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Autore: PRISHILLA    19/07/2020    1 recensioni
L'età li separa, e Trunks che è un uomo adulto lo sa bene che è un amore impossibile, un sentimento che non dovrebbe avere ragione di esistere, e i sensi di colpa lo attanagliano al punto da fargli prendere una decisione drastica.
Ma è davvero una colpa amare qualcuno? E' immaturo o folle amare quella amica che senza fatica si è fatta strada nella sua vita e nel suo cuore, creandovi una tana dalla quale farla uscire, scacciarla, era impossibile?
Questa fic è dedicata a tutte le persone che amano qualcuno con enormi differenze di età, o ancora a quelli che non accettano le differenze d'età, sperando che vivendo il contesto dall'interno possiate intenerirvi un pò comprendendo che in amore (quando è sincero) ci sono forze contro cui neanche un potente saiyan può combattere.
(i personaggi ovviamente non sono i miei ma sono grata esistano!!!)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 

 

 

Una strana luce le stuzzicò gli occhi, destandola dal sonno profondo in cui era caduta, costringendola ad aprirli e poi a richiuderli per il fastidio di quel bagliore sottile.

Si rese conto in breve tempo di dove fosse rievocando i ricordi della sera appena trascorsa rendendosi constatando che era quasi l'alba.

Il peso del braccio di Trunks mollemente abbandonato sul suo petto le ricordò la sua presenza al suo fianco.

Sorrise voltando il viso ritrovando il suo a un respiro di distanza.

Quello era stato in assoluto il risveglio più bello in anni...

Il suo Trunks, pensò con tristezza, amarezza, dolore, mentre gli occhi già inumiditi dal sonno si facevano più lucidi quando il suo cuore fece riaffiorare tutto quello che aveva passato in quei due anni senza di lui.

Quando aveva iniziato ad evitarla ne era rimasta ferita, ma non poteva fare come l'ultima volta che era successo, non poteva correre da lui in lacrime disperata, piangendo come una bambina la perdita di qualcosa che non era mai stata sua.

Non era più una bambina, non poteva farlo.

Non capì mai il perché di quell'allontanamento, dando la colpa al fatto che una volta tornati sulla Terra e ripresa la vita reale tutto era tornato al suo stato primordiale, quello in cui Trunks non aveva affatto bisogno di lei.

Soffrì, inutile negarlo, così tanto da sentirsi disperata in diverse occasioni.

A volte avvertiva un peso sul cuore così grande da avere paura che potesse spezzarsi, rompersi, frantumandosi in mille pezzi.

E probabilmente era stato così.

E quei pezzi sparpagliati, perduti qua e la, lasciati indietro nel tempo ognuno in momenti differenti del loro trascorso, erano oramai irreparabili.

Quando sentiva lo zio Goten che gli organizzava le uscite con le ragazze aveva voglia di picchiarlo così forte da fargli dimenticare anche solo i nomi di quelle oche che lui chiamava “amiche” e che proponeva a quello che era...

Che per lei era...

Fu a quel punto che prese ad allenarsi con lui, con suo zio, e la voglia di farlo fuori per quello che a lei sembrava quasi un tradimento nei suoi confronti la spinse a diventare sempre più forte fino al punto in cui era riuscita a superarlo in potenza. Almeno finché non si fosse trasformato in super saiyan.

Cosa che a lei non era ancora riuscita.

Non riuscendo a spiegarsene il motivo...

Era poi arrivata al punto da non riuscire più neanche a guardare suo zio perché gli ricordava ogni giorno che Trunks aveva una vita, che stava andando avanti serenamente anche senza di lei. E la cosa la feriva immensamente, perché per lei non era così, non era affatto così.

Allora era arrivato il turno di suo padre di allenarla.

Questa volta era più dura, non arrivava ai suoi livelli neanche per sogno, e la cosa la entusiasmava, la faceva sentire viva.

Lottare, combattere, spingere al limite il suo corpo fino non riuscire più a sentire un briciolo di forza pervaderla, fino a sentirsi morire, fino a perdere i sensi, era l'unico modo che avesse trovato per dare sollievo alla sua anima ferita.

Questo finché suo padre decise che poteva bastare e che stava esagerando. A quel punto aveva smesso di allenarla e le aveva proibito di andare avanti a quel modo.

Si era ritrovata di nuovo nella palestra di suo nonno, ma non resistette un'ora che già andò via delusa, furiosa, stufa.

I Terrestri non erano alla sua altezza, non potevano soddisfare la sua fame, il suo bisogno di dolore. L'unico modo che avesse trovato per non pensare a lui.

