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Autore: Kaiyoko Hyorin    21/07/2020    2 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“May you hear us sing along, from the forest.
To the tavern's hall, until we fall.”
[ Drunken dwarves, Wind Rose ]




Bilbo, dopo aver sbottato contro nessuno in particolare per l'affollamento di nani cui era soggetta la sua sala da pranzo, aprì di slancio l'uscio rotondo. Ritrovandosi davanti la figura sorridente e china dello stregone grigio, i tasselli del rompicapo andarono infine al loro posto e lo hobbit sospirò, rassegnato.
Avrebbe dovuto indovinarlo subito che c'era lui dietro tutti gli avvenimenti che stavano accadendo quella sera.
– Gandalf.. – lo accolse, non riuscendo a mascherare il proprio disappunto.
– Bilbo... – lo salutò di rimando lo stregone, poggiandosi al proprio bastone – ...perdona il ritardo, sono stato... trattenuto.
E come pronunciò quelle parole, non senza perdere il sorriso benevolo sul suo volto, varcò l'ingresso di Casa Baggins, non mancando di voltarsi verso di lui una volta al riparo. Fu allora che, da oltre l'accesso rotondo, un'altra figuretta, più minuta ed incerta, si fece avanti attirando l'attenzione del padrone di casa.
– Chiedo venia per l'intrusione – mormorò quella, sfoggiando un tenue sorriso imbarazzato.
Bilbo la fissò, pur non volendo, del tutto sorpreso.
Era una giovane donna piuttosto bassa per la sua razza, seppur fosse comunque più alta di lui, tanto da varcare tranquillamente la porta di casa sua senza dover chinare il capo, con folti capelli castani ed un paio d'occhi chiari incastonati in un volto che doveva aver abbandonato la fanciullezza da pochi anni. Indossava un mantello verde scuro sopra abiti che egli non riuscì a distinguere, dato il sottile spiraglio a sua disposizione.
– Lei è una mia amica – la introdusse Gandalf, attirando la sua attenzione.
– Kat – si presentò di slancio quella, come riavendosi da pensieri tutti suoi e sfoggiando un ampio sorriso, prima di rendersi conto dei suoi modi insoliti ed arrossire – ..cioè, volevo dire: il mio nome è Katla, ma gli amici mi chiamano Kat – e quindi, con lo stesso slancio di prima, si piegò in un inchino rigido del busto, tornando rapida a sollevarsi per guardarlo nuovamente in volto: il suo sorriso se possibile era ancor più ampio – Al vostro servizio!
E Bilbo non poté non ricambiare, pur perplesso ed a disagio, a cotanta spontaneità.
– Ed io al vostro, mia signora – la apostrofò, scegliendo di tenere fede alla propria educazione formale da rispettabilissimo hobbit.
Richiuse la porta dietro alla straniera e poi si volse verso di lei e Gandalf, già pronto a riversare il proprio cipiglio sullo stregone e chiedergli le dovute spiegazioni, quando quello lo anticipò.
– Mio caro Bilbo – lo apostrofò – per prima cosa, potresti offrire una stanza alla giovane Katla? Credo si sentirà più a suo agio dopo essersi cambiata d'abito e lavata della polvere del viaggio.
Preso alla sprovvista ma non insensibile a certe cose, lo hobbit tornò a posare i suoi occhi sulla giovane in questione, rammentandosi perfettamente dei suoi doveri verso la nuova ospite.
– Oh... ma certamente – annuì, notando solo ora che era sotto la piena luminosità delle candele come ella recasse segni di sporcizia sulla pelle del volto. E non erano forse un rametto e delle foglie, ciò che si intravedeva fra le onde color castagno che le adornavano il capo?
– Per di qua – la invitò, facendole strada, rammaricato di dover lasciare soli, seppur per pochi minuti, il branco di nani chiassosi intenti a saccheggiargli la dispensa.
Non osò chiedersi come avrebbe ritrovato la cucina, al suo ritorno.


