Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: miss yu    18/07/2020    2 recensioni
[Stucky | AU Omegaverse | Slash | Fluff primi capitoli | Angst senza badare a spese | H/C | No mpreg]
In un mondo in cui lo stato di diritto, deciso e gestito dagli Alpha che detengono tutte le posizioni di potere, considera gli Omega quasi alla stregua di animali domestici, Steve riceve un regalo che, anche se lui non lo sa ancora, cambierà per sempre il suo modo di pensare e di amare.
La storia penso sia comprensibile anche a chi non ha molta familiarità con questo AU o addirittura a chi non ne sa nulla.
Dal testo:
"Senta facciamo così, le dò qualche giorno di tempo, ci dorma sopra,
vada a vedere qualche altro posto, parli con qualcuno che può consigliarla,
tanto Bucky non va da nessuna parte,
come avrà capito non c’è la fila per acquistarlo.”
Genere: Angst, Omegaverse, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 9: Get out of your own way.


Steve si passa le mani sul viso sfregandosi gli occhi arrossati dalla stanchezza, poi si alza per sgranchirsi le gambe anchilosate, non sa quante ore sono passate da quando Bucky è stato portato d’urgenza in ospedale ne da quanto è in sala operatoria, ogni minuto scorre centellinato, senza che nessuno esca dal reparto per portagli qualche notizia.
Si avvicina alla finestra e cerca di distrarsi guardando le luci della città, mentre tra le labbra mormora come un mantra le uniche frasi che riesce ad organizzare: “Ti prego fa che non sia morto, ti prego, ti prego..”, anche se non sa bene nemmeno lui a chi si sta rivolgendo.
Dei passi dietro le spalle lo fanno voltare di scatto ma è solo Natasha con due tazze di caffè.
“Tieni, non è male.”
“Nat non sei obbligata a rimanere qui, sarai stanca, posso cavarmela da solo.”
“Lo pensi davvero? Non sei molto bravo a mentire. Dai vieni qui, addesso ci beviamo il caffè e poi andiamo a cercare qualcosa da mangiare.”
“Non mi va di mangiare, non posso allontanarmi, in ogni momento potrebbe uscire qualcuno per dirmi qualcosa.”
“D’accordo rimarremo qui, non penso ci vorrà ancora molto, in fondo sono ore che sono dentro, vedrai che andrà tutto bene, se la caverà.”
“E quei bastardi? Rumlow? Pierce? Zola?”
“Rumlow si è rotto il collo nella caduta, uno di meno. Pierce è stato catturato e rinchiuso nella prigione della città, Zola è riuscito a scappare, forse non era neppure lì al momento dell’incursione.”
Nel corridoio si sente uno scalpiccio che si avvicina mescolato ad un chiacchericcio sommesso, Steve si alza di scatto con sulla faccia l’espressione di chi aspetta una sentenza di vita o di morte, un medico con ancora il camice verde macchiato di sangue, entra con l’aria stanca.
“Siete voi i proprietari?”
“Sì, sono Steve Rogers.”
“Signor Rogers il suo Omega è arrivato in ospedale con un quadro clinico complesso: trauma cranico, fratture multiple, lacerazioni gravi al braccio sinistro, l’intervento è andato bene anche se non posso ancora sciogliere la prognosi, tutto sta nelle prossime quarantotto ore. Ora le consiglio di andare a dormire, lasci un recapito, se dovesse succedere qualcosa la chiameremo noi.”
“Lo posso vedere?”
“Un attimo solo, poi vada a casa e torni domani.”
Steve segue un’infermiera all’interno del reparto, da una vetrata scorge nella luce notturna azzurrina una sagoma sotto le lenzuola bianche, fili che escono da tutte le parti, un tubo che finisce in gola e luci sui monitor.
“Ora deve andare, dobbiamo lavorare, non si preoccupi potrà tornare domani” la voce gentile dell’infermiera lo riscuote dallo stato catatonico in cui gli sembra di essere sprofondato; sorride con sforzo ed esce cercando di trattenere le lacrime che sente pizzicargli gli occhi.
