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Autore: hello angel    15/07/2020    1 recensioni
Le sue dita si mossero delicatamente sui tasti del grande pianoforte. Le note di quella melodia che non aveva mai sentito rimbalzavano nel silenzio del salotto. L'unica luce proveniva dalla lampada alta posta vicino al pianoforte e dalla luna piena che illuminava quella notte di inizio luglio. Il suo chiarore pallido si era posato sulle sue dita snelle e delicate mentre erano impegnate a suonare. Mentre teneva la testa appoggiata alla mano, poco inclinata verso il basso, Chanyeol ammirava quel suo viso assorto nella musica. I suoi occhi brillavano leggermente mentre suonava quelle note ma non era merito della lampada, e nemmeno della luna. Brillavano di luce propria. "Manterresti una promessa se fossi io a chiedertelo?" chiese, all'improvviso.
"Certo." rispose Baekhyun, distogliendo per un attimo lo sguardo dai tasti senza smettere di suonare.
"Non fuggire mai da me." Glielo disse con una voce decisa e calma, gli occhi fissi su i suoi. Baekhyun lo guardò per qualche istante, con un velo di confusione nella sua espressione per poi sorridere in quel modo così unico e dolce a cui ormai si era abituato da tempo. "Te lo prometto." disse, a bassa voce.
[IN REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Vuoi smetterla di sospirare continuamente? Mi dai su i nervi." si lamentò Kyungsoo, senza staccare gli occhi dal suo libro.

Anche Baekhyun aveva un libro aperto davanti a sé ma ne aveva letto appena due pagine e poi era finito per usarlo come cuscino. Aveva troppi pensieri in mente e non lo rendevano sereno e quando non era sereno non riusciva a concentrarsi. E se non riusciva a concentrarsi, era la fine. Gli esami prima della pausa estiva erano alle porte e non poteva rischiare di fare un disastro. Mancava poco alla laurea. "Lasciami in pace." borbottò.

"Qualcosa non va, Baekhyun? Non è da te essere così giù di morale." disse Jongdae, seduto di fronte a lui. "Sei preoccupato per gli esami?"

Magari fossero gli esami la sua preoccupazione principale. "No."

"E allora che succede? Su, non fare quel faccino triste."

Jongdae si preoccupava sempre troppo per lui e lui lo sapeva benissimo. Infatti, cercava sempre di mantenersi allegro in sua presenza, proprio per evitare che si preoccupasse troppo. Era un tipo apprensivo con tutti ma con lui in particolare. Da un lato gli faceva piacere ma dall'altro lo metteva in imbarazzo. Jongdae era più giovane di lui. Solo di pochi mesi, certo, ma pur sempre più giovane. Era poco più basso di lui, aveva i capelli scuri e i gli occhi leggermente più chiari dei suoi. Aveva gli zigomi un po' spigolosi e una particolarità del suo viso era che non mancava mai un sorriso. Qualsiasi fosse il problema o l'avversità, lui sorrideva sempre. Probabilmente non lo aveva mai visto triste da quando si conoscevano. Era una persona estremamente positiva, bravo nel dare consigli e a trovare soluzioni ad ogni tipo di problema. Era anche molto amorevole. Accanto a lui ci si sentiva protetti e coccolati. Si prendeva cura di tutti come un fratello maggiore nonostante, dopo Kyungsoo, fosse proprio lui il più giovane del loro gruppo.

"Jongdae ha ragione. Neanche io riesco a guardarti con quell'espressione sul viso." intervenne Minseok, seduto anche lui di fronte, accanto a Jongdae, mentre sorseggiava il suo caffè freddo.

A differenza di Jongdae, Minseok aveva il viso tondo e paffuto ma con l'aria più matura. Si era da poco tinto i capelli di un castano chiaro e i suoi occhi ricordavano la forma tipica di quelli dei gatti. Era più grande di lui di due anni e il suo corpo era più sviluppato del suo. Quando aveva il tempo, Minseok andava in palestra ad allenarsi ma era forte di natura. Le sue braccia erano robuste come due aste di acciaio. Al contrario di Jongdae, lui era più taciturno e riservato. Era uno che preferiva ascoltare, piuttosto che parlare. Non sorrideva spesso e quando lo faceva, era quasi sempre con loro. Era molto protettivo nei loro confronti, forse perché era il più grande tra di loro. Era molto introverso, non era molto bravo ad esprimere le sue emozioni e spesso era Jongdae a farlo per lui. Per certi versi, quei due erano come il sole e la luna, il giorno e la notte, l'uno l'opposto dell'altro.

Ma insieme erano la coppia più bella che Baekhyun avesse mai visto. Si erano conosciuti quando Jongdae aveva ripreso l'università dopo il servizio militare e si erano messi insieme qualche mese più tardi. Da un anno e mezzo vivevano insieme. Non conosceva i dettagli, ma pare che per Jongdae sia stato un colpo di fulmine. Era sempre stato curioso di sapere come si fossero conosciuti ed innamorati ma non aveva mai trovato il coraggio di chiederlo. Non voleva essere troppo indiscreto anche se la curiosità lo aveva sempre divorato. Sperava che fossero loro a parlarne per primi.

"Come fareste a rifiutare qualcuno che ci sta palesemente provando con voi ma a voi non interessa?" chiese, all'improvviso. La domanda gli era uscita senza rifletterci troppo.

"Mi stai dicendo che qualcuno ci sta provando con te?" chiese Kyungsoo. "Deve essere proprio disperata questa ragazza per provarci con uno come te."

Gli lanciò un calcio contro un piede ma Kyungsoo lo schivò, prevedendo la sua mossa mentre ridacchiava. Sapeva che era il suo modo per tirarlo su di morale ma in quel momento non era in vena di scherzi. E comunque aveva ragione. Chiunque doveva essere davvero disperato per mettere gli occhi su di lui, considerando quanti bei ragazzi c'erano in giro. Se poi quel qualcuno era un uomo, beh, faceva ancora più ridere.

"Lei..." riprese, fingendo si trattasse di una ragazza come Kyungsoo aveva ipotizzato. "È molto bella. Fin troppo bella. E credo che chiunque sarebbe un pazzo a rifiutare qualcuno così ma io…" esitò.

"Non ti attrae particolarmente. Non c'è nulla di male." continuò Jongdae per lui.

Non capiva perché si ostinasse a nascondere che stesse parlando di un uomo, specialmente di fronte a Minseok e Jongdae. Aveva paura di essere giudicato? Da chi? Da una coppia gay? Da Kyungsoo che era sempre stato di larghe vedute quanto lui? "Diglielo e basta." intervenne Kyungsoo. "Ci resterà male ma non è un tuo problema."

"Non essere così insensibile." lo rimproverò Jongdae.

"Sarà lui l'insensibile se continua a darle speranze."

Chanyeol gli aveva detto più o meno le stesse cose. Più perdeva tempo, più la situazione rischiava di peggiorare. Anche se non sapeva se potesse andare peggio di così. Jongin aveva provato a baciarlo, si era già spinto fin troppo per i suoi gusti. Lo aveva evitato ma nessuno poteva sapere se sarebbe stato abbastanza fortunato la volta successiva. Quel pensiero lo metteva in estrema agitazione.

"Non è molto difficile. Devi solo essere onesto con lei e dirle non puoi ricambiare i suoi sentimenti perché non sei interessato." spiegò Jongdae. "Probabilmente ci resterà male, come ha detto Kyungsoo, ma col tempo le passerà."

"Sembra molto facile, detto così." disse. "Ma se si tratta di un uomo, la tecnica è la stessa?" Lo aveva chiesto senza pensarci troppo. Da un lato era terrorizzato a morte ma dall'altro era curioso delle loro reazioni. Le espressioni sul loro viso divennero quasi buffe.

"U-Un uomo?" balbettò Kyungsoo. "E chi è?"

"Ti ricordi quel ragazzo che ti ho presentato al supermarket tempo fa? Quello che lavora alla compagnia qui vicino."

"Quel tipo si è preso una cotta per te?" urlò, con un tono pieno di stupore.

"Abbassa la voce!" gli disse, guardandosi attorno per vedere se qualcuno lo avesse sentito. "No, non lui. Ti ricordi il ragazzo che gli stava seduto vicino?"

"Suo cugino?"

"Ecco. Si tratta di lui."

"Da quello che ricordo, ha passato tutto il tempo con la testa bassa, quel giorno. Era talmente silenzioso che quasi mi ero dimenticato della sua presenza."

"Il giorno dopo è venuto qui al campus e..." Nella sua mente si fecero spazio tutti i ricordi di quella assurda faccenda. Da quando era apparso all'improvviso al campus, alla cena a quel ristorante italiano in cui si era confessato, fino a quel tardo pomeriggio in quell'area ristoro della compagnia un paio di giorni prima. Quando i loro visi erano stati talmente vicini da riuscire a sentire i suoi respiri sulla guancia. Ognuno di quei ricordi lo imbarazzava a morte. "Non voglio ricordare." si lasciò scappare quel lamento, nascondendo il viso contro il libro.

"Beh, non cambia molto." Minseok intervenne, poggiando il suo caffè sul tavolo. "Che sia un uomo o una donna, non vedo la differenza. Funziona esattamente allo stesso modo. Sii onesto e tutto andrà bene."

Forse si era dimenticato di precisare che Jongin era un tipo piuttosto testardo. Poi, come se non bastasse, pareva si fosse messo in testa che tra lui e Chanyeol ci fosse qualcosa. Dalla bocca di quel ragazzo usciva un'assurdità dietro l'altra ogni volta che si vedevano. Ma proprio a causa di quella sua trovata, aveva avuto difficoltà a prendere sonno la notte e ciò non faceva altro che nuocere la sua già scarsa concentrazione di quel periodo. Non sentiva Chanyeol, né lo vedeva, da quando gli aveva fatto visita in ufficio. Aveva molto da dirgli ma poco fegato per prendere il telefono e scrivergli anche un semplice messaggio.

Passando di fronte alla compagnia, quella mattina, fu un po' tentato di entrare e andare da lui visto che ormai conosceva anche la strada per il suo ufficio ma prima che potesse realizzare, le sue gambe si stavano già dirigendo verso l'università, col cuore che batteva come un tamburo impazzito. Voleva vederlo, raccontargli ciò che lui e Jongin si erano detti, farsi avvolgere da quel senso si rassicurazione che sentiva ogni volta che era in sua compagnia ma non ne aveva il coraggio.

Diede una rapida occhiata all'orologio che aveva sul polso e si sollevò, raddrizzandosi. "Devo andare. Sono di turno alla caffetteria, oggi." disse. Rimise quel libro che aveva appena sfogliat dentro lo zaino e si alzò dalla panca. "Ci vediamo domani."

"Baekhyun." La voce di Jongdae lo bloccò. "Lo sai che puoi parlarci di qualsiasi cosa, vero?"

Lo sapeva benissimo. Quei tre erano come una famiglia per lui, come i fratelli che non aveva mai avuto. Con loro sapeva di essere al sicuro, di essere capito e mai giudicato. Con loro, il suo cuore era al sicuro. "Sì, lo so." disse, mostrando un sorriso. Ma quella era una faccenda che stavolta, nel bene e nel male, avrebbe dovuto affrontare da solo.







