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Autore: sissi04    19/07/2020    1 recensioni
Settant'anni erano passati dall’improvvisa scomparsa di Miriel figlia di Athror.
La maggior parte degli abitanti della Terra di Mezzo aveva dimenticato il suo nome e i pochi che ancora rammentavano le imprese ad esso collegate guardavano cupi ciò che ella era diventata.
Ora vi domando: potrebbe mai un mostro portare luce sulla via di un re?
Seguito di "You next to me", storia basata sugli avvenimenti di Lo Hobbit scritta e pubblicata nel 2018.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I due vecchi amici, Uomo ed Elfo, si ritrovarono a discorrere e fumare seduti su una panchina di pietra lavorata in uno dei numerosi giardini di Granburrone.
 
 «Sai, per quanto confidassi nell’unico briciolo di ragione che le è rimasto, avevo perso la speranza di rivederla e soprattutto di renderla partecipe in una missione per la distruzione dell’Unico» disse l’Elfo, che come i suoi simili non fumava, osservando la lenta migrazione di alcune formiche lungo il tronco sottile di un giovane tiglio.
 
Ed era vero, quando Aragorn gli aveva riferito del suo incontro con Miriel non aveva più avuto dubbio sul fatto che la donna fosse uscita di senno come gli uomini dicevano; certo, una follia lucida la sua, dettata dal dolore, ma pur sempre follia.
Eppur nel suo cuore qualcosa gli diceva che la grande guerriera che aveva conosciuto un tempo esisteva ancora, sepolta sotto il fango e il sangue e le lacrime che versava nelle notte insonni.
 
 «Io no, per quanto strano possa essere; conosci la natura mistica che ci lega, ella non è destinata a portare luce e pace alla tua gente, non più. Lei da sempre sa qual è il suo compito e cosa comporta, ahimè, ha scelto il re sbagliato; non intendo far ritorno a Gondor se non per stanziarvi sulla strada per Mordor» rispose l’uomo giocando con un filo d’erba nel mentre dalla pipa fuoriuscivano piccoli sbuffi di fumo dal odore acre.
 
Legolas scosse il capo sorridendo divertito dalla sua testardaggine e convinzione nel negare il proprio destino.
 «Io sarò con te Estel, fino alla fine» disse in elfico guardando l’amico sincero e serio, gonfiando il petto con una solennità che fin dalla più giovane età lo aveva caratterizzato «Anche perché con la tua stupidità e testardaggine finiresti per cadere in un dirupo pur di non salire sul trono» aggiunse poi finendo a ridacchiare con l’altro come ai vecchi tempi.
 
 
Sospirò contemplando il Sole caldo del tramonto che si rifletteva sull’acqua che scivolava via via più veloce sotto le finestre della sua stanza, cadendo poi in un’immensa cascata dalle dorate sfumature.
Le pareva così strano trovarsi di nuovo in quella terra, eppur durante il suo esilio vi aveva fatto ritorno un paio di volte, solo per nostalgia, per assorbire un po’ della pace di cui gli Elfi erano impregnati fin dalla tenera età; tutto vano.
Soggiornare lì non la aiutò mai ad alleviare il suo dolore e, nonostante ascoltasse i consigli di Elrond, non li aveva mai messi in pratica.
 
In quei lunghi e desolati settant’anni aveva perso le sembianze di donna sostituendole a quelle di una creatura spietata e senza cuore, con mani e piedi ricoperti di vesciche e il corpo maculato da croste di fango unite a macchie di sangue animale o di una di quelle malefiche creature serve del Male, dalla cui morte traeva piacere.
Tutte caratteristiche che la accomunavano appunto a quelle creature, gli Orchi, eppure lei era diversa, o almeno, si considerava diversa.
 
Uccideva per piacere sì ma pur sempre creature che alla prima occasione avrebbero ucciso a loro volta; spesso però si fermava a riflettere: che diritto aveva lei di decidere sulla vita e la morte di un altro essere vivente? Che quest’ultimo fosse buono o cattivo?

