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Autore: MaikoxMilo    15/07/2020    4 recensioni
Le voci di tenebra azzurra, cheta ma terribile, si stanno allungando sempre di più sul nostro mondo. Sono latrati di sofferenza che, rantolando, vanno sparendo sempre di più, sono singulti di dolore che affogano nel silenzio di una frattura spazio-temporale, sono pianti inermi di bambini che non sono mai nati. Tutto porta ad un unico filo conduttore, tutto è manovrato da un solo, unico, burattinaio che agisce in virtù di uno scopo più alto, imprescindibile. La Dimensione Terra, la dimensione delle possibilità, unica ancora a resistere nel Multiverso algoritmico, sta per venire risucchiata da un'altra estensione, vicina ma lontana, gemella ma distante: il luogo natio del Mago medesimo, Ipsias. L'altra. L'infinitamente ineffabile.
Ciò che è successo lassù, quale correlazione ha con la Dimensione Terra? Potrà la Melodia della Neve, la melodia di tutte le cose, opporvisi?
Nuove esperienze e battaglie attendono i Cavalieri d'Oro del XXI secolo, sempre accompagnati da Marta, Michela, Francesca e Sonia, ormai entrate di diritto tra le schiere dei custodi del tempio.
In un mondo che va eclissandosi... sarà possibile una nuova luce?
Naturalmente si tratta del seguito di Sentimenti che attraversano il tempo, del quale è necessaria la lettura!
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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Capitolo 9: Separazione

 

 

 

“A-aaaaaargh!” urlo, soverchiata da tutta quella potenza, percependo i miei piedi sollevarsi da terra contro il mio volere e farmi così rischiare di essere spazzata via.

“Marta!!!” grida Milo, acciuffandomi lestamente per un braccio e riportandomi così a terra, stringendomi a sé insieme a Sonia. Siamo tutti e tre sul punto di essere trascinati via dall’immenso potere congelante di Camus e Hyoga, che proprio in questo momento si è unito in un’unica, turbolenta, tempesta, come il vortice polare. Nessuno di noi può muovere anche un solo dito verso di loro, né tanto meno retrocedere. Siamo semplicemente bloccati, impotenti, Milo è sopra di noi, ci trattiene al suolo subendo lui, di riflesso, i danni maggioritari. Rabbrividisco, avvertendo il gelo penetrarmi nelle ossa.

“Do-dobbiamo f-fermarli, Milo! O… o finirà come… come durante la Battaglia delle Dodici Case… NO!” strepita Sonia, spaventatissima, stringendosi al petto del Cavaliere.

Ha paura. Anche io.

“L-lo so, piccoletta, n-non posso permetterglielo, ma… ma… se mi allontano da voi, subirete gli effetti di questo tremendo attacco senza alcuna difesa, e ho promesso a Camus di proteggervi! - farfuglia Milo, tossendo subito dopo, perché il solo parlare gli fa entrare ghiaccio nei polmoni, mozzandogli il fiato – A-amico mio, re-resisti ancora un po’, proteggerò le due ragazze e correrò da te, stavolta non ti lascerò solo, non andrà come in passato!” biascica poi, gli occhi lucidi in direzione del compagno.

Socchiudo le palpebre, sforzandomi di guardare la scena davanti a me, nonostante mi brucino gli occhi e avverta la pelle delle guance quasi sgretolarsi, come se fosse tagliata da un coltello sottilissimo.

“Fratellinooooo!!!” grido, cercando di sovrastare la tormenta, nella speranza che la mia voce lo raggiunga.

Camus nel frattempo, dopo aver annullato l’Aurora Execution di Hyoga con la propria, divarica ulteriormente le gambe, raddrizzando la schiena.

“Cosa ti succede, Hyoga? Mi sembri un po’ fuori allenamento, ti sei adagiato sugli allori in questi mesi?!” lo canzona, irriverente, un’espressione sinistra a solcargli la faccia. Lo sta provocando e non dovrebbe, non sa cosa sta rischiando, o forse… sì?

“Maledetto… - sibila il Cigno tra i denti, compiendo una breve danza prima di gettarsi a capofitto su di lui, deciso a non dargli più requie – Se sono fuori allenamento è a causa vostra, Maestro, considerando che, dall’arrivo delle nuove allieve, non mi avete più degnato di uno sguardo!”

Lo vedo cominciare a sferrare diversi pugni congelanti, che Camus evita con movimenti eleganti, inclinando il bacino o le spalle a seconda della direzione dei pugni. Non ribatte nulla, si limita a guardarlo con un misto di ripugnanza e freddezza, connotati che non gli avevo mai visto manifestare nei confronti del Cigno. Probabilmente essi sono dettati dal poter di Nero Priest. Come temevo, le frasi non dette pesano, troppo, e ora, senza più alcun filtro, si riversano a valle, come lago che rompe le barriere della diga e distrugge tutto ciò che è stato precedentemente costruito; tutto ciò che maestro e allievo hanno difficoltosamente costruito...

Hyoga intanto, intenzionato a non dargli requie, né a parole ne ad azioni, continua a sferrare attacchi sempre più veloci che lo sfiorano con sempre maggior violenza.

“Chissà che sollievo, per voi, non doverci avere più a che fare con me, eh? Shion vi… anzi, TI ha dato ordini di concentrarti su Marta, Michela e Francesca, mentre io ero pienamente sviluppato, vero?! Io, l’assassino del tuo Isaac...”

“...”

“Non era quindi più necessario tenermi d’occhio, addestrarmi, finalmente avevate un altro obiettivo, far crescere loro, il figliol prodigo non aveva più bisogno di cure, voi non avevate più alcuna ragione di fingere davanti a me, potevate finalmente cominciare a trascurarmi, senza più quello sciocco senso del dovere che vi ha fatto intestardire sul farmi maturare come Cavaliere! Non è forse così?!?”

“...”

Dalla mia posizione vedo Hyoga, già sotto torchio per il cosmo di Nero Priest, incattivirsi ancora di più, offeso e dileggiato dalla continua non risposta del suo maestro.

“Rispondete, dannazione! RISPONDI, DANNATO!” urla infatti Hyoga, fuori di sé, sferrando un pugno in pieno viso a Camus che stavolta non si oppone, subendo la furia scatenata dell’allievo. Persino il Cigno, vista la sua apatia, si blocca un attimo, incredulo, chiedendosi perché non abbia evitato l’attacco.

Ingoio a vuoto, spaventata nel vederlo perdere un po’ di sangue dal labbro, il destro di Hyoga ancora piantato lì, sulla nivea guancia, il viso del biondo a pochi centimetri dal suo, smosso da un miscuglio di incertezza se continuare ad essere furente, implacabile, o chiedergli chiarificazioni, sinceramente sbigottito.

E capisco. Lo capisco dal sudore che imperla la pelle di mio fratello, dall’espressione tirata e rassegnata, dallo stesso tremito del suo corpo: si sta opponendo al controllo di Nero Priest con tutte le sue forze, non vuole cedere, perché cedere completamente significherebbe fare del male a suo pupillo. E non vuole.

“Come al solito, Camus… - sento mormorare Milo, il suo respiro mi passa tra i capelli, mi giro, basita, lo stesso fa Sonia, notando l’espressione rattristata del suo maestro – Vuoi troppo bene a quel ragazzo, per questo stai cercando di controllarti con tutte le risorse che possiedi, ma… sei al limite, vero? Amico mio...”

Il Cigno intanto è sorpreso, bloccato. Vorrebbe attaccarlo di nuovo, il suo cosmo è pienamente acceso ma, ora che ce l’ha così vicino, ora che vede la sua espressione distrutta, come quella volta dopo la morte di Isaac, sente di non averne più la forza.

“Hyoga… hai ragione… ciò che dici corrisponde al vero: ero sollevato da poter avere altre allieve, da non avere solo te, perché mi eri rimasto solo te, lo sai. Quando sono arrivate Marta, Michela e Francesca, è stato come rinascere, ed è successo che ti ho trascurato, più o meno volontariamente. Del resto, non sono mai riuscito a perdonarti pienamente per aver causato la morte di Isaac...”

A quelle parole il Cigno balza indietro, ancora più oltraggiato, nuovamente vittima della furia cieca… autodistruttiva.

“E allora perché siete ancora lì ad opporvi al suo influsso?! Perché non mi disintegrate, con le vostre stesse mani?!? Io vi sto attaccando, con tutte le mie forze, e voi siete lì, a trattenervi, come quella volta all’undicesima casa, come quella volta che... vi ho ucciso! Non capite che sono un pericolo, per voi?!? Oppure mi sottovalutate, ancora una volta?!?”

“Non ti ho mai sottovalutato, Hyoga, conosco bene il tuo potenziale...”

“E ALLORA PERCHE’ NON FATE NIENTE?!? ATTACCATEMI FINO A DISINTEGRARMI, VENDICATE ISAAC!!!”

“Non posso...”

“Ancora questa storia?!? Se non potete voi, allora io...”

“...perché sei una parte insostituibile di me! Non posso farti del male, Hyoga, sarebbe come strapparmi il cuore con le mie stesse mani!”

La situazione pare calmarsi, tanto che la tempesta intorno a noi si placa quasi completamente. Hyoga abbassa il pungo, guardando per terra, un punto fisso, sinceramente mortificato. Camus ha riaperto gli occhi tristi, che scrutano l’allievo con quel senso di colpa che lo dilania dall’interno. Per un solo secondo, Milo ed io ci scambiamo un’occhiata rilassata, certi che il peggio sia passato, ma Sonia è di altro avviso. La sento infatti fremere, spalancare gli occhioni verdi nel distinguere un punto che noi invece non riusciamo a discernere. Non ho il tempo di muovere un muscolo, che la sento urlare, in preda al panico.

“Camus! Al tuo fianco!!!”

Non scorgo nessuno, nella sua direzione, ma una nuova ondata di fumo nero, come apparsa dal nulla, investe in pieno mio fratello, facendolo scomparire alla nostra vista. Istantaneamente mi agito, ho l’impulso di alzarmi e correre nella sua direzione, ma Milo mi blocca, per la seconda volta.

“Marta! Non sappiamo dove sia il nemico, rimani vicino a me, affinché io possa proteggerti, non allontanarti per nessuna ragione al mondo!”

“Milo, non è così, io la vedo… vedo dov’è!” interviene determinata Sonia, apprensiva.

“COSA?”

Non abbiamo il tempo di indagare ulteriormente, perché il fumo si dirada rivelando un Camus a gattoni, intento a respirare affannosamente. Non vi è nessuno al suo fianco, ma è come se la percepissi, in qualche modo, anche se non con la vista. Infatti poco dopo giunge alle nostre orecchie il suono della sua voce, una dissonanza che dilaga per tutto il perimetro della radura, impedendoci così di localizzarla tramite il suono.

“Non va bene, così, Acquario, non mi sono intrufolata dentro di te per farti esprimere dichiarazione spasmodiche di amore nei confronti del tuo pupillo, ma per vedervi menare le mani come due docili cagnolini da combattimento, mi intendi?”

“U-urgh...”

Nel frattempo il vento ricomincia a soffiare intorno a noi, sempre più forte: è il gelo di Camus, che sta traboccando.

“Su, parlate di qualcosa di interessante, avete nominato Isaac, giusto? Trattate della sua morte, per dire. - li incentiva malignamente, prima di rivolgersi solo a Camus - Ho letto nel tuo cuore, so cosa covi da anni, e ora… hai finalmente l’occasione per scatenarlo con tutto te stesso!”

“Il… il ragazzo non c’entra...”

“Ah, no? Non è stato Hyoga a gettarsi in mare per un morto, obbligando così Isaac, a soccorrerlo e a morire per lui?”

“U-urgh, l-la colpa… è stata… mia… I-io… non ero in… Siberia… quel giorno!”

“Te lo stai raccontando per te stesso, o per Hyoga? Suvvia, Camus, hai abbandonato l’allievo che tanto amavi per lui, non pensi che Isaac, forse, vorrebbe che tu, ciò che di più vicino aveva all’idea di padre, ti rivendichi sul biondino?! Avrebbe dovuto essere Cavaliere di Atena, giusto? Tu avevi già scelto, l’armatura del Cigno sarebbe spettata a lui, invece...”

“U-urgh...”

Mi si stringe il cuore a vedere la sua espressione sofferente. E’ inginocchiato per terra e ogni tanto tossisce, piegato, ma non del tutto vinto. La presa delle sue dita sulla gelida terra aumenta, in un estremo tentativo di controllo, che sta via via perdendo.

“Maledetta, dove sei?!” ringhia Milo, aumentando il cosmo e guardandosi intorno alla ricerca del nemico.

“Sonia! Hai detto poc’anzi che la riuscivi a vedere, dov’è?!?”la incalzo, sempre più agitata.

La mia amica si guarda intorno smarrita, sperduta, tentando di focalizzare l’attenzione su un punto stabilito. Non trovandolo.

“Pri-prima era al fianco sinistro di Camus, ma ora… ora è di nuovo scomparsa!” mi dice, tornando ad espandere il cosmo per ritrovarla.

“Merda!”

Il gelo sta ricominciando a ghiacciarci le vene, i muscoli, tutto. Siamo a distanza di sicurezza, ma è incredibile il potere di mio fratello, è sopra ogni cosa. Se lo riversa contro Hyoga, cosa potrà mai succedere?!

“Allora, Camus, hai finito di essere così ostico? Vuoi finalmente cedere?”

“N-no!” ribatté lui, sempre più sofferente, mettendosi le mani tra i capelli e scrollando violentemente il capo, come un cavallo imbizzarrito che vuole scacciare il proprio fante.

“Uff, che testone!”

“Maestro!!!” prova ad intervenire a sua volta Hyoga, parzialmente ripresosi, forse per le parole dette dal suo amato mentore.