Anche uscire con i ragazzi aveva perso il suo gusto. Non perché loro avessero paura di lei, beh si anche, ma soprattutto perché li sentiva così tanto inferiori a sé da non trovarvi stimoli, non trovarvi gusto.

Non voleva sentirsi l'uomo della coppia, voleva sentirsi donna.

Voleva qualcuno che la stringesse così forte da farle mancare il respiro, qualcuno che fosse notevolmente più forte di lei, con cui non dovesse limitare la sua forza, con cui non nascondersi più.

Un uomo che le ricordasse quanto fosse fragile e delicata, che la facesse sentire al sicuro e protetta.

Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma in realtà sapere di avere un uomo al suo fianco in grado di farla sentire protetta era davvero quello che voleva.

E poi...

Nella testa non c'era spazio per nessun altro che non fosse lui.

Ma quella persona non esisteva... non più.

Aveva trovata in lui, nel suo Trunks, quella persona, tutto quello che avesse mai voluto, l'unico al mondo a rientrare nei suoi canoni, l'unico a farla ridere come solo lui sapeva fare, l'unico che sopportava i suoi sbalzi d'umore e il suo caratteraccio, l'unico che stringendola in quelle notti buie l'avesse fatta sentire piccola e indifesa. Protetta.

Aveva scoperto poi negli anni crescendo e maturando che il suo appetito sessuale dipendeva anche molto dall'idea di essere in qualche modo dominata dal suo uomo.

Nulla riusciva ad eccitarla come il pensiero di sentirsi inerme tra le braccia di quel qualcuno che più forte di lei aveva il potere di darle piacere o di farle del male se solo avesse voluto farlo.

Il gusto macabro per la paura dell'ignoto, l'ansia eccitante del pericolo.

Non che le piacesse l'idea di essere malmenata o ferita, ma semplicemente l'idea di correre il rischio che fosse così. Di avere un uomo accanto che fosse più virile di lei, che scegliesse di essere gentile con lei non perché inferiore, ma perché l'amava.

Come nonno Goku con sua nonna Chichi, Vegeta con Bulma, i suoi genitori.

La risposta a quelle sue fantasie fu il suo sangue saiyan, sicuramente quella era un'eredità delle donne della sua razza che avevano costantemente a che fare con uomini brutali decisamente più forti di loro.

Ma erano domande a cui non aveva potuto mai dare delle risposte, perché non vi erano donne saiyan sulla terra a parte Bra, e lei era diversa...

Il giorno prima però in qualche modo Vegeta aveva risposto a quel quesito, dandole la tanto agognata risposta. Si, era un'eredità del suo sangue.

E Trunks rientrava perfettamente anche nei suoi canoni attrattivi, facendole battere il cuore ad ogni sguardo e provocandole fitte dolorose al basso ventre ogni volta in cui lo vedeva combattere con quell'espressione seria e decisa che assumeva solo in quelle occasioni.

Ridacchiò cercando di far piano per non svegliarlo ripensando a come il giorno prima combattendo contro di lui aveva voluto in diverse occasioni saltargli al collo e supplicarlo di prenderla lì sul ring in quel momento incurante della folla.

Maledetti ormoni! Pensò tra sé.

Anche quello probabilmente era parte dei suoi istinti di saiyan. O forse semplicemente lo desiderava da così tanto tempo da non avere più molta resistenza nei suoi paraggi.

Era divino il suo Trunks addormentato al suo fianco con la luce calda dell'alba che gli illuminava il viso, le labbra...

La voglia di lui si fece così forte da essere incontrollabile. Erano soli, lui dormiva...

Che male c'era se..?

Sollevò il viso di quel poco che bastò per annullare quella distanza impercettibile tra le loro labbra e lo baciò, per la prima volta, presa da un istinto incondizionato, irrazionale, incontrollabile, dipeso forse da quei pensieri e dalla sua presenza che gli annebbiavano i sensi.

Non ebbe il tempo di gustarne il sapore che avvertì dei movimenti impercettibili e capì che si stava risvegliando.

Chiuse gli occhi in fretta presa dal panico fingendo di dormire come nulla fosse mai accaduto.

Il suono di un soffio proveniente dalle sue labbra le fece intuire che avesse sorriso. Avvertì il tocco leggero delle sue dita sulle tempie, che pian piano scendevano ad accarezzarle la guancia, il mento, le labbra, così delicatamente, con cura...

