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Autore: PrimbloodyBlack    24/07/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lord, I no longer believe
Drowned in living waters
Cursed by the love that I received

-Sufjan Stevens

 

Quando Thalia se ne andò con Anaan, Skye stava ancora facendo colazione. Si era presa del semplice tè per cercare di calmarsi. Sentiva il proprio petto esplodere ai continui rintocchi del suo cuore. Teneva la tazza ancora piena tra le mani, mentre fissava il vuoto, nel vano tentativo di svuotare la testa da tutti quei brutti presentimenti che percepiva. Ma la quiete intorno a lei si spezzò quando sentì dei passi lenti e stanchi avvicinarsi. 

"Buongiorno." la salutò Dickens con voce roca quando entrò nella cucina.

"Buongiorno." disse ritornando nel mondo reale.

Intanto Dickens aveva già cominciato a rovistare nei cassetti e sportelli in cerca di cibo, come faceva ogni mattina appena doveva iniziare il suo turno di guardia.

"Il pane è lì," gli indicò Skye vedendolo in difficoltà.

"Si, grazie."

Nonostante la prima volta che si incontrarono il mago aveva fatto un entrata in scena magnifica, Skye non poteva fare a meno che pensare che fosse un uomo buffo. Ogni mattina si svegliava come un morto vivente e con gli occhi mezzi chiusi si muoveva nella cucina senza la minima idea di cosa fare. 

"Dormito bene?" chiese trattenendo una leggera risata.

"Si, il solito." era di spalle mentre tagliava qualche fetta di pane, ma del tono della voce, Skye capì che aveva fatto ben due sbadigli. Quando si girò aveva tra le mani un semplice panino, non perse tempo e diede subito un grande morso. "Mi mancherà questo silenzio." disse con la bocca piena, dando un suono strano a quelle parole. Skye non sapeva bene a cosa si riferisse, ma intuì che forse stava parlando dei ragazzi arrivati quella mattina.

"Forse un po' di vivacità non farà male..." sbuffò la ragazza. 

Dickens corrugò la fronte, non l'aveva mai vista in quell'umore. "Percepisco parecchia energia negativa." disse agitando la mano verso la ragazza.

"Te lo dice la tua magia?"

"Non ho bisogno della magia, te lo si legge in faccia." disse dando un altro morso.

"Fantastico," Skye finalmente bevve un sorso del tè, quando notò che ormai era tiepido alzò gli occhi al cielo. Quella mattina ogni minima cosa le stava dando fastidio. "Allora dovrò allenarmi di più a nascondere i miei sentimenti come fa una certa persona." 

"Adesso percepisco della rabbia repressa."

Si alzò da tavola e si diresse al lavandino. Dickens fu costretto a scansarsi, così che Skye poté rovesciare la tisana nel lavandino.

"Lo sai che non si spreca nulla vero?" le disse con tono leggero, sorridendole.

"Scusami." disse abbassando la testa e poggiando le mani sul mobile "Non mi parla più," disse all'improvviso, " anzi ora che ci penso non l'ha mai fatto, non so niente di lei." disse rattristata.

"Non conosco Thalia, ma Aruel mi ha parlato di come era prima." disse pulendosi le mani dalle briciole sui pantaloni. "Quando erano ancora tutti insieme." aggiunse, "Non è mai stato facile, per nessuno dei due." Skye sollevò lo sguardo per guardarlo. Lo fissava con occhi curiosi, quasi sicuri che le sue parole l'avrebbero aiutata a capire. "Mai io non posso dirti nulla, sono cose personali." Skye sbuffò amareggiata, "Ma sono sicuro che se chiederai ad Aruel, lui te ne parlerà."

"Grazie." disse ammiccando un sorriso.

"Vedi, sei molto più carina così che con quel broncio." disse stringendole dolcemente la guancia con le due dita.

A Skye piaceva quel contatto. Dickens e il padre avevano più o meno la stessa età, anche se il mago presentava qualche ruga in più. Non avevano mai parlato molto, perché sempre ed unicamente concentrata a pensare a Thalia e soltanto a lei. E cominciò a credere che adesso fosse il momento perfetto per conoscere più a fondo l'uomo che aveva contribuito al suo salvataggio.

