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Autore: niny95    03/02/2021    4 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10.
 
Negli ultimi tempi Roger aveva imparato a conoscere la cognata, ma l'espressione che assunse quando Mr. Hopper disse nuovamente «Ci sono delle persone qui, dicono di essere i vostri genitori. » nascondeva talmente tante emozioni da non saperla decifrare bene. L'usciere parlò lentamente come per paura che Emma non capisse quello che stava dicendo. Ma Roger sapeva che la donna aveva afferrato ogni singola parola.
La  bionda infatti scosse la testa come per schiarirsi le idee «Mr. Hopper, come tutti in questa città sapranno io non ho i genitori.» disse infine.
«Loro hanno detto di aver visto l'articolo sullo Storybrooke Daily Mirror e di avervi riconosciuto.» riferì l'uomo.
Emma gemette «Dio ci mancava solo questo.» sospirò poi guardando Roger con sguardo di scusa disse «Roger, ti dispiace?»
Il cognato scosse la testa «Ne approfitterò per prendere qualcosa al Granny's, fai pure con comodo.»

Emma guardò a lungo Ingrid e James dopo che ebbero finito di raccontare la loro storia cercando di trovare tra le rughe della coppia qualcosa in comune che le confermasse che quello che stavano dicendo i due era la verità: Ingrid aveva lunghi capelli biondi, nessuno dei due aveva gli occhi verdi ma forse guardandoli attentamente poteva trovare delle somiglianze. Forse dopotutto avrebbero potuto essere effettivamente i suoi genitori.
«Quindi mettiamo che vi credo» disse intrecciando tra di loro le dita, sintomo del suo nervosismo «pensate davvero che dopo 33 anni io faccia finta di niente e vi accolga a braccia aperte come se niente fosse? »
Ingrid sospirò «Siamo consapevoli del rammarico che avrai e ce lo meritiamo. Ma eravamo giovani e —»
«No!» l'interruppe Emma bruscamente «Quando ho avuto Henry avevo solo 18 anni ed ero sola, completamente sola. Il mio fidanzato è scappato non appena ha saputo che ero incinta e indovinate un po’? non avevo una famiglia. Ma non ho pensato neppure per un istante di abbandonarlo, quindi non venite a raccontare la balla che eravate giovani.»
«Sapevamo che c'era la possibilità di incorrere nella tua rabbia» James parlò lentamente, forse per paura di incorrere in un'altra sfuriata «Ma, ti abbiamo cercato a lungo e quando finalmente abbiamo capito che eri qui, non abbiamo potuto non correre a conoscerti ma se non vuoi saperne più niente noi ce ne andremo.»
Emma scosse la testa «No, non ce n'è bisogno.»
I due sorrisero «Suppongo allora che ci vedremo presto?»  chiese suo padre  — Dio,suonava così strano! —
La bionda più giovane annuì semplicemente.

Alice e Robyn ormai passavano molto tempo insieme e la ragazza dovette ammettere che con la coetanea si trovava davvero bene.
Quel giorno erano da Granny's a gustare i loro soliti milk-shake.
«Allora parlami di Seattle. Ti manca?» chiese Robyn rompendo il silenzio degli ultimi minuti e distogliendo Alice dai suoi pensieri.
Quest'ultima scosse violentemente la testa «No. L'unica cosa mi manca è mia madre e … la biblioteca.» la ragazza chiuse gli occhi come immaginando di essere ancora lì «Amavo stare lì, sarei stata capace di trascorrere giornate intere là dentro senza nemmeno accorgermene.»
Robyn ridacchiò «Non ne dubito!» poi si fece seria «Ma come mai non ti manca Seattle? È casa tua!»
«Ti mancherebbe un luogo in cui per tutti sei quella strana? La figlia della pazza?» sbottò l'altra ragazza poi rendendosi conto del tono appena usato sussurrò «Mi dispiace, ho esagerato.»
Ma Robyn scosse la testa «No, scusami tu. Sono così curiosa che non rifletto molto. Mi dispiace non volevo farti riemergere esperienze sgradevoli.» le toccò lievemente una mano confortandola.
Il cuore di Alice parve fare un balzo,  del resto cosa aspettarsi? Robyn era la prima persona da poter definire amica era normalissimo che quel disgraziato al primo gesto carino iniziasse a fare i saltelli «Non scusarti, non potevi saperlo.» disse infine.

