Capitolo secondo: i
guai non vengono mai soli…
La mocciosa
guarda me ed io guardo lei, e i passanti ci osservano straniti. Forse perché la
sto tenendo sollevata sopra la mia testa e la fisso come se fosse un alieno. In
tutto questo però l’alieno sono io, o forse lo è anche la bambina; ok devo
smetterla di fare strani pensieri. Il lavoro mi dà alla testa; lo dico sempre
che mi servirebbe un lunga vacanza in una qualche isola tropicale. Però, ora il
problema imminente è un altro: cosa faccio? Io non so niente di bambini, ho
solo diciannove anni per Zeus! Che poi noi muse siamo consacrate a quel
bell’imbusto di Apollo, quindi perché cavolo dovremmo proteggere Afrodite?!
Perché non
sono rimasta a casa? L’oroscopo aveva ragione! Cavolo! Magari qualcuno mi ha
lanciato il malocchio… si deve essere per forza così!
E mentre
cerco di convincermi di avere addosso una qualche strana fattura, il mio
cellulare squilla. È Calliope. Fisso lo schermo per qualche secondo, poi mi
ricordo che non si risponde da solo e apro la chiamata.
“Pronto?”
“Sele? Dove
sei? Come mai non sei ancora rientrata? Stai fuori la notte?”
“Frena,
frena! Sono vicino all’accademia, ho avuto un contrattempo e no non rimango
fuori la notte; ora arrivo.”
“ah ok…
Brian mi spiace, ma torna a casa!”
Quindi
quella sottospecie di acciuga che si spaccia per suo ragazzo è da noi. Bene,
così lo torturerò per sfogare la mia rabbia. È perfetto! Quanto sono geniale!
Ah, è vero,
la bimba; peccato, dovrò rimandare i miei piani sadici verso Brian.
“Senti
Calli, rimanda a casa il tuo scimmione, che noi abbiamo problemi cosmologici
urgenti! Chiama anche Nau, ok?”
“Va bene,
va bene. Posso almeno sapere se hai già cenato? Ti devo preparare qualcosa?”
Cara,
dolce, premurosa Calli, se non esistesse dovrebbero inventarla!
“No tesoro,
non ho cenato e sto morendo di fame! Ordini una pizza? E anche una birra, mi
serve. Arrivo tra poco.”
Chiudo la
chiamata senza aspettare la sua risposta, come faccio sempre, e che tra l’altro
la fa imbestialire in una maniera spaventosa! Quanto adoro romperle le scatole.
Mi incammino
verso l’auto e una volta davanti la portiera sorge un altro problema: dove la
metto la bambina? Io non possiedo uno di quei cosi per bambini, quelli che si
mettono nei sedili per scarrozzare in giro i pupattoli.
Ebbene, io
non lo avevo e mai lo avrei avuto!
Pensa,
Sele, pensa, ci dovrà pur essere un modo… o che gran pezzo di gnocco quello là!
No, non pensare a Mr. bello sguardo dall’altra parte della strada!
…
Ma certo!
Quanto sono idiota! Insomma, i miei poteri serviranno a qualcos’altro oltre che
combattere il male no?!
Sorrido
come un ebete e sprigiono un po’ del mio cosmo, in modo da poter sollevare la
bambina e guidare tranquilla.
Nel
frattempo la mocciosa si addormenta, cullata dalla mia energia rilassante, che
fortuna inaspettata! Dai, quando dorme è davvero carina a guardarla bene, e non
dico bella solo perché è ancora una neonata!
Si vede che
è la reincarnazione di Afrodite!
Sfreccio velocemente
tra le macchine, impaziente come non mai d rientrare a casa, per trovare una
cavolo di soluzione a questo dannatissimo problema.
Procedo spedita
come un razzo, ma sono costretta ad inchiodare di botto per non travolgere un
pirla fermo in mezzo alla strada; ora, considerati la mia pancia che brontola e
la mia giornata disastrosa, la mia educazione ha saggiamente deciso di
rimanersene a letto e, aprendo la portiera, comincio a urlare cose poco carine
al tizio di fronte a me:
“Dico, ma
ti sei rincoglionito?! Avrei potuto ammazzarti! Ed ora levati dai coglioni
prima che io cambi idea e ti stiri sotto la mia auto!”
Il diretto
interessato delle mie minacce, non solo non batte ciglio, ma con naturalezza e
lentezza esasperanti risponde:
“Voglio la
bambina. Dammela.”
Che carino,
mi ha appena impartito un ordine! Sicuramente a uno così non darei mai il mio
numero di telefono!
“Non penso
proprio! Se la vuoi vieni a prendertela!”, affermo sorridendo sicura di me.
Esco del
tutto dal mio veicolo e aspetto che faccia la sua mossa, tanto sicuramente sarà
una mezza cartuccia come i tipi che ho sistemato oggi.
Ok, devo
ritrattare, dal pugno che ho appena preso nello stomaco, non è come i coglioni
del pomeriggio.
E senza
nemmeno darmi il tempo di capire cosa succede, è alle mie spalle; mi afferra
entrambe le braccia portandomele all’indietro e punto un piede sulla mia
schiena, cominciando a fare pressione su di essa.
“Dammi la
bambina”, ripete il bastardo “oppure ti strapperò entrambe le braccia.” conclude
ghignando divertito.
