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Autore: Haru Paradise    21/07/2020    1 recensioni
In una terra di miti e leggende, un giovane mago si troverà a fare una scelta che potrebbe cambiare il suo destino e delle persone a lui care, quando Morgana chiederà il suo aiuto. Il suo nome, Merlino.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Addestramento sul campo

 
 
Il giorno successivo, quando ci incontrammo Morgana era raggiante << Merlino, c’è l’ho fatta. E’ bastato che esternassi il più possibile il mio desiderio di uscire, dettato dalla passione di questi studi e dalla stupenda esperienza di osservare le piante e le nozioni imparate direttamente sul campo, all’aria aperta; potrei anche aver accennato che passare del tempo fuori dalle mura, nella natura incontaminata possa giovarmi dopo le mie notti insonni ed i miei incubi >> << Ma tu dormi bene da… ah >> << Modestamente. Te lo avevo detto che me la sarei cavata >> << Bene. Visto che abbiamo il permesso, mi occuperò io di preparare le vettovaglie, i libri e la strumentazione da portare >> << Fantastico, non vedo l’ora >> disse gioiosa. << Penso che, se tu sei d’accordo, sarebbe il caso di sospendere le lezioni per oggi. Cercherò di stare al fianco di Artù tutto il giorno, così, forse, sarà più incline a sopportare la mia mancanza, l’indomani >> << Hai ragione. Va bene. Ci ritroveremo nel cortile domani mattina, ma per il momento ti auguro una buona giornata ed una buona fortuna con sua altezza >> Mi piegai leggermente in un inchino; appena rialzai il capo, Morgana si portò in avanti, schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi accomiatarsi in tutta fretta, lasciandomi lì imbambolato.
 
Stavo raccogliendo dal pavimento i vestiti di Artù, e ancora non riuscivo a togliermi dalla testa il bacio che Morgana mi aveva dato. Era stato semplicemente un saluto, non dovevo darci così tanta importanza, ma mi risultava particolarmente difficile. Riposi ogni indumento nella cesta di vimini e la poggiai vicino alla porta; dopo sarei andato a lavare ed asciugare il tutto. Passai davanti alla scrivania dove Artù stava studiando delle carte… E se… no non è possibile. Lo ammetto, quando l’ho incontrata per la prima volta il mio cuore era come impazzito ed aveva praticamente conquistato la mia assoluta attenzione, ma questo è successo tanto tempo fa. Ora siamo amici; solo amici. Questo era ciò che pensavo, ma una parte di me non mi trovava abbastanza convincente. Aprì una finestra per fare entrare un po’ d’aria. Mi appoggiai, godendo del panorama e cercando di trovare un momento di calma interiore. Già solo il fatto che risultassi non del tutto sincero e poco convincente, a me stesso, era un brutto segno, abbastanza strano almeno. Stavo forse impazzendo? O forse ero troppo stanco o- << Merlino >> << Ah, sì, sì, cosa, cosa c’è?... mio signore >> << Ah, ma allora sei davvero in questa stanza. Sai, non sentendo volare una mosca ho pensato di essere solo. Anzi, visto il tuo silenzio pensi che dovrei preoccuparmi della tua salute? Per caso stai male? >> << No, Artù, io- >> << Perché nel caso credo di avere il diritto di sapere se sia contagioso >> << Sto bene >> conclusi laconico. << Bene, allora, adesso che mi sono accertato, che tu sia qui con me ed in salute, dimmi >> << Cosa? >> feci stranito, non capendo dove volesse arrivare. << Parlami di cosa affligga la tua piccola testolina, perché è abbastanza evidente che ci sia un problema. Da quando ti conosco non sei mai stato così pensoso o silenzioso, poi, essere entrambe queste cose contemporaneamente, non è da te >> << Mi fa piacere, che vi stiate preoccupando per me, ma davvero non è niente. Stavo… stavo solo pensando a come continuare a far conciliare i miei studi con lady Morgana con i miei doveri da servitore. Tutto qui >> Artù mugugnò poco convinto e lasciò cadere la discussione, o almeno così pensavo.
