così”
“E tu pensi che l’abbiano fatto?” le chiedo speranzosa.
“Non lo so ma da qualche giorno non riesco a togliermi dalla testa la possibilità che quel bambino ora uomo, mi sia più vicino di quanto io pensi”
Rifletto alle sue parole e un brivido mi attraversa il corpo.
“Alice, che cosa vorresti dire con questo? Tua madre ti ha per caso detto quel nome?” le chiedo un po’ preoccupata nel vederla così scossa.
“Sì” mi risponde guardandomi negli occhi.
“E qual è?”
Tira un lungo respiro prima di rispondermi
“Edward, quell’uomo si chiama Edward”
Il mio cuore si ferma, il sangue smette di circolare e il pensiero che quell’Edward sia l’Edward che ora dorme nella stanza accanto mi si para davanti come un fulmine a ciel sereno.
In quegli attimi fatti di dialoghi silenziosi, anche i miei occhi si gonfiano di lacrime e ben presto le mie guance si inondano di quelle calde perle.
“Alice, tu credi che..”
“Non so Bella, non so.. ma se fosse così credo che sarebbe meraviglioso e comunque io non voglio fare gli stessi errori di mia madre. Non ha avuto abbastanza forza d’animo per opporsi, lasciandosi sopraffare dalle decisioni altrui e rimanendoci incastrata dentro. Dovevi vederla, ha sofferto davvero tanto e ancora adesso, per colpa di quel modo di pensare, tende a chiudere fuori chiunque non faccia parte della sua cerchia; capisco che è stata costretta a rinunciare a tutto ma comportarsi ancora così non la porta da nessuna parte e questo a me non va proprio giù. Sono comunque convinta che sarebbe meraviglioso se fosse davvero lui il nostro Edward”.
Sarebbe meraviglioso sì, lui potrebbe avere una famiglia, una dignità, una nuova vita, lei invece troverebbe un fratello.
“Alice, cosa intendi fare ora?” le chiedo un po’ preoccupata.
“Non lo so, a mia madre ovviamente non ho raccontato
nulla di questo Edward, finchè non ho delle informazioni sicure”
“Hai ragione. Secondo te potremmo andare in quel convento e farci dare delle informazioni? Di certo non possiamo chiedere a lui” le propongo io.
“Sì, a lui non possiamo fare domande tanto esplicite però anche agire alle sue spalle non sarebbe giusto.. però non credo che al convento ci diano informazioni così private”
Ha ragione anche lei, argomenti così delicati, scatta subito la privacy.
“Però se andasse tua madre? Con lei parlerebbero, non credi?” propongo speranzosa.
“Sì, con lei parlerebbero. Glielo avevo già accennato e mi era parsa un po’ titubante ma non mi aveva detto di no”
“Bene, allora prova a chiedere ancora. Dobbiamo fare qualcosa, entrambe e anche Edward avete bisogno di questa verità” le dico abbracciandola ancora.
“Ti ringrazio Bella, se non avessi te non so come potrei fare. Mi dispiace se a volte ti ho trattata male, davvero, avere accanto una persona speciale come te e non apprezzarla pienamente.. che stupida sono stata, perdonami” mi dice stropicciandosi gli occhi.
“Alice per favore, non dire queste cose, il passato è passato. Il mio affetto per te non è mai cambiato e mai cambierà. Ora andiamo a fare un bel sonno di bellezza, domani ci aspetta una giornata pesante”
Ci abbracciamo ancora, non siamo solo amiche, siamo sempre state due sorelle che si sono scelte.
 
A metà del mattino seguente, Alice ha già chiamato la madre per parlare della nostra proposta.
Sono giorni dell’anno un po’ particolari ma la situazione va sistemata il più presto possibile, per la felicità di tutti.
Ha accettato senza pensarci su troppo, forse convinta e desiderosa di voler dare un volto a quel bambino che non vede da una vita.
Si accordano per il giorno seguente, mi dispiace solo che a quell’ incontro io non possa prendere parte ma in fondo è giusto così.
Domani io porterò Edward in ufficio con me e inizierò a fargli vedere il lavoro che dovrà svolgere.
Sono sicura che gli piacerà e insieme riusciremo a fare grandi cose.
   
 
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