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Autore: Giglian    13/07/2020    2 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Se c'era una cosa che tutti a scuola sapevano, era che tra i due Prefetti di Grifondoro vigeva una regola non scritta. Ovvero, quando le cose andavano a farsi benedire loro le avrebbero seguite a ruota.
Fu così che nessuno si stupì di trovare due cadaveri con gli occhi gonfi appollaiati nel loro piccolo rifugio in Sala Prefetti a tracannare panna disciolta nel thè con una depressione tale da ammorbare l'aria tutt'attorno come una violacea nebbia radioattiva.
Mandy Harpies scoccò loro una vaga occhiata schifata borbottando qualcosa che suonava tipo “le persone deboli mi disgustano”, ma tra Lily e Remus si poteva fare a gara a chi fissava nel vuoto con più vacuità.
Nulla di strano per gli altri Prefetti – essere sempre così responsabili e precisini portava quei due a quella condizione più o meno un paio di volte al mese – ma stavolta non erano in crisi per punti tolti, fondi mancanti, registri spariti e programmi impossibili.
Fissando con occhi persi il viavai di gente - tutti in frenesia pura per l'organizzazione del Capodanno - Lily si fece versare altro thè da Remus senza nemmeno guardare.
Ritrovarsi a vegetare in quello stato catartico come dei vermiciattoli era sempre stato rigenerante e bisognava ammettere che i due disgraziati sembravano leggersi nel pensiero perché si passavano biscotti e tazzine senza aver bisogno di dirsi niente.
La Grifoncina appoggiò il mento sulle ginocchia raccolte ignorando un astuccio che le rimbalzò sulla testa.
Stupido Potter! Lui e le sue stupide manie paranoiche, possessive, impossibili!
Avrebbe dovuto cavargli gli occhi! E perché non aveva detto subito di sì a Michael? Perché aveva esitato?
Lui era gentile, accidenti. E rispettoso, educato...era dannatamente normale. Perchè James non riusciva ad essere normale?!
Ricordò che, da bambina, sognava di scendere le scale come una principessa e posare la mano su quella dell’amore della sua vita, iniziando a ballare, vedere le sue iridi accendersi di passione travolgente e desiderio d’amore eterno.
Ma lei era cresciuta e alle favole non ci credeva da tanto tempo.
Il suo principe azzurro sicuramente era da qualche parte a sbronzarsi per la sua campestre vita da single e che dire del cavallo bianco? Quasi certamente finito in qualche fabbrica di colla!
Si lasciò sfuggire un sospiro lamentoso a metà tra l'irritato e il depresso e finalmente Remus le scoccò un'occhiata.
“Ne vuoi parlare?”
“No.”
“Posso picchiarlo, se vuoi.”
“Sarebbe d'aiuto, ma so già che non lo farai.”
Lui sorrise.
“Non esserne così sicura. A volte è così idiota da farmi venire voglia.”
“E tu, si può sapere che hai?” bofonchiò lei, vedendolo diventare di gelatina tutto d'un tratto. “Problemi di soldi? Paige ha di nuovo attentato alle tue virtù drogandoti di nascosto? Fondi per lo stand misteriosamente spariti? Brutto voto?”
“Ho invitato Tonks al ballo...” pigolò, ma non aveva nemmeno finito la frase che la dolce Evans gli tirò una micidiale manata dietro la nuca.
“MI PRENDI PER I FONDELLI?!” Abbaiò, balzando in piedi e rovesciando la poltrona mentre il ragazzo si faceva piccolo piccolo. “E' solo per questo che sei così?!”
E lei che pensava fosse successo qualcosa di grave!
Lui sospirò, passandosi le mani sulla faccia come se volesse strozzarsi da solo.
“Non capisci...” pigolò mogio.
“Certo che no! E' impossibile capirti, Remus, si può sapere che cosa c'è di tanto terribile? Cos'è, hai paura che Sirius ti fucili?”
“Ma no...”
“E' l'età? Hai paura che ti massacri i piedi? Oppure c'è qualcun'altra?”
“Non c'è nessuna...”
Gli occhioni innocenti da bimbo sperduto di quel dannato la costrinsero a risedersi e a sospirare esasperata.
“Ti piacciono i ragazzi?” chiese alla fine, tagliando la testa al toro. “Perché guarda che se è così non ci sarebbe nulla di cui...”
“No, no, mi piacciono le ragazze!” si affrettò a dire quello, avvampando. “E' solo che...è difficile...”
Improvvisamente si guardò le braccia. Quelle braccia coperte da tagli e graffi che teneva sempre nascoste a tutti. Forse il problema era più serio di quanto non sembrasse, così Lily si addolcì e si fece vicino, sfiorandogli il polso con tenerezza.
Lui non si ritrasse, come invece avrebbe fatto con qualsiasi altra ragazza. Era da tempo che accettava il tocco di Lily senza dare l'impressione che lo stesse ustionando.
“Senti, Remus...” cominciò lei, cercando di avere quanto più tatto possibile e accarezzandogli dolcemente la pelle. “Perchè non...perchè non ci provi?”
“Provarci?”
“A rilassarti.” suggerì lei, mentre lui si bloccava. “A...beh, a goderti il fatto di essere giovane. So che sono l'ultima a poter parlare però...
però forse hai bisogno di un altro ostacolo.” scosse il capo, dosando le parole con cura. “Un altro ostacolo che faccia cadere le maschere e che ti riveli per come sei davvero. Non voglio sapere i motivi per i quali sei così scostante con le ragazze e rifuggi l'amore come se fosse un nemico mortale, tuttavia, ecco...credo che tu ti stia ancora nascondendo.” Non capiva come mai lui avesse quell'espressione ghiacciata sul volto, ma ci teneva a fargli sapere quello che pensava. Remus era così dannatamente buono, e vederlo trattenersi in quel modo, chiudersi a riccio a qualsiasi opportunità, creare tutti quei muri insormontabili con gli altri, la feriva. “E io credo che il tuo vero volto sia bellissimo, tutto qui.”
Un lampo sfrecciò nei suoi occhi azzurri, con un fondo di dolore e ironia.
“Non credo diresti ancora così.” ammise, amaramente e quasi con freddezza. “Non credo vorresti vedere il mio vero volto.”
Si zittì mentre lei, ridacchiando, gli premette il dito sul naso.
Poff.
“Io sono certa che mi piaceresti in qualsiasi versione di te stesso! E sai una cosa? Ti prometto che te lo dimostrerò!” sentenziò, sicura di sé e con occhi così limpidi che sciolsero un po' del freddo. “Non chiudere la porta in faccia alle persone, Rem. Dai loro una possibilità di vederti. Solo questo.”
