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Autore: saiikuu    21/07/2020    7 recensioni
[Storia Interattiva - Iscrizione Chiuse]
Dal testo.
Katniss Everdeen non è mai esistita.
Negli angoli più oscuri del distretto dodici—in una vecchia casa oramai abbandonata—il signore e la signora Everdeen non hanno mai dato vita alla ragazza di fuoco, simbolo di una ribellione che mai è arrivata.
È facile immaginare quello che è accaduto, che è successo, che accadrà: senza la presenza confortante di un simbolo di speranza, non c'è nulla a fermare gli Hunger Games. Non c'è nulla a fermare la settantaquattresima edizione di questi terribili giochi ad essere come tutte le altre.
A meno che, naturalmente, non esista qualcun altro. Un nuovo salvatore od una nuova salvatrice, pronto o pronta che sia a prendere nelle proprie mani il destino di Panem e rivoltarsi contro Capitol City.
Torniamo indietro nel tempo, in un universo in cui tutto è ancora da scriversi e Coriolanus Snow esercita il suo potere più potente che mai. Pronti?
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Mietitura

Spin The Barrel, Parte 1/4


Presumo tu sappia come funziona la roulette russa, no? Ci sono cinque salve ed un proiettile vero; bisogna girare la canna e puntarsi la pistola alla tempia. Secondo questa logica, c'è una in sei possibilità che tu muoia.

Non penso tu sappia che, però, partecipare a questo gioco significa rimanere chiuso in una stanza con solo un'altra persona ed una pistola e venire liberato solamente quando uno dei due muore.

Ad ogni turno, la canna viene girata di nuovo.

Quali sono le probabilità, adesso? Una su due od una su sei?

E se i partecipanti fossero ventiquattro?



Distretto 2

» Demidia Brontes

4 Luglio.

L'abitante di Capitol City incaricata della mietitura del Distretto 2 sorrise alla folla, ricevendo un inaspettato numero di persone pronte a ricambiare.

Cosa ci si sarebbe dovuto aspettare? In un distretto tanto ricco in cui decine di adolescenti si preparavano per quel giorno, era normale avere un'aria assai più positiva rispetto agli altri distretti. Facendo parte dei "Favoriti" ed essendo il distretto più vicino in termini di supporto alla capitale, seppur non essendo il più ricco, il 2 fremeva di fronte alla presentazione dei giochi e l'imminente momento della Mietitura.

Per Demidia, quello sarebbe stato l'ultimo anno all'interno di quella boccia. Non aveva intenzione di offrirsi, seppur non potesse dirsi particolarmente differente rispetto a tutte le persone accanto a sé—almeno, in quel senso. Non era mai stata nei suoi interessi la gloria che vincere avrebbe portato, poiché almeno lei del buon senso ne aveva; non avrebbe sottovalutato le proprie capacità, ma avrebbe felicemente vissuto un altro anno senza dover prepararsi e tentare di uccidere persone della sua stessa età o più giovani.

Di fronte, dove i diciottenni erano, aveva una visione diretta del palco e della donna dai vestiti colorati e l'acconciatura buffa; la voce immessa nel microfono che teneva tanto vicina alle proprie labbra risuonava particolarmente adiacente ed ogni parola era impregnata di quella trascuratezza che solamente una capitolina avrebbe potuto avere.

Lei, Demidia, non sorrise: mantenne le proprie labbra serrate, pronta ad osservare il momento in cui le mani si sarebbero immesse nella boccia ed un nome estratto, solamente per essere poi probabilmente sopraffatto da un od una volontaria.

«Iniziamo con le signorine!» finalmente il momento arrivò, quello in cui si iniziava a compiere giochini inutili e a passare la mano sopra la ciotola in modo tale da causare ansia. Si immaginò che dovesse essere principalmente per gli spettatori, eppure Demidia poté percepire il fremito eccitato delle persone accanto a sé.

Finché…

«Mi offro volontaria come tributo!»

La voce confidente interruppe il silenzio sacro che si era creato e centinaia di sguardi si posarono sulla ragazza che aveva avuto il coraggio di dire una cosa simile. Demidia non ebbe bisogno di spostare i propri occhi pallidi sulla persona da cui era provenuta la frase; la riconobbe immediatamente. Solamente un nome le venne in mente in quel momento: Wendy. C'era e ci sarebbe stata solamente una Wendy nella sua vita, accompagnatrice di momenti che non avrebbe voluto ricordare.