Kat ringraziò Bilbo prima che lui richiudesse la porta della piccola camera degli ospiti in cui l'aveva condotta. Una volta rimasta sola, la ragazza non riuscì a fare a meno di farsi sfuggire un gridolino di entusiasmo, esternando la profonda contentezza che le bruciava in petto con una serie di piccoli saltelli sul tappeto.
Era a Casa Baggins e quello che le aveva aperto la porta era proprio Bilbo Baggins! Per non parlare del baccano che proveniva da una parte non troppo distante della casa... gli artefici non potevano essere altri che la Compagnia di Thorin Scudodiquercia!
Nascose il volto arrossato fra le mani e contenne come poté la risatina che le affiorò dalle labbra, senza perdere neanche una briciola del proprio entusiasmo.
Ora aveva capito: era a misura di nano perché la missione a cui Gandalf aveva accennato era la riconquista di Erebor! Se fosse stata più alta la segretezza, che era requisito fondamentale dell'impresa, avrebbe finito per essere messa a rischio.
Si voltò verso lo specchio che adornava la camera, alto quanto lei, e rimirò il proprio riflesso.
Le fece uno strano effetto vedersi così bassa, ma non per questo si sentì inadatta. Era sempre andata fiera della propria altezza ma, stranamente, ora non provava alcuna sensazione di inferiorità rispetto alla sé stessa del suo mondo.
Slacciandosi il mantello che le aveva dato Gandalf e poggiandolo sul letto, accanto agli abiti che le aveva procurato lo stesso stregone prima di condurla fin lì, Kat tornò ad avvicinarsi alla superficie riflettente.
Il sorriso gongolante che stava increspandole le labbra sfumò, notando come, sotto gli abiti laceri, le sue forme morbide non erano state intaccate a differenza della sua statura. Anzi, ora che era più bassa il suo riflesso le apparve anche più pieno, con le gambe robuste ed i fianchi generosi. Per non parlare della panciotta, in bella vista attraverso il lembo sbrindellato della maglietta. L'unica nota positiva era che, almeno, anche il seno non si era ridotto.
Sbuffò, ma scelse di non lamentarsi troppo di sé stessa per una volta: avrebbe convertito quella massa in muscoli durante il viaggio, ne era più che certa.
E poi i suoi lineamenti, a lei ben conosciuti, rimandavano in maniera inconfondibile alla razza degli Uomini, quindi era davvero ancora umana nonostante la ridicola statura a cui era stata costretta da chissà quale volontà superiore. Tornando all'incontro appena avuto nell'atrio, si ritrovò di nuovo a gongolare ripensando al nome che si era scelta per quell'avventura: ci aveva riflettuto per tutto il tragitto a piedi sin lì, giacché il proprio non sarebbe stato per nulla adatto. Kathrine era decisamente troppo stravagante per quel mondo, sarebbe risultato fin troppo evidente che era una completa straniera ed era qualcosa che lei sperava di evitare, giacché il suo desiderio era ambientarsi il prima possibile ed essere considerata dai suoi futuri compagni di avventure una di loro. Così aveva scelto Katla, in onore ad uno dei vulcani sepolti sotto il ghiaccio del suo mondo.
Iniziò a darsi una ripulita, disfandosi man mano dei suoi abiti: tolse scarpe e calzini e si liberò di maglia e leggins, non mancando di riservare al proprio riflesso un'occhiata in tralice. Fu allora che si accorse che c'era qualcosa che non andava in ciò che vedeva.
Poggiando la pezza umida sul catino in porcellana colmo d'acqua, Kat tornò ad avvicinarsi allo specchio tenendo gli occhi grigio-verdi puntati sulle proprie mutandine.
– No... no, no, no... – iniziò a mormorare, in una litania che una parte di lei sperava funzionasse a mo' d'incantesimo.
Con una certa inquietudine andò ad allargare l'elastico superiore degli slip di cotone e, come il cespuglio scuro che aveva fra le gambe comparve dinanzi ai suoi occhi, le mancò il respiro. L'attimo dopo un urlo di sgomento scosse l'intera collina.