Eh no! Adesso
basta! Crede sul serio di averla vinta così facilmente?!
“NON AVRAI
Libero il
mio cosmo e dei nastri sottili e viola cominciano ad avvolgere il mio corpo; il
nemico viene sbalzata via dall’ondata di energia e quando si rialza trova
davanti a se
Per quanto
noi muse non possediamo un’armatura vera e propria abbiamo comunque delle vesti
speciali che la sostituiscono in tutto e
per tutto; la mia, di un viola tenue, quasi lilla, era una tra le più
resistenti e comode, che riprendeva le forme di una farfalla: un diadema sulla
fronte con al centro un cuore, mentre sul retro della testa delle ali di
farfalla; al collo era posto un collare di quello che poteva sembrare ferro,
con su attaccata una gemma viola scuro; sul petto l’unica protezione posta era
quella ai seni, da un corpetto dalla forma di farfalla, che si chiudeva dietro
la schiena, fermato da un nastro bianco, lasciando il ventre completamente
scoperto; il resto del mio corpo era più o meno avvolto dal medesimo tessuto
bianco, seta sacra, fermato ai fianchi da placche metalliche sottili, che
scendevano lungo la gamba lateralmente, fino ad arrivare alla metà coscia;
bracciali eleganti si stendevano fin sopra il gomito, lasciando però le mani
scoperte; stivali con un tacco vertiginoso, con il quale era impossibile anche
solo pensare di muoversi, arrivavano fino al ginocchio, disegnando sia a destra
che a sinistra metà ala di una farfalla; infine, alle mi spalle, al posto del
solito e barboso mantello bianco, erano poste delle ali, ovviamente da
farfalla, che diventavano solide in caso di difesa.
Il mio
avversario è a bocca aperta, di certo non si aspettava di trovarsi di fronte un
semi-cavaliere, ma poverino gli è andata male.
Sorridendo ambiguamente
e con un che di maligno, sparisco dalla sua vista, per poi riapparirgli a due
centimetri dal viso e restituendogli il pugno di prima; fa almeno due metri e
mentre è ancora in volo, lo riafferro lesta per una gamba e lo schianto ridendo
al suolo. Alla fine scendo con grazia e salgo a cavalcioni del tizio, che ormai
è quasi svenuto.
Gli accarezzo
lascivamente il viso e lascio che il Fascino la intrappoli nella sua dolce e
velenosa morsa; mi accovaccio su di lui e sussurrando gli domando:
“Chi ti
manda?”
Nel mentre dei
nastri di cosmo, lo incatenano e lo tengono del tutto fermo, e pazientemente
aspetto la sua risposta.
“Ah… Lui… A…
no… pos…mi… derà… “
Le sue non sono
altro che mezze parole senza senso e cerco di farlo riprendere un po’ per
capirci qualcosa, ma un cosmo potentissimo e nero come la pece lo avvolge
interamente, stritolandolo e spappolandolo sotto di me; mi ritrovo coperta del
sangue dello sventurato, con addosso una forte sensazione di terrore e
desolazione, mentre sempre più domande vorticano nella mia testa.
Chi diavolo
era stato a fare un cosa simile?
Mi guardai
intorno attenta, espandendo i miei sensi al massimo, ma nel giro di
Scossa dall’accaduto
tornai alla mia macchina, senza nemmeno riprendere il mio aspetto normale e,
dopo essermi assicurata che la bambina stesse bene, ripresi il mio tragitto per
casa, questa volta intenzionata a non fermarmi nemmeno a costo di mettere sotto
qualcuno.
Per fortuna,
non feci nessun altro incontro spiacevole e finalmente varcai la soglia della
mia amatissima abitazione; al suo interno mi aspettavano delle preoccupatissime
Calli e Nau, che appena mi videro corsero verso di me.
“Sele! Che diavolo
è successo? Perché hai ancora la veste addosso? E chi è questa bambina?”, Calli,
come suo solito, aveva cominciato a parlare a raffica e cercava ogni possibile
ferita sul mio corpo, con in mano il kit del pronto soccorso.
“Calli,
tesoro, lasciala tranquilla,sta bene! Vieni Sele, è meglio che ti siedi e mangi
qualcosa, e poi ci racconterai tutto.”
Come al
solito Nau mi sorride gentilmente e mi stacca di dosso la mia pazza coinquilina.
Lentamente,
avanzo per casa, stringendo ancora tra le mie braccia la bimba, che continua a
dormire serena.
Stancamente
vado a buttarmi sul divano, dopo aver
lasciato la mocciosa in camera mia sul letto, e aspetto che Calli e Nau
prendano posto davanti a me per potergli finalmente raccontare tutto.
š›
Ok, sono imperdonabile! Ci ho messo quasi due
mesi ad aggiornare, ma ho avuto i miei buoni motivi per il ritardo! Chiedo venia!
Giuro che dal prossimo capitolo sarò puntuale come un orologio!xD… cmq
ringrazio chi letto e chi ha recensito, e ovviamente chi ha messo la storia tra
le seguite! Grazie di cuore! Allego qui il link dell’immagine dell’armatura di
Sele, sperando che vi piaccia ^^ ci vediamo prossimamente _kira_
http://fayeuh.deviantart.com/art/Saint-Seiya-Aphrodite-71484686