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Autore: Erica la Yaya    20/07/2020    0 recensioni
//Inazuma Eleven//
Jude Sharp e Caleb Stonewall, dopo aver vinto il FFI, continuano a vedersi tra loro e con la squadra.
Il secondo non esita, in questi momenti, a infastidire e provocare il regista, mandando quest'ultimo in confusione.
Ovviamente non sanno che, dopo 10 anni, la loro relazione ha preso pieghe ben diverse da quelle che i due immaginano.
E, a causa di un'anomalia, avranno occasione loro stessi di vederle in prima persona.
Riusciranno a crederci?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Caleb/Akio, David/Jiro, Joe/Koujirou, Jude/Yuuto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Presente

~🕜
 

"Joe?"

"Caleb? Sei tu?"

"Certo che sono io! Piuttosto, come fai ad avere il numero del Jude di questo tempo?"

"Di questo tempo? Frena frena frena amico, di cosa diamine stai parlando?"

Caleb sospirò, il che fece preoccupare un poco l'arancio all'altro capo del telefono.

"Raccontami cosa ti è successo, così dopo posso spiegarti.

Questa volta fu il turno di Joe a sospirare.

"Be', che dire... stavo tornando a casa dal lavoro, in quanto oggi avrei dovuto fare solo mezza giornata, e di punto in bianco mi sono ritrovato sul campo della vecchia Royal Academy, in porta, con uno spara-palloni che andava a manetta. Per fortuna ero in tuta, altrimenti avrei potuto dire addio allo smoking." spiegò l'amico, accentuando l'ironia sull'ultima frase. Caleb a ciò rise di gusto, e si disse che non si era sbagliato: il Joe con cui stava parlando proveniva sicuramente dal futuro, come lui.

"Figurati. La lavanderia ne sarebbe stata molto felice," scherzò il moro, strappando una risatina anche all'altro ragazzo "e quindi dopo cosa è accaduto?" riprese lui, più serio.

"Una figuraccia. Un paio di ragazzini mi hanno visto e se ne sono andati via sconcertati, mentre io ero lì a parare palloni che non finivano più e non capivo un'accidenti; però posso vantarmi di non aver perso il mio tocco, ne ho parati più di quanti mi aspettassi."  ridacchiò lui, facendo sorridere l'altro.

"E così hai avuto la brillante idea di chiamare Jude?" chiese Stonewall, curioso.

"Dopo che finalmente sono uscito dal campo mi sono guardato in giro e ho riconosciuto le vie. Poi mi sono ricordato che il più vicino era Jude e ho provato a chiamarlo per capire cosa stesse succedendo; e invece ho trovato te."

Caleb sghignazzò.

"Mi sembri abbastanza deluso o sbaglio?" lo prese in giro il moro, sistemandosi meglio sul divano.

"Ma finiscila babbeo; e no, sarò onesto, sono stato abbastanza contento di aver ricevuto una tua risposta. Ma ora mi dici che succede? Sono in un vicolo e la gente che passa non fa altro che guardarmi storto."

Caleb si morse appena il labbro, riusciva a capire la situazione in cui il suo amico si trovava -l'aveva provata anche lui il giorno prima-, ma il fattore che faceva esitare il moro era il come avrebbe potuto illustrare la situazione all'altro. Alla fine, pensò l'adulto, non v'era altra maniera se non la verità dura e cruda; così Caleb scelse di essere senza filtri, come suo solito.

"Vedi..." iniziò, comunque incerto sulle parole da usare "...può darsi che un'anomalia temporale ti abbia fatto retrocedere nel tempo di circa dieci anni, finendo per scambiarti con il Joe di questo tempo..."

Caleb non ricevette risposta, tanto che si allontanò dal cellulare per controllare se l'arancio fosse ancora in linea.

"Joe?" provò a chiamare, per conferma.

"Mi stai prendendo per il culo? Perchè se questo è uno scherzo mi sta facendo incazzare."

Caleb sospirò, aveva immaginato una reazione del genere; d'altronde sarebbe stato arduo realizzare una notizia del genere per chiunque, e il moro di sicuro non lo biasimava.

"So che è difficile da credere, ma pensaci: stavi tornando a casa  quando ti sei ritrovato sul campo all'improvviso, a parare palloni; ed inoltre c'erano pure dei ragazzini, quindi, a rigor di logica, il tuo io passato che si è scambiato con te si stava allenando." concluse, sperando in una reazione positiva da parte del suo amico. Il moro, dopo qualche secondo, sentì l'arancio sospirare pesantemente, e Stonewall si potè immaginare il coetaneo coprirsi gli occhi con una mano, segno che era solito fare quando stava ragionando.

