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Autore: Voglioungufo    14/07/2020    6 recensioni
TimeTravel!AU
Naruto finisce indietro nel tempo e decide che tutto merita un'altra possibilità.
"Nessuno ucciderà nessuno!" sbottò con stizza, incrociò le braccia e guardò il cielo con esasperazione. "Vorrei evitare di avere Uchiha emotivamente isterici in questa linea temporale, è chiedere troppo?!"
Oppure: Obito voleva solo distruggere il mondo, Naruto glielo ha impedito e ora si trova a essere un padre di famiglia e Shisui gli chiede consigli d'amore.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Shisui/Itachi | Coppie: Asuma/Kurenai, Naruto/Sasuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Capitolo 7
I sospetti dell’Hokage
 
 
«I got your back if you got mine
One foot in front of the other.»
(One Foot – Walk the moon).
 
 
Aveva sentito il cuore agitato dal momento esatto in cui Obito e Kakashi si erano separati da Yamato e Nozomi nello scontro. Quando poi li aveva chiaramente visti scagliarsi l’uno sull’altro aveva capito cosa stava per succedere e si era detto che non c’era modo che Nozomi facesse in tempo a fermarli, nessun shinobi era così veloce.
Non era mai stato più sollevato di sbagliarsi come in quel momento.
I suoi occhi acuti avevano riconosciuto la tecnica – hiraishin, come sensei, come Minato – e aveva accolto con un sospiro interno il modo in cui aveva separato i due e si era gettato subito nel fermare il compagno.
Saettò gli occhi su Tenzō, ancora frastornato dove lo aveva lanciato, poi Kakashi steso di schiena e infine Obito ancora inchiodato a terra da Nozomi.
La partita era chiusa.
Alzò quindi le dita facendo segno e un fischio lungo decretò la fine dello scontro. La folla sembrò quindi scongelarsi dalla stasi attonita in cui era caduta nel momento esatto in cui Nozomi aveva fermato i due ninja, ed eruppe in grida di entusiasmo.
“Che succede?” chiese Naruto con gli occhi ancora sul campo di allenamento.
“Lo scontro è finito” spiegò paziente.
“E chi ha vinto?”
Sorrise senza dare una risposta, in un modo misterioso che fece gonfiare le guance al bambino. Hiruzen si voltò quindi verso l’ANBU rimasto in ombra per tutto il tempo.
“Porteresti il nostro piccolo Naruto nel mio ufficio?” chiese nella sua tipica educazione che celava un ordine.
Il bambino non sembrò molto felice di essere lasciato solo con l’ANBU, ma non fece i capricci e si avvicinò diffidente allo shinobi mascherato.
Hiruzen enne su il sorriso pacifico finché non furono fuori portata, al che si voltò verso Danzō. Aveva ancora lo sguardo corrucciato puntato sul campo di allenamento, dove Nozomi aveva cominciato a correre godendosi gli applausi. Che comportamento curioso.
“Un jutsu d’acqua impressionante” lo distolse dai pensieri Danzō.
“Un utilizzo perfetto dei kage bushin” capì dove stava andando a parare.
“E sa applicare l’hiraishin” completò, lo sguardo sempre più socchiuso. Si voltò a fissare Hiruzen. “Non ha lo stile di combattimento di sensei, ma…”
Non serviva commentasse, era la stessa cosa che aveva provato lui nel vederlo combattere.
“È sorprendente” annuì fra sé. “Per non parlare di Obito…”
“Sai com’è entrato in possesso di Mukoton?”
 Hiruzen si scambiò uno sguardo con Jiraiya. Il sannin era rimasto in silenzio per tutto il tempo dello scambio di quelle battute, la sua disapprovazione era ovvio dalla piega imbronciata delle labbra. Sapeva che Jiraiya non aveva mai avuto grande simpatia per Danzō – caratteri troppo diversi – ma era la prima volta che manifestava una tale diffidenza nei suoi confronti.
“Più tardi” disse. “Te ne parlerò più tardi, privatamente” promise.
Danzō non sembrava contento di rimandare l’incontro, avido di avere finalmente le sue risposte, ma doveva rendersi conto da solo che quello non era il momento adatto.
“Più tardi” concordò gelido e finalmente si diresse all’uscita. Ma prima di prendere le scale, si fermò a dire un’ultima cosa. “Sono potenti”.
Si tolse la pipa dalle labbra. “Per questo meglio con noi, che contro di noi”.
“Spero che la tua ingenuità non ci abbia portato delle spie in casa”.
Jiraiya si rilassò solo quando il vecchio consigliere fu definitivamente uscito e Hiruzen non mancò di notarlo.
“C’è un motivo particolare per cui non ti fidi di lui?” chiese osservando il tabacco rimasto nella pipa.
“Sensazione”.
Fece una smorfia. “Non agiamo in base alle sole sensazioni” gli ricordò. “Non hai motivi di sospettare di lui”.
Jiraiya ronzò poco convinto, ma non aggiunse altro. Quindi decretò il discorso chiuso e sperò di avere migliore educazione dal proprio allievo in futuro.
Lanciò un altro sguardo all’arena, osservando la curiosa situazione di Nozomi ancora intento a godersi i suoi applausi e Obito seduto pacificamente su Kakashi.
“Direi di raggiungerli” considerò.
 
