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Autore: Sarah_lilith    23/07/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I nostri piani vanno in fumo 

 

 

Avevo ingenuamente pensato che, data la facilità con cui eravamo entrati all’interno della città, sarebbe stato altrettanto semplice uscirne. Purtroppo, mi sbagliavo.

Un gruppo di guardie al confine fece storie, quando tentammo di attraversare senza documenti. Ovviamente non ne avevamo di falsi con noi, quindi Jin Ling dovette fingere un malore improvviso per spianarci la strada.

Accasciandosi sulla mia spalla, corrugò le sopracciglia in un’espressione sofferente e serrò gli occhi come se davvero provasse un intenso dolore. Lamentò un forte mal di testa, piagnucolando come un bambino.

Io feci finta di dover reggere al suo posto anche le redini del destriero che cavalcava mentre allo stesso tempo lo sostenevo e gli accarezzavo la fronte. Avevamo messo in piedi una scenetta niente male, anche se forse era un pò eccessiva.

Funzionò, in ogni caso.

Impietositi, i soldati ci permisero di passare il cancello senza fare più storie. Uno di loro mi infilò in mano perfino un paio di cartoncini gialli pieni di strani simboli e mi sussurrò di comprare delle medicine a mio figlio, prima che peggiorasse. 

Io gli sorrisi grata e nascosi quelle che capii essere dei fogli cartamoneta all’interno della manica scolorita dell’abito. Magari la divisa modesta che avevamo indossato per passare inosservati appariva così misera che aveva voluto aiutarmi.

Uhm, pensai sconfortata dal patetismo che avevo dimostrato, è stato quasi carino, in fondo.

Attendemmo fino ad essere molto lontano da possibili sguardi indiscreti prima di concludere il nostro teatrino.

Jin Ling tornò a sedere composto e riprese in mano le redini del suo destriero sorridendo allegro. Mi lanciò uno sguardo da sotto le ciglia mentre sistemava più comodamente le bisacce che contenevano i nostri averi. 

Avevamo dovuto liberarci della carovana, essendo così di fretta. Dopo averla abbandonata in un vicolo isolato avevamo recuperato dal retro tutto ciò che ci poteva servire, nascondendo i nostri averi in delle sporte capienti appese ai lati delle nostre selle.

La spada, l’arco e la faretra di Rulan occupavano gran parte dello spazio, ma in qualche modo ero riuscita a sistemarci dentro anche delle provviste ed i mantelli impermeabili che ci avevano regalato Jú e sua nonna. Non me ne sarei separata, nonostante possedessi l’elegante cappa decorata che mi aveva attribuito il soprannome di "Dama del dragone" e che tenevo arrotolata sul fondo della borsa.

Erano davvero comodi per le missioni in incognito, c’era da dirlo.

Fortunatamente Jiang Cheng non ci aspettava troppo lontano, anche se si era posizionato all’ombra di un’albero poco distante dal bordo della strada e mi fu impossibile vederlo fino a che non lo oltrepassammo. Principessa era sparita, presumibilmente portata via dai suoi uomini che erano stati rimossi dai loro incarichi di appostamento lì vicino.

Io e Jin Ling fermammo i nostri cavalli davanti al cultore e lo fissammo in attesa di sentire cos’aveva da dire.

Il Gran Maestro di Yunmeng aveva le braccia incrociate davanti al petto e lo sguardo piantato all’orizzonte, gli occhi chiari assottigliati dalla concentrazione. Sembrava così immerso nei suoi pensieri che per un attimo credetti non ci avesse notato, ma poi parlò ad alta voce, nonostante si rifiutasse di guardarci in viso.

-Ho rimandato ad Approdo del Loto i soldati che erano venuti qui- disse con tono incolore -Uno di loro è andato a sistemare un’affare qui vicino però, quindi tornerà presto per recuperare i vostri cavalli. Scendete, procederemo sulle spade- ordinò voltando finalmente il viso nella nostra direzione e incrociando il mio sguardo.

