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Autore: mask89    27/07/2020    10 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter IX

 
Tsunade l’avrebbe uccisa, per poi resuscitarla e licenziarla davanti a tutto il personale dell’ospedale; ne era sicura. Aveva abbandonato le sue tirocinanti, investito diverse persone in quella sua folle corsa, ignorato bellamente la sua professoressa e, dulcis in fundo, allontanata dal suo posto di lavoro senza un buon motivo. Cosa diavolo le era passato per quella massa grigia di neuroni, comunemente detta cervello? Forse, se avesse presentato lei le dimissioni, quel briciolo di dignità che le rimaneva, o per meglio dire, non si era ancora giocata, sarebbe stata salva.
Peccato che la sua insegnante non la pensasse esattamente come lei. L’attendeva davanti all’entrata principale dell’ospedale, con un’espressione omicida dipinta in volto. Probabilmente, fare harakiri nel bel mezzo del vialetto non era male come idea; e l’avrebbe fatto, se non fosse stata sicura che, Tsunade, avrebbe fatto di tutto per strapparla dall’abbraccio della morte; per poi ucciderla con le sue delicate mani, ovviamente. Ordinò a sé stessa di non mostrare nessuna incertezza. Se avesse dovuto soccombere, l’avrebbe fatto con onore. Com’era quell’antico detto spartano? Figlio, torna con il tuo scudo o sopra di esso. Ecco, il suo scudo sarebbe stato quel poco di rispettabilità che le rimaneva e l’avrebbe difesa strenuamente o almeno, così sperava. Alzò la testa e guardo dritto davanti a sé; parola d’ordine: soccombere con onore.
«Cosa diavolo ti è preso?!» Sibilò la donna, contenendo al massimo la sua ira. Anche se, il tentativo era miseramente fallito.
«Ha ragione professoressa, il mio comportamento è stato intollerabile. Firmerò le dimissioni entro stasera, non si preoccupi.»
Tsunade la guardò come se di fronte a sé ci fosse stato un alieno. La sua migliore alunna era impazzita, non vi era altra spiegazione, oppure…l’afferrò per il braccio e cominciò a trascinarla per il corridoio dell’ospedale.
«Prof., cosa sta facendo?» Disse, cercando di divincolarsi a fatica da quella ferrea presa.
«Semplice, ti porto prima a fare un tossicologico e, nel caso risulti negativo, da un mio amico psicologo.»
«Ma cosa sta dicendo?!» Rispose stupita.
«Sakura, o sei drogata oppure sei completamente impazzita! Non ci sono altre spiegazioni!»
«Non sono mai stata meglio in vita mia!» Replicò indignata il giovane medico, interrompendo quella marcia forzata. «E, per sua informazione, non mi sono mai drogata e non ho intenzione di cominciare ora!»
«E allora come spieghi il tuo comportamento?»
«Posso spiegare, ma…in privato, se è possibile.»
La bionda annuì con la testa. Le lasciò andare il braccio e fece strada fino al suo ufficio. Durante quel tragitto nessuna delle due parlò, troppo prese dai propri pensieri. Entrarono nell’ufficio. Sakura si sedette sulla sedia imbottita, destinata agli avventori, senza chiedere il permesso. Tsunade si accomodò sulla sua poltrona. Un silenzio, carico di tensione, calò in quella stanza.
«Allora, ti decidi a parlare?»
“Lui è tornato!”
Sentì il sangue ribollire nelle sue vene. La sua pupilla perdeva ancora tempo, dietro quel poco di buono del suo ex-ragazzo.
«Quante volte ti devo ripetere che, gettarti via per quell’emerito stronzo, non serve?» Disse piena di risentimento.
«Cosa?» Esclamò stupita «Non mi riferivo a Sasuke.»
«Ah, e a chi allora?»
«Naruto è ritornato a Konoha.»
La bocca della donna assunse la forma di un ovale perfetto, per via dello stupore. Una malsana curiosità si fece largo in lei, facendole dimenticare del tutto la rabbia, provata fino a poco prima. La sua alunna, diverse volte e con un certo interesse, gli aveva parlato di quell’amico, ma mai sarebbe arrivata a pensare, che si sarebbe comportata in quel modo, pur di rivederlo. Doveva sapere! Al costo di legare la malcapitata sulla sedia. Al costo di restare in quell’ufficio fino a notte fonda.
«Quindi è lui il motivo di questo tuo comportamento. Interessante…»
Sakura si divincolò sulla sedia. Il tono con cui la professoressa aveva pronunciato quella frase non le piaceva per niente. Per non parlare, dello strano luccichio presente, ora, nei suoi occhi. Tutti quegli indizi non lasciavano presagire nulla di buono. Deglutì a vuoto.
«Ora mi dirai tutto ciò che voglio sapere, anche a costo di fare l’alba…» Disse la donna con una malcelata nota sadica nella sua intonazione.
Il giovane medico sospirò rassegnata. Avrebbe dovuto fare harakiri quando ne aveva avuto la possibilità.
 

