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Autore: ElfaNike    20/07/2020    0 recensioni
Avatar Darje è scomparso da tempo, ma nessuno è mai riuscito a trovare il suo successore, la sua reincarnazione. Finalmente, dopo quindici anni, Monaco Norbu, vecchio amico di Avatar Darje, riceve la notizia del ritrovamento di un candidato... parte così un viaggio alla ricerca del nuovo Avatar e alla scoperta di quattro giovani di grandi speranze e talenti fuori dal normale.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’aria soffiava dal basso. La terrazza dava sul vuoto che circondava le montagne del Tempio dell’Aria del Nord. La maestra mostrava a tutti i suoi allievi come funzionavano gli alianti e i ragazzi, senza alcun timore, li aprivano e si mettevano a due a due dietro di lei, pronti a decollare.
Rapunzel era in fondo alla fila. Erano dispari, era rimasta sola.
La maestra faceva un giro di dimostrazione, poi atterrava e faceva partire i ragazzi a coppie, loro eseguivano gli esercizi e poi atterravano.
Poi toccava a lei. Rapunzel si avvicinava con coraggio al bordo della terrazza e guardava giù. Non capiva come gli altri si sentissero così pronti al loro primo volo. Lei temeva di cadere, anzi, sentiva in ogni sua fibra che se fosse saltata sarebbe precipitata. Rimaneva sul bordo a guardare giù, come incantata. Voleva provare, voleva fare la sua parte, (aveva sempre vissuto viaggiando su un bisonte volante, diamine!) ma non riusciva. Le sue gambe non volevano muoversi. Poi delle risatine le si infiltravano nelle orecchie e lei si sentiva stringere lo stomaco. La voce che lei probabilmente era l’unica Nomade dell’Aria senza dominio era già iniziata a circolare. Gli altri allievi la guardavano nascondendosi la bocca con la mano. Anche i suoi capelli, dalla tinta così diversa da quelle scure della sua gente, la facevano sentire ridicola. La maestra la guardava senza aspettative.
Lei faceva un passo indietro, ma non riusciva ad allontanarsi dal bordo. Gli altri allievi avevano preso a volteggiare intorno a lei. La terrazza spariva dietro la sua schiena, tutto quello che restava erano gli occhi della maestra sulle sue spalle e il vuoto a un millimetro dai suoi piedi. Sentiva il bacino dondolare, il vento riempire e muovere il suo aliante aperto, le ginocchia molli. Poi gli altri allievi volteggiavano sempre più vicino, sempre più vicino, sempre più vicino, e gli occhi della maestra erano sempre più penetranti, e il vuoto davanti a lei la circondava sempre di più... poi qualcuno la spinse, e lei precipitò.

Monaco Norbu, che guidava Champa, guardò indietro, sentendo Rapunzel lanciare un grido e tirarsi a sedere di colpo. L’uomo pensò che forse avevano viaggiato abbastanza a lungo in alta quota e che Champa doveva essere stanco, così lo fece abbassare. Tanto ormai dovevano essere quasi arrivati.
Monaco Norbu e Rapunzel arrivarono al polo nord dopo due giorni di viaggio, di primo mattino. Fecero l’ultimo tratto tenendo basso Champa perché, come disse il monaco, occorreva che i Dominatori dell'Acqua li ammettessero nella tribù.
Nel giro di un paio d'ore, dagli iceberg intorno a loro apparvero delle chiatte dirette dai gesti sapienti dei guerrieri del nord. Rapunzel sporse la testa, a bocca aperta, gli occhi che le brillavano, per cogliere quei movimenti fluidi che le sembrarono subito familiari.
Gli uomini li guidarono alla loro enorme città, abbarbicata verticalmente sul fianco di una rupe di ghiaccio, costruita su più livelli, cinta da spesse mura gelide. I viaggiatori furono fatti entrare e attraverso sistemi idraulici furono portati ai livelli più alti e condotti attraverso i grandi canali che collegavano ogni parte della città: Rapunzel poteva vedere tutte le sfumature del blu e del bianco, il grigio degli animali da traino, le teste brune degli abitanti, le loro pellicce azzurre. Era tutto bellissimo!