Ero intento ad osservare soddisfatto il completo riordinamento della stanza (lavorare mi aveva rilassato più di quello che avessi sperato), quando Artù calò come un fulmine a ciel sereno << Non dirmi che ti sei innamorato di Morgana? >> Sentii tutti i muscoli del corpo irrigidirsi, non riuscivo a muovermi ne a proferire alcuna parola. Ero stato colto di sorpresa. Odiavo ammetterlo, ma Artù era davvero un ottimo guerriero; sapeva perfettamente dove e quando colpire, per essere il più efficace possibile. << Sai, pensavo che avessi la testa tra le nuvole perché stessi pensando a domani, visto che “qualcuno” è venuto stamane a chiedere a mio padre il permesso di uscire; ovviamente accompagnato da te. >> Con un grande sforzo riuscì a sbloccarmi   << Ma cosa andate a pensare? Io e Morgana siamo amici, ed abbiamo degli interessi in comune, ma innamorarmici…mi sembra che siate completamente fuori strada. Sono un servitore e lei, beh, lei è un membro della famiglia reale. >> Artù si alzò dalla sedia. Lentamente e con un’aria seria, che gli vedevo assumere di rado, si portò davanti a me. << Merlino, voglio solo che tu capisca la tua posizione…la vostra posizione, a dirla tutta. L’amore può nascere tra chiunque, anche tra individui di classi sociali differenti. In questo caso però, quel sentimento non ha futuro, ed io so cosa significa. Sia chiaro non ti sto parlando da padrone a servo, ma da ami…da pari, anche se questa cosa è meglio che la teniamo per noi >> disse poggiandomi la mano sulla spalla << Certamente, altrimenti, la gogna giusto? >> dissi sorridendo tutto denti, indicando fuori dalla finestra con il pollice. << Mi fa piacere vedere che tu abbia imparato >>. Artù tornò alla sua scrivania. Stavolta fui io a fare una domanda scomoda << E a voi va davvero bene? >> << Come? >> << Avere la libertà di innamorarsi, ma vedere i propri sogni e desideri andare in frantumi per delle regole antiche, legate a sciocche tradizioni? >> << Merlino, sono le regole e non chiamarle più “sciocche” >> << Come potrei chiamare altrimenti, qualcosa che rende le persone infelici, che rende Voi infelice >> Artù, parve scosso dalle mie parole. Mi affrettai a cercare di porre un rimedio a ciò che avevo detto; forse avevo esagerato. << Artù mi dispiace, io- >> << Merlino! >> chiusi la bocca di scatto << Potresti lasciarmi solo, per favore? >> Mi inchinai, raccolsi il cesto di vimini ed uscì dalla stanza, sentendo affiorare i primi sensi di colpa. Il grande Emrys, come no. A volto sono davvero uno stupido.
                                                                                                                                        
Erano trascorse ore, da quando avevo sparlato delle tradizioni reali di Camelot, ma Artù era ancora pensoso. Aveva assunto un’aria ombrosa per tutta la durata dei suoi allenamenti, nonostante vi eccellesse, come al suo solito. Iniziavo a preoccuparmi. Sapevo di aver toccato un tasto dolente, è solo che, sentendomi punto sul vivo dalle sue preoccupazioni in mattinata, avevo cercato di fargli notare che lui innanzitutto, sarebbe dovuto essere d’accordo con me. Sospirai sconsolato; ottimo lavoro Merlino.
Ero intento a spogliarlo della sua armatura, quando decise di rompere il silenzio << Hai ragione >> << Come? >> Artù mi guardò storto << Hai capito, non mi metterò a ripeterlo un’altra volta >>
Sospirò sonoramente << Sei l’unico a sapere cosa io provi realmente per Ginevra. All’inizio credevo fosse una cotta per una serva particolarmente bella, che sarebbe passata col tempo. Invece, non sono mai riuscito a togliermela dalla testa. Ogni ragazza della nobiltà che mi veniva presentata come partito, non era minimamente al suo livello, e le giornate che passavo senza vederla erano più buie del normale. Il mio sentimento è così forte che sarei pronto a lasciare tutto per lei, ma ho dei doveri, prima nei confronti del regno e del popolo, e so per certo che anche lei me lo direbbe. Ma le leggi sono leggi, solo un re può abrogarle >> << Se non sbaglio, voi lo diventerete >> Artù parve quasi sorpreso, come se si fosse appena reso conto di essere il principe ereditario. Sorrise all’idea << Già, un giorno, e poi, chissà >> << Prometto che starò al vostro fianco fino a quel giorno ed oltre >>, mi guardò stupito, per poi sollevare leggermente un angolo della bocca. << Va bene, prima che questa situazione rischi di diventare imbarazzante, direi di chiuderla qui >> << Concordo >> dissi ridendo. Ero contento che ci fossimo chiariti. Artù era un testone, vero, ma pur sempre un mio caro amico.
