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Autore: Traumerin_    17/07/2020    11 recensioni
James ha un problema: non riesce più a vedere gli oggetti in maniera definita. Una difficoltà che si sarebbe risolta con un semplice paio d'occhiali, se qualcuno non lo avesse messo a conoscenza della cruda realtà che lo aspetta...
Dal testo:
James si passa il polso sotto il naso e si chiude in una lunga pausa, prima d’affermare, nel tono più drammatico che un bambino di sei anni possa avere: «Sto per morire»
Fleamont inarca un sopracciglio e nasconde una risata con un colpo di tosse, Euphemia si limita a sbattere le palpebre numerose volte mentre prende consapevolezza del fatto che suo figlio abbia drasticamente ingigantito una semplice miopia.
«E perché staresti per morire?» domanda il padre, tornando nei panni del genitore preoccupato e mostrandogli la sua più sincera comprensione.
«Perché ho l’Occhialosi!»
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euphemia Potter, Fleamont Potter, James Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un’insolita quiete aleggia tra le pareti di Villa Potter, ormai nota per essere residenza di un uragano capace di stravolgere i normali equilibri della famiglia e lasciare dietro di sé una scia di disordine e l’eco di una risata allegra.
Questo ciclone di sei anni, alto meno di un metro e mezzo, costantemente scarmigliato e ostinatamente sfrenato, con il suo incessante baccano e la sua inarrestabile vivacità, è capace di portare scompiglio persino nell’angolo più nascosto della casa, suscitando l’ilarità e l’esasperazione dei suoi genitori.
Fleamont ed Euphemia hanno desiderato un figlio per così tanti anni che, adesso, anche quando James ricorre a tutta la sua creatività per dilettarsi nella realizzazione di una monelleria, non riescono a non intenerirsi dinnanzi al suo sguardo colpevole e al suo sorrisetto titubante. Tuttavia, è una commozione che resta celata agli occhi del bambino, a cui viene assegnata una punizione in linea con il danno combinato, nella – vana – speranza di dare un freno alla sua irrequietezza.
L’esuberanza di James, però, non si è mai lasciata scalfire e, quei rari attimi di tranquillità, sono talmente effimeri da sembrare inesistenti.
È proprio questa consapevolezza – la certezza del fatto che James quando è felice fa rumore – a convincere Euphemia ad alzarsi immediatamente dalla poltrona nella libreria e a cercare suo figlio.
Questa mattina sono stati al San Mungo per far visitare James – da diverse settimane il bambino accusava forti mal di testa, problemi d’equilibrio e sforzava gli occhi per mettere a fuoco un oggetto lontano – e, da quando ha appreso di aver bisogno degli occhiali, è caduto in un mutismo preoccupante.
All’inizio, Euphemia, non si è allarmata: nei giorni precedenti, quando gli hanno detto di dover far controllare la sua vista, James ha espresso tutte le sue paure – “E se non ci vedo più? E se non riesco più a prendere il Boccino? E se poi non divento un giocatore? – ed ha mostrato un comportamento piuttosto pacato, macchiato da una percepibile angoscia che lo ha privato di quelle connotazioni tipiche della sua briosa personalità.
Poi, dopo la visita, ha dato la colpa alla novità: probabilmente a James non piace l’idea di portare gli occhiali – e giustifica così l’assenza di appetito ed il rifiuto d’indossare quella montatura che lui stesso ha scelto.
I pensieri della donna si dissolvono nell’istante stesso in cui mette piede nel soggiorno: James è inginocchiato sul tappeto, il corpo scosso da singhiozzi, il viso rigato di lacrime mentre cerca, con una triste arrendevolezza, di acciuffare il Boccino che gli svolazza davanti.
«James!» esclama Euphemia, affrettandosi a raggiungerlo, sedendosi al suo fianco e lasciando che il bambino trovi conforto nelle sue braccia «Tesoro mio, che succede? Perché piangi?»
James nasconde il volto nell’incavo del collo di sua madre, continuando a piangere ininterrottamente, rifiutandosi di dare spiegazioni.
Anche Fleamont, attirato dai singulti più rumorosi del figlio, giunge nel soggiorno e si acciglia dinnanzi a quella scena. Chiede tacitamente a sua moglie cosa sta accadendo ma, dal suo sguardo smarrito, capisce che neppure Euphemia ne conosca la risposta.
L’uomo si siede sul pavimento, accarezza la schiena di James e lo sprona a guardarlo.
«Se non ci dici cosa succede, non possiamo aiutarti» sospira, spostandogli i capelli scuri dal volto sudato.
«Nessuno mi può aiutare!» urla il bambino, in un impeto che fa sgranare gli occhi della madre e corrugare la fronte del padre.