La risposta finale al suo quesito era sempre la medesima: nessuno.
Non aveva alcun diritto di scegliere per altri.
 
Allora finiva per prendere a gridare in preda al dolore e al disgusto nel rendersi conto di essere divenuta un mostro come quelli che tanto odiava, come quelli che gli avevano strappato la sua famiglia e che aveva giurato di distruggere.
Si riprometteva di non osare più così tanto, di vivere una vita grigia e priva, per quanto possibile, di violenza, ma fatta questa promessa ben presto riprendeva ad uccidere con lucida crudeltà, senza risparmiare vita alcuna tra Orchi, Goblin o altre creature serve del Male.
 
Sorrise amaramente al ricordo per poi guardare come era conciata in quel momento, o meglio, come gli Elfi l’avevano conciata nel vano tentativo di darle ancora una parvenza umana: abito lungo, bianco, bagno di latte e rose tra le più pure e profumate, particolari olii e saponi per ammorbidire e ripristinare l’antica bellezza dei suoi ormai non più tanto lunghi capelli.
Era tutt’altra persona, lei lo sapeva bene, ma aveva promesso ad Elrond che almeno avrebbe tentato di comportarsi con naturalezza e normalità.
 
I figli Elladan ed Elrohir l’avevano trovata esattamente dove la Dama Bianca aveva loro indicato, di fatto solo lei era a conoscenza del luogo di residenza della mezz’Elfo in esilio; anni dopo la morte di Thorin e la sua fuga, era andata nei candidi boschi di Lothlorien in cerca di appoggio e aiuto, come tempo addietro le aveva consigliato Gandalf.
Lady Galadriel l’aveva accettata di buon grado, prendendola per alcuni anni sotto la sua ala confortevolmente protettiva, insegnandole così anche quanto potesse fare con le sue singolari abilità.
 
Una notte poi decise che fu troppo e fuggì lasciando solamente una lettera.

Dopo quella piccola marachella, se così si può definire, nessuno la cercò più, nessuno chiese più di lei e tutti, o quasi, ne dimenticarono l’esistenza.
 
Rinnovò per l’ennesima volta i suoi sospiri per poi decidersi finalmente ad andare dall’unica persona che per anni, oltre ai suoi familiari perduti, aveva sperato e pregato di poter ricontrare un giorno: il piccolo e ormai anziano Bilbo Baggins.
 
 
 «Miriel! Che piacere rivedere infine il tuo viso» esclamò il piccolo Hobbit con voce arrocchita e capelli ingrigiti dal tempo, facendo accomodare, ospitale come sempre, la vecchia amica nei suoi alloggi.
 «Bilbo Baggins» sorrise l’altra usando lo stesso tono di voce che aveva utilizzato per l’anziano Gloìn, non desiderava che coloro che considerava amici vedessero realmente che essere era diventato, soprattutto per non lasciar loro un amaro ricordo di se prima dell’eterno riposo.
 
Si piegò all’altezza del mezz’Uomo e lo abbracciò delicatamente, sentendosi confortata in qualche modo dal suo calore e dall’odore di menta piperita, vaniglia e tabacco da pipa «Le tue ossa sono ormai vecchie ma ancora robuste amico mio» disse sorridendo rialzandosi lentamente.
 «Tu invece sei ancora più bella di quanto i miei vecchi occhi Hobbit ricordassero» sorrise con gli occhi leggermente lucidi lo Hobbit.
 
Ci fu un piccolo silenzio carico di emozioni che venne interrotto proprio dall’anziano
 «Vieni cara, sediamoci qua, mi stanco più facilmente ora» ridacchiò e la prese per mano accompagnandola ad una panchina in pietra con sopra dei morbidi cuscini posta sotto ad un arcata di rampicanti con vista sull’ormai sfumato tramonto.
 
 «Cos’è quello amico mio?» chiese incuriosita notando un librone dalla copertina in pelle 
 «Nulla di ché, solo un piccolo diario di uno sciocco vecchio. Raccontami di te adesso, sono stato così in pensiero per anni» la guardò con quella sua tipica espressione apprensiva che fece sorridere e scuotere la testa alla donna.
 