Lui sospirò, incapace di trattenere un sorriso.
“Ci proverò.”
“Ottimo! E poi è solo un ballo!” Lei si alzò in piedi, più ottimista e cercando di essere incoraggiante. Tuttavia nei suoi occhi c'era ancora una sorta di tristezza e per un istante Lupin considerò davvero se pestare quel cretino del suo migliore amico, anche se apprezzava lo sforzo di quell'adorabile Grifoncina nel cercare di tirarlo su di morale e fingere che le andasse tutto bene.
Che strano, James era sempre stato in grado di aiutarlo ma Lily...Lily lo faceva in un modo diverso. Più dolce, morbido, gentile.
Non fece in tempo a rispondere che la porta si spalancò e Cristhine McRanney e Tonks si piazzarono sulla soglia con gli occhi sgranati.
“Lily!” esclamarono in coro, trafelate.
“Ragazze?”
“Ti cercavamo!” ansimò Cristhine, prima di mostrarsi vagamente imbarazzata. “Beh, ecco...”
“Dicevano che eri con un certo Serpeverde e che eri in pericolo!” Tonks, guardò come un militare da una parte all'altra come se si aspettasse di vedere un attacco di lì a poco.
“Che razza di pettegoli bugiardi!” saltò su quella, mentre un nervo le saettava sulla tempia in velocità record. “Non riesco a crederci! Ok, i Serpeverde non sono certo studenti modello ma tutto questo razzismo è assurdo!”
“Quindi è tutto ok...” sospirò la McRanney, portandosi una mano sul cuore con sollievo.
“Ma eri davvero con un Serpeverde?” s'incuriosì la più giovane, letteralmente gettandosi a pesce sul the con la panna e affondandoci il naso. “Squisito! Nome della ricetta?”
“The della depressione di Evans e Lupin.” borbottò Remus, incassando la testa nelle spalle e scoccandole un'occhiata obliqua. “A proposito di questo, Lily...”
“E' un amico.” lo fermò lei, alzando le mani. “Voleva solo andare al Ballo assieme.”
“COSA?!” esclamarono in coro le due ragazze. Quella reazione esagerata rese la Evans perplessa. E ora perché quelle due erano nel panico?
“E hai accettato?” mormorò Cristhine, deglutendo.
“Beh…no…non so se dirgli di sì…” Rispose con sincerità. “A dire il vero non so nemmeno se andarci, a questo punto.”
“Non devi dirgli di sì!” disse subito Tonks, saltandole addosso e strattonandola tanto da farla diventare blu.
Lily la fissò sorpresa.
“E perché?”
Che fosse anche lei prevenuta? No, Tonks non era certo il tipo.
“Ecco…” quella balbettò, mordendosi la lingua.
Ninfadora Tonks a corto di parole?! Ora le aveva viste tutte.
Ma come potevano quelle due riferirle che avevano complottato per giorni interi allo scopo di accoppiarla con James? Avevano usato ogni più subdolo sotterfugio per tenere a bada quel branco di assatanate che erano le loro compagne di scuola, tampinato Potter come cani da caccia, messo in giro voci, piazzato trappole...e tutto quel casino per niente!
A deviarli dall'argomento spinoso fu sua-delicatezza-Black che entrò sfanculando chiunque tentasse di impedirgli l'accesso ad un'area riservata.
“Tu!” abbaiò perentorio alla sua Corvoncina, che ricambiò lo sguardo con serafici e paciosi occhioni di miele. “Sappi che mi sono rotto di fare il vigliacco, per cui te lo dico e basta! Io ti a...”
“Ops! Scusate!”
La tazza di Tonks si sfracellò per terra interrompendo la più brutta dichiarazione d'amore di sempre. Lui alzò gli occhi al cielo, mentre la McRanney ridacchiava.
“Tonks, era una cosa importante!”
“E gliela dici in uno sgabuzzino delle scope nella Sala Prefetti?” sibilò Lily, fulminandolo con gli occhi e ammonendolo con lo sguardo. Veramente voleva dichiararsi in quel modo così poco romantico?!
Stranamente Sirius parve capire il suggerimento perché si zittì e ingoiò il rospo...o forse gli era solo passata la foga del momento.
“Scusate!” cinguettò Ninfadora, cercando di togliere pezzetti di ceramica dalle gambe di Lupin che quasi si strozzò con il biscotto.
“Lascia, faccio io! Reparo!” sospirò la Evans, un tantino preoccupata per il colorito del poveretto, che si era appena ritrovato la quarta di Tonks dritta in faccia e ci stava lasciando le penne.
“Grazie!” fece la ragazzina, senza accorgersi di nulla. “Sono proprio sbadata! Xenophilius Lovegood, di Corvonero, dice che è colpa di un…cosa era? Ricciolo Schiattoso, mi pare.”
“Un che?”
“Oh, Xenophilius dice sempre un mucchio di sciocchezze!” rise Cristhine. “E’ davvero un ragazzo divertente!”
Sirius cambiò letteralmente espressione.
“Lovegood? Quello che dice sempre di vedere cose che non esistono? Sono un mucchio di stupidaggini!” sbottò, acidamente.
“Oh, beh quello è certo!” Fece la brunetta, pensierosa. “Forse però qualcosina esiste veramente…ha sempre dei racconti affascinanti!”
Il volto di Sirius si oscurò ancor di più e finalmente la Corvonero se ne accorse.
“Ma ovviamente…” disse, baciandolo sulla guancia. “…Ovviamente a me interessano soprattutto i tuoi, di racconti! Dì a Remus la barzelletta sull’unicorno!”
Seguirono battute sconce di vario genere, fino a quando Lily decise di conservare almeno un briciolo di innocenza rimasta e salutò tutti, uscendo in fretta e furia ma decisamente più serena. L'amicizia fa quest'effetto, anche se con alcuni l'avrebbe ammesso a fatica...
“Non deve accettare!” chiarì subito la Corvonero quando la rossina fu fuori, e gli altri annuirono.
“Lei ci deve andare con Potter!” disse decisa Tonks. “C'è del feeling tra quei due o sbaglio?”
“Il feeling più strano e delirante del mondo.” sbuffò Sirius. “Comunque adesso hanno litigato in maniera piuttosto pesante. Insomma, litigano sempre, ma ora è diverso. James non ci ha detto granché, ma ha giocato a Quidditch quindi il suo umore è un po' migliorato. Credo di essere riuscito a convincerlo a scusarsi... aveva una strana luce negli occhi e ha detto qualcosa del tipo che avrebbe accettato la sfida...bah, chi lo capisce è bravo!”
“Anche Peter è strano ultimamente!” asserì Remus. “Sparisce sempre e ridacchia da solo. Chissà che cavolo prende alla gente di questi tempi!”
