Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Aqua Keta    23/07/2020    6 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Strinse forte a sé il cuscino.
Un lungo sospiro di sollievo ripensando a quanto fosse stata astuta Renée.
Ebbene, quell’inaspettato piano aveva beffato il destino e la sua fatidica prima notte da Madame Bouillè.
Rientrando nella sua camera si era fatta aiutare proprio da lei nel fare il bagno.
Un unico desiderio: togliersi di dosso ogni traccia di quell’essere ripugnante.
Con la pezza bagnata aveva strofinato la pelle a tal punto da sentire il fuoco su tutto il corpo.
Alla fine aveva indossato una nuova camicia da notte, profumata, bianca.
Finalmente si sentiva nuovamente pulita.
Si erano lasciate stringendosi le mani entrambe un po’ più serene.
Si, tranquilla, ma fino ad un certo punto.
Ora aveva finalmente dalla sua parte una donna che conosceva nei minimi particolari ogni angolo di  quel castello, le abitudini dei suoi inquilini.
Tranne uno.
Quell’ombra onnipresente.
Come poteva quell’essere muoversi con tanta leggerezza e silenzio da sorprendere chiunque all’improvviso!
I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da quella splendida sensazione di mille farfalle nel ventre.
Vi posò una mano e le parve di percepire un sussulto –“Possibile? Non è forse troppo presto?”
Ci fosse stata Beatrice, avrebbe potuto spiegarle.
Che ne sapeva lei della gravidanza? Nulla!
Rammentò le parole di sua madre - “Madri non si nasce, ci si diventa”
“Ed io farò di tutto per esserlo quando finalmente potrò ammirare il tuo volto, vedere i tuoi occhi, stringerti tra le mia braccia con la certezza che sei il frutto di un grande amore”- rimanendo come in ascolto del suo corpo.
Sedette sul letto –“Andrè!”
Come fare per vederlo? Per accertarsi che stesse bene? Perché avevano rapito pure lui?
Doveva assolutamente fare qualcosa per impedire che rimanesse fra quelle mura fredde ed umide.
Rovistò nell’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere indosso.
La mano sulla maniglia.
La porta si aprì.
Ora niente più sbarre a bloccarle la possibilità di muoversi liberamente nel castello come aveva richiesto.
Sbirciò lungo il corridoio.
 

Le lacrime solcarle il volto senza tregua.
Le ginocchia doloranti per la rovinosa caduta sulla strada , le mani sbucciate.
Andrè la raggiunse e chinatosi su di lei tentò di aiutarla ad alzarsi.
Alain si volse e lanciò loro una gelida occhiata.
Anche Diane si precipitò in suo soccorso –“Non credi di aver esagerato?”- rivolgendosi al fratello.
“Ti proibisco di riprenderla in casa!”- con gli occhi fuori dalla testa.
“Dove hai messo il cuore!?!”- sbraitò.
“Forse qualcuna lo ha calpestato”- ed accelerato il passo sparì poco più in là dietro un angolo.
Non c’era più nulla da fare. Leah lo sapeva.
Si rialzò barcollando con una smorfia di dolore
“Portala dentro”- Andrè si rivolse a Diane.
Lo sguardo fisso nel vuoto - “Che cosa ho fatto!”- coprendosi il viso con le mani.
“Ti prego Leah, torna in casa, Diane ti deve medicare!”
“ … ora ho perso proprio tutto!”
Andrè rimase a fissarla qualche istante. Provò una pena infinita vedendola racimolare le sue poche e misere cose .
“Maledizione!”- sbottò.
“Dove vai?”- gli occhi di Diane ad inseguirlo.
“Non finisce qui!”- imboccando la stessa strada di Alain.
Doveva chiarire e subito.
Alain spinse con rabbia la porta della taverna facendola sbattere.
Solo Du Bois sollevò gli occhi dal bancone –“Che hai scordato?”
“Dammi da bere!”- sedendo.
“Serataccia”- commentò riempiendogli un bicchiere.
Ne trangugiò più della metà in un solo sorso.
Qualcuno si accostò a lui – “Le donne saranno sempre la tua dannazione”
Con la coda dell’occhio intravvide Yvy prendere posto al suo fianco.
“Uno pure a me!”- un cenno all’oste.
“Che siate maledette!”- vuotando completamente il boccale – “Dammene un altro”- spingendo il bicchiere verso Du Bois.
“Hai mai pensato che forse il problema potresti essere tu?”- sorseggiò il vino.
“Ma non te n’eri andata da Parigi? Cosa vuoi ancora da me?”
