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Autore: Exentia_dream2    16/07/2020    8 recensioni
Rose si sente a disagio e tossisce. - So che ti può sembrare una cosa sciocca, ma vedi… Siediti, ti racconto una storia.
Ron la segue sul divano e lascia che lei stringa le sue mani come faceva da bambina quando voleva che la seguisse, quando non riusciva a dormire perché aveva paura del buio. - Sono pronto.
-Una volta sono caduta dalla scopa. Tante volte, in realtà. Scorpius era sempre lì, pronto a medicarmi: guardava il punto in cui mi ero fatta male, lo puliva e ci poggiava sopra un cerotto con i fiorellini e poi mi lasciava un bacio su uno di questi.- dice indicando un fiore sull'adesivo di tela. -Il dolore passava immediatamente. Vedi, papà, io non potrò essere sempre vicina a te, ma ti ho visto tornare ferito da una missione e… se dovesse capitare ancora, metti uno di questi sulla ferita, io ti manderò un bacio con il pensiero ogni sera.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Storia partecipante al contest “Old generation VS Contemporary generation VS New generation” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.



Cerotto a fiori. 

A volte non hai il tempo di accorgertene,

le cose capitano in pochi secondi.

Tutto cambia.

Sei vivo. Sei morto.

E il mondo va avanti.

Siamo sottili come carta.

Charles Bukowski



25 Dicembre 2025

Quei fili rossi di capelli d'angelo che si avvolgono attorno ai rami per coprire il brillio delle luci bianche e si adagiano morbidi sugli aghi verdi di un abete imbiancato con la magia e la consapevolezza di non essere al Manor e sentirsi per la prima volta a casa, come se avesse abitato quelle mura dal primo respiro fuori dal ventre materno. 

È un Natale strano, di quelli che si infilano sotto i vestiti, sotto la pelle- tra i nervi e le vene- a regalare brividi che non si possono raccontare, in cui le mancanze fanno sentire forte la loro presenza e prendono posto accanto a chi ha più spazio per ospitarle. 

Le palline di vetro raccolgono la luce di una candela per brillare come fossero stelle di un cielo che fa loro da sfondo, nero e immobile, in cui risuonano le risate esplose durante la cena davanti ai ricordi di un'infanzia che sembra aver appena svoltato l'angolo. 

Rose non ha mai riso: è crepata dentro e quei solchi di dolore sembra che gli abbiano rotto la faccia e Scorpius le tocca il naso perché non sa cosa dire; si alza in fretta e dice che va a dormire e non saluta nessuno, ma Scorpius lo sa che, dopo aver tirato le coperte, lei si morde le labbra per non piangere, con la scusa di dover essere forte, con la scusa di essere forte. 

<< Sono stanco. >> fa un respiro pesante e gli altri lo lasciano solo: una marea di capelli rossi che si sparpaglia per la casa. 

Lui preferisce dormire sul divano con le luci dell'albero di Natale che gli danno il giusto tempo per contare i secondi. 

La Tana è circondata da un giardino di erba incolta e bagnata di pioggia che gli fa venire voglia di camminare a piedi scalzi e affondarli nel terreno, anche se è inverno, anche se Albus sta dormendo al piano superiore e fuori il buio fa paura, con quella falce di luna abbozzata che somiglia ad un sorriso storto; cammina piano affinché il pavimento non scricchioli sotto il suo peso, le mani a cercare qualcosa che lo sostenga fino alla porta e, quando esce nel silenzio di quel gelo, Scorpius porta le mani unite a coppa vicino la bocca per soffiare una nuvola di fiato e scaldarsi. 

<< È da stupidi uscire senza guanti. >> quella voce che somiglia alle note più basse del suo pianoforte quando l'immagine di Astoria si disegna nello spazio vuoto tra il cuore e lo stomaco. 