“Tu zitto, numero 2! Non saresti neanche dovuto diventare Cavaliere, sei talmente facile da manovrare che quasi mi annoi, almeno il tuo maestro si sta rivelando più interessante!” lo ferma subito lei, maliziosa. Vedo Hyoga sbilanciarsi e cadere a terra, in preda anche lui alle convulsioni.

Qui sta per scoppiare una mezza tragedia, e noi non possiamo fare assolutamente nulla, non lo sopporto! Non… devo inventarmi qualcosa, SUBITO!

“Non riesco ad individuarla, dannazione, sembra dappertutto e in nessun posto allo stesso tempo!” sbraita Sonia, sempre più frustrata. Maledizione!

In cerca di una soluzione disperata, come dal nulla, avverto la risatina di Nero Priest, ma stavolta si rivolge a Hyoga.

“A quanto pare mi sbagliavo, Cigno… in verità ti stai trattenendo anche tu, stando ben attento a non sfoderare un potere che in verità possiedi ampiamente. Allora non sei poi così mollo, interessante! - si congratula Nero Priest, tornando nuovamente a sussurrare a Camus – Acquario, sei morto per permettere al tuo pupillo di raggiungere lo Zero Assoluto, giusto? Chissà cosa ne penserebbe Isaac, l’allievo che hai abbandonato per il benessere di questo fetente!”

“Ma-maledetta...”

“Maledetta io? Maledetto tu, semmai, che continui a mascherare la tua vera essenza dietro i buoni propositi! - lo zittisce, prima di tornare su Hyoga – Ehi, Cigno, hai mai soppesato a sufficienza il fatto che il tuo maestro abbia fatto sprofondare la nave in cui riposava tua madre solo per vendetta nei tuoi confronti?!”

“Co-cosa?!?”

“Sì, prova a richiederglielo ora che cede al mio influsso, vediamo cosa ti risponde...” ridacchia sadicamente Nero Priest, prima di scomparire di nuovo nel vuoto, senza aver dato a noi l’occasione di rintracciarla.

“Maestro, è vero quello che ha detto?!”

Camus, sulle prime, non dice niente, si limita ad alzarsi in piedi, il fiato ancora corto. Ma i suoi occhi sono cambiati, conducono un’altra luce con loro, terribile.

“Rispondete, è la verità?! Avete voluto avere la rivalsa nei miei confronti tramite il corpo della mia Mama?! A tal punto siete stato meschino?!?”

“Zi-zitto...”

“Esigo una risposta sincera, ORA!”

“St-stai zitto, Hyoga...”

“RISPONDETEMI, O...”

“HO DETTO DI TACERE, HYOGA!” esplode alla fine mio fratello, la luce rossa anche nei suoi occhi, la Diamond Dust sparata alla massima potenza contro il corpo dell’allievo. Il Cigno non può opporvisi, subisce il colpo in pieno, la furia di Camus in tutta la sua asprezza. Viene proiettato indietro, a velocità sovrumana, finendo contro una serie di alberi i cui tronco si spezza. Sputa sangue, ricadendo a terra. Ma non è vinto, il suo viso, una volta risollevato, possiede la stessa furia di quella del suo maestro.

“E’ così dunque...” sibila, tornando ad espandere il proprio cosmo, stavolta valicando ampiamente i confini della sua costellazione.

“Oh no...” sento sussurrare Milo, terrorizzato, ed io non posso che provare lo stesso.

“Siete stato meschino… ma capisco bene… io vi avevo privato della vostra ragione di vita, dell’unica persona che vi rendeva felice, e voi… voi avete fatto lo stesso, con me, con la mia mama...”

“Tutto corretto, Hyoga, ma dimentichi un particolare… - riprende mio fratello, freddo e invalicabile, come il permafrost – Tua madre era già morta da anni, tu, invece, per un morto… UN DANNATISSIMO MORTO… hai ucciso il mio Isaac, il mio...”

Ma Hyoga lanciando l’aria congelante davanti ai piedi di Camus, blocca la sua frase a metà.

“Il vostro… allievo prediletto, giusto?!?”

“Sì, il mio… miglior allievo! - finisce di sibilare Camus, l’espressione folle, snaturata – E tu non sarai mai come lui, MAI! Ma mi sei rimasto solo tu, TU, il suo aguzzino! Sarebbe andato tutto bene, se la tua esistenza maledetta non si fosse intersecata con la mia!” gli urla contro, iracondo.

“E allora venite ad uccidermi, se ci riuscite!”

“Oh, lo farò! Bramo da anni questo momento!”

Non parlano più, sono i loro colpi e pugni a farsi scambi di battute, stavolta senza più alcun freno.

Pugno destro contro sinistro, Diamond Dust contro Diamond Dust… la tempesta prende nuovamente vigore, rischiando di far sbalzare nuovamente via me e Sonia, ma veniamo comunque afferrate da Milo, che, non potendo più sopportare tutto questo, ci nasconde in un anfratto di una parete rocciosa più vicina, regalandoci due carezze veloci, prima di sorriderci.

“Mi-Milo, io non so bene di cosa abbiano trattato mio fratello e Hyoga, ma… ho paura che… che non si fermeranno più, lo sento...” barbuglio, sempre più spaventata dalla faccenda.

“Milo, finirà come allora… finirà e… e Camus tornerà a provare su di sé un gelo impietoso per una pelle così calda e delicata, non posso… non posso neanche sopportare l’idea!” singhiozza invece Sonia, visibilmente traumatizzata. Anche se all’epoca non ero presente al Santuario, capisco che si riferisce allo scontro finale delle due Aurora Execution, in cui mio fratello ebbe la peggio. Rabbrividisco.

“C-Camus, non voglio che… che succeda di nuovo come allora! Era così immobile, freddo, r-rigido, non voglio… NON VOGLIO! Non lo merita, non lo...”

“Lo so, piccola, l-lo r-ricordo bene com’era il suo corpo dopo quella battaglia, so cosa intendi...” prova a rassicurarla lo Scorpione, in tono dolce ma provato.

Se possibile, rabbrividisco ancora di più, mentre Milo regala una veloce carezza anche a me, prima di alzarsi in piedi con espressione risoluta.

“Proprio per questo ti posso dire che non finirà come la volta scorsa, non lo perderemo di nuovo, te lo prometto! Marta… proteggerò tuo fratello costi quel che costi! - esclama, senza un briciolo di esitazione – Ma voi promettetemi che, anche per il bene di Camus, starete qui, al riparo, e che non vi muoverete per nessuna ragione al mondo durante lo scontro tra le due arie congelanti, siamo intesi?”

“Ma!!!”

“Anche Camus ha bisogno di sapere che siete al sicuro! Confidate in me!”

“V-va bene, Milo, tuttavia...” inizia Sonia, ma lo Scorpione non le da nemmeno il tempo di finire che lo vedo precipitarsi sul campo di battaglia.

Sporgendomi, mi salta subito all’occhio la ragione, che mi fa togliere il fiato seduta stante: sia Camus che Hyoga, dopo aver abbracciato la propria costellazione, stanno caricando sé stessi contro l’altro, avvolti come sono dal potere congelante che gli è proprio, l’odio che sprizza dalle iridi di entrambi è indicativo di un massacro che avverrà da qui a breve, se non faremo qualcosa al più presto.

Sussulto nel vederli partire, gettandosi contemporaneamente l’uno contro l’altro, l’intenzione di distruggersi.

Sia Sonia che io urliamo, spaventata a morte, riuscendo appena a mantenere il controllo per rimanere dove siamo, come abbiamo promesso a Milo. I due attacchi stanno per collidere uno contro l’altro, ma un fascio luminoso si frappone tra i due, fermandoli entrambi. La situazione pare bloccarsi per pochi, brevi, attimi. Affiniamo lo sguardo nel renderci conto che, quel fascio luminoso che ha arrestato il massacro, altri non è che lo stesso Cavaliere di Scorpio, intento a trattenere nelle mani i pugni di Camus e Hyoga, rimasti sbalorditi.

“Mi-Mio!!!” lo chiama Sonia, spaventata, percependo l’espressione sfinita del suo maestro. Fa per precipitarsi anche lei nel luogo del combattimento, ma la trattengo per il braccio, scrollando la testa come ad avvertirla che non è il momento di agire. La mia amica rimane quindi immobile, tornando a guardare lo Scorpione.

Purtroppo capisco bene come si sente, vorrebbe agire e farlo subito, ma se c’è qualcuno che li può fermare, quello è solo Milo, nessun altro. Sospiro abbattuta, concentrandomi di nuovo su di loro e maledicendo, ancora una volta, la mia debolezza e inesperienza.

“Ce-certo che voi due siete proprio due casi patologici, eh… incredibile quanto vi complichiate la vita, quando basterebbe PARLARE fin da subito, senza remore alcuna!” commenta Milo, sorridendo sarcasticamente, guardando prima uno e poi l’altro.

Nonostante l’espressione irriverente e la protezione dell’armatura, le sue mani sono congelate, il ghiaccio arriva a coprire fino ai gomiti.

“M-Milo!” biascicano entrambi, pentiti.

La situazione sembra di nuovo calmarsi, ma i cosmi di entrambi sono ancora in piena espansione, rendono difficoltosa la presa ferrea di Milo che, ferito a seguito del potere congelante, li trattiene con sempre maggiore difficoltà.

“In particolare tu, Camus, non dovresti farti vedere così dalla tua sorellina, sai? Così rischi di spaventarla...” gli dice con dolcezza, probabilmente pensando che il pensiero di me possa far placare l’animo del migliore amico di sempre.

“Ma-Marta? Lei… lei dov’è? E’ al sicuro?” chiede, confuso, come se l’influenza del nemico lo avesse destabilizzato del tutto, facendogli perdere la cognizione del luogo e dei soggetti che avrebbero potuti rimanerne coinvolti dal suo impeto.

“Sta bene, non ti preoccupare, è al sicuro insieme a Sonia… Eri quasi irriconoscibile, sai, Cam? Le hai spaventate a morte, entrambe, sai quanto tengano a te!” gli dice, franco, una strana luce negli occhi.

“I-io non… non avrei voluto...”

Il cosmo di mio fratello scema, e le sue pupille traballano appena, abbassandosi poi nel rammentare le parole dette e che, a fatica, aveva taciuto finché Nero Priest non gliele ha estirpate a viva forza. Il senso di colpa lo investe in pieno, portandolo a mordere il labbro inferiore e a fremere. Impossibile tornare indietro ora, ne è totalmente consapevole.

“Tu, invece, Hyoga, non dovresti… - ma si blocca, scorgendo la fatica che sta compiendo ancora il Cigno per controllarsi – HYOGA!” lo chiama, allarmato.

“A…a…”

Vorrebbe dire qualcosa, lo si vede, ma non riesce. I suoi occhi sono spalancati nel vuoto, la luce scarlatta nelle sue iridi, che traballano. Il suo volto è cereo, la pelle sudata, i muscoli irrigiditi nel tentare di mantenere un controllo che sta perdendo sempre più. Irreversibilmente.

Gli eventi stanno di nuovo precipitando, spingendo me e Sonia ad uscire allo scoperto, pur rimanendo ad una certa distanza. Sta per succedere di nuovo… traboccherà!

“Hyoga, ragazzo, cosa stai...?” riprova Milo, tentando di scacciare a parole quell’insano malessere che ha arpionato il giovane, come rapace che cattura un pesce, sollevandolo in cielo.

“A-all… allontanatevi! E-entr… entrambi, v-vi prego...” riesce infine a comunicare, chiudendo gli occhi, digrignando i denti e stringendo convulsamente la mano libera sui ciuffi biondi, che ora sembrano quasi opachi.

“No, Hyoga, non ti lascio da solo, non di nuovo!” interviene anche Camus, parzialmente ripresosi, provando a toccare la spalla dell’allievo, ma il Cigno si allontana bruscamente, spingendoli via.

“Mae-stro… dovete andarvene… ANDATEVENE!”

“Non lo farò Hyoga! Stai male e… e...”

“Ho detto di allontanarvi da me… ORA!” stride, sofferente, prima di far esplodere il proprio cosmo e creare, in tutto e per tutto, un mondo bianco, fatto di vento e di tenebra. Milo e Camus vengono proiettati all’indietro, noi stesse siamo parzialmente coinvolte nell’esplosione del suo cosmo e finiamo malamente terra. Non c’è più alcun colore intorno a noi. Tossisco, rannicchiandomi su me stessa. Che freddo insostenibile, sento, letteralmente, la pelle esposta screpolarsi. Quanto possiamo resistere ancora?!

“Ma-Marta… - mi chiama Sonia, prendendo la mia mano. Riapro gli occhi, lacrimanti – L’ho… l’ho vista, di nuovo, penso di riuscire a percepirla ora, anche se si mantiene invisibile agli occhi umani...” mi farfuglia, dolorante.

“Riesci… riesci a vedere le cose invisibili, Sonia?” chiedo incredula, mentre la tempesta intorno a noi cambia di intensità.

“Non le riesco a vedere, non come intendi tu, almeno… però, l’aria intorno a noi, mi trasmette una risonanza, che, una volta raggiunto l’obiettivo, torna indietro a me, manifestandosi in una immagine sbiadita...” prova a spiegarmi, sempre più stremata dal ghiaccio che ci priva delle energie.

“Intendi… come il sonar dei pipistrelli?” chiedo conferma. Se fosse davvero così… ho un piano!

“Qu-qualcosa di simile...” ridacchia lei, contenta che io abbia capito.

Perfetto, questo rende possibile per noi un contrattacco!