"D'accordo, ascolta... dimmi dove sei che così ti raggiungo. A stare qui mi scoppia la testa e quello che mi hai detto non aiuta." rispose infine, con una sorta di rassegnazione che fece un po' intristire l'ospite di Sharp; ma nel tono di voce che usò in seguito, ovviamente, non lo diede a vedere.

"Ti ricordi l'indirizzo della casa di Jude? Quello vecchio?"

Joe ci pensò su e sforzò il cervello a riandare indietro di dieci anni; in seguito riuscì a ricordarsi ed iniziò subito a camminare, a passo svelto, verso la sua meta.

"Sarò lì tra poco."

"Va bene, a dopo amico."

"Ciao." e chiuse la chiamata.

Caleb si lasciò andare sul divano, combattuto: da una parte era felice che il Joe del suo tempo fosse lì, in quanto avrebbe potuto confrontarsi sia con il suo migliore amico sia con una persona nella sua stessa situazione; d'altra parte ne era spaventato, perchè se pure l'arancio era stato vittima dell'anomalia temporale, ciò avrebbe voluto dire che anche tutti gli altri lo sarebbero stati? E quanto sarebbe durato? Il moro si stropicciò gli occhi, esausto di pensare a domande alle quali non aveva risposta. Guardò in direzione del bagno e, oltre a non sentire alcun rumore provenire dall'interno, notò la porta socchiusa.

"Stai per caso origliando, Judino?" disse con voce di scherno, dimenticandosi per un attimo il problema che si era appena palesato "non è educato." concluse, ridacchiando. Dopo qualche secondo vide Jude, senza occhialini nè mantello -perchè mai avrebbe dovuto tenerlo in casa?- aprire la porta e raggiungerlo sul divano, sedendosi alla sua destra.

"Ho sentito che stavi parlando al telefono e non volevo disturbarti. Tutto qui."

Caleb lo guardò e alzò un sopracciglio, scettico; allora Jude roteò gli occhi ed interruppe il contatto visivo, leggermente imbarazzato di essere stato colto sul fatto.

"Va bene, stavo ascoltando... ma mi è parsa una cosa piuttosto seria. Dunque il Joe del tuo tempo è in questa linea temporale?"

Caleb annuì, per poi rivolgere lo sguardo verso il pavimento.

"Purtroppo sì," iniziò lui "ha detto che tra poco sarà qui, così potremmo chiarire la questione; e probabilmente anche ospitarlo, non credo possa andarsene in giro prima che le acque si siano calmate. Lo riconoscerebbero." concluse lui, rammaricato.

Il rasta capì, facendo un cenno con il capo, e proferì parola.

"Come te d'altronde."

"Sì, esatto." disse il moro, e per un po' entrambi stettero in silenzio, fino a quando il regista non riprese a parlare.

"Senti... com'è il Joe del tuo tempo?"

Caleb sorrise, voltando lo sguardo verso il suo interlocutore.

"Non diverso da quello che conosci tu, fortunatamente," rispose ridacchiando "caratterialmente s'intende. Per quanto riguarda l'aspetto fisico, ovviamente è cambiato; ma lo vedrai tu stesso." concluse, sogghignando. Jude sorrise e roteò gli occhi al cielo, quando, ad un certo punto, il campanello della casa suonò.

~🕑
 

Futuro

~🕝

Joe non aveva la minima idea di cosa fosse successo: un attimo prima era sul campo ad allenarsi, mentre adesso si trovava dinanzi la porta di una casa. Si guardò in giro, confuso, e non riuscì a riconoscere la città dove si trovava, e ciò lo spaventò più del necessario.

Okay Joe, calmati, non andare in panico, sei forte, un passo alla volta. Se non riesco a riconoscere la città, deve essere successo qualcosa di grosso

Il ragazzino fece un respiro profondo, per calmarsi, e si diede un paio di schiaffetti, al fine di  riprendere lucidità. Si guardò meglio in giro, sforzando di riconoscere le strade, e dopo qualche minuto notò una certa somiglianza con la sua città; ma, si disse, non sarebbe riuscito ad orientarsi, in quanto gli pareva tutto troppo... nuovo. Inspirò ed espirò un paio di volte e si voltò ad esaminare la casa -una villa con giardino- e la porta. Quest'ultima gli sembrò familiare, seppur non ne riuscì a comprendere il motivo. Istintivamente allora incominciò a cercare qualcosa per entrare, un fil di ferro o una forcina abbandonata per terra con la quale scassinare la serratura; in seguito a Joe venne in mente che il proprietario o proprietaria avrebbe potuto nascondere una chiave di riserva per le situazioni di emergenza; dunque gli venne istintivo cercare in mezzo ai cespugli del giardino e, incredibilmente, al primo colpo trovò ciò di cui aveva bisogno. Con naturalezza l'arancio infilò la chiave nella serratura e girò la toppa, aprendo la porta. Joe si portò appresso la chiave e si addentrò in casa, guardingo: controllò le stanze del pian terreno e provò a far rumore al fine di captare qualche reazione dal piano superiore, ma non ne ottenne; allora il ragazzino concluse che in casa non ci fosse nessuno e, tirando un sospiro di sollievo, iniziò ad indagare e a cercare qualcosa che lo potesse aiutare ad orientarsi in quella situazione assurda. Entrò in una camera senza letto -appariva come uno studio- e, dopo aver frugato un po' in giro, trovò, in un cassetto, un calendario con segnati in rosso vari eventi. Joe vide che esso era impostato sul mese giusto, ma quando vide l'anno sbiancò: perchè segnava una data maggiore a quella che sapeva di dieci anni?