“Ehi Steve vieni qui” dice Nat quando rientra nella sala d’aspetto abbracciandolo stretto, “Avanti il peggio è passato, andiamo a riposare, hai bisogno di dormire un po’, è stata una giornata molto lunga per tutti.”
“Non ce la faccio ad andarmene, ho troppo paura che succeda qualcosa, vai tu Nat io cercherò di dormire qui, quella poltrona non mi sembra troppo male.”
“Come vuoi, so che è inutile insistere, se ti fa stare più tranquillo stai qui, domani dovrebbero arrivare anche Tony e Pepper.”
“Non voglio che si disturbino… Io...”
“Zitto e dormi.”
L’indomani mattina Steve, dopo una notte quasi insonne, è di nuovo seduto al suo posto come una sentinella e così lo trovano Nat e Pepper.
“Tony sta parlando con i medici, noi siamo passate all’hotel dove alloggi e ti abbiamo portato un cambio” lo informa Pepper con un sorriso.
“Grazie, devo essere impresentabile” arrossisce Steve infilandosi in un bagno.
“Hey ragazzo buone notizie” lo accoglie Tony quando rientra con una maglietta pulita e la barba fatta, “Ho parlato con il primario, fra poco lo visiterà e poi verrà a parlarci, sarà lui personalmente ad occuparsi di Bucky, una generosa offerta all’ospedale mi sembra lo abbia incentivato a seguirlo con la massima attenzione, è monitorato ventiquattro ore su ventiquattro, non è mai lasciato solo, mi sembra che tutto sia sotto controllo. Avanti andiamo a fare colazione sono affamato.”
Più tardi il primario li raggiunge in sala d’aspetto.
“Tutto procede per il meglio, le condizioni del paziente sono stazionarie, non voglio sciogliere la prognosi troppo presto ma siamo soddisfatti di come si sta svolgendo il decorso post-operatorio. Questa sera lo visiterò di nuovo e poi vi aggiornerò.”
“Hai sentito? Ora Steve mi aspetto che tu faccia il bravo, io ti accompagnerò al tuo hotel dove ti farai una bella doccia e ti metterai a nanna, Pepper rimarrà qui al tuo posto e poi stasera potrai fare visita alla tua bella addormentata” Tony lo prende sotto braccio con l’aria di chi non ha voglia di dare ascolto a nessuna obiezione.
Steve si arrende, si lascia trascinare fuori dall’ospedale senza opporsi, è stremato, senza più un briciolo di energia, come se tutta la tensione di quei giorni gli si sia rovesciata addosso tutta insieme. Quando mette piede in camera non fa in tempo neanche a svestirsi che cade addormentato in un sonno più simile al coma.
La sera il dottore lo rassicura di nuovo e gli permette di sbirciare da dietro il vetro.
“Sta dormendo?”
“E’ in coma farmacologico, se domani sera i suoi parametri saranno stabili potremo pensare ad estubarlo e poi potremo sciogliere la prognosi.”
“Quando potrò entrare?”
“Quando uscirà dal reparto intensivo, fra qualche giorno se tutto procede come deve.”
E Steve si rassegna a quell’impotenza forzata che è contro la sua natura, perché sa che non gli è permesso fare niente di più che essere lì a guardare una sagoma dentro ad un letto e a sperare di poter di nuovo rivedere Bucky, toccarlo e parlargli.
Il giorno dopo Bucky riesce a respirare da solo e la prognosi è sciolta, ma a quel punto quando Steve si è quasi convinto che il peggio sia passato, viene chiamato dal medico nel suo studio.
“La degenza post-operatoria va bene e sembra che il fisico reagisca” esordisce il medico con dipinta sul viso un’espressione di gravità che tutto fa intendere meno che vada tutto bene, “Ma l’ho fatta chiamare per un problema che per ora avevamo lasciato in stand-by, viste le condizioni critiche del paziente.”
“Di che si tratta?”chiede Steve con apprensione.
“Il braccio sinistro nella caduta ha subito fratture scomposte multiple, l’osso si è sbriciolato, non è possibile intervenire, anche i tessuti sono molto danneggiati, c’è il rischio di una cancrena, abbiamo tenuto un consulto in equipe e siamo tutti d’accordo che l’unica cosa da fare è amputare.”