“Bel modo di salutarmi stasera quando sono entrata”
“Dovevo prenderti tra le braccia, stringerti e baciarti?”- ingrugnito.
Sollevò appena un sopracciglio –“Poteva essere un’idea”- cercando i suoi occhi.
Alain si perse in quel mare verde azzurro.
Yvy non era affatto cambiata. Sguardo malizioso, atteggiamento da maschiaccio ma terribilmente donna nonostante la giovane età – “E poi?”- stuzzicandola.
“Hai da fumare?”- chiese a Du Bois.
L’uomo estrasse una cartina e del tabacco da un cassetto.
“Lascia, faccio io” – preparò quel miscuglio rollando il tutto poi fra le dite e fece accendere.
Aspirò a fondo lasciando scivolare dalla bocca appena socchiusa un sottile filo di fumo.
“Cavoli”- si disse osservandola – “Lo fai apposta?”- afferrandola per la mano.
Gli sorrise con malizia. Sapeva quanto ad Alain piacesse quel gesto –“E’ finita tra noi, ricordi?”
Gli apparve il volto di Leah.
Scosse il capo come per cacciare quell’immagine.
“Complimenti. Hai già trovato con chi consolarti!”- Andrè lo afferrò per una spalla.
“Togliti dai piedi, traditore!”- dando uno strattone per liberarsi.
“Vieni fuori a dirmelo se hai il coraggio!”- lo sfidò.
“Piantala Andrè!”
“Avanti … ”- provocandolo nuovamente.
“La cosa si fa interessante!”- Yvy scrollò la cenere.
“Coraggio, vieni fuori”- la mano a stringergli una manica.
Montò su tutte le furie –“Te la sei cercata”- tentando di sferrargli un pugno all’interno del locale.
Andrè lo sviò e si diresse in strada.
Fu un attimo. Alain lo raggiunse. Piegò i gomiti avvicinandoli al corpo e mettendosi in guardia – Lo hai voluto tu!”- partendo con un destro in direzione del viso dell’amico.
Il pugno colpì la guancia di Andrè mentre l’altro affondò nello stomaco.
“Traditore. Vorresti tenere due piedi in una staffa? Leah ed Oscar?”
Rispose senza pensarci centrandolo in pieno sotto il mento –“Io amo una donna sola: Oscar”
“Bugiardo. Te la sei fatta allora e adesso che non hai più compagnia sei tornato a riprendertela!”
“Sei un pazzo se credi questo!”- l’ennesimo affondo.
“Non lo credo. Ho visto. Questo mi è bastato”.
“Io non tradisco gli amici tanto meno la donna che amo!”
Alain l’afferrò per il collo –“Dimmi il senso di essertela portata a letto e poi averla lasciata nelle mie mani!”
“Non me la sono portata a letto. Non abbiamo mai fatto nulla. Io non ho voluto e lei non ha voluto. Amo solo una donna e quella è e sarà sempre e solo Oscar. Se sono tornato è solo perché contavo sull’aiuto del mio migliore amico per ritrovarla, perché ho sempre saputo che su di lui avrei potuto contare!”
“Falso! Se non avessi voluto baciarla avresti potuto tirarti indietro. E per quanto riguarda lei … beh è solo una sgualdrina”
“Non lo è!” - Alain era forte, ma lui non era certo da meno.
Riuscì a liberarsi e capovolgere la situazione spingendolo con le spalle al muro –“ Mi meraviglio tu abbia dei dubbi sulla mia onestà nei tuoi confronti”
“Credi sia scemo?  Sui gradini di casa non stavate di sicuro giocando a carte”
“Sai bene quanto io voglia bene a Leah …. ma l’amore è tutta un’altra cosa. Amo Oscar, da sempre. Se non fosse accaduto quell’incidente ora saremmo marito e moglie e potremmo preoccuparci assieme di nostro figlio”
“Diventerai padre?”- allibito.
“Si, Oscar ed io aspettiamo un bambino”-
Si lasciò andare quasi di peso sedendo a terra – “Già … l’amore è tutta un’altra cosa.”- sollevando lo sguardo verso il cielo –“mi sono illuso …”
“Non ti sei illuso” - accomodandosi al suo fianco –“Laeh è una brava ragazza”
Guardò l’amico quasi alla ricerca di un’ulteriore conferma a quelle parole.
“Non la cacciare. Le sue lacrime erano sincere. Ti ama, credimi”- pulendosi un angolo della bocca –“Non ho tradito la tua fiducia. Non può che farmi piacere che si stia ricostruendo una vita e che tu finalmente abbia messo la testa al posto giusto. Siete fatti l’uno per l’altra”.
