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Autore: elfin emrys    26/07/2020    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Gli Jura – Capitolo 4

 
-Jacob! Jacob, aspettami!
Il ragazzo continuava a camminare velocemente. Sentiva il sangue che gli bolliva nelle vene, era esausto e furente, era come se qualcosa – non sapeva bene cosa – si sforzasse di uscire dal suo corpo, ma fosse bloccato e contenuto a fatica dalla pelle.
Era da tempo che non si sentiva così.
-Jada è un’idiota, devi lasciarla perdere! Jacob?
Julia riuscì ad afferrargli il braccio e il fratello si bloccò, voltandosi a guardarla. La ragazza non fece in tempo a parlargli che lui esplose.
-Capisci perché me ne sono andato? “Hai una vaga idea di quanto mi hai umiliata”, ma ti rendi conto? Scommetto che nessuno, neanche una singola persona le ha detto nulla quando sono sparito! Ti dirò di più, sono convinto che se non vi foste tutti messi a parlare della mia scomparsa, neanche se ne sarebbe accorta.
-Non dire così…
-Ah, no? Vi comportate tutti come se fossi importante, come se fosse fondamentale che il mio comportamento sia ottimale, ma non è questa la realtà! L’unica persona per la quale potrebbe davvero avere un qualche valore è la mamma e comunque non mi pare abbiate cambiato casa o che abbiate meno soldi o che la gente vi abbia così tanto evitato durante la mia assenza!
Julia incrociò le braccia e alzò la voce.
-Cosa vorresti dire?
Jacob alzò le mani al cielo e la voce iniziò a tremargli.
-Tu hai mai visto Jacqueline?
-Beh, quando passeggiamo…
-Non per caso, intendo dire… Jada ve l’ha mai portata?
Julia esitò prima di rispondere.
-No.
-E lo sai questo perché? Perché Jada non ha bisogno del vostro aiuto, come non ha bisogno del mio. E perché mai dovrebbe, del resto? Adesso ha tutto quello che vuole: ha una casa sua, tasse ridicole e la precedenza durante le distribuzioni di viveri per l’inverno. L’unico motivo per cui è arrabbiata che me ne sia andato è perché grazie a questo non ha il totale rispetto altrui ma una singola tacca in meno, perché sanno tutti che Jacqueline è una figlia delle Feste d’Inverno e tutti sanno che quelle Feste d’Inverno Jada le ha passate con me!
-E allora? Hai fatto quello che dovevi, le avevi fatto presente la tua totale disponibilità e lei non l’ha voluta, fine della storia, non capisco dove sia questo tuo enorme problema visto che è chiaro che a te non importi dei problemi che abbiamo avuto tutti, ma solo di… di non so neppure cosa, non so quale sia il punto.
Jacob inspirò e cercò di ignorare il bollore che sentiva alle tempie. Quasi gridò.
-I problemi che avete avuto? Diamine, la gente ha sussurrato per un po’ quando andavate per strada, oh, che enorme tragedia!
-È stato uno scandalo.
-Tu sei esattamente come lei, non mi stai dicendo niente di materiale, niente di insormontabile, niente di effettivo, l’unica cosa di cui ti stai lamentando te, di cui si lamenta la mamma e di cui si lamenta quella è che vi ho messo in imbarazzo e basta e l’unica vergogna che vi portate dietro è di essere imparentate con me o di aver osato passare una singola festività in mia presenza e questo perché sono io quello fuggito, io quello cattivo, io quello che vi ha messe in questa situazione, io quello che vi ha ingannato e vi ha fatto pensare fossi un figlio e fratello decente, come se avessi passato la mia intera esistenza a pianificare questa fuga nel minimo dettaglio per chissà quale mistica ragione!
Julia alzò le mani al cielo, esclamando, decisamente non più calma e alzando anche lei la voce.
