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Autore: _Selenophile_    29/07/2020    1 recensioni
[erkenci kus]
[erkenci kus]Una ragazza dagli occhi ambra,Serena Monteforti,dopo un anno e mezzo a Londra,decide di ritornare nel paese universitario dove tutto è cominciato per affrontare i suoi demoni e riprendere in mano la sua vita.
Profondamente cambiata dal suo passato e da quello che è successo, non sa che è in arrivo per lei una sferzata di vita, totalmente inaspettata in un periodo come quello,in cui tutto era assopito e,quasi,dimenticato.
Un gruppo di ragazzi come tanti, che ha sogni,speranze, che lotta per emergere e per rimanere a galla. Un gruppo di ragazzi un po'strani e svampiti,che partorisce idee.
E un'idea,buttata lì un giorno di Ottobre, tra un aperitivo e una sigaretta.
Tutto questo causerà una tempesta violenta, dirompente e perfetta, da cui tutti usciranno diversi,cambiati.
Perchè un aquilone si alza solo con il vento contrario.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente dopo un mese di fisioterapia,logopedia e terapie occupazionali,Daniele era stato dimesso dall’ospedale ed era ritornato nel dolce nido,anche se il dottore raccomandava riposo.
In casa regnava il silenzio della notte,eppure io avevo gli occhi spalancati come se fosse pieno pomeriggio.
Tra turni improponibili all’ospedale,timori di improvvise complicazioni e la voglia  di rivedere il nostro amico nel caldo grembo casalingo,era stato un mese spossante per tutti.
Sbuffai e voltai il viso verso Andrea,che dormiva al mio fianco,anche se persino nel sonno aveva un’espressione accigliata.
Era indubbiamente lui che mi preoccupava più di tutti.Quest’ultimo mese per il mio ragazzo era stato deleterio:il senso di colpa per quello che era successo lo stava divorando da dentro,anche se con il cugino si erano chiariti più volte.
La tensione per l’inaugurazione  della sede camerte dell’INGV era stata surclassata dalla situazione di Daniele. Era teso,nervoso,dormiva una manciata di ore a notte e,quando riusciva ad assopirsi,era tormentato da brutti sogni che lo svegliavano facendolo urlare.
Lui mi tranquillizzava dicendo che era solo la tensione che si riproponeva sottoforma di incubi,ma io avevo capito che la tensione non c’entrava niente:Andrea aveva un conto aperto con il passato.
Almeno ci eravamo chiariti con Camilla,e questo era qualcosa di positivo.
 
Ero in camera di Diafa,quando un rumore di pentole e gas che si accendeva mi distrasse.Guardai l’ora ed erano le cinque e mezza di pomeriggio:Camilla  stava facendo la sua tisana ai frutti rossi.
In quel lasso di tempo ci eravamo parlate il minimo indispensabile,e comunque erano frasi canoniche e di circostanza,senza la spontaneità e l’allegria che ci aveva sempre caratterizzato.
Io sapevo che lei soffrisse quanto me per tutto quello che fosse successo.
Diafa mi fece cenno di andare da lei.«Forza!sai quello che devi fare!»
La guardai titubante.«Ma…e che le dico?!»
«Quello che ti dice il cuore!»
 