Dovette fare affidamento su tutta la sua buona volontà per non lasciarsi sfuggire un gemito sommesso dovuto a quei brividi che dallo stomaco avevano iniziato a percorrerle tutto il corpo, nessun punto escluso, sotto il suo tocco.

-Pan, svegliati piccola è giorno.- la voce di Trunks era leggera e silenziosa, carica della dolcezza che gli era propria, rauca e ovattata dal sonno.

Aprì gli occhi lentamente specchiandosi in quel cielo liqueforme che erano i suoi occhi. Così azzurri da far invidia al cielo stesso.

E ancora una fitta allo stomaco le impedì di proferire parola, limitandosi a sorridergli debolmente con gli occhi languidi che non riusciva a controllare quando era in sua presenza.

Bra diceva che si poteva vedere semplicemente guardandola negli occhi quanto fosse innamorata di Trunks.

Forse aveva ragione lei.

Li aveva lasciati soli la notte precedente nella speranza che suo fratello si dichiarasse perché lei era convinta che fosse davvero preso da lei e da nessun'altra.

Pan le rideva in faccia ogni volta che se ne usciva con quella storia dicendole di smettere di sognare, e che neanche lei aveva mai osato sperare tanto.

In realtà aveva mentito, ci aveva sperato eccome.

Ma Trunks era un uomo, e al suo fianco voleva sicuramente una donna fatta, come quelle oche delle amiche di Goten. Non una ragazzina finalmente uscita dalla pubertà, alle prime esperienze, incapace di soddisfarlo come meritava.

In quel momento fu come rinsavita. Si levò dal braccio di lui che aveva usato come cuscino per tutta la notte e si sgranchì le ossa indolenzite.

Tutto quello che poteva ottenere da lui era qualche abbraccio amichevole, chiacchiere sconclusionate o battibecchi divertenti.

E andava bene così. Non osava più sperare in altro adesso che era cresciuta e iniziava a ragionare da adulta.

A diciannove anni si apprestava ad entrare nel mondo dei “grandi” abbandonando per sempre quello dei bambini, anche se il suo aspetto cambiava così lentamente a causa dei geni saiyan da avere paura che la gente non lo notasse affatto, come in effetti succedeva.

-Buongiorno Trunks.- gli sorrise mentre lo vedeva alzarsi in piedi sgranchendosi a sua volta sbadigliando. -Dormito bene?- gli domandò vedendo quella faccia assonnata.

-Così così.- le rispose.

-E' colpa mia ho insistito io affinché dormissimo all'aperto ieri notte.- si scusò sorridendogli portando le mani ad incrociarsi dietro la schiena.

-Ma no tranquilla. Mi ha fatto piacere trascorrere una serata come i vecchi tempi.- anche lui sorrideva, ma Trunks era così, sempre gentile, sempre sorridente...

-A me mancano molto i vecchi tempi.- non immaginava neanche quanto.

-Ti manca tuo nonno?- le domandò bonariamente.

-Si... e mi manchi tu.- ammise con un moto di coraggio che poteva farsi così vivido solo appena sveglia, frutto di quel rintontimento mattutino che non le dava modo di ragionare prima di parlare.

Abbassò lo sguardo imbarazzata guardando poi verso la casa ricordandosi degli allenamenti con Vegeta.

Aveva davvero voluto farsi allenare da lui.

Dopo che suo padre l'aveva in qualche modo abbandonata aveva pensato a chi altri poteva allenarla e Vegeta fu l'unico nome nella lista dopo Junior, che però era stato impedito dal farlo a causa di Gohan e della loro amicizia.

C18 non era da prendere in considerazione con tutto il da fare che aveva nell'ultimo periodo e poi voleva qualcuno che non avrebbe avuto istinti materni nei suoi confronti, qualcuno capace di lasciarla per terra in una pozza di sangue continuando a colpirla, ad infierire finché non avesse trovato da sola la forza di reagire o quella di svenire.

Era lui il suo uomo!

Quel momento tanto agognato era infine giunto, non avrebbe mai accettato un “no” come risposta, e sapeva che così facendo lo avrebbe conquistato. Com'era in fine accaduto.

-Mi manchi anche tu.-

Si voltò verso il ragazzo dagli spettinati capelli lilla guardandolo come se quelle parole fossero state solo immaginate dalla sua mente, con il cuore che batteva a mille e lo sguardo che incrociava quello sereno di lui e le sue labbra sorridenti.
 

Prima che potesse replicare però lo vide voltarsi per poi incamminarsi e richiamarla a sé dicendole che era ora.

