Capitolo 9.
A differenza del sindaco lo Sceriffo Emma Swan (classe 1986, Mary’s House, Portland) si crede già arrivata. Non troviamo altra spiegazione al suo totale disinteresse a rispondere a qualche semplice domanda. Evidentemente la sua saffica amicizia col sindaco Mills le ha fatto credere che potesse ergersi nel suo personale piedistallo e[…]
Emma chiuse il giornale sbattendolo rumorosamente sul tavolo sbigottita «Non ci posso credere! Tutta questa cattiveria solo perché ho dimenticato di rispondere a una dannata e-mail. Vorrei urlare!»
«Puoi farlo se vuoi.» scherzò Roger cercando di alleggerire l’atmosfera.
«Ti prego, le tue orecchie non lo sopporterebbero.»
Roger rise, sguaiatamente «Non preoccuparti per le mie orecchie, non sono così delicate come credi.» disse poi, avvicinando la sedia al tavolo dove giaceva inutilizzato l’oggetto incriminato, continuò «Allora cosa dicono?»
«Intendi a parte lo sbandierare ai quattro venti il mio essere orfana? Hanno detto che me la tiro definendo Saffica la mia amicizia con Regina. Che anche se fossi come minimo bisessuale non potrei mai vedere Regina in quel modo, è la mia più cara amica!» puntualizzò Emma sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca bionda.
«Dai, andiamo a mangiare qualcosa al Granny’s, e butta quell’affare.» disse Roger prima di appallottolare il giornale e fare un perfetto canestro nel cestino.
«Grazie.» disse Emma e lo intendeva sul serio.
«È dovere di un cognato, no?» rispose Roger sorridendo.
Sydney Glass stava gustando il suo caffè con due zollette di zucchero come piaceva a lui quando una furia bionda gli si piantò davanti.
Il direttore dello Storybrooke Daily Mirror sorrise riservando la sua attenzione alla donna «Sceriffo, ha bisogno di qualcosa?»
«Sì, darti un pugno su quel tuo ghigno soddisfatto. Ma sono una persona adulta e so che non servirebbe.» la sua voce tremava dalla rabbia «Adesso dimmi era necessario far sapere a tutti che non ho uno straccio di famiglia a parte mio marito e i miei figli? Era necessario presupporre che tradisca Killian con nientemeno che la mia più cara amica? Credi che non sappia della tua cotta per Regina? La verità è che sei solo un fallito, Sydney!»
Sydney fece spallucce «Sceriffo Swan cosa vuole che le dica? È così che funziona il giornalismo, nessun rancore.»
La donna sbuffò sonoramente guardandolo con rabbia poi volse lo sguardo verso il cognato «Roger, ho bisogno di aria. Scusami.»
Lui annuì dicendo qualche parola ma erano troppo lontani per sentirli e a Sydney neanche interessava.
La vista del giornalista le aveva fatto salire tanta di quella rabbia che Emma non era neanche sicura che potesse essere contenuta in un unico corpo.
Stava vagando senza metà quando si ritrovò al porto si sedette sulla panchina ormai svuotata.
Killian aveva ragione: il movimento delle onde aveva il potere di calmare anche l’animo più tormentato.
Aveva perso il senso del tempo quando qualcuno si avvicinò.
«Provo a indovinare?» fece Regina sedendosi accanto a lei «A infastidirti è stato l’articolo sullo Storybrooke Daily Mirror.»
«Hai sviluppato una qualche forma di telepatia durante la notte?» scherzò Emma pur senza allegria nella voce.
«Non era difficile da immaginare.» rispose Regina «Ho davvero bisogno di dirti che Sydney è un idiota?»
«No.» la voce di Emma era ancora un po' flebile «Mi stai parlando come il sindaco Mills o come mia amica?» disse sforzando un sorriso.
«Chi dice che non possa essere entrambi?»
Emma sorrise «Devo pur sapere se posso lamentarmi di quei rapporti!»
Alice stava gustando il suo milk-shake alla fragola, Ruby – la simpatica cameriera con le ciocche rosse – aveva guarnito la bevanda con talmente tanta panna che Alice non era neanche tanto sicura a riuscire a berlo tutto.
Era persa nei suoi pensieri, niente di troppo complicato, quando qualcuno prese posto accanto a lei.