Il trattamento di depilazione! Che fine aveva fatto la depilazione del giorno precedente? Tutta quella sofferenza per estirpare ciò che, nell'arco di mezza giornata, era ricresciuto più rigoglioso di prima?!
Un rumore di passi pesanti in corsa la distolse dalla propria angosciosa contemplazione ed un attimo dopo, alle sue spalle, la porta si spalancò di colpo.
– Che succede, mia signora?! – esclamò trafelato un Bilbo allarmato, prima di bloccarsi a guardarla ed accendersi dall'imbarazzo.
Kat, voltatasi di scatto in sua direzione, cercò di coprirsi con le braccia mentre al contempo si accendeva a sua volta di un rosso intenso in viso.
– Fuori di qui! – urlò d'impulso, con tutto il fiato che aveva, agguantando la prima cosa che le capitò a tiro.
La spazzola saettò nell'aria verso il padrone di casa, il quale fu tirato indietro appena in tempo da un paio di forti mani guantate. I nani al suo seguito ne presero il posto, scavalcandolo e guadagnandosi la prima fila per correre in aiuto di quella che credevano una donzella in pericolo. L'oggetto contundente colpì in piena fronte il primo di loro, Kili, il quale si sbilanciò all'indietro, frenando la carica del manipolo di guerrieri delle Montagne Azzurre che andavano accalcandosi alle sue spalle.
Ouch!
– Uscite subito, razza di maniaci! – inveì la ragazza, completamente fuori di sé dall'imbarazzo.
Agguantò qualcos'altro, una delle sue scarpe, lanciandola ad occhi chiusi verso la porta e colpendo in pieno naso un altro di loro, Bifur, il più lento a ritirarsi sotto quell'attacco improvviso, finché finalmente la furia che si era scatenata in quella camera non venne arginata dal repentino frapporsi dell'anta della porta ad opera di Dwalin.
Un altro tonfo seguì, dato da un nuovo oggetto che batteva contro il legno.
– Non vi azzardate mai più! – strepitò la voce della donna dall'altra parte, pregna di agitazione.
Rimasti in corridoio, i nani accorsi al salvataggio si guardarono l'un l'altro, celando il disagio della figura appena fatta con sorrisetti e facce imbronciate. Kili, massaggiandosi la fronte, fece qualche passo con l'aiuto del fratello maggiore, che lo guardava con un'espressione fin troppo eloquente: stava per scoppiargli a ridere in faccia.
– Ohu.. mi ha preso in pieno, quella – si lamentò.
– Ma che le è preso? – se ne uscì Bofur, sconcertato – Volevamo solo aiutarla.
– Evidentemente abbiamo frainteso qualcosa – commentò diplomaticamente Balin, trovando l'assenso di Bilbo, ancora stralunato per l'accaduto – Su, torniamo di là, lasciamo alla dama qui presente i suoi affari.
Gli altri nani diedero il loro assenso e si allontanarono, ben felici di poter tornare a mangiare e desiderosi di dimenticare quella bizzarra disavventura.
Come colei che, nella piccola stanza degli ospiti, stava realizzando l'accaduto.


Katla varcò la soglia della cucina con ancora le orecchie che le andavano a fuoco e, come i nani accomodati intorno al tavolo la notarono, nella stanza calò il silenzio.
Aveva indossato un paio di pantaloni in pelle ed una larga camiciola bianca dallo scollo a barca che le lasciava scoperte le spalle, al di sotto d'un corpetto di cuoio che le aderiva alla linea dei fianchi grazie ai lacci anteriori. A causa di quanto accaduto poco prima aveva deciso di tenersi sulle spalle anche il mantello, per quanto le temperature fosse tutt'altro che rigide all'interno di Casa Baggins.
– Oh, Katla... ci dispiace per quanto accaduto poco fa. Spero ti unirai a noi, sarai affamata – la accolse Gandalf con un sorrisetto sornione sotto i baffi ed un'aria benevola, mentre indicava la tavolata accanto alla quale sostava ancora in piedi.