"Perché sei qui Dickens? Sono curiosa."

"Perché eh?" ridacchiò. "Non penso sia una cosa bella da raccontare."

"Mi piacerebbe sapere." disse guardandolo fisso negli occhi. "Solo se vuoi."

"Va bene." disse incrociando le braccia. Schiarendosi la voce cominciò "Io ho servito la regina per quindici anni. Ero uno dei venti più prestigiosi maghi a corte. Ero un mago di secondo grado, in totale ce ne sono cinque e il quinto è il più basso." Skye annuendo lo invitò a continuare. "Io avevo l'incarico di addestrare dei talentuosi maghi, che avrebbero avuto la possibilità di entrare nelle armate delle regina."

"Armate della regina?" chiese preoccupata. "Quanti anni avevano?"

"No tranquilla," la rassicurò. "I giovani maghi devono prima superare tutti i corsi dell'Accademia. Si può entrare a diciott'anni e se c'è volontà riescono a finire il percorso a trent'anni. Solo dopo aver finito l'Accademia possono partecipare agli addestramenti per entrare nell'esercito e servire come Maghi dell'Ordine."

"Cos'è che ti ha spinto venire qui allora?" a quella domanda diventò più serio. "Non mi sembra poi così male."

"Sai cosa fanno agli ibridi o a chi li sostiene Skye?"

"No, non me l'hanno mai detto, ma mi sono fatta più o meno un idea."

"Chi è fortunato viene pubblicamente deriso e poi ucciso al patibolo, chi invece non lo è, viene dato a maghi e alchimisti come cavia per esperimenti." Skye fu percorsa da un brivido su tutta la schiena. "All'inizio della mia carriera non mi importava molto, avevo la stessa mentalità dei miei coetanei. Ma quando scelsero me un giorno e vidi per la prima volta cosa facevano a quelle creature, non ce l'ho fatta."

"Sei scappato?" disse a bassa voce, turbata e con i brividi sul corpo.

"Non proprio. Ho lasciato la corte, ho vissuto una vita modesta in una piccola cittadina, mi sono sposato, ho avuto una figlia." nel pronunciare quelle parole Dickens sorrise, ma c'era un visibile dolore nei suoi occhi. "Era una bella vita tutto sommato." tirò su col naso ma si ricompose subito dopo. "Finché non ho visto il boia uccidere mia figlia con il mio nipote ibrido in grembo."

Skye guardò l'uomo con occhi sgranati, incredula e senza parole. "Mi dispiace." disse qualche secondo dopo. "Non te lo avrei mai chiesto se..."

"Non preoccuparti. E' successo molti anni fa, ora sono qui e ho la possibilità di aiutare madri come mia figlia." ma la ragazza era così sconvolta e rattristata che lui gli diede una pacca sulla spalla per ravvivarla. "Scusa non volevo impressionarti."

"No, è solo che... è orribile quello che fanno." disse quasi tremando, con la consapevolezza che ella stessa non è di sangue puro, ma un abominio, come avevano detto i primi figli.

"Lo so..." poi con sguardo più rilassato, guardò Skye negli occhi e le disse, "E' per questo che devi prenderti cura di ciò che hai e non lasciare mai che quei sentimenti ti impediscano di amare qualcuno, perché un giorno, non lo saprai mai, potrebbe succedere qualcosa e sicuramente non vorrai passare il resto dei tuoi giorni a rimpiangere ciò saresti potuta essere o quello che avresti potuto fare". Skye sapeva a cosa si riferiva ed era pronta a lasciare alle spalle quei ultimi giorni, l'avrebbe fatto veramente, ma non era sicura di Thalia. Avrebbe tanto voluto che le cose tornassero come un tempo, a quando la lupa la portava in giro per il villaggio, a quando aveva capito che il sentimento che provava per lei andava oltre ogni cosa. Rimpiangeva quei giorni, quei momenti, con l'amarezza di chi sapeva che non in futuro non ce ne sarebbero stati altri.

