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Autore: storyteller3    28/07/2020    0 recensioni
Raccolta di oneshot SwanQueen ispirate all'album folklore di Taylor Swift.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Seattle piove sempre. Ogni mattina, Regina si sveglia sentendo le gocce di pioggia picchiettare sul vetro della finestra. Quella mattina però fu diversa. Regina si svegliò di soprassalto, preoccupata: aveva avuto un incubo. Cercò di sforzarsi per ricordare cosa avesse sognato, ma all’inizio non ci riuscì. “Probabilmente era Henry”, pensò. Da quando aveva ricordato di essere Regina, Henry era il suo pensiero fisso: se il sortilegio si fosse spezzato, Henry sarebbe morto. Era un pensiero costante che la tormentava tutto il giorno, soprattutto quando si trovava faccia a faccia con il ragazzo, che a causa della maledizione era ignaro di trovarsi di fronte a sua madre. Sommersa da questi pensieri, Regina iniziò a stiracchiarsi, dimenticandosi del sogno appena fatto.

Tuttavia, ad un tratto, mentre era ancora con gli occhi chiusi, ricordò tutto. Il sogno le tornò in mente come un lampo. Realizzò di non aver sognato Henry, ma un’altra persona. Realizzò di aver sognato lei. Pian piano le tornarono in mente tutte le immagini che aveva visto in sogno: era a Storybrooke, seduta su una panchina al porto, Emma era in piedi, di fronte a lei, con la solita giacca di pelle rossa e i capelli raccolti in una coda. Le sorrideva, facendole cenno di alzarsi e seguirla. Regina si era alzata per tenderle la mano, ma appena la sua mano sfiorò quella di Emma questa scomparve, dissolvendosi. Regina era disorientata, non capiva cosa stesse succedendo. Solo in seguito, guardando in lontananza, la vide di nuovo. Ma stavolta era con Uncino, e si stavano dirigendo verso la nave del pirata. Regina provò ad urlare, ma non riuscì ad emettere nemmeno un filo di voce. Quella era l’ultima immagine che ricordava, probabilmente dopo si era svegliata.

Regina rimase per qualche momento a pensare al sogno e ad Emma. Si domandava cosa stesse facendo in quel momento, lì a Storybrooke. Probabilmente stava combattendo contro qualche nuovo nemico, stava vivendo qualche nuova avventura. A Storybrooke era passato solo poco più di un anno da quando Regina era andata a salvare Henry. Tuttavia, per lei erano passati più di nove anni: nella Nuova Foresta Incantata il tempo scorreva molto più velocemente rispetto a Storybrooke. In quei nove anni, Regina era tornata qualche volta nella cittadina del Maine, con la scusa di voler aggiornare Emma riguardo Henry e la sua nuova famiglia. Ma la verità era un’altra: Regina tornava a Storybrooke per rivedere Emma. Ogni volta, però, faceva sempre più male. Vedere Emma prima col pancione e poi con la piccola Hope in braccio, da un lato la faceva sorridere, ma dall’altro le provocava parecchio dolore. Tant’è che negli ultimi anni era tornata raramente in città, avendo cercato di focalizzare le sue attenzioni sulla piccola Lucy, la sua nipotina. Storybrooke però le mancava parecchio. Emma, le mancava parecchio.

Regina fece colazione e si vestì per andare a lavoro. Spesso ridacchiava pensando a cosa avrebbe detto Emma, se l’avesse vista con questo stile un po’ punk che il sortilegio le aveva dato. Uscita di casa, ebbe di nuovo un sussulto: alla fermata dell’autobus, vide una donna bionda, con dei jeans attillati e una giacca rossa. Era di spalle, non si riusciva a vederle il viso, ma Regina pensò subito ad Emma. “E’ lei, è venuta a salvarci” pensò sorridendo, piena di speranza. Si avvicinò alla donna ma quando quest’ultima si girò con uno scatto, Regina rimase delusa nel vedere che non si trattava di Emma, ma di una sconosciuta. Non era la prima volta che accadeva qualcosa del genere. Negli ultimi giorni, da quando aveva riacquistato la memoria, aveva già immaginato di incontrare Emma in altre occasioni: al cinema, nei negozi, persino nel suo bar. Ma era sempre qualcun’altra.

Ogni volta che succedeva una cosa del genere, Regina iniziava a riflettere. Su cosa sarebbe successo se avesse seguito il suo cuore, per una volta. Se avesse avuto un po’ più di fiducia in se stessa. Se avesse confessato ad Emma ciò che sentiva. Aveva provato a togliersela dalla testa, stando con Robin. Lui la faceva sicuramente sentire bene, ma non era la stessa cosa. Quel brivido, solo Emma riusciva a darglielo. Quante ne avevano passate insieme, e quante volte avevano unito i loro poteri per superare ostacoli, sconfiggere draghi, demoni e tanti altri nemici. Le mancavano quei momenti. Si sentiva viva, accanto a lei. Si sentiva sicura, protetta. Sapeva che Emma avrebbe dato la vita per salvarla, e lei avrebbe fatto altrettanto. “E allora”, pensava Regina, “perché non gliel’ho mai detto? Perché non le ho mai fatto capire cosa provavo?”. Forse ora le cose sarebbero state diverse. Forse Regina non si sarebbe più svegliata da sola, come accadeva tutte le mattine. Forse Emma sarebbe stata la persona giusta, quella con cui vivere il grande amore che aveva sempre sognato. Tanti forse, ma nessuna certezza. “Non lo saprò mai”, pensò Regina, “e probabilmente è meglio così.”. Aveva altro a cui pensare adesso. Arrivata al bar, iniziò a mettere a posto il locale e, quando entrarono i primi clienti, il pensiero di Emma si fece sempre più minuscolo nella sua testa. Impegnata tra gli affari e il cercare un modo per rompere la maledizione senza nuocere ad Henry, la giornata passò e Regina non pensò più ad Emma.

Ma la mattina seguente, il pensiero tornò. E così la mattina dopo ancora.
   
 
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