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Autore: GReina    14/07/2020    0 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Una settimana più tardi, erano tutti e otto in una cabina dell’Hogwarts Express diretti a Londra.
La gita ad Hogsmeade si era conclusa con tanto di ciliegia quando – tornando verso il castello – Harry vide i propri genitori rotolarsi sulla neve con un paio di sci ai piedi. Lily, spiegarono loro, aveva battuto in fretta una pista di fortuna e adesso stava insegnando a James come si scia, o almeno ci provava. In quel tangente, Harry aveva ripensato al suo scorso anno e di quanto fosse stato ingenuo a pensare che sua madre odiasse James. Ogni volta che li vedeva ridere e scherzare insieme, il ragazzo si ritrovava a fissarli sognante, immaginando come sarebbe stato vederli in questo modo da adulti.
Arrivati alla stazione, la prima a lasciare il gruppo fu Lily che – intravista la madre – salutò tutti e corse via. Harry allungò il collo seguendola con lo sguardo, nella speranza di intravedere sua nonna o una molto giovane zia Petunia. Di questa seconda, come ci si poteva benissimo aspettare, non c’era traccia, eppure furono gli stessi capelli biondi e lo stesso naso puntuto della zia che gli fecero riconoscere senza ombra di dubbio loro madre prima ancora che Lily la raggiungesse festante e l’abbracciasse. Sua nonna ricambiò il sorriso e l’abbraccio della figlia ed Harry ebbe l’improvviso impulso di correre verso di loro, presentarsi alla donna e dirle quanto fosse dispiaciuto di non averla potuta conoscere.
Negli anni, il mago aveva potuto farsi solo una vaga idea di chi fossero i suoi nonni materni: sua zia non parlava mai della propria famiglia, schifata dalla sorella ed in collera con i genitori per quanto ne andassero fieri. Eppure, nei quindici anni in cui aveva abitato casa Dursley, Harry era riuscito a raccogliere qualche briciola arrivando a capire che i signori Evans erano agli opposti, ma incredibilmente innamorati; che loro madre era la più severa, ma che alla fine – tendenzialmente – lasciava loro fare ciò che più le emozionava.
Harry stava ancora fissando sua madre quando la sua attenzione venne catturata da un uomo che pareva salutare lui: era alto e un po’ avanti con l’età; i capelli erano ormai quasi del tutto grigi ad eccezione di qualche sfumatura nera sopravvissuta sulle tempie. Nonostante tutto, però, sembrava avere un fisico prestante ed allenato. Dietro di lui, una donna che gli doveva essere coetanea ma che portava peggio gli anni, sorrideva nella loro direzione. Anche lei con i capelli sale e pepe, era di statura molto più bassa e con gli occhi resi piccoli dalla grande montatura degli occhiali che possedeva. James fece qualche passo verso di loro e sollevò la mano, raggiante, confermando quanto pensato da Harry: davanti a lui c’erano i suoi nonni paterni.
Una volta che si furono avvicinati, il mago poté notare l’aria gioviale e le zampe di gallina che entrambi possedevano ai lati degli occhi: se c’era un modo in cui Harry se li era immaginati, era proprio con quell’aria festosa e amorevole che mancava alla famiglia babbana che conosceva.
Non appena furono a portata di braccio, i signori Potter acciuffarono James e Sirius che – in un batter d’occhio – si trovarono stretti in due identiche morse affettuose, per poi essere liberati solo per scambiarsi di posto. Dalle espressioni dei due ragazzi, non fu difficile per Harry immaginarsi la stessa scena ogni volta che si rivedevano.
Mentre finivano di salutare i figli, il cuore di Harry prese ad accelerare: davanti a lui c’era la sua famiglia! Si sentiva disorientato, tremendamente felice e tuttavia anche tremendamente arrabbiato e triste al pensiero di non averli potuti conoscere. Era così preso da quei sentimenti contrastanti che si stupì quando James lo presentò ai propri genitori; Harry strinse la mano a Fleamont e venne abbracciato da Euphemia, lo stesso fecero Ron ed Hermione. Poco dopo, stavano salutando Remus, Peter e i rispettivi genitori per dirigersi verso i camini più vicini ed in tal modo usare la MetroPolvere.