“Milo! Dannazione, Milo!” sento intanto urlare mio fratello, angosciato da qualcosa. Ci voltiamo nella direzione del suono, sussultando alla scena. Il Cavaliere di Scorpio è visivamente sofferente, tremante e con gli occhi chiusi, tra le braccia di un agitatissimo Camus. Un Muro di ghiaccio si è eretto tra loro e il colpo, che sembra comunque aver avuto ripercussioni soprattutto sullo Scorpione, il quale, semi-svenuto, tossisce più volte, sussultando.

“Milo, che diavolo ti è saltato in mente di subire il colpo di Hyoga al posto mio?! Era vicinissimo allo Zero Assoluto e… se… e se… Oh, Milo!!!”

“M-meglio subirlo io i-il colpo che… che rivivere ciò che ho passato dopo la Battaglia delle Dodici Case, C-Cammy...” riesce comunque a spiegarsi, sempre più sofferente.

“Sc-sciocco, non parlare, potresti essere ferito gravemente e… e… ci sono io qui, avrò cura di te, cerca di rimanere sveglio! Non avresti dovuto farlo, non…”

“Pffff, ancora non hai… capito… quanto tu sia prezioso per noi, vero? Che esimia… testa di cazzo!” la butta sul ridere lui, poco prima di reclinare la testa all’indietro e perdere completamente coscienza.

“MILO!!!”

“Milo! Camus!” li chiamano Sonia ed io, correndogli incontro ancora più preoccupate rispetto a prima. Mio fratello trasalisce, riaprendo gli occhi e girando il capo nella nostra direzione, se possibile ancora più angosciato alla sola idea che anche noi possiamo rimanere ferite. Alza un braccio, ordinandoci di fermarci e allontanarci da qui. Il suo tono riesce a bloccare i nostri propositi, mentre, confusamente, scocchiamo una nuova occhiata allarmata al Cigno, inginocchiato al centro della radura, il volto nascosto, i capelli che ricadono giù. Un vortice ghiacciato di dimensioni inaudite è sopra si lui, ruota con intensità sempre maggiore, non accennando a fermarsi. Lo fisso incredula e spaventa, prima di indietreggiare di riflesso.

“Marta! Sonia! Non avvicinatevi a Hyoga per nessuna ragione al mondo! Il suo Zero Assoluto è fuori controllo, sta… rompendo gli argini! Se vi sfiora, per voi è finita!” ci avverte mio fratello, il cuore in gola, mentre stringe al petto l’amico.

“Ma, Camus, noi...” tenta di opporsi Sonia.

“Allontanatevi! Andate via immediatamente, non c’è più tempo!!!”

“E voi cosa farete?! Come ne uscirete di qui?!”

“Non ha importanza, Marta, fai come ti dico, per un’unica volta!” il suo tono è strozzato, mi spaventa, quasi più della sua stessa espressione.

“No, i-io...”

“TI PREGO! Siete troppo importanti per noi!”

E’ totalmente terrorizzato...

Mi sento quasi impietrita, torno a fissare Hyoga, tremando convulsamente. Lo Zero Assoluto… Nero Priest infine, è riuscita ad attingere alla vera forza del Cigno, ormai fuori controllo, ginocchioni per terra mentre si contorce in preda a fitte allo stomaco sempre più forti. Quale è la vera natura di quel potere? In cosa si discosta dal mero potere congelante?

Avverto Sonia fremere, arrabbiata, non intenzionata ad indietreggiare. Mi da una leggera gomitata tra le costole.

“Marta… la vedo, è sopra Hyoga! Le braccia sono alzate e sta sorridendo per scherno, quella… quella lì ha appena ferito Milo! E’ ben convinta di farla franca, che non possiamo batterla...” sibila, furente, dando una nuova occhiata a Milo, il quale è appoggiato alla spalla di Camus.

“Se non sconfiggiamo lei, Hyoga non sarà mai liberato, vero?” le chiedo, caparbia, un piano già pienamente sviluppato in testa, anche se rischioso.

“Lasciala a me, vendicherò...”

“No, Sonia, ascolta, tu riesci a vederla, io no, sarò io ad attaccare, se tu mi farai da guida...”

“Cos…? E’ follia, Marta, non….”

“Sarebbe follia anche se fossi tu a buttarti a capofitto su di lui, anzi, di più! Io non posso vedere Nero Priest, ma tu sì, puoi dirmi quando sta per attaccare, perché, lo so, attaccherà sia tramite Hyoga che sé stessa… io ho il potere congelante, posso quindi resistere di più e avvicinarmi così al Cigno. Camus non può farlo, è bloccato lì, perché deve proteggere Milo con il Muro di Ghiaccio!”

“Ma Marta!”

“Fidati di me, non mi getto tra le fiamme, anzi, nella tormenta, senza speranza di vittoria!” le dico, imprimendo la mia espressione nella sua. In verità è anche un altro il messaggio che vorrei passarle, senza parole, spero che, vista la nostra sinergia, capisca anche quello che non posso esprimere verbalmente.

Vedo i suoi occhioni verdi brillare, determinati, poi affina lo sguardo, annuendo poi con la testa.

“Va bene, Marta, ti copro le spalle e, parzialmente, dagli attacchi di Nero Priest, ma tu cerca di non farti colpire dal gelo di Hyoga, ti prego!”

Annuisco determinata, prima di apprestarmi a scattare in direzione del biondo, ancora inginocchiato per terra visibilmente sofferente.

“Ti affido la sicurezza di Camus e Milo, nonché… delle mie spalle!” le sorrido un’ultima volta, prima di buttarmi a capofitto in direzione di Hyoga e del vortice polare, senza più alcuna esitazione.

“MARTA!!!” mi urla dietro mio fratello, in tono monco, vedendomi compiere una azione che, molto probabilmente, dal suo punto di vista, è una pazzia bella e buona.

Lo so, sei in ansia per me, fratellino, non riesci a mantenere il sangue freddo, con me sul campo di battaglia, e hai paura che muoia come è morto il tuo Isaac, ma… devo rischiare il tutto per tutto, per un amico!

“Sei folle e temeraria, ragazzina! Non so cosa tu abbia in mente, ma non avrai neanche facoltà di avvicinarti al ragazzo, perché io...” sento rimbombarmi in testa la voce del nemico, prima di avvertire una pressione innaturale sul mio corpo, che però cessa istantaneamente a causa di una folata di vento che, a quanto pare, riesce a colpirla in pieno.

“Non così in fretta, Nero Priest! Sono io la tua avversaria, pagherai per quello che hai fatto al mio Maestro Milo e a Camus!” afferma la mia amica, risoluta.

“Non è possibile! Riesci… riesci a vedermi? O solo a percepirmi?” la interroga, quasi sibilando per la sorpresa.

Sorrido tra me e me, ben conscia di avere una valida compagna a preservarmi le spalle. Ho piena fiducia in lei, ora devo pensare al Cigno, a calmarlo, in qualche modo.

“Hyogaaaaaa!!!” lo chiamo, tentando di attirare la sua attenzione con l’ausilio della sola voce. Il ragazzo sta chiuso in sé stesso, le mani ancora a stringere i ciuffi biondi, non sembra neanche udirmi, sofferente com’è, vittima di un potere che non retrocede di un passo, e che anzi via via si fa sempre più impetuoso.

“Hyo...” riprovo, ma il vento aumenta, mi costringe a scansare il colpo di lato per evitare di essere colpita. Da dietro le mie spalle giunge l’avvertimento di Sonia.

“Marta, non a destra, salta a sinistra, subito!!!” mi urla, agitata.

Ho appena il tempo di posare il piede a terra, prima di fare quanto dice, scansando così un raggio oscuro.

Dannazione, come immaginavo attacca sui due fronti, ma non posso esitare, devo avanzare. Decido di sguarnire completamente le spalle per implementare la mia velocità, fidandomi ciecamente di Sonia. Continuo così la mia corsa forsennata sempre in direzione di Hyoga, prrocedendo a zig-zag, a causa della corrente congelante sempre più impetuosa che di volta in volta mi soffia addosso delle schegge di ghiaccio allo Zero Assoluto. Questo potere mi è ancora oscuro, non ne capisco pienamente la differenza, è terribile davvero, ma cosa ha in più rispetto all’aria congelante tradizionale?! Quale è… il suo segreto?

Non ho tempo di scervellarmi neanche su questo! E’ il momento di agire!

“Hyoga!!! Coraggio, devi opporti, sei o non sei il degno successore di Camus?!” lo richiamo, scansando nuovamente un attacco, stavolta proveniente dal Cigno, che però, a seguito della mia voce, si riscuote.

“Marta? - si chiede, alzando lo sguardo verso di me. Una smorfia di paura di dipinge sul suo volto nel vedermi in avvicinamento – No, non farlo! Non proseguire oltre! Il ghiaccio è allo Zero Assoluto e...”

Ma non ha il tempo di finire la frase che una forza al di fuori di lui, gli fa sollevare il braccio nella mia direzione. L’istante dopo parte un nuovo attacco. Ho appena il tempo di capirlo pienamente, prima di far agire l’istinto al posto mio. I miei piedi si uniscono, le ginocchia si piegano, per permettermi di saltare in alto ed evitare così l’intensità del colpo. Atterro qualche metro più in là, prima di riprendere a correre.

Sento le urla di mio fratello dietro di me, schiamazzi vari, una nuova pressione... Mi rendo così conto di non poter evitare anche quell’assalto, ma lo fa Sonia al posto mio, ritornando ad attaccare Nero Priest con un tornado di pura aria.

“Cosa non ti è chiaro che sono io la tua avversaria?!” ripete, pronta, dandomi facoltà di scoccarle una breve occhiata. Ha inclinato il busto di lato, espandendo le braccia e aumentando così l’intensità del suo nuovo assalto.

“Maledetta...”

Le mie spalle sono al sicuro, Sonia è caparbia e dotata, non ho davvero nulla da temere.

“Hyoga, ci sono quasi, arrivo, resisti!”

“Non ti avvicinare, Marta! NON TI AVVICINARE!!!” mi urla lui, terrorizzato, preparando un nuovo colpo. La sua mente è libera ora, ma il suo corpo no, sottostà ancora al potere di questa entità. Aveva ragione Stevin, è, di sicuro, il nemico più pericoloso che abbiamo mai affrontato, forse solo il Mago è superiore a costei.

“Hyoga, non dire fesserie! Dobbiamo tornare a casa, insieme! Non ti lasciamo qui!” affermo ancora, evitando l’ennesimo colpo che tentava di trafiggermi. Di nuovo atterro, sempre più vicina al Cavaliere del Cigno, prima di proseguire. In verità questa corsa mi sta fiaccando sempre di più; più penetro in questo vortice, più le mie energie vengono risucchiate, ma non posso cedere.

“No, non capisci! Ti farò del male… TI FARO’ DEL MALE!!!” mi urla lui, sempre più spaventato, non riuscendo a recuperare il controllo.

E le noto, le sue lacrime; lacrime di colpa che gli rigano le guance, lacrime che significano molto, forse tutto. La sua vita, i suoi traumi… Nero Priest ha buon gioco nel suo cuore, stante tutta la sofferenza che ha provato fino ad ora, lei se ne è approfittata, e questo non lo posso tollerare!

“Ti farò del male, Marta… come ho fatto ad Isaac, come ho fatto a tuo fratello, e non me lo perdonerei mai… MAI! - singhiozza lui, vinto dalle sue stesse paure, dai suoi stessi incubi – Ti farò del male, a te, che sei il bene più prezioso del Maestro Camus, persino a te, dopo che l’ho già privato praticamente di tutto!”

A questo punto mi è perfettamente chiaro il trauma interiore di Hyoga, lo sento quasi mio, il suo sentirsi inadeguato, sempre, il suo pensare di essere un sostituto, nulla di più, senza avere un proprio ruolo nel cuore di mio fratello. Percepisco il suo stato, come se il vortice congelante travalicasse le parole, trasmettendomi a viva immagine l’immenso peso del Cigno, insieme ad un altro volto, ad un’altra essenza.

Ne ho come una visione fumosa e concreta al tempo stesso. Ci troviamo io e lui, qui in mezzo al vortice tonante, un qualcosa di infinitamente più potente di noi, esattamente come lui e Isaac si erano trovati ostaggio delle correnti oceaniche del mare della Siberia dell’Est…

Sussulto a questa consapevolezza, mentre un nuovo attacco sta per colpirmi. Questa volta sono troppo vicina per scansarlo, me ne rendo nitidamente conto, pertanto, coniugando tutte le mie forze, erigo una sorta di Muro di Ghiaccio sull’avambraccio, che mi copre il volto e il petto. Il Cigno grida, spaventato, stringendosi il polso come a voler trattenere l’impeto della sua forza, che infatti cozza contro il mio scudo, incrinandolo paurosamente ma senza romperlo. Vengo spinta indietro, ma incanalando tutte le energie nei piedi, mi faccio forza per andare avanti, sempre più vicina al nucleo, sempre più vicina a Hyoga.

“Marta!!! Lasciami perdere, vai! Puoi ancora salvarti!” mi grida lui, forse pensando di patteggiare il suo sacrificio con la mia incolumità, il che, inaspettatamente, mi provoca rabbia, portandomi ancora di più a perseguire i miei intenti.

Hyoga… quando smetterai di pensare a te come ad un’evenienza, invece che ad una certezza? Quando smetterai di voler sacrificare il tuo corpo?! Ancora non lo capisci, quanto le persone intorno a te ti vogliano bene?! Quando sei essenziale per il Maestro Camus?! Non posso accettare questa tua arrendevolezza, non come tua amica!

“Non ci si arrende… - biascico, affannata, perseguendo ottusamente i miei propositi - Il Maestro Camus ci ha sempre insegnato questo, non ci si arrende, non si getta MAI la spugna! Ed io… IO NON MI ARRENDERO’!” esclamo, in un impeto, balzando in aria, proprio al centro del vortice per apprestarmi ad attaccare.