“Cosa?? Non ho capito mi scusi.”
“Ha capito, purtroppo non ci sono alternative, anzi più si aspetta più c’è il rischio di una necrosi dei tessuti che nelle sue condizioni ancora critiche sarebbe un rischio che non possiamo permetterci di correre, ovviamente abbiamo bisogno della sua autorizzazione visto che l’Omega è una sua proprietà.”
“Lui lo sa?”
“No e non è il caso di parlargliene, è ancora molto debole e molto confuso psicologicamente, non è in grado di comprendere ciò che succede, non per ora. Abbiamo bisogno dell’autorizzazione per l’intervento e devo farle fretta, è rischioso aspettare ancora.”
Steve esce dalla studio come un sonnanbulo, e’ inutile chiedere consiglio agli amici o ai suoi genitori, nessuno può sostituirsi a lui in questa decisione, nessuno può dirgli cosa fare, ma in fondo il dottore è stato chiaro: si tratta di perdere un braccio o rischiare di perdere la vita e di fronte a questa alternativa la decisone è ovvia.
Due giorni più tardi Bucky è dimesso dalla terapia intensiva e sottoposto all’intervento.
Quando viene portato in camera ancora addormentato, Steve rimane accanto a lui quasi incredulo di poterlo di nuovo vedere, toccare e annnusare, anche se il suo odore è soffocato da quello dei medicinali che sta assumendo. Quando dopo un paio di ore Bucky dà segni di risveglio, gli si avvicina e lo scruta con un misto di sollievo ma anche di apprensione, perché i referti medici parlano di momenti di lucidità intervallati ad altri di confusione in cui sembra perdere la nozione del tempo, del luogo e della sua identità e Steve ancora non sa se lo sguardo che incontrerà sarà quello di Bucky o del Soldato d’Inverno ed ha paura di trovare il vuoto e il nulla che ha visto nell’arena.
“Ehi Bucky, sono qui, come stai?”sussurra quando vede le palpebre alzarsi ed abbassarsi con fatica.
Bucky cerca di mettere a fuoco la figura indistinta che intravede accanto al letto, strizza gli occhi e lentamente la figura prende i connotati di un ragazzo alto e muscoloso che lo guarda con sollievo.
“Mi riconosci? Sai chi sono? Sono Steve.”
Steve certo, Steve è il suo Alpha, Steve è la persona più importante di tutta la sua vita… Sono pensieri che si vanno formando nella sua testa senza che però siano accompagnati da qualche emozione. Steve gli stringe le dita tra le dita, si avvicina e gli lascia un bacio sui capelli ed è il suo odore, quell’odore di aria pulita e fresca che lo fa sentire calmo ma anche presente a se stesso e vivo, a entrare nella memoria di Bucky e a far sì che Steve non sia più solo il ricordo di un nome.
“Steve” sussurra e nel suo sguardo opaco brilla una piccola luce di consapevolezza.
“E’ tutto passato, ora sei al sicuro, non ti devi più preoccupare, vedrai starai bene, tornerà tutto come prima lo giuro, anzi meglio di prima.”

La degenza post-operatoria sembra procedere bene per quanto riguarda il recupero fisico, ma psicologicamente Bucky è ancora alle prese con ricordi che a volte diventano reali e con realtà che a volte sembrano sogni. Il più delle volte è confuso e quando sembra trovare una certa lucidità è depresso e apatico, anche l’amputazione al braccio sembra averla accettata con una sorta di fatalismo o disinteresse, quasi sia una cosa che non lo riguarda.
E’ per questo che dopo qualche settimana, quando le sue condizioni lo permettono, Steve decide di farlo trasferire in una clinica a New York, è convinto che ritornare a casa sia la cosa migliore, in questo modo lui potrà riprendere il lavoro e nello stesso tempo essere presente tutti i giorni per fargli compagnia.