<< Non dormi? >>

Rose ha la fronte poggiata sulle ginocchia e nessuna voglia di guardare la notte: sembra aver perso le energie e il coraggio che le facevano muovere le gambe nei corridoi a Hogwarts ed alzare la mano alle domande dei professori. 

Una bambola di pezza scucita, una marionetta senza anima. << Fa così male. Fa maledettamente male. >>

<< Lo so. >> ed è vero: lo sa che si ha la percezione di avere una mano che sta nel petto per strappare il cuore dalla cassa toracica, che a volte il ricordo è un pugno nello stomaco talmente forte che ci si ritrova piegati in due e che dentro si creano dei buchi dai quali escono i mostri che divorano l'anima come fosse una torta al cioccolato. 

Rose non si lascia guardare: si nasconde dietro la cascata di capelli che sembra venir giù come sangue e muove le dita come se stesse sciogliendo i nodi dei suoi pensieri che fanno troppo rumore, che fanno troppo male e si stringono sul cervello fino a farlo esplodere per annullare gli impulsi del dolore. 

Ma non passa. Non passa mai: c'è anche quando sembra che sia andato via, si nasconde, ma è sempre lì perché è un gran bugiardo. 

Quando alza lo sguardo, Rose ha gli occhi coperti di lacrime che le bagnano le guance e le lentiggini sembrano sciogliersi e scivolare fino al mento e Scorpius guarda il punto in cui si uniscono le mascelle e pensa che vorrebbe baciarla, ma non lo fa: resta fermo perché ha paura dei passi falsi e delle buche sul terreno che non riesce a vedere, paura di sprofondare ed essere inglobato in quel dolore troppo umido per poterlo toccare senza sporcarsi, mentre il suo ha cominciato a consolidarsi e raggrumarsi tra le spaccature. 

Sembra che non lo stia guardando davvero, sembra che lo stia oltrepassando con il suo sguardo moribondo perso in un altro momento della sua vita: forse non è davvero lì, forse è sulle spalle di Ron e ha qualche anno in meno e il viso più paffuto o sugli spalti durante una partita dei Cannoni di Chudley, sta urlando che quel portiere non è buono a niente e che il suo papà avrebbe giocato meglio, che non avrebbe lasciato segnare nessun punto e Ron le dà ragione. 

Forse è ovunque, ma non lì. 

I dodici rintocchi dell'orologio portano via la notte di Natale e suonano l'inizio di un nuovo giorno in cui Scorpius è di fronte a Rose, ad un soffio da lei e la sente più distante che mai. 

Io ti amo, una volta gliel'ha detto, ma avevano dodici anni e lei aveva risposto che l'amore non era una cosa da bambini; Scorpius non aveva mai smesso di pensarlo, aveva soltanto smesso di dirglielo, ma ogni volta che lei cadeva e si sbucciava un ginocchio correva a medicarla con un cerotto a fiori su cui lasciava un bacio: ogni fiore era un pezzo di cuore. 

Si chiede se Rose pensi mai a quell'ultima volta in cui si è inginocchiato e alle ultime parole che lei gli ha rivolto, mentre lui le sente ancora nelle orecchie come fossero un ronzio incessante. 

5 Aprile 2022. *

È stata disarcionata dalla scopa durante l'allenamento, ha strusciato le mani e le ginocchia sul terreno. Probabilmente sta imprecando contro uno dei suoi compagni. 

Scorpius è già lì. << Fai vedere. >>

Lei si mette in piedi. << Non è niente. >>

<< Torna giù, ti medico. >> ha un cerotto in mano, nessun disegno sulla superficie: questa volta non le lascerà un bacio sulla ferita, non le lascerà un altro pezzo di cuore che lei tocca come fosse creta sciolta da modellare a proprio piacimento. 

