Mr. Darcy
and Miss Elizabeth___
ANdrew!
J-jackie! Che ci fai qui?
Mi scuso.
E per cosa?
Beh, credo tu lo sappia. Dovevo dirti che ho
sbagliato, è stato un errore.
Non capisco. Che avresti fatto?
Mmh… davvero non lo sai? Sei venuto fuori sbattendo la porta
così, per hobby?
No. Ma non vedo cosa possa centrare tu. Betta.
Odio quel soprannome. Chiamami Elizabeth, se devi.
O Jackie.
Ok. Elizabeth.
Bene, io mi sono scusata. Ora posso tornare dentro.
Vieni con me?
Lei, probabilmente,
non avrebbe detto una parola di più. Odiava chiedere scusa, e raramente lo
faceva. D’altro canto come avrebbe potuto Andrew dire di no a quel bel faccino
e a quegli occhi così blu? E poi, era stato quell’idiota a baciarla. E se a lei
non fosse importato niente di lui*, non si sarebbe
scusata, e non l’avrebbe nemmeno pedinato per un mese.
D’accordo. Comincio a sentire la mancanza della
musica.
Aveva vinto lei, lui
aveva accettato le scuse, anche se non l’aveva detto apertamente, aveva capito.
E questa era la cosa più bella che potesse succedere, dato che lei non si era
dovuta prodigare in scuse assurde e interminabili richieste di perdono.
Insomma, era senz’altro l’alternativa più rosea.
Era già quasi finita la festa. C’era l’ultimo lento
prima dell’ultima botta di energia, come la chiamava Maggie, o il colpo di
grazia, come lo chiamava Terry.
E l’ultimo lento era forse la canzone d’amore più
famosa.
If I should
stay
I would only be in
your way
So I'll go, but I
know
I'll think of you ev'ry step of the way
I will always love
you **
Questo lento era di Andrew. Eddie non gliel’avrebbe mai
rubato. Non sarebbe mai riuscito a staccarli,
a dividerli.
Elizabeth aveva deciso. E stavolta era il ragazzo con gli
occhi bicolore a sbattere la porta, pieno di rabbia.
I will always
love you era stato il ballo più melensamente
melenso di quella serata, per i ballerini.
Era l’ultimo lento. E tutti davano il meglio della loro
dolcezza.
Andrew non era da meno.
Elizabeth. Grazie. Davvero, grazie per i due balli. Sono
stati splendidi, e, beh penso di essere felice, stasera.
E un’ultima cosa. - Disse,
accennando un sorriso - Sei bellissima.
Grazie, hey, nemmeno tu sei tanto male, anche se io ti batto.
Che fai, prendi in giro?
Io!? No!
Dico solo la verità. Andreuccino.
Anche tu?! Dimmi la verità, ti sei messa d’accordo con
Marco?
No! Perché?
Beh, anche lui mi chiama Andreuccino.
Ok, ora
stiamo zitti. Se no scoppiamo a ridere e ci guardano male.
Sissignora. Possiamo stare zitti alla mia manier- ahia!
Ooooops, ti ho pestato il piede, non
volevo! Dicevi? Disse la mora con un’aria fintamente innocente
Oh, niente, se vuoi ti do una dimostrazione pratica Ribattè
lui avvicinandosi
Mmh… sono curiosa.
Andrew aveva coperto la distanza tra il viso di lei e il
suo. Le aveva poggiato le labbra sulla fronte, poi sullo zigomo, sul naso, su
una guancia, sul
mento, e, infine, le due labbra avevano trovato le loro compagne, e si erano
unite a loro, in un bacio dolce, senza pretese e senza prepotenza. La dolcezza
sembrava essere l’unica cosa che le muoveva.
And I will always
love you…**
Al termine della canzone i due
si erano staccati, lentamente, sorridendo e guardandosi negli occhi.
Erano
decisamente felici, e pensavano che quella felicità sarebbe durata a lungo.
Molto a lungo.
Erano le 2.30, la festa era
ufficialmente finita.
Il sottofondo per chi ancora
tardava a uscire dalla sala era una canzone dei Green Day.
Non c’era più nessuno a ballare.
Dentro la sala erano rimaste
Terry, Maggie e Jackie.
Erano da sole, dato che erano
le organizzatrici e, di conseguenza, le ultime ad andarsene dopo aver salutato
tutti.
Ragazzi compresi.
Quella serata le aveva
lasciate senz’altro felici.
Per Maggie era stata un’altra
delle tante serate felicemente passate con il suo Marco.
Per Terry era stata una nuova
conoscenza. Una conoscenza che le aveva fatto girare la testa. Sentiva di aver
trovato con Jay un qualcosa destinato a diventare grande, e a durare.