La ragazza si sentì di nuovo avvampare nel sollevare lo sguardo sui commensali, ma gonfiò il petto per riemergere dalla tensione che le permeava ogni muscolo e schiuse le labbra.
– Anche a me dispiace – esclamò di getto, prima di frenarsi e far scivolare l'attenzione su ognuno dei nani della Compagnia lì riuniti mentre cercava una scusa plausibile – ...mi era parso di aver visto un topo, ma mi sono sbagliata.
– Oh, non preoccuparti – intervenne per primo Fili, sorridendo e battento una mano sulla spalla del suo fratellino – Non è successo niente, vero fratello?
Quello per riflesso, accigliandosi, si sollevò una mano a tastare il punto in cui era stato colpito in pieno dalla spazzola volante.
– Parla per te! Tu non hai un bernoccolo grosso quanto un'arancia su quella tua zuccaccia vuota – ribatté Kili, rispondendogli per le rime.
Un coro di risate infranse la tensione residua nell'aria e Katla si ritrovò anch'ella a sorridere, suo malgrado, accogliendo con una certa soddisfazione i commenti che seguirono, fra cui un elogio alla sua indole battagliera ed alla sua buona mira. Le venne fatto posto proprio accanto al più piccolo dei Durin, al quale lei non riuscì a non rivolgere un'ultima affermazione giocosa.
– Quel bernoccolo ti aiuterà a dimenticarti di ciò che i tuoi occhi hanno visto in quella stanza, confido – gli disse, sfoggiando un sorrisetto sbarazzino ed osservandolo dritto in volto.
L'altro, forte dell'orgoglio nanico e cogliendo perfettamente lo stato d'animo giocoso di lei, non si perse l'occasione di ribattere allo stesso modo, sorridendole di rimando.
– Desolato di dovervi deludere, mia signora, ma ciò che i miei occhi hanno potuto scorgere è troppo sfavillante per poter essere dimenticato – e le fece un occhiolino, prima di scambiare uno sgaurdo con Fili, il quale gli sferrò di rimando uno scappellotto di ammonimento.
Kat arricciò il naso, ma alle risate che tornarono a levarsi intorno a lei non poté resistere, ritrovandosi ad unirsi all'ilarità generale. Oramai decisamente più rilassata, scoccò un finto sguardo di rimprovero al giovane nano alla sua destra e poi lo lasciò vagare per l'ambiente, sugli altri presenti.
Erano un po' diversi da come se li aspettava, i loro lineamenti non corrispondevano del tutto a quelli del grande schermo, ma lei era comunque in grado di associare alla maggior parte di loro i nomi corretti ancor prima delle presentazioni che seguirono quel momento di giovialità generale. Tutto ciò le parve decisamente strano perché fosse solo un sogno, ma sapeva di non potersi aspettare che avessero gli stessi volti degli attori che li avevano impersonati sulla pellicola cinematografica. Per non puntualizzare il fatto che, comunque, ci guadagnavano nell'aspetto, per quanto i suoi personali criteri di bellezza non fossero forse molto oggettivi. Erano più caratteristici, in un certo qual modo, senza per questo perdere nulla ai suoi occhi.
Anche quando si era trovata davanti Bilbo era stato così: i suoi lineamenti erano leggermente diversi, ma altrettanto calzanti. Era più Bilbo, in un certo senso.
Vide lo hobbit uscire in corridoio in compagnia di Gandalf, lasciandola lì, ma ancor prima che Kat si chiedesse se stava per fare le sue rimostranze allo stregone come nell'opera che tanto amava, davanti al volto le comparve un boccale colmo di birra.
– Bevete, mia signora? – le domandò amichevolmente Fili, lasciando la presa sul recipiente che le aveva appena riposto innanzi al naso.
La ragazza ricambiò meccanicamente il sorriso, annuendo, iniziando a sentirsi sempre più a proprio agio man mano che il ricordo dell'inconveniente di poco prima svaniva dalla sua mente.