“Disse quello che cade ogni volta che mi guarda.” borbottò Felpato, poi indicò Tonks. “Ti ha contagiato con l'imbranataggine, per caso? E' tutto il giorno che mi guardi,apri la bocca e poi cadi per terra!”
Remus come di consueto non rispose. E anche se avesse voluto, non avrebbe potuto farlo. Dannato incantesimo...
Alla sua sinistra, Tonks sorrise sotto i baffi.
Di certo non era geloso...anche se ci sperava. Era più una questione di onore e cavalleria, per lui, conoscendolo bene.
Però vederlo impegnarsi tanto per impedirle di partecipare allo stand dei baci la rendeva felice in un modo inspiegabile. Eppure, anche triste in un certo senso.
Si era cacciata proprio in un bel guaio...






La giornata passò in uno strano senso di attesa ed eccitazione. Qua e là si scorgevano Membri del Comitato della morale e alcuni Prefetti fare avanti e indietro con le mani piene di lucine, fasce argentate, fuochi d'artificio e strani calici dentro i quali, poco ma sicuro, Potter avrebbe aggiunto in sordina alcolici da lui brevettati.
Che sarebbero stati benzina pura.
D'altronde aveva uno come Lupin come tester, che sorseggiava assenzio come se fosse cappuccino e rimaneva impeccabile e perfettamente lucido anche dopo dieci bicchieri.
Insomma, se quelli del Comitato avrebbero voluto imbastire un'elegante pomposità di prima categoria, poco ma sicuro che passata la mezzanotte i Grifondoro avrebbero dato il via al party vero, che sarebbe somigliato più ad una sfida survival che a una festa.
Il ché non migliorava di molto l'umore di Lupin, che dopo aver ammorbato tutti con la storia di “una minorenne allo stand dei porci” si era arreso di fronte alla fredda logica di Laverne: Tonks poteva trasformarsi in chi le pareva, per cui avrebbero fatto una vagonata di soldi. E anche senza trasformarsi, era decisamente un bocconcino nuovo molto ambito dalla fauna maschile del posto.
E dio solo sapeva se non avevano bisogno di soldi, con i Professori in procinto di venire licenziati tutti e la scuola alla totale mercé dei SerpeStronzi!
Nonostante la sconfitta su tutta la linea, non riuscì a impedirsi di sorridere quando Mandy Harpies cacciò un urlo apoplettico nel vedere la Grifondoro passare pericolosamente di fianco ai calici di cristallo.
“Quante storie per qualche bicchiere!” ridacchiò lei, superandolo con aria indaffarata.
“Credo che Hogwarts non durerà molto con te. La stai demolendo pezzo per pezzo!”
“Già! Ci vediamo sta sera!” lo salutò ridendo, e corse via.
“Ti vengo a prendere alle otto.” Sospirò lui dietro alla scia del suo profumo.
“Amoruccio caro! A chi vai a prendere alle otto?” sorrise James comparendo da dietro e mettendogli un braccio intorno alla spalla. L'umore di quest'ultimo invece era risalito in modo preoccupante, e preoccupante era la luce omicida che gli brillava negli occhi.
“Jam, non è aria!”
“Aspetta che lo sappia Sirius.”
“Sapere cosa?” disse quest'ultimo, piazzandosi sul divanetto con aria da lord. “Qualcuno ha visto Coda?”
“Sì, io. Stava parlando con Lily...” Cristhine non fece in tempo a finire la frase che Black l'afferrò e trascinò come un sacco di patate al centro dell'affollatissima Sala Grande.
E c'è da dire che quando si inginocchiò ai suoi piedi in una posa decisamente fraintendibile quasi le venne un colpo.
“Sirius! Cosa...?”
Moltissimi si girarono a guardarli.
Bellatrix, dall'altra parte della stanza, fece una faccia assolutamente disgustata.
“Vuole venire con me al ballo, Madame?” chiese quello a voce alta, sgonfiando l'aspettativa di tutti, già pronti a vedere una scandalosissima proposta di matrimonio.
Cristhine scoppiò a ridere.
“E c'era bisogno di chiedermelo in modo così plateale?” sorrise, inarcando un sopracciglio e alludendo alla fauna Hogwartsiana già con la bava alla bocca per la voglia di gossip.
“So che non ami le piazzate, ma ti meriti un po' di scena.” ghignò lui, sfiorandole la mano con le labbra e facendole venire piccoli brividi sull'epidermide. “Sappi che hai fatto la tua mossa, McRanney, ma ora farò io la mia e oh, ti assicuro che ti farò ripagare le torture di questi giorni! D'ora in poi qualsiasi mia dichiarazione sarà fatta in grande stile. Che ne pensi?”
“Ti ho già detto che sei matto?” lei ridacchiò, deliziata, cercando di farlo alzare ma lui rimase lì.
“Un centinaio di volte, e giustamente. D'altronde hai giocato con il fuoco, tesoro.”
“Bella mossa, Black.” era divertita.
“E allora? Vuole farmi l'onore di accompagnarmi e far incazzare qualsiasi Purosangue razzista della contea?”
“Certo che vengo, scemo!” La Corvoncina roteò gli occhi, esasperata. “Ora tirati su prima che al Comitato venga una sincope!”
Il ragazzo si alzò con aria soddisfatta e se la strinse contro, baciandola, per poi sussurrarle all’orecchio: “Visto che cosa sono costretto a fare per te?” che colorirono le gote della ragazza in modo adorabile.
Bellatrix fece finta di vomitare nel piatto, ma nessuno, a parte Lucius e Narcissa, la notò.
Perfino James, che in altre situazioni avrebbe sfottuto fino alla morte, si ritrovò a sorridere...fino a quando la luce omicida nei suoi occhi non si ampliò e il finto sorrisetto di circostanza scivolò giù.
Un ragazzo con la divisa di Serpeverde stava puntando verso di loro.




Ma cosa ci voleva per convincerla a dire sì?!
Aliaset marciava per i corridoi con un fastidio crescente. Forse era la frenesia della giornata, la sensazione che mancasse davvero poco e che ci fosse qualcosa che gli impediva di raggiungere i suoi scopi, ma stava perdendo la pazienza. Non gli piaceva non avere tutto sotto controllo e Lily Evans si stava rivelando più difficile del previsto...e sapeva perfettamente perché.
Li vide appena svoltato l’angolo: il capitano Potter circondato dalla sua banda di belloni.
Scoccò una occhiata a Minus - arrivato in quel momento – tizio goffo e timido, a Lupin, gentile e leale, e infine a Black, tenebroso, dall'aria violenta ma al contempo pieno di fascino.