“Non per lei! Quello che mi fa più rabbia e che non sia mai stata sincera. Ma soprattutto ciò che mi rode è sapere che ogni volta che abbiamo fatto l’amore lei abbia pensato a te!”- quasi fulminandolo.
“Ti sbagli. Se quello fosse stato il suo pensiero non lo avrebbe fatto. Se fosse ancora innamorata di me non si sarebbe concessa. Non è una di quelle ragazzette che forse avrai frequentato prima!”
Gli sguardi si incrociarono.
“Non ho mai sofferto per amore”
“Parli con uno che ci ha convissuto una vita. Come posso, ora che avrei avuto la  felicità servita su un vassoio d’argento, buttare tutto alle ortiche?”
“Mhhh…”- mugugnò massaggiandosi il mento –“Da quando colpisci così duro?”
Sogghignò - “ Da sempre. Il fatto è che tu ed io non siamo mai venuti alle mani”
“Le donne …”- mormorò.
“… un nettare dolce amaro”-
 

A piedi scalzi attraversò il corridoio per giungere infine alle scale.
Poteva essere un azzardo ma ora più che mai aveva bisogno di lui, di vederlo, di udire almeno per una volta nuovamente la sua voce.
Il silenzio.
Scese i gradini velocemente. Ricordava bene il percorso fatto in precedenza per arrivare alle prigioni.
“Madame voi qui!”- uno dei carcerieri la sorprese all’improvviso.
Immobile di fronte all’uomo dovette pensare velocemente ad una valida motivazione – “Mi è stato concesso di colloquiare con l’uomo tenuto in quella cella, quella sulla destra alle vostre spalle”
Si fece da parte lasciandola passare –“ Il Generale è al corrente che siete qui?”
“Dubitate delle mie parole?”- quasi fulminandolo.
“Oh no certo che no. Non mi permetterei mai.”
 “E’ la seconda volta che ci incontriamo questa notte, Madame!”
Alle sue spalle, il cappuccio sempre a coprirne il volto.
“Non dovreste essere nelle vostre stanze a quest’ora?”
“Non riuscivo a riposare”
“Era necessario scendere in questo luogo …? Non credo sia consono alla sposa di un Generale”
“Penso sia mio diritto potermi muovere liberamente …. dal momento che trattasi … di casa mia”- desiderò mordersi la lingua pronunciando quelle parole.
“Siete astuta, molto astuta”
“Tanto da incutervi qualche timore?”
“Sappiate che non temo nemmeno la morte, pertanto quale motivazione dovrebbe spingermi ad avere paura di voi? Al contrario nel vostro caso”
Aggrottò la fronte.
Veramente di quell’essere bisognava temere.
“Perché siete scesa fino qua? Dopo la prima notte pensate ancora a quel prigioniero?”
“E’ stato il mio attendente, non dovrei preoccuparmene?”­ – Attendente! Si odiò per l’uso di quel termine.
“Non vedo il motivo di angosciarsi tanto per un domestico dal momento che, come mi avete assicurato, tra voi non vi è altro che un rapporto padrone-servo!
“Non stiamo parlando di un oggetto, ma di una persona”
“Vi toglierò questa preoccupazione in maniera tale che possiate concentrarvi solo ed esclusivamente al vostro ruolo di Madame!”- un cenno e apparvero due uomini uno dei quali aprì la porta pesante della prigione dirigendosi all’interno verso il giovane ancora imbavagliato e bendato.
Oscar allungò il collo spingendo lo sguardo in quel luogo buio per tentar di scorgere il volto di Andrè -  “Che intenzioni avete?”- allarmata.
Un cenno col capo. Tanto bastò.
Quel bifolco afferrò per il nodo la striscia di tessuto che copriva gli occhi al ragazzo obbligandolo a reclinare la testa all’indietro e con uno strattone gli sollevò il mento.
Non ebbe il tempo di realizzare quanto stesse accadendo.
 L’uomo estrasse un coltello.
Ne scorse un leggero luccichio.
Fu un attimo.
La lama tagliente attraversò la gola del prigioniero da una parte all’altra in un battito di ciglia.
Oscar sbiancò.
Il corpo ricadde a terra in una pozza di sangue.
Gli occhi spalancati, la bocca semiaperta. Scioccata ed impietrita.
Tutte le parole soffocate in gola.
Mezzo passo fra quelle mura umide, nel buio.
Le mani tremanti protese in avanti – “Andrè …”- un filo di voce.
Il cuore esploderle nel petto.
L’altro aguzzino l’afferrò per un braccio – “Dove credete di andare?”- spingendola fuori con arroganza.
