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Autore: Celeste98    16/07/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi... Tu e Vegeta...” Rosicheena sorrise automaticamente nel sentire il nome del suo migliore amico
“Cosa?”
“Cosa c’è tra di voi?” questa volta Rosy inarcò un sopracciglio, abbandonando il presupposto di bere il suo thé
“Tra e me Vegeta? Toma hai bevuto? È il mio migliore amico, la persona più importante della mia vita, cosa dovrebbe esserci tra di noi?!”
“Qualcosa di molto vicino all’amore, Rosy”
“Tu vaneggi”
“Rosicheena... Ci ho provato con te per mesi e non ti sei neanche mai accorta di niente, poi però senti solo pronunciare il nome di Vegeta e le labbra ti si aprono in un sorriso che va da un orecchio all’altro. Come lo chiami tu questo?”
“Affetto, Toma. Io e Vegeta ne abbiamo passate tante per non essere in qualche modo legati e troppe per rovinare tutto dando retta a queste congetture del cazzo da parte di chiunque”
 
Il viaggio di ritorno segnò la conclusione del weekend molto prima di quando immaginato e nella maniera decisamente sbagliata. Non si erano rivolti la parola, anche la decisione di partire era stata presa apparentemente all’unanimità senza però neppure uno scambio di opinioni. Vegeta guidava con tutta la sua attenzione ostinatamente rivolta alla strada, gli occhiali da sole gli coprivano gli occhi ma dalla postura rigida ed entrambe le mani sul volante Rosy percepiva quanto fosse arrabbiato o forse deluso. A sua volta Rosicheena stava rannicchiata sul suo sedile, lo sguardo perso fuori dal finestrino ma celato dagli occhiali da sole indossati solo per coprire le occhiaie dovute alla notte passata in bianco. Lo stereo trasmetteva musica a tutto volume nella vana speranza di sovrastare il rumore dei pensieri di entrambi.
Ricordava il primo bacio con Turles, lui l’aveva presa di sorpresa e si era guadagnato un bel ceffone, questo era uno dei motivi per cui c’era voluto circa un anno per convincerla delle sue buone intenzioni. Turles era agli occhi di Rosy come il dongiovanni incallito che sa come entrare tra le cosce di una donna, semplicemente lei non voleva essere l’ennesima della lista e quindi rinunciare ai suoi amici per essere andata a letto con uno di loro. Il secondo bacio, cioè quello che loro spacciavano per primo (poiché solo Vegeta era a conoscenza del disastroso primo bacio) era stato decisamente diverso, tanto che aveva chiesto il permesso a Rosicheena di poterla baciare. In quel periodo di corteggiamento Turles era cambiato gradualmente, assumendo atteggiamenti che prima non aveva e avendo anche accorgimenti che Rosy non si aspettava. Dalle cose più stupide come il togliere le scarpe quando stavano a letto lasciandole una vicino all’altra accanto al tappeto, alle cose più notabili: da che Rosy sapesse non aveva mai lavato neppure una tazzina da caffè in vita sua, ma iniziò a farlo quando andarono a vivere insieme, rifaceva il letto e piegava i panni, altre cose che non aveva mai fatto. Non lo sapeva, Rosy, di tutte le volte che Turles aveva chiesto consigli a Vegeta che di relazioni amorose ne sapeva meno di niente, però conosceva la ragazza e, quindi, sicuramente poteva dargli qualche dritta. Inconsciamente Rosicheena era felice di ciò perché voleva dire che teneva a lei abbastanza per smussare gli angoli del suo carattere e modificare i suoi modi di fare per farle piacere, senza che gli chiedesse nulla.
Dopo la morte di Turles non aveva più avuto relazioni né le aveva cercate, anzi c’era da dire che qualsiasi approccio da parte del genere maschile all’infuori dell’ambito lavorativo era immediatamente scoraggiato o troncato sul nascere. Ma non avrebbe potuto troncare quello che non sembrava altro che il normale comportamento che aveva con il suo migliore amico.