Una volta in soggiorno, i signori Potter chiesero come stesse proseguendo l’anno scolastico; James e Sirius, quindi, si lanciarono nel racconto: parlarono delle selezioni di Quidditch e delle partite, del nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure e dei compiti in generale, infine dell’allenamento quotidiano nella radura della Foresta e della gita ad Hogsmeade
“Jamie è stato tutto il giorno solo con Lily.” disse a quel punto Sirius con aria accattivante, alzando ed abbassando velocemente le sopracciglia. Harry non lo aveva mai sentito chiamare suo padre con quel nomignolo, ma presto scoprì che era così che i suoi nonni usavano riferirsi a lui
“Smettila di chiamarmi in quel modo!” si lamentò James, ma non disse nulla sulla parte che riguardava sua madre
“Lily?” chiese Euphemia “La stessa Lily che non facevi altro che decantare fino a qualche anno fa?” Harry rise: riusciva benissimo ad immaginarsi suo padre parlare in continuazione della rossa mentre Sirius roteava gli occhi
“Quando hai smesso di nominarla in continuazione ho creduto che la cotta ti fosse passata.” si aggiunse Fleamont, a quel punto Sirius rise
“Che la cotta gli fosse passata!” ripeté “Come no! Quando Mocciosus non avrà più i capelli unti!” James gli diede una gomitata, arrossendo, e poi spiegò
“Semplicemente ho capito che le davo più fastidio che altro, quindi mi sono rassegnato all’idea che lei fosse troppo, per me.”
“Ma sentitelo!” quasi urlò il suo padrino per poi scompigliare i capelli già in disordine di James “È praticamente tutto l’anno che flirtano.” James arrossì ancora di più
“Non è vero.” disse, poi – a seguito di una pausa – aggiunse “Davvero?” l’unica risposta che ottenne furono altre risate.
Trascorsero così l’intera serata: Harry non riusciva a smettere di sorridere, incredibilmente felice di vedere quanto i suoi nonni fossero legati agli altri due: più che con dei genitori sembrava stessero parlando con degli amici. I signori Potter vollero conoscere per bene anche gli ospiti, ovviamente, ma James – sapendo che Harry non era felice di parlare dei Dursley e Ron dei Malfoy – deviò presto l’argomento sui loro hobby ed interessi, piuttosto che sulle loro famiglie.
Quando ebbero finito di cenare, Harry se ne rammaricò: era forse da tutta la vita che aspettava un’atmosfera di quel genere e adesso aveva paura che finisse, ma – si ripeté una volta a letto – aveva tutte le vacanze per godersi la propria famiglia.
n/a. 
trovo stupido che non esistano dei camini al Binario 9 ¾ visti i modi

di viaggiare dei maghi, quindi sì, ho dato per scontato che ci fossero.
 
Una volta sveglio, Harry volle vedere tutto di quel posto, provò a svegliare Ron – con cui divideva la stanza –, spronandolo a vestirsi per fare colazione, ma quello si infilò ancor più in profondità nelle coperte
“Harry, siamo in vacanza!” brontolò con voce attutita “Chi vuoi che sia sveglio, a quest’ora?” ma Harry era troppo eccitato per rimanere a letto, quindi si cambiò e lasciò la stanza che Sirius aveva ceduto a loro.
Scese le scale e subito venne catturato da un invitante odore di pancake, quindi lo seguì fino alla cucina. Lì, dietro i fornelli, Euphemia rideva a seguito di qualcosa detta da James. Quest’ultimo gli sorrise
“Hey,” lo salutò “già in piedi? Ed io che pensavo di regalarvi giusto un giorno senza allenamento.” sua madre rise ancora
“Non tutti sono così felici di allenarsi come te, figliolo.”