 “Ora riportatela nella sua stanza e sbarazzatevi di quel corpo”- girando le spalle quell’ombra come era apparsa così si dileguò.
No, non poteva essere.
Cadde in ginocchio, una mano a terra ed una sul viso a coprire gli occhi traboccanti di lacrime.
“Andrè!”- quel nome urlato con tutto il dolore che ora le lacerava l’anima.
Si sentì afferrare per le braccia e trascinare via con forza.
“Noooo …. Andrè, Andrè..”
Priva di ogni forza per reagire, i singhiozzi, un senso di mancanza d’aria e di nausea mescolati tra loro.
Tutto attorno prese a girare vorticosamente.
Una mano con un candelabro.
Le fiammelle tremule ….
Il buio.
 

“Cosa fai? Dove vorresti andare?”- Diane china su di lei le strinse una mano.
Sollevò lo sguardo –“… non volevo. Sono stata solo una stupida. Perdonami almeno tu!”
“Hai bisogno di essere medicata. Torna in casa”
“Diane … grazie di tutto. Ora lasciami andare. Ti prego”
“Non posso. So bene che ami Alain … quello che è successo è stato solo un momento di debolezza”
Leah  accennò ad una sorta di leggero sorriso. Prese il volto della giovane tra le mani e la baciò sulla fronte.
“Dai questo bacio a tuo fratello quando riterrai opportuno farlo”.
Si avvolse lo scialle sulle spalle e voltandosi si allontanò di corsa nonostante il male tremendo alle ginocchia.
“Leah!”- chiamò.
Troppo il tormento che forse da sempre, da quando Andrè se n’era andato, non aveva fatto altro che consumarla. Alain un ripiego ? No! Diane aveva visto tanto amore in quegli occhi in tutto il tempo che aveva fatto parte di quella famiglia.  Gli errori stavano da entrambe le parti.
Rallentò non appena si rese conto di essere oramai fuori dalla visuale della ragazza.
Si appoggiò ad un muro prendendo fiato. Il dolore era quasi insopportabile.
Un brivido le attraversò la schiena.
 

“Che intenzioni hai?”
Andrè rivolse lo sguardo all’amico –“In che senso?”
“Si, cos’hai intenzione di fare per Oscar”
“Contavo su qualche aggancio di Bernard. Oramai dovrebbe essere arrivato”
“Penso sia come cercare un ago in un pagliaio”
“A parte quel tale che pare vi abbia seguito fin da qui, qualche altro indizio?”
Scosse la testa –“Inizialmente ho creduto si trattasse di Girodelle. Mi sono dovuto ricredere quando l’ho trovato morto nella sua stanza”
“Parli di quel tale fuori di testa innamorato perso di lei?”
“Già”- appoggiato al muro, gli occhi rivolti al cielo –“Sai Alain … era tutto pronto. Accanto alla casa del Generale c’era una piccola dependance. Oscar, sua sorella e Rosalie l’avevano risistemata … la data certa. Aveva anche già scelto l’abito. Non ci mancava nulla …”
Si volse verso l’amico.
“Cos’abbiamo mai fatto di male per non riuscire a vivere finalmente assieme “- abbassò gli occhi –“Ho il presentimento che non vedrò nascere mio figlio …”
Una mano sulla spalla –“Ehi, Oscar saprà cavarsela”
Andrè annuì.
“Non hai pensato a chi potrebbe odiare i Jarjayes a tal punto?”
“Proprio non saprei”
“Qualcuno che magari serbi rancore nei loro confronti da anni”
“Una cosa posso garantirtela. A mio parere la cerchia è assai ristretta. E personaggi tutti di un certo calibro”
“Credo dovremmo cominciare proprio da lì”- rimettendosi in piedi ed allungando una mano al giovane -“Torniamo a casa”
Rimase a pensarci un attimo – “Non mi pianterai per caso un coltello nella gola stanotte?”
“Non credo ce ne sarà bisogno”- strizzandogli l’occhio.
“Tu invece?”- scrollandosi la polvere.
“Io cosa?”- passando le mani tra i capelli.
“Cosa farai con Leah?”
Lo vide aggrottare la fronte e dilatare le narici.
“Che cosa provi per lei?”- senza guardarlo
Infilò le mani in tasca.
Un calcio ad un sasso sulla strada.
“Non sono mai stato innamorato di nessuna come di lei”
Le labbra di Andrè si distesero in un lungo sorriso.
“Voglio sposarla. Voglio costruire una famiglia con lei ….”- rivolse gli occhi all’amico –“… ma deve essere veramente sincera con me”
Un sospiro di liberazione –“Allora rientriamo” -  una pacca sulla spalla dell’amico.