Quel viaggio sembrò essere il più lungo delle loro vite, nessuno dei due pronunciò una sola parola forse aspettando una prima mossa dell’altro o solo nella speranza di schiarirsi abbastanza le idee prima di fare ulteriori danni. Ma più provava a distrarsi, più la donna pensava al bacio della sera precedente, totalmente diverso da entrambi i primi baci scambiati con Turles. Scosse impercettibilmente la testa per scacciare quel pensiero infelice, l’ultima cosa che voleva in quel momento era mettere a paragone i due. Soprattutto, aveva già incasinato una volta la sua vita e quella di uno dei suoi più cari amici e c’erano voluti anni perché riuscissero di nuovo a guardarsi in faccia, il legame con Vegeta era diverso da quello con Bardack e la sua paura era che questa volta non riuscissero a superarlo.
Non si rese conto di essere arrivati a villa Prince, Vegeta non aveva parcheggiato, né aveva anche solo superato il cancello principale. Non scese dall’auto, e non la guardò mentre fu lei a farlo, ripartì immediatamente dopo che Rosy richiuse il bagagliaio da cui prese il borsone.
Villa Prince era stranamente silenziosa, ma abbastanza normale per una domenica mattina decisamente presto, si diresse quindi nella stanza degli ospiti cercando di fare meno rumore possibile, non voleva disturbare Noah e Radish che probabilmente stavano ancora dormendo e di nuovo fece capolino il pensiero di trasferirsi. Purtroppo gli impegni si erano susseguiti da quel primo giro a cui Vegeta era mancato e ancora non aveva preso in considerazione nessun nuovo appartamento in cui trasferirsi, adesso di certo non avrebbe potuto chiedere a Vegeta di accompagnarla.
Sola nella sua stanza, si trovò di nuovo a pensare. Non aveva mai neppure immaginato di avere con Vegeta un rapporto diverso da quello che li legava. Sì, c’era già stato un primo tentativo di bacio, avevano dormito insieme, per non parlare poi delle volte in cui si consigliavano a vicenda sull’abbigliamento, poi c’era da considerare tutte le occasioni in cui gli aveva dato consigli per conquistare una ragazza che aveva puntato, ma Vegeta non aveva mai avuto interesse per le storie serie. Quale certezza aveva che tra loro sarebbe stato diverso? Nessuna e Rosy non aveva alcuna intenzione di perdere anche lui.
“Non ci credo, è impossibile!” Sadala fece il suo ingresso nella stanza di Rosy senza bussare e se ne infischiò altamente del suo stato d’animo che di certo non era dei migliori per sopportare una conversazione
“La prossima volta che deciderai di acquistare veleni quantomeno tienili in camera tua, sai bene che mio padre non può mangiare questa roba” nel recuperare la scatola lanciata sul materasso Rosy si trovò un po’ confusa, aveva parlato di veleno e allora perché quella era una confezione di brioche al cioccolato?
“C’è il cioccolato al latte?”
“E quindi?”
“Io odio il cioccolato a latte, prova a chiedere a tuo fratello perché quella non è roba mia” Sadala socchiuse gli occhi e fece un respiro profondo quasi come per calmarsi.
“Beh tienilo anche tu come promemoria” ed uscì lasciando le merendine e chiudendosi la porta alle spalle. Per chissà quale ragione, la cosa diede i nervi a Rosy, era la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della sua sopportazione. Animata da una nuova forza si alzò dal letto e corse fuori dalla camera.
 Aveva voglia di litigare, di sfogarsi e poco importava chi sarebbe finito nell’occhio del ciclone. Arrivata nel salone, però, davanti ai suoi occhi c’era Sadala da sola, con le mani che tremavano mentre toglieva la polvere da una cornice. Rosicheena ricordava quella foto, ritraeva tutta la famiglia Prince durante una festa di Natale in cui i figli erano ancora piccoli e vestiti coordinati.
“Perché mi odi Sadala? Io non ti ho fatto niente!” la voce di Rosy non era arrabbiata, solo esasperata e triste, il che forse fu anche peggio per la donna che si voltò di scatto nella direzione della nuova arrivata.
