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Autore: rocchi68    26/07/2020    3 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Scott, risalito in auto, ripensò al consiglio di Gwen e Zoey e sbuffò con nervosismo.
Doveva distrarsi in qualche modo, ma non se questo significava uscire con qualcuno per poi demoralizzarlo con i suoi problemi. Aveva già fatto una grande cazzata per i fatti suoi e non voleva rovinare una serata che Duncan poteva spendere in modi migliori.
Richiusosi nel suo appartamento, incurante dei rimproveri della vecchia Beth, cercò di ripensare alle ultime 24 ore appena trascorse.
Sperava che il cellulare suonasse presto e di ricevere una buona notizia e, invece, per alcune ore restò solo con il silenzio e i suoi pensieri.
Questi ultimi l’avevano convinto che dovesse pur far qualcosa per smuovere la situazione e l’unica possibilità era d’affrontare la questione fin dalla radice.
Alzatosi dal divano, si mise a osservare il calendario e tastò la prima data cerchiata con un pennarello rosso.
Mancavano ancora pochi giorni a quell’appuntamento e avrebbe avuto modo di confrontarsi con lei senza avere nessuno in mezzo ai piedi.
Molto più in fondo notò un’altra data sottolineata in verde e che riportava delle parole che non avrebbe mai voluto aggiungere. Non c’era bisogno che qualcuno sapesse che il 27 di quel mese sarebbe stato il compleanno più triste della sua vita.
Se fosse stato possibile, avrebbe chiesto con grande anticipo un unico regalo: riavere Dawn nella sua vita.
Gli restavano tre settimane di tempo, anche se la faccina sorridente abbinata al 27 non gli restituiva il buonumore.
Ricordava perfettamente che era stata la coinquilina a disegnarla e che affermava quanto fosse giusto festeggiare in qualche modo. Nel pensarlo tirò una capocciata contro la parete e socchiuse gli occhi, cercando d’immaginare la faccia che avrebbe fatto, non appena l’avrebbe incrociato all’uscita dall’Università.
Presentarsi giornalmente non gli avrebbe mai garantito la sua presenza, ma quel venerdì coincideva con l’esame più tosto dell’intero anno. Volendo avrebbe potuto rinviarlo, ma dubitava che lei rinunciasse a un test così importante, solo per un idiota capace di farla piangere e soffrire.
Un suono ovattato e distante, proveniente dal tavolino, attirò la sua attenzione. Ritornò, quindi, sul divano e visitò nuovamente la chat online, dove Zoey lo teneva aggiornato delle ultime novità.
“Dawn ha letto la tua lettera.”
“Sul serio?”
“Sei riuscito a farla uscire dalla sua stanza, ma quando proviamo a parlarle di te, si zittisce e ci guarda con odio.”
“Se è per farla stare meglio, offendetemi pure.”
“L’abbiamo già fatto, ma ci guarda comunque in modo strano.” Ammise Zoey, facendo sbuffare Scott che non sapeva come continuare la conversazione.
“Le dà fastidio che parliate di me.”
“Non sembra una situazione complicata.”
“È molto peggio di quanto pensi, Zoey.”
“Perché?”
“Temo d’averla persa ormai.” Picchiettò nervoso.
“Ne sei sicuro?”
“È lo stesso comportamento che ha espresso nel mio appartamento quando accennavo a Beverly.”
“Hai intenzione di rinunciare a lei?”
“Credo non sia più interessata a quel che faccio.”
“Questo è ovvio.” Digitò Zoey, facendo sbuffare l’amico.
“Anche se la incontrassi, poi lei farebbe di tutto per evitarmi e ciò mi darebbe fastidio.”
“Mi spiace.”
“Credo dovrai sforzarti molto per farci tornare amici.”
“Io credevo che la volessi solo per te.”
“Come posso ambire a tutto questo, se non riusciamo nemmeno a rivolgerci la parola?”
“Questo è vero.”
“L’unica mia possibilità è quella di sorprenderla.” Digitò Scott, mentre dall’altro capo Zoey mostrava la chat a Gwen che annuiva appena.
“Vedi solo di non spaventarla.”
“Non è mia intenzione.”
“E cosa avresti in mente?”
“Lo scoprirai.” Scrisse, uscendo poco dopo dalla chat e risultando, quindi, offline.
 