“Aspetta”- prendendolo per il polso – “Perché vi siete baciati? Devi dirmelo”
Cos’avrebbe potuto rispondergli. Che fosse stato un momento di debolezza di Leah? C’era anche lui li.
“Io amo Oscar e non devo convincermi di questo. Questa è la realtà. Ho sofferto una vita per realizzare questo sogno. Voglio bene a Leah. Ma l’amore vero come ti ho detto è tutta un’altra cosa, come quello che provo per lei. Solo affetto. Nulla di più!”
“Vuoi dirmi che dopo qualche mese non provi più attrazione nei suoi confronti?”- non soddisfatto della risposta.
“E tu? Nonostante tutto non provi ancora attrazione per Yvy?”
Irrigidì la mascella impreparato di fronte a quella domanda.
“E di Oscar? Quanto tempo sei stato invaghito di lei? Vorresti dirmi che nonostante stessimo assieme non hai più provato nulla?”- Lo vide stringere i pugni con un senso di rabbia, o forse rancore? – “Certo non l’hai mai baciata … Ma sii sincero tu ora! Dopo esserti messo con Leah non hai più guardato nessuna? Attento a come rispondi. Ti conosco troppo bene Alain!”
Si sciolse da quella tensione ed iniziò a ridere.
“Che ti prende?”- sbalordito.
Divenne una risata fragorosa –“Le donne! Questo dolce tormento”- afferrando Andrè per il collo con l’incavo dell’avambraccio e strofinandogli un pugno sulla testa – “Grandier, mi hai fregato!”
 

Il tonfo del richiudersi della porta alle sue spalle la fece sobbalzare.
Gli occhi sbarrati. Un tremore attraversarla per tutto il corpo.
Si volse lentamente.
“Noooo!”- battè con forza i pugni –“No … Andrè … maledetti! Fatemelo vedere … almeno un’ultima volta … Andrè …”
Le gambe le cedettero. Si ritrovò in ginocchio, la fronte contro la porta, le lacrime solcarle il viso.
“Nooo … perché? Perché non avete ucciso pure me! Che senso ha che io resti in vita. Non voglio essere la consorte di Bouillè … dovevo essere la sposa di Andrè … voglio morire … non ha più senso questa vita … vi prego uccidetemi … vi prego …”
I singhiozzi le strozzarono quasi il respiro –“Non voglio più vivere …” mormorò – “… è un dolore troppo grande…”
Renèe sorpresa da quel trambusto la raggiunse nella sua camera.
“Oscar, cosa vi è successo?”- chinandosi su di lei.
Le buttò le braccia attorno le gambe –“Me l’hanno ucciso, maledetti!”
“Su, vi prego, alzatevi.
“Non ha più senso la mia vita … Renèe voglio morire”- senza che le lacrime le dessero tregua.
“Cosa dite? Siete impazzita!”- sbirciò fuori dalla porta poi la richiuse – “Su, venite”- aiutandola ad alzarsi – “Sedete qui”- l’accompagnò sul ciglio del letto – “Cos’è successo?”
“Lo hanno ucciso, quell’ombra … la lama gli ha attraversato la gola … un lago di sangue … “
“Che il cielo lo fulmini quanto prima!”- le asciugò gli occhi raccogliendole i capelli dietro le orecchie –“Coraggio … fatevi coraggio. Non dovete dire assolutamente di voler morire. E il vostro bambino? Avete pensato al vostro bambino? Desiderate togliere la vita pure a lui? Il frutto del vostro bellissimo amore?”
Alzò gli occhi incrociando lo sguardo della donna. Anche i suoi erano lucidi.
“Io non credo vogliate fare del male a questa piccola creatura che portate in grembo”- le prese una mano posandogliela sul ventre –“Volete veramente che questo miracolo non veda la luce? Questo deve essere la forza che vi farà andare avanti, il vostro orgoglio. Lo dovete fare per il vostro Andrè!”
“Renèe come farò? Io non credo di potercela fare … Il mio Andrè ..”- la mani sul viso.
“Vi conosco da poco ma quanto basta per aver compreso quanto siate coraggiosa, di animo buono. Siate fiduciosa. Un giorno guarderete vostro figlio ripensando a quella scelta giusta che avete fatto”
“Renèe …”- con un filo di voce. Abbassò lo sguardo.
Un sussulto e ancora quella sensazione di mille farfalle nella pancia.