<< Perché? >>

<< Stai sanguinando. >>

<< Non m'importa. >>

<< A me sì. >>

<< Ad una condizione: non dirlo. >>

<< Cosa? >>

<< Che mi ami. >>

<< Perché? >>

<< Perché no. >>

<< Non mi pare una risposta appropriata alla mia domanda. >>

<< È la tua domanda ad essere inopportuna, Scorpius. >>

<< D'accordo, ma adesso torna giù e fatti mettere questo cerotto. >> resta con le mani sospese a pochi centimetri dal ginocchio di Rose, con le dita che tremano e quella verità appoggiata sulle labbra; si chiede perché lei continui a negare quello che li lega, perché continui a spogliarlo se poi non lo vuole accanto. << Allora perché continui a cercarmi? >>

<< Perché ne ho bisogno. >>

Le medica il ginocchio con gli occhi lucidi, si nasconde facendo finta di contare i tacchetti sotto le scarpe di Rose: ha voglia di sbatterla al muro, di urlarle in faccia che è stanco di essere il suo giocattolo e di correre da lei come un cane fedele. << Sei pronta. >>

<< Scorp… Mi dispiace. >>

<< Sto bene, tranquilla. Va tutto bene. >>

Non è vero: ha lo stomaco accartocciato, ha l'impressione di avere due mani al collo che lo soffocano. 

<< Nessun bacio? >>

<< Sei grande, Rose: dovresti sapere che il dolore non passa con un bacio. >>

<< Avrei dovuto capirlo dal cerotto… >>

<< Sì. >>

Però, quella sera, Rose lo aspetta affacciata alla ringhiera della Torre di Astronomia e sembra abbia fretta di parlare e, quando lo vede arrivare, gli fa segno di restare in silenzio. << Non m'importa se il cerotto non ha nessun fiore, non m'importa di essere cresciuta: il dolore non è passato… >>

<< Dove ti fa male? >> le chiede senza guardarla, convinto di potersi fracassare in quegli occhi e sentire male in tutte le ossa, come dopo uno Schiantesimo. 

È per questo che non crede a quello che ha sentito e avverte la meraviglia tremare nei muscoli. << Puoi ripetere? >>

<< Sulla bocca. Mi fa male sulla bocca. >>

<< Non è un gioco, Rose. >>

<< Lo so. >> si alza sulle punte e gli appoggia le mani dietro al collo. << Non sto giocando, infatti. >>

Sente la lingua di Rose che preme per entrare e lui la accoglie con i denti, con quella rabbia che sente salire nella gola perché ha desiderato quel bacio dal primo giorno in cui l'ha vista: avevano undici anni e tra il vapore dell'Espresso e il fiume di gente che camminava nella sua stessa direzione, Scorpius era rimasto intrappolato con gli occhi in quei capelli rossi legati in una coda di cavallo; aveva desiderato essere quell'elastico per tenere ferme quelle ciocche, per impregnarsi di quel profumo che secondo lui aveva l'odore dei frutti di bosco. 

E ora, così vicino, pensa di aver sbagliato, perché i capelli di Rose profumano di cioccolato bianco. 

Si allontana quando sente i polmoni restringersi in cerca d'aria, il respiro pesante e le gambe molli. << Perché? >>

<< Ne ho bisogno. >>

<< Di cosa hai bisogno precisamente, Rose? Di avere la certezza che io sia sempre pronto a correre da te? O di qualcuno che non ti abbandoni? O magari di->>

<< Di te. Io ho bisogno di te. >>

<< Perché? >>

<< Perché sei il mio cerotto a fiori: con te fa tutto meno male. >>

Ha le spalle tese, troppe parole incastrate nelle corde vocali e la paura che accompagna sempre i sogni che si avverano. << Lo stai facendo perché è il mio compleanno? >>

<< Lo sto facendo perché mi va. >>

<<  Cosa? >>

<< Stare con te, sentirti dire che mi ami. Dirti che ti amo anche io. >>

<< È una promessa? >>

<< È la verità. >>

26 Dicembre 2025

Rose ha passato la notte a guardare i fili d'erba nel giardino, sospesa tra le gocce d'umidità e i fiocchi di neve. 