– Certamente – replicò, pur non mancando di scoccare un'occhiata scettica alla bevanda non filtrata.
La birra nel suo mondo non le piaceva, ma sapeva che era la bevanda preferita dai nani e non voleva essere da meno, così si avvicinò il boccale.
– Birra al mio tre! – esclamò a quel punto Kili, attirando l'attenzione di tutti ed iniziando a contare – Uno, due.. tre! In alto!
Ognuno dei nani presenti iniziò a bere, cercando di finire il più in fretta possibile il proprio liquido ambrato in quella gara improvvisata. Kat li imitò, ma rischiò quasi di strozzarsi e dovette spezzare il primo lungo sorso in più d'uno, trattenendo i colpi di tosse per non venire subito buttata fuori dalla competizione. Stranamente il sapore della bevanda alcolica le risultò meno sgradevole di quanto ricordasse, con un vago aroma di miele in sottofondo che le rese il tutto più sopportabile.
Il primo a finire fu Nori, che sbatté il proprio boccale vuoto sul tavolo e diede voce ad un rutto sonoro. Lo scroscio di risate venne infranto da Ori, il quale ne esternò uno ancor più impressionante, suscitando altri scoppi d'ilarità.
In tutto ciò, Katla che non era riuscita ad arrivare in fondo nonostante l'impegno, poggiò il proprio boccale sul legno di fronte a lei e, preda dell'impulso del momento e dell'ebbrezza che le stava già infondendo la bevanda frizzantina, si alzò in piedi. Il rutto che le uscì di bocca non poteva competere con quelli degli altri nani e l'effetto che fece fu diametralmente opposto a quello di coloro che l'avevano preceduta.
Per i primi interminabili istanti a seguire, il silenzio che calò nella sala le fece temere il peggio, ma poi venne interrotto da uno scoppio di risa ed esclamazioni ancor più fragoroso dei precedenti.
– Così, Katla!
– Per tutte le barbe dei nani!
– Piccoletta per una donna, ma si fa sentire..
– Complimenti alla nostra nuova amica!
– A Katla!
A KATLA! – esclamarono in coro, innalzando i boccali al soffitto.
La diretta interessata si ritrovò ad arrossire di gioia, mentre un nuovo calore le si diffondeva al centro del petto, colmandola totalmente. Per la prima volta da sempre si sentì parte integrante di un gruppo a lei affine e fu come se, finalmente, avesse trovato ciò che molti cercavano: il posto che più le apparteneva.
Fece un inchino scherzoso, quindi si risedette, non riuscendo a smettere di sorridere.
Sì, quella sarebbe stata l'esperienza migliore della sua vita, se lo sentiva.


– ..io non capisco che cosa ci fanno tutti questi nani in casa mia! – sbottò Bilbo, al colmo dell'esasperazione.
– Suvvia – tentò di rabbonirlo lo stregone – sono un'allegra combriccola, una volta che ti abitui a loro.
– Io non voglio abituarmi a loro, io...
– La giovane Katla sembra andar molto d'accordo con loro – gli fece notare Gandalf a tradimento, soffermandosi sotto la volta dell'ingresso alla sala e inducendolo a guardare all'interno – ..eppure è ancor meno avvezza di quanto lo sia tu al popolo dei Nani, a quanto ne so.
Lo hobbit osservò la ragazza in questione intenta a chiacchierare con un paio di loro. Sembrava davvero a proprio agio, nonostante quanto avvenuto meno di un'ora prima sotto quello stesso tetto. Da parte sua il padrone di casa stava ancora tentando di non pensarci, troppo imbarazzato per la sua indole gentile e riservata di abitante della Contea.
Si sarebbe scusato a dovere alla prima occasione, decise.
– Chiedo scusa – Ori si avvicinò a lui con il piatto vuoto in mano – come preferite che siano trattate le vostre stoviglie?