Jackie, poi, stava per toccare
il cielo con un dito. Solo ora si rendeva conto di tutto quello che le era
capitato in una sola serata. Andrew aveva trovato il suo biglietto. Così, per
caso. Lui era il migliore amico del ragazzo della sua migliore amica. Cosa non
poco trascurabile.
Aveva baciato Eddie. Anche se
era stato un errore, non riusciva a pentirsi. In fondo, erano anni che voleva quel
bacio. E l’aveva avuto.
Poi, Andrew l’aveva perdonata,
ed era stato dolcissimo, con quei piccoli baci. Era felice, davvero. Era
riuscita perfino a far tacere il pessimismo che l’aveva dominata per tutta la
vita. Niente poteva farle perdere il buonumore.
Ragazze! Non sarebbe ora di
andare a casa?!
Certo, arriviamooo.
Che bello, e adesso…PIGIAMA PARTYY!
Siii! Adoro le nostre feste di compleanno, soprattutto
perché poi tu rimani a dormire da noi.
Già, è una copertura perfetta.
Giovanni non può negarmi il permesso di venire a casa vostra a dormire per il
vostro compleanno.
Verissimo! E poi quest’anno ci
è anche andata di lusso. Oggi è sabato. Quindi si dorme fino a tardiiii!
Eeevvai!!!
Su, saliamo che la mamma è
arrivata e sta suonando il clacson! Se no siamo in punizione…
Brrr… dai che mi vengono i brividi!
Haha muovetevi vecchiette, che se no ci lascia qui.
Hey, vecchiette a chi? Guarda che tocca anche a te tra
poco.
Che bello, essere amiche, felici e innamorate, di un ragazzo, o della vita,
poco importa. Tutto andava per il verso giusto. Beh, a parte un fastidioso
compito di matematica programmato per il lunedì successivo. Ma Teresa ed
Elizabeth erano dei geni, e, ovviamente, passavano tutto alla povera
Margherita, che la matematica proprio non riusciva a capirla.
Angela!
Eddie. Cosa vorrà a quest’ora? Ah, già, la festa è finita. Probabilmente
non è andata bene con la Jackie.
Arrivo Eddie. Un attimo. Ma
che hai?
Mi serve una mano.
Per Jackie, vero?
Sì. Deve stare male, quella brutta
zo…ma Angela non l’aveva
lasciato finire.
Shhh… vieni dentro, tranquillo. Ci sono io con te.
Sì, Angela, tu ci sei sempre.
Già. Sono la tua bambola di porcellana. Quando vuoi ci sono sempre. Ma non
posso fare altrimenti. Sei sempre così indifeso, quando vieni da me. E lei la
pagherà. Perché sono stanca di vederti così.
La ragazza aveva iniziato a
spogliarsi, e a spogliare il ragazzo, che aveva iniziato a baciarla con foga,
come se lei fosse l’unica valvola di sfogo a sua disposizione, l’unico modo per
poter vivere. Dopo essersi sfogato, Edoardo si buttò sul letto, accanto a lei,
e lei iniziò a coccolarlo, come se fosse un bambino che ha fatto un brutto
sogno.
Lei
sapeva che, una volta sveglio, se ne sarebbe andato. E lei sarebbe rimasta lì.
Da sola. Ad aspettarlo ancora senza poter fare niente per renderlo suo davvero.
Perché lui era di un’altra. La stessa che non si rendeva conto di niente. E che
lo faceva soffrire come un cane perché era troppo stupida per apprezzarlo.
Il lunedì successivo, in stazione. Ore 13.57.
Una ragazza si stava guardando intorno, come se stesse aspettando qualcuno
di importante.
Hey, Lizzie, cercavi me?
Io? No! Ma cosa credi?! Che io
mi metta così in agitazione per te?
Beh, non mi sembri tranquilla.
Spiritoso.
Dai, invece di stare lì
impalata, muoviti e sali, che se no perdi il treno.
Stavo per salire.
Hey, come siamo acide oggi.
Io non sono acida.
No, nemmeno un limone lo è.
Oh, ma piantala, io vado a
cercare un posto.
…..
Ma che fai? Mi segui?!
Beh, pensavo fosse sottointeso
il fatto che io mi siedo vicino a te.
Beh, potresti chiedere.
Ma si può sapere cos’hai?
Niente.
Beh, in realtà Jackie era semplicemente irritata perché si era fatta
beccare come una dilettante. Insomma, già mettersi a guardare in giro come un’idiota
è imbarazzante, poi, se la persona che stai aspettando con tanta ansia ti vede
e ti prende in giro l’unica cosa da fare è sotterrarsi. Ma, dato che con le
unghie è difficile scavare il cemento, la cara Elizabeth si era lievemente
innervosita. E il povero Andy ne stava pagando le conseguenze.
Dato che era presto, trovare un posto non fu tanto difficile, e, per una
volta, era un posto da 4, e non uno di quei piccoli posticini deprimenti, con
un solo posto. Jackie si era seduta. Andrew era rimasto in piedi.
