– Sveglia! – urlò una voce dura, apparentemente impassibile. A fatica, Wes aprì gli occhi e, chino su di lui, scorse Eric. – Tu... – mormorò il Red Ranger, la voce flebile. Perché il capo dei Silver Guardians era lì, accanto a lui? Pur essendo occasionali alleati, Eric, col suo temperamento schiettamente brutale, non aveva mai fatto mistero del suo disprezzo per lui. E non comprendeva la ragione. Lui non poteva non stimare Eric, per la sua fermezza d'animo. Era di origini modeste, lo sapeva, ma era migliore di tanti membri del suo stesso sociale, che, stolti, si compiacevano di una ricchezza spesso immeritata. Accennò ad un sorriso melanconico. L'aspro comandante dei Silver Guardians e Quantum Ranger sarebbe stato uno dei suoi rimpianti. Scorgendo lo stupore negli occhi dell'agonizzante combattente, Eric scosse la testa. – Perché ti stupisci? E' mio dovere provvedere al ritrovamento e al trasporto dei feriti. – rispose, il tono apparentemente duro. Per lui, Wesley Collins era il figlio viziato e amato di Albert Collins, suo datore di lavoro, che aveva scelto per noia la vita del vigilante. Ma queste sue considerazioni personali non lo distoglievano dal suo dovere. Wes, in quel momento, era ferito e necessitava di cure urgenti. Studiò la situazione. Quelle lesioni, per quanto gravi, non erano mortali. Eppure, il volto di Wes era pallido e il suo respiro era sempre più veloce. Questo non era un buon segnale. Certo, Wes era cosciente, ma tali segni di sofferenza erano insoliti. Forse, aveva delle emorragie interne in corso. Probabilmente, la trasformazione aveva richiesto un prezzo elevato al suo fisico.
Una risata amara risuonò sulle labbra di Wes. – Perché ridi? – chiese il Quantum Ranger, sorpreso. – Hai detto che è tuo dovere individuare i feriti e provvedere al loro trasferimento in ospedale... E allora perché sei qui? Io vedo solo morti... – rispose il Red Ranger. D'istinto, Eric girò la testa verso destra e vide i corpi di Ransik e Nadira. – Li hai uccisi tu. – dichiarò, la voce apparentemente monocorde. Solo Wes, in quel settore della città, grazie ai suoi poteri, poteva opporre una valida resistenza all'avanzata distruttrice di Ransik. Pur consapevole della situazione, aveva lottato e aveva sovvertito pronostici infausti. Grazie a lui, la minaccia era stata sventata. Eric sospirò e scosse la testa, amareggiato. Questo distruggeva i pregiudizi che, per tanti, troppi anni, lui aveva nutrito verso Wes. Non era un ragazzino viziato, che aveva scelto la vita di Ranger per allontanare la noia. Si era mostrato un combattente risoluto e forte, pronto a qualsiasi sacrificio. Meritava il suo rispetto.
Cinse le spalle di Wes con un braccio e passò l'altro sotto le sue ginocchia. Il giovane, sentendo quel tocco, si irrigidì in uno spasmo di dolore. – Eric... Ti prego. – lo supplicò. Il Quantum Ranger, colpito dal suo tono, fissò i suoi occhi neri in quelli cerulei di Wes. Aveva sbagliato qualche manovra? – Ti prego... Non pensare a salvare un morto... Non voglio occupare un posto inutile... Tante persone hanno più possibilità di me... – mormorò il giovane figlio di Albert Collins. Sgomento, l'altro sbarrò gli occhi e il suo volto si scolorò. Wes gli stava chiedendo di lasciarlo morire, pur di permettere a civili e innocenti di salvarsi. Tale pensiero era encomiabile, degno di un valoroso soldato, ma suscitava in lui una forte opposizione. Wes non doveva morire. – Anche la tua vita è importante. – affermò, lugubre. Un senso di pena si faceva strada nel suo animo. I pregiudizi avevano frapposto tra di loro un muro assai alto, che non poteva essere varcato. E la morte, crudele, non avrebbe permesso un rimedio. Il Red Ranger chiuse gli occhi e la sua mano, con fatica, si sollevò e si appoggiò sull'avambraccio dell'altro. Aveva compreso le ragioni del Quantum Ranger e non poteva non sentirsi felice. Era riuscito a conquistare la stima e il rispetto di un valoroso e forte guerriero. – Grazie... Sono felice che tu non mi odi più... – confessò, sereno. Il Quantum Ranger strinse gli occhi e frenò le lacrime. Si sentiva uno stupido, in quel momento. Aveva odiato Wes per uno stupido pregiudizio. Eppure, lui non aveva mai smesso di cercare la sua amicizia. Vedeva il suo rispetto come un privilegio e non come un suo diritto... Quanto poco conosceva il giovane che si stava spegnendo, stretto tra le sue braccia?
Un boato, come lo scoppio di una palla di cannone, risuonò nell'aria. Ad un tratto, Wes, con fatica, armeggiò attorno al suo morpher e lo consegnò al capo dei Silver Guardians. Eric gli lanciò uno sguardo perplesso. – Perché lo dai a me? – chiese, stupito. – Ormai è un oggetto inutile per me... Per favore, ti chiedo di consegnarlo a mio padre, quando tornerai da lui... E digli che hai trovato il mio corpo carbonizzato... Almeno, avrà un ricordo di me non doloroso... – mormorò. Il capo dei Silver Guardian annuì e prese il dispositivo. In quel momento, qualsiasi considerazione passata perdeva di significato. Doveva ad un eroe un simile favore. Gli prese la mano e, deciso, gliela strinse. – Te lo prometto. – dichiarò, risoluto. Una debole serenità illuminò il pallido viso di Wes. – Grazie... – sussurrò. Ormai, non avvertiva più forza nel suo corpo dilaniato. Ma era felice. Eric, malgrado i loro contrasti, era una persona leale. Avrebbe mantenuto la parola. Tentò ancora di parlare, ma uno sbocco di sangue spense le sue parole e il suo corpo, ormai privo di forze, si abbandonò nella morte.