Indugiai sulla soglia della cucina,mordicchiandomi le labbra e giocherellando con l’orlo della felpa,non avrei mai pensato che un giorno quella tisana tanto odiata sarebbe stata utile sul serio.Camilla si allungò sulla credenza per prendere l’infuso e quando mi vide si pietrificò,sgranando i suoi occhioni ghiaccio.
L’aria cominciò a farsi pesante,mentre il mio battito cardiaco arrivava distintamente alle mie orecchie e la salivazione a zero.
«Vuoi un po’di tisana?»
«Posso avere un po’di tisana?»
Avevamo parlato all’unisono,scostando lo sguardo e sorridendo imbarazzate.Le guance di Camilla divennero rosse come quelle di una bambina e cominciò a torturarsi i polpastrelli,tipico gesto di quando era imbarazzata.
Ci lanciammo una nelle braccia dell’altra.«Mi dispiace tanto,Cami!»
«Anche a me dispiace tanto,Sere!» si slacciò da me «..è che vedere Daniele in quelle condizioni mi ha letteralmente fatto impazzire..»gli occhi erano rossi per le lacrime «..ma non penso minimamente quello che ti ho detto,te lo giuro!»
«Lo so,Cami,lo so!»anche io stavo piangendo «..scusami se non ti ho capita.È che avevo l’angoscia di Andrea,la tua pena..» la voce mi si strozzò.
La mia coinquilina mi asciugò le lacrime,da brava sorella maggiore.«Mi dispiace tanto!»
Ricambiai l’abbraccio.«Anche a me dispiace,Cami!»
Rimanemmo abbracciate in mezzo alla cucina,finchè non arrivò Diafa:«Finalmente!» la nostra coinquilina abbracciò entrambe «Pace fatta!»
«In realtà..» mi slacciai da loro «..c’è qualcun altro con cui dovresti chiarirti!»
La bionda sorrise.«È in camera tua?»
 
Il gemito di Andrea mi riportò alla realtà,stava avendo un altro incubo.
Increspò le sopracciglia e strinse i pugni.«No..» quelle sillabe uscirono in un rantolo strozzato.
Cominciò a scalciare,fremendo e spostando la testa da una parte all’altra.«No…» ripetè stringendo le lenzuola.
«Andrea!» lo scossi un po’,cercando di svegliarlo «Andrea..sono io..»
«No!» l’urlo squarciò il silenzio della stanza.
«Andrea,per favore!» urlai con il cuore che correva frenetico.
Riemerse dalle profondità dell’incubo,sbattè gli occhi un paio di volte per prendere contatto con la realtà.«Serena…» il mio nome sembrò una liberazione.
«Sono qui..» lo abbracciai,avvolgendolo tra le mie braccia,«Amore mio,sono qui..»
Lui si strinse a me con le braccia e con le gambe.«Ho fatto un incubo.»
Gli passai le mani sulla schiena,per cercare di calmare il battito furioso del suo cuore e infondergli un po’di calore.«Lo so.Sono qui,amore mio..»
Lo cullai,come ormai facevo da un mese,da quando aveva incubi sempre più spaventosi.
Si slacciò da me.«Vado a prendere un bicchiere d’acqua.»
Strinsi il suo cuscino al mio corpo,sentii qualcosa opprimermi il cuore ed uno strano senso di allarme crearmi inquietudine,questa situazione doveva finire.
Mi diressi in cucina da lui,era appoggiato al bancone con entrambe le braccia.
«Andrea..» lui sussultò al sentire il suo nome.
Mi avvicinai come se davanti a me avessi un leone pronto all’attacco.«Stai meglio?»
Tirò fuori l’aria dal naso e prese un altro sorso d’acqua.«Scusa se ti ho svegliata.»
«Non stavo dormendo.Piuttosto..» esitai un attimo «..ti va di dirmi dei tuoi incubi?».
Lo sguardo si fece di ghiaccio.«No.» la risposta fu secca e tagliente.Così veloce da non riuscire quasi a realizzarla.
«Perché..?!» la mia voce sembrò un mugolìo.
«Perché non c’è bisogno che tu ti faccia carico anche di questa cosa angosciante.»
Cercò di superarmi ma lo bloccai,mentre qualcosa cominciò a montarmi dal profondo.«Non farlo,Andrea..» cominciai «..non tirarmi fuori dalla tua vita,non adesso.» ingoiai le lacrime.
Vidi il suo sguardo addolcirsi,mi sfiorò la guancia con le nocche.«Possibile che non capisci che ti sto proteggendo?!»
Avevo gli occhi sbarrati e lucidi,il volto scavato e l’aria stanca.«Così non mi proteggi,così tu mi escludi e basta.»,gli misi due mani sulle guance,«Mi fa più male vederti in questo stato e non poter far nulla.»
Lui spostò lo sguardo sulle mie gambe nude e i miei piedi scalzi.«Le tue abitudini sono pessime.»
Mi prese in braccio,con mia grande sorpresa,e mi portò in camera sua.Mi lanciò delicatamente sul letto,atterrai esattamente al centro con un rimbalzo.
«Con te è come parlare al vento!» mi imbronciai.Andrea sorridendo si stese,trascinandomi con lui.
Coprì entrambi con la coperta e poggiò il braccio sulla fronte,mentre con l’altra mano giocherellava con i miei capelli.«Nell’incubo c’è mamma che indossa uno dei suoi vestitini gipsy mentre cucina..» Appoggiai il mento sul suo cuore,deglutendo saliva.
«..ad un certo punto arriva papà,la abbraccia da dietro e le stampa un bacio sulla tempia. Sul divano,un bambino sta guardando un cartone alla televisione..» sentii le lacrime risalirmi agli occhi «..ma non sono io quel bambino…io sono fuori dalla porta,che non riesco a entrare..» mi guardò con la desolazione nello sguardo «…il bambino all’improvviso si gira e mi vede,il volto demoniaco e il sorriso soddisfatto nel vedermi cercare di entrare in tutti i modi..»
Una lacrima comparve all’angolo del mio occhio sinistro,mentre prendevo ancora più consapevolezza del fatto che Andrea aveva urgentemente bisogno di affrontare il suo passato.
Mi misi a cavalcioni e appoggiai l’orecchio sul suo cuore.«Cosa posso fare per farti stare meglio?» mormorai.
Lui mi posizionò meglio sul suo bacino e mi avvolse in un abbraccio.«Canta.»
 