-Ci hai lasciato una stupida, stupida lettera di un singolo stupido, stupido foglio! Il giorno prima stavamo parlando di quella demente di Jada che ti ha detto tutte quelle cose e stavamo vedendo se avevamo abbastanza soldi per comprare il miele e il giorno dopo non c’eri più! Ti abbiamo cercato, non ti abbiamo trovato, pensavamo saresti tornato, ma non ti sei fatto vivo per due anni e le persone lì fuori non sono come qui, non sono buone perché – madre! – che razza di gente è costretta a tenere tutte le strade illuminate a giorno per evitare che vengano commessi dei crimini? Dovevi aver attraversato la foresta da solo e non sapevamo neppure se, una volta arrivato, ti avrebbero accolto o ti avrebbero cacciato via al freddo perché ti ricordo che era settembre perché tu non potevi certo fuggire d’estate, quando potevamo almeno non temere che fossi ritrovato assiderato!
Jacob scosse la testa.
-Julia, lo sai che per me te, le nostre sorelle e la mamma siete sempre state la cosa più importante del mondo e non avrei mai voluto farvi soffrire e…
-Facile da dire adesso, ma intanto noi abbiamo passato due anni con l’angoscia nel cuore e…
La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo e gridò.
-…E nella lettera non avevi neppure detto perché…!
Jacob strinse le mani a pugno. Voleva abbracciarla e allo stesso tempo allontanarsi e scappare via. Abbassò il tono di voce.
-Perché mi sentivo come se avessi già iniziato a morire, come se fossi diventato uno spettatore di un torneo o uno spettacolo. E avevo due scelte: o andarmene o attendere l’inevitabile. E sarei tornato lo stesso, lo sai? L’ho pensato spesso e, quando incontrai il Re ed Emrys, ero dai Donald apposta per questo. Anche il primo giorno, mentre attraversavo la foresta, lo pensavo, che era una stupidaggine, che sarei dovuto tornare qui. Per questo ho fatto una lettera veloce e l’ho lasciata in cucina e non nella mia stanza o altrove, in maniera la trovaste subito, perché non… Non potevo permettermi di cambiare idea.
-Se lo pensavi, perché… Perché ci hai lasciate, alla fine?
-Era una questione di vita o di morte, per me.
-Nessuno ti minacciava.
-No. Infatti non ho detto che qualcuno lo facesse. Mi sono convinto che lasciare gli Jura fosse la mia strada quando, mentre attraversavo delle colline, caddi e mi ruppi una gamba. Credevo sarei morto lì e piangevo perché, beh, onestamente non ero ancora pronto. Si stava facendo buio e sapevo che sarei stato facile preda dei lupi oppure, se non fossi finito sbranato, del freddo. Svenni. Quando mi risvegliai ero al caldo, la mia gamba non faceva più male ed Emrys stava finendo di rattopparmi gli abiti che si erano squarciati nella caduta. Capisci? Emrys mi stava ricucendo i vestiti. Era assurdo. Mi ha lasciato andare subito dopo e fece in modo che non sapessi dove mi aveva condotto per guarirmi, ma quello è stato il momento in cui ho pensato definitivamente di aver fatto la scelta giusta.
Julia incrociò le braccia e borbottò.
-Non ci avevi raccontato di questo incontro.
-No. È vero. In realtà non l’ho mai raccontato a nessuno.
Jacob deglutì e si umettò le labbra.
Gli era stato detto che la Dea gli aveva sorriso quando era stato ammesso ai tornei e alle feste prima degli altri perché era stato precoce e gli era stato ripetuto quando la notizia che Jada era rimasta incinta era stata resa pubblica, poiché aveva dimostrato una fertilità degna di quella – famosa – di suo padre. Ma non si era mai sentito neanche guardato dalla Dea, mai, neanche una volta. Poi aveva visto i segni del ritorno del Re e da allora la sua intera esistenza era sembrata diversa.
-Io non rimarrò qui, Julia.
La ragazza sbatté le palpebre, come se non capisse.
-C… Cosa? In che senso non rimarrai qui?
-Io tornerò indietro quando il Re avrà passato la Prova della Dea. Sono solo in visita.
Julia aprì le labbra, esterrefatta, e altre lacrime le riempirono gli occhi. Iniziò a stringersi nervosamente la pelle delle braccia ancora incrociate.