Furono presentati al capo della tribù. Monaco Norbu si inchinò e poi abbracciò l'enorme figura ridente del capo villaggio Nord. Era alto e massiccio, dalla lunga barba bianca e dalle spesse sopracciglia scure. Non era un dominatore, ma portava due sciabole al fianco e gli avambracci spessi lasciavano intendere che questa mancanza non era per lui di intralcio alcuno.
-Amico mio.- gli disse Monaco Norbu.
-Amico mio.- gli rispose con una pacca sulla spalla il capo villaggio Nord -Qual buon vento ti porta alla mia tribù?-
Il monaco sorrise gentilmente mentre si massaggiava la scapola: -Sono giunto con grandi notizie. Abbiamo trovato un candidato al ruolo di Avatar!-
-Magnifico!- l’omone allargò le braccia mentre una risata gli scuoteva la pancia: -Suppongo sia stata una scoperta recente?-
-Giusto qualche giorno fa.-
-E immagino tu sia venuto a cercargli un buon maestro del Dominio dell’Acqua, in attesa che si perfezioni in quello dell’Aria?-
Rapunzel ebbe un fremito, mentre Monaco Norbu agitava la mano: -In realtà, la storia è un po’ più complicata. Mi permetti?-
Il capo villaggio fece segno e i due nomadi si accomodarono davanti al suo scranno, su cui lui si lasciò andare allegramente: -Raccontami.-
Monaco Norbu allargò le braccia verso Rapunzel: -Questa giovane è la candidata a cui mi riferivo.-
Lei sorrise e fece un cenno di rispettoso saluto. Il suo sguardo era carico di aspettative e di entusiasmo, in quel luogo dove finalmente si sentiva a suo agio.
-Quindi l’hai già portata qui?- il capo villaggio Nord si grattò il mento: -Questo vuol dire che ha già concluso il suo allenamenti al Tempio dell’Aria? Eppure non porta le frecce dei maestri...-
Rapunzel abbassò gli occhi, Monaco Norbu alzò le spalle: -Si tratta di una situazione eccezionale. Vedi... nel suo caso il ciclo di allenamenti non parte dall’aria ma dall’acqua.-
-Sa dominare l’acqua? E questa sarebbe dunque la prova che è il nuovo Avatar?- lo sguardo dell’uomo si fece perplesso.
-I monaci non hanno ancora risolto tutti i misteri della reincarnazione, amico mio. Ma il suo caso è più unico che raro e mi fa ben sperare che i monaci del Tempio dell’Aria del Nord abbiano visto giusto.-
Nord rise: -Sono onorato che tu l'abbia portata qui. Tuttavia temo ci sia un problema. Vedi, le nostre tradizioni vietano alle donne l'utilizzo del dominio a fini di combattimento.-
Lo sguardo dei due nomadi si spense di colpo.
-Quindi non le insegnerete la vostra arte?- chiese Monaco Norbu dopo un momento.
Rapunzel fissava incredula l’omone con gli occhi spalancati. Non riusciva a crederci (presso i nomadi non aveva mai assistito a certe differenze, a lei risultavano nuove) e allo stesso tempo sperava che comunque si sarebbe potuta trovare una soluzione.
-Dubito che troverai uno dei nostri maestri disposto a fare un'eccezione, foss'anche per l'Avatar.-
-E tu non puoi fare niente per questo? Non posso credere che non abbiate dominatrici donne nella vostra tribù...-
-Per il momento quello che posso consigliarti è di portare l'aspirante Avatar dalla Vecchia del Corvo, che si occupa di insegnare alle nostre giovani l'arte della guarigione. Lascia che parli io con i maestri del nostro dominio e, appena sarò riuscito a ottenere qualcosa, ti contatterò.-
Monaco Norbu ringraziò di cuore il suo amico e anche Rapunzel, suo malgrado, si inchinò con lui.