«Non è il momento di sventolare bandiera bianca,ragazze!» Diafa era agguerrita «Dobbiamo fargliela pagare a quelle due stronze una volta per tutte!»
Mandai giù l’ultimo boccone del mio panino con il salmone.«Hai ragione.È arrivato il momento della vendetta!»
Eravamo tutte nell’ufficio di Camilla.Avevamo programmato di fare pranzo insieme,visto che avevamo avuto pochissimo tempo per vederci.
«Invece non faremo proprio niente!» la mia coinquilina si lasciò cadere sulla sedia «Adesso non ha senso!»
«Daje,Cami!Non è possibile lasciarle impunite!» protestai.
La bionda portò le braccia sulla scrivania e incrociò le mani.«E cosa mai potresti fare?!»
«Beh..» pensai «..qualcosa ci inventeremo!»
Elisa si allungò,rubando un marshmallow dal pacchetto bianco sulla scrivania.«Camilla ha ragione..» lo morse e si gustò il sapere di quella spirale bianca,azzurra e rosa «Alla fine loro materialmente non hanno fatto niente.»
«Hanno solamente messo i due cugini uno contro l’altro..» si intromise Sofia «..e Daniele ci stava lasciando la pelle!» Camilla trasalì a quella dichiarazione.
«Appoggio Sofia in pieno!» Diafa le diede un pugno.
La mia coinquilina bionda si pettinò i capelli indietro,sbuffando.«Ma voi credete che io non voglia fargliela pagare?» gli occhi ghiaccio erano stanchi e arrossati,contornati da vistose borse scure.
«Ottimo!Allora organizziamo una spedizione punitiva e via!»in un impeto trasgressivo,presi anch’io un cilindro zuccheroso.Elisa li adorava,li mangiava in continuazione,io preferivo di gran lunga la cioccolata.
«Non se ne parla!» Camilla era irremovibile «Non siamo bestie che agiscono senza pensare.»
Diafa sbuffò.«Detesto questo tuo lato così ponderato..» anche lei prese un soffice dolcetto lilla «..l’ho sempre detestato!»
«Basta ragazze..»in tutto ciò,Elisa era arrivata già al quinto marshmallow «…aspettiamo e vediamo come comportarci in un secondo momento!»
Diafa strisciò la sedia,incrociando i piedi coperti dagli anfibi neri sulla scrivania della coinquilina,Sofia incrociò le braccia e io mi svaccai sulla sedia,dimostrando tutto il nostro disappunto.
«Niente bronci..» la mia coinquilina bionda ammonì l’altra mia coinquilina con lo sguardo,poi si rivolse a me:«..piuttosto…con Andrea come va?»
«Male!» mi tirai i capelli indietro «Continua ad avere incubi,lui dice che è dovuto alla presione psicologica di questo periodo,ma sono sicura che in realtà c’entri il suo passato..»
«..cioè?»
Appoggiai gli avambracci alla scrivania.«..lui non lo ha mai affrontato..io sono sicura che l’incidente di Daniele abbia portato a galla tutti i suoi fantasmi..»
«E non puoi aiutarlo ad affrontarli?»
«Non so come fare..lui si chiude a riccio quando si accenna l’argomento.»
«Mi ricorda qualcuno!» scherzò Sofia.
Camilla si premette due dita sulle tempie,massaggiandole.«Avremo mai un attimo di pace?»
«Ne dubito.» ribattè Diafa seria.
«Sofi,piuttosto con Joan com’è andata a finire?» domandò Elisa alla mia amica con i capelli color caramello.
«In pratica,mi ha detto che questa tizia è stata una delle tante ragazze da una notte e via.Il problema,è che ha cominciato a stalkerizzarlo perché pensava che tra loro ci fosse una storia.»
«Ma come?!Ormai è risaputo che Joan abbia messo la testa a posto!» commentò Elisa.
«Non chiedetemi spiegazioni,certe volte fatico a capire il comportamento della gente,seriamente!» prese il portafogli dalla borsa «A chi va un caffè?»
Da qualche tempo,il mio amico colombiano era perseguitato da una delle sue conquiste,la tipa aveva scambiato quella focosa notte di sesso come l’inizio di una storia d’amore,non sapendo che Joan all’epoca fosse allergico a qualsiasi cosa includesse due persone che si frequentassero per più di una notte.
«Quindi la questione come si è risolta?»
Sofia cacciò il tabacco dalla borsa.«Alla fine sono intervenuta io per placare la signorina.» lisciò una cartina con le mani e poi cominciò a girarsi una sigaretta «Davanti al fatto compiuto,non si può far altro che arrendersi.»
Un lampo mi trapassò il cervello.«..davanti al fatto compiuto..» soppesai le parole.
Sofia aggrottò le sopracciglia mentre Camilla stringeva gli occhi.
«..davanti al fatto compiuto..»
Diafa allungò il collo.«Eh..?!»
«..davanti al fatto compiuto..» ripetei,mentre le mie amiche mi guardavano confuse.
«E sono tre..ah no!» Elisa mi ammonì «..l’ultima volta che hai fatto quello sguardo da pazza,hai chiuso me e Victor in macchina senza poter accendere l’aria calda!»
«Ho trovato!»,mi alzai e sbattei le mani sulla scrivania. Nel fervore alcuni oggetti si sollevarono dalla scrivania,il portapenne si rovesciò e le ragazze sussultarono.
Cominciai a raccogliere le mie cose.«Devo andare!» scoccai un bacio volante alle altre «..davanti il fatto compiuto!» mi diressi verso la porta agitando le braccia in aria,non prima di aver urtato il portaombrelli colorato davanti all’espositore di una miniatura del DNA.
«Ma cosa..?!»
Mi girai verso di loro.«..davanti al fatto compiuto!» corsi lungo tutto il corridoio,ripetendo queste parole.
Diafa congiunse le mani in aria,come se stesse pregando.«Ma uno normale,per sbaglio,in questo gruppo c’è?!»
 
