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Autore: lion_blackandwhite    25/07/2020    1 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Mohatu e Uzuri rincasarono all’ombra del monolite in cui vivevano non molto tempo dopo. I due leoni risalirono fino a raggiungere la base della Rupe rocciosa, dove incontrarono alcune leonesse del branco, in attesa del loro ritorno.

«Cosa succede?» chiese Mohatu a quest’ultime, notando l’insolito comitato di benvenuto.

«Re Mohatu, Regina Uzuri» rispose Onyo, la madre di Aheri inchinandosi, con aria preoccupata. «Le iene sono qui. Richiedono udienza».

Il Re annuì. «Ce lo aspettavamo, in effetti. Fatele passare» ordinò, e subito le leonesse ridiscesero sotto la Rupe, sparendo momentaneamente.

«Sire, la prego, faccia attenzione» esalò Zozu, preoccupato. «Ho dato un’occhiata alla delegazione e non ho riconosciuto nessuno dei consiglieri del capoclan, né tantomeno il vecchio leader. C’è qualcosa che mi puzza» aggiunse scrollando nervosamente il becco. Uzuri nel frattempo si guardò intorno, notando l’assenza del consueto fracasso dei cuccioli.

«Dove sono i piccoli?» domandò, non vedendoli.

«Al sicuro, Altezza. Dentro la grotta con le più anziane» la rassicurò immediatamente una giovane cacciatrice. La Regina annuì, ma la tensione era palpabile nell’aria.

«Chi è il nuovo leader? Zozu ha detto che non c’era alcuna traccia di Rashid[20] nella delegazione che ci ha raggiunto» chiese Mohatu, voltandosi verso i membri del branco rimasto: nessuno seppe dare una risposta a quella domanda.

«Una di loro ha catturato la mia attenzione, Sire» disse a un tratto Nya, che si indicò l’occhio destro con l’artiglio. «Il suo occhio sinistro era completamente rosso, come se fosse stato ferito di recente… E aveva l’aria di guidare la delegazione… Magari è un rappresentante di Rashid?».

Mohatu alzò le spalle e scambiò un’occhiata con Zozu, che aveva l’aria agitata. Decisamente c’era qualcosa di strano.

«Di cosa vorranno discutere, Mohatu?» chiese la regina. Nel frattempo anche Choyo era tornato alla Rupe, sedendosi in disparte e pronto ad assistere all’incontro.

«Non lo so, ma dev’essere accaduto qualcosa qui. Perché Rashid dovrebbe mandare qualcuno al suo posto? Lui e mio padre erano in ottimi rapporti, da quel che so» rifletté ad alta voce il sovrano senza distogliere lo sguardo dal fratello.

«Le iene non richiedono mai udienza se non hanno in mente qualcosa…» osservò Uzuri con aria preoccupata. Il leone non rispose, ma adagiò delicatamente la propria zampa su quella della sua compagna, stringendola forte.

«Andrà tutto bene» le sussurrò, incoraggiante.

Subito dopo l’aria fu attraversata da alcune risate provenienti dalla parte inferiore della Rupe e qualche istante più tardi al cospetto dei leoni si presentò la delegazione di iene maculate; il gruppo era capeggiato dall’esemplare con l’occhio rosso descritto dalle leonesse, la quale catturò immediatamente anche l’attenzione del sovrano.

Una femmina di iena, decisamente l’esemplare più grande del gruppo malgrado l’evidente giovane età, procedeva con spavalderia e baldanza: i suoi compagni, al contrario, sembravano essere palesemente terrorizzati dall’idea di trovarsi circondati da leoni grandi almeno il doppio di loro, i cui sguardi gli erano tutti puntati addosso.

La coppia reale né tantomeno Zozu, Choyo o il resto del branco riconobbero qualcuno di familiare in quella delegazione, e di certo non c’era alcuna traccia di Rashid.

«Mohaaaatu!» esordì la iena più grande con tono lezioso di adulazione, puntando il Re con lo sguardo. «Sono proprio felice che la nostra richiesta di udienza sia stata accolta!». Fece un profondo inchino dopo alcuni passi: mentre era chinata gettò un’occhiata alle sue spalle e le altre iene che l’avevano accompagnata immediatamente si affrettarono a imitarla. Mohatu mantenne la sua austera espressione ma fece un cenno per farle alzare.

«È dovere di un sovrano accogliere udienza a tutti i sudditi del proprio regno. Non vedo alcun motivo per rifiutare una richiesta dalle iene, dopotutto anche voi siete degli abitanti di queste Terre» rispose, asciutto.

La iena sorrise, servile, ma Zozu notò un ringhio sinistro provenire dalla sua bocca dopo che il Re ebbe pronunciato la sua ultima frase; si guardò intorno e capì che nessun altro l’aveva notato.