È rientrata solo quando Scorpius l'ha avvolta in una coperta di lana: adesso è seduta davanti al camino acceso, ha gli occhi spenti e il naso arrossato non basta per rendere quel viso vivo come in tutti gli anni in cui sono cresciuti camminando l'uno accanto all'altra. Eppure Scorpius ne è sicuro, lo ha visto quel tremolio delle pupille e sembrava tanto… sembrava tanto un luccichio con le sfumature della malinconia. 

Non sembra più lei, con le braccia strette attorno alle gambe, il dondolio del corpo con cui sembra volersi cullare e scappare dalle voci che chiamano il suo nome. 

Scorpius resta in silenzio, non prova a consolarla: si è immerso nel suo dolore, l'ha abbracciata perché sa che le parole non servono, non bastano. 

Non bastano mai, le parole. Soprattutto quando non si ha voglia di ascoltarle e Rose vuole diventare sorda allo stesso modo in cui avrebbe voluto diventarlo anche lui nei giorni successivi alla morte di Astoria: Draco gliel'aveva detto mamma sta andando via, lui lo sapeva, eppure si era trovato impreparato di fronte a quel dolore che gli aveva bucato l'anima. 

Rose non lo sapeva, non sapeva che Ron non sarebbe rientrato dalla missione che gli era stata affidata: lo aveva aspettato con una scatola blu tra le mani e la paura nel cuore, seduta immobile su una poltrona e ora ha un senso di morte che le opprime il cervello e le fa curvare le spalle; le sembra di essere immersa nel nulla, con le parole del Patronus di Harry a rimbombare dentro e fuori quella notte che lei vuole cancellare per sempre. 

Arthur e Hermione si sono smaterializzati al Ministero, nonna Molly continua ad offrire biscotti al burro e rassicurazioni in cui nemmeno lei crede. 

Ha i nervi intorpiditi e la sensazione di star perdendo anche se stessa, che una parte della sua anima sia morta insieme a suo padre e muove le labbra soffiando troppi avrei dovuto, avrei potuto

Ha la mente altrove, le orecchie piene dei boati che le macerie dei ricordi le provocano nelle ossa, il respiro appena percepibile.  

Vorrebbe sparire, andare lontano, ma non riesce a muoversi, non riesce nemmeno ad alzare la testa: è circondata da persone che ama e che stenta a riconoscere e si sente più sola che mai. 

Incompresa, disperata. 

Pensa che sarebbe stato meglio se non fosse mai nata e subito dopo ha la rabbia che gli monta nel petto perché Ron non sarebbe dovuto nascere, non sarebbe dovuto morire. 

Non è più Natale e quello è il regalo più brutto che suo padre le abbia mai fatto. 

Rivolge uno sguardo al contenitore in cui ha sistemato un enorme album di pelle scura con tutte le foto che la ritraggono insieme a Ron e sente il cuore incrinarsi in dedali di addii che non vuole pronunciare perché ha paura di perdere anche i ricordi che ha con lui. 

Adesso la scatola blu è sul pavimento, accanto ai piedi di Rose e lei non parla, non ascolta, respira per inerzia. Non riesce a piangere anche se ci prova, ma le lacrime sembrano tornare indietro e sostituirsi al sangue: ha acqua salata e lutto nelle vene. 

Ripensa di continuo agli ultimi attimi di vita che ha condiviso con suo padre, la dolcezza con cui l'ha guardata. 

1 Marzo 2025

<< Rose… Che ci fai qui? >>

<< Non potevo mancare al compleanno del papà migliore del mondo. >>

<< Vieni qui, bambina. >> ha le braccia aperte, l'emozione di rivederla malamente nascosta negli occhi e la stringe forte: Rose ha diciannove anni, il corpo di una donna e lui scuote leggermente la testa al pensiero che continuerà a vederla sempre indifesa, con il suo pupazzo preferito sulle gambe. << Come stai? >>

<< Bene. >> Rose non sa mentire a suo padre e poi sta bene, davvero: Ron lo sa, lo sente nel cuore e la vede sul viso di sua figlia, quella felicità che non può essere contenuta. 