La scritta CIMITERO era mantenuta da due cherubini in marmo,esattamente sopra il grande cancello in ferro battuto. Il cielo era grigio come il muro di pietra che circondava lapide e loculi di ogni forma e colore,tesorieri di qualcuno che ormai non era altro che polvere.
«Cosa ci facciamo qui?» Andrea si guardava intorno dubbioso,la curiosità che aveva  provato quando ero andata a sequestrarlo aveva lasciato il posto alla confusione.
Mi parai di fronte a lui e gli allacciai le braccia al collo.«Siamo al cimitero.»
«Su questo c’ero arrivato.» il suo sguardo si indurì e potevo avvertire la tensione che faceva contrarre i suoi muscoli.
Mi slacciai da lui e mi umettai le labbra;sapevo che si sarebbe infuriato,e potevo solamente immaginare la potenza della rabbia che mi avrebbe investita,ma dovevo almeno tentare.
«Ecco..» cominciai esitante «..mi hai confidato che non vieni a trovare i tuoi genitori dalla..dalla loro morte..»
Lui fece un passo indietro come se fosse stato punto da un’aspide.«Ti diverti a vedermi soffrire?»
Mi sentii come se una lancia si fosse conficcata tra le mie costole.«Cosa?!No!» soffiai stupita «Ma cosa vai mai a pensare?!»
«Allora perché siamo in questo posto?!» cominciava ad alterarsi,ormai era questione di minuti. Improvvisamente,non ero più sicura della mia idea.
«Ascoltami..» mi avvicinai a lui «..l’incidente di Daniele ha fatto riaffiorare emozioni e ricordi che tu cerchi di sopprimere da sedici anni..» gli misi una mano sul braccio ma lui si ritrasse «..devi affrontare la tua guerra con il passato.»
«Come tu hai affrontato la tua?!» scattò improvvisamente.
Il suo tono fu inaspettato,avrei scommesso tutto che avrebbe cominciato a urlare,invece il suo tono di voce era basso,freddo e..cattivo.
Cercai di soprassedere sulla vena bieca che aveva assunto la sua voce,anche io lo avevo fatto con le altre,sapevo cosa stesse provando in quel momento.«Sì.Da quando ne ho parlato con te sto molto meglio.»
«Permettimi…» sorrise debolmente «..i due passati sono leggermente diversi.»
Continuava a parlarmi in quel modo,e io non riuscivo a sopportarlo.Non poteva permettersi di fare così,io lo facevo per lui.
Chiusi gli occhi e sospirai.«Andrea,ascoltami..» cercai di placarlo «..capisco il tuo stato d’animo.Ma non puoi continuare a parlarmi in questo modo.»
Mi guardò come se avessi bestemmiato.«Invece tu non sai neanche minimamente a conoscenza del mio stato emotivo adesso!» i suoi occhi lanciavano lampi «Perché se mi porti sulla tomba dei miei genitori e mi costringi a rivangare continuamente il passato,non sai niente!Proprio niente!»
«Possibile che ancora non hai capito che è questo il problema?!» spalancai le braccia «Se tu sei in queste condizioni,è perché non affronti quello che è successo sedici anni fa..»
Cominciò a passeggiare avanti e indietro,gesticolando e mordendosi le labbra.
Cercai di afferrargli un braccio ma lui si ritrasse,la sensazione che provai fu devastante come un tornado.«Perché..»
Non mi fece terminare la frase perché scattò urlando:«Serena,basta!Non voglio più parlare di questo argomento che mi sta logorando da un mese.»
«Appunto!Ti sta logorando perché non lo affronti!»
Contrariamente alle altre volte,non mi afferrò rabbiosamente per le braccia,furioso:stava ingoiando i suoi impulsi per me,anche se la sua rabbia rimaneva sottopelle,io la sentivo.Si sedette sul muretto,le mani sulle ginocchia rigide e lo sguardo lontano,perso nei ricordi.
Mi avvicinai piano e mi inginocchiai per essere alla sua altezza.«Il tuo passato ti condiziona in tutto ciò che fai,che tu voglia ammetterlo o no.Per questo devi accettarlo e andare avanti.»
«Tu vuoi che io dimentichi.» sibilò con gli occhi socchiusi.
Scossi la testa.«Tu il passato non lo dimenticherai mai,Andrea..» cercai di essere il più chiara possibile «..lo porterai dentro di te sempre..» piegai il viso per guardarlo meglio «..sta’a te decidere se continuare a farti schiacciare,o a conviverci il più serenamente possibile.»
Calò il silenzio.Andrea continuava a fissarmi con gli occhi socchiusi,il viso duro e la postura rigida.Passarono secondi interminabili,durante i quali cercai di fargli capire il mio amore anche solo guardandolo.
Si alzò,dirigendosi alla macchina.«Accompagnami in facoltà.»
Gli corsi dietro.«Andrea,per favore..» Si voltò all’improvviso,per cui rischiai di sbattere sul suo petto marmoreo.
«Non farlo mai più.» mi puntò il dito contro,gli occhi che erano fuoco «Non permetterti mai più di fare una cosa del genere.»
Quella frase,accompagnata da quel gesto e dal suo tono rabbioso,mi gelò.
 