Steve fatica ad ammetterlo anche con se stesso ma le cose però non stanno andando nel verso giusto, lui fa i salti mortali per essere in ospedale tutte le sere, a volte salta la cena, a volte rinvia lavori urgenti e rimane alzato di notte per poterli finire, tutto pur di essere puntuale da Bucky, per aiutarlo a ricordare e a riannodare i fili spezzati di una memoria precaria, ma sembra che i suoi sforzi non solo non siano apprezzati ma quasi accolti con insofferenza. Bucky sta zitto quasi tutto il tempo, risponde a monosillabi alle sue domande, non ride alle sue battute, lo ascolta a malapena quando gli racconta la sua giornata e sembra quasi che aspetti con ansia che se ne vada e Steve si chiede cosa debba fare d’altro per riavvicinarsi a lui, senza sapere più cosa inventarsi.
Spesso quando arriva da Bucky incrocia Pepper che sta uscendo dalla sua camera, passa molto tempo con lui e si è offerta di tenere i contatti con l’equipe medica che segue la sua riabilitazione. Steve all’inzio le è stato molto grato per la sua disponibilità nel prendersi in carico alcune incombenze al posto suo, le è grato anche del tempo che passa con Bucky perché sa che tra i due si è sviluppato in breve tempo un rapporto d’affetto quasi fraterno, ma più passano i giorni e più sente che Pepper è come si si frapponesse tra lui e Bucky, come se stesse prendendo il suo posto.
E’ proprio Pepper però una sera a fermarlo nel corridoio della clinica.
“Ho parlato con la dottoressa Grant la psicologa che sta seguendo Bucky” esordisce senza preamboli, “E’ proccupata, Bucky soffre di un disturbo da stress acuto ma non solo, il protocollo di condizionamento che ha usato il dottor Zola ha creato dei buchi di memoria a macchia di leopardo, in realtà ricorda molto poco e quel poco è sfilacciato e mescolato a casaccio.”
“Di me si ricorda” risponde Steve con un tono di sfida.
“Sì in parte, non del tutto, ricorda alcune cose ma altre no, le ha perse capisci Steve... E”
“E... cosa c’è ancora.”
“Quello che gli hanno fatto è terribile, in questi mesi lui ha dovuto uccidere, non si ricorda quante volte, non ricorda chi, ma ricorda bene come non potesse ribellarsi ai comandi che gli erano stati impartiti, è una cosa che lo angoscia, ha paura che quei comandi siano ancora nella sua testa e qualsiasi persona li conosca possa ordinargli quello che vuole.”
Steve non riesce a trattenere il fastidio, non riesce a capire perché se Bucky con lui fatica a spiccicare due parole, con Pepper invece si confida e le racconta tutto quello che a poco a poco riesce a ricordare; non è piacevole dover ricorrere a lei per sapere qualcosa di più su quello che gli è successo o che sta provando, si sente respinto e rifiutato senza saperne il motivo.
“Pierce è stato arrestato e sicuramente verrà condannato all’ergastolo, stava per uccidere me, io non sono un Omega senza diritti, non uscirà più” risponde seccato.
“Lui certamente, ma tu sei sicuro che qualcun altro non sappia attivare il condizionamento? il dottor Zola è irreperibile… Bucky non ha tutti i torti, lui non è più quello di prima, potrebbe diventare una macchina micidiale.”
“Non Bucky.”
“Steve non essere sciocco, l’ha fatto per Pierce, lo farebbe per qualcun altro.”
“Mi dispiace ma non starò a sentire le assurdità che stai dicendo” e fa per allontanarsi per porre fine alla discussione.
Pepper gli si avvicina e gli stringeun braccio: “Steve ti prego, cerca di ragionare.”
“Va bene e allora cosa proponi… E’ danneggiato… E’ difettoso, cosa devo fare? Riportarlo al Ricovero? Alle Fabbriche?”
“Come puoi pensare che ti proporrei una cosa simile, sei impazzito?”
Steve si passa una mano sugli occhi cercando di darsi una calmata: “Hai ragione, scusami, non so più cosa sto dicendo.”
“Bucky ha bisogno di aiuto, di un aiuto specifico, la dottoressa Grant ha suggerito una clinica dove sono all’avanguardia sulle tecniche di decondizionamento; lavorano con reduci di guerra, vittime di attentati terroristici, insomma persone violentate dalla vita, la dottoressa suggerisce che potrebbe essere il posto giusto per lui.”
