Capitolo 3: Strategist
"Nessuna notizia da Isu?" chiese svogliatamente Anaak dondolando i piedi scalzi.
L'ultimo contatto avuto con lo scout risaliva al giorno
prima. Si trattava di un lapidario messaggio apparso sul pocket di Endorsi.
Forse l’abbiamo trovato.
Domani andiamo a esplorare la zona.
Non appena avremo notizie vi ricontatteremo.
L'ondata di speranza che aveva risvegliato nel gruppo si era
trasformata in un'esasperante attesa carica di aspettative.
"Di nuovo… ho detto di no!" E rimarcando le ultime
parole, Endorsi spinse senza troppa gentilezza Anaak giù dalla scrivania su cui era china a leggere le sue
riviste di moda.
Stizzita, la piccola principessa le pizzicò il braccio e
ridacchiò maliziosamente quando l'altra si lasciò sfuggire un urletto.
"Vattene via, mocciosa!" Le gridò Endorsi
lanciandole dietro una delle riviste.
Bam afferrò meccanicamente l'oggetto al
volo e avvicinandosi lo posò nuovamente sul tavolo. Alto, atletico e decisamente
più maturo, l’irregular aveva comunque
conservato in quegli anni un volto fanciullesco dai lineamenti morbidi e
gentili. I lunghi capelli castano scuro erano raccolti in una bassa coda che
gli pendeva sulla spalla e solo alcuni ciuffi ricadevano sulla fronte e ai lati
del viso. I profondi occhi dorati avevano assunto un’espressione più
consapevole, ma in quel momento erano velati da una mal celata irrequietezza.
Da quando Shibisu aveva instillato
quella piccola luce di speranza, il brunetto sembrava non trovare pace: si
muoveva da una sala all’altra della warship
senza un reale scopo, come una tigre chiusa in gabbia. “Avrei fatto meglio ad
andare con loro…” mormorò sovrappensiero.
Endorsi alzò lo sguardo e indugiò forse un
attimo di troppo sulla mano destra del giovane. Lui se ne accorse e la ritrasse
incrociando le braccia al petto.
“Sono più di venti piani di differenza, non puoi arretrare
così incautamente solo sulla base di una supposizione, non dopo tutta la fatica
fatta per salire fino a qui.”
Bam sapeva che Endorsi
aveva ragione, ma questa consapevolezza non riusciva a privarlo dello
sgradevole senso di impotenza che lo aveva investito. Quando, mesi prima, Shibisu e Hatz erano scesi per seguire
quella pista – non molto diversa da decine di altre rivelatesi poi solo mere
illusioni – non coltivava molte aspettative a riguardo, ma quell’ultimo
messaggio lo aveva scosso nel profondo. Isu non avrebbe mai instillato in loro
una falsa speranza, non senza avere delle ottime basi su cui ergerla.
Endorsi lesse le sue preoccupazioni e
insistette. “Ora più che mai dobbiamo
concentrarci su come continuare a
salire.” Lo rimproverò con lo sguardo, sentendosi subito in colpa per la
pressione a cui lo stava sottoponendo. Doveva tuttavia fargli capire che stavano
agendo nel modo più razionale e che non aveva nulla di cui incolparsi. “Hai
fatto già tutto il possibile per trovare Khun, ma ora
gli altri sono lì sopra: ti stanno aspettando e si affidano completamente a te.”
Perfetto, ora aveva rimarcato l’ennesimo fardello che poggiava su quelle spalle
già troppo gravate dalle aspettative altrui.
Bam le rivolse un sorriso, ma riconobbe
della tristezza nei suoi occhi. “Hai ragione Endorsi…”
La ragazza imprecò interiormente, non sopportando di vedere quella
passiva accondiscendenza nel suo volto. Da quanto non lo vedeva più sorridere
come una volta?
Bam era sempre pacato e gentile. Gli avvenimenti
affrontati in quegli anni, positivi e negativi, avevano infuso in lui una nuova
maturità e una maggiore autostima: li stava guidando risolutamente lungo la Torre
rivelandosi un ottimo leader, senza mai tradire la sua indole onesta e avendo
sempre un occhio di riguardo per tutti. Tuttavia, non era un mistero quanto profondamente
si stessero radicando nel suo animo il rammarico e lo sconforto che
l’allontanamento di Khun aveva generato. Tutti si
stavano impegnando per sostenerlo al meglio: perché non riuscivano… perché non
poteva essere lei a restituirgli quel sorriso?