<< Non mi è mai piaciuto Malfoy, ma suo figlio… Credo tu abbia fatto la scelta giusta. >>

Rose abbassa lo sguardo e sa che anche Ron ha le orecchie rosse: succede sempre, ogni volta che si imbarazza. 

Estrae dalla borsa una piccola scatola e allunga le mani verso suo padre. << È per te. È una sciocchezza. >>

<< Rose, non dovevi. >>

<< È una sciocchezza, davvero, papà. >>

Ron ha le mani che tremano leggermente e quando finalmente finisce di scartare il regalo ha sul viso un'espressione confusa, le sopracciglia aggrottate e un sorriso sospeso. 

Rose si sente a disagio e tossisce. << So che ti può sembrare una cosa sciocca, ma vedi… Siediti, ti racconto una storia. >>

Ron la segue sul divano e lascia che lei stringa le sue mani come faceva da bambina quando voleva che la seguisse, quando non riusciva a dormire perché aveva paura del buio. << Sono pronto. >>

<< Una volta sono caduta dalla scopa. Tante volte, in realtà. Scorpius era sempre lì, pronto a medicarmi: guardava il punto in cui mi ero fatta male, lo puliva e ci poggiava sopra un cerotto con i fiorellini e poi mi lasciava un bacio su uno di questi. >> dice indicando un fiore sull'adesivo di tela. << Il dolore passava immediatamente. Vedi, papà, io non potrò essere sempre vicina a te, ma ti ho visto tornare ferito da una missione e… se dovesse capitare ancora, metti uno di questi sulla ferita, io ti manderò un bacio con il pensiero ogni sera. >>

Ron ha gli occhi lucidi, non piange solo perché la sua è una commozione che non sa versare lacrime: i muscoli del viso si rilassano e sulle labbra gli esplode un sorriso dolcissimo, il più vero che abbia mai fatto di fronte ad un regalo. 

Guarda Rose come se fosse la sua vittoria più grande e lo è davvero, perché lui l'ha desiderata come l'aria e l'ha immaginata proprio così, dal primo momento in cui Hermione gli aveva detto di essere incinta; il cuore gli riempie di battiti d'amore la cassa toracica e lui non riesce a smettere di sorridere. << È il regalo più bello che abbia mai ricevuto. >>

28 Dicembre 2025 

È ancora seduta davanti al camino e sembra che il calore delle fiamme non riesca a raggiungerla. Non si è spostata di un millimetro e ha gli occhi incastrati tra le occhiaie delle notti insonni e il dolore che sale a galla e deforma le iridi. 

Scorpius non l'ha lasciata sola nemmeno per un secondo: è rimasto lì con le mani unite sotto al mento, la voglia di leggerle nel pensiero e capire quanto male provasse e poi ha deciso di farsi da parte, di non violare quelle scie di ricordi con la sua intrusione. Le tocca i capelli con una carezza tenera, le dita che si soffermano sulla nuca prima di scivolare sulle punte e sulla schiena e, a volte, si china a darle un bacio sugli occhi, piangi amore, piangi. 

<< Vai a letto, hai la febbre alta. >> le dice qualcuno, qualcun altro le chiede cosa farà poi e Albus parla di come ha catturato il Boccino d'oro durante l'ultima partita con la sua squadra di Quidditch. 

Scorpius si chiede perché la gente senta il bisogno di riempire i silenzi con ogni tipo di parola: a volte basterebbe solo un accenno di comprensione, solo un abbraccio. 