«Oh, noi iene non meritiamo tutta questa clemenza, Sire. Lei è troppo caritatevole» riprese la iena con il suo solito tono mieloso. «Del resto, la sua bontà d’animo è leggendaria in tutte le Terre del Branco. Da quando è salito al trono sono diventate ancora più splendide, ricche e popolose di prima, senza ombra di dubbio…».

Mohatu colse una leggera esagerazione in quei complimenti, perché malgrado gli elogi della iena con l’occhio ferito, i suoi compagni non sembravano essere dello stesso parere.

«Ho trovato piuttosto insolita questa richiesta dalle iene, perciò mi domandavo come mai non fosse presente Rashid, il vostro capoclan. L’ultima volta che l’ho visto, lui e il suo gruppo sembravano abbastanza in salute e soddisfatti della vita che conducevano» osservò il leone, accigliato. «Come mai non è qui, perché nessuno mi ha avvertito della sua assenza? E soprattutto...» una voce a quel punto lo interruppe.

«Chi diavolo sei tu?» domandò: i presenti si voltarono verso la fonte e scorsero il fratello del Re, che osservava la scena con aria quasi infastidita.

Le iene si irrigidirono sul posto scambiandosi delle occhiate, piuttosto irrequiete; la femmina che aveva parlato però non perse il buonumore e restò piuttosto tranquilla.

«Le mie più sentite scuse, sono proprio una maleducata… Avere la faccia tosta di richiedere udienza al Re e dimenticare persino di presentarmi» ridacchiò con un velo di imbarazzo. A quel punto si schiarì la gola e tornò a fissare negli occhi il leone di fronte a lei.

«Il mio nome è Kifo[21], vostra Altezza Mohatu» si presentò. «Rappresento il clan delle iene maculate vivente nelle Terre del Branco da poco tempo».
La notizia fu seguita da un leggero brusìo che confermò i sospetti dei presenti: qualcosa era accaduta, dunque.

«Che ne è stato di Rashid? Perché non è venuto lui stesso a parlare con me?» domandò Mohatu.

«Diciamo che è… ecco, un tantino… Indisposto» esclamò la iena chinando il capo. «Ha affidato a me il compito di guidare il nostro clan al meglio delle mie capacità, e mi creda Signore quando dico che l’ultima cosa che voglio è deluderlo!».

«Capisco» tagliò corto il Re, ma Uzuri capì dal tono di voce del compagno che quella spiegazione non lo aveva affatto convinto.

«Come mai sei ferita? Cosa ti è successo all’occhio?» chiese allora la leonessa intervenendo, osservandola attentamente. La iena parve sorpresa da quella domanda e si massaggiò delicatamente l’occhio gonfio e pieno di sangue.

«Questo? Oh, nulla di speciale, mi sono ferita con il corno di uno gnu mentre cacciavo» si giustificò, senza preoccuparsi troppo di nascondere i segni di artigli che le sfregiavano appena il muso. Mohatu, Choyo e Zozu a quel punto pensarono tutti la stessa identica cosa: balle.

«E quale sarebbe la ragione che vi ha spinto a venire qui in mia presenza senza aspettare che Rashid tornasse al suo posto?» la incalzò il Re.

Kifo ridacchiò un’altra volta, irritando non poco il maggiordomo per quell’atteggiamento poco rispettoso.

«Oh, Sire, andate dritto al sodo senza perdere tempo… Vedete, in questo periodo così florido e splendente per le Terre del Branco anche il mio clan ne sta beneficiando… Il nostro clan sta crescendo in numero stagione dopo stagione grazie all’abbondanza di cibo, Sire…».

Il leone annuì. «Ne sono al corrente, Kifo. Non posso darti torto, in effetti» convenne, «ma vorrei precisare che le nostre Terre sono diventate floride grazie anche ai loro abitanti, che prima di essere cibo sono degli esseri viventi, e come tali vanno rispettati». Aveva usato un tono tranquillo, ma a Kifo parve subito evidente quanto le sue parole lo avessero infastidito.

«Vedete, Mohatu, sappiamo bene che le leggi stabilite non permettono una caccia eccessiva per mantenere l’equilibrio con gli altri branchi, e lungi dalle mie intenzioni di volerle trasgredire ma… Continuando di questo passo, la quantità totale di prede che ci è consentita potrebbe presto non essere più sufficiente per il mio clan».  