«Jamie, cos’è successo?» insiste Euphemia, afferrandogli delicatamente il volto tra le mani per scacciare le lacrime e rispecchiarsi in occhi identici ai propri.
James si passa il polso sotto il naso e si chiude in una lunga pausa, prima d’affermare, nel tono più drammatico che un bambino di sei anni possa avere: «Sto per morire»
Fleamont inarca un sopracciglio e nasconde una risata con un colpo di tosse, Euphemia si limita a sbattere le palpebre numerose volte mentre prende consapevolezza del fatto che suo figlio abbia drasticamente ingigantito una semplice miopia.
«E perché staresti per morire?» domanda il padre, tornando nei panni del genitore preoccupato e mostrandogli la sua più sincera comprensione.
«Perché ho l’Occhialosi!» esclama, come se fosse ovvio.
«Hai la cosa?» domanda Euphemia, stranita e divertita.
Il bambino si corruccia «L’Occhialosi!» ripete, infastidito «Voi volete nascondermelo!» li accusa, oltraggiato, sottraendosi all’abbraccio di sua madre e mettendo una certa distanza tra i loro corpi «Me l’hanno detto Fabian e Gideon!»
L’occhiata che Euphemia rivolge a Fleamont, non potrebbe essere più eloquente: quel te l’avevo detto impresso nel suo sguardo lo si legge con una chiarezza sconcertante.
Al San Mungo, questa mattina, hanno incontrato i Prewett, che si sono recati d’urgenza in ospedale a seguito di una litigata tra i gemelli che si è conclusa con un episodio di magia involontaria – e tante, troppe pustole.
I due uomini hanno pensato che fosse un’ottima idea lasciare che James accompagnasse Fabian e Gideon al quinto piano per prendere qualcosa da bere ma – e adesso è evidente – i due ragazzini devono aver approfittato della situazione per fargli uno scherzo ritenuto divertente, senza tener conto della sensibilità di James – o della sua incapacità di distinguere con nitidezza la differenza tra fantasia e realtà.
«Fabian e Gideon ti hanno fatto uno scherzo» gli spiega Fleamont «L’Occhialosi non esiste»
James spalanca la bocca di fronte a quella rivelazione «Mi hanno preso in giro!» esclama, esterrefatto, sorpreso da quella nuova prospettiva «Quindi non muoio se metto gli occhiali?» domanda, con una tenera innocenza che fa sorridere spontaneamente sua madre.
«No, Jamie, non muori»
Il bambino, dopo aver deciso a fidarsi delle parole dei suoi genitori, marcia a passo sicuro verso il tavolo su cui ha abbandonato gli occhiali e, con un gesto solenne, li incastra sul naso.
Quello che gli si apre davanti, è un mondo nuovo: gli oggetti appaiono definiti, i contorni sono ben delineati, le scritte sono leggibili e l’orizzonte non è più una linea sfocata.
Riesce finalmente a mettere a fuoco ciò che ha davanti – privo di quei timori, riesce a ritrovare la sua determinazione, a vedere chiaramente i suoi obiettivi, e non ha dubbi su quale sia il primo da realizzare.
«Dove stai andando?» domanda Fleamont, quando il bambino s’avvia – un po’ stralunato e con gli occhi che osservano curiosi la realtà da quelle lenti – verso le scale che conducono al piano superiore.
«A pensare a uno scherzo! Mi hanno preso in giro e devo fargliela pagare!» afferma, con una convinzione che Fleamont definirebbe Grifondoro «Io diventerò il re degli scherzi e nessuno potrà battermi!» continua, prima di scattare verso sua madre, afferrando al volo qualcosa sulla sua testa «E diventerò un giocatore di Quidditch!» sorride, stringendo vittorioso il Boccino nella mano.
James ha sei anni ed il suo primo paio di occhiali quando riesce a rimettere a fuoco la sua semplice vita e giurare, con la fermezza e l’ingenuità che solo un bambino può avere, che non li toglierà mai più – che non perderà più di vista l’obiettivo.
Quella promessa, James, non la tradirà mai.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Questa storia nasce dall’iniziativa Scrivimi sul gruppo Facebook Caffè e calderotti, e il pacchetto proposto da Lisbeth Salander è stato:
 
personaggio: James Potter (bambino) – obbligatorio
prompt: la prima volta che deve mettere gli occhiali
genere: commedia
 
L’idea dell’Occhialosi ha origine dalla famosa Spruzzolosi e, quando mi son trovata dinnanzi alla decisione di dover scegliere chi sarebbe stato tanto “cattivo” da prendersi gioco di un bambino… beh, i gemelli Prewett mi sono sembrati l’opzione migliore!
Anche se relativamente piccolo, immagino già questo piccolo James carico della stessa determinazione che mostrerà con orgoglio da giovane.
Grazie a chiunque abbia letto fin qui!
Alla prossima!
   
 
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