Sentiva come se il suo entusiasmo fosse stato punto da uno spillone. Non vedeva l’ora di imparare a dominare l’acqua, l’idea di iniziare subito la elettrizzava e, probabilmente, con il suo carattere tra le parole ‘ai fini del combattimento’ e ‘arte della guarigione’ le seconde la stuzzicavano di più. Però c’era qualcosa che non andava, quel maledetto spillone... quel dettaglio. Non le era stato chiesto nulla. Non era stata interpellata in nessun modo. Non era stata messa alla prova né le avevano chiesto alcuna dimostrazione. Non le avevano permesso di scegliere, e non per abilità, livello, merito, ma perché era una ragazza. Sentiva il suo orgoglio ribellarsi, da qualche parte, in fondo alla sua anima. Pensò, un po’ per ripicca, che avrebbe davvero voluto imparare a combattere. Per dimostrare quanto valeva davvero. ...ma tanto a che sarebbe servito? Occorreva che rimanesse il più possibile calma ed equilibrata, come aveva imparato presso i monaci.
La scintilla di rabbia si spense subito, lasciando spazio allo sconforto. E Rapunzel seguì Monaco Norbu a testa bassa.
Uscirono, e seguirono in silenzio lo yeti al servizio di Nord, che li accompagnò in un igloo un po' in disparte, dove una signora anziana, gobba e dal naso adunco, stava dando una dimostrazione su un manichino a delle bambine. Rapunzel, sotto gli occhi di Monaco Norbu, si inchinò alla maestra, che la fece sedere in disparte perché guardasse, per ora. Il monaco si sedette fuori, accanto alla porta, e si strinse nel suo mantello porpora. Passò in meditazione l'intera durata della lezione e si riscosse solo quando Rapunzel uscì e gli posò una mano sulla spalla.
-Sono desolata di disturbarvi, maestro.- disse -Ma vorrei tornare al nostro alloggio...-
Il monaco assentì, si alzò e si incamminò.
Erano entrambi Nomadi dell'Aria, erano dediti alla meditazione e non erano estranei alle lunghe ore di silenzio. Avevano viaggiato a lungo senza dire una parola e avevano meditato insieme, e Monaco Norbu aveva imparato a cogliere il silenzio di Rapunzel, rispettoso e un po' dimesso. Si accorse quindi che il vuoto che aveva seguito la lezione della Vecchia del Corvo era diverso dal solito. Rapunzel l’aiutò a portare i bagagli, che erano stati lasciati all’ingresso degli alloggi (un paio di stanze e una saletta per mangiare, con un tavolo e delle sedie, al piano terra di un edificio di ghiaccio e neve di due piani), li ripose nelle due stanze, il tutto con sguardo assente. Quando il monaco le propose di uscire a procurarsi qualcosa da mangiare, lei rifiutò compostamente e si chiuse nella sua camera, dove Monaco Norbu la trovò ancora in meditazione una volta tornato.
Si annunciò quindi e scostò la tenda per entrare.
Rapunzel aprì gli occhi dalla sua lunga meditazione. Teneva il pupazzetto di legno sulle gambe incrociate.
-Posso disturbarti, amica mia?- il monaco si sedette accanto a lei.
-Ditemi, maestro.-
-Ti sento particolarmente turbata. C'è qualcosa di cui vuoi parlare?-
Rapunzel prese il pupazzetto fra le mani e scosse la testa.
Allora lui continuò, con aria allegra: -Se posso confidarti... ricordo quando Avatar Darje parlava dei suoi maestri. Ho imparato da lui la nobile arte dello scimmiottamento.-
Rapunzel si lasciò sfuggire un sorriso all'idea che quel venerando potesse scimmiottare il saggio Sandman: -Non penso potrei mai prendere in giro qualcuno. I monaci del Tempio sono stati buoni con me, non si sono arresi nell'insegnarmi il loro dominio, e qui mi hanno mandata da una maestra già il giorno del mio arrivo.-
Monaco Norbu le mise una mano sulla spalla: -E hai assolutamente ragione a essere loro grata. Ma sappi che hai anche il diritto di avere paura, o di essere arrabbiata. Nessuno può fartene una colpa.-
Rapunzel allora alzò gli occhi delusi sul suo maestro: -Le lezioni al Tempio le odiavo.- confessò -Sono l'unica nomade senza dominio! Ho il dominio sbagliato... Mi sono sempre sentita sbagliata. Mentre qui speravo tanto di venire accolta da dominatori come me e allenata in qualcosa per cui ho davvero un talento, e invece adesso sono lasciata indietro perché sono una ragazza! Non è giusto... non è giusto!- protestava, e Monaco Norbu le cinse le spalle. Lei si rannicchiò contro il suo fianco e si mise a piangere sommessamente.