"C'è qualcuno?"

Merda

Il ragazzino, in fretta e furia, cercò di sistemare meglio che potè lo studio, per poi, come una lepre, correre dall'altra parte della casa dove aveva notato una finestra che dava sul retro del giardino, senza farsi vedere; una volta raggiunta la destinazione con successo l'arancio si acquattò alla parete, cercando di riprendere fiato facendo il minimo rumore indispensabile. L'adrenalina gli stava scorrendo in tutto il corpo a mille e il cuore gli batteva all'impazzata; il rumore dei passi si fece più vicino e l'ansia del ragazzino salì a picco, tanto che Joe dovette lottare per trattenere il fiato nonostante i suoi polmoni richiedessero disperatamente aria.

Se mi scopre pensò lui come minimo mi consegna alle autorità. Non posso farmi scoprire

"Vieni fuori, tanto so che ci sei!" esclamò la voce, con tono intimidatorio. Rimanendola ad ascoltare Joe capì che fosse un uomo, a quanto udiva non troppo vecchio, forse sulla ventina. Il timbro gli sembrò vagamente familiare, ma non ebbe il tempo di provare a capire a chi appartenesse che l'ombra del proprietario apparve di fianco alla parete dietro la quale era nascosto, facendo sì che il suo cuore pompasse il sangue mille volte più velocemente; Joe obbligò con una volontà di ferro il suo corpo a stare immobile, senza neanche respirare. L'ombra si guardò in giro e tornò indietro, e il ragazzino lo sentì parlare al telefono. Il portiere non si preoccupò di ascoltare la conversazione in quanto, velocemente, si diresse verso la finestra e tentò di aprirla.

Maledizione, è chiusa dall'esterno

Joe percepì di nuovo i passi avvicinarsi e, preso dal panico, si mosse in modo completamente istintivo e, serrando le dita della mano sinistra, diede un pugno alla finestra con tutte le sue forze, spaccandola. Rapidamente la scavalcò, incurante dei graffi che il vetro tagliato gli provocò, e con un ultimo scatto mosso dalla paura si nascose dentro un cespuglio, il primo raggiungibile; si accorse solo in seguito che era un cespuglio di rose spinate, ma in quel momento l'adrenalina era talmente elevata che sovrastava il dolore.

"Senti... ti richiamo, mi hanno appena sfondato la finestra. No, non hanno preso nulla. Tranquillo, non ce n'è bisogno. Finiscila di fare l'apprensivo, sei insopportabile! Si, si, a dopo. Si sto bene, basta dai. Ciao, ciao."

Questo fu quello che Joe riuscì a sentire, ancora nascosto nel cespuglio, probabilmente perchè il proprietario della casa era intento a rimirare il danno alla finestra. Aspettò un po', anche per calmarsi, e quando, grazie al suo udito, fu sicuro che l'uomo se ne fu andato, sbucò fuori dal cespuglio e corse via fino a raggiungere un vicolo. Si addentrò al suo interno e fu quando si sedette che il dolore arrivò tutto in una volta.

"Ahi-! Maledizione, che male!" sibillò il quattordicenne a denti stretti, strizzando gli occhi per cercare di distrarsi dal dolore. Dopo qualche minuto si riprese e, potendo respirare normalmente, esaminò bene le sue ferite: la mano sinistra con la quale aveva sfondato la finestra pulsava, era indolenzita ed era ricoperta di graffi e sangue; si toccò il viso, appurando che ci fossero graffi anche lì, e notò che i suoi vestiti erano stracciati in alcuni punti, accompagnati da perdite di sangue non ingenti, fortunatamente; inoltre era sudato sia a causa dell'allenamento sia a causa del sudore freddo per l'ansia che aveva provato nella casa, sicuramente non era presentabile. Si riposò per qualche minuto e si mise a ragionare: come scoprire il mistero del calendario? Possibile che si fosse spostato nel tempo? O era solo l'uomo della casa che aveva fatto acquisti in anticipo? Joe sperò con tutto se stesso che la risposta fosse la seconda, e non la prima, altrimenti non avrebbe avuto la minima idea di cosa fare. A dire la verità, in quel momento, il ragazzino non aveva effettivamente idea di cosa fare. Le lacrime, causate dallo stress e dal nervosismo, minacciarono di uscire, ma Joe, troppo orgoglioso per permetterlo, si strofinò gli occhi con il palmo della mano sana, trattenendosi.