Lo seguì fin dentro casa dove s'infilò una delle tute da combattimento di Bra, che dovette convenire con Vegeta, aveva trovato intatta. Si domandò se l'avesse mai indossata prima.

Entrò in cucina dove trovò Vegeta e Trunks seduti a far colazione.

-Come sto?- esordì allegra.

Era la prima volta che indossava una tuta come quella, la prima volta che specchiandosi vedeva il riflesso di quello che era una vera guerriera saiyan, coda a parte.

-Ti sta bene.- le rispose Trunks dandole un'occhiata.

Vegeta si limitò a sogghignare leggermente del suo entusiasmo. -Non ridere troppo, tra un po' ti pentirai della tua decisione.-

Pan si fermò guardandolo negli occhi, sostenendo il suo sguardo senza alcun timore. -Non credo sarà così.- gli rispose seria.

Aveva preso quella decisione nel pieno delle sue facoltà mentali e fisiche, sapeva a cosa andava incontro.

-Papà...- lo rimbeccò Trunks preoccupato.

Vegeta lo guardò con uno sguardo gelido. -Non immischiarti.- lo freddò.

-Ha ragione lui.- Trunks si voltò verso di lei guardandola come perso. -Non sono affari tuoi di quello che faccio con il mio corpo. Io voglio combattere.- affermò incapace questa volta di sostenere quello sguardo, distogliendo il suo riportandolo sull'altro che pareva piuttosto soddisfatto quando le disse “andiamo” alzandosi e facendo strada.

-Pan...- si sentì richiamare, si voltò sull'uscio della porta con una mano che accarezzava lo stipite. Lui non disse nulla.

Gli sorrise debolmente. -A dopo.- gli disse lasciando la stanza.

Entrarono nella stanza gravitazionale.

Era la prima volta che metteva piede lì dentro. Si sentì intimorita ed eccitata allo stesso tempo. Quello che era solo un sogno stava diventando realtà così in fretta da lasciarla senza fiato, emozionata a dir poco.

Quando il suo sguardo incrociò quello del combattente attualmente più potente dell'universo, capì che non vedeva l'ora di iniziare, e lo stesso valeva per lei.

Si chiusero dentro da soli lasciando fuori Trunks come promesso.

In realtà lei fu grata a Vegeta per quella decisione, per lei sarebbe stata una distrazione constante, e poi si allenava per dar sfogo al suo dolore, con lui presente non sarebbe stata la stessa cosa.

Vide Vegeta macchinare con dei bottoni, e poi avvertì un peso costante sul proprio corpo incrementare finché avvertì le gambe sorreggerla a malapena e le ginocchia piegarsi mentre contraeva i muscoli addominali per sostenere il pehso del suo corpo che andava facendosi insostenibile.

Vegeta si voltò e trovandola in quello stato rise di lei. -Questa è la gravita del pianeta Vegeta.- le spiegò. -Il nostro pianeta d'origine.-

Pan era in silenzio mentre ascoltava il suo racconto, stupendosi quando aveva detto quel “nostro” con tanta leggerezza.

-La gravità è dieci volte maggiore di quella sulla Terra.- incrociò le braccia al peto guardandola soffrire mentre sorrideva sadico.

-Lo sento.- riuscì a dire lei affannata mentre la voce strozzata quasi non le usciva intrappolata nella gola insieme all'aria che faticava a respirare.

-Probabilmente adesso starai sentendo una compressione degli organi interni, e un peso che ti impedisce di stare in piedi.- era sereno mentre le spiegava i dettagli dei suoi organi in procinto di collassare. -Ma tranquilla...- disse. -Quel che non ti uccide ti fortifica!- urlò partendo all'attacco completamente a suo agio con quella gravità che la stava invece schiacciando verso il suolo.

Non le restò che sgranare gli occhi inerme aspettando l'impatto che non si fece attendere a lungo. Inutile dire che non parò i suoi colpi e fu atterrata in meno di un minuto dopo aver ricevuto innumerevoli percussioni.

Si ritrovò sul pavimento della stanza schiacciata da quella pressione invisibile che la faceva faticare anche a respirare.

Aprendo gli occhi con il fiatone crescente vide il principe dei saiyan sopra di lei in una posizione eretta e fiera, le mani ai fianchi e quel ghigno sadico che non aveva mai abbandonato il suo viso.

Sorrideva divertito, ridacchiando di quella visione.

-Ti piace l'idea di essere un saiyan, giusto?- le domandò non attendendo una vera risposta. -Bene, allora per prima cosa dovrai imparare a sentirti a tuo agio con la nostra gravità.- le spiegò, e quella pareva essere davvero una lezione vera.