Infatti, non ebbe intenzione di farlo: l'avrebbe osservata salire sul palco e prendersi i propri cinque minuti di gloria mentre Demidia sapeva di essere stata liberata dalle catene di quella competizione.

La capitolina, rimasta interrotta a metà del proprio gesto, sembrò non apprezzare allo stesso modo l'entusiasmo che Wendy aveva dimostrato. Il sorriso sul suo viso non vacillò, però. Le sue parole successive furono cariche della stessa esuberanza che aveva dimostrato fino a quel momento.

«Qualcuno qui è preparato, vedo!» ridacchiò, prima che il suo tono mutasse e prendesse un'inclinazione leggermente irritata. «Un "Volontario", però, può solamente prendere il posto di qualcuno che è stato "Estratto", come vede il protocollo. Riprova in qualche istante.»

Così, lo spirito di Wendy fu rapidamente spento. Che imbarazzo! Ora, offrirsi non avrebbe avuto lo stesso gusto.

Le labbra di Demidia si mossero a malapena, abbastanza da far comparire l'ombra di un riso sulla sua bocca.

Avrebbe vissuto per il momento in cui si fosse offerta di nuovo, magari pateticamente tentando di mantenere lo stesso glamour. Una piccola soddisfazione per tutto quello che aveva dovuto passare.

L'accompagnatrice aveva già, per propria fortuna, preso un foglio, ed il rumore delle sue dita che si sfregavano sulla carta giunse distorto a coloro come Demidia di fronte.

Senza ulteriori interruzioni, parlò.

«Demidia Brontes!» chiamò.

Demidia sbatté le palpebre rapidamente.

Senza particolare trepidazione, il suo viso si spostò alla propria destra ed alla propria sinistra, solamente per ritrovarsi con sguardi puntati su sé stessa. Naturalmente, almeno fra quelli della propria età, tutti sapevano chi fosse. Aveva una reputazione, per un motivo. Incrociò gli occhi di Wendy, immediatamente rendendosi conto di come non vi fosse alcuna intenzione di ripetere la stessa scena di prima. Magari non avrebbe avuto un altro anno per dimostrare la propria gloria, eppure per qualche motivo avere in mano la sorte di Demidia avrebbe portato più soddisfazione del semplice ripetere la stessa sceneggiata di prima.

Nessun altro si offrì.

«Demidia Brontes?» ripeté la capitolina, anche lei con lo sguardo su di lei avendo intuito che vi fosse qualcosa di più in palio. Che emozione!

In quell'istante, le sicurezze di Demidia si frantumarono. Senza aver bisogno dell'input dei pacificatori, si mosse verso il palco.

Ora sì che tutte le le ore spese in Accademia sarebbero state utili.


» Dimitri Evans

Dimitri osservò con interesse quel che era appena accaduto. Un lieve applaudire si innalzò dalla folla; anche se questo stava disperatamente tentando di apparire "normale", fu facile riconoscere come molti fossero confusi o semplicemente curioso dallo scambio appena avvenuto. Soprattutto i più piccoli e gli adulti non avrebbero compreso come fossero presenti voci e pettegolezzi sul conto della ragazza, al punto in cui effettivamente la maggior parte di coloro a stupirsi fossero i più ignari.

Dimitri stesso era da sempre stato uno pronto ad ignorare quel genere di cose, al punto in cui fu "piacevolmente" sorpreso dal colpo di scena improvviso e dalla storia implicita che c'era dietro quello scambio. Per un misero istante, timore si fece spazio fra le emozioni che provava; se c'era una cosa che aveva imparato degli Hunger Games era come a vincere fossero quelli "interessanti" e che il pubblico voleva mantenere vivo. Si sentì minacciato dalla presenza di un background vero e non quello che aveva intenzione di costruirsi come fail-safe, anche se tutta la preparazione che si era creato per quel giorno non avrebbe atteso per nessun altro. Non avrebbe rischiato di attendere un altro anno, aveva già pianificato tutto perfettamente e non avrebbe assolutamente accettato qualsiasi genere di imprevisto.