"Vorrei che fosse così semplice."

"Lo è invece." rispose subito. "Almeno provaci, così da non avere rimpianti."

"Lo faro." disse sorridendogli. "Comunque non pensavo fossi il tipo per queste cose." 

"Devo prenderlo come un complimento?" Skye fece spallucce ridendo e il mago le sorrise a suo volta. Poi con un improvviso senso di consapevolezza sgranò gli occhi ed esclamò "Il turno di guardia! Devo fare il cambio con Niklay!" e senza guardarsi indietro scappò dalla cucina correndo verso il portone.

"Aspetta!" gridò Skye e i passi si arrestarono.

"Cosa?" chiese velocemente affacciandosi in cucina.

"Posso venire?" chiese.  Ormai non aveva nulla da fare, non doveva più preoccuparsi di Thalia allettata e nemmeno ora perché la lupa non voleva avere a che fare con lei. Si sentiva in un certo senso... inutile. Il mago ci stette a pensare per un attimo, ma prima che potesse darle una risposta Skye disse frettolosa "Lo sai che ho già sorvegliato Annie quando stavamo in quella vecchia casa vero?"

"Lo so." rispose, "E' solo che sarebbe meglio se utilizzassi questo giorno per svagarti un po', invece di passare metà mattinata con me nel seminterrato."

"D'accorto." sbuffò con disapprovazione.

"Bene." disse, ma prima di andarsene aggiunse "Se proprio non sai cosa fare, vai nel campo di allenamento, fai pratica o aiuta nell'infermeria. C'è sempre qualcuno che si fa male."

La ragazza annuì con un nuovo entusiasmo, principalmente per il fatto che avrebbe avuto la possibilità di brandire finalmente un arma. A Border Leaf le era stato severamente vietato, anche se qualche volta di notte Thalia la portava nel bosco per farla armeggiare con l'arco. Quel ricordo le fece battere di nuovo il cuore. Rimpianto... era questo quello che provava. Ma poi all'improvviso provò un grande fervore, della forza e testardaggine improvvisa che divampò in lei. Non poteva continuare a rimurginare. Se non l'avrebbe fatto Thalia, allora l'avrebbe fatto lei, passare all'azione.

"Dickens dov'è Thalia?" chiese alzandosi improvvisamente dalla sedia.

"Non lo so minimamente e poi adesso dovrei proprio andare."

"Allora andrò a cercarla."

~ * ~

Finito il colloquio con Hector uscì dal suo studio, l'asciando l'uomo a leggere una fila di lettere che aveva sparpagliato sulla scrivania. "A stasera." aveva detto, anche se non era certamente sicura di presentarsi. Desiderava moltissimo divertirsi ma a quale scapito? Sapeva che Skye stava soffrendo per colpa sua e non voleva sbizzarrirsi mentre l'altra era chiusa in casa.

Persa nei suoi pensieri non fece caso a quanti occhi la stavano guardando. Occhi di lupi curiosi di sapere se lei sarebbe stata parte del branco e di conseguenza se avrebbe vissuto sotto il loro stesso tetto. Quando uscì da Casa Omicron, così la chiamavano, sentì una mano trattenerla e stringerle la spalla. Non appena si voltò Javier mollò la presa.

"Ciao." lo salutò con un po' di esitazione. Il ragazzo le sorrise con i suo denti bianchi, dotati di canini decisamente appuntiti. "Hai bisogno di qualcosa?"

"Mi chiamo Javier." disse allungando il braccio verso di lei. Thalia gli porse la mano stringendo il suo avambraccio con imbarazzo. Di solito tali gesti vengono fatti in segno di alleanza tra due potenti capi o comunque in situazioni serie, ma il ragazzo sembrava abbastanza a suo agio e sicuro di se da renderlo un semplice gesto di amicizia. Era un ragazzo particolare e adesso Thalia era piuttosto interessata a conoscerlo.

"Gesto insolito." lo punzecchiò. 

"Capelli strani."  replicò il ragazzo senza mai perdere il sorriso. La lupa rise.