E in mezzo a loro, come un re, stava lui, che sghignazzava come un idiota.
“Potter!”
Non importava quanto il Capitano di Quidditch fosse importante: c'era in gioco ben più di un ballo, per lui. E con la sua abilità a creare barriere magiche, l'Incantatore gli faceva ben poca paura.
Il ragazzo si voltò e, alla sua vista, fece una smorfia. Gli scoccò un'occhiata difficile da digerire, e per un istante le sue certezze parvero vacillare. Quella era l'occhiata di uno abituato a dettare legge...ma a quanto pareva, il Grifone era deciso a rimanere sulla via della diplomazia...
“Sì?” gli chiese, rigido.
“Ti devo parlare.” Chiosò il Serpeverde, con sguardo serio.
Sirius, Peter e Remus lo guardarono incuriositi.
James inarcò un sopracciglio, senza accennare a muoversi, le braccia incrociate sul petto.
Michael lo guardò con una smorfia.
“Non davanti a loro.”
“Hey, amico, cerchi guai?” grugnì Sirius, ma James lo fermò all’istante.
“Tutto bene ragazzi, aspettatemi qui. Arrivo subito.” Ghignò, allontanandosi con il Serpeverde.
“Non mi piace quel tipo.” Celiò subito Black, una volta spariti quei due.
“Nemmeno a me.” replicò freddamente Remus. “Ha uno sguardo strano. Non dirmi che è quello con cui Lily deve uscire!”
“Mi sa di sì.” disse Peter.
I tre si guardarono in faccia, disgustati.




“E allora?” James Potter si appoggiò al muro incrociando le braccia al petto. “Cosa vuoi?”
Michael sollevò il mento, poco intimorito da quella posa sfrontata.
“Interessante scenetta, oggi nei corridoi.” insinuò, ammiccando.
“Tsk.” Lui guardò altrove. “Solo qualche piccola divergenza di opinione con la nostra Prefetto.”
“Oh, davvero?” gli occhi grigi del Serpeverde brillarono di un blando divertimento. “Sarebbe a dire?”
Lui si staccò dal muro. Lentamente.
“Non siamo d'accordo sul tipo di fiducia da dare al prossimo.”
“Interessante.” Michael sorrise, facendosi più vicino con fare suadente. Parve passare un'eternità, un silenzio carico di polvere da sparo. Apparentemente tranquilli, quasi divertiti, a vederli da più vicino sarebbero entrambi apparsi come due animali pronti ad attaccare. Ma James scosse il capo, facendo per voltargli le spalle.
“Se ho soddisfatto la tua curiosità, qui abbiamo finito!”
“Sei innamorato di Lily Evans, Potter?”
Lui quasi scivolò a terra, arrossendo indignato.
“Ma che cazzo dici?” sbottò, perdendo la compostezza di prima. “Siamo amici! Anzi, forse nemmeno più quello...” si lasciò sfuggire.
“Amici? Che stronzata.” frecciò l'altro, scuotendo il capo con sarcasmo. “Pensi che sia stupido?”
“Sì.” ammise James senza nemmeno pensarci, facendogli saettare un nervo sulla tempia. “…senti, sai cosa? Non ho voglia di stare a sentire scenate di gelosia dei fans della Evans, ho cose più importanti da fare.”
“Come trattarla come se fosse un tuo territorio inviolabile e cercare di fartela non appena girato l'angolo? Dio.” lui rise con cinismo. “Se questa è amicizia, preferirei avere dei nemici.”
Incredibile come riuscisse a fermarlo con sole poche frasi. Aveva tutta l'intenzione di non cadere in quei tranelli e andarsene da lì – conosceva troppo bene Piton e tutta la loro marmaglia di stronzi provocatori per non essere preparato – ma quel tizio ce la stava mettendo tutta per fargli girare le palle. Cercò di respirare, sollevando appena il mento oltre il profilo della spalla.
“In passato, forse. I tempi sono cambiati. Comunque tranquillo, se è quello che ti preoccupa, non ci sono mai riuscito.” ironizzò, assottigliando gli occhi con cattiveria.
Non era propriamente esatto…
“Il problema non si pone.” Il ragazzo divenne serio, e la sua voce si fece bassa, vibrante. “Perché ogni caso, è finita qui. D'ora in poi, tu le starai lontano.”
“Che cosa?!” James si voltò di di scatto, quasi allibito di fronte a quel comando, a quella minaccia, a quella promessa. Strinse gli occhi e chiudendo i pugni contro i jeans. I respiri profondi non servivano più a nulla. L'altro sorrise, ben consapevole di aver finalmente toccato il nervo scoperto.
Ah, i Grifondoro...così fottutamente orgogliosi. Facili da manovrare...come tanti burattini.
E davanti a lui c'era il più orgoglioso di tutti. Il Re dei Grifoni.
Superbo, inarrivabile...e non abituato a ricevere ordini.
Era davvero fin troppo facile.
“Stalle alla larga, Potter. E ti conviene darmi retta. Lo saprò se le stai ancora dietro.” fece per voltargli le spalle ma la mano del Marauder calò sulla sua spalla. Prevedibile.
“Brutto…! Cos’è?! La stai spiando?!”
“Forse…” Ghignò il Serpeverde, compiaciuto della sua reazione.
James lo sbatté violentemente contro il muro, rosso di rabbia.
“Non osare…non ti permettere di…”
“Che c’è Potter? Per essere suo amico te la prendi a male!” sorrise Michael...e tra i suoi palmi si formò come una bolla. Trasparente ma compatta, come fatta d'acqua densa...scintillava simile al fuoco, pronta ad espandersi, ad esplodere. Ma James non la vide. Non vedeva niente se non quegli allusivi occhi da bastardo, quel modo di guardare...che gli aveva fatto perdere il controllo fin dalla prima volta.
“Tu stai giocando con il fuoco.” gli ringhiò ad un soffio dal viso, tremando d'ira. “Non so che cazzo ti passa per il cervello, ma credevo di essere stato abbastanza chiaro quando vi ho fatto saltare per aria assieme quella fogna che chiamate dormitorio! Se eri assente, eccoti un ripassino: avete chiuso! Tutti voi! Sono ad un passo dallo spazzarvi via, non so cosa si sia messo in testa Malfoy o se sei solo uno che ha poca voglia di sopravvivere all'anno scolastico ma ti avverto: se scopro che le fai del male, o ti avvicini ancora a lei…!”
Per un istante James vide rosso, e la mano strinse il suo colletto per poi dare cenno di salire alla gola. E stringere. La luce delle candele vibrò, il muro parve tremolare...e di nuovo la sensazione di riuscire a richiamare tutta la scuola, di assorbirli...quel suo potere così strano e incontrollabile parve di nuovo venire fuori.