Hyoga spalanca le iridi sbalordito, incredulo, esterrefatto. Alza il pugno nella mia direzione per colpirmi. Anche se non vorrebbe, le sue azioni sembrano mosse dai fili del burattinaio. Intorno a noi è tutto un coacervo di vento, fischi e sfumature varie. Inconcepibili. Ci confondono entrambi. E ci portano lontano. Al passato.

 

Hyoga è sempre stato così arrendevole fin da bambino, ma al tempo stesso, determinato quando si trattava di seguire i propri sogni. Un piccolo pulcino indifeso, mi sembrava, quando giunse in Siberia all’età di 8 anni, rompendo e, insieme, portando una nuova ventata alla quotidianità mia e del Maestro Camus. Subito mi colpì la sua timidezza, il suo celarsi, fino a scomparire, dimenticandosi quasi di esistere. Divenne subito un mio prezioso compagno, poi un alleato, un amico, infine… un fratello, al quale ero legato da un legame indissolubile, che andava oltre quello sanguigno. Lui e il maestro erano la mia famiglia, la mia ragione di vita, la mia speranza nel futuro.

Sospiro, chiedendomi perché io stia già pensando al passato, io, che sono ancora qui, per poco, ma sono ancora qui. Stringo tra le braccia la ragione per cui non posso arrendermi, la ragione per cui lotto contro le correnti oceaniche, nonostante lo sfinimento, nonostante non abbia più una molecola di ossigeno nei polmoni, nonostante stia perdendo sangue dall’occhio sinistro, nonostante… abbia raggiunto il mio limite…

Sono… al limite! Se questo ghiaccio ha più di dieci metri di spessore siamo spacciati!

Nel mezzo del dolore, cerco di trovare la forza nel guardarti, ancora una volta, l’ultima. Sei svenuto poco fa, dopo avermi gridato, tramite il tuo cosmo, di lasciarti andare, di abbandonarti qui, di salvarmi, perché uno dei due da qui ci deve uscire, ci può uscire.

Quella persona... tu hai scelto arbitrariamente che sia io, ma non lo posso accettare amico mio, né adesso né mai…

Perché tendi sempre, sempre, a mortificarti così? Perché dai così scarsa importanza alla tua vita?! Per cosa abbiamo sopportato gli allenamenti, io e te, fino ad oggi?! Per una motivazione che credevo comune, e che invece si è rivelata, almeno per te, personalistica?! Vuoi morire, Hyoga… né io né il Maestro Camus lo abbiamo pienamente capito, fino ad ora, ma allo stesso tempo, né io né il Maestro Camus, vogliamo vederti finire così! Sei... troppo importante per noi, lo sarai sempre, anche se il tuo istinto autodistruttivo ti porterà, sempre, sempre, dannazione, a precipitare verso il fondo, anche se tu forse, l’affetto che proviamo per te, non lo percepisci nemmeno pienamente… fratello mio!

Il mio pugno continua a picchiare, a vuoto, contro il permafrost sopra di noi, la nostra unica speranza di fuga, la nostra via verso la sopravvivenza. Sorrido leggermente, nascondendo l’amarezza. Mi correggo: la tua via per tornare alla vita, non più la mia, perché le forze, per salvarci entrambi, sono fuoriuscite dal mio corpo, come questo sangue immacolato che mi sporca il volto, dandomi un assaggio di ciò che sarà la morte. Destino beffardo… pensavo di morire su un campo di battaglia, dopo essere diventato Cavaliere, combattendo al fianco del Maestro… eppure, forse, chi salva una vita, salva comunque il mondo!

So che non ci si arrende… ce lo ha insegnato il Maestro Camus! Non ci si arrende mai, MAI! Eppure… le forze mi mancano, per entrambi, incanalerò ciò che resta di me per salvare almeno te, Hyoga… con tutto me stesso!

Dopo l’ennesimo colpo, guidato più dalla disperazione che da altro, finalmente percepisco una incrinatura nella spessa coltre di ghiaccio: la via per la salvezza è ora sopra di noi, basta percorrerla, ma tu non ne hai più le forze, Hyoga. Espando l’ultimo palpito del mio cosmo, infiammandomi come un fiammifero che si accende per poi ardere completamente in pochi, brevi secondi. Camus non lo vorrebbe, non vorrebbe che io finissi così, ha un cuore così grande il Maestro… Non riesco a non pensare a lui, con una intensità tale che mi duole il petto, non riesco a non pensare al suo calore, proprio ora che il tepore, nel mio corpo, va dissolvendosi.

Perdonatemi, Maestro Camus, perdonatemi per quello che sto per fare, per non avere abbastanza energie per preservarmi. Pare che… non mangeremo più alcuna zuppa calda tutti insieme, che… non scorgerò più il vostro sorriso gentile e fiero, né udirò la dolce melodia che, quel giorno lontano, ad un passo dalla morte, ho udito provenire da voi, timido segreto che ho mantenuto fino ad ora… così prezioso, esattamente come voi! Siete… tutto! Avrei voluto fare di più per poi, combattere insieme, proteggervi, ma… ancora una volta, come quel giorno con Zima, ho sopravvalutato le mie doti.

Finalmente il ghiaccio implode sopra di me, le schegge vengono sbalzate in aria, mentre noi, per il contraccolpo, veniamo spinti più in profondità. Ma va bene così, mi basta questo spiraglio per salvarlo, solo questo! Lo stringo forte a me, come a volerlo abbracciare un’ultima volta, mentre, per un solo istante, l’impulso di non finire così guida le mie azioni, facendomi esitare. In fondo, non voglio morire… non voglio, è così ingiusto!

Rigetto questa sensazione indietro, imbavagliandola nel petto, silente. Non ci si arrende, è il mio mantra.

 “Non ci si arrende… è questo che ci ha insegnato il Maestro Camus, non ci si arrende… IO NON MI ARRENDERO’! - urlo mentalmente, facendo implodere anche il mio cosmo, prima di lanciare il mio compagno di addestramento attraverso quell’unica apertura, attraverso quell’unico spiraglio di salvezza. La separazione è netta, fa più male del previsto, ma sopporterò, ancora, per un amico, per un fratello, e per un padre – ADDIO, HYOGAAA!!!”

 Affido tutto a te, sii degno dell’armatura di Cygnus!

 

Mi riscuoto pienamente solo nel momento in cui avverto un dolore secco e acuto sotto il seno sinistro, quasi come se qualcosa di pungente mi trafisse da parte a parte. Sputo sangue, ma non ci do troppo peso, l’obiettivo è proprio davanti a me, vicinissimo, non posso crollare ora. La mia aria congelante è ancora salda nel mio pugno, in attesa di essere lanciata. Il suo obiettivo sei tu, Hyoga, è l’unica via per annullare il tuo tremendo potere, prima che ti schiacci completamente, prima di straripare totalmente fuori controllo. Vi è un unico spiraglio… ed io sono pronta a percorrerlo, a qualunque pezzo!

“MARTA!” mi urla Hyoga, visibilmente preoccupato, capendo di avermi causato danno. La sua mente è libera, vorrei evitare di fargli male a mia volta, ma questo vortice non si fermerà, non da solo.

“Hyoga, dimostra di essere degno di Cygnus, dimostralo ora, in nome delle persone che hanno sempre creduto in te! - lo incoraggio, gli occhi determinati come non mai – BLUE IMPULSE!” grido, facendo finalmente sgorgare il potere congelante dal mio palmo.

L’attacco colpisce Hyoga in pieno viso, lo vedo rotolare indietro, mentre il vortice, dopo un’ulteriore, temporanea, breve, intensificazione, finalmente cessa di spirare, facendo cadere me per terra e rantolante al suolo, affannata. Stringo le palpebre, ferite dai fasci luminosi, nello stesso momento mi tengo il fianco con la mano sinistra, avvertendolo dolorante. Tossisco, sputando ancora sangue, tentando al contempo di respirare regolarmente.

Finalmente poco dopo anche la luce cessa di battere intorno a noi, rivelando così Hyoga sdraiato a diversi metri da me, gli occhi sbarrati a fissare il cielo sopra di noi, ora di nuovo limpido, ed io sdraiata dolorante per terra. Sono riuscita a dosare l’intensità del colpo, non arrecandogli chissà quali danni, a parte la guancia vistosamente arrossata, e lui… è fuori dal controllo di Nero Priest, lo percepisco nitidamente.

“MARTA! Santi numi, Marta! - grida lui, vedendomi sfinita per terra, a tastarmi il fianco – Non dovevi, non… non muoverti, rimani ferma lì, i-io ti ho…”

“Hyo-Hyoga, è tutto ok, il danno è di lieve intensità!” lo provo a tranquillizzare debolmente, tornando a respirare con più calma. Vorrei alzarmi ma so di non esserne in grado nell’immediato, pertanto rimango dove sono, mentre assisto, compiaciuta, alla ripresa delle proprie facoltà da parte del Cigno.

“Hai… hai visto anche tu quello che… no, no è possibile, non... - biascica, un poco affaticato, cercando di trovare le parole, prima di alzarsi faticosamente in piedi e fissarmi sempre più sbalordito, ma nel momento in cui i suoi occhi si incrociano con i miei, la sua espressione si distorce in un’altra completamente terrorizzata – MARTA!!! SOPRA DI TE!!!”

Non ho il tempo di muovermi che odo una terza voce penetrante e un poco stridula a pochi centimetri dal mio orecchio sinistro, così dannatamente vicina. Sussulto di riflesso.

“E così il tuo potere maledetto ti preserva perfino dallo Zero Assoluto, avrei dovuto immaginarlo… - ammette Nero Priest, mentre con la mano adunca mi accarezza sinistramente i capelli – Ma sei stata comunque una scellerata senza un minimo di riguardo, Marta, ad esporti così. Ora capirai cosa intendo!”

Fa per attaccarmi, giacché le sembro indifesa per terra, ma inaspettatamente sogghigno maliziosa, voltandomi temeraria verso di lei e fissando la mia espressione loquace nella sua. Uno oscuro presagio la attraversa, lo percepisco nel cambio di luce dei suoi occhi, prima baldanzosi.

“Sbagli, Nero Priest, non sono io a non aver avuto riguardi...”

“Cosa vuoi insinuare?! Sei troppo debole per compiere qualsiasi azione, mi basterebbe un niente per condurti con me, o trafiggerti il petto da parte a parte, e tu… dannata, perché stai continuando a ridere?!?”

“Pensavi fossi io l’arma vincente?! Pensavi che il mio piano convergesse su me?! Sbagli, io ero solo l’espediente, né più né meno! - affermo, alzandomi faticosamente a sedere e guardandola trionfalmente – Sei esattamente al posto giusto e all’altezza giusta, in più… con la tua vera essenza corporea, perché attaccare direttamente qualcuno ti obbliga ad apparire concretamente davanti al soggetto, vero? E fisicamente sei debole!”

“C-cosa stai…?”

Ha il tempo di chiedere, prima di assistere, con orrore al muoversi delle foglie secche per terra ad opera del vento. Esse vorticano proprio sotto i suoi piedi, velocizzando il loro ritmo fino a diventare indistinguibili le une dalle altre. Al momento sono solo una massa di colore arancione e giallo che converge sul corpo fisico di Nero Priest, la quale, forse cominciando ad intuire qualcosa, inclina le sue labbra in un moto di terrore.

“VISIBLE AIR!” esclama Sonia, nello stesso momento in cui le foglie prendono quasi vita e avvolgono il nostro nemico in una spessa, quanto soffocante, morsa.

“UUUUAAAARGGGH!!!” sento urlare il nostro nemico, mentre perde il controllo sul suo corpo poiché l’attacco di Sonia la sballotta di qua e di là, imprigionandola in una stretta come se stesse girando dentro un vortice di colore arancione/rossiccio.

Mi volto verso la mia amica, sorridendo raggiante, vedendola in posizione di attacco, la mano destra protratta verso di noi, con il palmo completamente aperto, l’altra mano intenta a stringere l’avambraccio da cui scaturisce l’attacco. Mi annuisce, risoluta, una luce negli occhi: ci siamo capite perfettamente.

“I-incredibile!” mormora un ammirato Milo, ancora più indietro rispetto alla mia amica. E’ nuovamente cosciente e sorretto da Camus, il quale però continua ad avere il viso distorto nella mia direzione, ancora terrorizzato dalle mie effettive condizioni: deve aver visto che sono rimasta ferita. Avverto le sue emozioni, la sua agitazione, lo vorrei rassicurare, ma ci sarà il tempo dopo per farlo.

“Allora?! Come ci si sente ad essere sbalzati da terzi, come ci si sente a non avere più alcun controllo su sé stessi?! - la canzono, impertinente, ridacchiando, riuscendo finalmente a mettermi in piedi – Chi è stata la vera scellerata, Nero Priest?!”

L’intensità dell’aria di Sonia si fa sempre maggiore, le foglie sembrano quasi tante farfalle assassine pronte a tutto pur di levare il respiro all’oggetto del loro attacco, forse è davvero così. Sonia si avvicina cautamente a noi, sempre nella stessa posizione, muovendo con lentezza i propri passi: la prudenza non è mai troppa.

“Allora, chi ti manda?! Chi siete?! Hai parlato del Mago come se fosse tuo padre, è davvero così?! - la comincia a interrogare la mia amica, minacciosa, affatto docile – Quale è il vostro obiettivo?! Oltre al corpo di Camus che, ovviamente, non avrete MAI!”