Alice alzò gli occhi al cielo «Ancora tu? Comincio a pensare che sei davvero una stalker.»
Robyn rise «È una città piccola, ma sì voglio essere tua amica.»
«Perché io?» Alice non riusciva davvero a capire cosa vedesse in lei l’altra ragazza.
«Beh perché no? Hai troppi amici e non hai bisogno di fartene altri?»
Alice scosse la testa con un sorriso amaro «No, no semmai il contrario. Io… non ho molti amici.»
«Allora non c’è problema, no?»
«Ma non sai niente di me!» puntualizzò Alice confusa.
«Non è vero!» rispose Robyn iniziando a elencare «So che ti piacciono i libri, che non hai un bel rapporto con i nostri coetanei, che vieni da Seattle e che sei cugina di Henry. Direi che basta per decidere di esserti amica!»
«Beh allora sono io a non sapere niente di te.» disse Alice stavolta sorridendo ampiamente.
«A questo possiamo rimediare!» Robyn le fece l’occhiolino «Uhm vediamo un po’, sono nel club di tiro con l’arco e…»
Giunta al salotto trovò Killian sul divano che guardava un documentario.
«Ehi.» lo salutò.
«Ehi, sembri sfinita. Quell'articolo ti ha proprio devastato, eh?» commentò, l’aveva letto quella mattina sul giornale, poi mentre pranzava da Granny’s tutto non facevano che parlare della lite tra Emma e Sydney. «Vieni qui, ti faccio un massaggio. Che ne dici?»
«Sai che non direi mai di no a un tuo massaggio, soprattutto se li offri così liberamente.» rispose Emma sorridendo.
Killian baciò quel sorriso, poi si sgranchì le mani e iniziò a impastare le sue spalle «Son belle contratte eh?» mise un po' più di forza nel muscolo poi continuò a parlare, la sua voce in quel momento era pacata come il mare dopo la tempesta «Rilassati mo ghrá is milis.»
Emma sorrise beata, girandosi per incontrare suo marito in un bacio.
Se le avessero chiesto cosa amava di Killian avrebbe risposto questo: che fosse felice, triste o stressata, lui era sempre al suo fianco, a dispensare un sorriso gentile, coccole o, come in quel caso, un massaggio. Era davvero fortunata: aveva un uomo meraviglioso al fianco, sul quale poteva sempre contare.
Adesso stavano preparando le loro cose, impilandole in macchina -per fortuna Ingrid era una gran giocatrice di Tetris altrimenti sarebbe stato complicato far entrare le loro cose in uno spazio così ridotto-
James le aveva circondato la vita dopo averle passato l'ennesima scatola.
«Mi piace quel sorrisetto, a cosa è dovuto?»
«Magari sto pensando a te!» fu la risposta civettuola di Ingrid.
James incontrò la donna in un bacio «Adulatrice.»
Ingrid tornò seria «Beh è ovvio che dopo tanta ricerca essere arrivati a un punto di svolta non può che rendermi felice, ma è proprio perché siamo quasi alla meta che non dobbiamo farci distrarre da niente.» la donna sistemò maggiormente la scatola prima di dire «Quante scatole mancano?»
James sorrise «Sono rimasse le ultime due. Siamo pronti a partire!»
«Oggi è arrivato il tanto atteso quadro, ci andiamo?» stava dicendo Robyn .
«Cos- , cosa?» fu la risposta di Alice che persa nei suoi pensieri non aveva sentito la domanda.
Robyn rise «Suppongo che sia quello che succede a voler diventare amica di un'asociale.» scherzò «Ho detto: oggi è arrivato l'attesissimo quadro di Van Gogh, andiamo a dare un’occhiata?»
«Oh certo, volentieri.» Alice fece uno dei suoi rari sorrisi, e come sempre Robyn ne rimase affascinata: l’amica aveva davvero un bel sorriso, peccato che non lo mostrasse spesso.
Adesso stava correndo a perdifiato quando sbatté contro qualcosa o meglio, qualcuno, finendo a terra. Rassettandosi tornò a guardare di fronte a lui, per scoprire che la persona che aveva letteralmente investito era una ragazza, anche lei, al momento, seduta a terra. Cavallerescamente, Henry le porse la mano, aiutandola a rialzarsi scoprendo che si trattava nientemeno che di Ivy.
«Scusami, ero di fretta.» disse «Ma vieni, ti offro un gelato.»