La voce della capitolina risuonò nuovamente eccitata mentre annunciò il suo avvicinarsi alla boccia dei maschi, la mano con delicatezza a tracciare il bordo della ciotola da cui sarebbe stato estratto il nome. Nessuno fece il medesimo errore della ragazza senza nome ed il silenzio che susseguì fu sacro; sarebbe, teoricamente, stato impossibile non sentire il risultato.

Eppure, fu quasi certo che nessuno stesse davvero prestando attenzione; da lì sorse a Dimitri un dubbio: com'era possibile che non fosse mai accaduto che più persone tentassero di offrirsi?

Pur sapendo vagamente della situazione degli altri distretti, era fin troppo abituato ad aver vissuto in un posto dove fondamentalmente l'unica cosa ad importare fosse portarsi indietro la gloria. C'erano fin troppe persone pronte a prepararsi ed una persona aveva solamente una piccola finestra temporale. Si aspettava che solamente i più grandi, dopo una vita passata ad allenarsi, si offrissero.

Era una competizione fra distretti o una competizione all'interno del Distretto 2 stesso?

Dimitri prese a mordersi le unghie, o perlomeno quel che era rimasto di queste da tutte le volte in cui l'aveva fatto.

Vi erano troppe cose da prendere in considerazione, troppe domande a cui non avrebbe probabilmente avuto risposta. Fu troppo tardi per tirarsi indietro, però, nel tempo che gli occorse farsi tutte queste domande: non prestò attenzione al nome estratto, nel preciso istante in cui le parole furono scivolate dalla lingua della donna il suo braccio era già alzato nel cielo.

In base alla propria stessa analogia, sapeva di essersi preso un paracadute poco funzionante. Aveva però già calcolato il margine d'errore, poiché anche dietro un esplosivo vi erano una varietà di componenti.

Non sarebbe morto nel modo dettato dagli altri—l'avrebbe fatto a modo proprio. Vita sua, morte sua.

«Mi offro volontario come tributo.» recitò, le stesse identiche parole che aveva provato nella sua mente decine e decine di volte. Dovevano, assolutamente, suonare il più casuali possibili.

La capitolina lo osservò, e lui la osservò a sua volta. Non era nulla di particolare, no? Chissà quanti volontari aveva avuto modo di osservare nel corso della propria vita.

«Sembra abbiamo un volontario!» squittì, come se tutti non stessero spostando la propria attenzione fra la figura di Demidia e quella di Dimitri.

Senza aver bisogno di farselo dire, Dimitri si fece spazio verso il palco.

«E qual è il tuo nome?» 

Gli venne porto il microfono, e dovette trattenersi dal sentirsi nauseato dalla vicinanza di qualcosa su cui ella probabilmente aveva sputato senza ritegno.

«Dimitri Evans.»

Se solo non si fossero trovati in quella situazione, magari entrambi sarebbero stati capaci di apprezzare come, dal palco, la folla sembrasse inequivoca, poco speciale. Al contrario, loro sarebbero stati le star di quell'anno; anche se solamente uno dei due sarebbe stato capace di sopravvivere.

Demidia non parlò, una espressione di muta freddezza dipinta sul suo viso. Dimitri tentò di accennare un sorriso, non ricevendo molto in cambio.

Oh come avrebbe desiderato sapere cosa vi fosse dietro quella espressione, quel fare chiuso. Se anche solo metà delle cose che aveva sentito sul suo conto fossero la verità, non sarebbe stato impossibile immaginarsi perché; ancora una volta, però, Dimitri perse cognizione del tempo materiale, ritrovandosi più sorpreso del solito quando la capitolina riprese a parlare.

«Demidia e Dimitri, i tributi del Distretto 2!» concluse.

L'applauso che seguì fu deludente. Come tutti gli anni precedenti, il Distretto si aspettava che la propria reputazione venisse mantenuta. Non sarebbero andati giù senza combattere.


Distretto 4

» Scarlett Diamond

Scarlett si strinse nelle proprie spalle; una lieve brezza stava iniziando a soffiare. Sarebbe stato strano provare freddo quando tante persone erano ammassate vicine l'una all'altra, respiri pesanti a scaldare l'atmosfera.

In effetti, quel che stava facendo specialmente era prepararsi. Tutte le decisioni prese in merito al proprio allenarsi e dare il proprio meglio avevano portato a quel giorno; quello in cui anch'ella aveva una vista ravvicinata del palco e del frenetico abitante di Capitol City che stava facendo della Mietitura il proprio show.