Obito fissò il cielo macchiato di nuvole per alcuni secondi, lo scrosciare degli applausi che gli arrivava come ovattato. Non gli importa molto di quel segno di apprezzamento, ma Nozomi si era illuminato in viso non appena erano iniziati. Inclinò il viso per vederlo correre a destra e sinistra come un galletto bramoso di lode, sorridendo e ricambiando baci e saluti alla folla.
Scosse la testa e sospirò esasperato al suo comportamento infantile, come se non fosse mai stato adorato come un eroe nella sua linea temporale. Prima o poi avrebbero dovuto parlare di quella sua fame insaziabile di apprezzamento.
Si alzò da terra, spazzolandosi i vestiti maltrattati dal difficile scontro. Individuò Kakashi, ancora steso a terra come una stella marina e gli si avvicinò titubante. Non era svenuto, vero? Non lo aveva neanche sfiorato!
Si rifiutò di ammettere il sollievo quando vide i due occhi aperti e vigili, che si puntarono subito su di lui non appena fu in visuale.
“Che cazzo?” ringhiò Kakashi, il petto che si alzava e abbassava in affanno.
Obito ignorò l’accusa e tese invece il braccio, le dita piegate nel segno della riconciliazione. Kakashi corrucciò le sopracciglia, diffidente, ma dopo un momento di esitazione alzò a sua volta il braccio. Rimase però steso a terra, cosa che gli fece inarcare le sopracciglia.
Una forte colorazione rossa si espanse da sotto la maschera.
“Ho esaurito il chakra” ammise. “Non riesco a muovermi”.
Obito alzò gli occhi al cielo e si morse con decisione il labbro per non ridere esasperato. Si inginocchiò al suo fianco raggiungendo le dita tese agganciandole alle proprie.
“Le tue riserve fanno schifo come al solito” commentò ricordando i loro tempi da genin.
Kakashi lo fissò offeso e curioso insieme. “Le tue sono aumentate da far schifo” osservò a sua volta.
“Ho sempre avuto più chakra di te” gli ricordò divertito.
“Peccato che non sapessi controllarlo” gli rinfacciò.
Ancora una volta fu difficile trattenere l’espressione divertita. Kakashi aveva una grande faccia tosta a provocarlo proprio mentre era in una situazione di evidente svantaggio, incapacitato com’era a muoversi. Volle ricordarglielo, quindi sciolse la presa delle loro dita e pensò bene di sedersi sul suo stomaco.
“Ooouf!” soffiò fuori l’aria per l’improvviso peso e lo fissò sconvolto.
“Stai buono, Bakakashi” ricambiò lo sguardo con superiorità. “Non vorrai svenire”.
Kakashi si rassegnò e abbandonò la testa sul prato. “Per la cronaca” iniziò, “non mi hai fatto il culo”.
Sogghignò a sua volta. “Neanche tu a me”.
Entrambi si voltarono a fissare l’Uzumaki, che ancora correva da una parte e l’altra del campo raccogliendo consensi e applausi. Silenziosamente concordarono che era stato lui.
“Quanta resistenza ha?” si lagnò Kakashi.
“Non puoi nemmeno immaginarlo” borbottò Obito con un pizzico di risentimento, anche se stava pensando a un altro campo in cui la sua resistenza era incredibile, ma in quei casi era sempre molto piacevole.
Rimasero a fissarlo ancora qualche minuto, il tempo che Tenzō riemergesse da dovunque Nozomi lo aveva lanciato e osservasse intorno confuso.
Obito non stava guardando Kakashi quando disse: “Il Mangekyo…”
“Nh?”
“Non l’hai usato”.
Ci fu un lungo silenzio prima che Kakashi sospirasse. “Non lo uso mai”.
Si voltò a fissare il suo viso confuso. Il vecchio compagno di squadra stava guardando il cielo, il volto sudato e i capelli più spettinati del solito.
“È uno scolo di chakra enorme” ammise. “Mi sto allenando, ma anche solo per utilizzarlo mi servono minuti per raccogliere il chakra necessario. In battaglia non è pratico”.
Obito si accigliò comprendendo il problema. Immaginava avesse ragione, lui non aveva mai avuto problemi a usarlo anche per le enormi scorte di chakra che gli avevano dato le cellule di Hashirama, senza contare la sua capacità di guarigione quasi istantanea che gli permetteva di non perdere la vista nell’utilizzarlo senza parsimonia.
“Ti insegnerò” decise alla fine. Al sussulto sorpreso dell’uomo sotto di lui si voltò a guardare di nuovo Nozomi. “Solo usando entrambi gli occhi si riesce a sfruttare al massimo la potenza dello sharingan”.
Ci fu un lungo silenzio da parte di Kakashi, poi chiese esitante:
“Rivuoi il tuo occhio?”
Era titubante, ma era anche palese che se solo lo avesse chiesto lo avrebbe restituito. Si trovò ad alzare ancora una volta lo sguardo al cielo.
“No, sto solo dicendo che lavoreremo molto in coppia” disse stizzito dal dover sottolineare l’ovvio, “e non vorrei essere trattenuto dalla tua incapacità di usare il kamui”.
Sentì Kakashi tremare in una risata, poi alzò il pugno per colpirlo fiaccamente al fianco.
“Sei sempre stato tu l’incapace che mi tratteneva” borbottò.
“I ruoli si sono scambiati” canticchiò.
“Chissà, magari potrò farti capire quanto è stato fastidioso…”
“Sei arrivato in ritardo per questo? Per vendetta contro i miei ritardi?”
“Nah, solo abitudine” ammise spensierato.
Obito gli fece un gestaccio.
 