“Tsk tu mi hai portato via tutto ciò a cui più tenevo!” gli occhi neri di Sadala trasmettevano una rabbia per troppo tempo tenuta nascosta, quelli di Rosicheena invece erano confusi, talmente tanto che la maggiore si trovò in un certo senso a giustificare le sue parole
“I miei genitori ti adoravano, mio padre tutt’ora stravede per te e ti considera come un’altra figlia. Ogni volta che ti guarda gli occhi di mio fratello si illuminano, ancora adesso Radish molla tutto ad una tua sola parola, Turles ti amava e persino Bardack non faceva che parlare di te... Ho sempre cercato di integrarmi nel loro gruppetto ma non importava cosa facessi perché restavo sempre la pecora nera, tu invece... Tu eri sempre con loro, ti portavano ovunque neanche fossi una cazzo di mascotte” Sadala non aveva il coraggio di guardarla in faccia e Rosicheena, sempre più sconvolta.
“Tu mi invidiavi per questo? Per una cazzata come questa? Hai la minima idea di quanto io fossi gelosa di te?!” solo allora gli occhi delle due donne si incontrarono e adesso era la maggiore ad essere sconcertata. Cosa mai aveva da invidiarle quella ragazzina talmente bella da far perdere la testa ai tre ragazzi?!
“Quando tornavi a casa dopo l’università trovavi i tuoi genitori che ti domandavano come fosse andata, lamentandoti che ti stessero troppo addosso, io quando rientravo a casa non c’era nessuno ad aspettarmi. Tu hai due fratelli con cui litighi ma è sempre meglio che non parlarci mai, di tutti i ragazzi cui che ho conosciuti durante gli affidi e in casa famiglia è già tanto se tutt’oggi ne sento un paio per Natale o i compleanni, l’unica ricorrenza in cui ci ritroviamo è per la festa di anniversario di Doug ed Ester... Dici che tua madre mi adorava, ma lei parlava sempre di te. Non faceva che dire quanto fosse orgogliosa di te nonostante il tuo carattere forse un po’ troppo irruento e testardo. Tuo padre è orgoglioso di te, ma ogni volta che provava a parlare finite a litigare. Tu mi invidi? E cosa dovresti invidiare Sadala?” gli occhi di Rosy erano lucidi al ricordo di Marie, una donna che le voleva un mondo di bene e che le mancava da morire “Vegeta, Turles e Bardack sono forse la cosa migliore che potesse capitarmi, per la prima volta mi sono sentita accettata, ma ora Turles e morto, Bardack per me è un estraneo. Mi resta Vegeta, ma ho fatto tutto ciò che è in mio potere per non allontanarlo dalla sua famiglia, augurandogli sempre tutta la felicità di questo mondo”
“Mamma” Sadala si fermò a causa di un singhiozzo che non riuscì a trattenere e abbassò lo sguardo per non farsi vedere dalla sua arci-nemica in quelle condizioni “Mamma parlava di me?”
“Continuamente, eri la sua bambina e ti voleva bene” i singhiozzi di Sadala adesso erano veramente forti e Rosy distolse lo sguardo per non farla ulteriormente agitare, la conosceva abbastanza da sapere quanto odiasse essere compatita. Ci volle un po’ perché si riprendesse e fosse di nuovo in grado di parlare senza che la voce le tremasse
“Ti ha cercata”
“Cosa?”