"Mi chiamo Thalia." disse, mentre entrambi fecero cadere le braccia ai propri fianchi.

"Vuoi fare una passeggiata Thalia?" chiese gentilmente, "Solitamente sono io che mostro il posto ai nuovi arrivati."

"Va bene," Tanto non ho di meglio da fare. 

Il ragazzo per prima cosa le mostrò quello che loro consideravano un campo di combattimento. L'erba era stata tutta estirpata lasciando solo terra asciutta. Non c'era nient'altro. Javier le spiegò che quello veniva utilizzato solo in caso ci fossero delle lotte tra lupi, mentre per allenasi con armi e attrezzi c'era un apposito campo vicino al villaggio, dotato anche di una capanna per curare ferite accidentali. 

"Da quanto sei qui?" Domandò lei cercando di andare più sul personale.

"Un anno mi sembra," rispose riflettendo "Lo scorso autunno."

"Da dove vieni?"

"Da Sancta Mir a nord-est."

"Quella Sancta Mir?" chiese con stupore. Il ragazzo annuì e per la prima volta perse il suo sorriso. "Mi dispiace per quello che è successo." disse ricordando gli eventi che si erano susseguiti nel nord l'anno scorso. Le incursioni degli Orchi e dei loro alleati Goblin si erano fatte decisamente più violente. Più gli anni passavano più acquisivano nuovi territori, spargendo sangue ovunque. L'anno scorso era toccato ai villaggi che confinavano nel nord-est. "Ma perché sei qui?" chiese confusa riguardanti le sue motivazioni.

"Per combattere la regina ovviamente." disse con un tocco di disprezzo. "E' normale che tu non lo sappia, ma l'attacco al mio villaggio era già stato intercettato da ben una settimana. La regina ha permesso a quei barbari di attaccarci solamente per coglierli in un imboscata e nonostante questo sono riusciti comunque a uccidere e catturare i soldati reali." disse digrignando i denti. "La regina li ha lasciati distruggere il mio villaggio e poi ha pure perso." Ma poi con un respiro profondo cercò di calmarsi anche se il fuoco dentro di lui continuava ad ardere.

"Non sapevo che le cose fossero andate così, ovunque si racconta un'altra versione."

"Ovviamente."

Rimasero in silenzio qualche altro minuto. Thalia si sentiva a disagio ed era dispiaciuta per aver riportato a galla la ferita di Javier, ma al ragazzo adesso non sembrava pesare più di tanto, dato che era ritornato a sorridere. Che ragazzo strano...

"Te da dove vieni invece?" chiese rompendo il silenzio.

"Border Leaf, nel sud."

"Si," disse sorridendo, "Ci sono stato. Una volta hanno mandato me e il mio ragazzo a rappresentare il nostro villaggio nel torneo."

"Aspetta," esclamò pensandoci. Capelli ricci e neri, carnagione scura, faccia d'angelo... "Eri tu quello che hanno squalificato tre anni fa?" chiese trattenendo una risata. Javier non rispose ma quando scoppiò a ridere Thalia scoprì la risposta. "Che avevi combinato? non ce l'hanno mai detto."

"Ho gettato una pozione puzzolente negli alloggi degli Omega."

Thalia scoppiò in una fragorosa risata, "Ma perché?"

"Avevo accettato una sfida." esclamò cercando di giustificarsi. "Non avevo scelta, ne valeva il mio onore."

"Si perché farti espellere dal torneo è meno onorevole che rifiutarsi di intossicare di puzza le camere degli Omega." disse asciugandosi le lacrime. "ben fatto però, non mi sono mai piaciuti quei tizi."

"Posso assicurarti che ne è valsa la pena." 

"Certo, certo, avrei voluto vederlo con i miei occhi però, sarebbe stato divertente."

"Tranquilla, stasera sarà il nostro momento. Ci divertiremo come non mai."

Giusto, la luna piena. Forse partecipare alla festa sarà un buon modo per distrarsi.

"Hai detto che hai un ragazzo, è qui anche lui?" chiese curiosa.