 «Ho vagato per la nostra bella terra, caro Bilbo» disse sospirando «Ho trascorso molto tempo in solitudine e altro tempo in compagnia di Elfi dell’Est» proseguì guardando negli occhi grandi del mezz’Uomo che la ascoltava con la stessa curiosità che per anni lo aveva caratterizzato e che era anche pregio e difetto di suo nipote Frodo.
 
 «Quando appresi da Dwalin che eri fuggita alla falsa custodia e tirannia di tuo cugino Daìn mi si strinse il cuore di dispiacere, eri così affezionata alla tua gente»
 «Sì, gente che non ha combattuto o protestato per farmi salire al trono che per onore e quasi legittimità sarebbe stato mio» ribatté lasciando trasparire ancora risentimento per quanto accaduto.
 «Mi hanno dato della pazza solo per farmi rinchiudere, non lo ero, stavo solo cercando un qualsiasi modo per farli tornare dal regno dei nostri padri, anche solo per salutarli, mi sarebbe bastato un momento. Ma le notti si susseguivano e così anche i miei fallimenti, tanto che non riuscii più ad aprire uno di quei tomi» ridacchiò roca prendendo fuori da una piega nell’abito una rudimentale pipa tutta annerita e macchiata, iniziando a prepararla.
 
 «Almeno ho avuto la mia vendetta» aggiunse alzando un sopracciglio con un sorrisetto iniziando a fumare, gli occhi vennero percorsi da un bagliore che non ricordava, aveva un qualcosa di cattivo e terribilmente sbagliato che fece rabbrividire l’amico di vecchia data.
 
Bilbo la osservò sospirando dispiaciuto per la vita difficile e carica di dolore che aveva dovuto e tuttora affrontava sola. Infine, dopo un interminabile pausa colma di silenzio rintronante, lo Hobbit ridacchiò leggermente per poi scuotere la testa, suscitando non poca confusione nella donna che lo osservò con le sopracciglia aggrottate.
 
 «A cosa stai pensando per ridere in questo modo?» chiese quando ormai moriva di curiosità 
 «Alle sciocche speranze che avevo quando non ero che un giovane Hobbit» disse l’altro con un sorriso che uno strano retrogusto di amarezza a vederlo «Sai Miriel, quando partì con te, Thorin e gli altri…» a quelle parole notò il pugno destro dell’amica chiudersi per poi rilassarsi con non poco sforzo «Non avrei mai creduto che la mia vita sarebbe cambiata così tanto in così poco tempo, non avevo idea che le mie abitudini, il mio modo di vedere gli altri e la vita sarebbe stato brutalmente trasformato dal mondo che fino ad allora avevo ignorato, ma più di tutto non mi sarei aspettato di innamorarmi di una strampalata compagnia di Nani» Bilbo ridacchio contagiando inevitabilmente anche Miriel; poi all’improvviso lo Hobbit si fece serio «Non mi sarei mai aspettato di provare sentimenti profondi… per te» a quelle parole la donna quasi sbiancò e si girò a guardarlo con la bocca semi aperta per l’incredulità e un’espressione completamente mutata rispetto a qualche secondo prima.
 
 «C-cosa… ma Bilbo…» boccheggiò non sapendo cos’altro dire a colui che per lei aveva sempre rappresentato un amico, nonostante gli anni di isolamento forzato.
 «Non te ne eri mai accorta Miriel, la notte in cui te ne andasti dalla Montagna per raggiungere l’accampamento di Uomini ed Elfi a Dale i-io stavo per dirtelo… ma Thorin aveva bisogno di te e io sapevo che non avresti mai potuto abbandonarlo, specialmente per me».
 «Oh, Bilbo… non ne avevo idea, avresti dovuto dirmelo, i-io… io» cercò invano le parole ma la verità era che non vi erano parole che Miriel potesse dire; erano passati ormai settant’anni da quella notte, da quell’amore che sì, l’avrebbe fatta sorridere, ma che avrebbe rifiutato.
La donna scosse la testa e la abbassò con una strana e antica sensazione a metà della gola, che però ricacciò ben presto nel fondo del suo stomaco; non c’era nulla da dire, si ripeterono entrambi nella mente.
 