Furono raggiunti da Tenzō che li fissò confuso, gli occhi rotondi posati su Obito seduto su Kakashi, ma sembrò decidere di non chiedere.
“Abbiamo perso?” domandò invece.
“Su tutti i fronti” confermò Kakashi e scoppiò a ridere con Obito.
Tenzō li fissò ancora scombussolato, incerto se ridere o meno, ma l’onere di scegliere gli fu tolto da Nozomi che corse proprio verso di lui.
“Aaaah, mi dispiace così tanto” strepitò afferrando l’utente Mokuton per le spalle, il viso così vicino a lui che si ritrovò ad arrossire.
“Eh?” chiese.
“Non volevo lanciarti così forte” spiegò affranto. “Non ti ho fatto male, vero? Scusami!”
Be’, neanche Tenzō voleva essere lanciato, ma quello era uno scontro dove cose del genere erano permesse, quindi perché per il Saggio si stava scusando?
Guardò in cerca di aiuto verso Kakashi, sperando che il senpai sapesse suggerirgli come reagire, ma il suo caposquadra aveva messo su un’espressione imbronciata.
“E io? Non ti scusi per aver lanciato me?”
Nozomi smise con suo sollievo di tenerlo per le spalle e fronteggiò i due ninja a terra.
“No!” urlò furioso. “Ringraziate che non vi abbia lanciato più forte! Vi stavate per ammazzare!”
Obito arrossì sulle orecchie e distolse lo sguardo come se non avesse sentito, invece Kakashi – sforzandosi per non sembrare un genin sgridato – si offese ancor di più.
“Io mi stavo difendendo” protestò. “È Obito che è impazzito”.
L’Uchiha canticchiò spensierato ignorando l’accusa e lo sguardo di Nozomi.
“Che ti è preso in testa?”
“Posso spiegarlo io”.
Tutti i ninja – tranne Obito che lo aveva visto arrivare – sobbalzarono a sentire la voce dell’Hokage. Tenzō si voltò prontamente per fare un inchino, ma con un sorriso educato il Sandaime gli fece capire che non era necessario.
“Voleva uccidermi, Hogake-sama?” chiese quindi Kakashi.
“No, ma ammetto di averci pensato visto che non hai ancora consegnato il rapporto della tua ultima missione”.
“Oh, avevo incaricato il mio adorabile kohai…”
Sentendosi chiamato in causa si irrigidì e lo fissò con gli occhi grandi come piattini.
“Senpai!” protestò. “Non è vero!”
“Kakashi” rabbonì l’Hokage. “Aspetta al caposquadra ANBU fare rapporto” gli ricordò.
“Certamente, signore”.
Peccato che gli occhi discordanti e pigri si posarono su di lui e Tenzō capì che anche quella volta avrebbe dovuto imitare la sua scrittura e consegnarlo al suo posto. Non poté fare altro che sospirare rassegnato.
“Comunque, perdona lo spavento Kakashi” riprese l’Hokage. “Ma Obito ha agito su mio ordine”.
Tenzō fu felice di vedere che anche Nozomi e Kakashi sembravano molto confusi. Solo l’Uchiha continuava a mantenere un’espressione distaccata, il suo sorriso era scomparso nel momento esatto in cui era arrivato l’Hokage.
“Quindi vuole davvero sbarazzarsi di me, signore?” chiese Kakashi non abbastanza preoccupato.
“Nulla di tutto ciò. Volevamo solo… testare Nozomi”.
“Oh?” chiese il diretto interessato sbattendo le palpebre e spostò lo sguardo su Jiraiya dietro l’Hokage, per chiedere migliori informazioni.
Il Sandaime sorrise al suo sguardo sperduto.
“Perdona la sorpresa, Nozomi-san. Volevamo assicurarci di come avresti reagito nel vedere Obito minacciare la vita di uno shinobi di Konoha”.
Nozomi spalancò gli occhi azzurri, poi si guardò intorno imbarazzato.
“Ho, ehm, superato la prova?”
Gli occhi dell’Hokage brillarono. “A pieni voti”.
Fece una pausa, dove osservò attentamente la loro situazione, soffermandosi specialmente su Kakashi.
Nel mentre nell’arena erano scesi anche altri ninja, in particolare i capi clan. Tenzō riconobbe il bambino prodigio della sua stessa squadra ANBU, Uchiha Itachi, accanto a Uchiha Fugaku. Aveva solo tredici anni, ma i suoi occhi seri erano paragonabili a quelli di un adulto. In quel momento fissavano con uno strano cipiglio la katana che Obito aveva gettato ai suoi piedi. Il proprietario se ne accorse e, senza cambiare espressione, fece brillare il suo occhio di vermiglio mentre l’afferrava. La katana fu aspirata in un vortice che la teletrasportò nella sua dimensione.
Tenzō pensò che una tale tecnica fosse molto utile per trasportare oggetti.
 