Rulan non fece una piega davanti alle istruzioni dello zio, balzando giù dal proprio destriero con agilità e recuperando le proprie armi dalle sacche rivolgendoci la schiena. Jiang Cheng, intanto, si avvicinò a Noc con passi ampi.

Alzai un sopracciglio in segno di sfida quando mi porse la mano per aiutarmi a scendere e, ignorandola, saltai giù dalla sella senza bisogno del suo aiuto. Lo sentii sospirare esausto alle mie spalle, ma preferii estrarre i miei averi dalle sporte piuttosto che affrontarlo in quel momento.

Il mio arco d’argento luccicò alla luce del sole e la sua corda mi sfregò sul collo mentre me lo sistemavo sulla schiena. La faretra che mi allacciai sulla coscia mi appesantì il passo e mi diede l’impressione di non essere molto comoda in caso di corsa, anche se mi avrebbe facilitato qualora avessi dovuto incoccare una freccia.

-Fai il bravo e torna a casa, ok?- domandai rivolta Nocturne mentre l’animale sbuffava e batteva uno zoccolo a terra in segno di assenso. 

Io gli sorrisi e feci per affiancarmi a Jin Ling prima che una mano mi afferrasse il polso e mi costringesse a voltarmi. 

Jiang Cheng mi strinse le dita sulla carne morbida del braccio con forza, anche se non mi fece male, per poi strattonarmi lievemente perché lo guardassi negli occhi. Io per tutta risposta mi ribellai con un ruggito indignato e lo fissai seria. 

-Andremo con Sandu- disse col tono di qualcuno che non accetta un "no" come risposta. Compresi quindi a pieno quanto fosse delicato quel momento e presi una decisione ponderata, una volta tanto.

Mandai tutto al diavolo.

-No- risposi fissandolo dritto negli occhi. Dovetti impedirmi di abbassare la testa per la scomodità di quella posa, dato che ero troppo vicina e lui era dannatamente alto, ma non mi sarei tirata indietro ora.

Il vento si quietò all’improvviso e il silenzio che ci circondava si fece più pesante. Rulan trattenne il respiro e perfino i cavalli parvero aspettare col fiato sospeso.

-Non era una richiesta- sbottò sull’orlo di uno scoppio d’ira, le vene del collo in rilievo e lo sguardo fiammeggiante che faceva scintille dalla rabbia.

-Nemmeno la mia- ringhiai irritata, ora anche io al limite della mia già flebile pazienza. Lo sfidai ancora, incrociando arrogantemente le braccia sotto il seno e sorridendo maligna quando il suo sguardo vi si appoggiò sopra per un attimo.

Si accorse subito però di essersi fatto fregare da me, perciò strinse con stizza i pugni e prese un profondo respiro prima di aprire bocca di nuovo. Vidi che gli tremavano le palpebre quando le chiuse per calmarsi.

-Jin Ling non può reggere il peso di tutti e due, a mala pena è capace di portare se stesso- spiegò accondiscendente, puntando un dito verso il nipote che ci guardava ansioso.

Si trovava a pochi metri da noi e stava contorcendo nervosamente le dita attorno all’elsa della spada, un gesto ripetitivo che mostrava quanto fosse agitato.

-Ha ragione lo zio- mi disse con una punta di rammarico nella voce, anche se pareva più umiliato dal fatto di non riuscirci che infastidito dall’affermazione dell’altro cultore -Mi dispiace- aggiunse con un’alzata di spalle. 

Davanti all’evidenza dei fatti mi dovetti arrendere all’idea di essere obbligata a sorbirmi un altro volo non programmato, nonostante la prospettiva di poter stuzzicare Jiang Cheng durante il viaggio mi allettasse abbastanza.

-Anche se preferirei camminare che volare di nuovo…- borbottai sarcastica, lasciando in sospeso la frase e accettando la mano che mi porgeva il Gran Maestro.

Salita sulla spada, mantenni una distanza di sicurezza con il cultore, nonostante la difficoltà con cui stetti in equilibrio per la prima parte del percorso. Ogni volta che tentava di avvicinarsi, io arretravo di un poco.