Il lavoro alla caffetteria non era male. Ci lavorava quattro volte alla settimana a giorni alterni, con due domeniche libere al mese. Le sue mansioni andavano dal preparare le bevande da servire, a stare di fronte al registratore di cassa fino alle pulizie o organizzare l'inventario. Il lavoro in sé non era faticoso o particolarmente difficile ma era una caffetteria piuttosto frequentata, specialmente durante i fine settimana, e capitava spesso che non avesse nemmeno il tempo per riprendere fiato, tanti erano i clienti da servire. I lati più positivi erano che la paga era piuttosto buona e la titolare era una donna molto gentile. Organizzava i suoi turni tenendo conto dei suoi impegni universitari in modo tale da non avere problemi a gestire studi e lavoro. Poi, c'era da considerare un fatto molto importante: poteva mangiare tutti i dolci che voleva e spesso riusciva a portarne anche qualcuno a casa.

Quel pomeriggio non c'era molta gente e lui e l'altro ragazzo di turno si erano divisi i compiti con calma. Ma in una giornata come quella, avere qualche cliente in più non sarebbe stato male. Il continuo lavorare avrebbe potuto distrarlo dai suoi pensieri e dalle sue preoccupazioni per qualche ora. La giornata stava scorrendo lenta e noiosa e un tempo ne sarebbe stato felice. Quando c'erano pochi clienti, gli era permesso giocare col cellulare o altri passatempi ma quel giorno non ne aveva molta voglia. Se ne stava di fronte alla cassa con lo sguardo perso nel vuoto, attendendo che arrivasse il prossimo cliente da servire.

"Un caffè, per favore?"

La voce di un cliente dall'altro lato del bancone fece muovere le sue dita sullo schermo della cassa digitale. Una volta aver registrato l'ordine, la cassa rilasciò lo scontrino. "Fanno 4.000 won." disse, con aria distratta. Sollevò lo sguardo verso il cliente mentre gli porgeva lo scontrino e i suoi occhi ne incontrarono un paio molto famigliari. Era un marrone scuro intenso che ormai conosceva abbastanza bene.

"E tu che cosa ci fai qui?" chiesero, entrambi all'unisono, con un'espressione stupita sul viso.

Chanyeol era come era abituato a vederlo: completo formale e capelli tirati all'indietro. Quella visione così famigliare in parte lo fece sentire a suo agio ma allo stesso tempo lo turbò non poco. Guardarlo negli occhi gli fece tornare in mente le parole di Jongin, quelle parole che stava tentando in tutti i modi di levarsi dalla testa.

"Baekhyun, appena finisci potresti venire un attimo a darmi una mano sul retro?" La voce della titolare si fece spazio tra loro e lo fece tornare alla realtà, salvandolo da quel momento di imbarazzo.

"S-Sí. Arrivo subito." disse. Porse lo scontrino a Chanyeol, già pronto per raggiungere la titolare. "Hai del tempo? Accomodati a quel tavolo là, in fondo. Ti porterò a breve il caffè che hai ordinato."

Non sapeva perché gli avesse chiesto di aspettarlo. Avrebbe dovuto preparare quel caffè alla svelta e farlo andare via ma dentro di sé sentiva il bisogno di averlo con lui per qualche istante. Aveva bisogno di sentirsi dire qualche parola di conforto, probabilmente. O anche un semplice sguardo che potesse, in qualche modo, distrarlo dalle sue preoccupazioni. Anche cinque minuti potevano bastare. Una volta tornato in sala, gli preparò il caffè che aveva ordinato più in fretta che poteva e si precipitò al tavolo quasi correndo. "Ecco il suo ordine, signore." scherzò.

Chanyeol staccò gli occhi dal suo cellulare e gli rivolse un piccolo sorriso. "Grazie." disse, mentre Baekhyun si accomodava sulla sedia di fronte a lui. "Quindi lavori qui."

"Solo qualche volta alla settimana." disse. "E tu che fai qui? Questa caffetteria è un po' distante dalla compagnia."

"Sono stato a dare un'occhiata al cantiere qui vicino. Stanno realizzando un centro sportivo. È un nostro progetto." spiegò, poco prima di dare una sorsata al suo caffè caldo. "È buono. Lo hai fatto tu?" chiese, con un tono un po' incredulo che un po' lo ferì. Cosa pensava, che non fosse capace di preparare un semplice caffè?

"Sì. So preparare anche altri tipi di bevande."

"Capisco."

Che cos'era quella strana atmosfera di imbarazzo? Baekhyun tenne la testa bassa, stringendo il grembiule marrone della sua uniforme da lavoro tra le mani un po' sudaticce. Da quando si era seduto non era riuscito a guardarlo negli occhi nemmeno per un istante, anche sforzandosi. Ma sapeva di essere solo lui quello a provare quella strana sensazione. Di fronte a lui, Chanyeol aveva la solita espressione e il solito atteggiamento di sempre. "Devi dirmi qualcosa?" chiese Chanyeol, all'improvviso.

"Eh?" Finalmente sollevò la testa e incrociò il suo sguardo.

"Perché mi hai chiesto di sedermi?"

"Oh, giusto." Esitò un attimo. "Volevo solo sapere come stavi, tutto qui. Non ci sentiamo da un po'."

"Ci siamo visti appena un paio di giorni fa." disse.

"Hai ragione." ridacchiò, cercando di far sembrare la sua risata più naturale possibile. Si grattò la testa e tenne nuovamente lo sguardo distante.

"Tu stai bene?" chiese, qualche attimo dopo.

"S-Sì." rispose, sforzandosi di rendere la sua risposta abbastanza convincente. Sollevò leggermente la testa, sorridendo appena.

"Non sei per niente bravo a mentire." disse Chanyeol, con un sorriso sulle labbra. In un istante, quel falso sorriso che si era stampato in faccia sparì e la sua espressione si fece cupa. E se gli avesse chiesto cosa ci fosse che non andava? Sarebbe riuscito a tenerselo per sé? Con Chanyeol, aveva dei seri dubbi. Ma solo l'idea di parlare di ciò che Jongin gli aveva detto proprio prima di salutarlo, quella sera, lo mise in agitazione fino a fargli tremare le mani.

"Non ti costringerò a dirmelo, se non vuoi." Anche quella volta era come se fosse riuscito a leggere nei suoi pensieri. "Hai il mio numero di telefono. E, ahimè, sai anche dove lavoro."

"Mi dispiace per l'altra volta. Non era mia intenzione far del male a quel tipo..."

"Il tuo morso è stato così forte che ha dovuto fasciare il braccio. Gli è andata bene, tutto sommato." disse, con una nota di sarcasmo.

Baekhyun abbassò nuovamente la testa e strinse le spalle in preda all'imbarazzo. "Mi dispiace. Chiederò scusa la prossima volta."

"Sono sicuro che apprezzerà." disse, alzandosi dalla sedia tenendo il suo caffè in mano.

Anche Baekhyun fece lo stesso non appena lo vide sollevarsi dalla sedia. "Te ne vai?"

"Devo tornare in ufficio. Il mio autista mi sta aspettando qui fuori."

Benché, a volte, fosse bravo a mascherare le sue emozioni, in certi casi gli era proprio difficile. Anche senza aver bisogno di guardarsi allo specchio era come se potesse vedere l'espressione triste che aveva sul viso. Avrebbe voluto chiedergli si fermarsi ancora un altro po' ma non aveva alcun diritto di farlo, specialmente se era a causa delle sue stupide preoccupazioni. Inaspettatamente, Chanyeol gli sistemò alcune delle ciocche di capelli sotto il berretto che gli erano scivolate davanti agli occhi con dei movimenti rapidi ma allo stesso tempo delicati.

"Chiamami uno di questi giorni, se ti può aiutare." Fu tutto quello che disse prima di voltarsi e uscire dal locale. Che espressione aveva sul viso in quell'istante? Era serena o forse ancora piena di inquietudine? Lieta o colma di turbamento? Non ne era sicuro. Non era sicuro di nulla, a quel punto. Le uniche cose di cui era certo era che le sue guance divamparono quasi fossero in fiamme e il cuore iniziò a battere all'impazzata e continuò a farlo, specialmente ogni volta che ripensava al calore delle dita di Chanyeol che sfioravano leggermente la sua fronte.





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Il team dei progettisti stava lentamente lasciando la sala riunioni, chiacchierando tra di loro a bassa voce, mentre Chanyeol stava dando un'ultima occhiata ai file che aveva ricevuto poco prima. Neanche il tempo di concludere un progetto che già se ne pensava a un altro. Stavolta si trattava di un centro commerciale a Busan. Nell'ultimo paio d'anni, la compagnia si era principalmente concentrata nella realizzazione di strutture adibite all'intrattenimento o al commercio al dettaglio. Occuparsi di un centro commerciale gli sembrava abbastanza noioso ma il lato positivo era che non prevedeva molti sforzi. C'erano due team appositi che si occupavano di questo tipo di progetti. Il massimo che avrebbe dovuto fare era supervisionare tutti i passaggi fino all'apertura ufficiale. Nulla di così complicato o che non avesse già fatto in passato.

Quel giorno, c'era qualcos'altro che lo preoccupava e non aveva nulla a che fare con progetti per centri commerciali o cose simili. Era da un po' di giorni che tentava di mettersi in contatto con Jongin telefonicamente ma non ci era riuscito. Non si faceva vivo nel suo ufficio da un po' e lo faceva stare un po' in pensiero. Non era il tipo da non farsi sentire per così tanto tempo. E anche se avesse voluto saltare le giornate in ufficio, suo padre non glielo avrebbe mai permesso e lo avrebbe trascinato anche con la forza. Si era forse ammalato e lui non ne sapeva niente? E chi si stava occupando di lui?

"Ecco i documenti che mi aveva chiesto, signore." disse la sua segretaria, porgendogli una cartella.

"Grazie." rispose, afferrandola, mentre continuava a leggere il foglio poggiato sul lungo e imponente tavolo. "Sa qualcosa riguardo a quella faccenda?"

"Il signorino Kim non è a casa malato. Qualcuno del team 1 ha detto di averlo visto ieri col team azionisti."

Chanyeol sollevò la testa, confuso. "Il team azionisti? Quindi con lui c'era…"

"Sì, signore." La donna annuì. "Era con suo padre."

"E ha mandato qualche comunicazione per avvertirmi che io non ho ricevuto?"

"No, signore. Non è arrivato nulla."

Era davvero insolito. Sapeva perfettamente che non scorreva buon sangue tra Jongin e suo padre. Anzi, era più corretto dire che Jongin odiava quell'uomo dal più profondo del suo cuore. Detestava la sua esistenza, figuriamoci starci vicino. Se non aveva ricevuto alcuna comunicazione significa che Jongin era con lui di sua spontanea volontà e non perché suo padre lo avesse costretto a seguirlo per i suoi vari impegni. Quelle volte in cui capitava che il padre pretendesse la sua presenza al suo fianco, Jongin non faceva altro che implorarlo di trovare una scusa che potesse salvarlo dalle grinfie di quell'uomo. Che si fosse semplicemente dimenticato di avvertirlo?

Chanyeol si alzò dalla poltrona e si mise le cartelle sotto braccio. "La ringrazio." disse.