Nord era seduto a cena con Maestro Okko, che gestiva la scuola di dominio dell'acqua che preparava i guerrieri della Tribù.
-Mi dispiace, ma non posso fare eccezioni, neanche per una ragazza che sembra essere l'Avatar.- disse il maestro -E poi... l'hanno capito se lo è davvero? O lo è o non lo è, non ci sono molte alternative.-
-Monaco Norbu mi ha esposto la sua teoria secondo cui lei dovrebbe solo iniziare il suo ciclo di allenamenti dall'acqua e non dall'aria.-
-Va bene, ma il vostro amico si è posto il problema di farle apprendere anche i domini di terra e fuoco? E se dovesse risultare incapace anche in quelli? Avrei allenato al combattimento una semplice dominatrice dell'acqua che non è affatto l'Avatar!-
-Monaco Norbu non ne ha fatto cenno, ma conoscendolo penso risponderebbe che ogni cosa va affrontata a suo tempo. E comunque se non inizia da qualche parte quella ragazzina non potrà mai dimostrare di essere l'Avatar.-
Maestro Okko addentò un pezzo di pesce: -Se fosse l'Avatar, ovviamente non potrebbe non essere allenata come combattente. È il dubbio che non lo sia che non mi convince.-
-Se fosse l'Avatar e Monaco Norbu avesse ragione a dire che deve solo iniziare dall’acqua, dovrebbe terminare il suo ciclo di allenamenti nei Templi dell'Aria, ma per arrivarci dovrebbe passare ancora per il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco. Se avanzando dovesse fare davvero un buco nell'acqua, non succederebbe sicuramente qui.-
-Ma si verrebbe a sapere.-Nord osservò il maestro, la tempia appoggiata a due dita. Gli stava venendo un'idea, ma era una scommessa che doveva prendere lui per la ragazza: -In quel caso potrete sfidarla e batterla. Dimostrando così che la battaglia non è il posto per una donna.-
Maestro Okko parve riflettere. Nord si accarezzava la barba. Sapeva che, se anche non fosse stata l'Avatar, la giovane nomade sarebbe potuta diventare più forte di Okko, ma contava sull'orgoglio del dominatore, un orgoglio che sicuramente non gli avrebbe fatto concepire di poter essere battuto da una donna.
-E, se invece fosse l'Avatar,- aggiunse, per rendere la proposta ancora più allettante -voi potreste fregiarvi del titolo di Maestro del Dominio dell'Acqua dell'Avatar, e questo porterebbe voi a una posizione interessante... nonché la nostra Tribù a una certa influenza sulla ragazzina.-
Maestro Okko si grattò il mento. Poi, dopo un interminabile istante, senza sorridere alzò il boccale: -E sia! All'Avatar!-
Nord alzò il suo: -All'Avatar!- la trappola era scattata.

Le lezioni con il maestro Okko iniziarono il giorno seguente e Rapunzel, con la sua tunica gialla e arancione e i lunghi capelli biondi, si ritrovò in mezzo a un gruppo di ragazzi della tribù dell'acqua nelle loro pellicce azzurre e dalle teste brune.
Quando aveva ricevuto la notizia, di nuovo aveva sentito uno strano misto di emozioni: non era sicura di essere davvero in grado di diventare una guerriera, ma era sicuramente contenta che le fosse data un’opportunità e si era ripromessa di dedicarsi agli allenamenti con tutta la sua forza di volontà. Con quello che Monaco Norbu aveva fatto per lei fino a quel momento aveva deciso che avrebbe dimostrato di essere una candidata al ruolo di Avatar con tutte le carte in regola!