Le braccia a stringersi il ventre – “Andrè …”
“Mettetevi a letto. Avete bisogno di riposare”- la invitò a coricarsi –“Aspettate …” – avvicinatasi al comò prese il catino e lo ripose a terra accanto al letto. Vi appoggiò i piedi della giovane e vi versò sopra dell’acqua –“Come avete fatto ad andare scalza? “- li lavò e dopo averli asciugati –“Ecco, ora potete distendervi”
“Non voglio dormire … io non …”-
La fece sdraiare sul letto. Le sistemò i cuscini –“se volete posso prepararvi qualcosa di caldo”
“No … io … ho solo voglia di piangere … solo piangere..”
“Allora se questo può aiutarvi fatelo pure …. Vedrete che poi vi addormenterete”- accostò le tende – “Ve le lascio sistemate in questa maniera, così potrete vedere fuori dal letto. So che vi piace molto”
La donna prese il catino e fece per uscire dalla stanza.
“Renèe …”
“Dite “- voltandosi.
“Grazie … di cuore”- seduta sul letto.
Le fece un gesto con la mano –“Lasciate stare. Non dovete ringraziarmi di nulla. Pensate al vostro bambino. Ora riposate”
 

Fecero rientro a casa sinceramente più sereni entrambi.
Nel cuore di Alain il desiderio di chiarire tutto con Leah. L’amava. Si! L’amava terribilmente. Non aveva mai provato un sentimento così forte. E doveva questo unicamente al suo amico.
Mentre camminavano lo fissò a lungo.
Lui era veramente innamorato di Oscar. Lo era sempre stato nonostante nella sua vita fosse entrata la sua “bambolina”.  Volto provato,  barba incolta e quegli occhi ancora più tristi di quando l’aveva conosciuto dietro i quali tanto dolore. Si era sbagliato. Doveva ammetterlo. Andrè non era capace di pugnalare un amico alle spalle.
Voltato l’angolo si ritrovarono di fronte a casa.
Diane sui gradini. Il viso affondato fra le braccia sulle gambe.
“Che fai qua fuori con questo freddo?”- avvicinandosi alla sorella.
Sollevò il volto –“Se n’è andata!”- gli occhi lucidi.
Spinse la porta con la mano. Dentro il buio.
Scavalcò la giovane entrando –“Leah, Leah!”
“Inutile chiamarla. Se n’è andata. Ha preso le poche cose che le avevi gettato dalla finestra e se n’è andata. Cos’hai fatto Alain, cos’hai fatto??!!!”
Si precipitò di sopra in camera –“Leah!”- entrando nella stanza.
Fece qualche passo. Gli occhi fissi sul letto.
Sul comò il suo fermaglio.
Lo prese tra le mani passandolo e ripassandolo tra le dita – “Dove sei?”- tra i denti.
 

“Non tollero determinate azioni in casa mia. Come vi siete permesso? Mai una goccia di sangue ha sporcato una sola pietra di questo castello!”- adirato.
“Cos’avreste preferito? Che avesse continuato ad illudersi?”
“Non datevi assillo per questo. Avreste potuto evitare. La prima notte di nozze.”
“Il pensiero è tolto. Ora potrete concentrarvi meglio su tutto il resto.”
Immobile di fronte alla finestra.
Si era svegliato presto.
Al suo fianco lei se n’era andata.
Il suo profumo era rimasto sul cuscino e fra le lenzuola, quelle lenzuola sulle quali aveva trovato quella piacevole sorpresa. Oscar era stata sua! Rammentava poco di quella notte. Ma una cosa ricordava bene: il  corpo meraviglioso di quella donna tanto odiata ora era divenuta la sua consorte. L’aveva posseduta. Non vi era dubbio alcuno. Tutto era andato secondo i piani. Quella splendida creatura aveva perso il suo candore nel suo letto.
Un sorriso sottile si delineò sulle sue labbra.
“Ditemi. La prima notte?”- azzardò per aver conferma di ciò che quella donna gli aveva detto.
“La prima notte!”- confermò –“ nemmeno potete lontanamente immaginare la mia soddisfazione”- poi rivolgendogli lo sguardo –“D’ora innanzi non vi sarà più concesso libero arbitrio fra queste mura!”- tuonò.
“Grave errore il vostro”
“Tutto vi ho permesso e tutto ho accettato di voi. La vostra diabolica mente mi intriga ciò non toglie che non sia ammissibile l’accaduto di questa notte”- si versò del caffè – “Gradite?”
“No, vi ringrazio. Quello che volevate fin’ora lo avete ottenuto?”
“Indubbiamente e direi i risultati sono andati ben oltre le mie aspettative”
“Di che vi lamentate allora?”
“Mhh… “- ripose la tazza sul tavolo –“Vi siete già sbarazzato del corpo?”