A Obito non piaceva il modo in cui quel bambino troppo serio continuava a fissarlo.
Lo aveva riconosciuto subito, ovviamente, il suo aspetto era molto simile a quello di Fugaku e non era cambiato molto dal loro primo incontro alcuni anni fa. Ripensandoci, Obito si ricordò che aveva ucciso i suoi adorabili compagni genin proprio con quella katana. Si rifiutò di temere che lo avesse riconosciuto, all’epoca aveva ancora i capelli lunghi e la maschera di Tobi, non aveva nessuna prova per collegarli.1
La sua attenzione tornò sull’Hokage, che aveva ripreso a parlare dopo la sua attenta valutazione.
“Credo che per il momento vi lascerò nelle mani dei nostri dottori” considerò con il suo tono paterno. “Appena ne avrete la possibilità, qualora non presentasse lesioni gravi…”, fece una lunga pausa, dove fissò con un sorriso ironico Nozomi, che appariva solo leggermente sudato e spettinato, “vi chiedo di raggiungermi nel mio ufficio. Termineremo questa formalità e vi consegnerò i vostri moduli”.
“Possiamo venire anche subito!” garantì Nozomi sprizzando energia.
Obito alzò gli occhi al cielo, ma il Sandaime si limitò a volgergli un sorriso accondiscendente.
“Preferisco che prima passiate un controllo in infermeria. Anche perché vedo che il nostro caro Kakashi ha terminato il chakra” aggiunse sorridendo un po’ sadico al ninja steso a terra.
“È tutto sotto controllo” garantì quello alzando fiacco un pollice.
Esasperato, il Sandaime fece un cenno con la testa agli infermieri rimasti educatamente in disparte. Obito si vide costretto a lasciare la sua sedia per permettere loro di sollevare Kakashi sulla barella, perciò si spazzolò i vestiti impolverati e si avvicinò a Nozomi.
“Non ci servono cure” ribadì più brusco e diretto di quanto fosse stato il compagno.
“Solo un controllo per assicurarci che stiate davvero bene e farmi restare tranquillo”.
Lo guardò di sbieco, non bevendosela per nulla. Sapeva perfettamente che quella era una scusa portata in atto solo per poter estrarre di nascosto alcune cellule di Hashirama da studiare. Un po’ si pentì di aver usato il mokuton, ma Nozomi aveva ragione: non poteva mostrare il potere completo del Mangekyo visto quanto ne aveva abusato nel suo periodo come Tobi, era una capacità così particolare che c’era il rischio lo riconoscessero come l’uomo mascherato.
A quel pensiero posò di nuovo gli occhi su Itachi. Si stupì di vedere lo sharingan attivo scandagliarlo dalla testa ai piedi.
Sotto quello sguardo sospettoso fu quasi felice di seguire i dottori all’infermeria.
 