-Non… Questo non l’avevi detto, non… Hai partecipato al torneo, noi credevamo che…
-Ho partecipato al torneo perché volevo dimostrare che non valgo di meno solo perché me ne sono andato. E non ho detto nulla prima perché non volevo rovinare il Primo Sangue a Joy.
-Ma… Ma questa è casa tua…
-Non più.
Julia fece dei respiri profondi e mormorò.
-Però hai detto che volevi tornare.
Jacob alzò le spalle e tirò su col naso.
-Ci sono molte cose fuori dagli Jura che non mi piacciono per niente e… Mi mancavate e volevo condividere la gioia del ritorno del Re con voi.
La ragazza strinse le labbra e inspirò di nuovo.
-Noi non siamo il motivo per il quale sei fuggito, vero?
Jacob rimase in silenzio, sorpreso dalla domanda e indeciso. Rispose piano.
-No.
Julia si morse il labbro e aprì le braccia, facendosi cingere dal fratello, che la strinse forte.
La voce di Jacob era bassa e dolce.
-Siete state felici? Quando i segni si sono mostrati, intendo.
La ragazza chiuse gli occhi al ricordo.
-Sì. All’inizio non avevamo capito, ma tutto stava accadendo come ci era sempre stato raccontato. “Non sentite i vostri muri tremare? Non vedete le vostre stelle cadere? Eccolo! Inchinatevi e suonate le trombe, torna il Re in eterno”, no? Questa consapevolezza ci ha dato speranza, ci ha offerto luce nel periodo più buio.
-Cosa è accaduto, Julia? Ho visto che eri sconvolta e non insisterò per oggi se non…
-Una mattina uno dei sacerdoti è andato da cinque dei sommi sacerdoti, raccontando che la somma sacerdotessa aveva provato a costringerlo a, mh, intrattenersi con lei. La somma sacerdotessa raccontava altrettanto a ruoli inversi agli altri cinque. Hanno provato a tenerlo nascosto, ma visto che i due si erano rivolti a gruppi diversi ci fu un gran passare di messaggi e qualcuno ha fatto la spia e tutto il popolo è venuto a saperlo. C’è stato un processo e…
Julia inghiottì un gemito e continuò.
-Le cose non stavano andando regolarmente come ci aspettavamo. Sono uscite fuori altre… Altre accuse e altre cose orrende e, quando sembrava che la somma sacerdotessa fosse innocente e che il sacerdote dovesse essere messo a morte, c’è stata una rivolta per le strade da parte di chi credeva nella colpevolezza di lei e, mentre i sacerdoti liberi e i soldati tentavano di sedare la sommossa, qualcuno ha…
Jacob la strinse più forte e mormorò, con gli occhi lucidi e la voce spezzata.
-Ha…?
Julia scoppiò definitivamente a piangere, ma fra i singhiozzi si riuscivano a comprendere delle parole.
-Qualcuno l’ha uccisa! La mattina l’hanno trovata!
-C… Cosa?
-È stata una tragedia! Non si riusciva a capire chi fosse stato e sono stati tutti messi a morte! C’è stata un’esecuzione dopo l’altra e io… Mamma ci ha chiuse dentro casa, non voleva che Joy e le altre vedessero quello che stava accadendo, ma io la dovevo accompagnare e…
La schiena di Julia tremava e la sua voce si ruppe definitivamente; dalla gola le uscivano versi incomprensibili e Jacob poteva sentire il cuore della ragazza battere frenetico contro il suo petto.
-Era orribile, non sapevo neppure ci fosse la pena di morte fra le nostre leggi e non avevamo qualcuno che la eseguisse quindi hanno dovuto cercare un volontario e un uomo si è fatto avanti, ma è impazzito per il senso di colpa, non ce l’ha fatta ed è morto anche lui e quindi… E quindi…
Il fratello non capiva niente di quello che gli stava venendo detto. La sua testa sembrava esplodere e un peso nello stomaco sembrava doverlo trascinare giù. Stava per scoppiare a piangere, ma non poteva: il pensiero di dover consolare Julia lo teneva in piedi, faceva in modo che le lacrime non scendessero sul suo viso. Sua sorella non aveva bisogno di qualcuno che si rattristasse con lei, ma di qualcuno che le facesse credere che il mondo non era crollato.