“Dovreste ben sapere che i miei lavori sono impeccabili … se non s’intromettono i vostri uomini”
“Appunto per questo desidero che veniate a Parigi con me”
“Non ne comprendo la motivazione”
“Devo sbrigare alcune faccende relative alla conclusione del mio servizio per Sua Maestà. Un’ottima occasione per trovare una donna, una ragazza che si occupi a tempo pieno di mia moglie. Renèe è troppo anziana e poi è meglio che si dedichi ad altro.”
“Proprio Parigi?” – una nota di disappunto.
“Meglio trovarla lontana da qui”.
“Vi darò alcuni dei miei uomini”- insistette.
“No, verrete con me. Qui non c’è alcun bisogno della vostra presenza. Soprattutto dopo ciò che avete ordito alle mie spalle”
“Vi chiedo di moderare i toni”- leggermente stizzito.
“Col tempo state iniziando a manifestare le vostre emozioni “- lo sorprese.
“Non prendo ordini da nessuno, dovreste saperlo”
“Visto che vi pago, e profumatamente, questa volta si farà secondo i miei voleri. Vedete di organizzarvi quanto prima. La partenza è fissata per dopodomani. I tempi stringono. Per Natale vorrei essere di rientro”.
“Correte un bel rischio a lasciar sguarnito il castello. Sapete meglio di me che quella donna deve stare sotto stretta sorveglianza”
“State parlando di mia moglie!”- lo bacchettò.
“Mi stupite. Vi state forse ammorbidendo? Sappiate che se non la controllerete giorno e notte quando farete ritorno da Parigi sapete quante ne troverete? Nessuna! E’ tremendamente astuta. Non dovrei nemmeno ricordarvelo. I vostri uomini, almeno quelli che si annidano come ratti nelle segrete, sono talmente stupidi che a metterli tutti assieme non si riuscirebbero a farne uno intelligente.
“Probabilmente … ma non tutti. E quelli sparsi in giro all’interno delle mura sono astuti quasi più dei vostri”
“Ritenete pertanto di poter partire nella completa tranquillità? Povero sciocco”
Bouillè si mosse verso di lui con fare minaccioso – “Ora basta!! Mi avete seccato. Cosa fareste tutto il tempo in questo luogo sperduto sulla faccia della terra?”
“Tramerei nuovi piani … “- sfregandosi le mani.
Lo sguardo interrogativo. Cos’altro poteva partorire quella mente diabolica?
“D’accordo. Potrete venire al castello quotidianamente a visionare che tutto sia tranquillo. A questo punto istruite i vostri scagnozzi per il da farsi”
Un leggero accenno di riverenza ed uscì dallo studio.
 
 
Nessuno dei due aveva chiuso occhio.
Andrè se n’era rimasto in cucina. La tazza del caffè tra le mani.
Alain come impietrito, seduto ai piedi del letto, passare ripetutamente tra le dita il fermaglio di Leah.
Nella sua mente il susseguirsi di ogni singolo istante trascorso con la giovane fino alla sera precedente, alle parole dette, alla sua ira, a quella forte amicizia che lo legava al suo ex compagno di divisa, a Diane che non aveva smesso di piangere.
Scese – “C’è ancora del caffè?”
La sorella non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
“Diane , smettila!”
“Sei un’ idiota … anzi, lo siete entrambi. Possibile che voi uomini non usiate il cervello quando serve?”
Sbalordito.
“Non troverai mai più una donna che si doni a te come Leah.  Vuoi riprendere a saltare da un letto all’altro? Una diversa tutte le sere? Bene. Vorrà dire che ti sei scelto la tua vita. Io non sono più disposta ad accettare questo tuo comportamento”- inveendo contro il fratello –“E tu …”- rivolgendosi ad Andrè –“ … meglio non dica nulla”- tendendo le braccia e stringendo i pugni – “avete proprio combinato un bel pasticcio. Stupidi sciocchi!!”- ed afferrato lo scialle salì di corsa in camera sua.
A bocca aperta entrambi a fissare le scale.
Andrè girò lo sguardo verso l’amico  -“Una diversa tutte le sere? Ma come diavolo hai fatto!”- per stemperare il clima creatosi.
Alain si passò una mano tra i capelli, poi spalancò le braccia –“Che ti posso dire? Non riesco farne a meno. Le donne sono come l’aria per me”
“Anche dopo di lei?”- tornò serio.
Aggrottò la fronte –“No. Dopo di lei, solo lei”
Un lungo sospiro –“Sarà un bel problema ora”.