“Hokage-sama, permette una parola?”
Hiruzen rivolse un sorriso accogliente mentre Hiashi Hyūga lo affiancava con l’espressione più seria e corrucciata del solito. Non era sorpreso avesse assistito allo sparring ed era certo che lo avesse fatto osservando ogni mossa degli sfidanti con il byakugan, perciò ascoltò attentamente quello che aveva da dire.
“Il flusso di chakra dell’Uzumaki è… insolito”.
Poteva immaginarlo, considerando il suo clan e il fatto che sapesse usare le arti eremitiche, ma non disse nulla attendendo che continuasse.
“Mi perdoni Hokage-sama” riprese dopo un secondo di silenzio, “non ho mai visto qualcosa del genere e mi viene difficile spiegarlo. Apparentemente dentro il suo flusso esistono due chakra”.
Quello catturò la sua attenzione. Conosceva solo un caso dove qualcosa del genere succedeva e se era la risposta giusta allora nella storia di Nozomi c’era molto di più di quanto gli avessero raccontato. Quasi rimpianse di aver lasciato che Jiraiya accompagnasse i due nuovi ninja in infermeria, sarebbe stato curioso di vedere la sua reazione alla rivelazione di Hiashi.
“Come in un Jinchūriki?” chiese dolcemente.
Era raro vedere quel viso solitamente quieto accartocciarsi in una smorfia, ma Hiashi sembrò proprio fare un’espressione di pura confusione.
“No, non proprio. Ho avuto modo di osservare quello di… del Kyūbi” abbassò la voce, “e i due chakra, quello dell’ospite e quello del demone, sono sempre stati strettamente separati. Il chakra del Kyūbi non circola nel flusso del chakra del suo ospitante”.
“In Nozomi-san, invece?”
“Sono molto uniti. Estranei tra loro ovviamente, ma non completamente separati e questo chakra estraneo fluisce liberamente in lui. Per fare un esempio, è come se qualcuno avesse mescolato olio e acqua nella stessa ciotola. Allo stesso modo proseguono uniti nello stesso flusso in armonia, ma sono distinguibili. In un Jinchūriki invece acqua e olio sono separati nella ciotola da qualcosa di fisico”.
“Il sigillo” meditò.
“Immagino sia così” confermò umilmente.
Hiruzen desiderò la sua pipa, perché quando fumava la sua mente si schiariva e riusciva a prendere con più leggerezza notizie del genere.
Non disse ad alta voce il suo sospetto, perché se fosse stato corretto le conseguenze potevano essere davvero pericolose. Se davvero Nozomi possedeva un Bijū dentro di lui e il chakra della bestia codata fluiva libero nel suo circolo, significava che non aveva un sigillo contenitivo.
Significava che poteva manifestarsi a piacimento.
“Purtroppo non ho avuto modo di poterlo studiare meglio” continuò Hiashi. “Durante lo scontro non ha mai attinto dal chakra estraneo, usando solo il proprio, e per questo non posso avanzare ipotesi certe sul tipo di chakra”.