Quella base non gli piaceva. Quell’assenza totale di finestre, da dove potesse filtrare la luce naturale del sole, lo infastidiva. Fortunatamente, lui non era costretto a passarci molto tempo. Probabilmente sarebbe impazzito, nel lavorare diverse ore al giorno, lì sottoterra. Si sarebbe sentito uno scarafaggio, con tutto il rispetto, ovviamente, per quei ripugnanti insetti. Era ormai da mezz’ora che attendeva in quella sala d’aspetto. Dove diavolo era finito quel vecchio pervertito? Lo aveva fatto chiamare con urgenza, e poi, come per magia era sparito. Guardò alla sua destra, invidiò Kakashi, lui sì che sapeva cosa fare! Eufemismo di immergersi nella lettura di libri per adulti. Sbuffò. In quel momento sentì la porta aprirsi con un leggero fruscio. Finalmente, Jiraiya, aveva deciso di degnarli della sua attenzione.
«Bentrovati ragazzi, scusate il ritardo, ma è uscito un imprevisto all’ultimo secondo.»
«Certo…» mormorò il biondo.
«Prego accomodatevi» disse l’uomo mentre apriva la porta del suo ufficio.
«Ci hai mandato a cercare con una certa urgenza, perché?» Chiese Kakashi, appena seduto sulla poltrona. Era andato dritto al punto, odiava i giri di parole.
«Ci sono delle novità sul caso.»
«Interessante…» Si limitò a dire l’agente.
«Non vedo il motivo per cui io debba essere qui…Ho già ribadito che non mi occupo prettamente di omicidi. A proposito, a che punto sono le autorizzazioni? Stiamo perdendo tempo prezioso.» Ribatté stizzito il biondo.
«Calma Naruto. Se sei qui è perché c’è un motivo. Risponderò a tutte le tue domande; ma, procediamo con ordine. Abbiamo finalmente una pista da seguire.»
«Cioè?» pronunciarono all’unisono i due ospiti.
«L’omicida che cerchiamo è un monaco. Ma non uno qualsiasi. Questo religioso è dedito al culto di Jashin. Sappiamo che il monastero, che tra l’altro è l’unica sede nota del culto, si trova a pochi chilometri dalla città di Suna, esattamente a Sud-Ovest, nell’area desertica che circonda la città. Ha sicuramente usato una katana rituale, probabilmente la sua. Il ricercato è alto circa un metro e ottanta e, secondo il resoconto del laboratorio della scientifica e del medico legale, anche con una muscolatura robusta.»
«Perché?» Chiese incuriosito Kakashi.
«Dal referto consegnatomi dall’anatomopatologo, l’uomo in questione si è divertito a massacrare a mani nude la vittima, riducendola in fin di vita. Senza aver bisogno di usare sostanze per renderla innocua.»
«Quindi siamo riusciti a identificarlo?» ribatté Kakashi.
«No, non ha lasciato nessuna traccia.» Vide che il suo agente lo stava per interrompere, ma bloccò sul nascere la domanda. «Sto arrivando al punto. Siamo riusciti a capire chi fosse, grazie ad una foglia di incenso, che si era incastrata nella faringe del cadavere. Rara, non commercializzata, che si trova solo nel deserto di Suna ed usata, esclusivamente, dagli adepti di quel culto. Brancoliamo ancora nel buio per quanto concerne la sua identità.»
«Invece, per la vittima ci sono novità?»
«Sì. Ed è il motivo per cui ho voluto qui anche Naruto.» Vide il biondo cambiare espressione, da annoiata a incuriosita.
«Cosa vuoi dire?» Rispose, ridestato dal suo torpore.
«La vittima è…» Fece una lunga pausa. «È il capo che ti sfuggì durante quella missione.» Lo vide impallidire.
«Cos…non è possibile…» Balbettò l’hacker. Era troppo frastornato da quell’improvvisa novità, per riuscire ad articolare null’altro.
«Siamo riusciti a risalire alla sua identità, grazie all’esame del DNA. Il bastardo aveva cambiato, grazie ad una operazione chirurgica, i suoi connotati. Si era dato alla latitanza, almeno fino a qualche giorno fa…»