“Il giorno in cui è morta, mamma voleva vederti, ma tu eri fuori città e Vegeta era corso in auto a prenderti. C’erano tante cose che voleva dirti ma aveva come l’impressione che non sarebbe riuscita a parlare con te. Avrebbe voluto che fossimo amiche, ai suoi occhi eravamo alla pari e questa cosa mi dava fastidio perché credevo che avvicinandosi a te avrebbe finto con l’allontanarsi da me”
“Ti chiedo scusa Sadala. Ti chiedo scusa perché è giusto che io lo faccia, perché ho voluto davvero bene a Marie, perché quando ho saputo che Noah era in ospedale ho avuto paura di perdere un altro membro della famiglia. I tuoi genitori mi hanno trattato come una figlia e ti chiedo scusa perché mi sono sempre sentita come se avessi tolto a te e i tuoi fratelli quell’affetto che mi veniva riservato. Forse ho rimandato troppo, avrei dovuto tagliare i rapporti prima, quando mi sono trasferita ad Osaka ma non ne ho avuto la forza sebbene ci abbia provato in più occasioni” si sedette sull’altro lato del divano, più per abitudine che per tenere le distanze. Rosy aveva lo sguardo perso nel vuoto, Sadala invece la guardava per capire che cosa avrebbe raccontato “ho iniziato a farmi sentire sempre più raramente, a non rispondere alle telefonate e poi ho deciso di cambiare numero. Due giorni dopo Vegeta era davanti la porta di casa di Doug ed Ester, mi ha fatto una ramanzina di quelle che non dimenticherò mai. Era arrabbiato nero e mi disse che non mi sarei liberata di lui così facilmente, anche se lo avessi allontanato lui sarebbe rimasto al mio fianco perché l’aveva promesso a Marie. Poche volte ho pianto davvero come in quel momento” tra le due calò il silenzio, per la prima volta rilassato e non contornato dal gelo che le aveva sempre caratterizzate.
“Ti ammiro Rosicheena, per quanto mi costi ammetterlo è così. E ho iniziato a farlo dopo aver sentito una conversazione tra Vegeta e i miei genitori. Lui era preoccupato per te, aveva scoperto che nel periodo in cui avevi iniziato l’università avevi anche trovato un secondo lavoro part-time dopo che la tua coinquilina aveva lasciato l’appartamento senza preavviso, ti vedeva stanca ed era preoccupato per te. Sono certa che al tuo posto né io né mio fratello o i suoi amici saremmo riusciti al tuo posto”
“Infatti non ci sono riuscita neanche io, e in quel poco che ho fatto sono stata aiutata” non aggiunsero altro, la televisione spenta di fronte a loro sembrava aver attirato tutta la loro attenzione, ma quel silenzio per la prima volta non era pesante, solo piacevole. 
 
- Due anni prima -
Non era una buona idea che Turles lasciasse l’ospedale nelle sue condizioni neppure per una sola giornata, ma è stato impossibile farlo desistere. Turles e Bardack litigavano continuamente per qualsiasi scemenza, dalla preferenza per la maionese o il ketchup o per la squadra tifata, ma erano molto legati e Turles non sarebbe mai mancato al matrimonio di suo fratello.
Rosicheena aveva avuto da lavorare nel periodo di organizzazione del matrimonio e, come anche Vegeta, sapeva poco a niente. Turles aveva accettato con gioia di essere il testimone di suo fratello insieme a Vegeta, per Sadala invece c’erano due sue amiche di cui Rosy non ricordava neppure il nome.
Nell’attraversare il tappeto bianco che ricopriva la navata della piccola chiesa che gli sposi avevano scelto, i pensieri di Rosy e Turles erano molto diversi.
“Accidenti! Qui dentro si gela dal freddo, avrei dovuto insistere di più sulla sciarpa” mentre Rosicheena si guardava attorno, Turles guardava lei, avvolta in un abito blu dalle maniche in pizzo a tre quarti lungo fino al ginocchio che faceva capolino dal lungo cappotto bianco invernale che non aveva alcuna intenzione di togliere dato il freddo di dicembre, per lo stesso motivo si malediceva anche di non averne scelto uno più pesante per Turles.
L’uomo, però, non aveva ascoltato più di tanto le sue parole, né, fortunatamente, sentiva freddo.
“Non è male come hanno allestito per una cerimonia intima. Ma credo che noi per la cerimonia religiosa opteremo per qualcosa più in grande” Rosicheena si voltò nella sua direzione e gli sorrise teneramente, stringendosi al suo braccio. Dopo quel rapido sopralluogo chiestogli da Vegeta, si diressero nell’edifico lì accanto, creato al solo scopo di dare agli sposi la giusta privacy per prepararsi, non fu necessario chiedere informazioni per trovare la stanza dello sposo in cui Bardack e i signori Son li aspettavano per le foto.