 
La mattina dopo, mi alzai presto, di buona lena. Ero forse eccitato più del dovuto per la giornata che andava a prospettarsi, ma non potevo farne a meno. Sarei uscito a fare magie, non solo per raccogliere erbe o preparare pozioni e simili, e sì, sarei anche stato in compagnia di Morgana, ma questa era una cosa secondaria. Già, già. Sorrisi e mi diedi subito un buffetto sulla faccia; non devo fare lo stupido, cercherò di evitare di dire o fare cose di cui mi possa pentire. Sì, andrà tutto bene.
 
Poco dopo mi trovavo nello spiazzo davanti all’entrata della cittadella, stavo controllando i cavalli ed assicurando le borse ai loro fianchi. << Merlino, ciao. E’ tutto pronto? >> mi voltai; era Morgana. Indossava un paio di stivali di cuoio, dei pantaloni neri ed una mantella verde, chiusa da un fermaglio d’orato che rappresentava un drago rampante. Portava i capelli corvini, in una lunga treccia e notando il mio sguardo incuriosito verso ciò che aveva tra le mani, mi mostrò due spade infoderate << Andremo in una zona sicura, ma per evitare di portarci appresso delle guardie ho dovuto promettere di partire preparata. Si fida delle mie capacità e, come ulteriore sicurezza, mi sono vista costretta ad armare anche te, anche se sei perfettamente in grado di cavartela senza, no? >> disse strizzandomi l’occhio. << Già, ma non si sa mai. La prudenza non è mai troppa >> Allungai la mano. Morgana mi consegnò la mia spada, si assicurò la sua al fianco e si avviò verso il suo cavallo. Partimmo al galoppo, lasciandoci la città alle spalle, il più velocemente possibile, felici di quella piccola libertà che stavamo vivendo.
 
Legai i cavalli su dei rami bassi, davanti a quello che sarebbe divenuto il nostro piccolo accampamento. Scaricai ciò che ci eravamo portati appresso, iniziando a preparare la mia borsa. Nel mentre Morgana era tutta intenta ad esplorare la zona. Si avvicinò al nascondiglio di cui le avevo parlato: con una leggera pressione della mano, la porta di legno si aprì facilmente senza emettere cigolii o rumori di ogni sorta, poi si sporse all’interno dell’antro, varcandone la soglia e volgendosi verso destra. Si mise a descrivermi mentalmente ciò che vedeva < E’ spazioso, di sicuro più di quanto mi fossi immaginata. Ti dirò, è grande quasi quanto le mie stanze > mentre posizionavo tra le boccette all’interno della borsa, un libro di botanica, le mie labbra si sollevarono in un leggero sorriso, sentendo quelle parole < Hai assolutamente ragione, anche se mi sembrava di ricordare che le tue stanze fossero più pulite, luminose e meno…umide > avvertì una sensazione simile ad un solletico, o almeno era questo che mi pareva di sentire quando percepivo la sua risata mentale. Morgana continuò la sua osservazione < Ci sono dei vasi incrinati ed alcuni cocci e delle mensole malmesse. Di là, invece… > la vidi passare, dirigendosi a sinistra <…mmm, in quest’angolo il pavimento è annerito, probabilmente vi è stato acceso un fuoco, diverse volte. Nell’altro angolo un bellissimo letto, almeno credo > < In che senso? > < Ad essere sincera, è un semplice giaciglio di paglia, ricoperto da panni e stracci di colori ignoti; è un po’ buio e lo scorrere del tempo li ha sbiaditi. > Dopo aver terminato la sua osservazione, uscì battendosi le mani << Non male, pensavo peggio da come me ne avevi accennato, ma in fin dei conti basterà una spolverata e potrebbe diventare molto accogliente >> . Andò vicino agli alberi dove si trovavano i cavalli e spaziò con la vista, mettendosi la mano sopra gli occhi per osservare meglio il perimetro. Io avevo appena finito di armeggiare con libri, boccette, e cibarie. Decisi che era il momento di attuare ciò a cui avevo pensato e studiato la sera prima: chiusi gli occhi per percepire l’area in cui ci saremmo mossi ed intonai quello che sarebbe stato il nostro asso nella manica, la nostra protezione da occhi indiscreti << Erindringlen enkennen! >>.