Jiraiya vide il suo giovane allievo perso nei suoi pensieri. Non riusciva ad immaginare cosa stesse provando. Certo, lui poteva essere più delicato nel dare quelle informazioni. Aveva provato a immaginare diversi scenari nella sua testa; ma, era arrivato sempre ad un’unica soluzione: in qualsiasi modo gliela avrebbe detta, per il suo protetto, sarebbe sempre stata una notizia devastante. Lo richiamò più volte, finché non fu costretto ad urlare il suo nome.
«Naruto, capisco che per te non sia una notizia facile da digerire, ma ho bisogno che tu rimanga lucido, ok?»
«Si, scusami.»
Il direttore rimase turbato da quella risposta e dal tono usato. Ma, in quel frangente, non poteva badare ai sentimenti del biondo. Il suo ruolo, in quel momento, gli imponeva di proseguire. 
«E qui veniamo a te Naruto.»
«In che senso?» Chiese.
«Finalmente sono riuscito ad ottenere tutte le autorizzazioni necessarie che ti riguardano, ma…»
«C’è sempre un ma, vero?» Sbuffò ironicamente il biondo.
«Sei stato autorizzato a procedere solo per questo caso…»
«Cosa?!» Urlò infuriato «Mi avevi garantito che…»
«Il primo ministro Senju, il ministro degli interni Uchiha e della difesa Hyuga, sono stati categorici. Posso darti massima autorizzazione solo su un’indagine.»
«Fanculo, avevi fatto una promessa.» Gridò infuriato, sbattendo i pugni sulla scrivania.
«E io mantengo sempre la parola data!» Latrò di rimando il direttore.
«Cosa vuoi dire?» Chiese il giovane turbato.
«Che, se casualmente, durante questa indagine, dovessi guardarti in giro…io, diciamo, che sarò un po’ distratto…»
«Ah…»
«Fai attenzione, ok? Non posso coprirti all’infinito…»
«Certo! Sono l’hacker più bravo, no?»
Jiraiya sorrise. Ma, in realtà, non era quello a preoccuparlo. Il caso stava prendendo una piega strana. Per la prima volta in vita sua, non sapeva che direzione prendere. Tenne quei turbamenti per sé, non voleva preoccupare i due, specialmente il più giovane, con i suoi ragionamenti.
«Bene», disse «qui abbiamo finito. Potete tornare ai vostri compiti.»
I due uscirono dall’ufficio del loro capo, con più domande rispetto a quando erano entrati. 
«Cosa ne pensi, Kakashi?»
«Non lo so. Però, la cosa è strana.»
«Lo è anche per me, sembra che mi stia perseguitando.»
«Forse, dormendoci su, le idee si schiariranno.»
Erano giunti davanti all’ascensore.
«Naruto, sei ancora sicuro di voler quell’oggetto che mi hai chiesto?»
«Dopo quello che ho sentito da Jiraiya, ne sono più sicuro che mai.»
«Per me stai commettendo un errore.»
«Più sarà lontana da me e più sarà al sicuro.»
«Allontanarla non è la soluzione…E poi, non mi sembra sia una tipa che molli facilmente…»
«Vuol dire che ricorrerò alle maniere forti. Farò tutto il necessario per tenerla al sicuro, specialmente dopo queste rivelazioni.»
«Come vuoi, ma rimango sempre della mia opinione. Comunque, avrai ciò che mi hai chiesto entro stasera.»
«Grazie…»
L’ascensore era finalmente arrivato. Naruto entrò.
«Non entri?»
«No, ho delle pratiche da sbrigare in ufficio…»
«Tu che stai dietro a delle scartoffie? Preoccupante…»
L’uomo ignorò la frecciatina del suo ex- allievo.
«Arrivederci Naruto.»
I battenti si chiusero. L’ascensore saliva. Si ritrovò a pensare alla conversazione con Jiraiya. Suna, pensò. Doveva inviare urgentemente un messaggio.



Spazio autore:

Come sempre, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Un grazie di cuore a chi ha deciso di mettere la storia nelle seguite, da ricordare e preferite e a chi ha lasciato un commento.
Inoltre, vorrei ringraziare chi leggerà e vorrà lasciarmi un commento
.
Ci vediamo dopo ferragosto, tranne se miracolosamente non riesco ad aggiornare prima.
A presto!
Mask.

 
   
 
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