“Buongiorno fratello! Spero che tu sia psicologicamente pronto perché oggi non ti darò tregua” i due fratelli si scambiarono un paio di pacche, approfittando della distrazione Rosy saluto i suoceri e poi lasciò la stanza. Facendo un veloce calcolo era sicura di riuscire a pesare da casa a prendere qualcosa di più caldo per Turles prima dell’inizio della cerimonia, ma dubitava che suo marito l’avrebbe lasciata scappare dalle foto pre-cerimonia. Prima che potesse veramente decidere di allontanarsi però si imbatté in Vegeta e Radish che stavano entrando proprio in quel momento.
“Giorno Rosy! Scappi dalle foto?” 
“Ci provo Prince piccolo” rispose Rosicheena ricambiando l’abbraccio stritolatore di Radish per poi voltarsi verso l’altro che, anziché salutarla, le stava porgendo un sacchetto.
“Le temperature scenderanno ulteriormente e papà mi ha mandato a prendere questi per Turles”
“Come fate voi Prince a leggermi sempre nel pensiero proprio non lo capisco” non poterono chiacchierare ancora perché, com’era prevedibile, Bardack si affacciò per chiamare i due amici per le foto.
Sadala e Bardack avevano organizzato il loro matrimonio in appena un mese, infatti presero quella decisione poco dopo l’ultima brutta crisi respiratoria di Turles e il successivo colloquio durante il quale il medico aveva ribadito le sue scarse possibilità di guarigione nel caso in cui il tumore non fosse regredito. Nessuno aveva fatto parola con Turles di quel colloquio, ma tutti sospettavano avesse mantenuto l’abitudine di leggere la propria cartella clinica.
In quel mese Rosicheena non aveva mai parlato con Bardack, avevano fatto di tutto anche per non rimanere neppure mai da soli insieme. Di tutti coloro che li circondavano, Vegeta sembrava essere l’unico ad aver notato la cosa ma, almeno con Rosicheena, non aveva fatto discorsoni. Le aveva semplicemente detto “Siete amici, sono certo che chiarirete qualsiasi malinteso venutosi a creare”.
Per questioni di comodità e non obbligare gli invitati a scomodi spostamenti, gli sposi avevano organizzato il pranzo nuziale affittando un tendone per ricevimenti e con il catering, nonostante le reticenze iniziali si era rivelata una buona scelta. Adesso, seduti l’una accanto all’altro, Rosy e Turles guardavano i cognati aprire le danze al centro della pista.
“Sono carini non trovi?”
“Sì non male, ma sono certo che tu sarai molto più bella in abito bianco” prima di allora non avevano mai aperto il discorso di un eventuale secondo matrimonio con rito religioso e ora invece si trovavano a parlarne per ben due volte. A Rosicheena non importava se il suo matrimonio fosse stato del tutto non convenzionale, non le importava se non vi avevano preso parte le loro famiglie, ma la prospettiva di una seconda cerimonia voleva dire molti anni da trascorrere con Turles e per questo vi si sarebbe aggrappata con tutte le sue forze.
 
- Tempo presente -
L’auto decappottabile sfrecciava per quelle strade di campagna poco battute, il vento gli batteva sul viso e spettinava i capelli mandandoli all’indietro ma non se ne curava. Con un movimento troppo rapido dello terzo fece rigirare l’auto per farla tornare indietro per la terza volta sollevando un gran polverone, percorse circa dieci metri e si rigirò di nuovo facendo eseguire all’auto quasi un intero giro su se stessa prima di spegnere il motore e battere il palmo della mano sul manubrio, ringhiando di frustrazione. Non era bravo a gestire la rabbia, il più delle volte si limitava a prendere a pugni un sacco da boxe, altre volte, come in questo caso, guidava verso una meta ignota al solo scopo di correre e distrarsi. L’ideale era senza ombra di dubbio parlare con Rosicheena che sapeva sempre come farlo tornare alla ragione, ma come smaltire la rabbia dovuta a una lite con lei? In tutti gli anni di conoscenza, Vegeta e Rosicheena non avevano mai litigato, o comunque non si tenevano mai il muso troppo a lungo perché non ne erano capaci. Era capitato che uno dei due avesse litigato con i Son o anche con Rad e Sadala, una volta Rosy non ha rivolto la parola a  Turles per una settimana perché le aveva detto che secondo lui stava mangiando troppo, ma non aveva mai litigato con Vegeta.