“Non… non saprete niente, su di noi, da me...” farfuglia Nero Priest, ancora intenta a vorticare come un frullatore. Devo ammettere che un po’ di compassione la provo, non deve essere piacevole per nulla. Mi fa pensare il ‘noi’ che ha adoperato… quindi significa che non c’è solo lei, intorno al Mago, bensì anche altri, ed effettivamente Stevin aveva parlato di Pilastri... sembra tutto così infausto

“Ti serve un incentivo per parlare?!?” la tampina Sonia, sempre più furente. Deve ancora fargliela pagare per il male che ha fatto il suo maestro, vedo la scintilla di biasimo nelle sue iridi, terribile, non vorrei proprio essere al suo posto. Appena finito di parlare, infatti rincara la dose, aumentando ulteriormente la velocità dei venti, i quali, sferzandola, la tagliano barbaramente nelle zone più esposte.

Nero Priest urla ancora una volta, dolorante, ma non c’è modo di farla parlare, nonostante i tentativi miei e di Sonia. Tutto a vuoto, sarà difficile estorcere qualcosa a costei. Forse dovremmo recarla con noi al Santuario, là potremmo riuscire a cavare qualcosa dalle sue labbra, ma come la trasportiamo?

Improvvisamente la sento sghignazzare sinistramente, quasi soffiando, il che mi mette in allerta, potando i miei muscoli ad irrigidirsi. C’è qualcosa che non va, che anche lei abbia un’arma di riserva? E’ davvero troppo tranquilla...

“Brava, ragazzina, sferzali ancora di più questi venti, coraggio, così farai sopraggiungere Lui, e, per te, non sarà affatto piacevole!” ci avvisa, frenetica, scoppiando a ridere ancora di più.

Nel frattempo avverto una pressione innaturale appena dietro la schiena, non ne capisco l’origine, anche se mi turba, e comunque la mia attenzione è su di lei.

“Non sarà piacevole per te, vorrai dire! Hai osato mettere contro maestro e allievo, hai fatto male a Milo, e ora… la p...”

Non finisce la frase, due grida acute arrivano alle nostre orecchie, pronunciando convulsamente i nostri nomi, miei e della mia amica.

L’unica cosa che avverto distintamente è il frastuono, seguito da una luce azzurrina, attrattiva, prima di sentirmi afferrare da qualcuno, essere stretta contro di lui, contro il suo petto, e finire sbalzata via. Rotoliamo diversi metri più in là, finché un urto potente non ferma i nostri corpi.

Ho gli occhi chiusi, tutti i muscoli indolenziti, le mani piegate davanti a me, protette da un’altra presenza, la quale, fino a pochi istanti fa, mi teneva anche la testa, ma adesso quella stretta si è allentata.

Uno strano odore di terra smossa mi convince ad aprire le palpebre, che si spalancano completamente per lo stupore nel distinguere il viso famigliare di mio fratello a pochi centimetri dal mio, svenuto e con un grosso taglio sulla tempia sinistra, da dove esce un discreto quantitativo di sangue.

“CAMUS, NO! Lo hai rifatto! Perché, perché devi sempre rischiare la tua vita per me?!?” grido, disperata, alzandomi faticosamente a sedere e togliendomi di riflesso la felpa per tamponargli la ferita. Lo sprezzo di prima un lontano ricordo.

Siamo finiti contro il tronco di un enorme castagno al limite della radura, mio fratello deve aver subito un qualche tipo di attacco, oltre ad avermi fatto da scudo con il suo corpo per limitare gli effetti del cozzo su di me. Ingoio a vuoto, tremante, cominciando a premergli sulla ferita con la manica della felpa, perché il sangue continua a scorrergli sulla guancia, per poi scivolare nel terreno.

Non indossa l’elmo, non mi spiego dove sia finito, perché fino ad un paio di minuti fa ce lo aveva, i lunghi ciuffi sono scomposti o impiastricciati di un colore rosso vivo, che trasmette un odore ferroso. Respira regolarmente, ma ha perso coscienza, e questo mi spaventa. La ferita, a onor del vero, per un Cavaliere non dovrebbe essere nemmeno troppo grave, ma la zona così irrorata di linfa vitale, non permette al sanguinamento di richiudersi nell’immediato.

“Sono qui, Camus, è tutto ok...” gli sussurro, accarezzandogli i capelli con la mano libera, prima di sollevargli un poco il volto e adagiarlo sulle mie ginocchia. Cosa diavolo è accaduto?! Non...

“E’… è inconcepibile! - sento esclamare ad un tratto Hyoga, distante, mentre le teste di tutti i presenti ancora coscienti vertono su di lui, sulle sue mani, che stringono qualcosa – A-Aquarius!”

Affinando lo sguardo, capisco quello che vuole dire, sobbalzo, distinguendo l’elmo della sacra armatura di mio fratello, spezzato in due di netto, a metà. Non può… essere!

Hyoga tiene il diadema tra le sue braccia tremanti, sbigottito, mentre Milo, con in braccio Sonia, assottiglia le labbra, sconcertato. Nero Priest è a pochi metri da loro, liberata dal giogo della mia amica, tuttavia non sembra in grado di arrecare più alcun male, nemmeno ad una mosca, allora chi…?

“Priest, mi deludi profondamente! - tuona una voce sardonica, che rimbomba nei dintorni, facendoci sussultare tutti – Hai sottovalutato le due ragazzine?! Non è da te essere giocata in questa maniera. Fei Oz Reed è molto deluso!”

Ci guardiamo confusamente intorno, non riuscendo a capire da dove provenga la voce, nello stesso momento, la nostra avversaria si porta le mani al petto, stringendo le dita convulsamente.

“Chiedo umilmente perdono Divino Ermete, il Trismegisto...” sussurra a denti stretti lei, alzandosi faticosamente in piedi e fissando un punto in cielo, ma non vi è nessuno intorno, anche se si percepisce la sua presenza ovunque.

Scocco un’occhiata a Sonia, la quale ricambia, allucinata da una rivelazione simile: anche lei deve conoscere il mito dietro a quel nome, eppure c’è comunque qualcosa che non torna: Ermete, secondo alcuni, è lo stesso dio Hermes, il padre della mia amica, ma…

“Ti sei lasciata sfuggire Stefano, come se non bastasse le prendi di santa ragione anche dalle due ragazze, senza nemmeno essere in grado di possedere completamente l’Acquario o il Cigno… direi che è abbastanza, no? Ora torna, senza tante storie!” la rimbrotta l’entità invisibile, senza alcuna pietà, in un tono che non ammette repliche.

“Prima dovete sapere che… che la ragazza, Marta, è immune allo Zero Assoluto, questo è un fatto importante, dovremmo...”

“E pensi che il Sommo Fei Oz Reed non lo sappia già?! Hai perso tutto questo tempo per una cosa ormai assodata?! Muoviti, torna alla base!”

“Ma!!! Divino Ermete, i nostri nemici sono allo stremo, è il momento adatto per...”

“Non farmelo ripetere...”

A quel punto Nero Priest, ringhia sommessamente, raddrizzandosi e scoccandoci uno sguardo di fuoco.

“Dove pensi di andare?!” la minaccia Milo, sfoderando l’unghia del pungiglione scarlatto, tardi, perché lei torna immediatamente in forma spirituale, sfuggendoci.

“Ci rivedremo presto, questo è sicuro!” ci saluta, scomparendo nel nulla e lasciando noi con espressione smarrita, la sensazione di essere appena scampati a qualcosa di atroce.

 

 

* * *

 

 

Continuo a fissare il volto di mio fratello, ancora svenuto. Milo si sta prendendo cura della sua ferita alla testa, si è sfilato il mantello, ne ha strappato un lembo e, proprio come quella volta sulla spiaggia, glielo ha premuto sopra per tentare di arrestare il sanguinamento. Ora non sanguina più, il suo respiro è sempre tranquillo, il volto chiaro, ma non pallido. Il mio sguardo è carpito dai movimenti sicuri del Cavaliere di Scorpio, che gli sta attuando un bendaggio di fortuna. Per la medicazione vera e propria dovremo aspettare di tornare a casa.

“Come… sta, secondo te?” chiedo, sfiduciata, sospirando affranta.

“Non ti preoccupare, non è una ferita grave… vedi? Ha già smesso di sanguinare! - mi tranquillizza lui, con il suo solito modo impeccabile di far star bene gli altri, prima di sé stesso – Però ha picchiato violentemente la testa, per questo ha perso coscienza. In fondo, malgrado sia tra i Cavalieri più forti, il suo corpo è sostanzialmente umano, anche se per metà divino!” mi spiega ancora, ultimando il bendaggio per poi posargli due dita sotto il mento e girargli gentilmente il volto per farlo stare più comodo sulle mie ginocchia.

Sospiro ancora una volta, passandogli una mano tra capelli per poi far scivolare le dita sulla guancia pulita e accarezzargli dolcemente la pelle sotto la palpebra abbassata. Poco dopo utilizzo di nuovo la felpa, ormai disastrata, per togliere via il sangue che lo insozza ancora.

“Sei sempre il solito, fratellino… per me, ti butti a capofitto, non pensando nemmeno ai rischi che corri, cosa devo fare con te?” gli chiedo retoricamente, sorridendo amaramente. Il suo gesto mi ha spaventata da morire, probabilmente io, con le mie azioni, ho causato in lui lo stesso, ma ora mi sento i nervi a fiori di pelle, una tensione che non posso più sostenere, mi priva delle forze residue. E’ stato un avventato, come me, ma, ne sono sicura, appena svegliato mi sgriderà per questo, dimenticandosi che lui è esattamente uguale, stessa tempra, stessa sconsideratezza.

Milo sbuffa, prima di ridacchiare tiepidamente e darmi un buffetto affettuoso sulla guancia con l’evidente intento di rassicurarmi.

“Ha anche resistito più di quanto pensassi, sai? Camus ha una insana attitudine al sacrifico, se poi si tratta di te, Marta, arriva al punto di non ragionare neppure… - mi dice in tono agrodolce – Era terrorizzato che ti potesse succedere qualcosa, capisci?”

“Lo capisco, sì...” borbotto, abbassando lo sguardo su di lui, che sembra quasi dormire beatamente.

“Ma avete fatto un ottimo lavoro di squadra, tu e Sonia, siamo fieri di voi, non immagini neanche quanto!” prosegue, scompigliandomi i capelli come faceva Cardia.

“Per quello che è servito… non abbiamo ottenuto nulla!” brontolo, ancora più sfiduciata rispetto a prima.

“Mentre voi siete riuscite magistralmente a bloccare Nero Priest, abbiamo avvertito una strana pressione, quasi ineluttabile, siamo riusciti ad azionarci in tempo per accorrere in vostro aiuto e Camus ha subito, di striscio, l’attacco di quell’Ermete Tris-qualcosa, ma non è questo a preoccuparmi...” ammette, guardando tristemente Sonia, seduta a poca distanza da noi, con ciò che rimane dell’elmo dell’Acquario in grembo. Sembra tutt’ora scioccata, come me, del resto.

“Milo… quale forza occorre per rompere, in questa maniera, una delle sacre armature d’oro?!” chiedo di getto la sua allieva, in evidente apprensione.

“La forza… di un dio, o peggio...”

Il tono adoperato da Milo appare quasi definitivo, ma non risolutivo, trasmettendo a noi il consueto senso di smarrimento davanti ad una cosa ben superiore alle nostre facoltà.

“Quel tipo… Nero Priest ha detto che si chiama Ermete il…?”

“Trismegisto… non lo conosci, Milo?” chiedo, meravigliandomi.

“No, non so chi sia...”

Vedo lo sguardo di Sonia assottigliarsi mentre io mi appresto a parlare. Non deve essere facile per lei.

“E’ una figura mitica… a lui si riconosce la paternità del Corpus Hermeticum, attribuendogli la fondazione della corrente filosofica detta ermetismo. Nel Medioevo tale personalità, fu accollata al dio greco Hermes per l’assonanza dei nomi, convergendo così le due entità che, così pare, siano quindi la stessa...” spiego frettolosamente, trovandovi comunque qualcosa che non torna. Ci sarà tempo per parlare di questo una volta tornati al Santuario, al momento è tutto quello che so.

“Mio padre non c’entra con quell’essere, non sono la stessa essenza, deve esserci un errore!” esclama con fermezza Sonia, rifiutando quell’eventualità.

“Lo so, Sonia… ma gli scritti che sono giunti a noi convergono sulla questione, Hermes ed Ermete sono...”

“Gli scritti sbagliano, deve essere così, del resto il Medioevo fu anche un’epoca di inesattezze, tutto è stato riscritto, o cancellato, in base al Cristianesimo!” afferma, grintosa, discostando lo sguardo furente altrove. Le sue mani, che tengono l’almo di mio fratello, tremano nitidamente.

“S-Sonia...”

“C’è qualcosa che ci sfugge qui, il dio Hermes non può essere implicato in questa faccenda, dobbiamo informare subito il Sommo Shion della faccenda, altrimenti non ne verremo mai a capo!” interviene Hyoga, girato di spalle diversi metri più in là, come a volersi nascondere. E’ distante da noi, vergognoso, ma partecipe.

Il silenzio cala, non sapendo cosa dire per alleggerire la tensione.

Torno a guardare mio fratello, passandogli di nuovo una mano tra i capelli per poi accarezzargli, con il pollice, la guancia. Il suo respiro è nuovamente cambiato, accelerando di un poco e dandomi la consapevolezza che probabilmente si risveglierà a breve.

Cosa accadrà al tuo risveglio? Come reagirai con il tuo allievo, dopo che la verità ti è stata strappata a forza dalle corde vocali?! Non devi lasciarlo solo, Camus, voi dovete stare insieme, meritate di vivere insieme, dopo tutto quello che avete passato, ma… ti conosco, e temo per i futuri, prossimi, risvolti.

“Hyo-Hyoga, come stai?” chiede Milo, visibilmente preoccupato per il ragazzo, il quale continua a darci le spalle, la postura rigida.