Forse sbagliava a preoccuparsi così tanto. In fondo, quell'uomo era suo padre e non poteva fare nulla per impedire che si avvicinasse a Jongin. Anche se, potendo scegliere, lo preferiva lontano chilometri da quell'essere viscido. Non poteva dimenticare con quanta crudeltà e freddezza era stato l'artefice di quegli orribili due anni in cui la vita di Jongin si era sgretolata in mille pezzi e con quanta poca sensibilità aveva trattato la questione. Era vero che i legami di sangue non si potevano spezzare ma l'idea di Jongin vicino a quel mostro lo faceva infuriare.

"Prima che me ne dimentichi, l'incontro di dopodomani delle 10:00 è stato spostato alle 11:00." disse la sua segretaria appena accanto a lui mentre aspettavano l'ascensore. "Sembra che Mr Wilson e il suo team abbiano avuto problemi con il volo e ne abbiano dovuto prenotare un altro."

Passò alla donna le cartelle. "Sarebbe il vicepresidente di quella azienda di elettronica di Sacramento?"

"Sì, signore."

"Capisco." disse, mentre si dava una sistemata ai gemelli sul polso. "Gli comunichi che lo verrò a prendere in aeroporto e che lui e il suo team sono invitati a pranzo. Prenoti una sala privata al Yuan."

"Provvedo subito, signore."

Non appena l'ascensore si aprì, Chanyeol fu pronto per entrarvi ma si bloccò sul posto non appena vide Kim Jungsoo dentro assieme a quel gruppo di omaccioni che si portava dietro e che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Il suo sguardo era arcigno come al solito, quegli occhi che ti scrutavano come quelli di una belva feroce. Nulla di insolito, ne era perfettamente abituato. Ciò che lo aveva stupito era vedere Jongin appena dietro di lui. Le spalle erano strette e teneva la testa bassa, come se avesse appena ricevuto un rimprovero. Il suo sguardo era leggermente cupo ma un velo di stupore si fece spazio sul suo volto non appena sollevò la testa e incontrò gli occhi di Chanyeol, puntati su di lui.

Lo osservò per qualche istante fin quando non abbassò nuovamente la testa e le sue spalle si strinsero ancora di più. Da quella distanza, riusciva a vedere le sue labbra tremare appena e le mani erano strette in pugni saldi, anche quelle tremolanti. Avrebbe voluto dire qualcosa di fronte a quella scena così patetica ma qualunque parola gli sembrava vana. E, comunque, Jongin non lo avrebbe degnato della sua attenzione qualunque cosa avesse detto.

Si spostò un po' di lato per permettere agli uomini di uscire dall'ascensore e ognuno di loro fece un breve inchino quando gli passarono davanti, ad eccezione di Kim Jungsoo. Jongin gli andò dietro come un'ombra, seguendolo come farebbe un cagnolino legato a un guinzaglio. Doveva correggersi: non era una scena patetica, era decisamente pietosa. "Jongin non si fa più vedere da me, ultimamente." disse, mentre entrava nell'ascensore. "Immagino che adesso sia cominciando a dare frutto di qualche mio insegnamento sulla pratica."

Si era prefissato di rimanere in silenzio ma quelle parole gli uscirono senza controllo. Forse perché voleva vedere come avrebbe reagito Jongin di fronte a quella specie di provocazione. Il Jongin che conosceva avrebbe ricambiato con la stessa moneta, avrebbe risposto con altrettanta provocazione, con uno sguardo pieno di sfida. Quando voleva, aveva la lingua di un serpente. Ma invece rimase in silenzio, non si voltò nemmeno. Al suo posto, suo padre rispose. "C'è ancora molto da fare. Ha perso fin troppo tempo."

Chanyeol mostrò un piccolo e forzato sorriso. "Beh, vedo che ha già cominciato bene."

Le porte dell'ascensore si chiusero davanti a lui prima che potesse ricevere una risposta. E a quel punto, non voleva sentire altro. Quello che aveva visto e sentito era più che sufficiente. A quel senso di disappunto che aveva percepito prima si aggiunse anche disgusto. In così pochi giorni che lo aveva con sé, aveva già ridotto Jongin in quello stato. Lasciarsi alle spalle tutto quello era l'unica cosa che potesse fare. Era troppo furioso per gestirla in quel momento. Ma quella sensazione nauseante continuava a rivoltarsi nello stomaco. Sono un po' deluso, pensò. Dopo tutti quegli anni, sperava che Jongin avesse imparato a non farsi più mettere i piedi in testa da suo padre ma forse era ancora troppo presto per sperare in un cambiamento così radicale. In fondo, quell'enorme ferita che si era aperta alcuni anni fa era davvero complicata da rimarginare. Certe ferite sono parecchio difficili da lasciarsi alle spalle e lui lo sapeva benissimo.





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Chiamarlo o non chiamarlo. Era questo il dilemma. Baekhyun fissava il suo cellulare ormai da dieci minuti, mentre se ne stava disteso sul letto di camera sua dopo essere uscito da una doccia rinfrescante. Aveva i capelli ancora un po' umidi e il vecchio ventilatore sul comò di fronte al letto rinfrescava il suo corpo già accaldato dalla temperatura di quella calda sera. Chanyeol aveva detto che aveva il permesso di chiamarlo, se ne avesse avuto il bisogno. Lo aveva detto qualche giorno prima ma la proposta doveva essere ancora valida. Ma il punto era, ne aveva veramente bisogno? Aveva veramente bisogno di conforto o voleva solo approfittare della sua gentilezza?

Erano appena le undici di sera. Era di sicuro tornato dal lavoro e probabilmente si trovava già a casa. Magari era già a letto a riposare dopo una lunga giornata di lavoro e chiamarlo lo avrebbe svegliato. O magari si stava godendo qualche attimo di relax prima di andare a dormire e la sua telefonata avrebbe potuto rovinare tutto. E se non era solo? E si trovava in giro a bere o mangiare con qualcuno? Gli uomini di affari come lui andavano spesso a bere con i loro soci o clienti e forse lui si trovava a una di queste riunioni di affari. E se, invece, era con una donna?

"Ahhh, non posso disturbarlo con i miei problemi!" si lamentò, lasciando cadere il telefono sul cuscino e mettendosi le mani tra i capelli, agitando la testa. Solo perché gli aveva dato il permesso non significava che poteva importunarlo per delle sciocchezze del genere. Anche se nell'ultimo periodo, Chanyeol si era mostrato molto più gentile e comprensivo nei suoi confronti. E, soprattutto, aveva molta più pazienza con lui. Durante i loro primi incontri quasi faceva fatica a sopportarlo e ciò non faceva altro che farlo sentire come un peso ma adesso era molto più a suo agio con lui. Sentiva sempre meno quella distanza che c'era tra loro. Forse adesso anche Chanyeol lo considerava un amico. O forse si stava solo montando la testa e quella sua insolita gentilezza si poteva tradurre in semplice cortesia.

E' meglio mettersi a dormire, pensò. Afferrò il telefono per riporlo sul comodino accanto al letto quando iniziò a vibrare tra le sue dita, poco prima di poggiarlo. Diede una rapida occhiata allo schermo e saltò dal letto non appena video 'Park Chanyeol' scritto in alto. Il telefono quasi gli scivolò dalle mani mentre rispondeva alla telefonata. "P-Pronto?"

"Hai risposto in fretta. Avevi il telefono in mano?"

Era davvero la voce di Chanyeol? Diede un'altra rapida occhiata allo schermo. Il nome era giusto. Com'era possibile? Aveva davvero telefonato lui per primo? "Sei tu, Chanyeol?"

"Che intendi dire? Certo che sono io."rispose. "Non dirmi che non hai ancora registrato il mio numero sulla rubrica."

"N-No, è che…" balbettò. "N-Non mi aspettavo una tua telefonata."

"Non ti sei fatto sentire quindi ho pensato che fossi ancora giù come quel pomeriggio alla caffetteria. Ti senti meglio, adesso?"

"Sì." rispose. E si sentiva davvero meglio. All'improvviso, era come se ogni suo pensiero e timore fosse svanito dal nulla. Ascoltare la voce di Chanyeol, anche solo attraverso il telefono, aveva cancellato ogni sua angoscia. Che stupido che era stato a farsi tutte quelle paranoie. Avrebbe dovuto telefonare prima. Chanyeol era stato in pensiero per lui e ciò non fece che fargli provare un senso di colpa tremendo. "Mi dispiace che tu ti sia preoccupato per me."

"Non è nulla. disse. "Avevi una faccia quel giorno. Mi sono sentito in colpa a lasciarti lì in quel modo."

"Sto meglio, adesso. Molto meglio. Anzi, benissimo." esclamò, mentre si metteva a sedere sul letto con l'entusiasmo di un ragazzino. "E tu come stai? Sarai stanco dal lavoro."

"A dire il vero, oggi sono arrabbiato. Ho avuto una pessima giornata."

"Perché?" chiese, con una punta di preoccupazione. "Qualche tuo dipendente ti ha fatto arrabbiare?"

"Più o meno."

"Dovresti metterlo in punizione, allora."

Chanyeol rise dall'altro capo del telefono. "Non siamo mica a scuola."

Un leggero rossore apparve sul suo viso, imbarazzato da quella frase stupida. "H-Hai ragione…"

Chanyeol continuò a ridere mentre Baekhyun sprofondava il viso contro il cuscino. "Però adesso non sono più arrabbiato." aggiunse. "Credo mi sia passato."

Sorrise e si mise supino sul letto. "Mi fa piacere." disse. Era la prima volta che sentiva Chanyeol ridere in quel modo. Quando parlava, la sua voce era profonda ma quando rideva il suo tono diventava stranamente più dolce. Anche se erano al telefono, era come se riuscisse a vederlo davanti ai suoi occhi. Riusciva a immaginare i tratti del suo viso rilassati, le leggere piegature attorno ai suoi occhi e quel lieve rossore che appariva sulle punte delle sue orecchie ogni volta che sorrideva. Quell'immagine nella sua testa lo riempì di un calore insolito che partiva dal petto fino a riversarsi su tutto il corpo.

"Ehy, Chanyeol."

"Cosa c'è?"

"Posso venire in ufficio, domani?" chiese, senza alcuna esitazione.

"Perché vuoi venire?"

Perché? Bella domanda. Non aveva un motivo ben preciso. Perché non aveva nulla da fare? In realtà, doveva vedersi con Kyungsoo e gli altri al campus in tarda mattinata. Per noia? Aveva da ripassare qualche cosetta per gli esami quindi non poteva permettersi di essere annoiato. Forse perché gli andava di vederlo? Probabilmente era quello il motivo ma ammetterlo era fuori discussione. "Voglio chiedere scusa alla guardia che ho morso, quel giorno." Fu l'unica scusa decente che gli venne in mente.

Chanyeol ridacchiò. "Va bene. Ma solo se prometti ti fermarti poco."

"Lo prometto."

Non solo il suo umore si era risollevato del tutto ma il giorno seguente avrebbe anche rivisto Chanyeol. Era come se la fortuna fosse finalmente ritornata dalla sua parte. Era ora. Dopo una serie di giornate passate ad angosciarsi con pensieri che non facevano altro che buttargli l'umore sotto le scarpe, un po' di buonumore era quello che gli serviva. E anche quella volta, il merito era tutto di Chanyeol.

"Adesso devo chiudere." dichiarò Chanyeol, all'improvviso. "Domani ho una riunione già alle 9:00."