Il cielo grigio aveva lasciato spazio ad un cielo incandescente a causa dei boati dei lampi e dai fulmini che squarciavano in due Camerino.La pioggia picchiettava sui vetri della mia finestra;le gocce erano rese colorate dai riflessi dei lampioni esterni.
Camilla dormiva da Daniele e Diafa era a Roma per l’ennesimo shooting;ero completamente sola ed ero preoccupata per il mio ragazzo.
L’avevo chiamato con una scusa nel primo pomeriggio e per fortuna non aveva spento il telefono,la conversazione era stata un po’tesa,ma almeno aveva risposto.
Il campanello suonò e andai ad aprire,sobbalzando di colpo alla visione di Andrea sulla soglia.Aveva gli occhi fuori dalle orbite,era bagnato fradicio,arruffato e disperato.
Lo tirai dentro,spaventata.«Andrea,che è successo?»
Si diresse in camera mia e cominciò a camminare avanti e indietro,arruffandosi ancora di più i capelli,lasciando vistose gocce d’acqua ovunque passasse.
Lo bloccai con entrambe le braccia,era talmente alto che dovetti piegare quasi tutto il collo all’indietro per fissarlo nei suoi bellissimi occhi che erano scuri come l’abisso.
«Dove sei stato?Sei fradicio!»
Si lasciò cadere con un tonfo sulla sedia,sfregandosi il viso con una mano.«Quando sono tornato a casa,ero abbastanza incazzato e sconvolto per la discussione che avevo avuto con te.» sospirò «Ne ho parlato con Daniele..e ti ha dato ragione.» Mi avvicinai a lui,posandogli due mani sulle spalle,era infreddolito e umido.
«..così ho deciso di andare al cimitero..»
Spalancai le palpebre.«Ma sei impazzito?!»
Mi guardò stranito.«Non era quello che volevi che facessi?!»
«Certo!» scossi le spalle «Ma non da solo.»
«Purtroppo dovevo farlo per forza da solo.» il suo viso era la rappresentazione  di una sofferenza dirompente che io potevo solamente immaginare.
Lo abbracciai stretto,tremava leggermente ma lo sentì rilassarsi non appena le mie braccia circondarono le sue spalle.
 