-Ho già detto che non ti farò cadere- mi ricordò per permettermi di farlo avvicinare, dato che ormai ero arrivata sulla punta della lama e se fossi retrocessa ancora sarei caduta  -Non è cambiato quello che… non è cambiato nulla- spiegò emozionato.

Mi afferrò la mano e io lo lasciai fare, spaventata al pensiero di poter precipitare davvero. 

Come fa a restare concentrato così facilmente? Mi domandai confusa, vedendo con quanta maestria stava parlando con me mentre controllava la direzione e l’inclinazione della spada.

-Smettila con questi capricci- mi rimproverò quando tentai ancora di mollare la presa -Non essere infantile, altrimenti ti farai male- disse con tono ammonitore, riportandomi vicino a se’ e circondandomi con le braccia.

-Se tu fossi…- gridai mentre provavo a ribellarmi piantandogli le mani sul petto e facendo pressione perché si allontanasse. 

Questo mio comportamento parve infastidirlo parecchio, dato che sbandò per bene con la spada fino a farmi venire la nausea. Dal suo sguardo determinato compresi che aveva esagerato apposta. 

-Basta- mi ammonì severamente, stringendomi le spalle con le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi -Basta davvero- ripetè, questa volta con tono quasi disperato.

Sospirai profondamente e scossi la testa con forza per controllarmi, ma alla fine cedetti e nascosi il viso sul suo petto mentre lasciavo che mi accarezzasse la schiena ed i capelli. Le sue mani, appoggiate una a palmo aperto tra le mie scapole e l’altra intrecciata fra le mie ciocche, tremarono un po’ prima che il loro proprietario decidesse di contrarre le dita e stringermi ancor di più.

Nonostante fossi a corto di respiro, ricambiai l’abbraccio con disperazione. Mi sei mancato, pensai, senza però avere il coraggio aprir bocca, non te ne sei mai andato ma… mi sei mancato sul serio.

Jiang Cheng parve leggermi nella mente, perché la sua stretta si intensificò e sentii il suo petto alzarsi per espirare un lungo fiato liberatorio.

 

 

Lungo il percorso sorvolammo foreste e laghi che non avevo mai visto, eppure in qualche modo mi parvero familiari, ora che avevo passato così tanto tempo in viaggio. Questo doveva essere un tragitto veloce e sicuro, a detta di Jiang Cheng. 

Certo, per quanto potessi ritenere "sicuro" cavalcare una spada a solo Dio sapeva quanti metri da terra, ovviamente.

Ad un tratto, vagando con lo sguardo lungo la distesa verde che stavamo oltrepassando, notai un villaggio di palafitte sulla parte destra della valle. Doveva essere composto da cinque o sei casupole sopraelevate dal suolo grazie a degli alti pali che permettevano l’accesso solo a chi sapeva salire una scala.

Non c’era nessun fiume abbastanza vicino da costringere gli abitanti del posto a costruire delle case a quell’altezza per evitare inondazioni, quindi mi domandai per una frazione di secondo perché fossero così in alto. Poi capii che si trattava di un altro tipo di sicurezza.

Socchiudendo gli occhi, aguzzai abbastanza la vista da notare che, sotto ai massicci pali di legno che reggevano le strutture, c’erano delle persone. O meglio, dei cadaveri ambulanti.

Potei presupporlo grazie ai loro movimenti rigidi e al loro avanzare senza meta. Alcuni restavano semplicemente fermi a guardare in alto, dove i vivi abitavano, mentre altri sbattevano ripetutamente contro le spalle e tentavano di salirvici sopra con scarso successo.

-Jiang Cheng- dissi per richiamare l’attenzione del mio pilota prima di indicare col braccio il villaggio circondato da zombie -Dobbiamo aiutarli!- esclamai decisa.

Lui scosse la testa con vigore e mi diede un’occhiata da sopra le spalle prima di rispondermi.