"Si, si chiama Tobeo, siamo venuti qui insieme. Tu invece hai qualcuno?" Improvvisamente l'espressione di Thalia cambiò e Javier con tono serio e comprensivo aggiunse. "Non devi rispondermi se non vuoi."

"No, non è quello." lo rassicurò, credendo che avesse capito che la sua metà fosse morta. "E' solo complicato. Siamo venute insieme anche noi, ma in circostanze decisamente diverse dalle vostre."

"Ha a che fare con quei strani capelli che palesemente non sai pettinare?"

"Ehi! Faccio del mio meglio." disse imbronciata e sfruttando l'occasione per cambiare discorso "Possiamo tornare indietro? Sto iniziando ad avere fame."

"Non hai fatto colazione?" chiese girandosi e riprendendo il sentiero.

"Non oggi."

Quando tornarono indietro, Thalia salutò il ragazzo con la promessa che quella sera si sarebbero visti per festeggiare. Ma prima ancora di intraprendere la strada per tornare nella magione, Javier guardò oltre la lupa e con uno sguardo perplesso disse "Per caso è lei?" A quella domanda la lupa si voltò di scatto e vide Skye in lontananza che si avvicinava sempre più velocemente e a passo decisamente arrabbiato. "Se vuoi scappare ti copro io." disse divertito.

"No, è inutile." disse con rassegnazione, "Basta rimandare l'inevitabile."

Più la ragazza si avvicinava con sguardo truce più le gambe della lupa avrebbero voluto correre nella parte opposta. Fortunatamente non c'era più nessuno a parte Javier ed una persona affacciata alla finestra. L'ultima cosa che voleva era dare spettacolo. In quei pochi secondi che rimanevano tentò di pensare a cosa dire, ma la sua mente era vuota e l'unica cosa che vedeva davanti a se era una donna arrabbiata e la cosa le faceva più paura di quanto avrebbe mai immaginato. Ma in quel momento si promise che qualsiasi cosa sarebbe successa avrebbe preso tutto, senza reagire.

Adesso Skye era distante di qualche passo e la lupa serrò gli occhi aspettandosi uno schiaffo, perché era quello che percepiva dal suo sguardo. Ma non vide come il suo viso si addolcì.

"Ehi" la chiamò. Quando Thalia aprì gli occhi, vide Skye sorriderle anche se vedeva tutto il dolore che provava sul suo viso. Ma non ebbe tempo di guardarla ulteriormente perché la ragazza prese velocemente il suo viso tra le sue mani e alzandosi leggermente la baciò con forza. La teneva stretta a se per paura di essere rifiutata, con il terrore di ricevere una spinta ed essere allontanata un'altra volta. Quando la lasciò andare e poggiò le mani sulle spalle, la guardò negli occhi con la speranza di non trovarvi rabbia. Ma al contrario, Thalia la guardava con sguardo spaesato, ancora processando cosa era appena successo. "Scusa non dovevo." disse, ma nel momento in cui stava per voltarsi e aumentare la distanza tra loro, Thalia le afferrò la mano e la ripoggiò sulla sua spalla. In quel momento Thalia capì quanto le era mancata e quanto era stata stupida tutto quel tempo che l'aveva respinta. La baciò e la strinse a se come non aveva mai fatto, andando in cerca di quel calore perduto. 

"Pensavo che tu... volevi..." disse con dolore.

"Tu lo sai che non ti farei mai del male." disse dispiaciuta, "Lo sai vero?" la lupa annuì bagnando di lacrime le mani Skye. "Io voglio che ti confidi con me," disse cercando di trattenere le lacrime. "Lo so che sei ferita e lo sono anch'io."

"Lo so, mi dispiace." disse singhiozzando. "Mi dispiace..."

"Non devi." disse abbracciandola e accarezzandole la testa. Anche se con lentezza sentì il respiro della lupa sul suo collo diventare più calmo e anche il leggero tremolio del suo corpo era cessato. "Anche se quello che abbiamo noi non è l'imprinting, riesco comunque a percepire le tue emozioni, quindi non fare più la testarda."

"Va bene." disse con un filo do voce.

"Andiamo a casa."
 

 

   
 
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