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Autore: candycotton    16/08/2009    1 recensioni
Shin diventa un personaggio lontano dal mondo di Nana, trasportato in una storia diversa, nella tetra atmosfera di un college inglese...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Okazaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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eccomi con un altro capitolo! Grazie davvero per i commenti e le recensioni! Mi fa molto piacere che ci sia ancora qualcuno che legge la mia Fan Fiction, dopo parecchio tempo che non postavo più niente, e spero ogni volta sia di vostro gradimento! Ancora grazie, a voi il capitolo 4!

Chapter 4

 

Stavo fissando Shin dritto negli occhi e non mi ero mai accorta di quanto i suoi fosseri profondi.

Corrugai la fronte, incerta. –Ma che stai dicendo?

Shin sospirò e abbassò lo sguardo dal mio.

-So che ti sembrerò pazzo, o una specie di maniaco, ma c’è qualcosa in te che mi ha attratto dal primo momento che ti ho vista. Ne ho viste tante di ragazze nella mia vita, e credimi, nessuna mi aveva mai dato quest’impressione.

A quel punto ero totalmente pietrificata. E le parole non mi uscivano di bocca, proprio per niente.

Shin si avvicinò ulteriormente a me, avanzando di un passo, quasi pestandomi i piedi. Mi accarezzò il profilo del viso, con la sua mano delicata, e mi baciò di nuovo. Questa volta più a lungo, per due volte.

Poi mi sorrise. –Vuoi venire con me?

Chiese di nuovo.

E io non ero in grado di domandare nient’altro, in quel momento.

Perché vuoi andare in Giappone? Perché vuoi che venga con te? Con chi stavi parlando ieri al telefono? C’entra qualcosa quella telefonata con la tua partenza? Torneremo mai qui, al college?

Ma, invece di chiedere qualunque cosa, semplicemente, annuii.

 

-Mi dispiace, ma avevano finito le camere con i letti separati.

Disse Shin una volta dentro alla nostra camera d’albergo. Diedi un’occhiata all’enorme letto al centro. A due piazze e con una bellissima coperta rossa e bianca. Ero certa di essere diventata bordeaux.

-Figurati, non c’è nessun problema.

In realtà non era esattamente quello che avrei voluto dire, ma in effetti fu proprio ciò che dissi.

E Shin mi rivolse un sorriso irresistibile, mentre sistemava le sue cose.

Provai a cucirmi la bocca e iniziai a fare lo stesso, tirando fuori qualche indumento dalla mia valigia.

Di sicuro, se mia mamma avrebbe mai saputo quello che avevo fatto, non sarei arrivata viva tanto in là da compiere gli anni.

Ingoiai la saliva, terrorizzata al solo pensiero.

-Shin.

Lui alzò immediatamente lo sguardo verso di me.

-Che ci facciamo qui?

Mi fissò per qualche secondo, poi distolse lo sguardo.

-Andiamo a fare un giro, te lo spiego per strada-, disse avviandosi verso la porta.

Sorpresa, lo seguii.

 

Mai, nella mia vita, avrei pensato di andare tanto lontano come a Tokyo. Ancora non riuscivo a credere di essere davvero lì. Eppure, più mi guardavo intorno e più dovevo convincermene, aveva tutto un altro sapore dalla cupezza del college. Era semplicemente fantastico essere là.

-Abitavo qui, fino ad un paio di anni fa. E facevo parte di una band. Black stones. Eravamo anche piuttosto conosciuti, ma soprattutto qui in Giappone. Tu non ne avrai mai sentito parlare, immagino.

Si voltò verso di me, che annuii un poco, incantata da quell’improvvisa rivelazione. –Davvero eri parte di una band?

-Sì. Suonavo il basso. Ma poi è successo un casino, la vocalist se n’è andata e ci siamo sciolti a poco a poco.

-Quindi, qualche giorno fa, al telefono, era…

Shin si voltò ancora verso di me, non troppo sorpreso. –Era Nobu. Era il chitarrista. Voleva che tornassi per provare a rimettere in piedi qualcosa.

-Ma non gli hai risposto tanto bene, eppure adesso sei qui.

Lui sorrise. –Non sono qui per lui.

Lo fissai ancora per qualche istante in più. Volevo assolutamente sapere cosa doveva fare lì. Perché era tornato, se non per il suo amico? Se non per rimettere in piedi la sua band? Qual era questa ragione tanto segreta? E io cosa c’entravo realmente in tutto ciò?

Avevo ancora troppe domande che mi frullavano in testa, ma non ero certa di potergliele chiedere, così tranquillamente. Eppure, avevo bisogno di sapere.

 

Quella sera, non riuscivo proprio a prendere sonno. Forse perché sapevo che fuori da quella stanza c’era una città intera ancora sveglia, attiva. Forse perché sapevo che il giorno seguente non sarei stata costretta a seguire una noiosa lezione universitaria. Forse perché lì, accanto a me, c’era Shin.

-Claire.

Sussurrò il mio nome nell’oscurità. Come se non fosse perfettamente certo che l’avrei sentito, che fossi ancora sveglia.

-Sì?-, risposi.

-Sei ancora sveglia?

Sbattei le palpebre, fissando il soffitto. –Non riesco a dormire.

Sentii un fruscio delle coperte e quando mi voltai nella sua direzione, vidi il suo bellissimo viso che mi guardava; teneva le mani sotto al capo, e aveva gli occhi un po’ bassi.

-Sei preoccupata per qualcosa? C’èntro io?

Non riuscii a fare a meno di guardarlo. Da così sembrava incredibilmente ingenuo e puro, come un bambino.

-Vorrei solo capire qualcosa in più.

Rimase in silenzio a lungo, prima di sbuffare e voltarsi sulla schiena, fissando il soffitto. –Mi dispiace, hai ragione. Ti dirò tutto.

  
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