Alla fine lo avevo convinto a farsi una doccia o altrimenti si sarebbe ammalato.Entrai in camera e lo trovai seduto sul mio letto,pallido,con i gomiti sulle cosce e lo sguardo perso:stava pensando ancora al passato.
Mi avvicinai e lo abbracciai,lasciandogli un bacio sui capellli umidi,lui allacciò le braccia alla mia vita e mi strinse.Povero amore mio,alle prese con i suoi demoni.
Mi sedetti al suo fianco.«Cosa ti tormenta?»
Andrea mi costrinse a sdraiarmi sotto di lui,che poggiò la testa sul mio petto,chiudendo gli occhi e deglutendo.La sua inquietudine allertò ogni mio singolo muscolo.
Cominciò con la voce ridotta ad un sussurro:«Fin dall’infanzia,sono stato irrequieto,iperattivo,perennemente impegnato in qualche attività..» deglutì ancora ad occhi chiusi «..avevo sedici anni;a sedici anni pensi che tutto ti sia dovuto,sei strafottente della vita e,soprattutto,delle ripercussioni che potrebbero avere le tue azioni sulla gente intorno…»
Cominciò a mancarmi l’aria,Andrea aveva intenzione di mettersi a nudo con me.
«..al liceo mi vedevo con un gruppo di ragazzi,ragazzi che non piacevano ai miei,ma con cui io mi trovavo bene..» strofinò delicatamente la guancia sul mio petto «..in quel periodo ricordo le liti con mamma e papà,le mie sfuriate..adesso ricordo quei giorni con molta malinconia..» la sua voce si incrinò pericolosamente,così lo strinsi con le braccia e le gambe,mentre cominciavano a salirmi le lacrime.
Si slacciò dal mio abbraccio e mi diede le spalle.«..era una piovosa  serata invernale,questi ragazzi avevano organizzato una festa a cui volevo andare,ma non avevo avuto il permesso dei miei..» mi tirai su e mi avvicinai a lui,il suo sguardo aveva uno scintillìo tetro «..dopo l’ennesima litigata,aprii la porta e scappai fuori,correndo verso qualcosa che ancora adesso non riesco a comprendere..»
Chiusi gli occhi e deglutii,cominciavo a capire cosa potesse essere successo.
«..i miei si misero in macchina per cercarmi,ma la pioggia trascinata dal vento sferzava le strade,una precedenza non rispettata,una frenata in ritardo di un secondo,e…»
Due lacrime cominciarono a colarmi lungo le guance,non riuscivo a parlare,immobile come una statua.
Andrea deglutì,mentre serrava le palpebre,volendo non ricordare.«Mamma morì sul colpo con la mia sorellina tanto voluta.Papà fu ricoverato d’urgenza in ospedale..»,tirò su con il naso,poi proseguì con voce tremante:«..non ce l’ha fatta.»
Le mie lacrime continuavano a scendere copiosamente,non sapevo cosa dire a una confessione del genere.
Ma lui andò fino in fondo:«..prima di morire,chiese al cognato a stento tollerato di prendersi cura di me.»
La voce era grave e tesa,si stava spezzando sotto il dolore che provava,cercava di mostrarsi forte ma io sapevo che in realtà era preda della sua debolezza e del suo tormento.«..non ho mai pianto,neanche al funerale.»
Immaginai un adolescente,bello come il sole,con due fossette adorabili e un martirio ineguagliabile nel cuore.Immaginai questo adolescente e mi sentii stringere il cuore.
«Con la sua morte,il mondo cominciò a girare in verso opposto. Zia Federica aveva perso il suo punto di riferimento,e con lui tutte le sue certezze.» lo vidi stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche «Il medico le prescrisse degli antidepressivi,abbinate a delle sedute dallo psicoanalista..» si ostinava a non piangere «..mio zio si trovò a far fronte a due ragazzi in piena adolescenza,di cui uno con un grande senso di colpa,e ad una moglie fragile come una scultura di cristallo…il resto lo sai.» concluse senza neanche guardarmi.
L’ultimo ingranaggio di una macchina diabolica tornò al suo posto,adesso la lite con lo zio di qualche mese fa aveva un senso.
Continuavo a guardarlo,sconvolta.Ero sconvolta sia dal racconto di quella storia,sia dallo strazio che si era impadronito del mio uomo,che rimpicciolì sotto il carico di quella sofferenza.
Piangevo per lui,e per il dolore che ero sicura lo stesse consumando.«Mi dispiace tanto..» riuscii a sussurrare,prima di avvolgerlo tra le mie braccia,cercando di confortarlo.
Dopo qualche attimo di smarrimento mi abbracciò forte,finchè non sentii qualcosa di umido scivolarmi lungo il collo:erano le lacrime che avrebbero dovuto essere versate sedici anni fa.
«Lasciale uscire,amore mio,lasciale uscire..» mormorai poggiando il mento sulla sua testa,mescolando le mie emozioni alle sue.
 