La ragazza tentò di calmare il proprio respiro affaticato e continuò a parlare, questa volta con più chiarezza.
-Allora li ho sentiti, qualcuno che diceva che non sapeva se il Re stava davvero tornando. “È vero? Non è vero?” queste cose qui. Neppure mamma è convinta, dice che abbiamo sbagliato quando, alla fondazione della città, abbiamo lasciato che la casta sacerdotale continuasse a essere a prevalenza maschile, quando avremmo dovuto cambiare tutto. Per fare in modo che nulla di tutto questo avvenga di nuovo, è stata eletta in fretta un’altra somma sacerdotessa fra le assistenti della precedente e Judith prima di Jennifer è salita al trono. Lei… Lei è stata…
Julia inspirò profondamente dalla bocca e, anche se era un respiro roco, parve più tranquilla.
-Lei è stata splendida, sono contenta ci sia lei, adesso. Ha aumentato il numero di sacerdotesse accompagnatrici da tre a cinque, ha eliminato la carica di sommo sacerdote e ha accettato che venisse eletto un unico rappresentante, Jason settimo di Jane, che si è distinto durante la rivolta, così che si possano creare più difficilmente schieramenti. Ha indetto un periodo di lutto per tutti e, in realtà, è stato anche troppo poco per tutto ciò che è accaduto. Poi ha invitato Emrys e il Re del Passato e del Futuro qui e quando abbiamo saputo che avevano accettato è stato splendido e poi ci hanno detto che c’eri anche te.
La ragazza continuava a piangere, ma con più calma, e si sciolse dall’abbraccio del fratello, stringendogli tuttavia ancora le mani.
-Ma le cose stanno andando per il meglio ora, no? Pareva che tutto stesse precipitando e anche adesso questa mezza serenità sembra così fragile, come se bastasse un altro passo falso per farci ritrovare nel vuoto.
Ridacchiò senza allegria.
-Quando Joy si è svegliata pochi giorni fa e ha visto il sangue, ha iniziato a gridare per tutta casa, neanche avesse trovato una pentola d’oro. Credo pensasse che il suo ritardo fosse un segno e credo che, involontariamente, lo pensasse anche mamma. Ovviamente era assurdo perché Joy non ha mai fatto qualcosa di male nella sua intera vita, ma quando finalmente è accaduto, quando finalmente abbiamo potuto annunciare il suo Primo Sangue, mi sono sentita così sollevata, come se tutto fosse tornato al suo posto. È chiaro che non ha senso: anche io sono arrivata un po’ in ritardo rispetto alle altre e anche mamma. Solo tu hai avuto fretta di diventare adulto.
Julia rimase un secondo in silenzio e si passò le mani sul viso, asciugandolo.
-Forse hai ragione, forse andartene era ciò che dovevi fare. Anche vostro padre era sempre stato un viaggiatore, no?
Jacob rimase interdetto.
Aveva vissuto così a lungo con le sue sorelle che a volte dimenticava che era fratello “alla straniera” solo con Joy, mentre con le altre condivideva solo la madre. Ma ciò non toglieva che suo padre non era un viaggiatore, anche se un tempo anche lui lo aveva considerato tale. Era un sacerdote, però, quello sì, ed era altrettanto vero che era un messaggero e che, in quelle occasioni in cui veniva a trovarlo, gli raccontava di ciò che c’era fuori. Non diceva mai cose belle degli altri popoli: il mondo esterno era feroce, pieno di empietà e dimenticanza e lo sguardo della Dea raramente cadeva su quelle terre indegne.
I non-Jura avevano strane usanze; si diceva che avessero spesso uomini sul trono e che ciò spiegava la generale fallacia del loro governo, che legassero a sé le donne con curiosi riti che le costringevano forzatamente a una vita limitata a un solo marito e ad avere figli solo da lui, che non conoscessero i misteri della nascita e che, per questo, i parti erano difficili e che la Morte aleggiava sulle loro abitazioni, bussando di porta in porta, senza fermarsi se non di fronte a dei pochi giusti.
I peggiori di tutti erano, ovviamente, i Grant, il cui capo aveva da lungo tempo abbandonato la ragione. A pensarci, aveva senso che, quindi, il Re Eterno ed Emrys fossero stati inviati lì come prima cosa.