Sarebbero ritornati tutti, lo sapeva.
Nessuno resisteva al richiamo di un Incantatore.
E lui si sarebbe beato di loro, nutrito di loro...ed il suo potere sarebbe esploso di nuovo, implacabile, indomabile.
Poi ricordò gli occhi di Liu Chang, quando aveva dato prova di cosa era capace.
Il modo in cui l'aveva fissato. Come una silenziosa condanna.
Con soddisfazione, bramosia, consapevolezza. Quelli erano gli occhi di chi sapeva di avere ragione...gli occhi di chi stava solo aspettando di sentirsela dare.
Lo lasciò andare, schifato. Non seppe dire se più da lui o da sé stesso.
Parve calmarsi...fino a quando il ragazzo si pulì i vestiti e lo fissò intensamente.
“Non voglio farle del male.” rise, cattivo. “Voglio diventare suo …‘amico’...”
“BASTARDO!!!”
Il pugno stava calando sulla sua mandibola,senza freni, quando una voce si levò alta nel corridoio.
“Potter!”
La McGranitt avanzò loro incontro, impettita e con le narici dilatate. Scoccò un'occhiata al braccio teso del Marauder, e le sue labbra si serrarono fino a diventare una linea sottile. Potter non la fissava.
Aveva ancora il pugno alzato, immobile.
“Potter...” iniziò la donna, ma improvvisamente il Serpeverde scoppiò a ridere.
“Stiamo solo giocando, Professoressa!” gli diede un'amichevole pacca sulla spalla, allegro. “James stava testando la mia capacità di ricreare barriere protettive magiche. Non è così, amico?”
“Solo giocando.” confermò James, rigidamente, senza smettere di guardarlo.
“Beh, Barriere o non Barriere, inventatevi giochi che non implichino l'uso delle mani come degli incivili.” sibilò la strega. Non si mosse di un millimetro.
Nonostante Michael ridesse, più pacioso che mai, erano pochi gli studenti che potevano vantarsi di fregarla.
Il Serpeverde ammiccò, capito l'andazzo, e strizzò l'occhio a James come un vecchio compagno di merende.
Lo lasciò lì, quasi eccitato dalla sua reazione... sentendosi vivo come poche volte.
E provando ancora più piacere al solo pensiero di avere Lily tra le mani. Poteva stare certo che quella provocazione era solo l'inizio. Stava tastando il terreno... ormai senza più nulla di cui preoccuparsi. Li avrebbe divisi. E avrebbe ottenuto ciò che desiderava.
Nulla aizza più un Serpente che far cadere un Re.












“Insomma, una dichiarazione bella e buona!” cinguettò Tonks, eccitata. “Uffa, anche io voglio un fidanzato!”
“Ma ti pare che io abbia dovuto cancellare ben cinque frasi contro i Serpeverde nei bagni al Primo Piano?! Cinque in soli venti minuti che non passavo a controllare! E giù di sotto ho dovuto salvare un primino che stava venendo appeso per le mutande da dei Tassorosso...voglio dire, dai Tassorosso! L'ultima volta che uno di loro ha dato problemi è quando Talbott ha colpito per sbaglio una ragazzina con la pluffa!”
Cristhine McRanney decise di chiudere definitivamente il libro che stava leggendo, che tanto era inutile. Con un sospiro, guardò Lily fare su e giù con un principio di nevrosi e Tonks sfogliare un MagiVogue dove vendevano amuleti per “accalappiare ragazzi” ad un prezzo astronomico.
“Ok. Punto primo, tesoro, quelli sono vere e proprie fregature.” disse la Corvonero, togliendo di mano il giornaletto alla più giovane. “E punto secondo, Lily, non puoi pretendere di cambiare le cose in un solo giorno per cui penso che tu debba rilassarti.”
“E tu come lo sai?” chiese una, contemporaneamente all'altra che diceva “Come faccio a rilassarmi?!”
“C'è dentro l'Agapanto, che potrà anche chiamarsi fiore dell'amore ma per i filtri e gli amuleti è perfettamente inutile. E poi non è molto carino drogare la gente, Tonks.”
“Anche perché le sue mutande di piombo sono ben assicurate contro quelle cose.” confermò distrattamente Lily, mentre quella ridacchiava.
“E tu...” continuò Cristhine, puntandole il dito contro. “...è fantastico che tu voglia portare più coesione nella scuola ma non riuscirai a cancellare anni di soprusi e guerre fredde con un colpo di bacchetta!”
“Ok, i Serpeverde non sono stati proprio degli stinchi di santo! Soprattutto alcuni...” borbottò la rossina. “Però forse, qualcuno che si salva in quel mucchio c'è! Forse è solo troppo spaventato dagli altri per provare ad emergere!”
“Ev, che ti posso dire? Può essere...” sospirò Cristhine. “Ma ostinarsi a cancellare le scritte dai muri facendosi venire i crampi alle braccia in venti minuti... non cambierà le cose, ecco. Bisogna fare piccoli passi per volta.”
“Se andassi al Ballo con Michael...” la voce della ragazza uscì in un mormorio sommesso e anche un po' triste. Cristhine rialzò lo sguardo su di lei. “...potremmo insieme dare un buon esempio a tutti. Sarebbe un inizio...”
“E perché l'idea sembra non piacerti?”
Lily si zittì, arrossendo. L'amica sembrava sempre leggere dentro agli altri in modo perfetto, con un acume che solo un Corvonero poteva avere.
“Ma no...mi fa piacere...”
“Forse...preferiresti concentrarti su…un Grifondoro…uno più carino, più simpatico...”
“…che mi ha trattata malissimo…so dove vuoi arrivare, a Potter, e la risposta è assolutamente NO.” e al solo nominare il cognome di quell'idiota si innervosì così tanto che frantumò il bicchiere con la mano.
“Uffaa! Perché non vuoi andarci con lui?” sbuffò Tonks, stringendole un braccio accorata.
“Perché litigheremmo tutta la sera, perché è uno stupido arrogante, perché pensa di avere la verità in mano e perché pensa di potermi dire quello che devo fare! Quando ero con Aliaset ha fatto una sceneggiata che...insomma, neanche mi è stato a sentire! Ha iniziato a fare il gallo come sempre, a farmi sentire quasi una traditrice della Casata e...”
Fu in quel momento che Cristhine non ce la fece più.
“E' geloso!” esclamò, alzando gli occhi al cielo. “Fa così perché è geloso! Come fai a non rendertene conto?”
Si ritrovò addosso due occhioni verdi che la squadrarono sbalorditi. E come ogni volta che si accennava alla cosa, Lily iniziò ad andare in panico.