“Hai una domanda di riserva, Milo?” chiede, sconsolato, non trovando il coraggio nemmeno per voltarsi.

Vedo il Cavaliere di Scorpio massaggiarsi la testa in cerca di una soluzione per farlo stare meglio, ma non trovando nulla nel concreto, cerca per lo meno una panacea.

“Hyoga, nessuno ti odia, per quello che hai fatto, lo sai, e poi non… non eri in te, per cui...”

“NO, Milo! - lo blocca subito Sonia, alzandosi in piedi e guardando torvamente il Cigno – Perché mentirgli? Meglio dirglielo schiettamente, intanto lo sa già e, dopo tutto quello che è uscito forzatamente oggi, zuccherare la pillola è solo un’ulteriore, infausta, frottola!”

“S-Sonia, non mi sembra il caso di...”

Ma la ragazza, partita per la tangente, prosegue, rivolgendosi al biondo. La fisso sbalordita, meravigliandomi per la cattiveria che traspare dai suoi occhi generalmente dolci e comprensivi.

“Hyoga… alcune cose semplicemente non si possono cambiare, né ora né mai, quindi sarò molto chiara: sia io che Milo ti abbiamo odiato, un tempo, non poteva essere diversamente, del resto!”

Sussulto per l’asprezza del tono, lo stesso fa lo Scorpione, alzandosi in piedi e allargando le braccia al cielo, come a voler placare gli animi.

“S-Sonia!!! Non è il momento per...”

“Milo, lasciala parlare, non ha senso tacere, ha ragione lei, non dovete più… salvaguardarmi, sono sufficientemente grande, ora...” lo blocca a sua volta Hyoga, voltandosi parzialmente nella nostra direzione.

Vedo il suo profilo, vedo la sua smorfia sofferente e gli occhioni lucidi. Non so se è per via di provare anche i sentimenti di Camus, ma… io non riesco ad odiarlo, invece, sono solo molto dispiaciuta per lui, per la tempesta che si sta per abbattere sul suo fragile corpo. Il coraggio che sta dimostrando mi spezza il fiato in petto, dandomi una sempre più concreta amarezza che non riesco ad ovviare.

“Hyoga… ma tu sei pronto a subire tutto questo?” domanda ancora Milo, stringendo i pugni e sospirando.

“Lo sarò, Milo, ti ringrazio… - gli dice, grato – prosegui pure, Sonia, è tuo diritto!”

“Alcune cose non si possono cambiare, tutto qui… - ripete la mia amica, per niente addolcita, deve aver sofferto in prima persona per la perdita di mio fratello, questo è sicuro – Tu hai ucciso Camus con le tue stesse mani, ci hai privato della sua presenza, del suo affetto e del suo sorriso, nonostante questo lui ti ha riaccettato, senza chiedere niente in cambio, perché sei essenziale per lui, per cui… invece di piagnucolare come tuo solito, pensa al modo e alla maniera per sdebitarti, razza di ingrato!”esclama la mia amica, spietata, gli occhi freddi come il ghiaccio.

Capisco che, malgrado il tono così severo, vorrebbe semplicemente dare un consiglio al biondo, ovvero quello di smettere di farsi bucare dalle sue tare mentali, e pensare invece al presente, a quello che può fare da ora in avanti. Ma è comunque inesorabile, si percepisce tutto l’astio provato per lui.

“Sono stato costretto a...”

“TE LO STAI RACCONTANDO A TE STESSO?! Non sei stato costretto, potevi scegliere, e non l’hai fatto, non c’è niente da aggiungere in merito!”

“Atena… - tenta di nuovo Hyoga, prima di scrollare il capo, sempre più prostrato – Uff, Sonia… so di non avere scusanti, tuttavia ti chiedo: vorrai mai sentire la mia versione dei fatti? Riuscirò mai a… spiegarti… cosa ha significato per me quella battaglia, oppure… oppure...”

Osservo Sonia, è il suo turno di serrare le palpebre, quasi trattenendo le lacrime a rinvangare quel ricordo così doloroso per lei.

“Io… Camus era molto importante per me, lo è ancora, anche se in modo diverso, e tu… tu lo hai barbaramente ucciso, lui, colui che ti ha fatto crescere, che darebbe la vita per proteggerti! Potrai cantare e raccontare quello che vuoi… NON TI PERDONERO’! MAI!”

Le labbra di Hyoga tremano, nonostante il Cigno abbia incassato alla ben meglio il colpo. Non riesce a ribattere subito, rimanendo invece a stringere le dita e chiudere le palpebre sofferenti ma prive di lacrime.

“Forse… se ci fosse stato Isaac al mio posto… le cose avrebbero potuto andare… diversamente!” dice, a gran fatica, sopraffatto dalle sue stesse colpe.

Vorrei stemperare la tensione, perché Milo è rigido come una statua, Sonia è acrimoniosa e Hyoga, dopo quello che ha vissuto con questa esperienza, non sembra in grado di reagire nell’immediato, ma un movimento sotto di me attira l’attenzione prima mia e poi degli altri: Camus lentamente ha cominciato a muoversi.

“U-urgh...” biascica, girando il volto dall’altro lato e stringendo le palpebre.

Milo è immediatamente al suo fianco, gli accarezza i capelli, facendogli forza a parole.

“Coraggio, Camus, siamo qui! Riprenditi!”

Io afferro istintivamente la sua mano, respirando profondamente nell’avvertire sciogliersi la tensione. Mio fratello intanto, faticosamente, riapre gli occhi, che mi paiono subito stanchi ma brillanti come di consueto. Ci impiega un po’ a focalizzare l’ambiente circostante, forse per la botta in testa, forse per altro. So solo che nel momento in cui, regalandogli un largo sorriso, faccio per aprire poca, lui, riconoscendomi, esclamando un “MARTA!!!” di intensità crescente, si alza improvvisamente a sedere, acciuffandomi e traendomi a sé, in un impeto emotivo.

Mi ritrovo così tra le sue braccia, stretta al suo petto, che sussulta, così come il suo corpo. Il gesto, da solo, è in grado di togliermi il respiro. Ne percepisco l’immensa magnitudo.

“Sciocca! Sciocca! Sciocca! - mi inzia a ripetere, il respiro rotto, posandomi una mano dietro la testa, mentre l’altra mi circonda la schiena – Non fai che commettere avventatezze, che devo fare con te?! Sai cosa hai rischiato?!? Sei senza armatura e ti butti in un vortice polare senza esitazione, pazza!!!”

E infatti, eccolo qui il rimbrotto velato dalla preoccupazione, come mi aspettavo.

“Camus… - biascico, discostandogli i ciuffi per vedere meglio il bendaggio di fortuna, le macchie rosse si intravedono ancora – Sei tu ad essere rimasto ferito, in questa circostanza...”

“Sciocchezze, non è che un graffio per me! Ma tu sei stata colpita dal potere di Hyoga, l’ho ben visto! - ribatte lui, staccandosi leggermente, per poi posarmi premurosamente una mano tramante nella zona colpita. Inavvertitamente sussulto a quel gesto, non riuscendo a mascherare una smorfia di dolore – Ti fa tanto male, piccola mia?”

“N-no, non è nulla di più, né di meno che il dolore di aver ricevuto un pugno sul fianco...” lo provo a tranquillizzare, sorridendo.

“Ti senti… strana? Non so, infreddolita, costipata...”

“No, Cam, no...”

“Riesci a respirare regolarmente, oppure…?”

“Ma certo, Camus, era solo un pugno!”

“Ma sei stata colpita dallo Zero Assoluto di Hyoga, non è possibile che...”

“Fratello impiastro, mi vuoi ascoltare per una buona volta?! - lo fermo, scherzosa, appendendomi al suo collo e nascondendogli il volto nell’incavo della spalla, i suoi lunghi capelli che mi solleticano il naso -Sto bene, davvero, non ti preoccupare!” lo provo nuovamente a rassicurare, socchiudendo gli occhi.

Camus pare calmarsi un poco, la rigidità dei suoi muscoli cala, mentre, un poco più rasserenato, mi massaggia la schiena con le dita lunghe e delicate. Finalmente chetato chiude gli occhi, assaporando quel contatto.

“Sei una sconsiderata, non mi dai mai retta! Così mi fai preoccupare da morire ogni singola volta, vuoi forse che mi venga un colpo?! Te l’ho detto che il mio cuore non potrà reggere ancora a lungo se continuerai a lanciarti in sciocche imprese!” mi rimprovera ancora, buttando fuori aria.

“Oh, fratellino...”

“Quando andiamo a casa, mi fai vedere la zona colpita dal pugno di Hyoga, non… non sono affatto tranquillo!” stabilisce infine, in un tono che non ammette più repliche.

Sospiro, decidendo, per una volta, di non ribattere niente, ben consapevole che sia solo preoccupato per me. Milo, di fianco a noi, ridacchia, ma dove non può la mia voce ci pensa la mia amica Sonia, arguta come il suo maestro e decisa più che mai a non dargliela vinta.

“Quando arriviamo a casa, ti fai controllare pure tu, Camus, non te la scampi, eh! Hai preso una bella botta in testa, bisogna stare un minimo attenti, anche se sei Cavaliere d’Oro!” gli fa notare, con un sorrisetto sornione, avvicinandosi a noi.

“S-Sonia...”

“Lo ha detto lei, eh, non io!” sogghigna Milo, sempre più divertito.

Vedo la mia amica puntare un dito contro la fronte di mio fratello, tenendo l’elmo con l’altra mano, imprimendo un’espressione categorica in quella di mio fratello. Adoro questa ragazza!

“Parli di avventatezza, ma tu ne sei il capostipite, Camus! Marta è solo una tua emule, invero, condividete lo stesso sangue, la stessa testa di cazzo, non dovresti quindi meravigliarti del suo comportamento, considerando che tu ne sei l’emblema! - asserisce, decisa, ancora bella carica dal già precedente raffronto con il Cigno, poi però si scioglie a sua volta, facendosi cadere per terra e permettendosi di stritolare mio fratello in un abbraccio – Anche tu ci fai prendere sempre dei colpi a me e Milo, pensi forse che il nostro cuore resisterà più a lungo del tuo?!” gli chiede, retoricamente, affondando il suo viso sulla spalla libera di mio fratello.

Camus rimane immobile per una serie di secondi, abbassando lo sguardo a sua volta, come a soppesare quanto detto da lei. E’ lampante che tra loro ci sia un legame profondo, in genere Sonia cerca di non darlo troppo a vedere ma qui si è manifestato pienamente. Del resto, devono conoscersi da anni.

Alla fine del travaglio, mio fratello butta fuori dell’altra aria, tornando a stringere sia me che Sonia, avvicinando le nostre teste alla sua, con fare protettivo. La mano destra è posata dietro la mia nuca, la sinistra invece dietro la nuca di lei. Socchiude gli occhi, prima di sorridere leggermente.

“Hai ragione… sono anche io discretamente senza speranze, non rendendomene nemmeno pienamente conto, ma… ci siete voi con me, mi proteggete, ed io… io sono al sicuro con voi!” ammette, riaprendo le sue meravigliose iridi in un palpito emotivo.

Poco dopo torna a guardare l’elmo rotto della sua sacra armatura, spezzato di netto, pensieroso, una leggera ombra gli oscura il volto, aumentando di intensità nello scorgere l’allievo, il quale, accorgendosi della direzione del suo sguardo, si affretta a girarsi completamente, forse nel tentativo di nascondere gli occhi lucidi. Povero Hyoga, mi dispiace così tanto, per lui, e anche per mio fratello. Entrambi sono ora fratturati, il rapporto che erano riusciti faticosamente ad assemblare, è nuovamente spaccato in numerosi frammenti, ancora più piccoli. Qualcosa di sacro, è stato irrimediabilmente violato ed è tutta colpa di quella Nero Priest e del mio non essere riuscito ad avvertirli per tempo.

“Camus, non ti preoccupare per i danni subiti dall’elmo della sacra armatura dell’Acquario, sono sicuro che può essere facilmente aggiustato da...”

Un fascio luminoso blocca il tentativo di Milo di alleggerire la tensione. Con un sonoro ‘pop’, compaiono, a poca distanza da noi, proprio coloro che il Cavaliere di Scorpio stava per nominare.

“Mu! Kiky!” esclamiamo in sintonia, meravigliati, nello stesso momento in cui Sonia ed io ci stacchiamo dal corpo rassicurante di Camus.

Mu sembra un poco frenetico, ci guarda uno ad uno, un leggero tremore sul suo viso generalmente sempre tranquillo. Si sofferma di più su di me, e so cosa significa: guai, nient’altro che guai. Ma ne ero consapevole.

“Sie-siete stati attaccati, vero? Il Santuario è in subbuglio, abbiamo avvertito un cosmo immane provenire da qui, poi due spesse aure congelanti che cozzavano tra loro… che è successo, amici?!” ci domanda, soffermandosi a vedere la radura congelata, gli alberi abbattuti e il grosso solco sul terreno.

“Vi spiegheremo tutto una volta giunti al Tempio, promesso! Ora torniamo a casa, insieme!” interviene Milo, presagendo la gravità dallo sguardo del compagno.

“Lo farò, amico mio, solo che… come dire...” il suo sguardo gentile torna su di me, non sapendo bene come spiegare. Ma ho capito l’antifona.

“Mu, so cosa mi stai cercando di dire, ma sono pronta a prendermi la responsabilità delle mie azioni!” affermo, caparbia.

Automaticamente sento la mano di Camus stringere la mia, il suo busto avvicinarsi a me, con fare protettivo. Lo guardo con gratitudine, ringraziandolo mentalmente per essere sempre al mio fianco a prendere le mie difese, ma temo che questa volta non sarà sufficiente.