Soprattutto ora, da solo con i suoi pensieri, Vegeta non capiva dove potesse aver sbagliato. L’aveva baciata, una cosa che avrebbe voluto fare la prima volta che la vide; lei aveva risposto al bacio e, se si concentrava, poteva ancora sentire il sapore di ciliegia delle sue labbra a causa del burro cacao che usava continuamente e il suo profumo solleticargli il naso. Perché allora quando si erano separati i suoi occhi spauriti erano pieni di lacrime? Con gli occhi a sua volta lucidi per il nervoso, Vegeta Prince aveva paura, per uno stupido errore, di aver perso la persona a cui più teneva al mondo. 
Detestava litigare con lei ma dover sopportare il silenzio senza neppure aver litigato è anche peggio, e prima che se ne rendesse conto stava componendo il numero del suo cellulare, nessuna risposta. Fece partire una seconda chiamata, poi una terza e una quarta, tutte prive di risposta.
“Maledizione!” avrebbe voluto lanciarlo via ma in un attimo di lucidità lo fece semplicemente cadere sul sedile del passeggero per poi rimettere in moto l’auto, fare un altro giro e partire a razzo verso villa Prince, terrorizzato di non trovarla lì. Il cancello principale era stranamente aperto, notando l’auto di Sadala nel viale non se ne stupì, ma adesso non aveva proprio voglia di litigare con sua sorella: lasciando profondi solchi nella ghiaia, inserì la marcia e si spostò sul retro della casa, dove parcheggiò.
“Che accidenti ti è successo? Ti sei rotolato nel fango?” beh, era evidente già dalla mattina che quella non fosse la sua giornata fortunata, no? Aveva appena oltrepassato la porta sul retro quando si imbatté in Sadala che, seduta al sullo sgabello della penisola della cucina, beveva una tisana dall’odore nauseabondo che arrivava fin alle sue narici.
“Sadala non rompere, non è aria oggi” si diresse quindi a grandi falcate verso la porta, ma ancora una volta fu bloccato dalle parole di sua sorella
“Perdi tempo, non è qui”
“Cosa? E dov’è andata?” era veramente preoccupato e Sadala non avrebbe potuto ignorarlo, non gli aveva visto quell’espressione di puro terrore neppure la volta in cui anni prima Rosy era andata via senza dire nulla a nessuno. Ma questa volta, almeno dal punto di vista di Sadala, non aveva motivo di preoccuparsi tanto.
“Vegeta calmati, sta bene, almeno credo. Eravamo in soggiorno quando ha ricevuto una telefonata da una donna a cui ha dato appuntamento da Muten” Vegeta spalancò gli occhi e Sadala, intenerita, continuò a parlare “Sembrava esausta quando riattaccò e per un attimo era stata sul punto di chiamarti, la schermata del telefono mostrava il tuo contatto. Non ha voluto dirmi cosa è successo tra di voi e, in effetti, non siamo così in confidenza perché insistessi. Papà è andato con lei all’appuntamento e mi hanno chiesto di dirtelo nel caso in cui fossi passato”
 
Stringeva convulsamente la mano di Noah sotto il tavolo nella vana speranza di riuscire a calmarsi. Non faceva che domandarsi come le fosse saltato in mente di accettare di vedere Helena. Come già aveva annunciato, Bardack aveva fatto delle ricerche su di lei ma non era risultato nulla di importante, perlomeno agli occhi di Rosicheena. Era sposata con un tale Jordan Wess e avevano avuto tre figli, il maggiore aveva tre anni in meno di Rosy; per alcuni anni avevano vissuto a Kyoto per tornare però quasi immediatamente a West City. In quegli anni Rosy stava ancora alla casa-famiglia, vivevano nella stessa città e non si erano mai incontrate in tutti quegli anni, ma restava il problema principale: prima di allora Helena non l’aveva mai cercata.
“Calmati tesoro, andrà tutto bene” Noah le lasciò un bacio sulla fronte e Rosy sentì gli occhi farsi lucidi. Era grata che Noah fisse con lei, ma avrebbe voluto ci fosse anche Vegeta.