“Coosa? No! E' solo che...che gli piace comandare!”
“E' geloso marcio.” asserì Tonks con la sua solita schietta semplicità, mettendola a tacere.
“E non dico che non abbia sbagliato!” continuò Cristhine, mettendo le mani avanti. “Si è comportato da stupido, su questo non c'è dubbio. Ma credo che sia perché si preoccupa per te...insomma, dopo tutto quello che ci è successo deve avere i nervi a fior di pelle, non trovi? E poi, penso proprio che si sia già pentito e che ti chiederà scusa a breve!”
Sembrò quasi che le due fossero riuscite a mettere una toppa al disastro che aveva fatto James... e per un istante, alle poverette parve che tutta la fatica fatta affinché quei due testoni riuscissero a combinare finalmente qualcosa non fosse andata del tutto in fumo. Ma dall'altra parte della scuola, c'erano due diaboliche menti pronte a mettere in atto la loro trappola.
E quando un ragazzino entrò nella sala lettura dove si erano accoccolate dopo cena, Cristhine ebbe un brutto presentimento.
“Prefetto Evans, qui fuori c'è un ragazzo che sta male!”
Quando piombarono in corridoio, la sensazione si fece ancora più intensa, perché quando il ragazzo accasciato per terra alzò il viso con una smorfia lo riconobbe...e qualcosa dentro di lei parve pizzicare.
Quello era il ragazzo che aveva visto al Tribunale...quando c'era stato il Processo per Sirius...se non ricordava male, suo padre aveva appena ricevuto una qualche carica importante...
“Michael!” Si allarmò Lily, fiondandosi su di lui. Era seduto con la schiena appoggiata alla parete, vagamente in penombra. “Chiamate Madama Chips!”
Quando Cristhine non si mosse, si voltò verso di lei. La Corvonero li fissava con le sopracciglia aggrottate.
“Mc, presto!” incalzò, facendola sussultare. “Potrebbe avere un calo di pressione!”
“S-sì! Corro!”
“Io vado a prendere dello zucchero!” scattò anche Tonks con aria determinata, allontanandosi di corsa (non prima di aver sbandato contro una statua).
“Davvero delle ottime infermierine...” ridacchiò il Serpeverde, tossicchiando come se parlare gli costasse uno sforzo. “Ma non c'è bisogno, non sono svenuto...”
“Che ti è successo? Rimani seduto!” Lily gli sfiorò la fronte con le mani fresche. Era così pallido...e ansimava come se avesse corso.
“Niente, lascia stare...” lui fece per alzarsi ma gemette all'improvviso.
E improvvisamente, il brutto presentimento ce lo ebbe Lily.
“Michael...”
“Lily, sul serio, non è niente...”
Gli afferrò la maglia in barba a ogni pudore, sollevandogliela così velocemente senza che lui potesse reagire.
Un brivido gelido le scese per la schiena.
All’altezza dello stomaco c’erano una gran quantità di striature rosse, ocra e violacee.
Era pieno di lividi...
“C-cosa hai fatto?” chiese, sentendosi il ghiaccio nelle vene. “Ma…ma...chi è stato?!”
E fu lì che la serpe mise in atto il suo piano. Recitando come un perfetto attore, gemette di nuovo prima di scoccarle un'occhiata amara.
“Non lo immagini?” frecciò sarcasticamente, mentre lei restituiva lo sguardo confusa.
“Non...non capisco...”
“Potter.” disse il ragazzo, ghiacciandola. “Potter e la sua banda mi hanno fermato e me le hanno suonate di santa ragione.”
Fu come se il tempo si fermasse. Gli rivolse uno sguardo smarrito, bloccandosi come se si fosse improvvisamente fatta di pietra.
“James?”
“Bastardo. Mi hanno colto alle spalle come i vigliacchi...”
“N-no! Non è possibile.” disse solo, cercando di mantenere calmo il tono della sua voce e di parlare nel modo più razionale possibile. “Lui non...loro non...”
Aliaset scoppiò a ridere, ferocemente.
“Lui non? Lily, dovresti sapere più di chiunque altro di che cosa è capace quel tizio.”
“Ok, senti, ci dev'essere un errore!” La voce le tremava, ma la sputò fuori con maggior energia. “Sono senza dubbio dei combinaguai, sono attacabrighe e tutto il resto, ma non picchiano la gente a caso! Non...non in questo modo! O meglio, forse prima era così ma...”
Improvvisamente ricordò ancora il quinto anno, quando James aveva fatto vedere a tutti le mutande di Piton e non solo. Esci con me, e non alzerò più la bacchetta su Mocciosus.
Ma erano cambiati. Erano cambiati!
Non poteva essere…non poteva crederci…non VOLEVA crederci!
“Dio Lily, ma dove hai vissuto finora? Chi pensi che sia stato l'artefice di tutto quest'odio a scuola verso di noi? Chi ha dato inizio alle scritte sui muri, alle risse nei corridoi e a tutto il resto? Hogwarts non si è rivoltata contro la nostra Casata a caso...insomma, dopo che ci ha fatto saltare in aria, perché ti stupisci di una cosa del genere?”
Lei sollevò lentamente il viso, sgranando gli occhi.
Cosa?”
Guardando il suo sincero sgomento, lui spalancò gli occhi con studiata sorpresa.
“Ma come, non lo sai?”
Ebbe la precisa sensazione...che qualcosa le facesse franare la terra sotto i piedi. Rimase immobile, con lo stomaco contratto mentre lui la fissava e dentro di sé rideva.
Ah, la vendetta...
“I Serpeverde sono stati costretti a rimanere a casa per settimane prima che ricostruissero i dormitori...”
“Sì, p-perché un primino ha fatto esplodere una pozione...”
“E' questo che ti hanno raccontato?” chiese incredulo. “Lily, è stato James. James ha fatto esplodere il dormitorio, James ha privato i Serpeverde dei loro poteri e James ha dato il via a tutto. Non ha guardato in faccia nessuno. Non ha fatto distinzione fra buoni e cattivi, non se l'è presa solo con la cricca di Malfoy. Ha portato tutta la dannata scuola nel sotterraneo e l'ha devastato. Puoi chiedere a chiunque...quel tizio è violento, è pericoloso e onestamente, sono preoccupato per te.”
Era sconvolta, e ad ogni parola sbiancava un po' di più. Ma non si fermò. Era esattamente quella, l'espressione che voleva sul suo viso. Se James era facile da manipolare, con la ragazza era un gioco da ragazzi. Lily d'altronde era un'idealista. Era orgogliosa, ingenua e credeva scioccamente nel prossimo.