Quando era ancora alle superiori, aveva fantasticato a lungo sulla possibilità che una relazione potesse avere fine.
Credeva di meritarsi una notte insonne, lo stomaco ribaltato dai sensi di colpa, una profonda emicrania e tante altre piccolezze che aveva osservato in giro.
Quelle sensazioni erano riscontrabili nelle serie televisive di sua madre e molto più da vicino nella vita privata di Alberta che, quando era ancora all’Università, ogni settimana si lasciava con il suo Lucas, salvo poi riprenderlo in tempo zero.
Nel dividere la stanza con lei, nel sentirla singhiozzare o nel calmare i suoi scleri nel cuore della notte, si accorgeva di quanto soffrisse. In tutto questo credeva d’essere ben lontano da quella minaccia e mai si sarebbe rovinato in quel modo.
Mai sarebbe andato a letto senza cena, facendosi cullare da una qualche musica triste o da un film drammatico che cadeva nella scontatezza di una morte tra i protagonisti.
E mai si sarebbe tuffato nei ricordi. Non avrebbe speso ore a fissare con sguardo depresso il panorama che si stendeva dalla sua finestra o sarebbe rimasto incollato dinanzi alla chat del suo cellulare.
Eppure la prima nottata l’aveva passata in bianco e con tutti questi elementi riuniti insieme.
Aveva torturato un piccolo hamburger per una buona mezzora prima di riuscire a buttarlo nello stomaco.
Aveva riempito il salotto di riferimenti tristi quali i suoi vecchi album di foto, musiche deprimenti e un film che terminava solo con l’ennesima malattia mortale ai danni di una sfortunata contadina.
Di solito si sarebbe appisolato dopo nemmeno 5 minuti e avrebbe lasciato andare la televisione a ruota libera, fino a quando la sigla del telegiornale non fosse ritornata a risvegliarlo per qualche inutile notizia dall’estero.
Aveva provato di tutto per dormire.
Si era concesso un latte bollente e poi una bella doccia per rinfrancare lo spirito, ma per ogni azione che svolgeva, ecco che davanti ai suoi occhi appariva la figura di Dawn.
Con quella bevanda calda lei avrebbe aggiunto un cucchiaino di miele e qualche biscotto e poi avrebbe occupato il bagno per una buona mezzora prima di uscire trionfante con una scia di profumo capace di dargli alla testa.
Senza di lei, però, non avrebbe più rischiato di rovesciare i suoi balsami e non l’avrebbe più stuzzicata con il semplice accappatoio con cui si presentava in salotto.
Si era pure messo a sfogliare le sue vecchie foto, ma per una forza superiore alla sua volontà, correva sempre alla ricerca d’immagini con il suo volto.
Laddove c’era Dawn, carezzava la sua figura e versava alcune lacrime, rovinando quei piacevoli ricordi.  
Solo verso le 4 aveva sentito gli occhi pesanti e aveva provato a distendersi, ma il chiudere la luce ebbe l’effetto opposto.
Per qualche assurdo motivo in dieci minuti si era ritrovato in cucina, intento a smanettare tra i fornelli giusto per ammazzare il tempo.
Sperava soltanto di non arrivare al successivo venerdì in condizioni pietose.
 