“Quindi il nostro amico potrebbe non essere un Jinchūriki” capì. “Non sappiamo a chi o cosa appartenga quel secondo chakra”.
Ormai erano arrivati al palazzo dell’Hokage. Estendendo appena i suoi sensi poteva rendersi conto che l’ANBU al quale aveva chiesto di badare a Naruto stava velocemente perdendo la pazienza. Sorrise fra sé al pensiero di quella peste in grado di far esasperare anche lo shinobi più addestrato.
Alla luce delle nuove informazioni, si chiese se continuare con il suo piano o meno. Obito aveva avuto ragione, Nozomi era stato veloce nel prendere le difese di un compagno. Ma poteva significare gran poco, visto che come straniero doveva mostrarsi meritevole di fiducia.
Ora Hiruzen sapeva che nascondeva qualcosa che poteva risultare potenzialmente pericoloso e il fatto che avesse contatti con Kiri, che avesse partecipato a un colpo di stato, lo rendeva ancor più sospettoso.
Spero che la tua ingenuità non ci abbia portato delle spie in casa, ricordò le aspre parole di Danzō e in quel momento si pentì della velocità con cui aveva deciso di dargli fiducia.
Alzando ancora gli occhi alle finestre ragionò che era ancora in tempo, poteva rimandare Naruto a casa e impedire si incontrasse con Nozomi, così che restasse ancora all’oscuro della presenza del parente.
La minaccia di Obito gli balenò nella mente e capì che non poteva farlo. Se avesse ignorato quell’ultimatum che gli aveva imposto lo avrebbe messo in atto, rendendo tutto molto più pericoloso. E del resto il fatto che l’Uchiha fosse stato così precipitoso nel fare una minaccia del genere poteva significare che non avevano nessun piano contro Konoha; se così fosse stato non si sarebbe esposto in quel modo tanto avventato.
Decise velocemente come muoversi: sarebbe stato molto più cauto di quanto inizialmente meditato e avrebbe tenuto ancora separati i due Uzumaki, ma avrebbe permesso a Nozomi di venirne a conoscenza per quietare Obito come contentino.
Era comunque un azzardo, ma non aveva molta altra scelta.
Si voltò quindi verso Hiashi, rimasto educatamente in silenzio mentre attendeva che l’Hokage facesse le sue considerazioni.
“Vorrei che lei e i membri del suo clan monitoraste Uzumaki Nozomi, indagando su questo particolare chakra estraneo che sembra possedere”.
“Sì, signore” annuì serioso.
“Licenziato”.
Con un inchino formale, Hiashi si teletrasportò lontano.
Rimasto solo, Hiruzen guardò le scale come se la sola idea di salire nel palazzo lo sfinisse.
La mia pipa… pianse con la consolazione che in ufficio avrebbe avuto il tabacco per accenderla. Rimpianse il suo periodo di congedo, durato troppo poco per i suoi gusti. Si sentiva troppo vecchio per tutte quelle macchinazioni, doveva trovare il prima possibile un successore che non fosse Danzō.
 