In altre circostanze, sarebbe stato triste. Come qualche giorno prima, alla caffetteria, quando si era alzato per andarsene. Ma ora era diverso. Sapeva che lo avrebbe rivisto il giorno dopo. Non aveva motivo di essere triste. "Va bene!" esclamò. "Allora a domani! Buonanotte!"

"Buonanotte." rispose, Chanyeol, dall'altro capo del telefono poco prima di mettere giù.

Era incredibile come scambiare quattro chiacchiere con qualcuno potesse stravolgere l'umore di una persona in quel modo. Era come se tutti i suoi pensieri di quel periodo non fossero mai esistiti. Aveva persino dimenticato l'ansia per gli esami finali che avrebbe dovuto affrontare la settimana successiva. Si sentiva entusiasta e carico di energie, come se si fosse svegliato dopo una lunga e sana dormita. La sua più grande fortuna di quell'anno era stata conoscere Chanyeol. Ormai ne era sempre più convinto.







Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che si era svegliato col buonumore. Gli ultimi giorni erano stati stressanti sia a causa dello studio ma anche per tanti altri motivi. Quel giorno, aveva la mente libera dai pensieri cupi e anche quel fastidioso peso sulle spalle sembrava avergli finalmente dato tregua. E l'unica persona che doveva ringraziare era Chanyeol. La breve telefonata della sera precedente lo aveva graziato e lasciato dormire bene dopo tante notti di sonno scomodo. Dopo una buona colazione anche se consumata di fretta, si era vestito e di corsa era uscito di casa per prendere l'autobus il prima possibile. Mentre aspettava che l'ascensore del KEG arrivasse al 26° piano dell'enorme grattacielo, fischiettava allegramente una canzone battendo il piede a tempo.

Come quell'altra volta, non era stato difficile entrare. La parte più difficile restava superare gli uomini di guardia al 26° piano. Ma questa volta non aveva nulla di cui preoccuparsi. Aveva chiesto il permesso di venire e gli era stato concesso. E anche se qualcuno avesse tentato di bloccarlo all'uscita dell'ascensore, sarebbe bastato prendere il telefono e chiamare Chanyeol. Dopo quella telefonata, non lo imbarazzava più l'idea di digitare il suo numero. Anzi, gli sembrava così naturale l'idea di sentire la sua voce dall'altro capo del telefono. Non vedeva l'ora di farne un'altra. Ma vedersi di persona era molto meglio.

La prima cosa che vide non appena l'ascensore si aprì fu la marea di gente che faceva avanti e indietro lungo il corridoio. Quel fastidioso e continuo chiacchiericcio degli impiegati invase immediatamente le sue orecchie. Era come lo aveva lasciato l'ultima volta. Gli bastò percorrere appena qualche metro per riconoscere il primo volto famigliare, quello che gli interessava di più. A differenza dell'altra volta, Chanyeol era fuori dal suo ufficio. Teneva in mano un paio di fogli su cui stava dando una rapida occhiata. Man mano che finiva di leggerli, li passava alla donna accanto a sé che li riponeva uno ad uno dentro una cartella gialla col simbolo della compagnia stampato sopra. Indossava un completo nero e i capelli erano pettinati come sempre. La riunione di cui gli aveva parlato la sera precedente doveva essere già finita.

Si avvicinò piano piano, senza farsi notare troppo dagli altri dipendenti, e picchiettò la spalla di Chanyeol non appena lo raggiunse. Quando si voltò, aveva l'espressione un po' distratta e stanca, anche se erano appena le dieci e mezza del mattino. "Ciao!" esclamò, con un sorriso.

"Oh, sei già qui." disse. "Nel messaggio di stamattina avevi scritto che saresti arrivato alle 11:00."

"Ho fatto prima del previsto. Ho interrotto qualcosa di importante?" chiese, riferendosi ai fogli che teneva in mano.

"No, ho appena finito." rispose. Poi si rivolse alla donna accanto a lui. "Vanno bene così. Possono essere spediti. "

"Sì, signore." disse lei, a voce bassa, riponendo anche l'ultimo foglio dentro la cartella.

"A proposito…" Si rivolse a lui. "Lei è Lee Jieun. È la mia segretaria." disse. La donna che aveva di fronte era alta quanto lui, forse anche grazie ai tacchi che portava. Indossava una semplice camicia bianca e una gonna nera che arrivava a metà coscia. I suoi capelli scuri erano, raccolti in un piccolo chignon basso. Dalla fronte scendevano delle sottili ciocche mosse che arrivavano fino ai lati degli occhi. Sul viso aveva un leggero trucco, molto semplice. Nell'abbigliamento non era molto diversa dalle altre dipendenti che aveva visto in giro. Anzi, poteva dire che, a parte, Chanyeol, tutti quelli che lavoravano lì dentro erano tutti vestiti allo stesso modo ma lei, in qualche modo, aveva qualcosa di diverso. Aveva uno sguardo estremamente dolce, i lineamenti del viso raffinati e un portamento elegante e composto. Benché nell'abbigliamento fosse simile agli altri dipendenti, la sua aura era molto più sofisticata degli altri e non era molto sorpreso di questo. Era più che logico che Chanyeol fosse circondato da persone così belle e raffinate. "La prossima volta, puoi rivolgerti a lei se non dovessi trovarmi in ufficio."

"P-Prossima volta?"

"Ho come la sensazione che questa non sarà l'ultima volta che ti vedrò qui."

Gli stava forse dando il permesso di venirlo a trovare ogni tanto? O forse stava solo fraintendendo tutto per girare quelle parole a suo favore? Non era molto importante saperlo, in quel momento. Ciò che più gli interessava era che ci sarebbe stata una prossima volta. "V-Va bene!" balbettò. Poi, andò di fronte a lei e si inchinò in maniera molto formale. "Piacere di conoscerla, io sono Byun Baekhyun! Può chiamarmi Baekhyun, se preferisce! Anzi, la prego, mi chiami Baekhyun! Spero diventeremo grandi amici!"

La donna sbatté le palpebre per qualche secondo, un po' per lo stupore per quell'eccessivo entusiasmo, un po' per la confusione. Ma poi gli sorrise e anche lei fece un inchino ma più elegante, e non goffo e sgraziato come il suo. "Piacere di fare la sua conoscenza, signore. Sono Lee Jieun."

"S-Signore?" Il viso di Baekhyun divenne rosso come un pomodoro. "N-no, le ho d-detto di chiamarmi B-Baekhyun..."

"Oh, chiedo scusa se l'ho messa in imbarazzo."

"N-No, non sono imbarazzato." mentì. Imbarazzato lo era e anche tanto. Ma non poteva far altro che mentire, anche se il suo viso lo aveva già sicuramente tradito. Chanyeol accanto loro guardava altrove, era appena voltato dall'altra parte. "E tu perché stai ridendo?"

"Non sto ridendo." rispose, subito. Ma sulle labbra aveva ancora stampato un sorriso che riusciva a trattenere a fatica e neanche il broncio che aveva messo su Baekhyun sembrava levarglielo dalla faccia. "Può andare." aggiunge, rivolgendosi alla sua segretaria. La donna si inchinò rapidamente di fronte a Chanyeol e poi fece lo stesso di fronte a lui prima di allontanarsi e lasciarli da soli. La guardò allontanarsi senza staccarle gli occhi di dosso, con ancora il viso un po' rosso.

"Vedo che la mia segretaria ha fatto già colpo." La voce di Chanyeol lo riportò alla realtà.

"N-Non è affatto così."

"Certo, come no." scherzò. "Ma ti conviene non sperarci troppo. È già impegnata ed è prossima al matrimonio."

"Ti ho detto che non è così! Non la stavo guardando in quel modo!"

Chanyeol lo colpì sulla fronte con un dito e quel piccolo strato di pelle si arrossò leggermente. "Non sei venuto qui per altri motivi?" chiese.

Finalmente si ricordò del vero motivo per cui si era recato lì. O meglio, la scusa che aveva usato. Si era svegliato, quella mattina, dopo averla quasi rimossa. Per fortuna, se ne ricordò strada facendo e fece una piccola deviazione prima di arrivare alla compagnia. Aveva pensato che un modo per addolcire delle scuse fosse quello di allegarle a qualcosa di altrettanto dolce. Un banale piano che nella sua testa gli era sembrato avere senso.

I suoi occhi si fecero spazio tra i vari impiegati e diede una rapida occhiata verso gli ascensori che si trovavano all'inizio del corridoio. Quando era arrivato non ci aveva fatto molto caso e non li aveva nemmeno notati ma i quattro uomini che la scorsa volta avevano impiegato tutte le loro energie per non lasciarlo passare erano al solito posto. Un po' distanti dagli ascensori ma sempre in allerta e con l'espressione seria.

Aveva un po' paura ad avvicinarsi a loro. Forse anche a causa delle loro possenti figure. Erano tutti molto alti e muscolosi, le loro spalle erano ampie come un armadio, averli davanti era come avere di fronte delle montagne per uno bassino come lui. Ma ciò che lo intimoriva di più erano i loro sguardi. Estremamente rigidi e composti, come quattro statue che prendevano vita non appena ricevevano un ordine o avvertivano un pericolo. Aveva tirato fuori quella scusa del chiedere perdono alla guardia a cui aveva fatto male senza neanche pensarci molto e gli era sembrata anche abbastanza banale e stupida come scusa. Ma adesso che doveva farlo sul serio, era troppo spaventato anche solo per fare un passo.

"Non avere paura. Ci sono io con te." gli sussurrò Chanyeol a un orecchio, mentre lo spronava a camminare verso di loro. Sentì il tocco saldo delle mani di Chanyeol contro la pelle delle sue braccia e ciò gli diede un enorme coraggio ma non sapeva se fosse sufficiente. Arrivati vicino a loro, i quattro uomini si radunarono e rimasero in attesa che Chanyeol dicesse loro qualcosa. "Su, dii quello che volevi dire." lo incoraggiò nuovamente, a bassa voce.

Oltre ad essere parecchio spaventato era anche in completo imbarazzo. Si sentiva come un bambino delle elementari spronato dalla mamma a chiedere scusa a un altro bambino con cui aveva litigato. Si sentiva molto ridicolo però sentiva anche di dover delle scuse a quegli uomini, in particolare a uno di loro. Prese un profondo respiro prima di iniziare a parlare. "Mi dispiace per l'altra volta. Non volevo essere maleducato." disse, tenendo la testa bassa, incapace di incontrare i loro sguardi. Le sue guance stavano quasi per esplodere per quanto erano rosse e calde. Raccolse un po' di coraggio e sollevò lentamente gli occhi verso uno di loro, quello più alto. Quello a cui aveva morso il braccio. La fasciatura di cui aveva parlato Chanyeol era sparita e sembrava che quel morso non avesse lasciato alcun tipo di cicatrice ma l'idea che fino alla scorsa settimana avesse costretto quel gigante a medicarsi il braccio a causa della sua impulsività risvegliò in lui molti sensi di colpa. Si mise di fronte all'uomo con dei passi rapidi. "Le chiedo scusa per il morso. Non era mia intenzione farle del male." disse, con un piccolo inchino.