E non a caso loro erano gli eroi delle leggende. Ogni uomo era chiamato a imitare i loro passi, a combattere, proteggere e resistere. Per quel motivo il rosso, il rosa e il viola erano i colori degli uomini, perché erano i colori del sangue che andava versato, della fatica e del fuoco; i blu, i verdi, quelli erano da donne, simboli della loro essenza terrena e celeste, del loro spirito eterno.
-Jacob?
Il ragazzo si riscosse e si portò una mano alla fronte, cercando di uscire dal proprio strano torpore.
Julia sorrise un poco, esclamando con rinnovata allegria.
-Certe cose non cambiano mai, mh?
Jacob sbatté le palpebre. Era dal suo periodo dai Donald che non gli succedeva di incantarsi. Gli accadeva quando era sconvolto.
Il ragazzo inspirò e annuì, mormorando un “Già” e facendo un cenno verso la strada che avevano appena percorso.
-Mi dispiace di averti fatto andare via dalla festa.
Julia alzò le spalle.
-Non importa. Dopo il nostro brutto incontro, non potevo lasciarti solo. E in ogni caso, non ho intenzione di prender parte al rito completo domani notte.
-Ah, no?
-Non sembrare così sorpreso!
-Non sono sorpreso.
-Che pessimo bugiardo.
Jacob rise e osservò la sorella, tentando di capire se lei avesse intenzione di tornare indietro o meno.
A lui sarebbe piaciuto rintanarsi dentro casa, in realtà, lontano dagli altri e da Julia stessa, perché aveva la sgradevole sensazione che lei ancora pensasse che era fuggito a causa di Jada e perché, dopo quello che gli era stato rivelato, non si sentiva molto bene. L'idea che non si sarebbe mai saputa la verità su quello che era accaduto alla scorsa somma sacerdotessa lo inquietava e Jacob aveva la sensazione che non avrebbe dormito bene.
Julia si passò le mani sudate sull'abito, mormorando.
-Devi dirlo a mamma e alle altre. Che non hai intenzione di rimanere, intendo.
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, prima di confermare.
-Glielo dirò domani prima del torneo.
-Bene.
-Bene.
Julia si asciugò meglio il viso e inspirò rumorosamente, indicando la strada.
-Vogliamo tornare alla festa?
Jacob stava per rispondere, quando vide un gran numero di persone muoversi e venire nella loro direzione. I due corsero a vedere: Arthur e Merlin venivano quasi trascinati da due sacerdoti, mentre una giovane donna veniva portata su un robusto lettino.
Julia notò sua madre e la fermò.
-Che sta accadendo?
Joanne prese i due figli, mandandoli avanti, urlando.
-A Jodie si sono rotte le acque, uh, la stanno portando al chiuso! Sta nascendo durante le Feste di Primavera, che emozione! Forza, forza, andate a iniziare i canti insieme agli altri, correte.
Jacob e Julia presero per mano le altre sorelle e iniziarono a seguire il drappello di persone, fino a giungere di fronte a una casa. Si radunarono insieme agli altri per cantare, mentre la somma sacerdotessa si occupava del parto con le sue assistenti. Jason iniziò a urlare fra la folla un nome maschile, probabilmente il padre, e un ragazzo uscì dal gruppo.
-Eccomi!
-Hai avuto il riconoscimento?
-Sì.
-La benedizione?
-Sì.
-Allora entra, che stai facendo ancora qui?
Il ragazzo corse dentro la casa e il rappresentante iniziò a ordinare agli altri sacerdoti di far mettere la folla che si stava radunando in modo ordinato, per far sì che nel caso si potesse entrare e uscire rapidamente dall'abitazione.
Arthur e Merlin furono fatti accomodare all'ingresso della casa poiché, a quanto pareva, avevano involontariamente accettato di dare una loro qualche benedizione al nascituro e Jodie - era così che si chiamava la madre, no? - era sembrata così sollevata dalla cosa che non avevano assolutamente potuto rifiutarsi.