֎
 
“Saremmo potuti andare direttamente con l’Hokage” lamentò Nozomi mentre il ninja che lo stava monitorando confermava che fosse tutto okay.
Lo stesso era successo qualche minuto prima con Obito, appoggiato al muro in attesa.
Seduto su un lettino mentre un’infermiera gli fasciava la testa, Yamato li stava guardando con un po’ di invidia. L’Uchiha non aveva nemmeno sudato!
“La procedura prevede questo, moccioso” lo richiamò Jiraiya mettendogli una mano sulla zazzera bionda. “Non lamentarti troppo”.
“Ma adesso possiamo andare?” chiese insofferente Obito.
Kakashi gemette teatralmente dal suo lettino di ospedale. “Non resterete al mio capezzale?”
“Crepa”.
“Sei diventato davvero cattivo”.
Nozomi alzò gli occhi al cielo e quando furono fuori dall’infermeria spintonò indispettito Obito.
“Perché sei così cattivo con Kakashi-sensei?” protestò imbronciato.
“Abbassa la voce” disse Jiraiya osservandosi attorno preoccupato. “Non puoi più chiamarlo così”.
Obito gli lanciò appena un’occhiata. “Perché dovrei essere gentile con la spazzatura?”
“Ammettilo che lo fai solo perché ti piace per una volta essere quello distaccato. Tsundere!”
Ghignò all’arrossarsi delle guance del compagno e per tutta ripicca Obito gli fece la linguaccia.
Durante la strada molte persone si fermarono a fissarli, erano per lo più shinobi di Konoha che avevano assistito allo scontro. Nozomi erano abituato a essere fissato da sconosciuti, aveva dovuto farci l’abitudine da bambino e diventando un eroe aveva solo perfezionato la tecnica. Sorrise a ognuno di loro in modo smagliante, lasciando che fossero sempre gli altri ad abbassare lo sguardo.
Obito  sembrava molto più schivo a quelle attenzioni e la sua espressione si rilassò impercettibilmente solo quando entrarono nel palazzo dell’Hokage, lontano da occhi indiscreti.
Ma arrivati a quel punto fu il suo turno di corrucciarsi. Perché c’era l’accenno appena abbozzato di un chakra, qualcosa che poteva appartenere solo a un bambino, che gli era molto familiare. Senza contare la percezione di un ammasso di chakra oscuro e denso che sembrava completarsi con quello che scorreva dal suo ombelico.
C’era solo una persona che poteva corrispondere a entrambe le sensazioni. Perciò guardò Jiraiya in cerca di spiegazioni. Il vecchio sannin stava sorridendo con soddisfazione, restando in silenzio alla ovvia domanda speranzosa che aveva nello sguardo.
Fu solo quando arrivarono alla porta che si voltò a guardarlo.
“Hai fatto buona impressione” gli disse facendo l’occhiolino.
Poi bussò e aprì alla risposta affermativa.
La prima cosa che Nozomi vide fu il bambino biondo.
 