Assunse un’espressione supplichevole e gli occhi le divennero lucidi. «Oh, i nostri poveri cuccioli… Così giovani e da così poco tempo affacciati alla vita… Come faremo a sfamare anche loro, ora che siamo così tanti…» esclamò con aria affranta. «Da qui nasce il motivo della nostra visita, Sire: vorremmo aumentare le nostre provvigioni, in modo da poter accumulare abbastanza cibo per tutto il nostro clan in forte crescita».

Kifo concluse il suo discorso e fece un altro profondo inchino, stavolta rigida e composta, subito imitata in modo piuttosto goffo dalla sua delegazione.

Il leone rimase sorpreso dalla richiesta. «Comprendo perfettamente la situazione, Kifo, e di certo non è mia intenzione condannare il vostro clan a morire di fame».

La iena sorrise «Oh grazie, Mohatu, siete proprio un sovrano magnifico…» stava quasi per allontanarsi, quando fu interrotta dal leone.

«Qual è la vostra richiesta nel dettaglio?» chiese.

«Beh» fece la iena, guardandosi una zampa con innocenza, «considerato che abbiamo avuto un boom di nascite e pochi anziani hanno tirato le cuoia, che ne pensa di… Raddoppiare la nostra quota? Tanto ce n’è abbastanza per tutti noi carnivori, dubito sia un problema».

La richiesta fu seguita da un assordante silenzio. Oltre che totalmente folle, quella richiesta suonava quasi come una provocazione. Mohatu aveva promulgato delle leggi che permettessero la crescita sana dei branchi nei periodi di prosperità, ma quanto chiesto da Kifo era oltre ogni limite.

«Il doppio?!» esclamò esterrefatto Zozu. «Questo è un oltraggio, Sire! Non deve neanche prendere in considerazione questa insulsa richiesta, è fuori da ogni logica!» protestò.
Mohatu non rispose, ma annuì alle parole di Zozu. «Mi rincresce ma questa richiesta non può essere accolta. È un cambiamento troppo radicale che sconvolgerebbe ogni equilibrio raggiunto, provocando danni gravissimi a tutti gli abitanti delle Terre del Branco. Per non parlare degli accordi con le altre specie sui turni di caccia…».

Kifo raggelò. Guardò il Re, senza capire. «Ma… Noi…» ma Mohatu la interruppe nuovamente. «La legge permette di aumentare autonomamente la quantità di selvaggina necessaria al nutrimento di clan e branchi. Noi carnivori la dobbiamo rigorosamente rispettare per salvaguardare gli altri abitanti delle nostre Terre… Se iniziassimo a cacciare in modo incontrollato, aumentando spropositatamente il numero di uccisioni…». La iena a quel punto però lo interruppe, inarcando le sopracciglia.

«E a che serve rispettare queste leggi se il mio clan deve poi soffrire la fame?» protestò, adirandosi.

«Non dovete soffrire la fame, Kifo» ribatté Mohatu, pacato. «Potete cacciare di più se è necessario per la sopravvivenza dei membri del tuo clan. Allo stesso modo, però, non posso consentirvi di raddoppiare i vostri turni così, da un giorno all’altro» concluse il leone.

Kifo grugnì infastidita, non aveva la minima intenzione di mollare. «Non è affatto giusto! Solo il nostro clan conta più di quaranta iene, non abbiamo alcun modo di sfamarci appieno con la tua legge!» insistette.

Il Re, ancora una volta, scosse il capo. «Le quote sono distribuite in modo che i nostri branchi non patiscano la fame e le leggi stabiliscono chiaramente che la quantità di prede cacciabili è variabile in base ai componenti dei nostri gruppi e alla stagione. Anche i leopardi sono raddoppiati dalla stagione corsa, eppure non sono sorte lamentele e gradualmente il loro turno di caccia è stato adattato alle loro esigenze. Pertanto non vedo perché dobbiate cacciare più di quanto vi spetti di diritto».

Kifo parve stordita da quella informazione di cui era rimasta all’oscuro: graffiò il terreno con gesto di stizza e digrignò i denti.

«Le leggi, eh? Belle leggi davvero!» proruppe con tono avvelenato. «Voi leoni cacciate molto più di noi, eppure da quando metà del vostro branco è stato massacrato nei conflitti con gli estranei non avete diminuito le vostre scorte di carne. Siete i primi a non rispettare le leggi e poi predicate buone maniere e rispetto degli abitanti!».

L’effetto di quelle parole fu immediato: dei ronzii furibondi si levarono tutt’intorno dalle leonesse, profondamente offese da quell’accusa. La iena si guardò intorno intimidita, rendendosi conto di aver parlato troppo: guardò Mohatu, i cui occhi lampeggiarono furiosamente in sua direzione. Choyo d’altro canto scoppiò a ridere per quella sfuriata, guadagnandosi un’occhiataccia dai presenti.