Quando si inginocchia di fronte a Rose ha l'impressione di vedere il suo riflesso allo specchio, la guarda per chiederle scusa, perché questa volta non basteranno un cerotto e un bacio per far passare il dolore; fruga nelle tasche e quasi sorride quando si rende conto che non ne ha nemmeno uno, di cerotto, ma è pronto a baciarle ogni ferita. 

E Rose non parla, resta inglobata in quella bolla di solitudine in cui nessuno può entrare: solo i ricordi di una mano troppo grande che le sfiora il viso e il cuore, solo il silenzio di quell'assenza che Scorpius conosce e che non sa raccontarle. Allora si siede e le prende le mani per entrare nei suoi occhi e dirle con lo sguardo che sono uguali, che il dolore non sarebbe passato e che sarebbe rimasto con lei se glielo avesse concesso.

Senza camminare, senza dire una parola. E quando gli sembra di aver messo un piede in quelle iridi d'acqua, Rose chiude gli occhi e lo lascia fuori. 

Le passa un dito sulla guancia: ne ha bisogno. << Vuoi venire con me? >>

Rose alza il viso, sembra sul punto di esplodere: non vuole nessun biscotto al burro, non vuole nessuna parola di compassione, non vuole ascoltare le storie dell'infanzia di suo padre. << Dove? >>

<< Lontano da tutto questo. >>

Risponde con quel modo tutto suo di spalancare gli occhi e abbozza un sorriso, Scorpius riesce a sentire il calore del suo fiato e l'odore sgradevole che emanano i vestiti che ha lasciato asciugare addosso.

Quando Rose gli stringe la mano, lui avverte il brivido della perdita attraversare la colonna vertebrale: sa che è presto, sa che ci vorrà del tempo prima che lei metabolizzi quello che è successo, ma ha anche paura che lei si allontani, che non torni da lui a dirle che le ha dolore sulla bocca o sul cuore. 

La guarda un'ultima volta, poi la sensazione di vuoto all'ombelico li porta al Manor: non c'è nessuno, il buio sembra inghiottirli e Rose trema come una foglia. 

Scorpius vorrebbe essere il vento che la scuote, vorrebbe avere la possibilità di asciugare quelle lacrime che lei non lascia andare. << Andiamo. >> 

Sembra così piccola tra le sue braccia…

La spoglia piano, accarezzandole la pelle solo per farle percepire la sua presenza, mentre con la magia riempie la vasca da bagno e la osserva mentre si cala nell'acqua e sposta con le mani qualche bolla di sapone: reclina la testa indietro, si lascia toccare da quelle carezze trasparenti.

Ha un uragano di pensieri nella mente e nel petto, eppure, l'unico che riesce ad estrapolare è quello che non l'ha sfiorata nemmeno per un secondo. << Forse dovresti dimenticarmi. >> ha la voce roca e spezzata dai singhiozzi che ingoia. << Se mi vuoi bene davvero, dimenticami. Non posso più stare con te. Non meriti la mia parte peggiore. >>

Sente il respiro sfibrarsi al suono di quelle parole che, nonostante tutto, non ha voglia di rimangiare; sente di aver finito i sorrisi, vede ogni cosa voltarle le spalle, come  la vita ha fatto con suo padre: l'ha guardato in faccia e poi lo ha abbandonato. 

Il silenzio che li circonda è delicato, quasi come se non fosse parte integrante di quella fine. 

<< Io non ti voglio solo bene. Io ti- >>

<< Non dirlo. >>

Scorpius guarda la schiena di Rose matida di sudore come la sua fronte. È bella con tutti i graffi e i lividi che porta con orgoglio sotto la pelle, con i capelli di rame che le galleggiano intorno come se fossero un'estensione della sua essenza. 

La conosce a memoria - i nei, le cicatrici, i punti deboli- eppure si perde ancora, si meraviglia ancora a vederla nuda, vestita solo di se stessa. 