“Non vorrete punire, Marta, vero? Se non fosse stato per lei e per Sonia, questa missione avrebbe potuto finire molto peggio, perché Hyoga ed io...”

Mu discosta lo sguardo, vorrebbe farci sentire la sua vicinanza ma non può, è Kiky ad intervenire, aiutato dalla spontaneità infantile che lo contraddistingue.

“Lo sappiamo, Camus, e lo sa anche il Nobile Shion, ma… vuole comunque prendere provvedimenti...”

“E’ follia! Marta è solo una ragazzina, non ha avuto un addestramento da Cavaliere, è fuori dalla legislatura Santuario, non potete…!”

Ma gli accarezzo un braccio per tranquillizzarlo e dimostrargli che per me va bene, prima di alzarmi in piedi.

“Sono pronta a ricevere qualsivoglia punizione, ma la cosa più importante è informarvi sull’identità di questi due nemici, perché ne sono usciti i nomi. Torniamo al Santuario!” asserisco, stringendo i pugni.

 

 

* * *

 

 

“...Ermete Trismegisto, Nero Priest i Pilastri, di cui fanno parte, mi avete detto, giusto?” chiede conferma Shion, in piedi davanti a noi, pensieroso.

Milo e Camus hanno spiegato, a grandi linee, la situazione, non omettendo alcun particolare, a parte il mio intervento, ovvio, di cui però il Grande Sacerdote è completamente consapevole, lo comprendo dalle occhiate di circostanza che mi scocca ogni volta. So che è solo questione di (poco) tempo, che presto rivelerà le sue intenzioni, nonché la mia punizione per aver disobbedito. Ed io sarò pienamente franca, con lui, quando mi chiederà delucidazioni a riguardo. Non nasconderò nulla, so come ho agito e so perché, sono pronta ad accettarne le conseguenze.

Mio fratello è inquieto, lo comprendo dalla postura rigida, mentre Hyoga è con la mente altrove, ancora attorniato dal senso di colpa e dalla disputa avuta con la persona più importante per lui.

“Non posso credere che questo Ermete sia equiparato al dio Hermes, mio padre, deve esserci qualcosa di non detto!” afferma Sonia, sicura più che mai.

“Penso tu abbia ragione, Sonia, – acconsente Shion, serio in volto – in numerosi documenti storici medievali rappresentano la stessa personalità, ma è fattibile che gli scritti originali siano andati perduti in quel periodo di caos, occorre quindi fare qualche ricerca su CHI possa essere questo Ermete, per farlo, occorrerebbe chiedere anche ad Hermes, pensi di riuscire a metterti in contatto con lui?” gli chiede, scrupoloso, guardandola intensamente.

“Non… non vedo mio padre da molto, non so dove sia...” ammette Sonia, sospirando.

Decido di prendere parola io, in quanto in possesso di una informazione che gli altri non sanno.

“Efesto aveva detto che, dopo i casini con il falso Crono, c’è non poco scompiglio lassù. sull’Olimpo, quindi è facile che tuo padre sia lassù con il mio, intenti a collaborare con Zeus per riportare ordine nel cosmo...”

“Quindi non posso contattarlo...” sussurra scoraggiata Sonia, incassano la testa tra le spalle. Shion non dice niente, ma mi guarda con un non so che di implacabile. Abbasso di riflesso lo sguardo.

Camus intanto mi da una leggere gomitata sul fianco destro, stando attento a non farmi male.

“Hai visto nostro padre? Perché non me lo hai detto?” mi chiede, un poco corrucciato. Sospiro, rendendomi conto di non poter dire la verità piena, l’ho promesso a Shion.

“Sì… e ci ho litigato”

“Ci hai…? Oh, Marta, non mi sembra il momento adatto per...”

“E’ più forte di me, l’ho visto e l’ho insultato perché lui, in tutti questi mesi, non si è mai preoccupato per le tue condizioni! Anche ora, che sei ferito, lo vedi da qualche parte? No… e allora abbiamo disquisito su quello!” gli spiego, arrossendo un poco.

Mio fratello, dopo un attimo di meraviglia, mi passa una mano tra capelli, sorridendomi leggermente, prima di accarezzarmi teneramente una guancia con il pollice in un gesto furtivo ma che riesce comunque a riscaldarmi il cuore.

“Sei… sei tremenda, piccola mia! - mi dice affettuosamente, staccandosi ma continuando a farmi percepire il calore tramite il suo sguardo – Non ha importanza se lui non si preoccupa, davvero, la mia famiglia siete voi!”

Mi si illuminano gli occhi al solo udirlo, faccio per rispondergli con un largo sorriso, ma la voce imperiosa di Shion, intercetta le mie azioni, portando una ventata di gelo seduta stante.

“E tu, Marta, cosa mi sai dire di Nero Priest? - mi interroga, prima di assottigliare lo sguardo – Perché ti sei precipitata da loro, non so ancora come, per avvertirli di lei, giusto?”

Sostengo il suo sguardo, sebbene abbia l’impulso di abbassarlo immediatamente, ma resisto, ricercando le parole adatte per incanalare il discorso. Prima di riuscire a spiccicare parola, però, interviene Milo, desideroso di proteggermi.

“Marta ci ha seguiti perché era in pena per suo fratello, abbiamo saputo del potere di questa Nero Priest dallo stesso Ermete, che...”

“No, Milo… ti ringrazio, ma non è così, e Shion lo sa bene!” lo intercetto, sorridendogli con gratitudine per l’estremo tentativo di difesa.

Sospiro, tornando a guardare il Pope, il quale non ha mosso un muscolo, neanche facciale, dalla postazione altolocata in cui si trova.

“Di Nero Priest mi ha detto Stefano, che sono andata a trovare contravvenendo alle regole...”

“Marta!!! Non c’è bisogno di dire tutto, così ti metti nei guai, ed io non posso più aiutarti!” esclama a sua volta Camus, sbracciandosi come a volermi fermare, ma io sono certa di dover andare fino in fondo.

Shion continua ad essere imperturbabile, all’apparenza.

“Stevin si è ricordato di essere stato suo prigioniero in questi due anni. Lui è innocente, come vi avevo detto, ha rammentato che il potere di Nero Priest verteva sul controllare e manovrare le pulsioni umane, per questo mi sono preoccupata per mio fratello: sapevo che tra lui e Hyoga c’era molto di non detto, volevo fermarla prima che li toccasse, ma… ho fallito!” ammetto, sospirando, dando un pugno al suolo.

Ora anche il Cavaliere del Cigno, a grossa distanza da noi, mi fissa sbalordito, serrando poi la mascella in un impeto di prostrazione.

“Quindi, Marta… sei andata per due volte consapevolmente contro il volere del Santuario di Atena, che io rappresento?” chiede conferma Shion, un poco corrucciato.

Non capisco perché continui a chiederlo, non lo sa forse già? Perché qui deve essere tutto così complicato e pieno di sotterfugi?!? Davvero io non mi ci ritrovo!

“Sì, Nobile Shion...”

“Marta, sai che questo comportamento ha delle conseguenze, vero? Tu non ne sei esente, poiché, anche se da poco, fai parte delle schiere di Atena...”

“Signore, in tutta onestà… me ne infischio della cosiddetta Atena!”

Cade uno spesso gelo tra noi, a seguito della mia affermazione impertinente. Shion mi fissa incredulo, Milo ha la bocca aperta, così come Sonia che però si riprende subito, mentre mio fratello scuote la testa, sempre più disperato da ciò che, molto probabilmente, lui vede come un mio tentativo di suicidio.

“Sciocca… certe cose dovresti tenertele per te!” mi rimprovera infatti, tremando distintamente.

“Ma è la verità, cos’altro?! Non mi frega di Atena del presente, non l’ho neanche mai vista! Davvero voi pensavate che, portandoci qui a giugno di quest’anno, noi saremmo diventate paladine di una dea che dice di rappresentare la giustizia e che però non si fa mai vedere?! MA CHISSENEFREGA! - sottolineo, ribelle più che mai, dopo averci rimuginato a lungo in questi mesi – Proteggere le persone a me care e le meraviglie di questa bella terra, questo sì che mi preme; proteggere te, fratellino, questi sono i miei desideri!”

Camus continua ad essere livido e a tremare, sempre più preoccupato per me, nel vedermi lanciata nell’ennesima, sciocca, impresa.

“Non sei nemmeno in grado di proteggere te stessa, ottusa che non sei altro, come pensi di svolgere gli obiettivi che ti sei prefissata?! - si oppone, tenendo lo sguardo abbassato, prima di alzarlo nella mia direzione – Come pensi che ti possa difendere, ora, hai idea di quanto ti sia impiastricciata con queste tue ultime parole?!?”

“Non importa! Sono disposta a subire le conseguenze delle mie azioni, ma non cambierò idea! Atena combatte con i suoi Cavalieri, mi è stato detto, ma non ha mai fatto nulla per te, Camus, o per Milo, io ho agito per ciò che credevo giusto... - affermo, sentendomi ferita, non so perché, dalle parole di mio fratello, prima di tornare sul Grande Sacerdote – Resto in attesa delle vostre disposizioni, Sommo Shion, qualunque esse siano!”

“Marta… coff, coff… non posso dire che non apprezzi la tua sincerità, però… tuo fratello ha ragione: hai violato almeno una dozzina di regole in un colpo solo, e la pena per l’insubordinazione è la morte, lo sai, vero?” mi interroga Shion, andando dritto al punto.

“Grande Sacerdote, io...”

“NO, Camus, non pensarci neppure! Non prenderai su di te la punizione al posto di Marta, la ragazza ha accettato di subire la conseguenza delle sue azioni, in modo molto maturo, aggiungerei, tu non ne puoi niente…” ferma immediatamente i suoi propositi, tramutando comunque la sua espressione in una più comprensiva.

“E pensate che io vi lasci fare ciò che volete con mia sorella?! Sono un Cavaliere di Atena, è vero, ma sono anche suo fratello maggiore, lei è una ragazzina, non...”

“Ragazzina? Mi pare che Marta il prossimo anno diventi Maggiorenne...”

“La questione non cambia, non le torcerete un capello, non lo permetterò!” sibila lui, scoccandogli un’occhiata di fuoco, per un istante ho come l’impressione che lo voglia persino attaccare, ciò mi terrorizza, ma Shion, con gesto pacato, alza un braccio.

“Calmati, Cavaliere… ho detto che la pena per l’insubordinazione è la morte, ma so anche che Marta, e le altre, non sono qui per diventare Sacerdotesse Guerriero, bensì per essere protette, e che quindi la pena capitale sarebbe sproporzionata alla colpa – lo tranquillizza, chiudendo brevemente gli occhi, vedo la muscolatura rigida di mio fratello sciogliersi – Però ti invito a riflettere, Camus, tu la consideri una ragazzina, ma, di fatto, non lo è, non avrai sempre la facoltà di proteggerla, ha la sua testa, ormai!”

“La facoltà mi è stata strappata diciassette anni fa, proprio da voi, non è forse così?! Non ho mai… non ho mai potuto proteggerla, se per questo!” stride tra i denti, adirato, alzandosi nuovamente in piedi per scrutarlo con astio.

Shion decide di soprassedere, tornando a concentrarsi su di me, ancora inginocchiata, un poco intimorita, tra Milo e mio fratello.

“In ogni caso mi prendo un po’ di giorni per decidere la punizione, ora siete stanchi e feriti, tornate nelle rispettive dimore e rifocillatevi. Grazie per avermi portato informazioni così indispensabili, farò qualche ricerca per poter così adoperare una strategia per opporci, ora che sono usciti i nomi di due dei nemici che stanno collaborando con il Mago!” si accomiata Shion, dandoci le spalle e dirigendosi all’interno del tredicesimo tempio, lontano dai nostri sguardi che possiedono le più svariate emozioni.

Torniamo quindi alla Casa dell’Acquario, stanchi, sporchi e feriti. Nessuno di noi ha più il coraggio di dire nulla, tanto meno Hyoga, chiuso in un mutismo perpetuo che mi desta preoccupazione.

Neanche il tempo di entrare tutti nelle stanze private, che veniamo accolte da Francesca e Michela, in piedi ad aspettarci con un pizzico di timore. Quando varchiamo finalmente la soglia, vedo la mia amica più piccola precipitarsi prima da Hyoga che la scansa con gesto gentile ma fermo, straniandola ancora di più, e poi da Camus, il quale invece permette alla più piccola delle sue allieve di circondarlo in uno dei suoi soliti impetuosi abbracci.

“Maestro!!! Che succede, dove sei stato?! Eravamo così in pena nel non trovarti qui, e anche Marta, non c’era più!!! - farnetica, visibilmente agitata, poi lo guarda meglio, vede che è ferito, sussulta e, sebbene la più alta fra noi, ad eccezione di Milo e dello stesso Camus, si rannicchia contro il suo petto, in cerca di protezione – Hai una ferita alla testa! Devi aver perso molto sangue!!!”

“Michela, va tutto bene, ora siamo qui, un po’ malconci, ma non è nulla di grave!” la prova a rassicurare mio fratello, sorridendole con affetto e ricambiando la stretta.

“No! Ci siamo svegliate, il tuo cosmo era lontano, e poi, è diventato più fioco, abbiamo avuto paura!” insiste lei, frenetica.

“Stai tranquilla… Shion ci ha affidato una missione, a me e Milo, non potevo rifiutare, ma ora sono tornato, un po’ di riposo e domani starò meglio!” continua, socchiudendo gli occhi e massaggiandole la schiena, godendosi quel contatto. Dall’esperienza nel passato è diventato molto più espansivo, la cosa mi fa un enorme piacere. Sorrido automaticamente.