Come molte, se non tutte, le persone in quel distretto, anche lei stava sfoggiando il proprio vestito migliore. Sarebbe stata immortalata con quello e non avrebbe potuto rischiare di dare una cattiva impressione sin dall'inizio; si conosceva, come conosceva le proprie abilità. Sarebbe eccelsa in ogni punto, incluso l'aspetto fisico.

Per qualcuno di amante delle vittorie come lei, gli "Hunger Games" sarebbero stati la vittoria assoluta. Era come se vi fossero vincite di vario grado nella vita; quella al pinnacolo veniva trasmessa in tutto il mondo. O, meglio, tutta Panem. Era un'esperienza che avveniva una singola volta nella vita, in ogni caso—in morte od in vittoria, l'unica differenza era chi sarebbe stato ricordato da chi. Tutti versus il proprio circolo di amici e familiari.

In effetti, sua madre faceva parte dei vincitori che avevano portato la gloria nel distretto e Scarlett sapeva bene che il padre desiderava una figlia con un successo simile. Almeno una. Si era ripromessa di non fare la medesima fine di propria sorella e di portare a casa la vittoria anche nel suo nome.

Non lo stava facendo per i propri genitori, ma per lei e per sé stessa. Si definiva più che capace, aveva imparato tanto sulle strategie di quel gioco e sulle persone che avevano partecipato nei settantatré anni precedenti; se avevano vinto loro, l'avrebbe potuto fare anche lei.

Aveva aspettative molto, molto alte da sé stessa; solamente sforzandosi di fare sempre meglio uno avrebbe potuto arrivare a dei risultati. Naturalmente, non tutti erano capaci di meraviglie, ma lei era una delle poche in merito.

Come di consueto, le prime a venire estratte furono le ragazze. Centinaia di nomi di adolescenti fra i dodici ed i diciott'anni, anche se molti, come lei, erano già pronti ad offrirsi e dimostrare il proprio orgoglio.

Come Diana, sua sorella, che ancora le mancava tanto. Non incolpò i Giochi, però, come non incolpò Diana stessa. Anche lei stava seguendo le orme della loro madre, ma Scarlett era certa che non avrebbe commesso lo stesso errore e che sicuramente sarebbe tornata indietro orgogliosa e forte come sempre. Perdere non era una scelta. Vi erano solamente vittoria e morte come c'erano solamente due tipi di persone: vincitori o defunti.

Raramente non si trattava di una questione di vita o di morte, anche in un distretto tanto benestante come il 4, ed anche in situazioni meno cruciali di quella perdere simboleggiava un colpo doloroso al proprio onore.

L'accompagnatore lesse il nome dell'estratta con fare deciso, alzando gli occhi verso la folla con fare radiante. Come se non stesse dannando qualcuno a morte quasi certa.

Scarlett alzò il capo ed assunse una posizione fiera. Da lì sarebbe iniziato il suo percorso. Da lì sarebbe iniziata la sua ascesa verso la vittoria.

«Mi offro volontaria come tributo!» la sua voce risuonò decisa, il sorriso smagliante. Non ci sarebbe stata ombra di dubbio ad occhi esterni sul fatto che sarebbe stata una Favorita, una di quelle che facevano degli Hunger Games la propria carriera.

La folla le fece spazio e si mosse con fare certo verso il palco, quasi strappando dalle delicate mani dell'accompagnatore il microfono.

Sapeva che gli avrebbe domandato comunque il nome, quindi in quell'istante gli fece un favore. «Mi chiamo Scarlett Diamond ed ho intenzione di vincere questi giochi!»

Naturalmente, altrimenti non si sarebbe offerta.

Il capitolino sembrò inizialmente sorpreso dalla dimostrazione di coraggio della ragazza, ma fu il primo a battere le mani di fronte alla spavalderia di Scarlett. Naturalmente, per persone come lui che vedevano gli Hunger Games come una sorta di reality, partecipanti con una forte personalità simboleggiavano solamente un punto di interesse.

Si riprese con leggermente più forza del dovuto il microfono, non necessariamente irritato dall'interruzione. Scarlett Diamond sarebbe stato sicuramente un nome da ricordare.



» Zack Foster

Che emozione!