Se lo dici tu, Liz. Se mi siedo con te pensi di riuscire a non uccidermi?
Potrei provarci disse Jackie con un
ghigno volutamente diabolico.
Hey! Così mi fai paura.
E dai! Ti scandalizzi per una
smorfia! Siediti e stai zitto.
Va bene. Mi siedo.
Non ti avevo detto di stare
zitto?
Eh, cosa ci posso fare? Mi
piace il suono della mia voce.
Ok. Ho capito. Tanto è
inutile. Parliamo.
Che bello, l’ho spuntata io.
La smetti di fare lo
spiritoso?
Sissignora. Di che parliamo?
Non lo so. Io starei anche
zitta.
Va bene, allora. Che ne dici
di uscire, qualche volta?
Cosa?
Io, te, da qualche parte,
insieme, da soli.
Ok, non continuare la lista. Anche adesso Jackie sorrideva, ma questo era un sorriso
dolce, non un ghigno diabolico. Essì, la presenza
dell’ammore suo bello era davvero terapeutica, contro
il nervosismo. Poi, era estremamente felice del fatto che lui le avesse chiesto
di uscire, dopo così poco tempo che si conoscevano. Era praticamente al settimo
cielo, anche se tutto questo non traspariva da quel piccolo sorriso. La ragazza
sapeva mascherare abbastanza bene gli stati d’animo, in genere.
Allora? Che ne dici?
Ah, ti devo rispondere adesso?
Beh, se vuoi pensarci, abbiamo
dieci minuti prima della tua fermata.
Ah beh, grazie per il
lunghissimo lasso di tempo che mi hai concesso.
E di che? Visto come sono
magnanimo?
Sì, certo, sei la magnanimità
fatta persona. Comunque, dove vorresti portarmi?
Pensavo al cinema. Oppure… nel mio paesino c’è un castello con una torretta e
una vista stupenda.
Ma... non è…?
Vietato entrare? Oh, sì. Ma
per la vista che c’è lassù ne vale la pena. E poi, potremmo sempre ripiegare
sul cinema.
Beh. Il castello mi attira di
più.
Non avevo dubbi, allora? Vada
per il castello?
Non ti ho mica detto che
usciamo.
Perché? Hai intenzione di dire
di no?
Non ho detto questo. Ok. Sì.
Usciamo. Contento ora?
Non sai quanto, Elizabeth. Ma
come facciamo a metterci d’accordo, se non hai il mio numero e io non ho il
tuo?
Io ce l’ho il tuo numero
Andrew aveva sgranato gli occhi.
E come, scusa?
Hem. Forse non dovevo dirlo. Beh, la mia migliore amica e il tuo migliore amico
stanno insieme, ricordi? Non è difficile come credi. La ragazza aveva un
sorriso decisamente soddisfatto e strafottente.
Beh, io non ho il tuo.
No problema. Dammi qui.
No. Dettamelo, piuttosto.
In mezzo al treno? Non voglio
dare il mio numero a tutta questa gente.
Che palle che sei.
Sì, grazie. Dai, ti faccio uno
squillo, che adesso devo scendere. Sayonara!
Ma…ma. Uff. Ciao.
Lilith’s space
Note
* Andrew
** I will always Love you di
Whitney Houston
Aallora…
mi scuso immensamente se questo capitolo è stato troppo melenso o scontato o
brutto o quello che volete voi. Uh, e ho messo il rating Arancione, il Giallo
mi pareva un po’ basso…
Grazie per il commento “Winona” (LLLL) eh beh, lo sai che non ho tanta fantasia…e poi, la cosa è venuta fuori dal ragazzo del
treno [anche se nella realtà non è questo il suo “nome” u-ù]…
ora spero ti piaccia anche il seguito xD. Lov Iu
Uh, ho ascoltato il consiglio
di xXBlack Rose OSheaXx, cioè ho
cercato i VIPs che potrebbero assomigliare ai
personaggi. Vi svelo i ragazzi…
Per Eddie ho pensato a
Cristiano Ronaldo (Calciatore portoghese). Per Marco, invece, ho trovato una
certa somiglianza con Kellan Lutz
(per capirci, Emmet Cullen,
anche se io preferisco la versione di questa
foto); per Jay (cliché, un pochino) ho pensato ad Alex Evans (non mi picchiate
.-.) e per Andreuccino (oddio, mi ucciderà stanotte
per questo) ho pensato ad una specie di mischiaggio
tra Jared Leto e Gerard Way
(che sarebbero i cantanti di 30 Seconds to Mars e My
Chemical Romance)
PS. Non mi fucilate per le
scelte dei VIPs ç_ç
PPS. I commenti, le domande e
anche gli insulti [quelli un po’ meno] sono graditi come sempre ^.^
Au Revoir
Lilith_Rose