“Bene d’accordo e qual è il problema?”
“Il problema è che la clinica è a Pasadena e che la terapia durerà a lungo, mesi sicuramente e che sono proibite le visite.”
“Non dovrò più vedere Bucky per dei mesi?”
“Già.”
“Se questa è la soluzione per aiutarlo non è un problema, ho sopportato i mesi peggiori della mia vita pensando che fosse morto, riuscirò a sopportarne altri sapendo che è in buone mani e si sta curando.”
“Bene! Sono felice che tu sia d’accordo ma c’è dell’altro… In questo periodo io e Bucky abbiamo parlato molto e lui vorrebbe dirti delle cose ma non sa da che parte cominciare, ha paura della tua reazione, non vuole farti del male.”
“Non riesco proprio a capire cosa gli sta passando per la testa. Che cosa deve dirmi di così grave? E soprattutto, perché si confida con te e a me non dice niente? Che sta succedendo Pepper?”
“Parla con lui ma ti prego Steve, qualunque cosa ti dica prima di tutto pensa al suo bene.”
“Ho sempre pensato al suo bene” borbotta Steve e lascia Pepper senza neppure un saluto infilandosi nella camera di Bucky, determinato a venire a capo di questa storia che ha sempre meno senso.
Quando lo vede entrare Bucky gli fa un cenno con il capo e si alza a sedere sul letto.
“Ho parlato con Pepper qui fuori in corridoio, che sta succedendo Bucky, mi vuoi spiegare?”
“Ti ha parlato della clinica a Pasadena?”
“Anche, se devi andarci io sono d’accordo, non ci vedremo per un po’ ma riuscirò a resistere” cerca di sorridere senza risultato, “Ma non è questo il problema, mi ha detto che devi parlarmi… Non so… Di che si tratta?”
“Devo chiederti una cosa, è da parecchio che ci penso ma non voglio che tu la prenda nel modo sbagliato.”
“Bucky che diavolo devi dirmi?”
“Io vorrei chiederti di vendermi.”
“Scusa??”
“Di vendermi a Tony, ovviamente sarebbe un proforma, Tony non ha nessun interesse per me.”
“Ma che stai dicendo?”
“Tu sei sempre stato comprensivo con me, ti chiedo di esserlo anche ora, io non me la sento più di essere il tuo Omega, sono successe troppe cose, non riuscirei più a starti accanto come prima.”
“Bucky ma che ti prende, è ancora per quella storia con Peggy? Guarda che ho chiuso con lei, quando sei sparito mi sono reso conto che non mi interessava sposarmi con Peggy o qualcun'altra, non mi interessava niente se non averti indietro, mi sono reso conto che tu…”
“Non è per Peggy, non è un problema tuo, tu sei il mio Alpha e se me lo ordini fra qualche giorno, quando mi dimetteranno, io verrò con te e cercherò di fare finta che tutto sia come prima, ma non ti voglio mentire, quello che è successo mi ha chiarito le idee, non voglio più avere un Alpha che mi dica cosa fare e cosa dire.”
“Io non te l’ho mai detto….O forse sì, forse senza accorgermi ti ho trattato... ” Steve è allibito dalla piega che sta prendendo il discorso.
“Mi hai trattato come un bravo padrone Alpha tratta il suo Omega.”
“Sì, è così, pensavo che fosse la cosa giusta da fare, pensavo che ognuno di noi dovesse avere un ruolo, pensavo che anche tu fossi felice come lo ero io, sbagliavo?”
Bucky rimane in silenzio abbassando la sguardo.
“Non eri felice con me? Rispondimi.”
“Penso che lo fossi, non ricordo con precisione, ma la questione non riguarda il passato ma il futuro e io in futuro non voglio più che la mia felicità sia legata a come mi tratta un Alpha.”
“Senti Bucky se ho fatto delle cose sbagliate posso cambiare, io voglio solo che torni con me.”
“Certo… Ma sono io che non voglio, ti è così difficile accettarlo?”