E in quel momento, nonostante fosse a terra, sconfitta, inerme, debole, sentendosi una sorta di formica schiacciata da un gigante, una nuova sensazione le percorse l'intero corpo arrivando alle labbra.

Rise.

Non sapeva spiegarsi il motivo, ma fu colta da una risata improvvisa e liberatoria che la fece sentire al settimo cielo, mentre tossicchiava sangue affogandosi di quando in quando, mentre i polmoni richiedevano quella dose di aria di cui non riusciva interamente a rifornirli.

Rise più forte quando capì che aveva finalmente trovato quello che cercava, quell'adrenalina, quel sensei che l'avrebbe trasformata nel guerriero che aveva sempre voluto essere. Lui avrebbe fatto di lei la guerriera più potente dell'universo.

Continuò a ridere mentre lui le porgeva una mano aiutandola a rialzarsi.

-Con questa gravità Trunks si allenava quando aveva otto anni.- le spiegò mentre arrossiva un po' imbarazzata della propria debolezza. -E' così che è diventato un super saiyan in un niente.- continuò a spiegarle.

Pan strabuzzò gli occhi. Vegeta le stava dicendo che l'avrebbe aiutata a trasformarsi? Avrebbe fatto in modo da tirare fuori da lei quell'immenso potere che lei sapeva di avere ma in cui gli altri non avevano creduto mai.

Vegeta credeva in lei...

Non ebbe la forza di rispondergli nulla mentre avvertiva gli occhi farsi più lucidi. Se il nonno fosse stato presente in quegli anni era certa avrebbe creduto in lei allo stesso modo.

Adesso la figura di Goku stava venendo momentaneamente rimpiazzata da quel principe alieno che in altre circostanze sarebbe dovuto essere il suo monarca.

Annuì senza dir nulla, semplicemente grata.

-Iniziamo lentamente... ho solo voluto darti un assaggio di quello che ti aspetta.- aveva un ghigno divertito, forse nel constatare che non solo lei non avesse cambiato idea ma era assolutamente eccitata al pensiero di quegli allenamenti che la gasavano come null'altro.

Annuì ancora, avrebbe accettato tutto quello che lui le avesse detto, o imposto, ciecamente. -Non risparmiarti.- gli disse solamente prima di iniziare l'allenamento.

-Non l'ho mai fatto.- le rispose iniziando.

 

 

 

 

 

Trunks aspettò seduto la fine di quella che per lui era una tortura.

Conosceva benissimo gli allenamenti di suo padre, i suoi metodi anticonvenzionali che avevano fatto di lui un vero guerriero ma che non potevano andar bene per una ragazza.

E di certo stava usando gli stessi metodi con lei.

Tamburellava con il piede per terra mentre a braccia conserte rifletteva sull'assurdità di quella situazione.

-Trunks.- sua madre lo raggiunse di fuori.

Si voltò vedendo che indossava il bikini. Si stava proprio godendo la vacanza. Le sorrise ma non disse nulla, non ne aveva la forza.

-Perché sei qui fuori tutto nervoso?- insistette lei.

-Io non sono nervoso mamma.- le rispose stizzito.

-No, certo che no caro.- sorrideva mentre si sedeva al suo fianco con quel modo di fare canzonatorio che tanto odiava. Come odiava il fatto che riuscisse a leggerlo così bene. -Sai, con quello sguardo imbronciato mi ricordi proprio tuo padre.- gli disse sorseggiando la sua bevanda ghiacciata.

Sbuffò.

-Pan è dentro con lui da ore ormai. Non credi sia il casi di fartene una ragione?-

Si voltò verso di lei guardandola finalmente negli occhi. -Che vuoi dire?- le domandò accigliato.

-Che lei ha deciso così... e tu non puoi farci nulla.- gli spiegò calma. -Vuole combattere e vuole farlo con tuo padre che è un sadico e non ha nessuna paura di farla fuori se dovesse essere necessario.-

-Che cosa?!- si alzò si scatto e la sedia alle sue spalle cadde rumorosamente per terra.

Aveva sollevato i pugni che teneva stretti e la sua aura si era intensificata al punto che i fili d'erba per terra iniziarono a svolazzare qua e là.

Bulma rise di gusto della scena. -Ma dai...- ridacchiò ancora, di lui, ne era certo. -Tuo padre non le farebbe mai del male...- si fermò a riflettere. -Almeno non fino ad ucciderla.- si corresse, giustificando suo marito con gli occhi che ancora sorridevano. -Calmati dai la “tua” Pan non corre nessun rischio con lui.-

Sorrise a sua madre prendendo ad arrossire leggermente quando l'aveva definita “sua” non soffermandosi neanche a chiedere spiegazioni di quella che gli era parsa un'allusione.