Solo Dio sapeva quante volte aveva pensato di alzarsi e andare via, la mano di Noah che stringeva la sua la fece desistere tutte le volte.
Il campanello della porta suonò preannunciando l’ingresso di un cliente e, al contrario delle volte precedenti, Rosy sollevò lo sguardo puntando la figura di Helena.
“Ciao” la nuova arrivata li raggiunse con un sorriso imbarazzato che andò ad aumentare nel non vedere alcuna reazione da Rosicheena. Fu quindi Noah a fare la prima mossa alzandosi e porgendole la mano
“Ben arrivata, io sono Noah Prince”
“Oh lo so, l’ho vista sul giornale qualche tempo fa” Rosicheena non riuscì a mascherare un’espressione di fastidio che non sfuggì agli altri due.
“Volevi parlare, bene parliamo” Helena si guardò attorno
“Credevo che avremmo parlato noi due da sole”
“Tsk credo che se fossi stata da sola non mi sarei neanche presentata all’appuntamento”
“E avresti preferito rimanere con il dubbio su ciò che avevo da dirti?”
“A volte è meglio lasciare il dubbio che rimanere delusi dalla risposta” Helena non riuscì a reggere lo sguardo della minore e Noah approfittò di quel momento per stringere di nuovo la mano di Rosy.
“E comunque mi ha accompagnato Noah solo perché Doug ed Ester non potevano lasciare la città con così poco preavviso”
“Doug ed Ester?”
“I miei genitori affidatari”
“Capisco... E... Gli vuoi molto bene?” solo allora Rosy sollevò di nuovo lo sguardo.
“Quando può volerne una bambina abbandonata alla coppia che l’ha accolta in casa come una figlia”
“Rosicheena!”  la giovane sbuffò un po’ al richiamo del Prince, poi però si voltò di nuovo nella direzione della donna
“Avevo undici anni quando mi hanno presa in affidamento e ho impiegato molto tempo a fidarmi veramente, mi aspettavo che mi avrebbero rispedita in orfanotrofio come tutte le coppie prima di loro perché, diciamocelo, nessuno vuole adottare un adolescente. Dopo loro, la mia famiglia sono le persone che hai visto immortalati con me nelle foto del galà, oltre ciò non credo ci sia altro di importante sul mio conto che tu possa voler sapere”
“Ti sbagli Rosicheena” la interruppe prendendole l’altra mano che teneva sul tavolo, la giovane si irrigidì immediatamente ma ciò non sembrò importare alla biologica genitrice “io voglio conoscerti e non sei solo questo, ci sono altre migliaia di cose che ho da sapere”
“Perché ora? Sei tornata ad abitare qui con la tua famiglia tre anni dopo avermi abbandonata alla centrale di polizia, perché vuoi conoscermi dopo venticinque anni?” questa domanda sicuramente Helena non se la aspettava perché non solo abbassò lo sguardo ma sciolse anche la presa sulla mano di sua figlia
“Non ero pronta per fare la madre, i miei genitori si arrabbiarono molto e scappai di casa insieme a tuo padre che poi mi lasciò quando tu non eri ancora nata. Ci ho provato a crescerti e ciò che ho deciso non è assolutamente colpa tua, eri una bambina dolcissima e sempre sorridente, non piangevi mai ma io non ero in grado di tenerti con me. Ho pensato che saresti stata felice con una nuova famiglia” Rosy sbuffò di nuovo di fronte a quella solita frase fatta che aveva sentito spesso nei film “Conobbi Jordan quello stesso anno, ci siamo innamorati e mi ha sposata ma ci sono voluti tanti anni perché gli parlassi di te. Ho rimandato la cosa per tanti anni e quando alla fine glielo dissi lui si infuriò, disse che avrei dovuto renderlo partecipe di questa cosa tempo prima perché ti avrebbe cresciuta e amata come i tuoi fratelli”
“Fratellastri” di nuovo Rosy la gelò sul posto con un’occhiata “E se non sono stata male informata il vostro primogenito ha soli tre anni meno di me” 
“Sì, Dannis. Gli altri invece sono Lea e Frank. Ti va di conoscerli?”
“No, per il momento non mi interessa” 
  
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