“Sì mi è difficile, non capisco cosa ti ha preso, se il problema è che non vuoi più dipendere da un Alpha saprò tirarmi indietro, sarai libero di fare quello che vuoi, saremo alla pari, penso non sarà facile per me entrare in questo ordine di idee, ma mi impegnerò con tutto me stesso.”
“Non è solo questo Steve” quando alza gli occhi e li pianta in quelli di Steve lo sguardo di Bucky è chiaro, quasi trasparente ma fermo, “Mettiamola così… Mi sei diventato indifferente, non conti più niente per me, non mi interessa più fare la vita che facevamo prima, piuttosto preferirei combattere di nuovo nell’arena, va bene così? Sono stato abbastanza chiaro? In ogni caso tu sei il padrone e io non ho voce in capitolo.”
“Non ho mai voluto essere il tuo padrone, non ho mai cercato questo, volevo essere il tuo Alpha, proteggerti, avere cura di te.”
Bucky sogghigna: “Tu vorresti proteggermi? Steve la mia memoria è un colabrodo, ma mi ricordo molto bene quando avevo il ginocchio sul tuo collo e sarebbe bastato qualche minuto perché tu morissi, tu vuoi proteggere uno come me? Sai cosa potrei farci con la tua protezione?”
Steve di scatto alza la mano per colpirlo, ma con uno sforzo si trattiene.
“Avanti colpiscimi, è un tuo diritto e me lo merito, non è così?” Bucky lo fissa con aria di sfida.
Steve abbassa il braccio, lo sente inerte come se fosse stato colpito da una paresi, come se la vita gli fosse fuggita via in un soffio e di lui fosse rimasto solo un involucro vuoto, non c’è niente da dire, niente da aggiungere, lo sguardo trasparente di Bucky è freddo e duro e non gli resta altro da fare che uscire senza dire una parola.

^^^^^^^^^^^^


Steve ha due scelte: lasciarsi andare alla deriva o cercare di riprendere la sua vita e anche se la prima opzione ha il fascino della cosa che più gli darebbe soddisfazione, non è mai stato il tipo d’uomo che si arrende ma una di quelle persone che sa stringere i denti, soffrire in silenzio e andare avanti a testa alta facendo finta che la vita continui.
Continua ad andare al lavoro cercando di impegnarsi come al suo solito per dare il meglio di sé, passa i fine settimana a casa dei genitori, si ammazza di corse e palestra per non pensare, esce con gli amici e le serate finiscono spesso, a differenza di prima, con lui che torna a casa piuttosto ubriaco e si butta sul letto senza neanche svestirsi.
Quando un giorno Peggy Carter lo chiama per Steve non è niente di più che l’occasione per fare due chiacchere con una persona a cui lo lega amicizia e stima e che non sente da quando una vita prima l’ha chiamata, avvertendola della sparizione di Bucky e di come questo evento avesse evidenziato quali erano le sue priorità affettive. Peggy allora si era dimostrata molto comprensiva ed era elegantemente sparita.
“E’ da parecchio che non ci sentiamo, mi chiedevo come stai e se sei riuscito a ritrovare il tuo Omega” esordisce la donna con nella voce un lieve disagio che probabilmente nasce dal timore di essere considerata invadente.
“E’ una brutta storia, non so se me la sento di parlarne.”
C’è silenzio dall’altra parte, poi Peggy si schiarisce la voce: “Mi dispiace… Senti che ne dici di venire da me una di queste sere? Non sono una grande cuoca ma possiamo ordinare due pizze” c’è una risata “So che potrebbe sembrare che ci voglia provare ma non è così te lo giuro, è che sei un buon amico Steve e ho nostalgia delle nostre chiaccherate.”
“Va bene, anche a me mancano.”
L’appartamento di Peggy è quello di una giovane donna single e in carriera, che però ama crearsi una comfort-zone in cui ritemprarsi dal mondo duro e maschilista in cui si trova a passare tutta la giornata. E’ piccolo ma confortevole e accogliente e Steve si trova suo malgrado a sfogarsi e a buttare fuori il dolore, la rabbia, l’incapacità di capire, la frustrazione, la delusione che continuano a lacerarlo, nonostante lui esteriormente faccia finta di niente.