Tuttavia, nonostante fosse l'Avatar (probabilmente, come sottolineava spesso Okko), non le fu fatto alcuno sconto: il maestro non si fermava per colmare le sue lacune e spesso lei si trovava ad aver bisogno di tempo per cogliere qualche movimento che agli altri riusciva subito. Il fatto che fosse una ragazza, poi, e il fatto che Okko non la tutelasse in alcun modo per questo, la faceva sentire in imbarazzo davanti allo sguardo canzonatorio degli altri allievi. Li vedeva nascondere la bocca con la mano e sentiva le risatine giungerle alle orecchie, impedendole il più delle volte di concentrarsi e facendola sbagliare spesso. Il Dominio dell’Acqua la rassicurava più di quello dell’Aria ma, dopo parecchi giorni di figuracce, l’imbarazzo e il fatto di cogliere con la coda dell’occhio che, mentre lei si concentrava sui suoi movimenti tutti sbagliati, gli altri andavano avanti, la fecero sentire d’un tratto profondamente a disagio.
Monaco Norbu capì il timore che lei provava per il suo nuovo maestro, ma entrambi erano d'accordo che, per quanto potesse essere difficile, Maestro Okko era la migliore occasione per Rapunzel per diventare una potente Dominatrice dell'Acqua.
La mattina la ragazza si svegliava molto presto per l'ansia da prestazione dovuta a quella situazione. Il cielo era ancora buio e lei rimaneva con gli occhi chiusi, immobile sotto le coperte, rivolta verso il muro. Poi, all’ora di alzarsi, doveva fare violenza su se stessa per mettersi in piedi.
Una di quelle mattine, Rapunzel era ancora girata verso il muro. Era sempre con la mente rivolta verso il giorno che la attendeva, e combatteva contro se stessa per non cedere alla tentazione di non presentarsi a lezione. Non se lo sarebbe mai permesso. Poi alzò la testa di scatto: aveva sentito un rumore.
Si girò verso il centro della stanza, e incontrò gli occhi di un ragazzo che stava frugando nei suoi bagagli. Lui aveva colto subito il suo movimento e si era immobilizzato appena i loro sguardi si erano incrociati.
Seguì un momento di silenzio, poi lui con un balzo fuggì fuori dalla finestra.
-Ehi!- urlò Rapunzel, saltando giù dal letto e correndo a vedere -Ehi! Al ladro!-
Monaco Norbu arrivò in quel momento, ma lei si era già precipitata fuori scavalcando il davanzale.
Il ragazzo saltava agilmente dal un tetto all'altro, lei gli correva dietro sulle banchine dei canali. Correva a perdifiato per non perderlo di vista, e spesso doveva deviare la sua corsa sui ponti per poter attraversare i canali. Tuttavia non osava usare il dominio per salire sui tetti: l'altezza l'avrebbe bloccata. Decise quindi di sollevare una bolla d'acqua e la scaraventarla sul ladro, che schivò una, due, tre volte, poi fu colpito durante un balzo e cadde sulla banchina davanti a Rapunzel.
La ragazza gli ghiacciò i piedi e lo prese per la collottola: -Restituiscimi subito il mio pupazzetto! Ladro!-
Lui scosse la testa e gli cadde il cappuccio, rivelando una capigliatura innaturalmente bianca: -Mi dispiace! Mi dispiace, non lo farò più, prometto!-
Rapunzel allentò la presa, ma in tutta risposta il ragazzo le lanciò una raffica che la colpì allo stomaco e la mandò diversi metri più indietro. Poi spaccò con il pomo di un coltello estratto dalla saccoccia il ghiaccio che lo imprigionava e corse via.