Naruto aveva deciso di passare il tempo disegnando, perciò aveva preso le pergamene dai cassetti e le varie stilografiche. Certo, l’ANBU aveva cercato di fermarlo ma aveva smesso nel momento esatto in cui si era reso conto che con i suoi tentativi macchiava tutta la pregiata scrivania di inchiostro.
Così aveva continuato a disegnare come sarebbe stato da grande una volta diventato un ninja fantastico e rispettato da tutti e il più grande Hokage della storia.
Jiji non lo aveva rimproverato per aver frugato tra le sue cose e pasticciato con le pergamene, a dir la verità sembrava molto preoccupato e pensoso.
Naruto fece finta di niente per alcuni minuti, osservandolo attentamente di sottecchi. Perché le persone pensavano che lui fosse stupido ma in realtà controllava sempre l’umore degli adulti per capire se c’erano guai o meno.
Quando fu abbastanza certo che non fosse arrabbiato, chiese:
“Perché sono qui?”
In realtà non gli dispiaceva essere lì, così aveva la possibilità di ambientarsi nel suo futuro ufficio di controllo della città, ma c’era sempre un motivo quando lo teneva lì e solitamente non erano mai motivi belli. A meno che non fosse lì per informarlo che dopo aver visto quei ninja combattere si era reso conto di essere troppo vecchio per fare l’Hokage e volesse passargli il cappello.
“Aspettiamo delle persone”.
Fece una smorfia preoccupata e riluttante, quella non era una buona risposta.
“Chi?” insistette.
Ma non ottenne risposta, perché qualcuno bussò alla porta. All’improvviso preoccupato per la strana sensazione che provava, come se qualcosa dentro il suo ombelico si stesse agitando, scese dalla sedia e aspettò. Qualcuno sarebbe entrato e quel qualcuno gli faceva battere forte il cuore ancora prima di vederlo.
La porta si aprì e per un momento a Naruto parve di guardarsi a uno specchio che gli restituiva la stessa espressione incredula e sorpresa. Solo che poi si rese conto che non poteva essere uno specchio, perché la persona entrata nella stanza era un adulto molto più alto di lui, non un bambino.
Ad accompagnarlo c’era anche lo strambo vecchio che aveva fatto compagnia a Jiji durante lo scontro allo stadio e l’inquietante shinobi che lo aveva difeso al parco. Ma li notò appena, troppo concentrato a fissare con tanto di occhi quell’uomo che gli assomigliava così tanto.
Naruto non era stupido. Tutti dicevano il contrario, ma non lo era ed era in grado di collegare i puntini e capire. C’era solo un caso in cui bambini e adulti si assomigliavano così tanto, lo vedeva alla fine di ogni lezione all’Accademia quando si tornava a casa, e pensarci gli fece battere forte il cuore di speranza.
“Papà?”
 
 
 
 
Aaaaaaaaaaa
Chiedo venia per il lunghissimo ritardo. Ma Giugno è un mese infernale per via della sessione estiva T_T Poi ho avuto affari da vita privata da sbrigare… Quindi eccomi qui, a rimediare con un nuovo capitolo çwç Purtroppo è solo di passaggio, il primo e vero incontro con il piccolo Naruto è nel prossimo. Non siete emozionati? Spero di sì!
Comunque gli aggiornamenti torneranno regolari, probabilmente ogni dieci giorni v.v quindi non temete, la time travel che nessuno voleva è tornata!!!
 
Grazie per la pazienza e le recensioni lasciate allo scorso capitolo. Spero che anche questo vi sia piaciuto!


1. Nei romanzi di Itachi (materiale non canonico) viene detto che Itachi risveglia lo sharingan a sei/sette anni da genin, durante una missione finita male. Il loro compito era scortare il Daimyo del Fuoco, quando una figura mascherata e con lo sharingan (Tobi) è sbucata dal nulla per uccidere il Daimyo. L’uomo sembrava essere intangibile ai colpi e durante il piccolo combattimento uccise con una katana uno dei compagni di squadra di Itachi, evento che lo sconvolse al punto di risvegliare lo sharingan. Tobi non riuscì a uccidere il Daimyo perché avvertì l’avvicinarsi di una squadra ANBU, ma l’evento rimase ovviamente impresso su Itachi. Che ovviamente vedendolo combattere con quella katana si è subito insospettito. E questo è il motivo per cui Obito non usa tutto il potere del kamui.

   
 
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