“Non credo sia andata lontano. Direi che potremmo provare alla sua vecchia casa”-
“Alain tu vai a cercarla. Io devo accertarmi che Bernard sia rientrato”
L’amico annuì –“Certo. Vedi se riesci intanto ad organizzare qualcosa con lui.”
“Appuntamento da Du Bois?”
“Si, direi in serata”
André infilò la giacca e fece per uscire.
“Ehi…”- lo richiamò Alain.
Uno sguardo.
L’intesa. L’amicizia.
 

Seduta accanto alla finestra.
Fuori i fiocchi di neve silenziosi posarsi lievi sul davanzale.
Gli occhi lucidi, persi nel vuoto.
Le mani strette sul ventre.
Cos’altro le restava?
Ripensò alle parole di Renée.
Il bene più grande, il suo amore eterno per Andrè era in lei. Lo sentiva crescere giorno dopo giorno. La sua unica speranza, la sua unica voglia di continuare a vivere.
Accarezzò teneramente quella leggera rotondità.
Si affacciò alla porta la sua “salvatrice” –“Oscar … siete sveglia?”
“Venite Renèe”- un filo di voce.
La donna ripose il vassoio con il the caldo sul tavolino –“Vi ho preparato dei biscotti”
L’accenno di un sorriso –“Vi ringrazio”
“Ho una splendida notizia da darvi : il Generale parte per Parigi”- il tono di voce basso.
“Che cosa?”
“Shhh…. “- facendole cenno di parlare piano –“Sono certa verrà direttamente lui ad informarvi”
“A Parigi per cosa?”
“Affari immagino. Ma questo non importa. A noi interessa che non sia presente almeno fino Natale”- le strizzò un occhio.
Il bussare le  riportò improvvisamente alla realtà.
L’imponente figura di Bouillè si palesò nella camera da letto.
Un cenno a Renèe di lasciarli soli.
 

Rannicchiata nel letto.
Una coperta buttata addosso.
Aveva dormito probabilmente un paio d’ore.
In piena notte l’unico luogo dove potersi rifugiare fu la sua vecchia casa.
Si rese conto di tremare.
Non aveva acceso il camino, voleva che nessuno potesse accorgersi della sua presenza.
Quel nodo alla gola, i segni delle lacrime sul viso.
Lo aveva perso, definitivamente.
Era stata una stupida.
Un vero azzardo il suo. Un gesto che giustamente aveva scatenato la gelosia di Alain.
Come aveva potuto? Che cosa mai aveva voluto dimostrare a se stessa o cos’aveva cercato in quel gesto?
Una conferma a cosa?
Sporca.
Ecco come si sentiva.
Probabilmente il destino aveva deciso affinchè nessun uomo potesse viverle accanto.
… Bran il suo primo amore, poi Andrè, infine Alain ….nessuno.
La sua sorte era dunque quella di rimanere sola per sempre?
Sentì le guance arrossarsi dalla vergogna.
Una macchia su di lei.
Non sarebbe nemmeno potuta tornare da Madame Bertin.
Alain avrebbe taciuto. Troppo orgoglioso.
Ma le malelingue avrebbero fatto il loro dovere in breve e la gente l’avrebbe additata come una poco di buono. Lo fosse stato non le sarebbe importato di nulla.
Ma lei non era così. A discapito di ciò che Alain potesse da quel momento pensare di lei.
Aveva provato nuovi sentimenti con André. Aveva capito che dopo quella tragica perdita era in grado di credere ancora nell’amore.
Per Alain era diverso. Non era un ragazzetto. E con i suoi modi a volte impacciati e grezzotti l’aveva fatta sentire viva, l’aveva fatta sentire amata fino in fondo.
Inutile piangere sul latte versato.
Continuare a stare a Parigi sarebbe risultato impossibile.
Avrebbero fatto presto a darle della puttanella.
Andarsene. L’unica soluzione.
Aveva messo da parte sufficiente denaro per poter arrivare fino al porto di Roscoff e imbarcarsi per Cork.
Ma forse, ancora meglio, partire da Le Havre per l’Inghilterra.
Là nessuno avrebbe saputo.
Sedette sul letto avvolgendosi nella coperta.
Sollevò appena l’abito. Le ginocchia sbucciate.
Si spinse fino allo specchio accanto la finestra.
Un vistoso graffio le attraversava la guancia dall’occhio fino al mento.
Lo sfiorò con un dito.
Doveva cercare qualcosa per pulirsi e medicarsi.
Passando accanto la finestra buttò un occhio fuori.
Alain!
Indietreggiò di scatto buttandosi nell’angolo tra il letto ed il muro.
Strinse a sé le gambe con una smorfia di dolore e chiuse gli occhi.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Aqua Keta