Rose guarda il mondo attraverso la finestra che ha di fronte, le sembra di stare ferma in una patina che le impedisce di toccarlo, di percepirlo. Ha la sensazione di essere solo un corpo senza anima, di non poter provare più niente e si stringe in un abbraccio così stretto che riempie di carne lo spazio tra le dita. 

Si è persa anche lei nelle parole che ha pronunciato poco prima e non la sente più. 

Non sente più la presenza di Scorpius, il suo respiro ferito né tutto ciò che li circonda che si chiede perché nonostante in acqua ci fosse lei, l'unico ad annegare fosse lui. 

Ha le maniche della camicia arrotolate, i polsi pallidi su cui le vene somigliano a radici violacee; la lascia sola, immersa nel suo dolore e lui corre a stendersi sull'erba per cullare il proprio. 

È una di quelle notti in cui non riesce a dormire e pensa alla pozione soporifera che suo padre conserva in una credenza: sente il brividi che gli fanno tremare il sangue e battere il cuore in una corsa troppo veloce, quasi come se avesse un peso sul petto che gli impedisce di respirare. 

Rose apre gli occhi e, per la prima volta, non si scontra contro il vuoto che Scorpius le ha sempre impedito di vedere: ci finisce dentro e non ha paura quando si solleva e i capelli bagnati le aderiscono sul viso, lungo le braccia. 

Ne ho bisogno, si guarda intorno, alla ricerca dell'unica cosa che può attutire la sofferenza che le stringe lo stomaco. 

Il vapore sembra volerla abbracciare e lei lascia che gli occhi si abituino a quella nebbia evanescente e la attraversa in punta di dita, disegnando arabeschi di aria che solo lei riesce a vedere, come quando da bambina Ron giocava con lei ad acchiapparello** e la lasciava vincere. 

Papà… ha le lacrime sospese tra le ciglia e la gola, un nodo immenso che non riesce a mandare giù; si chiede come sarà dopo, quando l'effetto anestetico dell'incredulità sarà svanito, quando avrà la forza di tornare nella sua casa e realizzare la verità cruda che quel Natale le ha regalato. 

Scuote il capo, i capelli ancora incollati alle guance, la malinconia in ogni movimento. 

Tocca il marmo della vasca come se fosse un pianoforte, fino a che non urta un cestino di vimini che si svuota sul pavimento: gli orecchini di perla che sono appartenuti ad Astoria, un piccolo specchio rotondo in cui si riflette e storce il naso ed una scatola di cerotti. 

La apre e sorride quando riconosce i fiori su cui Scorpius lasciava un bacio ogni volta che la medicava: lo ha mandato via qualche ora prima, sente già la mancanza che la soffoca. 

Non vuole perdere anche lui, perché si è sempre sentita fuori moda, fuori posto e lui è sempre stato in grado di aggiustarla, perché a Hogwarts ha sempre avuto l'impressione di star sopravvivendo e solo dopo aver fatto l'amore con lui ha capito la differenza tra vivere ed esistere, anche se adesso ha paura, anche se quella non è casa sua, anche se è dicembre ed è il peggior Natale della sua vita e nessuno può tornare indietro nel tempo e permettere a suo padre di vivere ancora, di ridere ancora. Nemmeno la Giratempo più potente, nemmeno la stella cadente più luminosa. 

Scende le scale con una lentezza estenuante per imprimere ogni suo passo nella memoria, per non cedere alla fatica che avverte nelle gambe e alla voglia di addormentarsi e non svegliarsi più. 

Scorpius ha le mani dietro la testa e le fiamme nel camino sembrano riflettersi sui suoi capelli e li rendono quasi iridescenti e lei sente un morso sul cuore che si sbriciola sotto i denti di quella tempesta di sentimenti: ha le molliche di ciò che resta tra le mani e le sparge lungo il corridoio per essere sicura di trovare di nuovo la strada per tornare da lui, se si fosse allontanata ancora per nascondersi nel suo dolore, nella sua solitudine.