Endorsi s’incupì e abbassò nuovamente lo
sguardo sulla sua rivista.
Attualmente, si trovavano all’ottantaseiesimo piano. Ci
avevano impiegato quattro anni per raggiungere l’ottantatreesimo, quando invece
Khun con quel suo dannato fiefish
ne aveva impiegati semplicemente due, lasciando dietro di sé una scia di fiamme
e cenere. Quando loro finalmente guadagnavano un piano convinti di averlo
raggiunto, arrivavano sue notizie da almeno due livelli davanti a loro. Sembrava
impossibile stargli dietro. Oltretutto la collaborazione con FUG e Urek Mazino aveva imposto loro
degli obblighi e delle inevitabili soste tra un piano e l’altro che li aveva
impegnati in qualcosa di decisamente più marcato di una semplice distrazione –
nuovi obiettivi, nuovi nemici, nuove battaglie –. Bam
completava ogni impresa con lucidità e la massima dedizione, ma era evidente
che, dalla scomparsa dell’amico, l’unica cosa che veramente gli importava era
setacciare ogni singolo piano in cerca di una qualche traccia che potesse
ricondurre a Khun... e proprio lo stesso Khun si era ben preoccupato di accontentarli.
Il lightbearer aveva
infatti lasciato dietro di sé una serie di false piste e indizi appositamente
per depistarli e demolire la loro fermezza nel ritrovarlo. Ogni piano raggiunto
infondeva in loro una speranza che veniva poi puntualmente disattesa e ogni
pista rivelatasi inattendibile non faceva altro che alimentare la loro
frustrazione. Profondamente sconfortati, quando finalmente avevano scalato
l’ottantatreesimo, l’ultimo piano in cui si erano avute notizie della presenza
di Khun, illudendosi per l’ennesima volta di averlo
finalmente raggiunto, ebbero nuovamente l’ennesima cocente delusione; solo allora,
Bam era crollato e avevano chiaramente visto qualcosa
spezzarsi in lui. Il wave controller
aveva esitato, rifiutandosi in un primo momento di proseguire e chiudendosi in
un preoccupante silenzio.
In un impeto di empatia, se non anche di compassione, Karaka gli aveva concesso del tempo per riordinarsi le idee
e prendere una decisione che fosse definitiva; aveva preso alcuni membri del
loro gruppo e aveva proseguito. White lo aveva seguito poco dopo con il gruppo
di Yama.
Solo Evankhell e Hansung erano rimasti con loro. L’high ranker aveva continuato ininterrottamente a sottoporlo
ai suoi estenuanti allenamenti insistendo, su esplicita richiesta di Bam, sulla difesa contro lo shinsu
di fuoco. Spesso Endorsi aveva visto Bam rientrare nella sua stanza sfinito, con gli abiti
bruciacchiati ancora fumanti, mentre si stringeva con sguardo afflitto il
braccio destro.
Dopo quasi un anno intero trascorso a setacciare da cima a
fondo l’ottantatreesimo senza alcun successo, Bam si
era infine deciso a proseguire, ma non aveva veramente abbandonato il suo
obiettivo primario. Confidava solo che, proseguendo, prima o poi l’avrebbe
raggiunto. Tuttavia, nei livelli successivi persino le false piste erano
scomparse; nessuno aveva più visto o anche solo sentito nominare Khun Aguero Agnes.
La porta si aprì scorrendo sulla parete. Rak entrò nella
stanza attirando l’attenzione dei presenti e interrompendo il filo dei loro
pensieri.
“Black turtle, sei ancora
in ansia?” il rombo della sua voce li risvegliò una volta per tutte da quella
strana apatia che li aveva invasi.
“Non dovrebbe?” risposte secca Endorsi
sfogliando distrattamente le sue riviste.
“No, non dovrebbe.” la rimbeccò il coccodrillo. “Non abbiamo
bisogno di perdere altro tempo dietro quell’altro.”
Bam sospirò sapendo già come sarebbe
proseguita quella conversazione e gli sorrise incerto. Volendo risparmiarsi
l’ennesimo scontro, si avvicinò al compagno poggiandogli una mano sulla spalla.
In seguito, scusandosi, fece per uscire dalla stanza.
L’altro si frappose, sbarrandogli la strada.
“E’ stato lui ad allontanarsi.” Iniziò il
cacciatore con tono mesto.