“Ed è assurdo che tu non ne sappia niente, visto che l'ha fatto per te.” concluse, dando il tocco finale...quello che l'avrebbe fatta crollare.
Ed infatti, Lily era vitrea.
Nel cuore della Grifondoro, qualcosa si fece fragile. Aveva distrutto il dormitorio...solo perché Malfoy l'aveva minacciata. Tutto quell'odio...tutta quella tensione fra le Casate...e quei lividi...
Per lei. Per lei, per lei, per lei...
“Mi dispiace tanto. Loro...loro non ti infastidiranno più. Ci parlerò io.” mormorò solo dopo qualche momento di silenzio, con aria spenta. Non aveva più gli occhi lucidi, ma parlò in modo quasi meccanico, come un piccolo robot. Si alzò, ma lui si allungò a prenderle la mano.
“No! Per favore, Lily, è pericoloso. E non voglio che ti accada niente di male!”
Le ragazze adoravano i cavalieri, no? Ma la rossa se ne accorse appena.
“Sta tranquillo…io non corro pericoli.” abbozzò un sorriso tirato e si allontanò.
Pochi istanti dopo, il Serpeverde sorrise tra sé.
I giochi erano iniziati.









“No, veramente ragazze, devo andare. Vi faro sapere!” esclamò esasperato James Potter, in mezzo ad una folla di ragazzine chiacchierine in Sala Comune. Da quando Tonks e Cristhine avevano smesso di braccarlo a vista, si erano come aperte le gabbie dello zoo. Che un Marauders fosse ancora libero il giorno prima di una festa in coppia era un evento ben raro, che fosse poi l'ultimo rimasto ancora di più.
Ora che anche Remus era occupato mancava solo lui, e doveva ammettere che le ragazze iniziavano a diventare un tantino psicolabili quando mancavano poche ore al countdown...una addirittura aveva cercato di infilargli la lingua in bocca appena uscito dal campo da Quidditch, afferrandolo con gli artigli per il colletto e avendo come unico effetto quello di farlo inciampare e tirare una testata poderosa. E non contenta, mentre lui era a terra dolorante gli aveva pure lasciato il biglietto con il nome!
Stava cercando di capire se tra quelle che l'avevano circondato c'era qualche altra pazza del genere quando tra il chiacchiericcio si levò una voce autoritaria.
“Che succede qui?”
Le ragazzine si girarono.
“Non siete di Grifondoro, dovete andarvene e toglierò dei punti alla vostra casa!” Rimproverò Remus con aria severa, salvando l’amico da una situazione difficile.
Un po’ deluse e non senza proteste, si riuscì a cacciar fuori la mandria di assatanate.
Potter, esausto, si scaraventò sulla poltrona.
“Ma come faranno a conoscere la Password! Scommetto che qualcuno l’ha riferita in cambio di qualche galeone! Non vedo l’ora che la Signora Grassa la cambi!” sbottò, frustrato.
“Il prezzo della popolarità!” disse Sirius, comparendogli di fianco e sedendosi a sua volta.
“E bravo Remus! Porti una tipa al ballo eh? Allora deve proprio piacerti, in genere non vieni mai a questi festini!”
Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile e sprofondò ancor di più nella poltrona. Il fatto era che Sirius ancora non sapeva che avrebbe portato Tonks...anzi, sembrava che avessero proprio cancellato dalla sua testa il fatto che sua cugina andasse al Ballo! Poco prima la Grifoncina lo aveva detto davanti a lui, Remus era sbiancato aspettandosi una sceneggiata ma Felpato aveva continuato a chiacchierare come se quelle parole non fossero mai state pronunciate!
Era quasi curioso di vedere la reazione che avrebbe avuto una volta che si sarebbe presentato davanti a lui con lei al braccio... l'incantesimo come avrebbe risolto il problema?
“Ciao Lily! Ma che hai? Hai pianto?”
A quelle parole, dette da Sirius, James alzò lo sguardo sulla ragazza...e si bloccò.
Era ferma sulla porta. Le tremavano le gambe, le braccia.
Gli occhi rigati di lacrime, le guance rosse.
“Lily!” si allarmò. Dimenticò all'istante ogni rancore e balzò in piedi.
Stava piangendo, stava piangendo, stava pian...
Giusto il tempo di farle due passi in avanti, correrle incontro...ed il suono di uno schiaffo attraversò l'aria come lo schiocco di una frustra.
Il silenzio che ne seguì fu denso e ammorbante, parve come avvolgerli in una bolla.
Rimase immobile, con la faccia ancora girata di lato...e la pelle della guancia dove lei l'aveva colpito che si arrossava.
“Lily!” esclamò incredulo Remus, ma lei non parve sentirlo. Piantò gli occhi su James, che lentamente si voltava verso di lei.
“Come hai potuto...” mormorò la ragazza, tremando di rabbia. Calde lacrime le bruciavano la faccia, scendendo incandescenti senza che potesse trattenerle.
Era così...era così furiosa che avrebbe potuto picchiarlo ancora, e ancora, e ancora.
Lui e quella sua stupida faccia, quei suoi stupidi occhi ed il proprio stupido cuore che batteva assordante dentro di lei ogni volta che la guardava in quel modo.
Si ritrovò ad urlare senza nemmeno accorgersene.
“QUESTO E’ PER AVER FATTO DEL MALE A MICHAEL! TI AVVERTO, NON PROVARE AD AVVICINARTI MAI PIU' A LUI O NE RISPONDERAI A ME!”
“Ma che diavolo stai dicendo? Io non…” esclamò James, toccandosi il punto che bruciava ancora stordito dalla piega che avevano preso gli ultimi istanti.
Se la ritrovò premuta contro, le mani artigliate contro la sua giacca e gli occhi pieni di rabbia.
“HA TUTTO IL CORPO PIENI DI LIVIDI! COME DIAVOLO TI è SALTATO IN MENTE DI FARE UNA COSA TANTO SPREGEVOLE?! QUATTRO CONTRO UNO! PERFINO PER UNO COME TE E' UNA COSA ORRIBILE!!!”
“Lily, cerca di calmarti!” dovette intervenire Lupin, che l'afferrò per le spalle ma quella si dimenò come una furia.
“Lasciami stare Remus! O prendo a sberle anche te!” strillò, divincolandosi e singhiozzando senza controllo. “Ha fatto anche il tuo nome per la cronaca! Da te più di tutti non me lo aspettavo ma forse sono sempre stata un'illusa! Com'è successo, sei rimasto a guardare come ai vecchi tempi sperando di lavarti la coscienza o questa volta hai partecipato anche tu?!”