Andrea pianse sommessamente per ore,cullato dal mio abbraccio e dalle mie parole.Pianse fino ad addormentarsi esausto.
Continuai ad accarezzarlo anche una volta che il suo respiro si era fatto regolare. Il temporale continuava ad impazzare e l’unica luce nella stanza proveniva dai bagliori violacei dei lampi.
Sei fatto d’acciaio.
Le parole che gli dissi la sera in cui eravamo diventati una coppia,tornarono a rimbombarmi in testa. Non era vero che fosse fatto d’acciaio,lui era creta.Ero stata io,per l’ennesima volta,ad avergli affibbiato un’etichetta che non gli calzava per niente.
C’era qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che la persona più forte che io conoscessi,che una persona dalla fisicità così imponente,in realtà fosse fragile come un arcobaleno.
È paradossale che ciò che appare così solido,in realtà sia ciò che più facilmente possa essere distrutto. C’era una retorica alquanto bizzarra nel notare che spesso i più disinvolti sono anche i più tormentati.
E Andrea era tormentato quanto più era disinvolto.
Qualcosa si slacciò nella mia testa,che cominciò a essere sommersa da parole,frasi e musica.
Presi il quaderno che mi aveva regalato e cominciai a scrivere forsennatamente.
Così,in una notte piovosa e malinconica,nacque la canzone più famosa dei Black Leather Jackets.
Nacque la canzone che rimase al primo posto della classifica FIMI Album per cinquantasei settimane di fila.Vincitrice di un doppio disco di platino.
Nacqua la canzone che esplose in radio,e con un milione di visualizzazioni in un solo giorno.
Nacque la canzone che conquistò il primo posto della MTV Hitlist Italia,ed il quarto posto nella Top 20 Best MTV,la canzone che rimase nella Billboard 200 per quattro settimane.
Nacque Silver.La sua canzone.
 