Tutti e quattro avevano uno sguardo un po' confuso ma almeno quell'espressione seria e fredda era sparita. Solo la vittima del morso parlò. "È tutto passato, signor-"

"Tenga!" disse, porgendogli una busta di carta di un verde pallido che teneva in mano da quando era arrivato. "Sono dei muffin che ho preso alla caffetteria in cui lavoro. Sono di vari gusti. Potete dividerli tra di voi."

L'uomo esitò un attimo con le mani a mezz'aria, con l'espressione di chi non sapeva se accettare quella busta o rifiutarla. Anche nel volto degli altri tre si fece spazio la confusione ma anche un pizzico di stupore. Alla fine, l'uomo la afferrò e il cuore di Baekhyun si liberò di un altro peso. "Prometto che farò il bravo la prossima volta."

I quattro uomini si guardarono tra di loro, ancora confusi, ma poi si inchinarono brevemente prima verso di lui e subito dopo verso Chanyeol prima di ritornare alle loro postazioni precedenti. Evidentemente erano uomini di poche parole o magari era il loro lavoro a obbligarli a parlare poco ma tutto sommato andava bene così. Una parola di troppo poteva rischiare di farlo sprofondare nel totale imbarazzo e si era già reso abbastanza ridicolo.

"Sei la prima persona a cui vedo regalare dei muffin a degli agenti della sicurezza." disse Chanyeol. "Più che un regalo di scuse sembrava un modo per corromperli."

"Non era quello il mio obiettivo. Volevo solo essere gentile."

Chanyeol lo colpì di nuovo sulla fronte con un dito. Il suo gesto era scherzoso, quasi volesse prendersi gioco di lui nella maniera più tenera possibile e non c'era nessuna intenzione di fargli del male. "Lo so." disse, mostrando il suo solito sorriso. "Però non posso farti restare qui. Quella è stata un'eccezione."

Un po' deluso lo era ma sapeva fin dalla sera precedente di non poter rimanere. Almeno non stava cercando di cacciarlo come l'altra volta. Quel che era certo era che c'erano stati parecchi passi avanti nella loro amicizia. Voleva rimanere di più. Una minuscola parte di sé voleva trovare il coraggio per insistere a rimanere, anche se sapeva che avrebbe ricevuto un 'no' come risposta. Solo per fargli capire che voleva passare più tempo in sua compagnia. Ormai si conoscevano da quasi un mese ma avevano avuto così poche occasioni per vedersi come due normali amici. Nonostante ciò, sapeva di doversi arrendere. "Va bene." disse, infine.

Chanyeol lo accompagnò fino ad uno degli ascensori e lo richiamò per lui. "La prossima settimana ci sono gli esami di fine semestre, giusto?"

"Sì, martedì." Gli esami erano l'ultima cosa a cui voleva pensare. "Sono un po' preoccupato, ad essere onesti. Ho paura di fare un disastro."

"Se hai studiato, andranno bene." disse, con un sorriso. "Non farti prendere dal panico."

Benché fosse felice di aver ricevuto un incoraggiamento da lui c'era qualcosa che poteva renderlo ancora più felice. Tutto stava nel trovare il coraggio di chiederlo. Una semplice domanda, non era nulla di che, ma la paura di ricevere una risposta negativa lo frenava. Ma se avesse detto di sì, avrebbe affrontato gli esami con molta più voglia e determinazione. Tentar non nuoce. "Chanyeol…"

Il suono delle porte dell'ascensore che si aprì davanti a loro lo interruppe ancora prima di riuscire a formulare la domanda. Tempismo pessimo. "Cosa c'è?"

Quel poco di coraggio che aveva accumulato in quei brevi secondi si era come volatilizzato. "N-No… niente."

In silenzio, entrò dentro l'ascensore e salutò Chanyeol con la mano mentre quest'ultimo lo ricambiava con un sorriso e le porte automatiche si chiusero davanti a sé, separandoli. Bastava così poco per chiederglielo. Era così semplice. Chanyeol, ti andrebbe di andare da qualche parte insieme dopo gli esami? Era una domanda banale. Non capiva perché si fosse bloccato in quel modo. Anche se avesse risposto di no, ci sarebbero state altre occasioni per invitarlo. Il momento in cui avrebbe messo da parte il suo lato da codardo era ancora troppo lontano.

Sconsolato, si avviò verso l'uscita della compagnia per dirigersi verso il campus in cui lo stavano aspettando Kyungsoo e gli altri suoi amici. Oltrepassò la grande porta automatica dell'ingresso tenendo la testa chinata verso il suo cellulare che aveva tirato fuori dalla tasca non appena ricevette un messaggio e andò a sbattere contro qualcuno che stava entrando. Sollevò la testa, pronto a chiedere scusa, quando i suoi muscoli si irrigidirono non appena i loro occhi si incrociarono.

"Baekhyun." La voce di Jongin gli entrò nelle orecchie, un tono sorpreso ma anche confuso.

Non aveva tenuto conto della possibilità di poterlo incontrare lì. Di nuovo. Già una volta ci era cascato e si sentì uno stupido a non aver nemmeno pensato a prendere precauzioni come trovare un'uscita secondaria o semplicemente stare attento a chi aveva davanti prima di uscire. E adesso lo aveva di nuovo lì davanti a sé, con la stessa espressione dell'altra volta. Ma stavolta non aveva Chanyeol ad aiutarlo a trovare una scusa per spiegare il motivo della sua presenza lì. Anche se, pensandoci bene, aveva necessariamente bisogno di giustificarsi?

"Perché sei di nuovo qui?" Non sono affari tuoi, voleva dirgli, ma non voleva evitare di essere sgarbato. Poteva dirgli la verità ma non ne vedeva il motivo. "Sei stato di nuovo da lui?" Alzò la voce come quella volta. "Per che cosa, stavolta?"

Baekhyun sospirò forte. Non aveva voglia di discutere di nuovo di quella faccenda. Lo ignorò, allontanarsi da lui senza dire una parola. Non voleva essere così scortese. Aveva promesso a Chanyeol che avrebbe trattato la situazione in un modo avrebbe ferito Jongin il meno possibile ma quello sguardo accusatorio, quegli occhi così pieni di astio che gli aveva mostrato mentre gli poneva quelle domande con quel tono di voce così arrogante e severo quasi avesse commesso chissà quale crimine un po' lo irritarono e fecero crescere in lui una strana e sgradevole sensazione e tutto ciò che poteva fare era non guardarlo in faccia per non accrescere quella sentimento poco piacevole.

Jongin lo afferrò per un braccio e lo tenne stretto con una presa salda e decisa. "Cosa c'è che non puoi dirmi?"

"Non so di cosa tu stia parlando."

"Lo sai benissimo, invece." Continuò con lo stesso tono arrogante.

"Lasciami il braccio. Mi stai facendo male." lo intimò. "E ci stanno guardando tutti."

Il tono di voce alto di Jongin attirò l'attenzione non solo dei passanti all'esterno ma anche di alcuni degli impiegati che erano stati così sfortunati da passare vicino all'ingresso proprio in quel momento. Alcuni bisbigliavano tra di loro, altri rimasero a guardare con aria incuriosita. Quegli occhi puntati su di lui lo misero in imbarazzo ma lo fecero anche un po' arrabbiare, allo stesso tempo. "Lasciami andare ti ho detto." esclamò, mentre si liberava della presa, ritirando via il braccio con forza.

Si voltò nuovamente e cercò di avviarsi verso il campus ma Jongin sembrava non volersi arrendere, quella volta. Il suo tono di voce non era stato abbastanza convincente quanto quello di Chanyeol. Quanto avrebbe voluto il suo aiuto in quel momento ma da un lato era contento che non fosse lì. Con molta probabilità, lo avrebbe messo in imbarazzo di fronte ai suoi stessi dipendenti. Non voleva che diventasse oggetto di pettegolezzo a causa sua.

"Perché continui ad evitarmi?"

"Non ti sto evitando." rispose. "So già dove vuoi andare a parare, Jongin. Non voglio ascoltare le stesse assurdità di quella volta."

"Assurdità? E lo dici mentre scappi senza neanche guardarmi negli occhi?"

Si fermò di colpo e gli rivolse lo sguardo più severo che potesse fare. Di fronte a sé, anche Jongin aveva lo stesso sguardo. Era più agguerrito che mai. Che fosse finalmente arrivato il momento di dirgli la verità e sistemare quella ridicola faccenda una volta per tutte? Sperava di farlo in maniera diversa ma lo stava praticamente costringendo a usare le maniere forti. "Smettila di andarmi dietro, Jongin. Non otterrai nulla. Non posso darti nulla di ciò che vorresti." disse. "Mi dispiace che tu ti sia illuso che potesse esserci qualcosa tra noi due ma tu non mi interessi e non ci sarà nulla che riuscirà a farmi cambiare idea."

Quelle frasi le sputò quasi fossero veleno. Per giorni e giorni, aveva avuto in testa scenari immaginari in cui finalmente trovava un modo per rifiutarlo senza essere troppo duro, come Chanyeol gli aveva personalmente richiesto. Sperava di farlo in un posto tranquillo, appartato, lontano da occhi e orecchie indiscrete, magari con qualcosa da bere davanti. Voleva spiegargli per bene le sue ragioni piano piano, con delicatezza per stare attento a non ferire troppo i suoi sentimenti. Immaginarlo quei tipi di scenari gli faceva trovare il coraggio di farlo il prima possibile. Ma mai aveva previsto di farlo in mezzo alla strada, con quella crudeltà e con degli estranei che gli passavano vicino.

Jongin rimase in silenzio, era come se gli avessero mozzato la lingua tutto d'un tratto. Quell'espressione severa e fredda che aveva pochi istanti prima era sparita e aveva lasciato spazio a quello che sembrava un'espressione vuota. In qualche modo, era come se riuscisse a sentire il suo cuore spezzarsi in mille pezzi dentro il petto ma era troppo arrabbiato per curarsene, in quel momento. "E' per lui, vero?" chiese, infine.

Era proprio quello che non voleva sentire. Di nuovo quella stupida supposizione, la stessa che gli aveva rovinato l'umore nei giorni precedenti. Per giorni aveva cercato di levarsela dalla testa ma gliela aveva di nuovo spiaccicata in faccia e più la sentiva e più la trovava assurda. Oltre al fatto che ciò non faceva altro che renderlo ancora più agitato. "Non è come pensi." disse. "Te l'ho detto, non c'è nulla di simile tra me e Chanyeol. Siamo solo amici."

"Anche l'altra volta lo hai detto senza guardarmi negli occhi."

Non si era accorto di aver distolto lo sguardo. Lo aveva fatto inconsciamente, quasi d'istinto. Lui stesso non riusciva a darsi una spiegazione. Forse perché temeva che non sarebbe risultato abbastanza convincente se lo avesse guardato con gli occhi sbagliati. Oppure perché ogni volta che quella frase gli ritornava alla mente era come se quasi facesse fatica a convincere se stesso. Spesso capita di convincersi di qualcosa di falso o scorretto se questa veniva ripetuta più volte. Lui temeva di convincersi che forse quella sua supposizione non fosse poi così infondata. Ma non lo era. Non lo era assolutamente.

"Torna indietro, Jongin. Non abbiamo più nulla da dirci." gli disse, voltandosi nuovamente nella speranza che stavolta fosse riuscito effettivamente a convincerlo.