-Non abbiamo tempo per questo… e poi non sono in immediato pericolo- spiegò davanti al mio sguardo furioso. Vedendo però che il mio viso era ancora scuro, sospirò sconfitto e fece un cenno secco a Jin Ling, che parve capire.

Entrambi planarono a gran velocità verso il suolo e si arrestarono poco prima di toccare terra, permettendomi di scendere e riponendo poi le spade nei foderi. Irrequieta, voltai la testa verso la fila di alberi che ci nascondeva dalla vista dei cadaveri raggruppati poco più avanti.

Mi bastò lanciare un’occhiata all’espressione scettica di Jiang Cheng per capire che non avrei potuto partecipare all’azione, ma ciò non mi impedì di tentare di dissuaderlo dall’escludermi in quel modo.

-Userò l’arco da qui, così sarò distante ed al sicuro- affermai posizionandomi dietro ad un cespuglio fiorito e inginocchiandomi per prepararmi al combattimento -So di non essere addestrata abbastanza per uno scontro diretto e di non avere nemmeno una spada, ma Rulan mi ha insegnato perlomeno a rendermi utile da lontano- spiegai quando vidi che l’uomo stava per aprire bocca per ribattere.

Il cultore non parve entusiasta delle mie contestazioni. Corrugò le sopracciglia e si rigirò l’anello sul dito fino a fargli sprizzare scintille violette che gli illuminarono la mano.

Per mia fortuna intervenne Jin Ling a mio favore. 

Avanzò fino al limitare della radura e rassicurò suo zio sulla mia protezione, così nascosta nel fogliame e sempre a portata di un loro eventuale intervento. Poi si rivolse a me con un gran sorriso.

-Sarà anche l’occasione per battezzarlo- esclamò contento, facendo ondeggiare a destra e sinistra la lunga coda di cavallo castana -Dovrai decidere il nome subito dopo aver abbattuto il primo nemico, chiaro?- mi istruì con una mano sul fianco e l’altra con l’indice alzato.

-Mh mh- annuii alzando gli occhi al cielo ed esortandoli entrambi perché agissero in fretta -Ora andate a salvare quei poverini- li incitai per levarmeli dai piedi.

Mi oltrepassarono con passi silenziosi e mi salutandomi con un cenno che era un "arrivederci", sicuri di uscirne incolumi data la debolezza del nemico. Io, in cuor mio, sperai avessero ragione.

-Non muoverti da qui- bisbigliò nella mia direzione Jiang Cheng prima di avanzare ancora e sparire oltre il cespuglio -Questa volta non ammetto colpi di testa. Sii una Lan, per oggi- aggiunse, facendomi quasi sorridere per la battuta.

Non gli risposi, ma annuii sincera.

Rincuorato dal pensiero di sapermi al sicuro, si lanciò con furia contro il cadavere più vicino, dilaniandolo con Sandu senza che questi potesse accorgessi di cosa l’aveva colpito. Il sorriso crudele che gli scorsi sulle labbra quando afferrò un altro zombie per trafiggerlo mi fece sentire le ginocchia molli per l’eccitazione.

Jin Ling non era da meno, in battaglia.

Pur essendo più cauto dello zio, le sue movenze erano aggraziate e scelte con cura, quasi stesse danzando e non combattendo. Riusciva in qualche modo ad alternare l’uso dell’arco e della spada con fluidità senza apparire impacciato.

Io, nascosta dietro i rami morbidi della pianta fiorita, passai il primo minuto ad ammirare affascinata i due cultori fare a pezzi, uno dopo l’altro, ogni nemico gli si parasse difronte. Mi resi conto presto, però, che se non mi fossi sbrigata non avrei avuto niente da colpire.

Estrassi una freccia dalla faretra con le dita che tremavano per la tensione, incoccandola correttamente al primo tentativo con un sospiro soddisfatto. Scelsi il mio bersaglio, proprio come mi aveva insegnato Rulan, e tesi la corda fino a che le piume non mi sfiorarono le labbra.

Ora tocca al respiro, mi dissi concentrata.