Ci volle un grande sforzo per coprire l’intera zona, ma così avremmo potuto allenarci senza incorrere nel rischio di ricevere visite inaspettate. Dopo aver lanciato l’incantesimo, sentii un forte calo di energie; mi abbassai sulla mia borsa semiaperta, misi rapidamente la mano all’interno cercando e trovando ciò che mi serviva: estrassi un panino e me lo ficcai voracemente in bocca. Sentendo del movimento dietro di sé, Morgana si voltò con un’aria interrogativa << Cofa fè? >> provai a chiederle << Mangi già a quest’ora, appena arrivati? >> << Ho lanfiato un incantefi- >> mandai giù il boccone, tossicchiando leggermente << Stavo dicendo… >> mentre recuperai la borraccia e bevvi un sorso << …ho lanciato un incantesimo che mi avvertirà nel caso qualcuno si avvicinasse a questa zona. Ricoprire tutta la radura e questa parte del bosco richiede un grande sforzo e mangiare mi aiuterà a recuperare più in fretta le forze. Infatti mi sento già molto meglio >> dissi mostrandole con positività, il pollice alzato. Soprattutto volevo convincerla che non avevo appena rischiato di strozzarmi con un panino come un idiota. Nient’affatto. << Complimenti, davvero un’ottima pensata >> Morgana si accigliò un attimo, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, brillarono di una luce dorata << Erindringlen enkennen! >> percepì un ondata di energia irradiarsi da lei. Rimasi per alcuni secondi fermo, sorpreso dalla sua iniziativa << Non c’era bisogno che lo facessi anche tu >> Mi si avvicinò porgendomi la mano e guardano con insistenza il mio panino << Cosa- >> << Per favore >> chiese rapida. Glielo porsi. Ne strappo avidamente un boccone e poi mi prese la borraccia ed ingollò un paio di sorsi. Soddisfatta mi ridiede il tutto << Non mi va che tu sial’unico a sobbarcarti lo sforzo. Inoltre sono o non sono qui per imparare? >> detto ciò si sporse dietro di me, spalancando gli occhi sorpresa << Stavi scaricando e preparando il tutto per il rifugio e l’addestramento! Scusami, se non ti stavo aiutando, è che ero così presa dalla possibilità di godermi il paesaggio senza nessuna guardia appresso, che mi assillasse. Avresti dovuto dirmelo. Rimedio subito >> si portò le dita alla fibbia d’oro della mantella; con un fluido movimento se la tolse, andando a riporla sulla sella del suo cavallo per poi, mettersi a raccogliere dei sassi e riporli attorno alla zona bruciacchiata del pavimento. Solo ora potei notare che sotto la mantella aveva la stessa armatura che aveva indossato precedentemente, quando venne al mio villaggio, durante il primo anno di permanenza a Camelot, per aiutare me, Artù e la popolazione a difenderlo dai briganti: indossava una maglia ad anelli, un paio di bracciali di ferro chiusi da lacci di cuoio che le proteggevano gli avambracci ed un’armatura a scaglie che le cingeva la vita. Sembrava davvero una prode guerriera. Mi sentivo più sicuro a saperla al mio fianco.
Avendo capito le sue intenzioni, raccolsi dei rami da terra e dei ciocchi di legno, usandoli per riempire lo spazio vuoto nel cerchio di sassi. Mi prostrai verso il risultato del nostro lavoro, con la mano sinistra aperta << Baerne! >> Delle fiamme vivaci, incominciarono a fare capolino, lambendo sinuosamente il legno. Morgana si complimentò per entrambi << Ottimo, in questo modo quando vi torneremo sarà più calda ed asciutta, inoltre… >> disse guardando verso il soffitto << …il fumo uscirà dalle crepe, così che non incorreremo nel rischio di affumicarci. Quando piove deve essere davvero umido qua dentro >> . Ne convenni con lei.