Dawn, nonostante il pessimo periodo, aveva aspettato a lungo l’esame che si apprestava a svolgere.
Le sue compagne avevano provato a farla desistere, onde evitarle una figuraccia che avrebbe solo complicato il suo percorso di studi.
Lei, però, era rimasta inflessibile.
Non voleva sbagliare e deludere le sue amiche e i suoi professori.
Avrebbe conseguito un esame dietro l’altro e poi avrebbe cercato un lavoro che potesse mettere in mostra le sue qualità. Era propensa anche ad accontentarsi all’inizio, per poi, affinate le sue abilità, pretendere ciò che le spettava di diritto.
Prima, però, doveva passare l’esame della capricciosa Blaineley che era capace di bocciare anche i più preparati per un’inezia. Bastava una formula, mezza riga imprecisa e un’analisi un po’ grossolana ed era pronta per un voto inferiore al tanto pregato 18.
Di solito se la prendeva con le ragazze, specie con quelle che tendevano a mettere in mostra il loro fisico procace. I maschi e quelle meno fortunate in natura partivano già con un leggero vantaggio ed erano meno oppresse dallo sguardo indagatore dell’acida Blaineley.
Ovviamente si ritrovò a consegnare il cellulare, un documento e il libretto dei voti prima d’iniziare la prova e poi si sedette, come di consueto, in una delle prime file. Aveva sentito dire che era sconsigliato nascondersi in fondo, poiché c’era il grande rischio di ritrovarsi con molti docenti addosso.
Aveva affrontato e conseguito molti esami e tutti li aveva svolti senza sotterfugi, anche se quella mattina non si sentiva proprio al massimo della forma. Solo da mercoledì era ritornata a mangiare qualcosa e a dormire senza troppi pensieri, anche se il più importante tornava a fargli visita almeno una volta al giorno.
Eliminare dalla sua mente la figura di Scott le era impossibile.
Scrollando le spalle, si tuffava nello studio e il rosso, almeno nel suo immaginario, veniva sommerso da nozioni e formule che la sua testa bacata non avrebbe mai memorizzato.
Dawn, nel rileggere le 15 domande del test e nel rileggere le sue risposte, sospirò sollevata.
Anche quell’esame era passato ed era stato svolto in modo soddisfacente.
Si avviò lentamente verso la cattedra, consegnò le sue schede alla prof che appose una firma e un timbro sul suo libretto e le rivolse un debole sorriso.
Compilate alcune generalità, riprese i documenti e il cellulare e uscì dall’aula.
Percorse alcuni metri e si fermò vicino alle prime finestre dell’edificio, giusto per scrutare il panorama.
Il cielo grigio aveva fatto capolino, coprendo il tiepido sole che aveva scorto, appena si era affacciata dal balcone.
Quando era uscita, il sole l’aveva illusa che l’ombrello fosse superfluo, ma anche quello l’aveva tradita senza colpo ferire.
Con malavoglia superò il portone, alzando gli occhi al cielo e sperando che non piovesse troppo forte.
Giunta a pochi passi dal cancello, alzò lo sguardo dalle piastrelle traballanti e si accorse di un tizio immobile che stava aspettando.
Nel vederlo di spalle pensò si trattasse del ragazzo di una candidata e che volesse farle una sorpresa per poi festeggiare in sua compagnia. Mentre si avvicinava, notò alcuni dettagli insoliti e si rese conto che quella figura in particolare era colpevole della sua recente tristezza.
“Scott?”
“Credevo di non rivederti più.” Mormorò lui, girandosi di colpo e sospirando sollevato.
“Che ci fai qui?”
“Ti stavo aspettando.” Ammise, coprendola con l’ombrello.
“Io non voglio vederti più.” Tuonò, cercando di andarsene, ma ritrovandosi trattenuta per un braccio.
“Ne sono consapevole.”
“Se lo sai perché sei venuto fino a qui?” Domandò, scostandosi da quel contatto che le faceva solo ribrezzo.
“Perché è questo che fanno due amici quando discutono. Non vogliono vedersi per non soffrire e pregano perché l’altro sparisca, ma in cuor loro sanno che non è realmente così. So quanto male ti ho fatto e quanto hai sofferto e per questo vorrei parlarti.”
“Io non ho nulla da dirti e noi non siamo più amici.” Replicò, facendogli abbassare lo sguardo.
“So che la rabbia fa straparlare e che non pensi realmente a ciò che mi hai appena detto. Tu hai tanto da raccontarmi…lo leggo dai tuoi occhi.”
“Stai sbagliando.”
“Non trattenerti e dimmi pure tutto quello che vuoi.” Soffiò il rosso, porgendole l’ombrello e uscendo sotto le intemperie.
“Tu mi hai gettato via.” Lo accusò con rabbia.
“Lo so ed è stato l’errore più grave della mia vita, ma ti prometto che non accadrà più.”
“Non ti credo.”
“Ne ho la certezza, anche perché tra me e Courtney è tutto finito.”
“La cosa non mi riguarda.” Borbottò, guardandosi intorno e cercando una scusa plausibile per ignorarlo o magari un qualche aggancio come qualche professore o compagno cui chiedere alcuni consigli sui prossimi esami e che le consentisse d’ignorarlo.
“Ma io…”
“Puoi anche riprendertela, tanto lei non sarà mai al livello di una sgualdrina come me.” Lo interruppe, sfoggiando un sorriso diabolico.
