La storia contiene ovviamente spoiler se non siete lettori del webtoon (attualmente siamo fermi all'episodio 68 della 3° stagione). I tag e i rating potrebbero modificarsi proseguendo con i capitoli.
Si tratta di un racconto che mi è sfuggito un po' di mano e tenderà a costruirsi su più capitoli prima di vedere i due protagonisti incontrarsi, mi spiace se potrà sembrare noioso o troppo pieno di "spiegoni".
Essendo una fan fiction che si distacca da quello che è il canon originale, si ambienta su livelli della torre che sono di pura fantasia e che quindi non coincideranno con quelli reali del webtoon, così come saranno diverse le vicende mano a mano che l'opera originale proseguirà. Leggendo il mahnwa in inglese, purtroppo molti termini che utilizzerò sono ripresi in questa lingua (firefish, lighthouse, float ship, ecc...) non sapendo bene quale sia la traduzione "ufficiale" nella versione italiana. Buona lettura e spero vi piaccia.
Prologo
La ragazzina diede uno strattone
deciso alle redini della sua cavalla che ancora non si era abituata al
cambio di temperatura improvviso. Avanzò ancora di qualche passo aprendo la via
all’animale che dietro di lei ancora trascinava il carretto carico di
rifornimenti.
Col carro impiegava mezza
giornata a raggiungere il posto, ma una piccola floating
ship ci avrebbe impiegato meno di due. Si trattava
comunque di un posto estremamente isolato raggiungibile via terra solo
attraverso una pista accidentata che attraversava le colline.
Il sentiero si
interrompeva in quel punto disperdendosi in un’ampia vallata; i suoi piccoli
stivali di cuoio ora scricchiolavano calpestando i primi fili d’erba congelati.
Osservando con attenzione era possibile distinguere il graduale mutamento dell’ambiente
che le confermava che ormai era vicina. Finora aveva attraversato il rustico
paesaggio agreste godendosi il calore che preannunciava l’arrivo dell’estate,
ma da quel punto in poi il panorama mutava. Il terreno si induriva e cominciava
a scricchiolare per la brina che cominciava a rivestirlo; la rugiada sui fili
d’erba si cristallizzava in piccole gemme luccicanti e una sottile coltre di
ghiaccio cominciava a ricoprire tutto il paesaggio ispessendosi sempre di più e
celando tutto sotto una fredda coltre bianca. Il cielo si era rannuvolato nella
tarda mattinata, attenuando al minimo le ombre: se non fosse stato per la
sfumatura grigiastra di alcune nubi non sarebbe stato possibile distinguere
l’esatto punto in cui il pallore del cielo incontrava quello del suolo.
La temperatura si era
gradualmente abbassata e il suo alito cominciava a condensarsi in soffici
nuvolette che le accarezzavano il volto paffuto. Si strofinò le mani e afferrò
dal dorso della cavalla il pesante cappotto che si era portata in previsione
del suo viaggio. Erano ormai quasi tre anni che lei e i suoi fratelli si
alternavano in quel compito: una volta al mese caricavano il carretto di viveri
e di quant’altro il cliente avesse richiesto e consegnavano il pacco. Questa
volta non c’erano state particolari richieste: cibarie, abiti nuovi,
medicinali, libri e, a suo parere, una varietà eccessiva di prodotti per
capelli e snack. Almeno i suoi genitori non avevano dovuto adoperarsi per
recuperare nuovamente pezzi di ricambio per Lighthouses come era accaduto sei
mesi prima.
Il carretto si arrestò
con un ultimo sofferto cigolio. Le ruote rivestite in metallo non erano più in
grado di avanzare in mezzo alla distesa di neve e ghiaccio che si stendeva di
fronte a lei, ma non se ne preoccupò, perché ormai aveva raggiunto la sua
destinazione. Sapeva che in lontananza si trovava la vecchia tenuta dei Grimore, ma oramai erano anni che era stata venduta e
nessuno la visitava da allora. Ora vi dimorava il suo cliente: lo aveva scorto
un’unica volta, quando era giunto in paese a richiedere il servizio per cui ora
si presentava. Non aveva avuto modo di inquadrarlo granché: capelli biondi,
occhi di un intenso blu cobalto, il resto del volto celato da una maschera
metallica; vestiva leggero, nonostante fosse giunto in pieno inverno, difatti
ciò che l’aveva maggiormente colpita era il calore sprigionato dal suo corpo.