"Hyung!" lo chiamò. "Hyung, aspetta."

"Non chiamarmi hyung. Non siamo così in confidenza." ribatté, mentre continuava a camminare con passo svelto mentre Jongin continuava ad andargli dietro. Non era per niente così che doveva andare. Non era mai stato così scortese e maleducato con nessuno. Perché stava tirando fuori quel lato così fastidioso di sé proprio con lui?

"Ti prego, aspetta!" E continuò a ripeterglielo per svariato tempo, non sapeva quanto. Ma lui non si fermò. Continuò per la sua strada e riuscì anche ad evitare tutte le volte in cui Jongin tentò di afferrarlo per il braccio per fermarlo. Era più che intenzionato a mettere la parola fine a quella assurda situazione in cui si ritrovava ormai da settimane.

"Che succede qui?" La voce di Minseok risuonò nelle sue orecchie.

Senza che se ne rendesse conto, era già arrivato al campus e si era diretto verso al solito tavolo in cui i suoi amici lo stavano aspettando, quello vicino al grosso albero vicino al distributore automatico, come Kyungsoo gli aveva scritto nel messaggio ricevuto appena poco tempo prima. Aveva la sensazione di aver camminato per parecchio tempo quando in realtà erano passati appena pochi minuti. Jongin lo aveva seguito fin lì e adesso gli toccava anche mandarlo via, cercando di non far capire nulla di quello che stesse succedendo ai suoi amici.

"Qualcosa non va?" chiese nuovamente Minseok, che sembrò percepire l'imbarazzo e la rabbia in lui.

"Va tutto bene, hyung. Sta per andare via." lo rassicurò. "Ti ho detto di ritornare indietro." disse, rivolgendosi a Jongin stavolta.

"Non puoi obbligarmi ad andare via da qui se non voglio!"

"Allora abbassa la voce. Non voglio mettere in imbarazzo i miei amici." ribatté, cercando di mantenere un tono basso e calmo.

"Quindi per te sono solo motivo di imbarazzo? Non pensavo mi detestassi a tal punto!" disse, afferrandogli nuovamente il braccio. Stavolta lo teneva ancora più saldo di prima.

Baekhyun sospirò nuovamente. "Ti prego, Jongin. Non voglio litigare qui di fronte a tutti."

"Hai qualche problema? Non hai sentito che ti ha chiesto di andartene?" intervenne Kyungsoo, alzandosi dalla panca, con uno sguardo che avrebbe fatto paura a chiunque.

"Tu fatti gli affari tuoi, nanetto!" esclamò.

"Cosa hai detto?" Kyungsoo cercò di superare il tavolo e avvicinarsi a loro dopo quella provocazione, con la faccia di chi era pronto a fare a botte, ma Minseok lo trattenne per il braccio prima che potesse raggiungerli.

"Non essere maleducato con gli estranei, Jongin. Mi fai fare brutta figura."

Quella voce famigliare riecheggiò nelle orecchie di Baekhyun mentre un'altra mano afferrava il suo braccio con una stretta altrettanto salda. "C-Chanyeol."

"Hyung, che cosa ci fai qui?"

"Molla il suo braccio e te lo dirò." disse. Come se il suo tono di voce non fosse già abbastanza inquietante, i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio. La sua espressione era talmente cupa e minacciosa che irrigidì i muscoli di Baekhyun e fece tremare le sue gambe. Era la prima volta che vedeva un'espressione del genere nel suo viso. Un paio di occhi come quelli sarebbero stati in grado di far arretrare anche una bestia affamata.

Jongin rimase a fissarlo per qualche istante, con gli occhi paralizzati. Era quasi impercettibile ma le sue labbra tremavano come anche la sua mano stretta attorno alla sua pelle del braccio di Baekhyun. Dopo qualche istante, lentamente, Jongin lasciò andare la presa mentre abbassava la testa. La pelle che aveva stretto era un po' arrossata e gli faceva un po' male. Chanyeol allentò la stretta ma senza lasciare andare il braccio.

"Vi chiedo scusa per il suo comportamento. Farò in modo che possa riflettere su i suoi errori." disse, rivolgendosi ai suoi amici. "E vi chiedo scusa se oggi vi rubo il vostro amico, per oggi."

Rubare cosa? "Che hai detto?"

Senza nemmeno dargli il tempo di riflettere o realizzare cosa stesse succedendo, Chanyeol lo trascinò con sé, tenendolo stretto per il polso. Ripercorse la stessa strada di pochi minuti prima fino a portarlo al parcheggio esterno sulla sinistra della compagnia e senza dargli la possibilità di aprire bocca. Lo costrinse a salire sulla sua auto e partì, imboccando il lato opposto della via. Rimase in silenzio senza dargli alcuna spiegazione. In quell'istante, Baekhyun non aveva abbastanza lucidità per fare alcun tipo di domanda. Qualunque parola gli fosse uscita dalla bocca in quel momento sarebbe risultata futile. Era solo felice che fosse lì con lui e, al momento, bastava.







Non erano nemmeno le undici ma già la temperatura esterna aveva iniziato ad alzarsi. Quelle erano state giornate molto calde, molto più rispetto all'anno precedente, secondo il parere dei meteorologi. Erano solo alla prima metà di giugno e già stare all'aperto era parecchio difficile. Riuscire a reggere altri due mesi di un'estate così afosa sarebbe stata una vera e propria sfida. Ma il caldo era l'ultimo dei suoi problemi, in quel momento. Baekhyun era seduto su una panca di legno all'interno di una area verde nei pressi del fiume Han. Era un po' affollata, alcune famiglie passeggiavano con dei bambini, ma nonostante ciò sembrava un posto tranquillo. Qualche piccolo chiosco, camion di gelati e distributore automatico erano distribuiti in quello spazio. Un posto molto carino per passare qualche ora di relax assieme ad amici o famigliari. Gli ricordava un po' il parco accanto all'università, benché quello in cui si trovava in quel momento fosse decisamente più grande.

Ma l'ultima persona con cui si aspettava di ritrovarsi lì era sicuramente Chanyeol. Si era allontanato per qualche minuto per andare a prendere qualcosa di fresco da bere, aveva detto, ma dopo dieci minuti buoni non era ancora ritornato. Dopo averlo trascinato via dal campus, aveva sfrecciato con la sua macchina lungo la via, raggiungendo quel posto prima che potesse accorgersene. Era ancora confuso, a dirla tutta. Ma soprattutto, pieno di domande.

"Scusami l'attesa." La voce di Chanyeol lo distrasse dai suoi pensieri. "C'era un po' di coda al chiosco." Il ragazzo gli porse un lungo bicchiere con un liquido rosso chiaro, sembrava succo di frutta. Sulla superfice galleggiavano dei minuscoli cubetti di ghiaccio. "C'è qualcosa che non va? Preferisci qualcos'altro?"

"Eh? N-No, va bene." rispose, scuotendo la testa e afferrando il bicchiere. "Grazie."

Chanyeol si sedette accanto lui mentre iniziava a bere il suo succo di frutta freddo e Baekhyun fece lo stesso qualche istante dopo. Succhiò dalla cannuccia e il suo corpo accaldato ebbe qualche attimo di sollievo grazie a quella bevanda fredda. Succo di pesca, uno dei suoi preferiti. Chissà come aveva fatto ad indovinare. "Chanyeol…"

"Vuoi chiedermi perché ti ho portato qui, vero?"

Sussultò un attimo. Era davvero così facile da leggere o era Chanyeol ad essere sempre così bravo a decifrare i suoi pensieri? "Come facevi sapere cosa stavo per chiederti?"

"Hai la faccia confusa da quando siamo saliti in macchina." rispose. "E poi, mi sarei stupito se non ve lo avessi chiesto."

"Quello ad essere stupito sono io."

"Lo immagino." ridacchiò. "Mi dispiace se sono stato così impulsivo e ti ho trascinato via senza chiederti il permesso. E' solo che ho pensato che fossi a disagio in quella situazione e ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente." spiegò. "Ho pensato che allontanarsi per qualche ora fosse la cosa giusto da fare."

"Ma puoi farlo? Insomma… il lavoro e tutto il resto."

"Ho avvertito la mia segretaria e le ho detto di spedirmi tutto via email. Avevo solo qualche pratica da rivedere. Posso farlo benissimo anche a casa." disse.

Lo aveva fatto preoccupare di nuovo. Stava diventando un vizio, evidentemente. Più cercava di evitarlo, più questo succedeva. Nonostante tutto, era sempre stato un tipo piuttosto indipendente. Evitava a tutti i costi di chiedere aiuto agli altri, se non era strettamente necessario. Forse per paura di risultare un fastidio o un disturbo ma anche perché cavarsela da solo era qualcosa che era abituato a fare fin dalla nascita. Aveva tante persone su cui fare affidamento, come la nonna o i suoi amici, ma se riusciva a evitare di chiedere qualsiasi tipo di aiuto, era molto meglio. Ma sembrava non riuscirci con Chanyeol. Da quando lo aveva conosciuto era come se non riuscisse più ad affrontare le cose come faceva prima, nel bene o nel male. Era come se stesse diventando dipendente da quelle attenzioni che gli riservava così spesso senza nemmeno chiederglielo.

"Su, non fare quella faccia. Ti ho portato qui per sollevarti il morale ma sembri più giù di prima."

Scosse la testa. "N-Non sono triste." balbettò. "E' solo che mi dispiace essere un peso per te."

Chanyeol gli arruffò i capelli già spettinati con la mano. "Non sei un peso." disse, con tono calmo, mentre si alzava dalla panca con il suo succo freddo ancora in mano. "Vieni, andiamo a farci un giro! Qui vicino c'è un quartiere pieno di negozi."

Baekhyun gli rivolse un enorme sorriso mentre si alzava dalla panca con l'entusiasmo di un ragazzino. Forse quella giornata, iniziata bene ma poi rovinata, poteva ritornare bella come quando si era svegliato, quella mattina. Voleva mettere da parte ogni singolo pensiero e preoccupazione per qualche ora e godersi una giornata come si deve, come non faceva da tanto tempo. Era ancora presto per pensare alle vacanze e a divertirsi, specialmente con gli esami finali della settimana successiva, ma non gli importava. Quel giorno si sarebbe preso una breve ma meritata pausa.







I negozi dei quartieri più in voga erano una delle tante cose al mondo che più gli ricordavano a quale parte della società appartenesse: quella degli straccioni, per essere sbrigativi. Quel negozio in cui erano entrati era pieno di accessori e capi di abbigliamento - bellissimi, certo - ma uno più costoso dell'altro. In particolare, una camicia rossa a quadri tartan aveva attirato la sua attenzione perché gli ricordava una camicia simile a quella che la nonna gli aveva comprato da piccolo. Ma non appena sollevò il cartellino del prezzo, la sua testa iniziò a vacillare un po'. Perché mai una singola camicia deve costare più di un milione di won? Anche senza essere un esperto, poteva sentire che il tessuto era nettamente migliore rispetto ai vestiti che era solito comprare ma probabilmente il vero motivo di quel prezzo così alto era il nome della marca scritto dietro. Era incredibile come un semplice nome scritto su un'etichetta potesse cambiare a tal punto il valore di qualcosa.