Zack stesso rimase piacevolmente sorpreso dalla partecipante che probabilmente sarebbe stata la sua compagna di distretto dei Giochi; non sapeva i dettagli, ma era certo che il primo punto di riferimento per una alleanza sarebbero state le persone con cui uno avrebbe viaggiato.

Ottimista, come al proprio solito, dovette immaginarsi come qualcuno di tanto confidente avesse molto da dire e avesse avuto molta preparazione. Anche se, magari, quello a lungo termine sarebbe potuto essere un problema, non era qualcosa a cui pensare ora: tipico comportamento da parte sua era essere inguaribilmente ottimista e capace di trovare qualcosa di positivo a cui pensare in qualsiasi situazione.

In effetti, qualcuno si sarebbe potuto chiedere perché qualcuno con una visione tanto positiva per il futuro stesse decidendo di metaforicamente gettarsi sotto un treno; si era già deciso nell'offrirsi, ed era già certo che avrebbe apprezzato la presenza di Scarlett—era quello il suo nome, giusto?—e tutte le preparazioni fino all'inizio dei Giochi attuali. In realtà, Zack non lo stava facendo per sé stesso, anche se quella era una storia per un altro momento.

Più che la gloria, desiderava i beni che vincere avrebbe portato. Avrebbe potuto ripagare chi lo aveva da sempre aiutato; la propria famiglia.

Nemmeno lui stava andando ciecamente, in quel senso; la sua età suggeriva come avesse deciso di attendere fino all'ultimo momento e darsi un vantaggio in termini di età ed esperienza. Era qualcosa che avrebbero fatto in molti volontari e Favoriti ma vi era la possibilità che fra gli estratti degli altri Distretti non tutti fossero così fortunati.

Con Scarlett estratta, ora sarebbe stato il turno dei ragazzi. Il suo sguardo non si spostò dalla figura di ella che decisa stava osservando la folla, soprattutto nella direzione dei maschi pronta ad osservare chi l'avrebbe accompagnata. Zack avrebbe voluto offrirsi ancora prima dell'estrazione, eppure un Volontario era tale solamente perché prendeva il posto di qualcuno già estratto. Se quest'ultimo non vi fosse stato, la presenza dei Volontari avrebbe avuto poco senso; gli Hunger Games erano una "punizione", per così dire, per ricordare ai Distretti dei Giorni Bui e mantenerli docili e impotenti. La presenza di distretti come l'1, il 2 ed il 4 era un po' una presa in giro al fatto che gli adolescenti li prendevano come una semplice sfida, ma dovette ammettere che i Volontari salvassero gli Estratti e chiunque stesse temendo per la propria vita.

Per un momento spostò gli occhi sull'accompagnatore che, se non si sbagliava, non solo era incaricato dell'estrazione ma anche per l'appunto di accompagnare i tributi in giro per Capitol. Era curioso di conoscere ed avere a che fare con i Mentori ed i consigli che avrebbero dato; si era già informato su Mags Flanagan, vincitrice dell'undicesima edizione; Finnick Odair, vincitore della sessantacinquesima edizione ed Annie Cresta, vincitrice della settantesima. Annie specialmente non poteva essere tanto più grande di lei, e sapeva che Finnick fosse stato capace di vincere a soli quattordici anni. Era un pensiero confortante, anche se sicuramente nulla era stato lasciato al caso: loro avevano fatto del loro meglio per tornare vivi e sani e salvi e così lui avrebbe fatto, deciso a gettarsi nella mischia.

Magari, come ogni ottimista, credeva che pensare positivamente avrebbe portato il mondo ad essere più positivo. Essere confidente riguardo al proprio futuro l'avrebbe aiutato a portare la vittoria a casa!

Anche il tributo maschile fu estratto, e per una frazione di secondo Zack fu certo di udire qualcuno vicino a sé prendere un respiro profondo improvvisamente. Sicuramente, chiunque quella persona fosse stata, non avrebbe apprezzato essere mandata al mattatoio.

Stava aiutando qualcuno tramite il proprio offrirsi.

Alzò la mano in aria, agitandola leggermente come se stesse tentando di attirare l'attenzione di qualcuno lontani da lui.

«Mi offro volontario come tributo!»

La differenza principale fra il modo in cui lui parlò e quello in cui Scarlett l'ebbe fatto fu l'inflessione nella voce. Seppur entrambi avessero la stessa età, Zack stava puntando meno sul trasudare orgoglio e più sul mostrarsi per la persona che era. 