All’inizio era piacevole, ma ad un certo punto si era dovuta allontanare
nauseata: come quando si trascorre troppo tempo vicino al termosifone. Si
trattava decisamente di un individuo decisamente sospettoso e poco socievole,
ma non era tanto più bizzarro dei regular che transitavano di frequente su quel
piano. Inoltre pagava bene e non aveva mai causato
alcun problema, tralasciando il dettaglio che dal suo arrivo, nel raggio di un
chilometro dalla sua abitazione, nella vallata non sembravano più alternarsi le
stagioni: nel luogo era ormai calato un inverno perenne. Il suo cliente si era
ritirato nella villa dei Grimore e non vi era stato
più nessun contatto diretto tra lui e i regular che ormai vivevano in quel
piano: molti di quelli che lo avevano incrociato ormai erano saliti ai piani
successivi e quelli che erano rimasti si erano ormai scordati del suo
passaggio, ad eccezione di lei e della sua famiglia che, gestendo la drogheria
che riforniva praticamente tutto il paese, erano ormai i suoi affezionati
rifornitori.
Puntuale come sempre il suo pocket cominciò a ronzare avvisandola della
chiamata in arrivo. Mentre accettava la comunicazione la ragazzina vide con la
coda dell’occhio la familiare lighthouse blu avvicinarsi come ormai capitava da
anni.
“Elly, è già il tuo turno questo mese?”
Una voce di poco distorta dalle interferenze del pocket scaturì dal
dispositivo. Il tono era cordiale, ma la voce era leggermente arrochita, come
se non fosse stata usata da un po’ di tempo. Elly non sapeva bene se provare
pena o sospetto per quel ragazzo che da anni si ostinava a vivere solo e
isolato dal mondo.
“Doveva toccare a mio fratello, ma se l’è svignata con la sua nuova
ragazza…”
Una risata priva di
una reale emozione giunse attraverso il pocket. “Lui si che sa come divertirsi...”
La ragazzina rispose imbronciata con un borbottio e lanciò uno sguardo alla
lighthouse che nel frattempo si era accostata al carretto ingrandendosi fino
quasi a triplicare le sue dimensioni. Elly sapeva che gestire una lighthouse di
quelle dimensioni e da una distanza così elevata richiedeva un elevato
controllo.
“La lighthouse si è già posizionata, carico tutto come al solito e poi
comincio ad avviarmi.” Con l’efficienza che ormai le era data dall’abitudine la
ragazzina cominciò a caricare i pacchi dal carro alla lighthouse senza
aggiungere altro. Sapeva che cercare di intrattenere una conversazione con il
suo cliente era una fatica inutile. Nonostante fosse sempre cordiale con lei,
si rivelava sempre altrettanto restio quando era il momento di intavolare un
qualsiasi discorso, ma andava bene così, pure lei era una persona di poche
parole.
“Fai con calma… intanto avvio il pagamento.”
Con la coda dell’occhio Elly vide riflesso sul suo pocket il download del
pagamento. Efficiente come sempre.
Nel giro di qualche minuto il carro era ormai alleggerito e del tutto
svuotato. Con un balzo la ragazzina salì alla guida afferrando le redini e
controllando sul pocket che il pagamento fosse andato a buon fine. Di
questo passo sarò a casa prima di cena. Con un sorriso soddisfatto si
apprestò a far girare la cavalla che, alleggerita dal peso, trotterellò
nitrendo seguendo il comando.
“Ho finito…” La
lighthouse si ricompattò e si avviò verso il punto in cui Elly sapeva trovarsi
la vecchia tenuta dei Grimore.
“Perfetto. Alla prossima allora… vedi di far lavorare tuo fratello il mese
prossimo.”
“Sicuro.” Elly si voltò e lanciò un’occhiata alla foresta che affiancava il
sentiero che presto avrebbe dovuto attraversare. “Un’ultima cosa… i due pacchi
che aveva ordinato il mese scorso… dovrebbero arrivare a momenti… farò in modo
di farglieli arrivare alla prossima consegna.”
Per un attimo non ricevette risposta, poi il suo pocket gracchiò e la voce
del cliente assunse un tono pensieroso. “… ho capito, ti ringrazio. Per
quelli ovviamente riceverete un extra”.
La ragazzina sorrise e, facendo schioccare la lingua, fece avviare la
cavalla. Si congedò utilizzando la prima frase ad effetto che le venne in
mente. “Ottimo, è sempre un piacere fare affari con lei signore!”
Dall’altra parte il cliente pose fine alla chiamata. Si sarà
innervosito?
Una decina di minuti dopo, quando il carro raggiunse nuovamente il sentiero
inoltrandosi nel boschetto, Elly fece fermare la cavalla, si tolse il cappotto
pesante, ormai superfluo, e rivolse lo sguardo alle sue spalle.
Due figure emersero dagli alberi all’inizio della vallata. Ora le davano le
spalle e sembravano aver atteso di proposito il momento in cui lei si fosse
allontanata. Li vide mentre rabbrividendo si coprivano, indossando dei pesanti
cappotti, e si avviavano verso la distesa di neve e ghiaccio.
Quindi mi hanno davvero seguita. Alzò le spalle, si voltò e spronò
nuovamente la cavallina al trotto. Signor cliente, spero che i pacchi
ordinati siano di suo gradimento.