Persino l'arredamento del negozio sprizzava ricchezza da ogni angolo e l'aspetto del personale che ci lavorava era curato in ogni minimo particolare. Non poté fare a meno di sentirsi fuori posto in un luogo come quello, specialmente considerando il modo scialbo con cui era vestito quel giorno. Al contrario, Chanyeol sembrava essere perfettamente a suo agio lì dentro mentre dava un'occhiata alla merce. Le commesse sembravano aver fiutato l'odore dei suoi soldi non appena aveva messo piede in negozio, considerando con quanta gentilezza lo avevano accolto quando erano entrati e ignorando completamente Baekhyun quasi fosse invisibile.

Anche quel giorno, l'aspetto di Chanyeol era impeccabile. A causa del caldo, aveva lasciato la giacca del suo completo in macchina e aveva arrotolato le maniche della sua camicia fino ai gomiti ma ciò non aveva danneggiato la sua elegante figura. Quella era la prima volta che riusciva a guardare per bene il suo corpo, di solito nascosto dalla giacca. Aveva un paio spalle ampie e la vita stretta, le curve dei suoi fianchi scendevano perfettamente lungo i suoi pantaloni. I muscoli della schiena erano piuttosto visibili attraverso il tessuto bianco della camicia così come i muscoli delle braccia. Era magro e slanciato e i suoi vestiti aderivano perfettamente ad ogni curva ed angolo del suo corpo. Non solo aveva un bel viso ma anche il suo corpo pareva fosse altrettanto bello.

"C'è qualcosa che ti piace?" chiese, all'improvviso mentre si avvicinava.

Baekhyun sussultò e distolse lo sguardo. Si era forse accorto che lo stava fissando? "N-No, niente."

"Questo dovrebbe starti bene." disse, appoggiando una maglietta sul suo petto come se stesse prendendo le misure ad occhio. "Vieni, vai a provarteli." Chanyeol lo afferrò per il braccio, mentre nell'altro teneva una manciata di vestiti, e lo trascinò verso una delle cabine prova maschili alla sinistra del negozio. Infilò i vestiti dentro una delle piccole cabine. "Su, entra."

"Perché devo provarli?" chiese.

"Perché voglio vedere come ti stanno."

Non era molto convinto della cosa. Perché provare dei vestiti se poi non poteva comprarli? Anche volendo, non poteva permettersi nemmeno la cosa meno costosa di quel negozio. Perché provarli, allora? Per poi rimanerne deluso mentre venivano riposati al loro posto? Non ne aveva molta voglia però Chanyeol sembrava così curioso di vederglieli addosso e non riusciva proprio a dirgli di no. Magari poteva essere divertente provare dei vestiti senza comprarli, un po' come facevano i liceali in giro dopo la scuola.

Certo che Chanyeol aveva gusto in fatto di abbigliamento. Tutte le cose che aveva scelto erano una più bella dell'altra. Mentre iniziava a mettersi le prime cose che gli erano capitate tra le mani, non aveva guardato i cartellini del prezzo. Perché farsi del male da soli? Non era masochista a tal punto. Una volta indossato il primo outfit, tirò la tenda di velluto della cabina e fece qualche passo avanti. Chanyeol era seduto con le gambe accavallate su un grosso divano bianco di pelle di fronte alla cabina mentre lo aspettava e nel frattempo due delle commesse lo avevano raggiunto. "Allora, che ve ne pare?" chiese, rivolgendosi alle due donne.

Il viso di Baekhyun divenne rosso dall'imbarazzo non appena gli occhi delle commesse gli si puntarono addosso. Lo imbarazzava da morire farsi guardare da due sconosciute. Le due donne si avvicinarono a lui con un grosso sorriso. "Le sta molto bene, signore." disse una delle due, con un tono molto gentile. Era già la seconda volta che qualcuno lo chiamava 'signore', quel giorno. "Mi permetta di aiutarla." La donna gli sistemò per bene il colletto della camicia e raddrizzò i bordi sulle spalle. "Così è perfetto." disse, infine.

"Le sta divinamente questo abbinamento. Mette il risalto le sue belle spalle." aggiunse l'altra. Belle spalle? Lui? Cosa erano disposte a inventarsi le commesse pur di vendere. Trucchi del mestiere, evidentemente.

"Prova anche il resto." disse Chanyeol.

"Prego." Una delle donna lo invitò a rientrare dentro la cabina prova e tirò la tenda per lui. Lo stavano forse usando come manichino o bambolina da vestire? Quei tre là fuori sembravano divertirsi. In particolare Chanyeol, a giudicare dal sorrisetto che aveva sul viso mentre lo guardava. Si mise un paio di jeans chiari un po' strappati sulle cosce e lo abbinò a una maglietta bianca a maniche corte con una piccola stampa floreale sopra un piccolo taschino e uscì nuovamente dalla cabina.

"Questo è un outfit un po' più casual ma anche questo le sta benissimo. Calza perfettamente con la sua figura." disse nuovamente una delle due, squadrandolo dalla testa ai piedi mentre il suo imbarazzo aumentava in maniera esponenziale.

"E' vero ti sta molto bene." aggiunse Chanyeol, ancora seduto. "Prova ad abbinarci anche le altre due magliette che ho preso. Dovrebbero star bene su quel paio di jeans."

Non riusciva a capire quanto tempo avesse passato dentro quella cabina prova. Forse mezz'ora, forse un'ora. Forse anche di più. Aveva provato di tutto. Da jeans a magliette, completi estivi e invernali, due paia di scarpe e anche delle cinture. Per fortuna, il negozio disponeva di aria condizionata, anche se aveva iniziato comunque a sudare un po'. Per fortuna, quello sembrava essere l'ultimo completo. Un paio di pantaloni neri, un maglione a collo alto marrone e un cappotto beige. Non era proprio il massimo indossare abiti invernali in piena estate.

"Incredibile! A lei sta bene qualsiasi cosa, signore."

"La mia collega ha ragione. Tutto le calza perfettamente."

Se ne rimase in silenzio per tutto il tempo, cercando di nascondere le guance rosse e assecondando ogni loro mossa e capriccio. Quelle due sembravano essersi messe d'accordo per metterlo in imbarazzo in ogni modo possibile. Ora, lo stavano pure prendendo in giro. Un altro complimento di troppo e il suo viso avrebbe preso fuoco.

Chanyeol si alzò dal divano bianco su cui era rimasto comodo tutto il tempo mentre lui era in balia delle due esuberanti commesse. Sfilò una sciarpa scura da uno dei manichini più vicini e gliela mise attorno al collo con gentilezza, sistemandola accuratamente. L'espressione sul suo viso era calma e dolce mentre passava le sue dita tra il tessuto della sciarpa. "Così è perfetto." sussurrò. "Va bene così. Prendo tutto quello ha addosso. E anche quello che ha provato prima. Comprese le scarpe."

"Certo, signore."

"Ma questi vestiti sono troppo stretti per te."

Chanyeol lo guardò, alzando un sopracciglio. "Chi ha detto che sono per me."

Eh? Forse aveva capito male. Doveva per forza aver capito male. "E-Eh?"

"Secondo te perché te li ho fatti provare? Certo non per perdere tempo." disse. "Sbrigati a cambiarti. Ti aspetto alla cassa."

Baekhyun lo afferrò per un braccio e lo trattenne con tutta la forza che aveva in corpo, con gli occhi incuriositi delle commesse che li fissavano mentre recuperavano dalla cabina tutti i vestiti che aveva provato. "Perché?"

"Perché mi va."

"Ma è una montagna di roba."

"E quindi?"

"Non hai visto quanto costano?"

"Sì, ho visto."

Calma e compostezza erano tutto ciò che traspariva dalla sua espressione. "Fai sul serio?"

"Ti sembra che stia scherzando?" Gli sfilò la sciarpa dal collo e lo portò dentro la cabina. Afferrò il paio di jeans strappati, la maglietta con la piccola stampa floreale e il paio di scarpe nere lucide e glieli porse. "Spogliati e indossa questi. I tuoi vestiti mettili dentro il tuo zaino."

Era quel tipo di persona che detestava farsi offrire anche un semplice caffè da un amico. Quando era piccolo la nonna era solita premiarlo con una paghetta che si guadagnava con dei lavoretti che faceva in casa o con delle commissioni e, anche se meritati, per lui era difficile anche accettare un solo spicciolo. Per cercare di non pesare troppo sulle finanze della casa, non appena ebbe l'età adatta, iniziò a lavorare part-time per non aver bisogno di chiedere soldi. Erano poco quello che guadagnava ma per lui erano più che sufficienti.

I regali li accettava, magari durante un'occasione particolare come un compleanno o a Natale. Ma se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito di no. L'idea che qualcuno potesse spendere soldi e tempo per fargli un regalo non lo allettava molto. Non gli piaceva essere motivo di disturbo ma se era un amico a farlo, tutto sommato, non era male. Poteva anche chiudere un occhio. Ma accettare tutti quei regali andava ben oltre ogni sua immaginazione, soprattutto se si trattava di regali così costosi. Cosa diavolo era passato per la testa a Chanyeol?

Quando uscì dalla cabina prova, cercando di mettere da parte ogni senso di colpa e imbarazzo, Chanyeol era già di fronte alla cassa mentre la commessa registrava i suoi acquisti. Otto buste di carta abbastanza grandi si imponevano sopra l'elegante bancone. La commessa restituì la carta di credito a Chanyeol, assieme alla ricevuta che si mise in tasca. "Oh, eccoti qui. Perché ci hai messo così tanto."

Voleva sfilare lo scontrino dalla sua tasca e leggere quanto avesse speso ma aveva come la sensazione che se avesse visto quella cifra, avrebbe avuto un mancamento e svenire di fronte a degli estranei non era proprio il massimo. "Vuoi portarne alcune tu?" chiese, riferendosi alle buste. Che aveva da sorridere tanto? Era la prima volta che gli mostrava una faccia da schiaffi come quella.

Con un gesto rapido, afferrò le prime buste che gli capitarono sotto tiro. "Andiamo." disse, voltandosi per raggiungere l'uscita dopo essersi leggermente inchinato per salutare le commesse. Non ebbe il coraggio di incrociare i loro occhi mentre lo salutavano con un sorriso e gli auguravano di rivederlo presto. Chanyeol lo seguì poco dopo, continuando a sorridere.

"Che c'è, sei arrabbiato?"

"No." Ma rispose, con un tono brusco.

Chanyeol ridacchiò. "Non fare così. A tutti piace ricevere regali, no?"

"Non a me." rispose. "I regali mi fanno sentire in debito con la gente." Chanyeol gli diede un piccolo pizzicotto sul braccio. "Ahia!"

"Non dire sciocchezze." disse, continuando a camminare, superandolo.

Gli corse dietro, agitando le buste che teneva in mano. "Mi hai fatto male!"

"Suvvia, era solo un pizzicotto."

"Ho la pelle delicata."

"Sei proprio un bambino."

Lo colpì scherzosamente sulla schiena con una delle buste. "A chi hai detto bambino?"

"Vuoi andare in un altro negozio?

"Non provarci nemmeno!"







"Ahhh, sono così pieno!" esclamò Baekhyun, grattandosi la pancia.