Dopo aver riassettato un attimo il rifugio, tornammo all’aria aperta, e Morgana si assicurò che nessuno provasse ad entrarci, senza il nostro permesso; << Torspringe! >>, formulò con un semplice cenno del capo, in direzione della porta . Ci mettemmo le borse in spalla, iniziando ad incamminarci nel bosco. Sfruttai la mattinata per mostrare a Morgana come raccogliere le piante senza danneggiare le parti importanti per la sintesi di pozioni o decotti. La osservai riconoscere, con o senza il mio aiuto, le varie forme di vegetazione che avevamo utilizzato in laboratorio, nel loro ambiente naturale. Per la pausa pranzo, facemmo ritorno al rifugio: appena vi entrammo ci rendemmo conto che fosse più caldo ed accogliente rispetto a come lo avevamo lasciato. Dopo essere entrato allungai la mano a Morgana per fammi dare la sua borsa; vi ci avrei messo tutto ciò che avevamo raccolto e classificato. Nel mentre, le passai degli spiedini di carne e verdure, cosicchè potesse metterli già a cuocere. Appena furono pronti ci sedemmo attorno al fuoco; Morgana si tolse i guanti, prendendo uno spiedino e mangiandolo velocemente. << Ehi, con calma. Non te lo rubo mica. Giuro >> mandò giù il boccone e rispose << E’ che non vedo l’ora di finire di mangiare per andare ad allenarci; non che lavorare sulla botanica sia noioso, ma penso che fare incantesimi sia semplicemente più eccitante >> le sorrisi << Ti capisco perfettamente >>.
Terminato il pranzo, Morgana si alzò in piedi, infilando i guanti nelle tasche dei pantaloni, ed uscendo ad ampie falcate, fuori dalla porta << Forza Merlino muoviti. Non è bene far aspettare una donna, soprattutto se di sangue reale >>. Prendendomi il mio tempo, chiusi la mia borsa, presi la sua, che aveva lasciato a terra, me le misi entrambe in spalla, uscì e chiusi la porta. Mi avviai verso il cavalli, assicurando la borsa contenete le erbe al fianco di uno dei due. Lei nel frattempo mi stava guardando battendo ritmicamente il piede per terra << Fatto? >> mi chiese quando ebbi finito. Sciolsi le briglie dei cavalli e ne presi una, offrendole l’altra << Certamente, bisogna saper prendersi il giusto tempo per fare le cose. Inoltre io sono il maestro e tu l’allieva. Sei tu che dovresti aspettarmi >> Morgana inclinò la testa stupita << Ah sì? >> si avvicinò, portandosi dinnazi a me sorniona, per poi fermarsi << Maestro deve essere più accorto quando gioca con il fuoco; dovrebbe sapere che ci si rischia di bruciare >> disse prendendo di scatto la briglia dell’altro cavallo e voltandosi, facendomi strada. << Sai, per un attimo pensavo che stessi parlando sul serio >> commentai, appena riuscì a raggiungerla << Merlino, mi offendi. Io sono sempre seria >> disse continuando a camminare. Un brivido di paura mi percorse la schiena, ma scacciai subito la sensazione. In fin dei conti me l’ero cercata.
 
Dopo alcuni minuti di cammino, giungemmo in un punto in cui gli alberi andavano diradandosi, lasciando spazio ad una radura. << Direi che qui andrà più che bene >> dissi, soffermandomi ad osservare l’area. Poggiai la borsa a ridosso del tronco di uno degli alberi al limitare del prato, al quale legammo anche i cavalli. Morgana si sfregò le mani impaziente << Allora, da cosa iniziamo? >> << Pensavo a qualcosa di semplice, tanto per farti riscaldare, vediamo… come te la cavi con il controllo e la concentrazione >> Mi mossi verso un grosso ramo caduto << Telein frier! >>, al mio comando il ramo si divise in quattro parti, più o meno cilindriche. Mi allontanai di qualche passo, sia dai ceppi di legno che da Morgana lasciandole un po’ di spazio << Forza ora, impilali l’uno sull’altro >> << Va bene, sarà una passeggiata >>, disse mettendosi in posizione. Gli occhi brillarono d’oro << Fleoge lit! >> uno dei ceppi si mosse posizionandosi verticalmente sul terreno. Morgana ripetè il processo con gli altri tre, formando in breve tempo una piccola torre. << Visto? >> << Complimenti, direi che in questo sei diventata molto brava >> mi guardai in girò fino a quando non trovai un sasso abbastanza appuntito. Mi avvicinai ad un tronco spezzato, ma ancora ben piantato nel terreno e vi iniziai ad incidere sulla corteccia. Dopo alcuni secondi, mi allontanai, mostrandole un grezzo bersaglio. << Adesso, prendi un ramo, sollevalo e lancialo, vediamo quanti punti sarai in grado di fare >> << Cos’è? Una sfida? >> << Perché no? >>. I suoi occhi brillarono, ma non di magia. Trasformare sul momento un esercizio in sfida, l’avrebbe sicuramente reso più…stimolante. Dalla sua reazione capì di averci visto giusto. << Fleoge lit! >> pronunciò con una punta di gioia, sollevando un ramo. Si voltò verso il bersaglio, prendendo posizione come se dovesse scagliarlo fisicamente. << Scheudern fling! >> Il ramo saettò verso il tronco, andando ad infilarcisi a pochi centimetri dal centro << Posso fare di meglio. Ora tocca a te , maestro >> disse inchinandosi ed invitandomi a cimentarmi, con un gesto del braccio.