“Vorrei tanto tornare indietro e non ferirti, ma mi è impossibile.”
“Il passato ci fa crescere, anche se dubito che tu possa imparare qualcosa da tutto ciò.” Mormorò, facendolo negare.
“Non c’è proprio nulla che possa fare per riabilitarmi ai tuoi occhi?”
“Una cosa c’è.”
“Farei di tutto pur di renderti felice.” Ammise il rosso, incrociando i suoi occhi chiari ormai vuoti e disinteressati.
“Devi lasciarmi in pace: voglio solo questo.” Sbuffò infastidita.
“Non posso proprio farlo.”
“Perché?”
“Perché ti conosco bene e se t’ignoro, tu mi odierai ancora di più.” Soffiò, facendola sobbalzare e vedendola stringere con forza il manico dell’ombrello.
“Ti è mai importato?”
“Sempre.”
“Se fosse stato davvero così, non mi avresti mai dato della sgualdrina.”
“Io…”
“Lo vedi? Prima offendi una persona, poi cerchi di scusarti come un idiota…alla fine perché dovrei perdonarti?”
“È stato il mio unico sbaglio.” Tossicchiò, rischiando di beccarsi una polmonite per tutta l’acqua che gli stava scivolando addosso.
“Il tuo unico sbaglio è stato quello di accogliere una sgualdrina come me.”
“Non dire così…ti prego.”
“Per quanto ancora hai intenzione di seguirmi come un cagnolino bastonato?” Domandò piccata, incamminandosi verso la sua abitazione, mentre lui continuava a pedinarla.
“Fino a quando non ammetterai che stai esagerando.”
“Io starei esagerando?”
“Non volevo dire questo, ma…”
“Da quando sei preoccupato per una semplice sgualdrina?” Sbuffò infastidita, sperando di levarselo di torno.
“Smettila di considerarti una sgualdrina…è stato solo uno sbaglio del momento.”
“Da quel che ho capito mi consideri uno sbaglio.”
“Non mettermi in bocca parole che non userei mai.” Sbottò adirato, facendola tentennare per un breve istante.
“E cosa vorresti da me?”
“Vorrei che tornassimo a com’eravamo un tempo.” Ammise, abbassando il capo.
“Puoi impegnarti quanto vuoi, ma ti garantisco che è impossibile.”
“Non dovresti essere così rancorosa nei miei confronti.” La rimproverò il rosso, facendola ringhiare debolmente.
“Tu sei l’ultimo che può commentare il mio carattere.”
“È solo che non vorrei vederti arrabbiata.” Soffiò, superandola e intralciandole il cammino.
“Ah no?”
“Mi sento male nel sapere che tu sei così a causa mia.”
“Così come?” Gracchiò, facendolo sussultare e cercando di evitare il suo sguardo magnetico.
“Quando sei arrabbiata, diventi ancora più bella ai miei occhi.”
“Vorrà dire che il ragazzo che mi piace apprezzerà quest’aspetto.”
“Il ragazzo che ti piace?” Chiese Scott, avvicinandosi e ritrovandosi coperto dall’ombrello che le aveva prestato.
“Mi sono innamorata di un ragazzo che mi apprezza per quel che sono.” Soffiò lei, cercando di allontanarsi dall’aura maligna che il rosso sembrava emanare.
“Chi è?”
“Perché t’interessa?”
“Perché non ho ancora finito e non voglio perderti.”
“Tu mi hai perso settimane fa.”
“Voglio conoscere il suo nome.” Borbottò risoluto.
“Non meriti di saperlo.” Lo canzonò, sorridendo malignamente.
“Credevo andassi oltre alle apparenze, ma mi sbagliavo.” Commentò il rosso, avvertendo alcune gocce gelide scendergli sulla schiena per via della tela dell’ombrello ormai zuppa.
“Una lettera non è sufficiente per farmi tornare il buonumore.”
“Però…”
“E non è sufficiente nemmeno per scusarsi.” Ricominciò, facendolo annuire.
“L’hai letta?”
“Volevo sapere quali cazzate ti saresti inventato.”
“Non erano cazzate: io ti amo davvero e non ti lascerò così.”
“In tal caso dovrai farti da parte.” Tuonò, facendolo negare.
“Scordatelo!”
“Vorrà dire che quando accetterò di uscire con Mike, tu sarai il primo a soffrirne e ciò mi renderà ancora più felice e soddisfatta.”
“Mike?”
“Lui mi piace molto e voglio conquistarlo.” Soffiò, facendo incupire Scott che abbassò lo sguardo a fissare le mattonelle del marciapiede.
“Io…”
“Credevi davvero in un miracolo?”
“Forse.” Ammise, vedendola avvicinarsi e sussultando confuso.
“Ho intenzione di dirtelo chiaro e tondo. Non m’interessa più nulla di quel che fai, di come ti comporti e di tutti i tuoi sbagli, Scott. Da quando ti conosco ne hai fatti talmente tanti che credo d’aver perso il conto, anche se questo lo rimpiangerai per tutta la vita.” Dawn si alzò, quindi, sulle punte e gli mollò uno schiaffo, lasciandolo sotto la pioggia senza dargli la possibilità di replicare.
Nel vederla allontanarsi e nel sentirsi ancora più bagnato, intuì che si era spinto troppo oltre e che era tardi per migliorare le cose.
Quella che attendeva Gwen e Zoey era un’impresa titanica: riconciliare due persone dal carattere impossibile.








Angolo autore:

Oggi è mercoledì giusto?

Ryuk: Hai dimenticato di aggiornare, vero?
Avrò l'agenda piena per le prossime 2-3 settimane e l'ultima è stata una delle peggiori...mi son completamente dimenticato.

Ryuk: Le scuse sono per gli stupidi.

E a quanto sempre io rientro perfettamente in questa categoria.
A presto!
 
   
 
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