Gettarono dalla finestra un'occhiata eloquente a Jacob, in prima fila nel coro, il quale sorrise  e mimò con le labbra un "A posto" per indicare che era tutto normale.
I due annuirono e si limitarono a guardare le persone che facevano avanti e indietro per un po', prima che Merlin si offrisse come ulteriore aiutante: rimase molto colpito, poiché era chiaro che le conoscenze di prima della guerra non erano andate totalmente perse e sicuramente la cosa spiegava il perché ci fossero così tante donne in salute con così tanti figli.
Jacob continuò a cantare a lungo fuori, dando il cambio agli altri. Non poteva che sentirsi almeno un po' invidioso del giovane che stava dentro la casa, poiché lui aveva ricevuto il riconoscimento da Jada, ma non la benedizione. Al ricordo di aver passato anche la nascita di Jacqueline fuori a cantare gli tremò il labbro. Si sentì un verme alla memoria della propria ansia, del voler sapere se era un maschio o una femmina, poiché nel primo caso non avrebbe mai potuto scappare senza rovinare la vita al nascituro, mentre nel secondo non sarebbe stato un grave problema. Si ricordò di quanto era rimasto sorpreso nello scoprire che, anche se in realtà aveva incontrato Jada lo stesso giorno delle Feste d'Inverno, avrebbe desiderato approfondire la conoscenza e che si sentiva rassegnato al riguardo, non solo a causa del rifiuto di lei di permettergli di essere presente perché "troppo giovane" (e poco importava che era stata lei a proporre di completare i festeggiamenti). Il comportamento della ragazza non era stato perfettamente onesto, ma rientrava nella normalità. Non era detto che una Jura avesse più di un figlio dallo stesso uomo, anche se non era raro che almeno un paio fossero fratelli anche da parte di padre; Jacob era piuttosto convinto di aver visto un'unica donna, la sua vicina di casa, avere tutti i propri bambini con lo stesso compagno, che, fra l'altro, viveva anche lì insieme a lei. Erano una coppia curiosa.
Jacob diede nuovamente il cambio, ricominciando a cantare, sentendosi stanco, e si concentrò a pensare come sarebbe rimasto sopreso il fabbro di lì, da cui aveva fatto il primo disastroso apprendistato, allo scoprire che dagli Arthur faceva proprio quel mestiere. Ogni volta che la sua mente volava altrove, tentava di ritornare su quel pensiero, immaginando scene divertenti. Non gli andava di riflettere su quello che era accaduto e sui propri sentimenti contrastanti, che non si erano affatto chiariti da quando se n'era andato; il proprio egoismo, la tristezza, una sorta di velata delusione gli stritolavano il cuore in una morsa e non era convinto, soprattutto dopo quello che Julia gli aveva raccontato, di volerci pensare.
Perciò alzò di più la voce, cantando più forte, nella speranza di annullarsi momentaneamente in quel coro.

Note di Elfin
Buongiornissimo :)
Prima che mi dimentichi, l'episodio che racconta Jacob, di Merlin che lo salva da una gamba rotta: ora, non so se vi ricordate che quando Jacob appare nei Donald dice apertamente che lui e Merlin si erano già incontrati un un'occasione, ma non viene mai detto cosa fosse successo. Bene, ora lo sapete :)
Per il resto, Jacob è un bel casino, anche perché credo sia uno dei personaggi più "emotivamente confusi" della storia, sostanzialmente. Sente un acco di cose, ma non riesce a districarle e non è perfettamente in grado di indicare cosa lo turbi con esattezza. È un po' caotico quando si tratta di se stesso (perché quando si tratta degli altri, con il fatto che è più lontano, riesce meglio). Inoltre c'è anche la questione del fatto che gli Jura hanno una struttura sociale particolare, quindi non è facile far capire cosa è normale e cosa no T-T Spero di esserci riuscita, fatemi sapere. Comunque, misteri più o meno risolti, ora manca la Prova della Dea che arriverà credo fra due capitoli :)
Spero che questo capitolo, sebbene povero di Arthur e Merlin, vi ia piaciuto; ringrazio lilyy e dreamlikeview che hanno recensito lo scorso capitolo <3
Kiss

 

   
 
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