Mi svegliai in piena notte,la stanza completamente immersa nel buio.Quando i miei occhi si abituarono alle tenebre,vidi Andrea seduto al centro del letto,mi fissava con gli occhi lucidi e pallido come un lenzuolo.
«Che è successo?» domandai tirandomi su a sedere,lasciando cadere dei fogli sul pavimento.
«Ho fatto di nuovo quell’incubo.» spostò lo sguardo sul piumone a righe colorate.
«E..?!» lo guardai circospetta.
I suoi occhi si posarono di nuovo su di me,erano enormi e brillavano di lacrime.«Sono riuscito ad entrare a casa.»
Lo abbracciai di nuovo,accarezzandogli le guance e lasciandogli baci sul viso,mentre le lacrime reciproche si univano.

____________________

Salve a tutti!Come state?

Eccoci con il nuovo capitolo! Come avete sicuramente notato,è un capitolo un po'più lungo del solito,ma in cui tutto il passato di Andrea viene raccontato,per questo motivo ho preferito non dividerlo.
Non ha un passato dei migliori,anzi,è pieno di dolore e sensi di colpa,ma grazie alla sua ragazza ha trovato la forza di affrontarlo e cominciare a conviverci.

Quando vi ho detto che Serena ad un certo punto mostrerà una maturità non indifferente,mi riferivo proprio a questo capitolo.

Inoltre,la canzone Silver,è la stessa del prologo,e Serena la scrive pensando al suo ragazzo,in quanto è lui la vera ispirazione della ragazza;e non è un caso che sia la loro canzone più famosa. Vi avviso che il prossimo capitolo si aprirà ancora con degli strascichi del suo passato,ma che ci sarà anche la loro prima volta insieme,e facciamoli divertire un po' sti giovani! ;)

A parte tutto,spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che vorrete lasciarmi un parere,bello o brutto che sia;a me farebbe molto piacere e mi aiuterebbe a capire come io stia procedendo.

Per adesso,vi abbraccio!
S.
   
 
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