“Che storia assurda, ho seguito l’arresto di Alexander Pierce e lo smantellamento del suo giro di sadici pervertiti, ma non avrei mai pensato che Bucky fosse coinvolto, deve essere stata un’esperienza terribile per lui ovviamente, ma anche per te.”
Steve annuisce.
“Conosco la clinica di Pasadena, penso che sia il posto migliore per aiutarlo a guarire.”
“Lo spero tanto, quello che hanno fatto alla sua mente è spaventoso e quel miserabile di Arnim Zola è ancora a piede libero.”
“Non per molto, so da alcuni colleghi che l’FBI è sulle sue tracce, penso che fra pochi giorni anche lui sarà dietro le sbarre.”
“E’ un sollievo, lo sarà anche per Bucky. Ma dimmi di te, come stai?” cerca di cambiare discorso Steve, per non rischiare di diventare troppo triste.
“Io sto bene, mi sto frequentando con una persona.”
“Ah si? Non lo sapevo.”
“Già è una cosa abbastanza recente, un collega, ci troviamo bene insieme e insomma se son rose fioriranno...” e gli regala un sorriso smagliante.
“Sono contento per te, ti meriti una persona che ti sappia apprezzare per quello che vali.”
“Sei gentile Steve... C’è voluto un po’ per riprendermi sai! Io, lo avrai capito da solo, avevo fatto dei progetti su di noi, mi sembrava che potessimo essere una bella coppia.”
Steve sorride imbarazzato, arrossendo: “Sì, potevamo essere una bella coppia, io ho sempre pensato a te come la donna ideale da sposare.”
“E io a te come marito ideale.”
“Non so come è successo, ma quando Bucky è sparito mi sono reso conto che lui era l’unica persona che per me avrebbe mai contato.”
“Il famoso e misterioso legame dell’anima, quello di cui si parla tanto ma che quasi nessuno ha mai sperimentato: un Alpha e un Omega legati per la vita, è questo che ti è successo?”
“Penso di sì, non so se sia il legame dell’anima o cosa, so che se non posso più avere Bucky non mi interessa nessun’altra opzione.”
“Niente matrimonio? Niente Omega alternativo?” chiede stupita Peggy.
“No niente.”
“Fino a?”
“Non ne ho idea, fino alla fine oggi ti direi.”
“Oh Steve...” e Peggy si sporge e gli posa un bacio leggero sulla tempia, “Questa è la prova che quello che provi per lui è veramente il legame dell’anima, nessun Alpha parlerebbe così del suo Omega, lo sai come siamo fatti, ci affezioniamo ai nostri Omega ma nessuno di loro ci è mai completamente indispensabile. E Bucky ti ha detto che non ti vuole più vedere?”
“Mi ha detto che mi avrebbe seguito solo per ubbidienza, ma che non gli importava più niente di me.”
“E tu gli hai creduto?”
“Cioè?”
“Il legame dell’anima è reciproco, non è possibile che tu gli sia indifferente, lui prova quello che provi tu.”
Steve rimane basito per qualche istante: “Allora mi ha mentito?”
“Tu che dici? Penso che lo abbia fatto per cercare di farti andare via, per convincerti a lasciarlo, è facile immaginare cosa deve provare: si sente colpevole, lui sa di aver commesso atti terribili, ha ucciso senza pietà.”
“Non era lui in quel momento.”
“Spesso chi è stato vittima di violenza si sente colpevole, come se tutto quello che è successo fosse andato a cercarselo, come se fosse stato lui a innescare tutto quanto, le vittime si sentono sporche, si sentono delle brutte persone.”
“Che devo fare Peggy?”
“Vai da lui e fagli cambiare idea, a tutti i costi portalo via con te.”
“Anche se non vuole?”
“Steve come potrebbe qualcuno non voler venire via con te? Tu sei un cavaliere senza macchia nè paura, quale donzella non cederebbe alle tue richieste.”
“Non conosci Bucky, non ha niente a che vedere con una donzella.”
“In fondo all’anima lo è, fidati, vai a riprenderti il tuo Omega troppo carino.”
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: miss yu