“Rak…” sussurrò Bam quasi
implorante.
“E’ stato lui a far esplodere l’intera floating ship con
quelle dannate fiamme.”
“Quante volte dovrai ancora ripetere questa scenetta!?” Lo
rimproverò impettita la principessa dalla sua postazione alla scrivania.
“Continuerò finché voi tartarughe non abbandonerete questa
assurda idea di correre dietro a quel pazzo! Sembrava foste finalmente
rinsaviti, invece è bastato che qualche sconosciuto vi passasse un’altra di
quelle false piste per ricadere di nuovo in questa assurda ricerca.” ringhiò
esuberante il cacciatore riportando i suoi occhi scarlatti su Bam, puntandogli contro il dito artigliato e proseguendo
con il suo discorso: ormai gli altri sapevano il copione a memoria.
“Lo hai visto anche tu black turtle.
Rideva. Mentre bruciava fino alle ossa chiunque gli si parasse davanti, lui rideva.
Gli stolti e gli assassini ridono, un vero cacciatore non ri-”
“Non era in sé Rak!” lo interruppe brusco Bam alzando il tono di voce, volendo a tutti i costi porre
fine a quel discorso.
Il brunetto inspirò lentamente rilassando le mani che nel
frattempo si erano chiuse a pugno.
Finalmente occhi dorati incontrarono occhi scarlatti rifiutandosi
di cedere per primi alla reciproca intimidazione.
Dopo un po’ lo sguardo di Bam si addolcì.
“Rak, sai quanto tengo a te e al tuo supporto, ma per quante volte tu ci prova,
non ti darò mai retta su questo punto.”
Rak ringhiò con insofferenza e comprese allora che era
necessario apportare delle modifiche al copione. Rapidamente, afferrò il polso
destro di Bam e gli alzò la manica della felpa.
“Stupido coccodrillo!” Gli urlò Endorsi
alzandosi di scatto dalla scrivania.
L’altro non la calcolò nemmeno.
“E’ stato lui a ridurti in questo
stato!” La spessa cicatrice rifletté la luce artificiale della sala. Così
esposto, il tessuto cicatriziale che ricopriva l’intero arto appariva spesso e scuro.
La pelle si era rigenerata in maniera irregolare deturpando l’intera superficie
con pieghe e depressioni innaturali. Sapevano che quella era solo la punta
dell’iceberg: nascosti sotto la felpa scura, i segni della bruciatura ricoprivano
il braccio, risalivano sulla spalla e scendevano sul petto deturpando tutto il
fianco destro. In quegli anni alcuni guaritori si erano proposti di curare la
lesione, ma, nonostante le sollecitudini dei suoi amici, Bam
si era sempre rifiutato.
“... se non fossi intervenuto probabilmente non saresti
nemmeno qui ora.” Aggiunse sommessamente Rak, la voce incrinata al solo
ricordo. L’unica cosa per cui il cacciatore si sentiva grato nei confronti del lightbearer era di averlo messo nelle condizioni di
sviluppare appieno la sua difesa rocciosa. Quella che gli aveva permesso di
strappare Bam dalla sua presa, prima che lo riducesse
in cenere.
Bam dovette stringere i denti per
mantenere la calma. Si sottrasse dalla presa e si riabbassò paziente la manica.
I ciuffi castani gli ricaddero sul volto nascondendo la sua espressione.
“E’ stato un incidente.” mugugnò
sommesso. “Gli sono arrivato alle spalle… non si era reso conto...” Nella mente
di Bam balenò il ricordo di due furenti occhi blu a
pochi centimetri dalla sua faccia che lo fissavano senza riconoscerlo: fiamme
aranciate vi guizzavano agitate, vorticando intorno le pupille dilatate e
alterando grottescamente i lineamenti dell'amico. Bam
si era avvicinato d’istinto per fermarlo, per farlo rinsavire, credendo
ingenuamente di essere abbastanza forte da poter resistere.
Alla fine… per quanto forte continuasse a diventare… non era
mai abbastanza.
“Non cercare di giustificarlo.” rispose Rak a denti stretti.
“Non mi importa…” Bam rialzò lo
sguardo su di lui. “Non mi importa niente di quello che potrebbe avermi fatto.”