Ha le dita intrecciate dietro la nuca, le gambe stese e le caviglie incrociate, il viso leggermente inclinato di lato. Sembra che stia dormendo. Osserva la linea dritta del naso, quella spigolosa della mascella che si muove e Rose si chiede se abbia ingoiato la delusione o la tristezza, si chiede cosa vedrà sul suo viso e si sente turbata, divisa tra la voglia di restare ferma e quella di andargli incontro. 

Lo sente sospirare e sa che è stanco, disilluso perché ha imparato a conoscere il peso dei suoi respiri, si sente confusa tra il soffitto che nasconde il cielo e la terra che si sta sgretolando sotto i piedi. Lo fissa in silenzio mentre copre il viso con una mano e, ancora, sospira di cento polmoni e dieci anime, come se di quell'unico sospiro ne valesse la vita, come a voler sputare pietre che però restano aggrovigliate a corde pendenti dal cuore. 

Pensa che la più grande pecca degli ostinati sia questa: non sanno crollare neanche quando sono da soli, neanche quando ogni cellula di loro stessi li supplica di farlo. 

E Scorpius lo è, ostinato, perché è ancora lì, perché non sa andare via. 

In un alito di consapevolezza, Rose capisce che se anche Scorpius fosse stato capace di allontanarsi, lei avrebbe sempre trovato un modo per farlo tornare: con le stesse briciole di cuore che ha usato per se stessa, con una promessa a fior di labbra, con le parole che non gli ha mai detto, io ti amo. 

Si stende accanto a lui e gli poggia la testa sul petto nel punto preciso in cui il cuore di Scorpius batte al suono della sua ninna nanna preferita, i muscoli che tremano a contatto con il freddo del pavimento e il respiro graffiato. 

I capelli di Rose sparpagliati sul viso, intrecciati con le ciglia sugli occhi, come quei fili d'angelo sui rami dell'albero di Natale che sembra essere stato addobbato in un'altra vita, da altre mani.

 << Perché continui a farmi male? >> la guarda mentre si mette in ginocchio e gli sbottona la camicia, la apre e indica il centro del torace ed annuisce. << Sì, proprio lì. >>

Rose sposta un po' il reggiseno ed estrae un piccolo pezzo di carta dentro cui ha avvolto il cerotto con i fiori, lo poggia nel punto in cui poco prima c'era il suo dito e gli lascia un bacio dolce. << Mi… Mi dispiace. >>

Scorpius l'attira a sé, le accarezza la schiena e lascia che il profumo di cioccolato bianco gli riempia i polmoni. 

Rose lo lascia fare e sorride, pensa a qualche ora prima, quando ha creduto di non poterlo più fare. << Scorpius… Mi fa male. >>

<< Cosa? >>

<< La bocca. >>

<< Non ho nessun cerotto, Rose. >>

<< Basterà un bacio. >>




Angolo Autrice:

Eccomi qui, per la prima volta mi cimento in una Rose/Scorpius un po' angst, lasciatemelo dire. 

Li ho immaginati durante un Natale tristissimo, in cui Rose viene a conoscenza della morte di Ron. 

La morte è un fenomeno che ci spiazza, che ci spezza ed ognuno di noi lo affronta a modo proprio. In queste righe, Rose è lo specchio della sottoscritta. 

*5 Aprile 2022: sappiamo tutti che Scorpius è nato nel 2006 ed io qui mi sono presa la libertà di scegliere il giorno e il mese di nascita. 

**Acchiapparello è un gioco in cui una o più persone devono, appunto, acchiappare, catturare una persona che prova a non farsi prendere, una sorta di guardia e ladri. 

È stato difficile scrivere questa storia, scavarsi dentro e raccontarsi ed altrettanto difficile è stato concentrare tutto in poche parole e dare il giusto spazio sia a Rose che a Scorpius. 

Non vi nascondo che, alla fine, mi sono ritrovata con gli occhi lucidi e spero che possiate emozionarvi anche voi. 

   
 
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