In quel momento il portellone della stanza gravitazionale si aprì e ne uscì Vegeta con...

Trunks sgranò gli occhi mentre un moto di rabbia e una forte sensazione di nausea pervadevano il suo corpo.

Non riusciva quasi a respirare ne a sentire la voce di sua madre che gli intimava di darsi una calmata.

Tutto quello che vide furono gli occhi di suo padre che lo guardavano accigliati mente gli urlava un “ Trunks finiscila!” che percepì a malapena.

-Cosa le hai fatto?!- urlò con un ringhio inferocito a quella visione del tutto macabra che i suoi occhi non riuscivano a smettere di fissare, e al contempo a sostenere.

Senza riflettere il suo corpo si scagliò verso di lei come una furia.

La sua piccola Pan pareva svenuta tra le braccia di Vegeta che la reggeva come fosse una piuma.

Si riprese da quello stato di shock solo quando la sua voce fioca raggiunse le sue orecchie calmando all'istante la bestia che giaceva dormiente nella sua anima irrequieta.

Quel “Trunks” sussurrato tra le braccia di suo padre aveva avuto la capacità di impedirgli di commettere un'assurdità come quella di colpire l'uomo che la reggeva delicatamente.

In quel momento però per lui quello era solo l'uomo che aveva ridotto Pan in quelle condizioni pietose.

-Pan!- esclamò ad un passo da lei guardandola con due occhi che si spalancarono maggiormente nel momento in cui vide la tuta ridotta a brandelli e il suo corpo totalmente tumefatto, sanguinante in diversi punti.

La rabbia che lo aveva infervorito un attimo prima era tornata alla ribalta possedendolo ancora.

Guardò suo padre con disprezzo. -Non ti sembra di aver un pochino esagerato?!- ancora un ringhio, ma non poteva che parlargli al quel modo.

-Tze...- fu la risposta dannatamente snervante che l'uomo gli rifilò. -Non ho fatto nulla che lei non abbia chiesto o voluto.- si giustificò con tono neutro.

A lui però quella scena pareva un sopruso! Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto assecondare le fantasie di quella piccola saiyan sapendo benissimo che era sfrenata, impulsiva, incosciente!

-Dai qua!- urlò inferocito strappandogliela letteralmente dalle braccai portandola dentro casa per medicare al più presto quelle ferite maledicendosi di non avere fagioli magici a disposizione.
 

Quando si fu allontanato Bulma si avvicinò a suo marito.

 

-Vegeta.- Bulma aveva le mani ai fianchi mentre guardava il marito in cagnesco. Lui tossicchiò voltando lo sguardo in un'altra direzione. -Non credi che tuo figlio abbia ragione?- lo ammonì ringhiando come una leonessa.

L'uomo la guardò accigliato di quell'impertinenza. -Non ho fatto nulla che...-

-E' una ragazzina! Non puoi assecondare tutto ciò che dice!- urlò ancora lei.

Vegeta arrossì leggermente sulle gote. -E' una saiyan... noi alla sua età siamo adulti abbastanza da decidere per noi stessi!- le spiegò giustificando la voglia irrazionale di indipendenza di Pan. -E se vuole allenarsi e spingersi oltre i suoi limiti ha tutti i diritti di farlo senza che tu, la sua famiglia o quello sciocco innamorato di tuo figlio si mettano in mezzo per fermarla!- le urlò lui contro preso da una rabbia che solo quella donna riusciva a scatenare in lui in un secondo, come un fiamma che divampava e lo accendeva, e che solo lei allo stesso modo poteva spegnere lasciandolo senza energie né forze.

Bulma incrociò le braccia al petto. -Hai comunque esagerato.- gli disse parlando severa senza però urlare come aveva fatto un attimo prima.

-Lo so...- ammise lui piano. -Non mi sono reso conto finché non è stramazzata al suolo.- confessò. -Non sembrava così stanca, e invece...- fece spallucce. -L'ho vista cadere, e mi sono fermato.- si giustificò. -Io le avevo detto di avvisarmi quando le cose fossero diventate troppo pesanti per lei!- urlò in preda alla rabbia.

Bulma si ritrovò stranamente a ridere e suo marito si voltò incuriosito della scena. -Già... mi ricorda qualcuno.- lo guardò con uno sguardo eloquente che lui recepì facilmente arrossendo ancora. -E' per questo che hai deciso di allenarla... perché ti ricorda te stesso.- Vegeta non le rispose limitandosi ad irrigidirsi fermo sul posto.