“Ed è per questo che gli allenamenti li gestisco io!” solo allora Harry notò che James era in tenuta da corsa
“Stai uscendo?” gli chiese, ma lui scosse il capo
“Sono appena rientrato. Mi mancava correre nel mio bosco.” Euphemia portò due piatti carichi di pancake a tavola mentre Harry si sedeva
“È tuo davvero, quel bosco!” disse, poi spiegò ad Harry “Subito dopo il nostro cortile c’è un piccolo boschetto. È talmente fitto e scosceso che nessuno osa andare lì a giocare o fare pic-nic, figurarsi a correre!”
“Ne conosco ogni radice.” continuò suo padre “È davvero fantastico correre lì in mezzo.”
“Davvero faticoso, vorrai dire.” Fleamont apparve dalla porta della cucina
“È fantastico proprio per questo.” gli sorrise il figlio.
Consumarono la colazione insieme relativamente in fretta, perché il padre di James doveva uscire. Durante il pasto, Harry scoprì di più sui propri nonni: erano entrambi affermati pozionisti, così come lo erano stati i genitori di Fleamont e i suoi nonni prima di loro. Era in questo modo che i Potter avevano raccolto la piccola fortuna che Harry conosceva bene e che conservava nella sua Camera Blindata alla Gringott.
“Mi sa tanto che il nostro Jamie romperà la tradizione.” sorrise suo nonno
“James.” lo corresse il figlio “E sì, direi proprio di sì.” confermò. Harry rise ripensando alle lezioni di Pozioni che avevano avuto insieme. Poco dopo, il signor Potter si alzò e salutò i ragazzi, Euphemia lo accompagnò alla porta
“Sta andando ad una riunione dell’Ordine.” gli disse James, a un tratto imbronciato “Fino a quest’estate dovevamo supplicare per poter assistere ogni tanto.” sbuffò “Spero che con il vostro arrivo le cose cambieranno. Magari Silente ci manderà a chiamare.” Harry guardò suo padre mentre questi parlava ancora fissando la porta della cucina che Fleamont si era chiuso alle spalle, poi lo vide sospirare e rilassare le spalle “Be’,” disse voltandosi verso Harry “non c’è niente per ora che possiamo fare. Vuoi visitare un po’ i dintorni?” l’altro sorrise, entusiasta di poter vedere il quartiere in cui suo padre era cresciuto, ed annuì.
***
La prima settimana di vacanza trascorse con inconcepibile lentezza. Silente non si era fatto sentire, suo padre non gli permetteva di seguirlo alle riunioni dell’Ordine e persino parlare della guerra in casa era proibito. James aveva mostrato ad Harry – visto il grande entusiasmo di questi – ogni singolo anfratto del proprio quartiere, così non gli era rimasto altro che allenarsi con i propri amici, lavorando sul cardio e sul rafforzamento dei muscoli. Fleamont li aveva aiutati un paio di volte, insegnandogli nuovi incantesimi che però avevano potuto provare solo uno alla volta, per non far capire al Ministero che dei minorenni stessero usando la magia.
Era la mattina della Vigilia quando un gufo portò loro un “invito per il thè” da parte di Orville Phillips
“È Silente.” spiegò loro Fleamont leggendo il biglietto “L’invito è per tutti, anche per voi.” disse, James non riuscì a trattenersi
“Era ora!” si fece porgere la lettera: vi era scritto dove incontrarsi ma, come il resto del messaggio, era in codice “È per le cinque del pomeriggio?” chiese, suo padre rispose annuendo rendendo James frenetico ed impaziente fino all’orario prefissato.
n/a.
oggi capitolo un po’ corto, ma in qualche modo devo riuscire
a staccare i capitoli, dato che nel mio file Word è tutto di seguito t.t
   
 
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