«Come osi, Kifo!» intervenne Uzuri, disgustata. In qualità di leader delle cacciatrici, sentì quell’accusa particolarmente personale e la lasciò sconvolta.

«Vi osservo sempre» sibilò con un ghigno malevolo la iena. «Un giorno fate gli amiconi con impala, antilopi, zebre, gnu e ippopotami, il giorno dopo affondate i denti nelle loro gole senza fare troppi complimenti». Nessuno rispose, ma diverse leonesse trattennero dei ruggiti rabbiosi.

«Non vi biasimo, certo» continuò la iena, «è nella nostra natura, uccidiamo per sopravvivere e bla bla. Quello che però non capisco, Re Mohatu, è perché dovremmo scendere a patti con il nostro cibo. La carne diventa più saporita quando ricorda di aver parlato con loro?».

Mohatu irrigidì. Zozu volò in alto, pronto a rispondere a quelle accuse. «La squadra di cacciatrici presta un’attenzione maniacale in questo aspetto, e il loro rispetto durante le battute caccia è conosciuto persino dai regni confinanti!» esclamò in tono furente dopo essersi schiarito la gola. «Tra l’altro, proprio per l’improvvisa dipartita di un grosso numero di componenti del branco dei leoni, la Regina Uzuri guida la squadra affinché vengano catturati soltanto lo stretto numero necessario di prede per sfamare tutto il loro branco…».

«Tsk, come no» ribatté Kifo alzando gli occhi al cielo «e chi lo dice questo? Tu, becco di banana?» ringhiò in sua direzione, ma prima che il maggiordomo potesse rispondergli il Re proruppe in un ruggito facendo calmare all’istante gli animi.

Anche lui, tuttavia, era parecchio infastidito da quelle parole. «Farò finta di non aver udito le ultime frasi» dichiarò in tono glaciale. Fece un profondo sospiro e parve quietarsi nel momento in cui riaprì nuovamente gli occhi ambrati.

«Lo ripeterò un’ultima volta. Non ho alcuna intenzione di accettare la tua richiesta, Kifo. Mi dispiace, ma se la metti in questi termini è fuori discussione. Il tuo clan si adeguerà alle leggi che vigono nelle Terre del Branco, altrimenti mi vedrai costretto a prendere seri provvedimenti. Sei congedata» concluse in un tono che non ammetteva repliche.

Kifo era livida. La capoclan, perso il sorriso e l’atteggiamento servile che l’avevano caratterizzata all’inizio dell’udienza, fissava con profonda rabbia i leoni di fronte a lei, i quali ricambiavano la stessa espressione.

Senza aggiungere un’altra parola lasciò in fretta la Rupe, dirigendosi verso il confine Nord. Choyo osservò da lontano la brusca reazione della iena e la malcelata aggressività che il canide aveva rivolto a suo fratello.

Mentre osservava le iene diventare dei puntini sempre più piccoli alla sua vista, immersi nella semioscurità della savana, il leone rifletté attentamente sull’incontro a cui aveva assistito: un tipo del genere era meglio farselo amico che averlo come nemico, pensò tra sé e sé. Ma che fine aveva fatto Rashid, il vecchio capoclan? Doveva scoprirlo assolutamente.

Il Re licenziò il proprio branco appena concluso l’incontro e non passò molto perché lasciasse a sua volta la Rupe per andare a presidiare i confini, accompagnato dal fedele maggiordomo Zozu; le leonesse invece si dispersero nei pressi della Rupe, lasciando così così Choyo solo e immerso nei suoi pensieri.

Questi considerò l’idea di avvertire il fratello su ciò che stava per fare, ma poi convenne che non era così necessario che lo sapesse, al momento.

Facendo molta attenzione a non farsi notare da occhi indiscreti lasciò così la Rupe, mettendosi alla ricerca delle iene. Nemmeno si accorse però che una delle leonesse del branco, appena risvegliatasi dal suo riposo e ignara di quanto accaduto decise di seguirlo, incuriosita da quello strano comportamento furtivo.


[20] Rashid: il nome del capoclan delle iene. Significa ‘giustamente guidato’ in lingua Swahili.
[21] Kifo: ‘mortale’ in lingua Swahili.



Angolo dell'autore:

"Ciao a tutti!
Ecco a voi il nono capitolo.
Come potete aver intuito durante la lettura, le iene non sono sempre state esiliate e un tempo convivevano nelle Terre del Branco. Cosa sarà successo allora di tanto grave perché venissero cacciate nel cimitero degli elefanti, luogo in cui risiedono durante i fatti del Re Leone? Presto scopriremo la verità... O la mia interpretazione dei fatti, per essere più precisi!

Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.

Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

   
 
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