La ragazza scosse la testa «No, va bene così. Ma se ti senti in colpa puoi accompagnarmi a vedere il nuovo quadro.»
«In realtà avrei già un impegno, ma va bene. Dammi cinque minuti.» disse allontanandosi mentre digitava il numero di suo padre, rispose dopo due squilli.
«Ehi Pa’? Ho avuto un contrattempo possiamo posticipare di un’ora? Sì, sì okay. A dopo.»
Quando chiuse la chiamata si avvicinò nuovamente a Ivy «Allora vogliamo andare?» disse.
La bionda alzò lo sguardo per ritrovarsi di fronte niente di meno che Skye Davies.
La donna era la cosa più vicina a un amica, era stata l'unica a trattarla come una persona.
«Ti ho visto e ho pensato che scambiare quattro chiacchiere potesse fare piacere anche a te: è da tanto che non parliamo.» disse sorridendo apertamente.
«Mi fa sempre piacere parlare con te, Skye . Sei l'unica persona che posso considerare un’amica.» rispose Eloise pacata.
«Ammetto che sono venuta qui sperando di incontrarti. Ho saputo di Roger.»
La bionda fece un verso indecifrabile «Ho sentito fin troppi discorsi iniziare con Ho saputo di Roger e so bene dove vanno a parare. Lui tornerà, capito? Lo so, lui me l'ha promesso.» obiettò.
Skye alzò le mani in alto in segno di resa «Non volevo insinuare niente, ho solo pensato che potesse servirti qualcuno con cui parlare.»
«Oh.» fece Eloise «Lascia che mi faccia perdonare allora, ti offro un caffè.» disse poi mentre faceva segno a una cameriera coi capelli rosa ordinando per Skye.
Quando la cameriera si fu allontanata Skye chiese «Allora come stai?»
«Bene, stamattina mi ha chiamato Alice e lei sembra davvero felice, sai? Più felice di quanto fosse qui a Seattle.» la voce di Eloise si affievolì man mano «Se allontanarsi da me le fa quest'effetto non posso che esserne contenta e sta istaurando un bel rapporto con i suoi cugini e di questo ne sono felice, era ora che si facesse degli amici. Poi ho ripreso a lavorare e questo mi da modo di non farmi sentire troppo la loro mancanza.»
Skye sorrise «L'importante è che tu stia bene.»
Nel frattempo Runa, la cameriera dai capelli rosa portò l'ordine di Skye.
Come se non bastasse tenere stretta sorveglianza al museo di Storybrooke , Regina le aveva dato tanto di quei moduli da compilare che avrebbe finito tra una settimana.
La bionda sbuffò fissando quella montagna di fogli -in realtà non era un montagna e neanche una collina, non erano più di dieci fogli ma a Emma sembravano ugualmente troppi.- guardò Roger che compilava un modulo dopo l'altro senza fiatare.
«Come diamine fai?» disse.
Roger ridacchiò «Anni e anni di esperienza.»
«Piuttosto mi sarei uccisa.»
«Esagerata!» scherzò per poi aggiungere « È curioso come non appena ti si chiede di firmare dei semplici moduli regredisci alla stessa età di Hope.»
Emma gli fece una linguaccia assumendo effettivamente lo stesso comportamento di Hope «Non è per niente vero!» esclamò.
I due risero, ma il momento di gioia fu interrotto da Mr Hopper, l'usciere.
«Mi scusi sceriffo Swan.» disse trafelato come al solito.
«Non si preoccupi Mr. Hopper.» lo tranquillizzò Emma gentilmente.
«Ci sono delle persone qua fuori, dicono di essere i tuoi genitori.» disse infine l'uomo.
Emma sbatté le palpebre, due volte. Poi le risbatté un’altra volta prima di sussurrare un fievole «Cosa?»
Note: Ma cciao! com'è che si dice? Chi non muore si rivede? Ebbene sì, ho il difetto di essere lenta.
Ma dettagli, dettagli.
Allora passiamo alle cose tecniche:
mo ghrá is milis-> amore mio dolcissimo.
Runa invece sarebbe un personaggio della visual novel Sweet Enchentments (https://lovestruckvoltage.fandom.com/wiki/Sweet_Enchantments )del gioco Lovestruck di cui io sono fissatissima >.>
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima,
Niny :)