Per pranzo, dopo aver lasciato le buste in macchina, si erano fermati a un piccolo ristorante che serviva carne alla brace. Lo aveva costretto ad allontanarsi dai quartieri lussuosi e si erano ritrovati a vagare per un piccolo quartiere che non aveva mai visto non troppo distante da dove avevano parcheggiato. C'erano solo piccole attività e qualche locale qua e là. Avevano scelto quel ristorante quasi a caso, attirati dal menù colorato posto fuori. Chanyeol era intenzionato a pagare tutto il conto da solo e nonostante Baekhyun fosse un osso duro alla fine dovette cedere e non riuscì a convincerlo a dividere almeno quella spesa.

Il ragazzo ordinò quasi tutti i piatti del menù e i camerieri fecero avanti e indietro verso il loro tavolo. Quel giorno, aveva fatto colazione in fretta e furia pur di uscire di casa il prima possibile e a pomeriggio inoltrato lo stomaco non faceva altro che brontolare dalla fame. Aveva divorato ogni singola cosa che aveva davanti, con grande stupore di Chanyeol che lo guardava mangiare a sazietà senza fermarsi un attimo. Rimasero lì dentro per più di due ore e in quel lasso di tempo Baekhyun aveva consumato con un solo pasto più carne di quanta ne avesse mangiata negli ultimi due mesi. Dopo pranzo, avevano ripreso a girare per le viuzze della zona per un paio di orette e Baekhyun si era fermato a prendere un gelato che era riuscito a pagarsi da solo prima che Chanyeol uscisse il suo portafoglio, fregandolo sul tempo.

"Non avevo mai visto nessuno mangiare così tanto in vita mia." disse. "Ma dove la metti tutta quella roba? Sei magrissimo."

"Ho sempre mangiato così tanto e non ho mai avuto problemi di peso." spiegò. "Anche tu sei molto magro."

"Ma io non mangio così tanto."

"Mia nonna dice sempre che se mangi tanto vuol dire che sei in salute. Ma non so quanto sia vera questa cosa." ridacchiò.

Dondolava le gambe mentre se ne stava seduto su una panca in un parco in cui si erano fermati per godersi un po' della brezza che soffiava tra gli alberi. Dopo una giornata così calda era quello che ci voleva. "Sicuro che non vuoi anche tu un gelato?"

"Va bene così. Sono ancora pieno." rispose. "Tu, invece, sembra proprio che ci sia ancora spazio lì dentro."

"Ci vuole ben altro ben altro per saziarmi."

Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva passato così tanto tempo con una singola persona. Era stato così impegnato a studiare negli ultimi mesi che aveva messo da parte qualsiasi idea di uscire a divertirsi un po' con i suoi amici, rimandando tutto alla pausa estiva. Pur di stare assieme un po', si vedevano per pranzare insieme al campus o passare qualche oretta in compagnia tra una lezione e l'altra ma non era la stessa cosa. Inoltre, Minseok era impegnato col lavoro e Jongdae svolgeva un tirocinio ed era davvero difficile far combaciare i loro momenti liberi.

Durante quelle ore passate insieme, Chanyeol non aveva fatto altro che ascoltarlo mentre parlava ininterrottamente di qualsiasi cosa gli venisse in mente. Lui non parlava molto, doveva essere un tipo che preferiva starsene lì ad ascoltare piuttosto che chiacchierare. Ma il lato più interessante era che nemmeno per un attimo si era distratto. Aveva ascoltato tutto con grande interesse, o almeno così sembrava, come se gli interessasse ogni cosa che stesse dicendo. Chissà, poi, se gli interessava davvero o aveva solo finto per non essere scortese.

"Grazie di tutto!" Lasciò andare quelle parole quasi come un urlo, dopo aver finito il suo gelato e aver preso un grosso respiro. Finalmente aveva trovato il coraggio di dirlo.

Accanto a lui, Chanyeol sussultò sul posto, mentre era distratto dal suo cellulare."Eh?"

"Non ti avevo ancora ringraziato per tutto quello che hai fatto per me, oggi. Nessuno aveva mai fatto così tanto."

"Nessuno ti aveva mai fatto un regalo?"

"Regali a parte." disse. "Ero molto agitato prima. Non mi aspettavo che Jongin mi seguisse fino al campus. E quando ha iniziato ad alzare la voce, beh… non sapevo se sarei stato in grado di fermalo." spiegò. "Mi hai letteralmente salvato. Ma come facevi a sapere che lui era con me?"

"La mia segretaria era scesa al piano terra per spedire dei documenti e vi ha visti. Mi ha mandato un messaggio per dirmelo perché le ho chiesto di avvertirmi nel caso avesse visto Jongin, oggi. Quando sono sceso, non vi ho visti quindi ho pensato che forse eravate ti aveva seguito da qualche parte. Jongin non è un tipo che si arrende facilmente. L'università è stato il primo posto in cui ho pensato potesse averti seguito." spiegò. "Mi dispiace che si sia rivolto a tuoi amici in quel modo. Farò in modo che si scusi con loro il prima possibile."

"Non preoccuparti." disse. "I miei amici non sanno molto di questa storia e per questo erano molto stupiti. La prossima volta, gli spiegherò tutto per bene e mi scuserò per averli messi in imbarazzo." aggiunse. "E poi, devo chiedere scusa anche a te."

"Per cosa?"

Esitò per qualche istante prima di parlare. "Ti avevo promesso che avrei rifiutato Jongin nella maniera più gentile possibile ma invece ho fatto tutto l'opposto." disse. "Prima che tu arrivassi al campus, abbiamo discusso un po' per strada e lì gliel'ho detto. Solo che l'ho fatto in una maniera molto crudele. Non era mia intenzione, è solo che…" Non riusciva a trovare le parole giuste. "Ero arrabbiato. Ha cominciato a dire cose strane e mi sono sentito attaccato. Quello è stato il mio modo di proteggermi ma, senza rendermene conto, probabilmente l'ho ferito tantissimo."

Chanyeol rimase in silenzio ad ascoltarlo e quel silenzio, più di qualsiasi altra cosa, lo mise in agitazione. Non riusciva a decifrare la sua espressione. Era arrabbiato perché non aveva mantenuto quella promessa? Gliel'aveva chiesto come un favore personale, aveva detto, e probabilmente era arrabbiato perché l'aveva ignorato quella richiesta in maniera così superficiale. O magari, era deluso. Era la loro prima promessa da amici e lui l'aveva rotta così facilmente. Aveva paura di sapere cosa stesse pensando.

"Forse era inevitabile." disse, infine. "In fondo, se ti ha seguito per strada e fino al campus urlandoti dietro deve averti messo in imbarazzo di fronte a degli estranei. La tua reazione è più che giustificata."

"Sì, ma…"

"Evidentemente, non si poteva fare altrimenti." aggiunse. "So che non servirà a molto dirtelo ma non sentirti in colpa per questo. Hai fatto più di quello che dovevi. Già il fatto che tu ci abbia provato ad essere cortese è già stato fin troppo carino da parte tua. Sono io che avrei dovuto fare qualcosa. Forse a me avrebbe dato più ascolto, se solo avessi preso più seriamente questa storia."

"No, era compito mio farlo. Solo che speravo di farlo in maniera diversa."

"Ormai è fatta." disse. "Non serve a molto rimuginarci troppo. E se dovesse provarci ancora, allora me ne occuperò io."

La sola idea che dopo quelle parole Jongin potesse ancora provarci lo spaventava a morte. Perché probabilmente sarebbe finito per arrabbiarsi ancora di più e non voleva farlo. Quella sgradevole sensazione che provava quelle rare volte in cui gli capitava di arrabbiarsi era una delle cose che più detestava al mondo. Inoltre, quando si arrabbiava finiva per dire cose che non pensava ecco perché evitava qualunque situazione che potesse anche solo innervosirlo.

"Secondo te perché piaccio così tanto a Jongin?" chiese, all'improvviso. "Gli ricordo un suo ex, forse?"

"A Jongin piacciono le cose belle." precisò. "Ogni cosa bella attira la sua attenzione. Spende molto in vestiti all'ultima moda e per accessori costosi. Si è da poco rifatto l'intero guardaroba. Ha cambiato la macchina appena due mesi fa e la sua vecchia auto l'aveva acquistata solo sei mesi prima. Ha cambiato totalmente l'arredamento del suo appartamento con mobili importanti dall'Europa e gli piace circondarsi di persone belle."

"E io cosa c'entro, allora?"

Chanyeol sollevò un sopracciglio e, prima che potesse scansarsi, gli diede un colpetto sulla fronte come aveva fatto quella mattina. "Guardati allo specchio e avrai la risposta."

Il telefono di Chanyeol iniziò a squillare, rompendo quello strano silenzio che si era appena creato. Diede una breve occhiata allo schermo e la sua espressione cambiò. Baekhyun non ebbe nemmeno il tempo di sbirciare che si era già alzato per rispondere, allontanarsi dalla panchina su cui erano seduti. Da quella distanza non riuscì a sentire molto. La sua espressione si fece un po' tesa e i lineamenti del suo viso divennero seri. Non aveva alcun diritto di sapere chi ci fosse dall'altra parte del telefono ma non poteva far a meno di chiedersi chi fosse colui, o colei, che sembrava aver cambiato il suo umore con una telefonata.

A telefonata conclusa, Chanyeol lasciò scivolare il telefono dentro una delle tasche dei suoi pantaloni e ritornò a sedersi. Baekhyun raccolse un po' di coraggio prima di rivolgersi a lui. "E' successo qualcosa?"

"No. Va tutto bene." rispose, sorridendo eppure Baekhyun era quasi certo che ci fosse qualcosa di forzato in quel sorriso ma non aveva abbastanza coraggio per fare altre domande. E poi, non erano affari suoi. Ma non riusciva a digerire quell'improvviso cambiamento. Per tutta la giornata lo aveva visto sorridere. Perché mai quella telefonata doveva arrivare proprio in quel momento, rovinandogli la giornata?

Stava per aprire bocca quando Chanyeol lo batté sul tempo. "Senti, quell'invito a cena a casa tua è ancora valido?"

Baekhyun spalancò gli occhi. "S-Sì."

"E per oggi lo è?"

Le sue labbra si curvarono, mostrando un enorme sorriso. "Telefono alla nonna e le chiedo se va bene!" esclamò, alzandosi con uno scatto e allontanandosi in fretta e furia col telefono già in mano mentre digitava il numero che conosceva a memoria. Ritornò qualche istante dopo col viso più luminoso che mai. "Ha detto di sì! E ha anche detto che abbiamo fatto bene a telefonare così presto così avrà il tempo di preparare un'ottima cena!" esclamò.

"Bene." disse, alzandosi anche lui. "Facciamoci un ultimo giro e poi passiamo da una pasticceria. Voglio comprare qualche dessert e-"

"Torta con le fragole!" esclamò, senza dargli nemmeno il tempo di finire e gli occhi luminosi come due stelle.

Un sorriso, finalmente sincero, ritornò sul viso di Chanyeol. "Va bene. Prenderò anche quella."

"Allora sbrighiamoci!" Lo afferrò per il braccio e lo trascinò con sé verso l'uscita del parco, come Chanyeol aveva fatto con lui per tutta la giornata, con l'entusiasmo a mille.







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Nota dell'autrice.



Capitolo un po' più lunghetto, stavolta, ma mi sono concessa più tempo per scrivere e proprio non sono riuscita a trattenermi. Spero di farcela col prossimo.

   
 
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