Anche i loro sorrisi erano differenti: lui, pronto a sorridere a trentadue denti e le fossette marcate; lei, con le labbra serrate ed un'espressione che parlava molto di confidenza.

Almeno, in entrambi questi tributi, vi era qualcosa di particolare; si sarebbero distinti dalla folla.

Anche Zack raggiunse il palco e si presentò, assaporando ogni momento dell'applauso per i tributi del Distretto 4.


Distretto 9

» Ophelia Lewis

Messi da parte i Favoriti, in effetti, l'aria che si respirava negli altri Distretti era molto più negativa.

Se uno non aveva speso anni della propria vita ad allenarsi per quel momento, allora gli Hunger Games non erano altro che un macellaio e gli abitanti dei distretti non erano altro che animali che dovevano pregare con tutte le proprie forze di non essere scelti.

Soprattutto i più grandi, che non solo avevano più nomine a proprio carico ma erano obbligati a restare il più vicino possibile al palco ad ascoltare le parole che avrebbero significato la propria sconfitta.

Nei pensieri di Ophelia, gli Hunger Games non erano mai stati una materia urgente. Certamente, ogni anno da quando aveva dodici anni aveva dovuto partecipare alla Mietitura, e certamente ogni anno si avvicinava di più agli accompagnatori fisicamente e capiva quanto fossero false le parole affermate. I popolani erano divisi in base all'età, con i più giovani dietro ed i più grandi di fronte, come a simboleggiare il loro avvicinarsi sempre di più alla "fine".

Col tempo, aveva affinato quella capacità: ovviamente, empatia era un termine totalmente estraneo ad Ophelia—soprattutto quando nemmeno le proprie emozioni erano totalmente oneste—ma sapeva riconoscere qualcuno con le proprie stesse caratteristiche.

Parole studiate appositamente per trasmettere potere, parole dette per far sentire gli abitanti dei Distretti inferiori rispetto all'organo centrale che era la Capitale.

In qualsiasi momento non si poteva abbassare la guardia, sapeva lei mentre si apprestava a fare il possibile per dare l'impressione di essere una ragazza timida ed indifesa; eppure, la sua vita era tanto basata sul mentire che la realtà di quella situazione era quasi estranea.

Magari, sarebbe stato un posto in cui sarebbe stata capace di inserirsi e non rimanere sola come l'era stata da sempre.

Era tutto dolorosamente fittizio, i vincitori vincevano solo ed esclusivamente perché il pubblico voleva accadesse. Perché, altrimenti, accadevano eventi casuali se non per uccidere i più noiosi?

In quel momento, Ophelia stava osservando la capitolina con occhi scrutanti, tentando di vedere fra la massa di persone di fronte a lei. Avendo diciassette anni, aveva ancora di fronte a sé i diciottenni, e non spiccando per la propria statura sarebbe stato ancora più difficile osservare con facilità in mezzo a persone che sembravano torreggiare accanto a lei. Non raggiungeva nemmeno il metro e cinquanta, ma ciò poté anche essere vista come una benedizione: fingersi timida, riservata, dolce, qualcuno da apprezzare—il tutto diveniva ancora più facile tramite il suo aspetto.

Aveva preso il proprio vestito più elegante, quella che la avrebbe fatta spiccare di più per la figura da persona di successo che voleva impersonare. Giunse le mani dietro di sé, sporgendosi leggermente in avanti facendo leva sulla punta dei propri piedi quando il nome stette per essere estratto.

L'Accompagnatrice non prese uno dei foglietti in superficie, ed anzi andò a pescare in fondo alla boccia solamente per tirare fuori uno con soddisfazione. Il Distretto 9 non era uno particolarmente noto per avere volontari; pertanto, vi fu muto consenso generale che, chiunque quella persona fosse stata, sarebbe stata abbandonata a sé stessa.

«Ophelia Lewis!»

Ed il mondo si fermò.

Per un secondo, temette (sperò) di aver sentito male, ma la consapevolezza si abbatté su di lei senza freni.

Deglutì.

Sapeva bene di essere una sorta di "disastro", ma il suo istinto di autoconservazione si allertò come se un interruttore fosse appena stato acceso.

Non avrebbe voluto allertare i Pacificatori, pertanto iniziò a camminare verso il palco.