Killian era nel divano, stava giocando con Hope. Aveva finito di lavorare prima, così era passato da Ashley a prendere la bambina prima di tornare a casa.  Emma negli ultimi tempi era sommersa dal lavoro quindi se poteva fare in modo di aiutarla non se lo faceva ripetere due volte.
«Papà?» la piccola interessata lo riscosse dai suoi pensieri.
«Dimmi tesoro.» rispose l'uomo con un sorriso.
La bambina sollevò la Barbie che aveva tra le mani «Ti ho chiesto se vuoi venire al ballo con me.» rispose con fare saputello.
Killian rise guardando il Ken che aveva tra le mani «Ma certo che verrò al ballo con te!» replicò solleticando il pancino di Hope, la bambina rise di quelle risate chiassose che riempiono la casa di gioia tipiche dei bambini.

Quando Emma varcò l'uscio di casa l'accolsero le risate di suo marito e sua figlia e per un attimo questo bastò a farle dimenticare ogni problema.
Ma a quanto pare tutto quello che era successo nelle ultime ore doveva essere ben scritto sul suo viso perché Killian la salutò con un «Che è successo? Sembra che hai visto un fantasma!»
Qualcosa del genere pensò Emma mentre Hope raccattava le sue cose dirigendosi nella propria stanzetta.
«Allora cos'è successo?» la incalzò suo marito dopo che Hope se ne fu  andata.
La bionda sospirò gettandosi esausta sul divano «Stavo firmando delle scartoffie, non che sia una novità: da quando è arrivato quel dannato quadro Regina non fa altro che farmi firmare scartoffie su scartoffie.» aveva chiuso gli occhi e parlava lentamente come se stesse mettendo in ordine i pensieri «A un certo punto bussa Mr. Hopper, dice che ci sono delle persone che affermano di essere i miei genitori.» Killian sobbalzò: i suoi genitori?! Emma era stata abbandonata davanti un orfanotrofio quando aveva appena una settimana, crescendo era passata da una famiglia affidataria a un'altra fino ai diciotto anni. Non disse niente aspettando in silenzio che finisse il discorso. «A quanto pare mi hanno trovato grazie all'articolo scritto da quel deficiente di Glass.» sospirò «Killian, io non so davvero cosa fare. Ho aspettato questo momento per tanto tempo e adesso che è successo io … ho paura che sia tutta una fregatura.»
Killian la strinse in un abbraccio. Sospirò, ne avevano parlato e straparlato quando si erano conosciuti: Emma aveva sperato per tutta la vita che i suoi genitori venissero a cercarla, ma quando dopo sedici lunghi anni nessuno si era palesato ci aveva semplicemente fatto l'abitudine: era stato questo a spingerla a occuparsi di Henry, nonostante fosse sola e giovanissima. Ed era stato proprio l'amore puro e travolgente che provava per Henry ad averlo fatto innamorare perdutamente di lei. Prese una lunga sorsata d'aria riordinando i pensieri «Io non sono la persona giusta per darti dei consigli, sai in che razza di rapporto ero con mio fratello» incominciò «ma  mo chroí se c'è qualcuno che può dirti cosa fare è lui.» prese una mano e la mise sopra il cuore di Emma «Seguilo, sono sicuro che saprà aiutarti.»
La bionda sorrise grata «Grazie.» disse prima di incontrarlo in un bacio.

James e Ingrid, seduti in un tavolino al Granny's sorrisero vedendo arrivare Emma, era un piccolo passo e ne erano grati.
Emma si sedette senza tante cerimonie «Mettiamo le cose in chiaro: non vi ho perdonati e non mi fido di voi. Ma ho deciso di darvi un occasione voglio sperare che non la sprecherete.»
Ingrid sorrise «Te ne siamo grati, è più di quanto potessimo sperare.»
Emma annuì alzandosi «Godetevi la colazione.» disse alzandosi.
Quando Emma si fu allontanata abbastanza i due sorrisero «Beh direi che è andata abbastanza bene, no?» chiese Ingrid.
«Più di quanto potessimo sperare, adesso abbiamo bisogno che abbassi un po’ quelle difese. Ma il primo passo l'ha fatto sicuramente.» concordò James.
La bionda sorrise baciando il marito «Ti amo.»

Note: E sono tornataaaaa! Mi dispiace ma è stato un periodo infernale .-.
Ma finalmente eccomi qua! 
Intanto iniziamo con la lezione di irlandese: mo chroì-> cuore mio.
Ma dunque che mi dite del capitolo? Spero vi piaccia!! 
Come al solito spero di non aver fatto errori, ho controllato e ricontrollato ma quei disgraziati si son nascosti! ma se ne notate qualcuno non esitate a farmelo notare, non mi offendo!
Al prossimo capitolo(spero non arrivi troppo tardi XD) 
Niny :)

 
   
 
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