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Autore: Myra11    14/07/2020    1 recensioni
Dopo il Primo Ordine, dopo la scoperta delle proprie oscure origini, Rey finalmente è in pace.
Ha ciò che ha sempre voluto.
Una casa, amici, un marito.
Ben Solo l'ha sposata, e ora, il dono più grande: figli.
Ma qualcosa aspetta nel buio, qualcosa che la vuole, che la pretende.
[Reylo, seguito di Can Beauty Come Out Of Ashes?]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Nuovo personaggio, Rey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non era fumo, né aria, ma una sostanza densa che puzzava di cenere e le fece venire la nausea.
Accanto a lei l’Imperatrice deglutì a fatica.
«Troppo tardi. È arrivato.»
«Chi è…»
Non riuscì a terminare la frase, perché quell’immensa nuvola fredda di malvagia oscurità investì Ben e Kylo Ren e li trascinò via.
Né ebbe il tempo di fare qualsiasi cosa perché l’Imperatrice la fermò bloccandola per un braccio.
Era fredda e reale, ma la pura, selvaggia potenza che Rey percepì provenire da lei le diede alla testa.
«Staranno bene. Concentrati.» Le ordinò, e Rey ricordò la sensazione della lama rossa tra le mani, del controllo che aveva avuto sul Lato Oscuro. Dove lei stava perdendo il controllo, la sua controparte oscura era controllata e calcolatrice.
Fece come le era stato ordinato, concentrandosi sulla massa informe che aveva davanti, sulla risata che le vibrava nelle ossa.
«Che cos’è?»
«Chiamalo come vuoi. Buio, oscurità…Forza.» Rispose l’Imperatrice con una scrollata di spalle, accendendo la spada rossa.
Il suo scintillio le si riflettè sul viso.
Rey si corrucciò osservandola: era davvero stata così? Sicura, fredda, feroce?
Ancora non riusciva a crederci, e l’altra lei lo percepì, perché le scoccò un’occhiata divertita e un sorriso.
«Non pensi che sia il caso di darci una mossa?»
La incitò, ed entrambe attaccarono.
Rey provò una fitta di soddisfazione nel notare quanto fossero in sincrono.
Si muovevano come una cosa sola, perché erano una cosa sola.
Ben.
Le si mozzò il fiato.
Faceva fatica a respirare, ed era tutto così buio, così soffocante…
E il fumo nero la trafisse all’improvviso, riportandola nel proprio corpo sofferente.
Boccheggiò in cerca d’aria, ma faceva male, e lui era sempre più lontano…
«Rey!» L’Imperatrice le comparve davanti, perfetta nonostante il combattimento. Le prese il viso fra le mani, inchiodandola con il peso del proprio sguardo scarlatto.
«Rey, resta con me. Resta concentrata sul momento.»
«Ben…»
«Sta bene. Starà bene. Ma tu devi sconfiggere questa cosa.»
Alzò la vista annebbiata verso il muro immenso di nero davanti a lei.
La sua controparte sembrò capire la sua domanda mai pronunciata. «Forza Oscura. Vader vi aveva avvisato.»
Era vero, pensò una piccola parte della sua mente, Anakin aveva detto qualcosa sulla manifestazione fisica della Forza.
Una mano pallida le piazzò uno schiaffo preciso sulla guancia. «Concentrati!»
«Io non…»
«Tu niente.» La zittì la donna trascinandola in piedi. «Combatti.»
Suonava tanto come un ordine, e qualcosa dentro di lei obbedì all’istante, concentrando la Forza per cercare di non sentire il dolore.
La loro macabra danza riprese, ma la Forza era soverchiante, e per ogni colpo che assestavano c’era sempre un muro di fumo e una lama nera nella carne.
Quando il buio la scaraventò lontano, il suo pensiero volò ai gemelli che attendevano sul Falcon.
«Non farlo.» Sussurrò l’Imperatrice accucciata al suo fianco. «Non pensare a loro. Se lo fai, li troverà.»
Era tutto così confuso, tutto così nero, così freddo.
A parte i rivoli roventi di sangue che le scorrevano dalle ferite. Ne era ricoperta, piccoli tagli e grandi ferite che compromettevano la sua capacità di usare la Forza per contrastare qualsiasi cosa fosse quella che avevano davanti.