La sfida non durò a lungo; sia per fare i gradassi sia perché ci stavamo divertendo, usammo rami troppo grandi lanciati con forse più energia di quella richiesta, finendo per ridurre in frantumi il nostro bersaglio. << Beh , direi che è finita in pareggio >> << In realtà maestro, il secondo ramo che ho lanciato era un pò più verso il centro del vostro, quindi ho fatto più punti >> << Certo, allora il mio quinto tiro? Era praticamente centro >> << Forse, se non avesse sfondato il tronco, lo avremmo saputo… >> Morgana si finse sorpresa << …non dirmi che lo hai distrutto perché sapevi di poter perdere? >> << No, no non iniziare ad accampare scuse. Anche se mi fossi solo appoggiato lo avrei abbattuto visto come lo avevi ridotto tu con i tuoi tiri >> Finimmo per guardarci in cagnesco, ma alla fine Morgana non riuscì a resistere e scoppio a ridire. All’inizio ridacchiai anche io, ma smisi quasi subito, occupato come ero a contemplarla: era una ragazza bellissima, ma era quando rideva o sorrideva che brillava di luce propria, con un fascino magnetico. Mi riscossi, per quanto questa operazione mi risultasse ardua, prima che potesse accorgersene, pensando velocemente alla prossimo esercizio.  << Va bene, allora, ritornando a quella bella torre che hai costruito… sollevane i pezzi in aria e muovili come ti dirò >>. I ceppi galleggiarono in mezzo alla radura, ruotando in senso orario ed antiorario, o in formazioni varie che mi sovvennero in mente. Ogni volta che li muoveva, un moto di orgoglio mi gonfiava il petto. Non ero tanto sicuro di me da affermare che era divenuta così brava grazie al mio aiuto, anzi, credo che dentro di sé fin da subito avesse sempre avuto un abilità particolarmente spiccata per la magia. Sarebbe divenuta molto potente, ed era bastato solo che le dessi una piccola spinta.
Il tempo proseguì tra incantesimi, basati sul fuoco, l’acqua, l’aria, la percezione, la concentrazione…praticamente fino a quando esaurii tutto ciò che avevo in mente. << Sei stata perfetta, i miei complimenti. Basterà che ti alleni con regolarità, per quanto sarà possibile in segreto, e potrai diventare una grande maga >> << Lo pensi veramente? >> Feci un cenno di assenso con la testa << Fantastico, ma cosa altro mi farai fare ora? >> << Cosa?  Hai ancora voglia di allenarti? >> << Merlino devo recuperare anni in cui non sono stata libera di fare ciò che desideravo e, sì, recuperare tutto oggi è impossibile, ma mi sento in grado di poter continuare fino a notte fonda, se potessimo stare fuori così a lungo >> . << E’ il tuo cuore che parla… >> dissi muovendomi verso i cavalli  << …, ma il tuo corpo potrebbe non essere d’accordo se ti sforzi più del dovuto. Vieni mangia qualcosa >> .  Seppur all’inizio contro voglia, appena addentò la mela che le avevo porto, la fame si vece vedere. Dopo il veloce spuntino, era nuovamente entusiasta e pronta ad essere messa alla prova.
  
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