Rapunzel si rialzò frastornata. Conosceva fin troppo bene quella sensazione: le capitava da bambina quando giocava con gli altri nomadi... Alzò gli occhi e riprese a correre, ora più confusa e incuriosita che arrabbiata: un ragazzo della Tribù dell'Acqua che dominava l'aria?!

Rapunzel non riuscì più a rintracciarlo. Il ragazzo si era ormai allontanato di parecchi isolati e sapeva di averla seminata. Soddisfatto si sedette sul tetto su cui si trovava per studiare con più attenzione il suo bottino.
Aveva girato per tutta la notte alla ricerca di case in cui frugare e al primo biancheggiare all'orizzonte aveva deciso di ritirarsi. Era ancora buio, ma sapeva che a quell'ora era facile che qualcuno si svegliasse e lo beccasse. Tuttavia, quando era passato davanti alla finestra aperta di un alloggio che credeva vuoto ormai da anni, non era riuscito a resistere alla curiosità e ci si era intrufolato.
Non si era neanche avvicinato al corpo addormentato, si era limitato a sentire il suo respiro regolare, poi aveva notato i bagagli semi sfatti di foggia straniera e aveva deciso di darci un'occhiata. Il bagaglio era minimo, ma fra i pochi cambi, qualche libro e qualche oggetto per i capelli aveva trovato un pupazzetto di legno che sembrava essere l'unica cosa interessante in quella stanza. Era stato in quel momento che la bionda si era svegliata.
Ora osservava quel giocattolo senza apparente valore, lo rigirava fra le mani e cercava di capire se non ci fosse qualche meccanismo negli snodi metallici delle braccia e delle gambe.
-Interessante.- il ragazzo alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di un vecchio pelato con un mantello porpora -Interessante. Perché quel pupazzetto ti interessa così tanto?-
-Ti piacerebbe saperlo, eh, vecchio?- Il giovane scattò per scappare. Si allontanò parecchio, poi si sedette dietro a un parapetto, convinto di averlo seminato.
-Posso sapere come ti chiami?- e invece il vecchio era lì, di fronte a lui, con la stessa aria incuriosita e lo stesso tono gentile.
-Ma cosa...?- Il ragazzo scappò di nuovo, stupito che la sua tecnica di fuga risultasse fallimentare. Ma ogni volta che si fermava a controllare, l’uomo si trovava sempre dove si fermava lui. Prese tutti i passaggi segreti che conosceva, cambiò direzione più volte. Ma poi, quando finalmente si fermò per riprendere fiato, vide il vecchio atterrare davanti a lui, roteando sopra la testa un bastone che gli permetteva quasi di volare.
-Si può sapere cosa vuoi da me?- urlò allora il ragazzo, e gli lanciò una raffica d'aria per allontanarlo.
Il vecchio schivò con un solo passo laterale e con una mossa pulita che il ragazzo non aveva mai visto lo fece roteare un paio di volte in aria e cadere con un respiro strozzato.
-Incredibile. Incredibile e interessante. Sai dominare l'aria.- il vecchio si avvicinò e gli tese la mano: -Mi chiamo Monaco Norbu. Vorrei farti qualche domanda, se mi permetti.-
-Se permetto io?!- il ragazzo si sollevò sulle braccia.
-Sì. Sono un Nomade dell'Aria, e posseggo il tuo stesso dono. E penso di poter scommettere che tu, invece, non ne hai incontrati molti, di altri come te.-
Il ragazzo fece un cenno ironico con la testa e si rimise in piedi.
-Come avrai capito, se scappi non è un gran problema, per me. Allora, accetti un invito per una colazione con due umili Nomadi dell'Aria?-
Il ragazzo disse di chiamarsi Jack Frost, e accettò l'invito.

 




Angolino dell’autrice:
Finalmente entra in scena anche il secondi dei grandi quattro! E anche lui presenta un talento... fuori dal comune. Cosa succederà adesso?
Cercherò di pubblicare i capitoli al ritmo di uno alla settimana, di lunedì. Se per caso si rivelerà essere troppo rapido, tornerò al mio ritmo abituale di un capitolo ogni due settimane circa.
Alla prossima!
Nike

  
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