“E’ assurdo Evans! Noi non abbiamo fatto nulla!” s'intromise Sirius, a bocca aperta, mentre Lupin assumeva un'espressione ferita. La stoccata gli fece male, soprattutto perché era vera, ma Lily era troppo furiosa per dispiacersene. Si sentiva così...così tradita. La delusione era così cocente, le bruciava dentro come un incendio impossibile da placare.
“Come avete potuto?! COME?!” gridò di nuovo, fino a che James non si fece avanti, afferrandola per i polsi e iniziando a urlare a sua volta.
“Ma non capisci che sta mentendo?!” tuonò ad un passo dalla sua faccia. “Cristo santo Lily, sei sotto incantesimo o cosa?! Non puoi essere così cieca!”
Ma quando i loro occhi si saldarono, la foga venne meno. Lily era così...così gelida. E quello che disse gli diede l'impressione che ogni cosa gli stesse scivolando via dalle mani.


Dimmi che non hai fatto saltare in aria il Dormitorio dei Serpeverde.”


Lo disse a voce più bassa questa volta, ma lui ghiacciò lo stesso.
“Dimmi che non hai agito alle mie spalle, dimmi che non hai dato inizio a questa stupida guerra tra Casate in mio nome, a tutta questa violenza, a tutto questo odio...dimmi che non mi hanno mentito tutti per tutto questo tempo.” ora nel suo tono, pur sempre freddo e rabbioso, c'era quasi traccia di una supplica. “Dimmelo, e io ti crederò.”
James rimase immobile. E in silenzio.
La faccia che fece fu una spiegazione sufficiente. Lily si scostò bruscamente, scuotendo la testa disgustata.
“Con me hai chiuso.”
Lui si spostò con lei, fulmineo, bloccandole il passaggio con una mano con la sfrontatezza dei disperati.
“Spostati.” sibilò la rossa, scoccandogli uno sguardo duro.
“No.”
Si fissarono con astio, come in uno strano deja-vu. Una carica elettrica passò tra di loro.
Lily tirò fuori le bacchetta.
“James, spostati o giuro che...!”
“Ti sta fregando!” incalzò lui inferocito, senza muoversi di un millimetro. “Puoi anche odiarmi, puoi fare quello che ti pare ma lui ti sta fregando!”
“Oh certo, perché è un Serpeverde. Hai uno strano concetto di cosa è giusto e cosa è sbagliato, sai?” ironizzò la streghetta, gelidamente.
“Non essere stupida! Perché avrei dovuto picchiarlo?!”
“E perché lui dovrebbe mentire?!”
“Non lo so, per incastrarmi!” esclamò James, furioso.
Appena vedeva Aliaset gli faceva un bel po’ di lividi, e veri sta volta!
“Dio, ma ti senti quando parli?! Come puoi pretendere che io mi fidi di te dopo ciò che hai fatto?! L'intera scuola, James!” la voce le salì su di nuovo, facendosi disperata. “L'intera scuola mi ha mentito per settimane!”
Come faceva a non vedere?! James urlò al soffitto, esasperato. Quel bastardo l'aveva messo con le spalle al muro! E vedere con quanta amarezza lei gli parlava...e l'impossibilità di poter replicare. Si sentiva inerme, in colpa, e quella sensazione lo rendeva furibondo.
“MA DANNAZIONE, A CHI VUOI CREDERE?! A LUI, UN PERFETTO SCONOSCIUTO SERPEVERDE O A ME?!”
“Vuole solo portarmi al Ballo! Non gli interessa...”
“Certo…” la interruppe, non riuscendo a non impedirsi di sorridere velenoso. “A quel bastardo interessa ben altro, razza d’ingenua! Qualcosa che forse gli hai già dato?”
Gli occhi verdi di lei divennero due scaglie di ghiaccio...sufficientemente buie da fargli fare qualche passo indietro. Si rese conto di aver osato troppo anche senza guardarla.
Era indignata.
E ferita.
Ma rimaneva pur sempre la orgogliosa regina dei Grifondoro... e c'era compostezza nel suo portamento, ora.
“Credevo fossi cambiato. Ci ho sperato davvero.” uscì velocemente, stringendosi le braccia contro il petto...e correndo veloce per non scoppiargli a piangere davanti. La vide andare via...e tutto sembrò crollargli addosso. La stava perdendo...Sempre di più, poco per volta. E non riusciva a cambiare le cose, come un marinario che fissava indifeso l'avvicinarsi di una tempesta orribile. Più si sforzava, più lei scappava da lui...





“Lily! Cosa è successo?” chiese allarmata Cristhine che stava andando a trovare gli altri ed era stata travolta dalla ragazza in lacrime.
“Perché non lo chiedi al caro James? Al ragazzo simpatico e gentile?! Oppure a Sirius o a Remus o a Peter…ti daranno loro una risposta!”
La sorpassò e corse, corse fino a perdere il fiato, senza nemmeno vedere dove stava andando.
Non poteva perdonarli…non poteva! Non capiva cosa la sconvolgesse tanto...forse il fatto di essersi davvero lasciata andare, di essersi illusa, di aver imparato a volergli bene...per poi ritrovarsi a cozzare con tutto quello, violento e improvviso come un pugno in piena faccia. Il fatto che, dentro di lei, aspettasse solo di essere smentita...avrebbe probabilmente accettato anche una palese bugia, qualsiasi cosa, pur di stargli ancora accanto. Pur di non essere delusa in quel modo, pur di non sentirsi così stupida, così tanto presa in giro.
Quella fuga sconsiderata ebbe fine quando si scontrò con qualcuno di nuovo, che questa volta però la prese per le spalle, impedendole di fuggire oltre.
Odore di menta.
“Lily...”
Rimase immobile, stretta contro quel cappotto, senza alzare gli occhi. Riconosceva quel profumo.
“Ho detto loro di lasciarti in pace. Non ti daranno più fastidio.” sussurrò, atona.
Michael le sollevò il mento con le dita e la guardò serio, cercando di capire cosa fosse successo solo decifrando i suoi bei occhi inondati di lacrime.
Aveva una giacca ruvida, l'odore delle sigarette ancora sulle dita e una presenza in qualche modo rassicurante.
Sembrava preoccupato, qualcosa parve tormentarlo per un istante.
Si rese conto a malapena che stava continuando a piangere, senza riuscire a fermarsi. Gli occhi rossi, il naso rosso, i capelli in disordine, i singhiozzi che le sconquassavano il petto esile. Come una bambina.
“S-scusa....scusa...!”
Lui la strinse tra le braccia, portandole delicatamente una mano dietro la nuca.
“Va tutto bene.”
Disse solo questo, mentre lei singhiozzava istericamente contro il suo maglione.
“Va tutto bene...”
Fuori, la neve aveva ricominciato a cadere.

 
   
 
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