Bulma gli si fece più vicino per poi abbracciarlo e baciargli una guancia.

-E anche fosse?- domandò lui stizzito. -E' uno degli ultimi membri della mia razza, e tocca a me, che sono il principe dei saiyan, occuparmene.- giustificava quell'attrazione incondizionata verso quella piccola saiyan con la storia della sua supremazia, per nascondere che in realtà Pan gli piaceva molto, era esattamente tutto ciò che gli ricordava “casa”.

-Nulla.- gli disse lei mentre lui si voltava a guardarla. -Sono felice per te.- ammise. -Sei in assoluto il miglior monarca che quei ragazzi potessero avere.- gli disse posandogli una mano sulla mascella dura e possente mentre lui la lasciava fare assecondandola in ogni suo movimento rendendosi conto solo allora che la sua bella mogliettina aveva indosso null'altro che il bikini che a lui piaceva tanto.

Vegeta sorrise, grato per quelle parole gentili che lei aveva sempre avuto per lui, per il sostegno e l'amore che gli dava da sempre, anche quando non lo aveva meritato.

In realtà aveva ragione lei, lui era soddisfatto di quella faccenda. Pan si era rivelata la degna nipote di suo nonno Goku.

Aveva un vero spirito saiyan!

-So che hai sempre avuto paura che Trunks con quel caratterino dolce e delicato finisse con una delle amichette stupide di Goten.- la moglie sapeva sempre esattamente dove andare a colpire, quali fossero le sue ansie, le sue paure, i suoi punto deboli. L'abbracciò, stringendole la vita, cercando quel calore e quel sostegno di cui necessitava in un discorso come quello. -E l'idea che invece fosse Pan non ti è mai dispiaciuta.- concluse mentre lui arrossendo distoglieva lo sguardo imbarazzato. -Pur di vederlo con una donna forte, e magari con il sangue del tuo popolo, chiuderesti un occhio anche sulla sua parentela con il tuo”peggior nemico”.- gli fece un occhiolino ridendo come una matta delle sue proteste e di quell'imbarazzo che lei amava tanto stuzzicare in lui.

Il suo Vegeta era la creatura più meravigliosa del mondo per lei, e non sarebbe mai riuscita a vedersi con accanto altro uomo se non lui.


-Vegeta.- gli disse poi improvvisamente tornando seria. -Ma perché hai fatto tante storie per non allenarla e poi invece alla fine hai accettato così facilmente dopo aver fatto tanto il sostenuto per tutto il giorno?- era un dubbio che doveva togliersi.

-Semplice... possibile che tu non l'abbia capito?- le domandò come fosse la cosa più naturale del mondo, ma lei lo guardava in cerca di quelle risposte. -Doveva essere Trunks a darmi il permesso.- le disse mentre lei strabuzzava gli occhi. -Non sapevo se era pronto o meno a reintegrarla nella sua vita dopo averla allontanata...- le spiegò mentre a Bulma tutto pareva più chiaro. -Era una cosa che doveva decidere lui.- continuò.

-Un po' come quando tu te ne andasti lasciandoci soli per poi tornare quando finalmente avevi deciso?- lo stuzzicò ancora guardandolo con malizia vedendolo arrossire.

-Già, una cosa del genere.- confermò frettolosamente sentendosi sotto accusa. -Dobbiamo essere sicuri di un passo del genere... non è una cosa da prendere alla leggere l'amore di un saiyan.-

Bulma sorrise avvicinando il viso a quello di lui. -Ma allora mi ami davvero...- lo prese in giro vedendo la sua faccia cambiare espressione in una esasperata e scandalizzata.

-Ma certo che sì!- le urlò stizzito. -Hai ancora dei dubbi?!- urlò arrabbiato.

Lei rise. -No.- gli rispose. -Tale padre tale figlio.- aggiunse poi riflettendoci.

-E poi... è la sua donna ed è lui a deciderne le sorti.-

Bulma guardava un Vegeta assolutamente paonazzo che esponeva quella tesi assurda in un modo assolutamente naturale rendendola quasi una cosa ovvia.

-La sua donna?- ripeté lei.

Lui annuì. -Quando un saiyan sceglie una donna, qualunque cosa accada, sarà lei per sempre. Che lui lo voglia o meno.- soggiunse guardando quella che era la sua di donna per tutta la vita ormai appoggiando la fronte a quella di lei che arrossì lievemente a quel gesto così tenero di quel marito tanto burbero ma follemente innamorato.