La Rey Oscura le scivolò davanti, dando la schiena alla mostruosità sghignazzante.
Le fece scivolare la spada rossa in mano.
«Sai cosa devi fare.» Sussurrò con un sorriso incoraggiante. «L’hai già fatto.»
«Io non…»
«Quella è Forza Oscura, Rey.»
Percepì un’eco, in quella voce, come se qualcun altro stesse parlando.
«Solo la Luce non può fermarla, non così. Io e te siamo una cosa sola. Io ti aiuterò a sconfiggerlo.»
Aveva un tono dolce, ora, che mal si addiceva al suo aspetto minaccioso, eppure, attraverso la confusione e la nebbia della perdita di sangue, Rey si fidò ciecamente di lei.
Strinse la presa sulla lama rossa, incapace di decidere se le bruciavano gli occhi per la spossatezza o per qualcosa di più profondo.
La Diade scivolava lenta al centro del suo essere, ma era tutto ovattato e lontano.
A parte gli occhi rossi che continuavano ad osservarla.
«Se mi prende lui, diventerà invincibile, e la Forza sarà per sempre squilibrata.» Le ricordò l’imperatrice accennando alla spada. «Non è così difficile.»
Chiuse la mano intorno alla sua, sull’elsa della spada laser, e la sua pelle fredda spedì un brivido lungo il corpo tremante di Rey.
«Ok.» Si guardarono un attimo. «Mi dispiace.»
Uno scintillio divertito illuminò lo sguardo scarlatto. «Non devi. Non ti libererei facilmente di me.»
Strinsero la presa, e Rey affondò la lama rossa nel petto della sua controparte.
Gli occhi dell’Imperatrice si socchiusero, pieni di orgoglio, prima che lei svanisse in frammenti di fumo e cenere.
Frammenti che si raccolsero intorno a Rey, e poi vennero assorbiti dalla sua pelle.
Fu come avvicinarsi ad un fuoco in una giornata d’inverno.
Partì dalla punta delle dita, risalendo lungo le braccia ed esplodendole nel corpo, la rabbia, la frustrazione e l’impotenza convertite in puro potere.
Le sembrò quasi di sentire la risata dell’Imperatrice quando si rese conto che la doppia lama rossa stava ancora vibrando nelle sue mani.
Si mise in piedi, ma ebbe a malapena il tempo di compiere quel gesto, perché l’oscurità l’attacco formano lame, pugnali e creature di ogni tipo.
Era quasi certa di aver visto Snoke nel fumo quando le cedettero le gambe.
Abbassando lo sguardo vide il proprio polpaccio quasi dilaniato, come se una bestia l’avesse morsa.
Non ce la faceva più. Quanto tempo era passato da quando aveva assorbito l’imperatrice?
«Diventeranno miei.»
La voce le riecheggiò nelle ossa come se venisse dalle viscere della terra, eppure sapeva che era quella massa ghignante a parlare.
Non pensare.
Si rimise in piedi per pura forza di volontà.
Sentiva il proprio corpo urlare di protesta.
Era stanca, così stanca, e l’odore del sangue le stava facendo venire la nausea, il dolore delle ferite prometteva un dolce sonno senza più lotte.
No.
Non poteva arrendersi.
Non ancora.
Non ora.
Mai.
«Volevi prenderti l’uomo che amo.»
Sputò sangue per terra, barcollando.
«E ora vuoi prenderti i miei figli.»
Un ghigno si aprì nel buio davanti a lei, spedendole un brivido gelido lungo la schiena.
Seguito dal caldo brivido profondo di una rabbia che non le apparteneva.
Non del tutto.
Una parte.
Totalmente.
Era lui.
Era vivo.
«Ben.»
Si voltò a guardarlo, e lui le offrì la mano.
Era oscuro, e luminoso, e feroce.
Era suo.
Era sua.
Erano due.
Uno.
Intrecciò le dita alle sue.
«Sai che ti dico?»
Si voltò verso la creatura nell’ombra.
«Vai al diavolo.»
Terminò Ben per lei.
Insieme.
Invincibili.
I laser illuminarono l’ambiente innevato.
L’oscurità rise.
Non si mossero.
Erano potere.
Un potere superiore alla vita, superiore alla morte.
Erano la Diade.

  
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