Non aveva passato la propria vita a mentire e rimanere sola solamente per poi essere estratta e morire; non sarebbe giù senza combattere. In quel momento fu più per abitudine che per strategia, ma Ophelia prese a mostrarsi assai più timida di quel che effettivamente era. Con sguardi posti in modo strategico alla propria destra ed alla propria sinistra, occhi capaci di trapelare la paura che avrebbe dovuto provare.

Quando, però, lo shock si fu placato, si rese conto del fatto che quella situazione era perfetta. Gli Hunger Games sarebbero stati in onda dappertutto e come tutti gli show esistenti avrebbe dovuto semplicemente guadagnarsi il supporto degli sponsors. Avrebbe fatto sì che i suoi avversari la sottovalutassero; come aveva da sempre fatto avrebbe visto le loro risate tramutarsi da gioiose a piangenti in pochi secondi.

Prese un respiro profondo e sfoggiò il sorriso più impacciato che poté dimostrare, ed in quel momento Ophelia seppe che tutti gli eventi della sua vita l'avevano preparata per quel giorno.


» Nero Opal

Quella sarebbe stata la prima Mietitura di Nero.

Avendo compiuto dodici anni, Nero aveva davanti a sé un massimo di sette anni di Mietiture a cui attendere e vedere persone estratte o essere volontarie.

Avendo vissuto in un orfanotrofio per la maggior parte della propria vita e non avendo avuto molto contatto in altre persone, la sua conoscenza dei Giochi era piuttosto limitata. Sapeva, naturalmente, quel che sapevano tutti: un ragazzo ed una ragazza venivano estratti ogni anno e mandati in un posto chiamato Arena per uccidersi.

Sicuramente, era un'idea orribile: ventiquattro persone ogni anno combattevano contro sé stesse e solamente una ne sarebbe uscita vincitrice.

Da quel che sapeva, quella era la settantaquattresima edizione e solamente una persona avrebbe vinto. Aveva provato a fare il calcolo poco prima di iniziare a prepararsi assieme agli altri bambini della sua stessa età ed era giunto alla conclusione che quasi milleseicentottanta persone erano morte! Che "Giochi" orribili! Non capiva perché le persone le chiamassero tali; non erano i giochi divertenti? Amava giocare, anche se era abituato a farlo da solo.

Non pensava che quello sarebbe stato qualcosa di carino.

Fiero della propria scoperta provò a dirla in giro, anche se poche persone gli diedero retta. Il numero di tributi che avevano bene o male perso la vita non era esattamente la cosa più importante in quel momento. Lo era di più il fatto che altre ventitré si sarebbero aggiunte al totale nell'arco di un paio di settimane.

Quella conoscenza insieme alle espressioni distrutte e stanche degli altri fu capace di fargli formare una opinione sugli Hunger Games: non gli sarebbero piaciuti! Assolutamente, non capiva chi avrebbe potuto pensare che fossero indispensabili.

Almeno, quella era l'opinione che si era formato ancora prima di mettersi in fila assieme a tutti i dodicenni. Per la propria età, non era particolarmente basso, eppure tutti coloro di fronte a sé erano fin troppo alti. Chi aveva avuto la brillante idea di metterli dietro? Uff! Poteva certamente udire la voce della donna che stava parlando laggiù sul palco, però l'unica cosa che fu capace di vedere era la sua acconciatura violacea. Gonfiò le guance, sarebbe stato davvero difficile riuscire a prestare attenzione.

La sua concentrazione venne però immediatamente rapita dal filmato che andò in onda sul grosso televisore che tutti avrebbero potuto vedere. Un filmato, per caso?

Nero lo osservò con molta attenzione; dopo pochi istanti comprese deluso che si trattasse della storia degli Hunger Games, magari per chi come lui non la sapeva per intero, ed iniziò a raccogliere dettagli di cui non aveva mai sentito parlare.

Non riconobbe molti dei termini utilizzati ma la sua opinione sull'evento cambiò drasticamente: gli Hunger Games erano assolutamente necessari! Aveva sentito qualcosa dagli altri riguardo ai Giorni Bui, ma non sapeva che fosse necessario rinforzare la memoria degli eventi. In quel modo, nessuno avrebbe più avuto intenzione di fare qualcosa di simile; ventitré persone all'anno erano meglio di qualsiasi bilancio delle vittime di una nuova guerra!