Nel frattempo vedo Hyoga, mesto, allontanarsi da noi e salire le scale, sempre senza dire una parola, lo seguo con lo sguardo, almeno fino a quando non entra nel mio campo visivo l’indice puntato di Francesca, la quale, con un goccio di severità, mi sventola il dito da una parte all’altra. Ha atteso di vedere, da distante, se le condizioni di Camus non fossero gravi, fatto questo, si è sentita di prepararsi la ramanzina, che comincerà a breve, già me la sento colare giù dal naso.

“Bene… il Nobile Shion ha affidato la missione a Camus e Milo, e tu che c’entri?! Dove eri sparita?!? Cosa hai combinato?!? Eh??? Marta, parlo con te, era necessario far angustiare ancora di più tuo fratello?! Si è ferito per proteggerti, di nuovo?!?” sbraita, da perfetta seconda mamma. Sospiro.

“Fra, ho facoltà di rispondere, o no? Perché mi sei inveita addosso con mille quesiti! Posso capire la preoccupazione, ma qui sembra più un interrogatorio!” commento, rapida, sostenendo il suo sguardo.

“Hai, sì, facoltà di rispondere, ma ti conosco bene, Marta… so come ragiona la tua testa, e so che non dovevi andare, tutto qui… Immagino che Camus volesse tenerti fuori dalla faccenda!”

“Camus voleva tenermi fuori dalla faccenda, ma avevo più di una ragione per andare, quindi sono partita e stop, né più, né meno!”

“Quando imparerai a rispettare il volere di tuo fratello? Lui si preoccupa da morire per te!”

“Boof… - verseggio, un poco irritata, anche se comprendo le sue ragioni – Quando imparerò? Probabilmente mai! Sono diventata più forte, posso combattere al suo fianco ora, non lo lascerò più da solo!”

Francesca socchiude gli occhi, radunando tutta la sua pazienza, poi riapre le iridi brillanti, come se avesse sondato le parole da usare e le avesse infine trovate e riportate a galla, ma Sonia, affiancandomi e prendendo le mie difese, interviene nella disputa.

“Fra, non so come ragioniate voi Olimpi, probabilmente se Zeus vi ordina una cosa siete subito lì ad adempiere ai suoi voleri, ma il mondo umano è un pochetto diverso, un poco più sfumato! Marta era preoccupata per Camus e Hyoga, perché ha scoperto prima di noi l’identità del nemico, io ero preoccupata sia per loro che per Milo e allora sono andata, malgrado le opposizioni; Marta, non essendo stata informata per tempo, ci ha raggiunti dopo, tutto qui!” spiega, un poco stizzita.

La discussione fra noi prosegue a fasi alterne, discorsi vari si mischiano tra le mura che possiamo definire ormai domestiche, finché, un tonfo sordo non blocca i movimenti di tutti. Alziamo lo sguardo le nostre palpebre si spalancano nel riconoscere la figura di Hyoga davanti a noi, cambiato, con abiti leggeri e, cosa ancora più importante, con uno zainetto e lo scrigno della sacra armatura con sé. Non guarda direttamente nella nostra direzione, pare contrito, ancora un poco spaventato, insicuro, ma quando finalmente trova le forze di puntare i suoi occhi azzurri su Camus, perfettamente immobile e incapace di comunicare, la sua espressione è quanto di più deciso gli abbia mai visto. Stringo i pugni, capendo che la frattura è, come già temevo, irreversibile.

“Io… me ne vado!” palesa le sue intenzioni, riprendendo in mano lo zainetto e posizionandosi l’immenso scrigno, sicuramente pesante, sulle spalle. Detto questo si dirige, determinato, verso di noi, continuando a guardare negli occhi il suo mentore, non un goccio di esitazione. Milo prova disperatamente ad intervenire, cercando di salvare il salvabile.

“Ragazzo, nessuno ti sta cacciando di qui, questa è la tua casa, nessuno ti caccerà mai… prenditi una notte di riposo e...”

“Ci ho già pensato a lungo, Milo, non avrebbe senso impuntarsi ulteriormente, io me ne devo andare!” ripete, secco, superando, con passo incalzante, il gruppetto di noi ragazze, tra cui Michela sempre più incredula, poi Milo, e, infine, lo stesso Camus, fermandosi giusto poco dopo, la schiena contrapposta a quella del maestro.

“Nessuno mi sta cacciando, lo so… lo sto facendo io medesimo: sono indegno, questo basta per allontanare la mia presenza da voi. E’ per il bene di tutti...” continua, sospirando appena.

“Hy-Hyoga, cosa sta… cosa sta succedendo?! Perché… perché te ne devi andare???” riprova Michela, l’unica in grado di muoversi, tra noi, immobilizzate dalla tensione. Sta cercando una spiegazione logica, poverina, perché fino a ieri sembrava andare tutto a gonfie vele, e ora… ora è tutto a catafascio, ed è inconcepibile per lei.

Nella stanza ricade il silenzio, non sembra volare neanche più una mosca. L’unico che potrebbe salvare la situazione è Camus, lo so, l’unico, in grado di pronunciare una parola in grado di far rimanere qui il Cigno dalle ali ormai spezzate, ma… non lo farà...

“Non obbligo nessuno a camminare al mio fianco, se non lo desidera… Se pensi che la scelta migliore sia andartene, vai, Hyoga, non mi opporrò!”

Cala il sipario. Lapidale.

Nel medesimo istante accade che mio fratello, imitando l’allievo, se ne va per la sua strada, non degnando più nessuno di uno sguardo e dirigendosi in cucina, Francesca apre più volte la bocca, non trovando le parole, mentre Hyoga, del tutto incapace a difendersi da quel colpo, fa ricadere le braccia lungo i fianchi. Arreso.

Siamo tutte con i nervi a fior di pelle, con la coda dell’occhio, sento Milo urlare un: “Cosa? COSA?!? Vieni qua, esimia testa di cazzo, ma cosa hai nel cervello, la segatura?!?” seguendolo subito dopo a ruota e aprendo di slancio la porta. Michela si è portata una mano al petto, quasi le mancasse il respiro, mentre Hyoga, non avendo ottenuto più alcuna parola di conforto, stringe i pugni e incassa la testa tra le spalle, trattenendo a forza un singhiozzo.

Ingoio a vuoto, fissando la mia espressione in quella rassegnata di Sonia, che ricambia, massaggiandosi le tempie. E’ accaduto tutto così in fretta che non c’è stato tempo di reagire, e ora… la situazione è irrimediabilmente compromessa.

Hyoga sembra quasi sul punto di piangere, ma si trattiene, i lunghi capelli biondi gli ricadono in avanti, poco prima di girarsi e guardare un’ultima volta la sua ragazza.

“Michela, abbi cura di te e… del Maestro Camus, finché io sarò lontano…” si accomiata, posando la mano sulla maniglia con l’ovvio intento di andarsene, ma la nostra amica si getta a capofitto tra le su braccia, in lacrime, singhiozzando.

“No, Hyoga, ti prego… non andare! Non abbandonarmi come ha fatto mio padre, non lo sopporterei, io non… sigh!” farfuglia, schiacciata dalle emozioni.

“Michy, non ti abbandonerò, non cambierà nulla fra noi, ci potremmo sempre sentire e vedere, in qualche modo, ma… devo andarmene! - prova a spigarle, ricercando le parole – Questo non è più posto per me...” sussurra, posandole una mano dietro la nuca e stringendola a sé, in un modo protettivo che mi ricorda molto Camus, del quale ha imparato tutto, persino il temperamento. Neanche io voglio che se ne vada…

“Perché te ne devi andare??? Camus non ti ha cacciato, perché vuoi allontanarti?!? Io non capisco!!!” prova ancora ad opporsi la mia amica, quasi disperata.

“Sarà il Maestro Camus a parlartene, se vorrà...”

“Non voglio, Hyoga! Non voglio… amore mio!” tenta perpetuamente di opporsi Michela, terrorizzata dall’idea di essere abbandonata. Un trauma ben vivo in lei, che rischia di riproporsi.

Il Cavaliere del Cigno non risponde, limitandosi ad accarezzarle i capelli e fissare la sua espressione mesta nelle nostre. Ricambiamo quella richiesta di aiuto, sapendo fin troppo bene di non poter nulla in questa circostanza. Chi possiede questo potere è nella stanza di là, chiuso a riccio al mondo e sofferente, ma non ritratterà.

“Temo che… che mi dobbiate spiegare un po’ di cose...” ammette Francesca, rivolta a me e Sonia. Intanto Michela si è staccata un po’ dal suo fidanzato, anche se continua a piangere, Hyoga le fa ‘pat’ ‘pat’ sulla testa, non sapendo in che altro modo far percepire la sua vicinanza. Secondi di silenzio, prima che sia di nuovo il biondo a prendere parola.

“Marta… ti ringrazio per avermi fermato! - asserisce, facendomi sussultare. Lo guardo, incredula – Grazie… la luce che avevi negli occhi in quella circostanza, la determinazione, il non volerti arrenderti… erano semplicemente splendenti! Solo un’altra persona era in grado di produrre quella luce sfavillante con un’unica occhiata e con poche parole… un’unica persona, mio fratello! E ora capisco perché Camus, al di là che tu sia sua sorella, si è affezionato così velocemente a te, glielo ricordi...”

Sussulto, capendo che si sta riferendo ad Isaac. La mia espressione muta impercettibilmente a quelle parole, non voglio darlo troppo a vedere, ma mi ha colpito profondamente.

“Mi è sembrato di rivivere quel momento… - confessa ancora, impercettibilmente, facendo capire a me che anche lui poteva vedere ciò che ho scrutato anche io, come se il suo potere, il suo Zero Assoluto travalicasse i confini del tempo, o forse era Isaac medesimo a… travalicare i confini? Non ho rispose... – Comunque non perdere mai quella luce, non fare come mio fratello, non… uff, sei indispensabile per il Maestro Camus, non… prenditi cura di te stessa, Marta, se lui dovesse perderti non… non si rialzerebbe davvero più, non dopo tutto quello che ha già perso!”

Parole oscure, neanche troppo comprensibili, forse ha voluto essere enigmatico apposta, essendo un tassello ancora troppo doloroso per entrambi.

Lo vedo ancora una volta ccarezzare teneramente la guancia di Michela, prima di voltarsi e non girarsi più, determinato a non tornare più sui suoi passi. Ma è il mio turno di intercettarlo, stavolta.

“Hyoga?”

“Mhm?”

Il suo viso mi scruta parzialmente, attendendo il proseguo del discorso. Mi metto una mano sul petto, chiudendo e riaprendo gli occhi, fieri a mia volta.

“Siamo… amici, vero?”

Chiedo, ingenuamente, mentre l’espressione del biondo diventa ancora più sbalordita di prima. Per scacciare via l’imbarazzo, alzo il braccio destro lo piego davanti a me e, con la mano stretta a pugno, gli mostro il dorso.

“Ti… considero tale, già da un po’, a dire il vero, ma… volevo… volevo chiedertelo schiettamente! Fai parte della mia famiglia, è accaduto tutto così naturalmente, non so se riesci a rendertene conto!”

Vedo Hyoga rilassare i muscoli e sorridere tra sé e sé, passandosi una mano tra i capelli, prima di imprimere il suo sguardo su di me.

“Cielo… ed io che mi facevo mille problemi su come mi vedessi tu - ridacchia lui, un poco più rilassato, prima di rispondermi – Siamo allievi dello stesso insegnante, non possiamo essere altro che amici o, anche...fratelli! Sempre se tu voglia averne un altro, oltre a quello che hai già!” accetta, più caloroso del solito, scambiandomi un ultimo sorriso, che ricambio.

“Due fratelli impiastri?! L’idea non è così male!” commento, facendo, linguaccia e grattandomi la testa, imbarazzata.

“Famiglia… è una parola così bella...” sussurra ancora, gli occhi lucidi e persi in qualche ricordo passato.

“E allora torna qualche volta a casa… ok? Noi… ti aspetteremo trepidanti!”

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

 

Ed ecco il nuovo capitolo, che recherà, come già detto, grossi parallelismi con il 14 della Sonia’s side story, in fase di scrittura, anche se ci vorrà un bel po’, perché il capitolo è lungo, io vorrei renderlo in una certa maniera e non è facile.

Dunque, un’ottima prova per Marta e Sonia, questa, un po’ meno per il Cigno, che se ne va con la coda tra le gambe, disintegrando tutti gli sforzi di Milo in un colpo solo, ma recupererà il nostro biondino, non temete, sia sul campo di battaglia che con Camus (anche perché se aspettiamo Camus campa cavallo!).

Questo capitolo reca con sé una frattura insanabile tra maestro e allievo, ma anche dei nuovi nemici, nuovi dubbi, un “nuovo” Camus, più espansivo, come già avete potuto vedere in questa storia, e nuovi sconvolgimenti.

Marta si sta distaccando dal volere del Santuario, per le ragioni che lei stessa ha spiegato… un po’ brusca? Ma, effettivamente, dal suo punto di vista, è più che umano reagire così, non ha avuto una preparazione, semplicemente si è trovata qui all’età di 17 anni… chissà invece cosa ne penseranno le altre e dove decideranno di andare!

Per il momento, i parallelismi si vedranno con il capitolo nuovo della storia di Sonia, ma già qui sono abbastanza vistosi: Marta e Isaac!

Che legame c’è tra i due, oltre ad essere simili su alcuni lati caratteriali? E, ancora, è stato lo Zero Assoluto di Hyoga a trasportare i ricordi, oppure… Isaac stesso? Per alcune domande avrete risposta già nel capitolo 14 della storia di Sonia, per altre vi toccherà attendere!

Al solito ringrazio chi mi segue, chi recensisce, chi inserisce la storia tra le preferite o seguite, ecc… spero di riuscire a continuare ad intrattenervi! :)

 

  
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