Presi fiato una, due, tre volte prima di avere il coraggio di darmi un ultimatum. Sapevo che più a lungo tenevo la corda così, meno preciso sarebbe stato il colpo, dato il tremore che mi si diffondeva fino alla spalla per lo sforzo.

Espirai profondamente e lasciai allo stesso tempo la presa che avevo sulla freccia, permettendo che centrasse il bersaglio designato. Ebbi successo senza vederlo davvero, la punta troppo veloce per i miei occhi che si dirigeva verso il cadavere macilente e lo colpiva.

Vidi però lo zombie cadere a terra con una freccia che gli spuntava dalla fronte, il cranio completamente perforato dal mio colpo pieno di energia spirituale incontrollata.

Sorridendo senza rendermene conto, ne incoccai alla cieca un’altra con le dita che mi formicolavano. Pervasa da un’emozione nuova, quasi mi dimenticai di sbattere le palpebre.

Il nome, è ora del nome, pensai in preda alla confusione più totale. Scelsi in fretta e senza pensarci troppo, preferendo andare ad istinto che rifletterci.

-Thanatos- mormorai decisa contro la corda tesa, il respiro regolare ed il battito a mille. 

Poi, scoccai un’altra freccia.

 

 

Lo scontro si concluse in fretta, eppure mi consumò comunque tutte le energie che avevo in corpo. 

Ammazzai da sola tre zombie e rallentai abbastanza il quarto da permettere a Jin Ling di finirlo con un fendente vibrato con la sua dorata Suihua. Jiang Cheng invece se la cavò benissimo anche senza il mio aiuto, nonostante uno dei suoi nemici fosse stato abbattuto dalle mie frecce.

Potei emergere dalla boscaglia solo quando entrambi i cultori furono sicuri di aver liberato la zona.

Barcollando come un’ubriaca, raggiunsi la coppia e sorrisi ad entrambi con le dita che mi tremavano intorno all’impugnatura di Thanatos. Scossa dall’adrenalina che ancora avevo in corpo, afferrai la mano del Gran Maestro e intrecciai le mie dita fra le sue.

Il suo viso rimase impassibile, ma il luccichio emozionato nei suoi occhi mi fece capire che aveva apprezzato quella riconciliazione affrettata.

-Cosa ci facevano qui così tanti cadaveri, comunque?- sbottò di colpo, stringendomi la mano con forza perché non la lasciassi andare -Non erano stati tutti attirati altrove?- continuò impensierito, parlando più a se stesso che a noi.

Rulan, che si era seduto per asciugarsi il sudore che gli inzuppava il collo con una manica, si fece torvo per qualche attimo per poi balzare in piedi di scatto e fissarci quasi sbalordito dai sui pensieri.

-No, no, no! Ci siamo sbagliati fin dall’inizio- gridò con enfasi, spalancando le braccia e agitandosi come un matto -La Sacerdotessa sta giocando a xiangqi con noi- esclamò a sorpresa.

-Cosa?- gli domandai io, confusa quanto suo zio dalla sua affermazione.

Jin Ling ci guardò spaesato per un attimo come se si fosse appena reso conto di cosa aveva detto e comprese che non avevamo ovviamente potuto seguire il suo ragionamento. Decise di ritentare con un approccio più esplicativo.

-Parlo di un gioco da tavolo che… non è questo il punto- scosse la testa e riprovò ancora -Affrontando alcuni avversari a xiangqi mi è capitato che alcuni di loro fossero molto bravi a nascondere le loro mosse perché, in effetti, non le nascondevano- disse cercando di esser più chiaro.

Io continuai a non capire cosa centrasse questa sua metafora con i piani della Sacerdotessa Nera, ma Jiang Cheng parve avere la stessa illuminazione del nipote, nonostante apparisse ancora scettico. L’irrigidimento della sua mascella e la contrazione dei nervi del collo mi fecero capire che non era un buon pensiero, quello che gli passava per la mente.

-Cosa stai cercando di dire?- indagò, stringendomi ancora di più la mano e trasmettendomi involontariamente una scarica di energia spirituale che mi riscaldò da capo a piedi, ridandomi energia.