Nero si sentì particolarmente illuminato. I Tributi erano un po' come degli eroi!

Dopo l'estrazione della prima ragazza, l'Accompagnatrice si avvicinò alla boccia dei ragazzi e pescò uno dei nomi in cima. Le emozioni che Nero provò in quell'istante furono piuttosto di base, anche se l'eccitazione riuscì a surclassare quel minimo di sana paura che avrebbe dovuto provare.

Evidentemente, non aveva davvero compreso le implicazioni dei Giochi; principalmente, anche se venivano trasmesse ovunque, non aveva molto tempo per guardare la televisione all'orfanotrofio.

Anche lui fece un patetico tentativo di tentare di vedere l'azione della donna, quasi pronto a decidersi di iniziare a saltellare per avere quei pochi istanti di libertà.

Finché non gli giunse la voce che chiamò il suo nome.

«Nero Opal! Fatti avanti!»

Sbatté le palpebre rapidamente, guardandosi intorno pensando di aver sentito male. Nessuno si mosse per diversi istanti, e la donna ripeté il nome ancora una volta.

Lui? Nero?

Per la prima volta, la realtà della situazione gli apparve chiara. Lui sarebbe stato uno di quei Tributi. Doveva camminare come Ophelia aveva fatto sul palco.

Timidamente—anche se lui seriamente, non come lei che l'aveva fatto solamente per scena—si fece spazio verso il palco, continuando a guardarsi a destra e a sinistra. Quindi sarebbe stato uno di quei ventiquattro? Era quello ciò che la Mietitura significava?

Lievi mormorii si innalzarono: un dodicenne era stato estratto, ed entrambi i Tributi di quell'anno non sembravano particolarmente promettenti.

Nero andrò a posizionarsi accanto ad Ophelia, dando un sorriso timido alla folla, non totalmente sicuro di quel che avrebbe dovuto fare.

«Ophelia e Nero, signore e signori!»

Applauso.








Saikuu's Corner !

Ohayou~!

Qui c'è la prima parte delle Mietiture! :) 

Come avrete potuto notare, ho deciso di dividerle in quattro parti. Se non si fosse capito, è per questioni di lunghezza: solamente così, questo capitolo è circa 4.600 parole senza contare questo angolo per il solo motivo che ho deciso di dare un punto di vista a tutti.

Ammetto che non mi aspettavo uscisse così lungo; ho scritto le prime Mietiture non in ordine ma in base a come mi sono arrivati i personaggi e ho deciso solamente dopo la prima che avrei tentato di dare a tutti lo stesso spazio (ossia circa 700-800 parole.)

Ammetto di essere colpevole di non aver riletto per mancanza di tempo e per la lunghezza del capitolo. Una volta finita la Mietitura tornerò indietro a rileggere le prime quattro parti e così via per tutti i capitoli con più parti. Questo è per pubblicare in modo più regolare, ed anche perché al termine di ogni capitolo intero ci saranno delle domandine. Voi avrete tempo di rispondere ed io avrò tempo di rileggere. ^^ ;; 

Posso dirvi con sicurezza che al termine di questo capitolo domanderò formalmente di dirmi tutte le amicizie e inimicizie; per favore non inviatele adesso—preferirei averle tutte insieme—ma potete iniziare a pensarci. :) 

Nel frattempo, come ho trattato il vostro personaggio? C'è qualcosa che cambiereste?


Per ora mi mancano sette personaggi, come seguono:

  • La ragazza del Distretto 1

  • Il ragazzo del Distretto 3

  • Entrambi i membri del Distretto 5

  • La ragazza del Distretto 6

  • Il ragazzo del Distretto 7

  • La ragazza del Distretto 8


Questo non è assolutamente per mettervi fretta! Avete tutto il tempo di cui avrete bisogno, è solo un reminder. ^^ 


Infine, in caso voleste inviare un "Mentore" siete liberi di farlo. Non imporrò paletti, se non sul Distretto 12 dato che l'unico vincitore è sempre Haymitch, e non c'è bisogno li prenotiate nei commenti, in caso vogliate farlo inviatemi semplicemente un pm e vi darò la scheda da compilare. È totalmente facoltativo, solamente una partecipante mi ha chiesto di farlo e mi sembrava carino aprire l'opportunità a tutti.


A presto! ^^ 

;; Sai

   
 
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