Bilbo inarcò un sopracciglio, confuso, e tardò un istante a rispondere, ma tanto bastò perché venisse anticipato. Fili, quello biondo, comparve come dal nulla togliendo di mano il piatto al compagno.
– Ci penso io Ori, dallo a me – affermò, prima di lanciarlo senza riguardo verso il fratello.
Kili lo prese al volo e lo imitò, facendolo volare nei pressi del lavello all'interno della cucina, dove un inaspettato Bifur lo agguantò senza nemmeno voltarsi a guardare.
In men che non si dica piatti e stoviglie iniziarono a volare per aria da un nano all'altro, facendo prendere un coccolone al povero Bilbo.
– ..s-scusate! Quella è una terraglia di mia madre del Decumano Ovest! – tentò di protestare, sull'orlo di una crisi.
Come Fili, incurante dei suoi nervi, prese a far rimbalzare una tazza da un braccio all'altro, lo hobbit si sentì mancare.
– No.. no..!
Niente, nessuno lo stava ascoltando, anzi, altri due seduti a tavola iniziarono ad incrociare le posate fra loro con un ritmo cadenzato.
– Scusate, potete smetterla di fare così? – li interpellò – Le spunterete.
– Oh! – proruppe Bofur, uno dei due malfattori, verso i suoi amici – Avete sentito? Spunteremo le lame!
Ed in Casa Baggins, al tempo di quei rintocchi, iniziarono a risuonare le voci profonde di tutti.

Spuntar lame neanche poco [*]
romper bottiglie e tappi al fuoco
scheggiar coppe con tutto il resto..
questo Bilbo lo detesta!

Katla si guardava intorno deliziata mentre la canzone improvvisata dai membri della compagnia le risvegliava la memoria. Ogni cosa stava procedendo proprio come la ricordava, almeno fin'ora, e quella era una delle sue parti preferite, così si ritrovò senza rendersene conto a battere il tempo con gli altri ed a cantare.

La tovaglia per mangiar,
sopra il letto le ossa lasciar,
in dispensa latte versar,
vino ovunque poi schizzar!
Le stoviglie nell'acqua e poi
nel mortaio le puoi versar,
e se qualcuna si salvò...
sempre in terra gettar si può!

Delle note vennero improvvisate con un flauto nanico e la ragazza rise, deliziata, troppo per provare anche solo un poco di pena per il povero hobbit lì presente, il quale pareva sul punto di svenire da un momento all'altro.
Questo finché la canzone non si concluse con l'ultima strofa – Questo Bilbo lo detesta! – ed il diretto intressato non si fece strada fino al tavolo, bloccandosi nel ritrovare le stoviglie linde e pulite e perfettamente intatte sopra di esso. I nani avevano appena terminato di lavare i piatti, senza scheggiarne nemmeno uno.
E di nuovo vi furono risa per l'espressione stralunata del padrone di casa.
– Hai visto, Bilbo? – chiese Gandalf retorico, traendo una boccata dalla sua amata pipa.
– Guardate che faccia! – proruppe Kili, indicando il loro anfitrione e scatenando altra ilarità.
Katla, pur cercando di trattenersi, ridacchiando si accostò allo hobbit, ponendogli una mano sulla spalla. Come il piccoletto si voltò a fissarla, la ragazza tentò di trasmettergli il proprio messaggio e gli sorrise, e lui in un certo qual modo parve cogliere le sue intenzioni perché, dopo un istante di incertezza, la ricambiò, per così dire.
Lei comunque si fece bastare quella sua piccola smorfietta a mezza via fra un sorriso ed un tic nervoso, lasciando scivolare di nuovo l'arto lungo il fianco e facendo un passo indietro nell'esatto momento in cui risuonarono dei colpi decisi e cadenzati provenire dalla porta d'ingresso.
Tutti, intorno a loro, a quel rumore si bloccarono, scambiandosi sguardi velati di sottintesi: si aspettavano una sola persona.
E Kat già sapeva, come pure gli altri nani, di chi doveva trattarsi.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).

   
 
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