Bulma capì immediatamente che il riferimento era rivolto anche a lei e gli sorrise annuendo per poi sollevare il viso e baciarlo con tutto l'amore del mondo, tutto il trasporto, tutta l'eccitazione che le infondeva anche a distanza di tempo.

Quello che c'era tra loro era speciale e immortale. E adesso capiva perché lui era stato così scostante all'inizio, preso da uno strano senso di vergogna e di paura per quei sentimenti che un guerriero del suo calibro non aveva mai provato prima.

Quando si staccò da lui però una domanda le balenò la mente. -Vegeta?- lui mugugnò qualcosa, seccato di quel brusco allontanamento dalle sue labbra. -Ma non avevi appena detto che Pan era libera di fare quello che voleva e che nessuno poteva dirle quello che doveva o non doveva fare?-

-Già.- le rispose seccato, tentando di riappropiarsi delle sue labbra.

Ma lei lo scansò di nuovo facendolo innervosire. -E allora perché mai Trunks dovrebbe decidere “delle sue sorti” come hai detto tu un attimo fa?-

Vegeta si morse la lingua deglutendo forte. -Beh ecco... io...- aveva ragione lei come sempre. -Perché noi uomini decidiamo per le nostre donne!- esclamò in fine deciso. -Ma lui non ha ancora dichiarato il suo stato di appartenenza quindi non può ancora nulla.- concluse fiero di se stesso.

Lei intanto lo fissava con uno sguardo attonito che gli faceva capire di aver decisamente toppato. -Sarebbe a dire che sei tu a decidere per me..?- s'informò.

-Esattamente.- le rispose titubante ostentando una finta risolutezza.

-Da quando?- gli fece notare ricordandogli che lei era padrona di se stessa e che faceva tutto quello che voleva quando lo voleva perché lo voleva, mentre lui prendeva a d arrossire, tossicchiando, cercando di uscire da quella situazione assurda in cui si era cacciato con le stesse mani.

-Da quando hai questo!- urlò indicandole le cicatrici che il morso che le aveva tirato in una notte di passione le aveva lasciato sulla pelle delicata della spalla. Ricordando quanto era stato dannatamente eccitante marchiare così quella che aveva deciso essere la compagna della sua vita.

Bulma arrossì ricordando il momento in cui lui le aveva spiegato perché l'aveva morsa mentre lei si lamentava di quando era stato violento e lui tentava di giustificarsi lasciandola assolutamente ammutolita, forse ancora più innamorata, quando lui ebbe finito di mettere a nudo i suoi sentimenti.

-Ma dai Vegeta...- disse avvicinandosi alle sue labbra vedendolo a fiato sospeso attendendo quel bacio mancato. -Lo sappiamo tutti e due che comando io.- e prima che potesse replicare in alcun modo prese le sue labbra con passione e con una fretta che Vegeta non ebbe la forza di staccarsi da lei continuando ad approfondire quell'unione che non poteva che finire in un unico modo.

-Andiamo in camera.- le disse afferrandola più saldamente prima di spiccare il volo verso la finestra della loro camera da letto entrandovi con sua moglie che rideva divertita all'idea di quello che aveva scatenato in lui.

E lui?

Non poté replicare a quello che lei gli aveva detto, perché lo sapevano entrambi, che... lei aveva maledettamente ragione!





Ciao a tutti ed eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vivamente vi piaccia perché non ho avuto molto tempo per revisionarlo come si deve quindi scusate se ci sono schifezze varie qua e la ^^

Volevo pubblicarlo ieri perché è stato il mio compleanno e volevo regalarvi un capitolo con qualche giorno d'anticipo.. missione fallita ho lavorato tutto il giorno e sono tornata a casa alle tre... sono crollata... perdonatemi.

Però mi sono ritagliata un attimino adesso... quindi... buona lettura!!!

Ah si... la storia che un saiyan sceglie una donna per la vita credo di averlo inventato di sana pianta... è solo che riflettendoci sono guerrieri, non proprio degli amanti ecco, e poi sia Goku che Vvegeta che Gohan hanno avuto una sola donna in vita loro... quindi ho sfruttato la cosa perché mi piaceva l'idea... una sorta di vincolo inscindibile che si crea senza volerlo e che non può essere spezzato per nessuna ragione. ^.^

Un bacione a tutti quelli che seguono la storia!!! e se volete sapere come continua, non vi resta che ritrovarci qui la settimana prossima!!!! Ciao!!!! ^,^

 

  
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