Quando si lasciarono ormai Bilbo non aveva più alcun dubbio, Miriel non era la stessa persona che aveva conosciuto in una vita passata, persa e sbiadita in chissà quale angolo della sua mente, e questo non fece che farlo preoccupare ulteriormente. 
Se colei che per anni era stata la sua speranza che ci fosse ancora qualcosa di buono e bello nella terra arida in cui vivevano, che avrebbe dato una ragione per combattere fino all’ultimo ansito anche al più arrogante ed egoista dei signorotti, era perduta nell’ombra, allora tutto era inutile.
 
 
Rimasero alla dolce valle di Imladris ancora diversi giorni per prepararsi al lungo viaggio per le impervie terre selvagge. 
 
Il saggio principe silvano non si stupì di ciò che trovò in una grotta sotto la cascata; solo gli elfi era ammessi in quello che consideravano un santuario, la stessa lady Galadriel aveva occultato quel luogo recondito e placido. 
Beh… non per tutti.
 
Osservò attentamente i suoi movimenti ancora abili con la spada, nonostante le mani affusolate un po’ tremanti; aveva i capelli raccolti in una specie di crocchia anche se qualche ciuffetto raggiungeva lo stesso il viso di Miriel, imperlato da un lieve strato di sudore.
 
La spada librava come fuoco vivo a causa di alcuni raggi del sole che prepotentemente si infiltravano da piccole crepe della roccia, ferendo lo sguardo di chi si fermava a guardare.
Non aveva mai visto una coreografia simile nei suoi quasi tremila anni: era precisa, nobile, che non lasciava possibilità di movimento se si incappava nella sua traiettoria, ma rabbiosa.
Lo sentiva ovunque, quel sentimento che sì, gli era capitato di provare ma che mai aveva scatenato in quel modo; era nera, cieca e a lungo repressa.
Man mano che quella sensazione invadeva l’aria di un tanfo quasi insopportabile anche la spada scattava più forte e veloce, come a cercare di domare l’indomabile.
 
Poi all’improvviso un urlo, gli parse quasi un ringhio.
 
La spada si bloccò improvvisamente e cambiò direzione per poi venire scagliata con forza contro di lui, andando a conficcarsi per metà nel sottile lembo d’erba davanti ai suoi piedi.
 «Fuori!» gridò la donna con tutta la voce che aveva, risplendendo appena di un pallido bagliore nero, con gli occhi del medesimo colore, irriconoscibili.
 
L’Elfo la osservò sconvolto, non aveva controllo, per niente, come avrebbero fatto se uno di questi scatti d’ira si fosse impossessato di lei durante il viaggio?
 «Anche se guardassi te stessa… non potresti vedere il mostro che sei diventata» mormorò soltanto con tono freddo per poi andarsene.
 
Strinse con forza i pugni fino a conficcarsi le unghie nella pelle dura delle mani; respirò con forza, sentendosi ardere dentro, per poi sfinita crollare al suolo, rimanendo stesa ad occhi aperti senza riuscire ad emettere suono.



Angolo autore: ed ecco a voi il capitolo n°2!
Allora, non so bene cosa dire perchè mi avete davvero stupita; ho pubblicato il primo capitolo solamente una settimana fa e davvero sono felicemente colpita dal vedere che, per un primo capitolo di una storia sconosciuta, ha ottenuto un discreto numero di visualizzazioni.
Inanzitutto vi ringrazio per la piacevole sorpresa e vi informo che ora sono curiosa di vedere se con questo capitolo si farà avanti qualcuno, sono sempre curiosa di sapere la vostra opinione, per tanto vi invito a lasciare una recensione!✉️♥️
Prossimo appuntamento a DOMENICA 26 LUGLIO!📆
Un bacione😘
Sissi04✨
   
 
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