Devo cercare aiuto pensò lui devo cercare qualcuno che conosco.

L'arancio, a questi pensieri, si alzò da terra e si guardò in giro, ben attento a ogni particolare. Ad un certo punto riconobbe un negozio di dolci sulla strada opposta alla sua e, mettendo insieme i pezzi, riuscì a capire dove si trovasse.

Sono lontanissimo da casa mia  pensò lui se non ricordo male, quella più vicino è la casa di Jude; ma è tutto così nuovo qui... le strade non sono più le stesse. Se riesco ad arrivare al campo della Royal, però, potrei andare a casa sua senza problemi. Lui sicuramente capirà.

Non potendo contare sull'aiuto del cellulare, in quanto al momento ne era sprovvisto, Joe si trovò costretto a chiedere informazioni per il campo. Si avvolse la mano sinistra con la destra, per evitare di far vedere troppo il sangue, e fermò due donne sulla trentina che stavano passeggiando, parlando animatamente.

"Scusate signore, potrei avere un'informazione?" chiese lui, con tono gentile. Le donne, alla vista del ragazzino, sussultarono spaventate.

"Oh cielo," esclamò una di loro "stai sanguinando! E-, oh Kami, la tua mano!"

"Dobbiamo chiamare un'ambulanza!" concluse l'altra, cercando il cellulare nella borsa.

Joe iniziò ad agitarsi: se avessero chiamato l'ambulanza, dopo le cure gli avrebbero chiesto informazioni sue personali, tra cui la residenza e il numero dei genitori; e, in quella situazione, non poteva permetterselo.

"Signore, davvero, non ce n'è bisogno! Non è nulla di grave, sono solo graffi." cercò di fermarla lui, invano.

"Non dire scemenze, sei un disastro! Deve farti un male cane!" rispose quella, nel frattanto che si portò il cellulare all'orecchio.

"Clory, forse sei troppo apprensiva. Ora che lo guardo non ha ferite gravi, non credo si sia rotto nulla." si intromise l'amica, riuscendo a fermare l'altra. Joe tirò un sospiro di sollievo nel vedere la cosiddetta Clory abbassare il cellulare e chiudere la chiamata.

"Mi fido di te Asami, ma se ce ne sarà bisogno io chiamo!"

"Non si preoccupi, non ce ne sarà bisogno. Ciò che mi serve è un'informazione stradale; mi sono perso e non so come tornare indietro." disse Joe, nel modo più realistico in cui potè, anche se non ci credette molto; l'arancio era pessimo a recitare.

"Tranquillo, ti ascoltiamo," le disse Asami "ma devi dirmi chi sei e come ti sei fatto male."

"Si, mi chiamo...uhm... Tyler, e, be', ecco... mi stavo allenando a... a rugby, ecco, rugby americano, e sono scivolato. Il terreno era terroso, quindi mi sono un po' sfregiato." inventò lui, con tanto di sorriso -non molto convinto- finale. La donna alzò un sopracciglio, scettica, ma decise di lasciar correre.

"Va bene Tyler e...di che informazione avevi bisogno?"

"Volevo sapere come raggiungere il campo della Royal. Se vado lì poi riesco ad andare a casa." disse Joe, in modo più naturale e rilassato.

"Ti daremo un passaggio," si intromise l'altra donna a nome Clory "mi rifiuto di lasciar andare a piedi per un lungo tragitto un ragazzino così malconcio! Cielo, potresti essere mio nipote! O un mio fratellino!" concluse lei con enfasi, con un tono che non ammetteva repliche. L'amica sorrise e, guardando Joe, gli chiese: "A te va bene, Tyler?" In risposta l'arancio sorrise.

"Va benissimo," disse lui "vi ringrazio molto." e si inchinò un poco, per poi incamminarsi con le due donne verso la loro macchina.

~🕒



 

Autrice's space:

Mi sono OBBLIGATA a scrivere il capitolo oggi perchè era da davvero troppo tempo che dovevo aggiornare; e finalmente un po' d'azione!, è il genere che prediligo da scrivere e leggere. Dopo il fantasy s'intende, ovvio XD

Sarei super curiosa di sapere i vostri pareri. Il capitolo è un po' diverso dal solito e vorrei tanto sapere cosa ne pensate. Mi fareste un immenso piacere!

Detto questo vi ringrazio per aver letto fin qui e che altro, al prossimo capitolo! >//w//<
 

 
 
 
   
 
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