Si morse il labbro inferiore. “E’ solo colpa mia… Ci eravamo tutti accorti che
qualcosa non andava, ma ero troppo concentrato sulla scalata alla Torre, sul
seguire il mio cammino. Mi
sono fatto trasportare dalle parole di Karaka, di Hwaryun… dagli obiettivi di FUG. Ho finito per non vedere il
suo turbamento, quando invece lui faceva il possibile per restare sempre saldo
al mio fianco... ho ignorato il mio migliore amico fino a quando non avevo più
la possibilità di farlo.” La sua voce era diventata un sordo lamento.
“Non sei il solo a non aver fatto nulla, non puoi assumertene
l’intera colpa…” Sussurrò Endorsi accigliata. Bam la osservò con quello sguardo ferito che fino ad allora
aveva sempre cercato di nascondere loro, ma che già prima avevano scorto tra parole
non dette e vuoti sorrisi. A quella vista Endorsi
sentì qualcosa stringersi nel petto.
Il compagno scosse la testa amareggiato. “Ho ignorato la cosa
finché non è stato più possibile farlo perché ho voluto credere che fosse
inevitabile. Avevo ormai accettato l’idea che prima o poi non sarebbe più riuscito
a restare al passo e che avrei dovuto lasciarlo indietro, per il suo bene e per
il mio.” Si portò la mano a nascondersi il volto, la mascella contratta in una
smorfia di dolore. “Ero convinto che avrei potuto gestire ogni cosa, e invece
io...” la sua voce si spezzò, ma si sforzò di continuare “... io di nuovo non
sono stato abbastanza forte per aiutarlo.”
Rak lo osservò severo. “Anche lui ha fatto le sue scelte…
non puoi addossarti anche le sue colpe.” Aggiunse sommesso, poi gli posò una
mano sulla testa scompigliandogli i capelli. Bam accettò
il gesto sfiorando il braccio teso dell’alligatore. Con un lento respiro riuscì
un poco a ricomporsi.
“Sono convinta che non sia passato giorno in cui Khun non si sia pentito di quello che ha fatto e che non
gli sia mai passato per l’anticamera del cervello di biasimarti.” Non era nel
carattere di Endorsi prendere le difese di qualcuno
che non fosse Bam, soprattutto se si trattava di Khun, ma vedere l’irregular
così afflitto la stava emotivamente disorientando. Sperò che almeno
questo pensiero potesse in qualche modo dargli un minimo di conforto.
“Lui è il nostro stratega…” Anaak
parlò facendoli sobbalzare dal momento che, nel frattempo, sembravano essersi
dimenticati della sua presenza. “... persino io riesco a capire che ci ha
lasciati per riguardo nei nostri confronti, ma, prima di tutto, lui era il
nostro stratega. Aldilà di quanto voi possiate essergli sentimentalmente
legati, è un dato di fatto che da quando se ne è andato impieghiamo il doppio
del tempo a passare di piano in piano. Con lui le cose diventavano più...
gestibili... e proprio per questo...” e in quel momento la principessa fissò il
suo sguardo ferino su Rak “... se non riesci ad accettare il fatto che questo piagnucolone
lo abbia già perdonato, accetta almeno il fatto che la sua presenza sia
indispensabile affinché noi raggiungiamo la cima in fretta e senza inutili sforzi.”
Un ghigno le incurvò le labbra. “Non so te, ma io odio perdere tempo inutilmente.”
Anaak li superò avvicinandosi noncurante
alla porta e ponendosi alle spalle di Rak “Ci siamo alleati con FUG, abbiamo
accettato l’aiuto di mostri come White o Kallavan. Sarai
in grado di non biasimare qualcuno che fino all’ultimo ha sempre sostenuto ogni
decisione di questa testa bacata.”
Detto ciò, la principessa uscì dalla
stanza chiudendo seccatamente la porta alle sue spalle.
Finalmente anche Bam ha fatto la
sua comparsa. Sto cercando di diluire gli spiegoni in
più capitoli per evitare di appesantirli troppo. Mi spiace se questo rallenterà
un pochino la narrazione, ma cerco sempre di fornire un quadro chiaro delle storie
che ho in testa; ho sempre timore di non riuscire a esprimermi correttamente e
il fatto che non sia particolarmente talentuosa nella scrittura non mi aiuta.
Arriverà il momento in cui finalmente Bam
e Khun si incontreranno, in realtà il loro incontro l’ho
già scritto, ma devo ancora mettere giù tutta la parte che ci sta in mezzo. A
presto!