-Un buon giocatore prova ad attaccarti su più fronti o ad escogitare tattiche ingegnose che spesso funzionano- continuò ad illustrare Jin Ling, orami così attaccato al suo esempio da non poterlo più abbandonare -Ma i giocatori davvero molto, molto bravi hanno una strategia più sottile: ti fanno credere fino all’ultimo di averli messi in trappola e di aver colto i loro piani, quando invece quella era tutta una facciata e tu stavi solo nuotando sulla superficie del lago, mentre sul fondo c’era il vero mostro pronto per tirarti giù- concluse la sua arringa allargando le braccia e rivolgendo i palmi al cielo, sconfitto.

Solo a quel punto, capii finalmente cosa stesse cercando di dire.

L’ipotesi che la Sacerdotessa ci stesse ingannando per poter, nel frattempo, architettare ciò che voleva alle nostre spalle era terrificante quanto plausibile. Per come si era mossa fino a quel momento, sembrava proprio il tipo di persona che orchestra le miglior recite per ingannare l’avversario.

-Sta attaccando i villaggi per distrarre i cultori- mormorai a corto di parole, sconvolta dalla genialità del suo piano. Se era davvero così, eravamo nella merda fino al collo.

-Basterà dire a tutti di ritirarsi- propose Jiang Cheng con tono agitato, cercando comunque di essere obbiettivo -Cazzo!- esclamò poi frustrato mentre rifletteva su come agire.

Era difficile mantenere lucidità quando i propri piani andavano in pezzi, ma in qualche modo avremmo dovuto capire che fare ora che i cultori erano richiesti altrove. Impacciata, mi domandai ancora perché fosse così complicato scegliere come comportarsi.

-No, perché perderemmo comunque- negò Jin Ling, anticipando le parole che stava per pronunciare suo zio, resosi conto dell’assurdità di ciò che aveva proposto -Non possiamo lasciare che la gente muoia mentre noi ci barrichiamo nelle nostre Sette- disse, ed aveva ragione.

Il silenzio ci circondò come un mantello, facendomi rabbrividire per lo sconforto di non avere alcuna idea. Il vento aveva smesso di soffiare e perfino il bosco era immobile, quasi fosse in attesa di una nostra decisione.

-Quindi… che facciamo?- domandai frastornata, il cuore che mi batteva nel petto ancor più forte di quando avevo combattuto.

Un altro lungo silenzio teso fu la mia risposta.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Non so se serve realmente dirlo, ma Thanatos è un personaggio della mitologia greca che letteralmente più essere descritto come "colui che governa la morte".
Per essere chiari, era il fratello gemello di Hypnos ed era uno dei pochi ad avere accesso all’Averno… forse lo ricorderete per la sua comparsa nell’Iliade, quando, sotto FORTI pressioni di Apollo, recuperò Sarpedonte durante la guerra di Troia per portarlo in Licia e svolgere i funerali. Apriamo una parentesi: non mi dispiace per Sarpedonte, dato che odiavo sia lui che quel pezzettino di s*ronzo di Apollo.
Uhm, comunque Thanatos è conosciuto anche come Tanato (ma mi fa schifo questa traduzione quindi nulla)

Lo xiangqi, poi, è la versione cinese degli scacchi (così come lo shogi è la sua variante giapponese), ma era un poco più complesso… si basano entrambi sulla strategia, comunque. E poi anche lì esiste lo scacco matto, quindi è abbastanza simile.

 

Allora, tornado a noi: piaciuto questo capitolo? É un pò più lungo del solito, ma mi aveva preso molto e mi pareva orribile lasciarvelo a metà, quindi sono stata generosa ;)
Ci sono molte rivelazioni, c’è la riconciliazione di Jiang Cheng e Cry, il ritorno alle spade ed ai poteri spirituali… insomma, tanta roba. Serviva, comunque, siatene certi.
Deb, un abbraccio perché SO che sarai la prima a leggere, con tutta probabilità. Mi vizi troppo, ammetiamolo ;3

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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